E POI C’ERA IL GRADINO (13/1)

Che non aveva una sola ragione al mondo per essere lì e poi nessuno mi ha detto che c’era e insomma io non l’ho visto e non l’ho fatto e sono caduta in avanti e poi non so perché il piede si è girato e il corpo si è avvitato girando di 180° in modo da avere la schiena rivolta verso la terra e poi sono arrivata a terra appunto di schiena con un impatto violentissimo (e nei pochissimi istanti intercorsi fra il momento in cui il corpo si è girato e quello dell’impatto tre pensieri, in rapidissima successione, mi hanno attraversato la mente: la schiena – la testa – stavolta schiatto, che mi ero proprio vista col cranio spappolato e invece no, incredibilmente, e miracolosamente, la testa l’ho sbattuta molto piano) e poi ho cominciato a gridare e gridare e ancora gridare per il dolore disumano alla schiena e poi mentre gridavo i ragazzini arabi hanno cominciato a gridare sharmutta sharmutta e allora ho smesso di gridare per dirgli sharmutta to mare e to sorèa e poi con l’aiuto dei compagni di viaggio sono riuscita a spostarmi dai sassi al cemento e poi la guida ha detto chiamo l’ambulanza e io ho detto no e poi la guida ha detto chiamo l’ambulanza e io ho detto sì perché ero proprio paralizzata dal dolore e poi mentre aspettavo l’ambulanza sono rimasta lì sdraiata sulle lastre roventi di questo muretto sotto il sole di mezzogiorno e poi un compagno grande e grosso si è sacrificato mettendosi fra me e il sole per farmi ombra e qualcuno mi ha ripetutamente bagnato il viso e le braccia e poi è arrivata l’ambulanza ma per raggiungermi hanno poi dovuto fare scale e scale con la barella e poi mi hanno portata giù e io gridavo dal dolore ad ogni gradino e poi sono arrivata all’ospedale di Nahariya (quello in cui vengono curati i siriani feriti o affetti da patologie non curabili altrove) e poi ho aspettato e aspettato e poi mi hanno fatto le radiografie e il tecnico ha detto che non c’erano fratture e che il dolore atroce era provocato dallo spasmo e poi mi hanno parcheggiata in un corridoio e poi mi hanno dimenticata (vabbè, la perfezione non è di questo mondo) e poi Manuel è andato a chiedere e poi mi hanno riportata dove ero prima e poi è venuto l’ortopedico che mi ha visitata e ha visto le radiografie e gli è venuto un dubbio così poi mi hanno fatto la TAC (ma prima l’ortopedico mi ha fatto fare un’iniezione di Voltaren) e lì si è visto che ho una frattura a una vertebra lombare e poi allora è venuto il neurologo per controllare che le connessioni nervose fossero a posto (lo erano) e poi mi hanno dimessa e poi abbiamo preso un taxi e alle undici e mezza siamo arrivati a Tel Aviv e poi la domenica mattina mentre i compagni di viaggio andavano in giro sono rimasta in albergo e poi sono andata in taxi all’aeroporto dove era stato predisposto il volo assistito e poi a Malpensa ho preso un taxi che per la modica cifra di 900 euro mi ha portata a casa. Amen.

barbara

TOMBOLA!

L’ortopedica aveva ipotizzato una frattura o un avvallamento. Invece ho una frattura e un avvallamento. Adesso devo portare il busto ortopedico
busto ortopedico
per tre mesi (= un’intera estate senza bagni). Nel frattempo vietato chinarmi (se dovessi dimenticarmelo ci pensa il busto, la cui parte superiore sale e mi strozza), vietato portare pesi, vietato camminare (infatti la tizia della sanitaria mi ha portata a casa in macchina). Se poi trovo quel %#””*§&@^ che ha pagato l’ortopedica perché mi proibisca anche di viaggiare in treno…

barbara

AGGIORNAMENTO SCHIENA

Oggi sono stata dall’ortopedica: l’ipotesi più probabile – anche se non l’unica possibile – è che mi sia fratturata una vertebra. Per accertarlo adesso devo andare dalla mia dottoressa a farmi richiedere una radiografia urgente, domani mattina vado a farla e domani pomeriggio torno dall’ortopedica che, se c’è frattura, mi ordinerà un busto e subito dopo andrò alla sanitaria a farmelo fare. Nel frattempo sono praticamente drogata di antidolorifici e antiinfiammatori per riuscire a non urlare e magari a fare, sia pure con enorme fatica, qualche piccolo movimento, tipo sedermi e alzarmi da una sedia (eccheppalle però, gente)
Vabbè, intanto guardateci qua tutti quanti, anche se non tutti sono visibili, a causa della quantità di gente ammucchiata (clic per ingrandire)

