ANCORA VACCINI

Il morbo infuria…
Il pan ci manca…
Sul ponte sventola
Bandiera bianca!

Comunicato stampa sulla sospensione dell’utilizzo di AstraZeneca – Associazione Italiana di Epidemiologia

In attesa di notizie più precise in ordine ai dati che hanno spinto diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, a sospendere precauzionalmente l’utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid19, l’Associazione Italiana di Epidemiologia osserva che, sulla base dei dati della letteratura scientifica relativi alla incidenza della trombosi venosa profonda (TVP) e ai dati sui ricoveri ospedalieri, è possibile stimare, in modo conservativo, che in un anno, sono attesi nella popolazione generale tra 35 e 70 anni di età circa 80 casi di TVP ogni 100.000 persone. Questa stima conduce a un numero di casi attesi pari a 1,5- 2 casi per settimana, ovvero 6-8 casi nell’ultimo mese per 100.000 persone.
Al 14 marzo 2021, risulta che 184.219 soggetti appartenenti alle Forze Armate e di Polizia e 610.305 soggetti appartenenti al personale scolastico hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca, nell’arco di un mese, per un totale di quasi 800 mila persone. Alla luce delle evidenze disponibili, pertanto, in questa popolazione, in un mese si sarebbe dovuto verificare per il solo effetto del caso (6-8 casi/100,000 per 800,000 persone) un numero di ricoveri ospedalieri per TBV compreso tra 48 e 64. Questi casi si verificano non certo per effetto del vaccino ma per effetto della normale incidenza della malattia.
Si tratta di calcoli semplici, anche se per il momento approssimativi, e che possono essere confermati con dati più precisi relativi alla popolazione vaccinata. Sulla base di queste considerazioni, l’Associazione Italiana di Epidemiologia auspica l’applicazione di adeguate metodologie di sorveglianza epidemiologica e attende fiduciosa il responso di EMA su un tema di grande rilevanza per la sanità pubblica del nostro Paese. Si auspica, inoltre, uno sforzo da parte dei media per una comunicazione che sia trasparente, corretta e priva di allarmismi non supportati da dati scientifici.

Associazione Italiana di Epidemiologia (qui)

E dunque, se il numero di casi di trombosi fra i vaccinati non differisce da quello fra i non vaccinati, perché il vaccino è stato sospeso?

Caos Ue sui vaccini, “bruciato” AstraZeneca: lo spettro di una decisione politica e primo test di credibilità per Draghi

Difficile immaginare una gestione peggiore della campagna vaccinale europea (e italiana). Ma la realtà sta superando le nostre già bassissime aspettative. La bomba è stata sganciata ieri pomeriggio: con una decisione coordinata almeno nei tempi, Germania, Francia, Italia e Spagna hanno sospeso nei rispettivi Paesi la somministrazione del vaccino AstraZeneca in attesa di una parola definitiva dell’Ema sui recenti casi di trombosi e altre reazioni avverse. Peccato che l’Ema si prenderà fino a giovedì per pronunciarsi (sempre perché siamo in emergenza…). Nell’arco di 24 ore l’Aifa è passata dal rassicurare i cittadini, parlando in un comunicato ufficiale di “ingiustificato allarme” e “nessuna causalità dimostrata” tra i decessi e la somministrazione delle dosi, al divieto di utilizzo di AstraZeneca “su tutto il territorio nazionale”, “in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’Ema”. Ema che intanto assicura che continuerà a indagare ma ribadisce di ritenere ingiustificata la sospensione.
Nemmeno 24 ore prima, il nuovo commissario straordinario, il generale Figliuolo, era stato mandato in televisione a squadernare il nuovo mirabolante piano vaccini (500 mila dosi al giorno e 80 per cento della popolazione vaccinata entro settembre: un sogno). Un piano che come vedremo rischia di venire azzoppato dalla decisione di sospendere AstraZeneca. Nemmeno 12 ore prima, a SkyTg24, il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, aveva rassicurato così: “Lo farei fare ai miei cari, senza alcuna esitazione, riserva o riluttanza. È un vaccino sicuro, che ha un ottimo profilo di efficacia, ed è importante che venga utilizzato”.
La domanda che tutti ci siamo posti è: perché? Perché una decisione che pare essere autolesionista, che espone nuovamente al ridicolo la campagna vaccinale dell’Unione europea e dei singoli stati che ne fanno parte?
Quello che sappiamo da fonti citate da tutte le agenzie è che si è trattato di una decisione presa a livello politico tra i maggiori Paesi Ue – Germania, Francia, Italia e Spagna (e comunicata in questo ordine) – a seguito di un confronto tra i rispettivi ministri della sanità. Per quanto riguarda l’Italia, fonti del Ministero della salute hanno precisato alle agenzie che la decisione è stata assunta dopo un colloquio tra il presidente del Consiglio Draghi e il ministro Speranza, dopo che quest’ultimo aveva parlato con i suoi colleghi di Berlino, Parigi e Madrid.
La circostanza è confermata dal direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, il quale ieri sera a 8 e Mezzo, su La7, ha ribadito che “il vaccino è sicuro”, che si tratta di “verificare l’insorgenza di rarissimi casi di trombosi che hanno destato clamore”, e ha parlato di una “volontà politica di Germania, Francia, Italia e Spagna di muoversi assieme”.
Primo cortocircuito: l’Aifa, un’agenzia in teoria indipendente, che dovrebbe assumere le sue decisioni su basi scientifiche, si è allineata ad una decisione coordinata a livello politico tra più governi europei. Dov’è finito l’approccio Ue basato sulla scienza, senza influenzare le agenzie indipendenti?
Si tratta anche del primo vero test di credibilità per il Governo Draghi e lo stesso presidente del Consiglio: una crisi che richiede di dare al più presto spiegazioni, e molto convincenti, alle centinaia di migliaia di cittadini già vaccinati, o in attesa di vaccinarsi, con AstraZeneca. Se il premier intendeva distinguersi dal suo predecessore per un uso più misurato e sobrio delle parole, ebbene ci è riuscito. Ma ora il suo silenzio su una decisione di così vasta portata, proprio per il piano vaccini annunciato poche ore prima in pompa magna, desta preoccupazione.
Qualche indicazione sul perché di questa sospensione la avremo probabilmente alla luce del pronunciamento dell’Ema di giovedì.
Una delle ipotesi è che i governi di questi quattro Paesi, in attesa della decisione dell’Ema, abbiano voluto bloccare in via cautelativa il vaccino per mostrare alle loro opinioni pubbliche di avere a cuore trasparenza e sicurezza. Una strategia comunicativa, dunque, e non una valutazione di natura scientifica, sarebbe alla base del principio di precauzione adottato, tanto più che sia l’Ema che l’Oms hanno ribadito la validità del vaccino AstraZeneca anche dopo la notizia della sospensione decisa dai governi.
Secondo cortocircuito: l’approccio Ue con i vaccini anti-Covid è stato quello di centralizzarne l’acquisto (Commissione europea) e l’autorizzazione (Ema), ma poi i governi sono andati in ordine sparso nel bloccare AstraZeneca.
A portarsi dietro gli altri Paesi, come troppo spesso capita in Europa, è Berlino, che preannuncia ai partner la sua decisione dopo 7 casi di trombosi su 1,6 milioni di dosi somministrate – ma forse soprattutto dopo la batosta elettorale subita domenica scorsa dal partito di Angela Merkel in Baden-Württemberg e Renania-Palatinato. I governi degli altri Paesi ovviamente si sono trovati nella posizione di non poter mostrare minore cautela di quello tedesco. Il governo francese è stato “colto di sorpresa” dalla decisione tedesca, hanno ammesso ieri sera fonti governative di Parigi a Radio France. I due Paesi avevano concordato di attendere un parere dell’Ema, ma di fronte alla decisione della Germania, “il nostro principale partner europeo”, la Francia non poteva restare isolata e continuare la vaccinazione, hanno spiegato le stesse fonti.
Dunque, tutti insieme, ma spinti da Berlino, hanno avuto paura di assumersi la responsabilità e hanno deciso di aspettare la piena “copertura” dell’Ema.
In una nota il direttore generale del Dipartimento prevenzione del Ministero della salute, Gianni Rezza, ha spiegato che “l’Ema si riunirà a breve per chiarire ogni dubbio in modo da poter ripartire al più presto e in completa sicurezza con il vaccino AstraZeneca“.
Ma l’errore più grave è proprio quello di pensare che dopo una tale drastica decisione si possa ripartire con le somministrazioni come se nulla fosse accaduto, anzi con una maggiore fiducia dei cittadini nei vaccini e nel processo di “validazione”. Al contrario, il rischio che vediamo è quello di un terribile backlash sulla campagna vaccinale. Anche se l’Ema confermerà il suo via libera, AstraZeneca è “bruciato”. Già presentato, erroneamente, all’opinione pubblica come un vaccino di “serie B” – quando invece fornisce il 100 per cento della copertura dalle forme più gravi della malattia ed è già molto efficace a poche ore dalla prima dose (mentre con Pfizer e Moderna dopo una settimana dalla seconda, che avviene dopo 3/4 settimane dalla prima) – anche se riammesso, molti cittadini lo rifiuteranno, cancellando le loro prenotazioni o peggio non presentandosi. E come dargli torto?
Dopo aver alimentato il terrorismo sul virus, ora stanno irresponsabilmente alimentando il terrorismo su una delle strategie (non la sola) più efficaci per tornare alla normalità: i vaccini. Un “comma 22”, come osserva Marco Faraci. Con un tragico paradosso: bloccando la somministrazione di un vaccino in presenza di reazioni avverse come vedremo rarissime, senza una maggiore incidenza statistica rispetto alla popolazione generale, e soprattutto senza correlazione dimostrata, i governi europei per pararsi dalle polemiche dei no-vax ne hanno adottato di fatto la linea.
Ma c’è una seconda ipotesi: che si sia voluto “bruciare” proprio AstraZeneca. Un passaggio dell’intervento di Magrini a 8 e Mezzo dovrebbe far suonare un campanello d’allarme: “Ci sono tre vaccini più maturi in arrivo, sicuri anche contro le varianti”. Parlare di vaccini “in arrivo” ad una settimana dall’inizio della primavera, con una campagna di vaccinazioni già terribilmente in ritardo, come se potessimo a cuor leggero rinunciare ad AstraZeneca perché tanto altri stanno per arrivare, è allarmante.
Basti pensare che senza AstraZeneca avremmo nel clou della campagna, da aprile a settembre, 37 milioni di dosi in meno rispetto a quelle previste (25 per cento in meno). E 2,9 milioni di dosi in meno entro marzo (38 per cento in meno).
Significherebbe azzoppare il piano appena annunciato dal generale Figliuolo. Ma lo ripetiamo: anche se AstraZeneca dovesse essere riammesso, molti cittadini potrebbero rifiutarlo sulla base dei sospetti alimentati in questi giorni. Il che aprirebbe un’altra spinosissima questione: cosa fare con questi cittadini? Se escluderli dal piano sarebbe controproducente, e obbligarli inaccettabile, si aprirebbe la strada alla possibilità per ciascuno di scegliersi il vaccino “preferito”, con il rischio di lasciare milioni di dosi inoptate.
Uno dei vaccini “in arrivo”, guarda caso, è quello dell’azienda tedesca Curevac, già sotto revisione dell’Ema. Ed è notizia di pochi giorni fa che la svizzera Novartis ha concluso un accordo preliminare per la produzione del Curevac in uno stabilimento di nuova costruzione in Austria. Senza dimenticare che alla finestra c’è sempre il vaccino russo Sputnik V.
Considerando l’allarme ormai suscitato nell’opinione pubblica, e i ritardi nelle consegne, a Berlino e Parigi potrebbero aver deciso di “sacrificare” AstraZeneca a vantaggio di altre Big Pharma, il che offrirebbe loro un alibi per il fallimento della campagna vaccinale Ue (uno dei vaccini su cui avevamo puntato si è rivelato inaffidabile) e un’occasione di rivalsa sui ribelli inglesi.
Ma per il delitto perfetto non è necessario il no di Ema. Per “bruciare” AstraZeneca, e giustificare il ricorso ad altri marchi ora “in arrivo”, basta aver insinuato nella popolazione il sospetto che sia più rischioso degli altri vaccini.
In entrambe le nostre ipotesi, dietro la decisione di sospendere AstraZeneca ci sarebbe una motivazione squisitamente politica. E se proviamo ad entrare nel merito, questo sospetto ne esce rafforzato.
Considerando altamente improbabili errori di produzione, solo nei lotti destinati all’Ue, tali da provocare esiti così fatali, guardiamo al Paese dove il vaccino di AstraZeneca è stato somministrato in massa. Nel Regno Unito la trasparenza è una realtà tangibile e tutti i dati sulle reazioni avverse riportate sono pubblici, online e facilmente consultabili. Ricordiamo che non si tratta di correlazioni dimostrate, ma solo sospette sulla base della coincidenza temporale. Ebbene, AstraZeneca non mostra differenze sostanziali con Pfizer dopo circa 10 milioni di dosi somministrate di ciascun vaccino.
Come riportato dal quotidiano Domani, da un primo esame da parte dell’Ema è emerso che il numero dei casi di trombosi tra i vaccinati con AstraZeneca (30 su 5 milioni di dosi) è in linea con i casi di trombosi avvenuti nello stesso periodo di tempo nella popolazione non vaccinata. Su 11 milioni di dosi AstraZeneca somministrate nel Regno Unito, sono stati rilevati 45 casi di trombosi, poco meno di quelli rilevati con Pfizer (48).
Come ha ricordato David Spiegelhalter sul Guardian, viene colpita da trombosi circa una persona su mille ogni anno, e probabilmente di più nella popolazione più anziana, che viene vaccinata per prima. Quindi, potrebbero essere 5 mila ogni 5 milioni di vaccinati in un anno, circa 100 ogni settimana. Fino al 28 febbraio sono stati segnalati circa 54.000 “cartellini gialli” per AstraZeneca su circa 10 milioni di dosi somministrate (Pfizer poco meno). Quindi, per entrambi i vaccini, il tasso di segnalazione è di circa 3-6 per 1.000, molto meno degli effetti collaterali riportati nei trials.
Secondo dati raccolti da Alex Berenson, addirittura sarebbero state riportate in Europa molte più reazioni avverse fatali dopo dosi Pfizer che dopo AstraZeneca.
Una sostanziale equivalenza nelle reazioni avverse dovrebbe risultare anche alle autorità sanitarie dei Paesi Ue. Perché allora solo il vaccino AstraZeneca è finito sotto processo? Se invece le autorità Ue fossero in possesso di dati diversi, dovrebbero produrli.
Federico Punzi, 16 Mar 2021, qui.