barbara

VABBÈ, ALLA FINE CE L’HO FATTA

Sono andaataaa lontaaanooo, lontaa-aaa-aaaa-nooooo e sono tornata con tutti gli altri alla naturale conclusione del viaggio. Ho visto cose mozzafiato. Ho mangiato come una porcella – e infatti, nonostante le fatiche sostenute, sono tornata ingrassata, come sempre quando vado in Israele. Ho scattato, contrariamente alle mie abitudini, centinaia di foto. I buchi nella carne delle gambe provocati dalle cadute casalinghe e da quella stradalinga non hanno dato segni di vita nel mar Morto, il che significa che sono perfettamente cicatrizzati, anche se orrendissimi da vedere. Un paio di volte sono stata sul punto di crollare ma non sono crollata. Ho recuperato energie riposando durante le visite a cose che avevo già visto, il che mi ha aiutata a reggere fino alla fine.
Poi stamattina sistemando la valigia sul treno a Milano devo avere fatto un movimento falso e mi sono presa uno strappo o qualcosa del genere alla schiena, probabilmente alla vertebra con l‘ernia, e ad ogni minimo sforzo mi attraversa una fitta di dolore che mi paralizza, mentre i movimenti (sedermi, alzarmi, girarmi) mi provocano un dolore intenso ma non paralizzante. Alzarmi dal letto invece appartiene alla prima categoria (lo diceva Richard Bach in Biplano che la maggior parte degli incidenti accadono a meno di 40 miglia dalla base). Vabbè, non si può avere tutto dalla vita.

barbara

VI AGGIORNO UN PO’ SUI FATTI MIEI

Avevo cercato un’estetista in internet, e ne ho trovata una a duecento metri da casa; ho detto proviamo la più vicina, se non mi trovo bene ne cercherò un’altra. Sono andata a chiedere un appuntamento per una pulizia al viso e me l’hanno dato per il giorno dopo. Arrivata lì, la ragazza mi dice che mi devo spogliare e mettere di pancia, perché loro usano iniziare con lo “sblocco”, ossia un massaggio alla schiena per rilassare, in modo che poi il trattamento risulti più efficace. Appena ha cominciato a infilarmi le dita tra le vertebre, mi sono resa conto di quanto queste settimane di pesi alzati (un cartone di 45X36X32 pieno di libri PESA), spostati, tirati, posati eccetera eccetera abbiano massacrato la mia povera schiena, già di suo afflitta da artrosi lombare (oltre che cervicale), così poi ho chiesto un altro appuntamento per un massaggio alla schiena, e me lo hanno dato per il giorno dopo, cioè ieri. Un massaggio che (per la stratosferica cifra di euro 20 – quando l’ho letto sulla ricevuta non credevo ai miei occhi) mi ha rimessa al mondo: posso muovermi in tutti i modi e da tutte le parti e non sento più il minimo dolorino. Quanto alla faccia dell’altro ieri, se mi fossi incontrata per strada non mi sarei neanche riconosciuta. Poi ieri uscendo dal massaggio mi sono fermata dalla parrucchiera (a trenta metri da casa) per una sforbiciatina, cosa che la signora ha fatto con mano da artista, preceduta da un lungo massaggio sciamposo effettuato dalle lunghe dita di un giovane nonché affascinante figlio del nostro bellissimo sud. Rimessa a nuovo, insomma.
In compenso la mia scorta di energia è praticamente arrivata al capolinea, ma insomma non si può avere tutto dalla vita. Ho ancora una decina di cartoni di libri una valigia e alcune borse più cose sparse sul ripiano di vari mobili nello studio, due cartoni una valigia e mezzo pavimento ingombro in camera, e condizioni indescrivibili in sala. Il resto è tutto a posto: il che, tenendo conto che il punto di partenza erano circa 150 cartoni (non tutti piccoli come quelli di cui ho dato la misura più sopra) e una cinquantina tra borse e valigie, non è davvero poco.


barbara

KRANTISSIMA NOTIZZIA

E ve la voglio dare in anteprima assoluta: sono uscita alle sei e qualche cosa ed eravamo ancora sopra zero! Non di molto, va bene, anzi proprio di poco poco, ma eravamo sopra. E ho anche avuto modo di celebrare degnamente l’evento, perché da qualche giorno il micidiale attacco di periartrite alla spalla sinistra ha cominciato a retrocedere, il braccio non è più completamente paralizzato e così ho ridotto e poi smesso l’assunzione di cortisone, e come conseguenza piedi e caviglie hanno subito cominciato a sgonfiarsi (adesso la circonferenza delle caviglie è solo quattro centimetri più del normale) e sono riuscita a far entrare i piedi nelle SCARPE! (In compenso si è risvegliata l’artrosi lombare e ho un attacco fulminante di sciatica, ma insomma, non si può mica avere tutto nella vita, no?)
dolori articolari 1
barbara