Già, decisione politica. Ho letto che da diverse parti si starebbe spingendo per Sputnik. E quelli tedeschi, già. Ma sarà solo un caso, certo. In ogni caso, come giustamente è stato osservato

Quanto alle conseguenze, è un fatto inoppugnabile che questo disastro è il famoso dentifricio uscito dal tubetto: nessuno riuscirà mai più a farlo rientrare. I deliri vaccinofobi che vedo in giro hanno raggiunto, anche in persone finora del tutto sane di mente e dalla brillante intelligenza, livelli di isteria impensabili fino a poco fa, ho visto addirittura paragonare la vaccinazione – la vaccinazione in sé, non l’eventuale obbligo – agli esperimenti di Mengele. E fra le bufale che vedo girare c’è anche quella secondo cui in Israele, capolista nel programma vaccinale, la vaccinazione di massa avrebbe fatto aumentare il numero di morti e malati. Naturalmente è una mastodontica balla

Per quanto poi riguarda il “nostro” piano vaccinale

E in fatto di crimini

Liborio Al Muntaner Spagnolo

Da Il sole 24 Ore.
15/3/21

“(Uk) Tra gli 11 milioni di abitanti vaccinati con Astrazeneca ci sono stati finora 15 casi di trombosi o coaguli di sangue e 22 casi di embolia polmonare, una percentuale inferiore a quella della popolazione non vaccinata”
Se avessero usato la stessa solerzia usata per bloccare il vaccino di Astrazeneca con i monopattini,forse diverse centinaia d’italiani sarebbero ancora in vita e qualche migliaio si sarebbe evitato mesi di gesso e cure fisioterapiche.
Nella Città Metropolitana di Bologna circolano quasi centomila biciclette.
Nel 2020 quindici ciclisti sono morti in incidenti stradali.
Che facciamo?
Ne blocchiamo l’uso?
Le teniamo ferme fin quando non si trova un modo sicuro a rischio zero d’andare in bici?
Vogliamo parlare delle autostrade e dei relativi morti che mietono ogni anno?
E sugli attraversamenti pedonali vogliamo spendere due parole?
Ma basta con sto terrorismo.
Vaccinatevi e dateci un taglio.

Ancora un’osservazione sulle preoccupazioni di qualcuno che la nomina di un militare a commissario straordinario possa preludere a una militarizzazione dell’Italia se non addirittura a qualche colpo di mano militare: sarebbe utile ricordare che

Mentre qualcuno ha provato a chiedersi che cosa sarebbe successo se

E a chi si affanna a strepitare che un sacco di cose ritenute scientifiche sono state prima o poi confutate va risposto che sì, è vero, la scienza può benissimo essere confutata:

Ok, abbiamo scherzato, ma adesso basta, parliamo seriamente: i vaccini sono VERAMENTE pericolosi, e ne abbiamo le prove inconfutabili:

E quest’ultima, a differenza delle due precedenti, non è una spiritosata Lercio-style bensì una “notizia” realmente pubblicata, esattamente in questi termini, non solo da Repubblica ma anche da un altro paio di decine di testate. Credo che i tempi siano maturi per un secondo diluvio universale.
E concludo con una considerazione: i vaccinofobi che strillano istericamente al genocidio, che vanno a caccia di “notizie” che confermino i loro deliri – e solo di quelle – non importa quanto assurde, non importa quanto smentite, non importa quanto scientificamente confutate, sono indiscutibilmente persone disturbate. Ma chi è che da un anno sta spacciando per morti di covid persone morte di infarto di ictus di talassemia di tumore di incidente di annegamento per far lievitare il numero di morti e alimentare il terrore nella popolazione? Chi è che da un anno sta irrefutabilmente dimostrando che dalle istituzioni ci arrivano unicamente delle mastodontiche balle, che delle istituzioni non ci si può minimamente fidare? Cari signori del governo, del citiesse, del servizio sanitario nazionale e di tutto il lupanare, loro sono fuori di testa, ma voi avete le mani sporche di sangue.

barbara

XYZ AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Dove XYZ sono le cose che si fanno normalmente ma che ai tempi del coronavirus possono riservare qualche sorpresa. E dunque cominciamo con questa testimonianza fornitami direttamente dall’amico “Finrod”.

Viaggiare ai tempi del coronavirus

Sono arrivato in Giordania con un volo notturno dal Marocco (altrimenti non sarei neppure potuto entrare, fossi arrivato dall’Italia) venerdì 13, in serata mi sono incontrato con l’americano con cui avrei dovuto passare i successivi 11 giorni in giro per il paese a cercare fiori e uccelli. Prima di andare a dormire gli ho detto che avremmo dovuto tener sotto controllo la situazione covid per non rischiare di rimanere bloccati lì.
Alle 4 del mattino è venuto a bussare alla mia porta perché British Airways l’aveva chiamato per avvertirlo che o usciva quel giorno stesso col volo del mattino o rimaneva lì per chissà quanto perché avrebbero a brevissimo cancellato tutti i voli.
Levataccia e l’ho portato in aeroporto, tornato in albergo ho subito contattato il mio capo in UK per dirgli che forse era il caso di cercare un volo anche per me. Il primo volo diretto da Amman per l’UE era previsto per lunedì 16, Aegean Airlines per Atene e siamo rimasti d’accordo che lui in giornata mi avrebbe fatto il biglietto. Io sono tornato a dormire un po’ e poi sono partito per la località e l’albergo previsti dal nostro itinerario. Tra l’altro sono sceso nella valle del Giordano e mi sono fatto un pezzo di Mar Morto, così in lontananza ho anche visto il paese che lì non si può nominare 😉
Anzi, in teoria dal Monte Nebo si vede anche Gerusalemme, ma era così nuvoloso e nebbioso che non si vedeva neppure ad un km… Purtroppo durante la giornata il primo ministro ha annunciato la chiusura di aeroporto e frontiere a partire da martedì 17, così mentre io guidavo ignaro e il mio capo si occupava di altro, è iniziato il fuggi fuggi e il volo per Atene è andato in sold out nel giro di meno di niente.
Per fortuna c’erano ancora posti su un volo per Istanbul, sempre di lunedì 16, alle 2 del mattino (!), coincidenza nel nuovo mega aeroporto (fantastico) e poi altro volo per Atene, da dove con la low-cost rumena Blue Air (ma il volo era operato da Alitalia, con suoi aerei e anche il codice del volo era Alitalia) sarei dovuto rientrare a Roma in serata: dato che il volo partiva a dette ore antelucane, ho passato la notte in aeroporto, dove c’era un caos “importante”, gente che urlava, aggrediva gli addetti al check-in…
Una volta superato il controllo sicurezza però tutto bene, e i voli della Turkish Airlines sono andati bene, anzi servizio super, migliore di qualsiasi compagnia europea (e appunto, aeroporto tra i migliori mai visti, se non il migliore).
Fun fact: erano almeno 11 o 12 anni che non volavo con Turkish, è sempre stata un’ottima compagnia ma adesso è ancora migliorata, ma non solo: negli anni zero nel pasto c’era sempre un cartellino con la certificazione halal, ora non più.
Arrivato ad Atene ho scoperto (da me, nessuna comunicazione ufficiale da Blue Air o Alitalia) che i voli per Roma erano annullati, ho prima pensato di andare a Patrasso in treno o autobus e prendere un traghetto per Brindisi, ma ho scoperto che avevano fermato anche quelli. L’unica per avvicinarmi all’Italia erano i voli di Aegean per Zagabria e Marsiglia, ho scelto quest’ultima perché i collegamenti con l’Italia sono più diretti, avevano ancora posti disponibili, ho pagato e via. Sono arrivato a Marsiglia nel tardo pomeriggio, troppo tardi per proseguire per Nizza e anche troppo tardi per prendere l’ultimo volo per Roma che era ancora al terminal quando sono arrivato col mio volo… Mi sono fermato a dormire in un albergo davanti alla stazione centrale, dove mi sono comprato un biglietto sul primo treno per Nizza (alle 12 di martedì 17) e poi un altro per il treno per Ventimiglia, anche se l’addetto delle ferrovie mi ha avvertito che forse si sarebbe fermato a Mentone.
In serata, cenando da solo nella mia camera (tutti i ristoranti erano già chiusi, e non facevano neppure servizio da asporto) mi sono sentito il discorso di Macron alla nazione in cui annunciava la chiusura del paese a partire dalle 12 e sono andato a dormire senza sapere se il giorno dopo avrei trovato o no il mio treno (l’alternativa era prendere una macchina in affitto, e lasciarla a Mentone).
Per fortuna il treno c’era, e anche quello da Nizza che è arrivato fino a Ventimiglia. Altro pernotto, in uno dei pochi b&b ancora aperti, e il mattino dopo ho preso un InterCity poco dopo le 6 del mattino e senza cambi nel pomeriggio sono arrivato a Termini.
Superato il check point dell’esercito, stazione semi deserta, metropolitana con meno gente del solito ma assolutamente non vuota e infine sono arrivato a casa, per chiudermi 2 settimane nella mia cameretta 😉
Ma appunto almeno sono arrivato, perché il rischio di rimanere bloccato per un periodo indefinito ad Atene, Marsiglia o peggio (anche per il problema dell’assistenza sanitaria, se mai ne avessi avuto bisogno) Istanbul o Amman è stato reale.

Girare per la rete ai tempi del coronavirus

Scusate se insito ma questa notizia apparentemente buona è in realtà un brutto, bruttissimo segno, UNA NOTIZIA DI UNA GRAVITÀ INAUDITA , che dimostra l’assoluta falsità della pandemia Corona Virus, dimostra che una regia molto precisa e segreta condotta dall’ ‘OMS, a sua volta mossa segretamente dalle grandi imprese del farmaco, come ha spiegato proprio su questa chat il professor Livio Giuliani, cito :
“…. l’OMS, l’organizzazione pagata per un quarto dagli Stati dell”Onu e per il resto dal Bill Gate, Warren Buffet e dalla famigerata Gavi che nel settembre del 2014 nominò la Lorenzin leader mondiale delle politiche vaccinali 2016-2020;…”,
dimostra dicevo che una precisa regia sta organizzando la vaccinazione di massa in Italia e forse in Francia e qualche altro paese europeo che già sanno non si ribellerà, mentre il governo inglese, ma in realtà L’OMS, ha già deciso che in Inghilterra l’immunità di gregge si farà attraverso la malattia e NON con il vaccino, che invece inoculeranno a noi, e non sarà un vaccino per scongiurare una pandemia CHE NON ESISTE, ma un vaccino che ci renderà sicuramente più ammalati di quanto siamo ora, che ci renderà ancora più sottomessi e rassegnati allo strapotere delle oligarchie che governano i popoli con due pesi e due misure… un vaccino che forse si tradurrà nella vera morte di massa :
“… Ora è tutto chiaro.
La popolazione italiana è in una situazione che assomiglia molto agli arresti domiciliari generalizzati, con l’aggravante che spesso perde il lavoro senza possibilità di recuperarlo e che, se ha bisogno di comprarsi un paio di calzini o di tagliarsi i capelli, non ne ha più possibilità. Restano aperti i tabaccai, e questo grazie alla “saggezza” dei nostri timonieri.
È evidente che tra un po’ la gente non ne potrà più e sarà disposta a fare non importa che pur di recuperare qualcosa della propria vita, e quel qualcosa sarà ciò che il regime mondiale sta preparando: il VACCINO.
Dal punto di vista farmacologico quel vaccino non ha la minima possibilità di funzionare, e questo banalmente perché non solo il virus muta velocemente ed ha caratteristiche differenti, tanto che la varietà italiana è diversa da quella tedesca e diversa da quella cinese, ma perché la malattia non conferisce alcuna immunità. E se non la conferisce la malattia è impossibile che lo possa fare un vaccino. Qualunque farmacologo lo sa, ma la farmacologia deve piegarsi al regime.
Giusto a margine, non ci sarà nessuna sperimentazione e nessun controllo ma, del resto, sperimentazioni e controlli sui vaccini non sono mai fatti. Insomma, il solito atto di fede.
Così, tutti correranno a farsi il vaccino e correranno anche se non sono proprio entusiasti. Correranno perché vaccinarsi sarà obbligatorio e, se si vorrà ottenere o rinnovare la patente di guida, la carta d’identità, il passaporto, la licenza di pesca o qualunque altro documento, ci si dovrà sottoporre alla magica punturina.
Questo sarà il business più grande della storia dell’umanità e lo sarà a spese dell’umanità, un business che avrà a margine la possibilità d’inoculare a miliardi di persone qualche cosa. Che cosa? Certo non lo vengono a dire a me.”
Dottor Stefano Montanari, 12 marzo 2020

Questa l’ho trovata nel profilo di un ex collega, collega di materia ma non della stessa scuola, per fortuna. La prima volta che l’ho visto, nel lontano 1977, ho immediatamente pensato oddio, speriamo che non abbia mai figli. Purtroppo il mio desiderio non è stato esaudito, e suo figlio a 13 anni era già un delinquente fatto e finito, ripetutamente segnalato al tribunale dei minori. Una volta ho dovuto fare una supplenza nella sua (del figlio) classe: quando sono arrivata alla porta, fermo a braccia e gambe larghe a bloccarmi il passaggio, mi ha guardata fissa negli occhi e ha detto: “Troia”. Giusto il giorno dopo in centro ho incrociato lui, il padre e gli ho detto del fatto, e lui: “Ma tu cosa gli avevi fatto?”. Adesso che è in pensione può finalmente dedicarsi a tempo pieno, anima e corpo, alle battaglie che salveranno l’umanità: contro le scie chimiche (ricordo, qualche anno fa, una foto di un cielo con una serie di scie di condensa che si incrociavano e il commento: “Voglio proprio vedere se di fronte a questo avranno ancora il coraggio di negare!”), i vaccini e altre analoghe calamità fabbricate per la distruzione della specie umana. Naturalmente non frequento il suo profilo, erano anni che non ci entravo, ma qualche ora fa mi è venuta la curiosità di vedere come “affrontasse “ l’epidemia, sicura che avrei trovato cose interessanti, e non mi sbagliavo. E la prima cosa che ho trovato entrando è stata questa:

NON COMPRERò nè indosserò mai la mascherina:non opero come chirurgo, bensì respiro come ho sempre fatto e anzi ancora imparo a fare, non solo automaticamente e inconsapevolmente, bensì anche volutamente, con gratitudine, annusando odori (anche miei!!)*** Sono nato LIBERO, ho vissuto con rispetto per me stesso e per gli altri [soprattutto quando si faceva le canne in classe] e LIBERO morirò. Ora un regime corrotto, disumano e ignorante, vorrebbe togliermi perfino questo diritto e piacere naturale?? Ehh!!! già!!* un tempo esisteva la definizione di “tizio/tipo che GODE di buona salute”. Infatti, appunto hanno capito che quella goduria, non andava bene, poteva farti nascere nel cervello strane idee di libertà e di PIACERE.*..E hanno voluto toglierci anche il PIACERE di affollare, vicini/vicini un concerto ROCK, dove era commuovente [sic! Professore di italiano] per me potermi sentire anche un po’ terrestre come gli altri.Ma non provocatemi su questo punto: solo a 4 occhi

Quanto all’autore del pezzo, di cui finora avevo ignorato l’esistenza, potete provare gran messe di informazioni in rete.

I comunicati del governo al tempo del coronavirus

L’amore per gli statisti di valore al tempo del coronavirus

Claudio Alito

Siamo stati così tanto abituati ad identificare il ruolo del leader in determinati altri meccanismi da diventarne assuefatti ed identificarli come giusti o quantomeno normali. Così da dimenticarci che esiste anche il garbo.
Ci ricorda quotidianamente che la forma, spesso, è sostanza e soprattutto che si può apparire senza discostarsi da una parte fondamentale: essere.
E lui ha educazione, un concetto che a causa dei salotti dei principali talk show avevamo dimenticato negli anni, con platee sempre più simili a bolge infernali che a luoghi di dibattito e confronto.
Piace perché non alza la voce, è calmo ed elegante, non fa dirette Facebook o selfie su Instagram e quando un bambino gli chiede un autografo gli sorride dicendogli che non è un calciatore, ma un politico, un professore. E non va idolatrato, semmai stimato, criticato, ma mai reso VIP.
Non si erige a difensore della patria, mantenendo un’autorità che non assume mai connotazioni dittatoriali. Non andrebbe sottolineato se la storia più recente non ci avesse inondato di determinati atteggiamenti, in cui ogni contesto rappresenta un pretesto per fare demagogia, puntando il dito contro tutti e tutto, vivendo in una perenne propaganda elettorale. Sarà candidato? Sarà eletto? Probabile, forse sicuramente, ma ci saranno momenti e sedi per discuterne.
Piace, dicevamo, perché ha contenuti, perché non svia le domande ripetendo come un mantra frasi fatte da Seconda Repubblica. E i contenuti diventano condivisibili o meno, ma almeno ci sono. Non ne parleremo adesso. Qui è in atto un cambiamento comunicativo, in risposta a tanta, troppa teatralità che riempie i Palazzi. Le opinioni, giuste o sbagliate, si possono dire anche senza essere offensivi. Comunicazione verbale e atteggiamento fisico mai violenti o volgari, un linguaggio diretto e chiaro, sempre mirato, mai fatto di luoghi comuni. Ed ecco che entrano in scena ironia e sarcasmo come armi, come risposte che spesso strappano un sorriso e ammorbidiscono i toni. Un volto pulito che in un mondo di Filippo Argenti riesce a mettere tutti in riga uno per uno. Senza spade o mazze chiodate.
É la rivalsa di chi sembra non avere carattere o prendere posizioni semplicemente perché non urla, offende o discrimina urbi et orbi sui social e nelle piazze.
E aggiungo che se piace, se affascina anche, forse c’è un cambiamento a livello sociale in atto. Siamo stanchi di leader di governo playboy in andropausa. Non fanno sorridere più neanche nelle barzellette. Stanchi di millantatori e ancor più stufi di chi fa “politica” mettendo carne al fuoco continuamente, ma senza spiegare mai come cuocerla. E allora meglio così, che alle ragazze piaccia il Presidente del Consiglio e non Fabrizio Corona. [che è oggettivamente un cesso, ma non credo che abbia migliaia di morti sulla coscienza]
Forse abbiamo bisogno semplicemente di più umanità, perché è più vicino a noi un uomo che piange pensando ai decessi continui che aumentano nel suo Paese, rispetto a chi è sempre in cerca di un nuovo spauracchio collettivo da mandare al massacro.
Sta ricordando a tutti il valore atavico della politica, intesa come arte di ben governare la polis. Non è per tutti.
“Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci domani. Fermiamoci oggi per correre più veloci domani” non avrà la valenza eterna di “I have a dream”, ma sono certo che questa frase resterà impressa nelle nostri menti a lungo.
Sarà l’uomo che annuncerà che è tutto finito. Colui che, suo malgrado, in punta di piedi, finirà nella storia di questo Paese.
Lo statista che non sapeva ancora di esserlo.

Difficile fabbricare una retorica più melensa e stantia, insulsa e cieca, nullaloquente e delirante. Non a caso l’ho trovato sul profilo di mia cugina, quella che fa la psicologa e non a caso è una delle persone più disturbate, instabili, isteriche, arroganti, incapaci di dialogare, incapaci di ascoltare, incapaci di valutare che abbia mai incontrato – comunque in buona compagnia degli altri psicologi che ho conosciuto.

Gli “eroi” al tempo del coronavirus

 

L’arte, al tempo del coronavirus

Dedicato ai guerrieri che combattono in prima linea

E infine la scienza al tempo del coronavirus

Quella vera.

Virus e verità graduali

Perché dovremmo credere alle istituzioni scientifiche che ci hanno detto che la mascherina serviva solo per gli infetti, ed oggi sembrano tornare sui loro passi?
Come facciamo a sapere se quello che ci dicono oggi sul fatto che gli animali domestici non sono un pericolo non risulti falso domani?
Se la comunità scientifica si è inizialmente divisa tra chi diceva che il pericolo non era superiore a quello di una influenza e chi invece annunciava l’arrivo di una pericolosa pandemia, che utilità ha starla ad ascoltare in occasione di ulteriori divisioni?
Se in Giappone un panel scientifico ha valutato di iniziare la prova clinica dell’antinfluenzale Avigan, perché in altri paesi come la Corea invece si è giudicato che fosse inutile, ed in Italia ci si divide tra chi non vuole iniziare una prova clinica sullo stimolo di un video farlocco su YouTube e chi invece non capisce perché dovremmo privarci di una possibile opzione terapeutica?
Ma il virus permane a lungo in aria, infettando gli ignari passanti, oppure no?
Tutti noi – a volte persino i ricercatori – ci aspettiamo che la ricerca scientifica dia delle risposte univoche, rapide e precise a queste domande. Ci aspettiamo, cioè, di avere risposte nette e di non vedere se non sporadiche divisioni tra i ricercatori, preferibilmente su dettagli tecnici, non su questioni di vitale importanza come quelle elencate.
Ho una cattiva notizia per tutti: non funziona così, e chi in tempi come questi cerca risposte rapide e nette tende ad affidarsi proprio a quelli che danno risposte senza fondamento (non importa se con il camice o senza).
E non perché la scienza non sia mai in grado di fornire certezze immutabili – la grossolana ed inadatta spiegazione che gli oppositori della scienza forniscono a questo fatto.
In realtà, il punto sta nell’essenza stessa della ricerca scientifica: solo i dati raccolti ed analizzati con un metodo rigoroso possono fornire risposte, e solo la replicazione multipla di un risultato da parte di più gruppi indipendenti dà un minimo di garanzia che non si stiano cacciando farfalle.
Nella attuale emergenza, siamo nella fase di raccolta di un numero elevatissimo di osservazioni e dati su una nuova minaccia, ma prima che si possa rispondere alle domande elencate e ad altre, bisogna che si faccia pulizia di tutto ciò che ci può fuorviare, delle osservazioni condotte in presenza di troppi bias, di quelle ottenute su campioni troppo piccoli e di quelle influenzate da fretta e metodi sbagliati.
Questo, naturalmente, richiede analisi in uno spazio di tempo incompatibile con le notizie dell’ultima ora: ecco perché proprio le novità che emergono portano a domande le quali, quando rivolte ad uno scienziato, ottengono risposte il cui grado di affidabilità è più basso del solito, e che potranno cambiare rapidamente con l’accumularsi dei dati. Il che non vuol dire che non sappiamo già rispondere a moltissime domande sulla base di ciò che già è consolidato in epidemiologia: vuol dire solo che le risposte saranno inizialmente qualitative e via via più affidabili nello spazio di questi mesi, oltre a cambiare eventualmente perché l’iniziale base su cui poggiavano viene rovesciata da dati di maggior qualità e consistenza.
Bisogna che tutti impariamo a convivere con una incertezza inizialmente ampia e gradualmente ristretta, senza preoccuparci troppo se le indicazioni della comunità scientifica date nelle prime ore dell’epidemia dovessero cambiare. Il che, naturalmente, significa che ogni affermazione di qualunque ricercatore va fornita dati alla mano – per pochi che siano – senza inventare ipotesi o teorie da dare in pasto al pubblico prima di avere l’evidenza necessaria per supportarle.

Enrico Bucci7 Aprile 2020, qui

Articolo pubblicato su Il Foglio.

E ricordiamoci sempre, che SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA.
stessa barca
barbara

LETTERA APERTA A BEPPE GRILLO

di Guido Silvestri

[in risposta al post sui “terrapiattisti”]

Tutto quello che ho sempre pensato, ma scritto molto meglio di quanto avrei mai potuto fare io.

Caro Beppe,

Credo che il tuo post di due giorni fa sul congresso dei “terrapiattisti” volesse essere una provocazione sui temi, importanti, del dogmatismo e del dubbio nella scienza.
Da tempo anche io mi scontro con il “problema del dubbio”. A cosa mi riferisco? In sintesi, al tentativo di definire con una certa precisione il momento in cui, nella nostra attivita’ di scienziati si passa dal dubbio “fruttuoso”, generatore di nuovi paradigmi e nuova conoscenza, al dubbio “inutile”, che fa solo perdere tempo ed energie, oltre a ritardare l’applicazione pratica delle conoscenze teoriche.
Penso che tu abbia gia’ capito dove voglio arrivare. Il dubbio fruttuoso e’ quello che adoperiamo quando ripetiamo l’esperimento di un collega, quando studiamo in modo critico la letteratura scientifica, quando pensiamo a ipotesi alternative per spiegare un insieme di dati sperimentali, quando facciamo gli “avvocati del diavolo” con i nostri studenti e post-docs, chiedendogli di ripetere il loro ultimo esperimento — il cui risultato e’ bellissimo — ancora una volta, e poi un’altra volta ancora. Questo dubbio e’ parte essenziale del metodo scientifico ed ingrediente chiave per generare nuove conoscenze.
Invece il dubbio “inutile” e’ quello di chi mette in discussione che 2+2=4, o che la formula chimica dell’acqua e’ H2O, o che il DNA mitocondriale umano e’ sostanzialmente di origine materna, o che la coda intracitoplasmatica del TLR4 e’ piu’ lunga nei sooty mangabeys che nei macachi della specie rhesus. E’ questo il dubbio stupido e sterile di chi, per ragioni o di tipo sostanzialmente psicologico (personalita’ paranoide) o di tipo puramente opportunistico (ciarlatani che speculano sopra le paure della gente) rifiuta ostinatamente ed ingiusticatamente di accettare dati e nozioni su cui non e’ piu’ lecito avere dubbi.
Ricordo anche che nella vita pratica di uno scienziato e’ essenziale porre dei limiti al dubbio, pena una paralisi decisionale assolutamente non-produttiva. La vita dello scienziato e’ fatta di decisioni implicite che si prendono ogni giorno, cento volte al giorno, e con poco spazio per il “dubbio”. Decisioni che prendiamo ogni volta che si “programma” un esperimento, ogni volta che si usa un reagente o un materiale preparato da un collega o da una company, ogni volta che si usa uno strumento o apparecchiatura, ogni volta che si valuta un progetto o un paper scientifico, ogni volta che si esamina un CV, e potrei andare avanti per ore.
Non dimentichiamoci poi che il dubbio inutile puo’ diventare pericoloso, anzi, mortale – come nel caso di chi ha messo in dubbio il fatto che HIV sia l’agente eziologico dell’AIDS, convincendo alcuni malati a smettere di fare terapie che gli avrebbero salvato la vita. Questo e’ il dubbio assassino sparso dai quei delinquenti dei negazionisti dell’AIDS allo scopo di ottenere soldi e notorieta’. Ugualmente pericoloso e’ il dubbio instillato da chi, per raccattare quattro soldi, sostiene che i vaccini siano pericolosi, pieni di nanoparticelle tossiche e feti umani, che la loro somministrazione causi l’autismo ed ogni sorta di malattie, etc.
Confesso che, in tutta onesta’, ancora non so esattamente definire “il punto di separazione” tra dubbio buono e dubbio cattivo. Forse vale la vecchia battuta sulla pornografia: e’ difficile definirla in teoria, ma e’ molto facile riconoscerla quando la si vede. Aggiungo che esisterebbe anche un classico “regressus ad infinitum”, di quelli che piacevano tanto a Jorge Luis Borges (ed agli studenti in filosofia). Pensaci: se si potesse distinguere “a priori” tra il dubbio buono della scienza ed il dubbio cattivo della pseudoscienza, allora non si tratterebbe più di dubbio. In altre parole: bisogna saper dubitare dei dubbi, ma anche dei dubbi sui dubbi. Eppure – sofismi permettendo – sono assolutamente convinto che se si facesse un questionario con 20 o 30 situazioni pratiche in cui scegliere se sia o meno legittimo dubitare di un dato, tutti gli scienziati seri darebbero le stesse risposte.
In questo contesto, va sottolineato con grande forza quanto sia fondamentale DIFENDERSI dai “ladri del dubbio”. A chi mi riferisco? A quelle persone, spesso in malafede, che giustificano l’aver sposato teorie scientifiche assolutamente screditate da una serie incontrovertibile di evidenze scientifiche (come appunto la teoria che HIV non esiste e che l’AIDS e’ una malattia “inventata”) creando artificialmente una sovrapposizione, o meglio, una confusione, tra dubbio buono e dubbio cattivo. Queste persone fanno del male, e lo fanno due volte.
Il primo effetto tossico dei “ladri del dubbio” e’ ovviamente nei confronti dei non-scienziati, del pubblico generale, del popolo, chiamalo come vuoi. Sono tutte quelle persone che per mancanza di preparazione scientifica specifica non capiscono dove stia la differenza tra il dubbio utile e fruttuoso della scienza, e quello farlocco della pseudoscienza. Persone che vengono convinte, con argomenti falsi e capziosi, a pensare che si possa dubitare di cose delle quali non si dovrebbe dubitare. L’assurda ventata di anti-vaccinismo che e’ presente in Italia in questa fase storica si nutre moltissimo di questo meccanismo cognitivo e psicologico. I ciarlatani no-vaxx non cercano di spargere dubbi tra gli scienziati seri, con cui sanno di non avere alcuna speranza di riuscire, ma sono bravissimi a confondere chi non ha i mezzi intellettuali e scientifici per capire il loro gioco.
Il secondo cattivo frutto dei ladri del dubbio sta nella risposta esasperata e spesso esagerata che puo’ a volte arrivare da esponenti della Scienza vera, soprattutto quelli che sono scesi nel terreno della divulgazione, e che non ne possono piu’ di sentirsi ripetere le stesse scempiaggini riproposte col copia e incolla. Ed alla fine sbottano con insulti, derisioni, ed atteggiamenti dogmatici – ammetto senza problemi che ci sono cascato anch’io in questa trappola (e mi spiace che sia successo). Purtroppo questa risposta “rabbiosa”, che e’ comprensibile quanto si vuole ma sbagliata, porta alla fase-2 nel progetto dei ciarlatani: il farsi passare da vittime di una scienza ufficiale cattiva, dogmatica e piena di conflitti d’interesse, mentre loro si atteggiano a pensatori coraggiosi ed eretici, che sfidano i preconcetti, veri epigoni moderni di Socrate, Cartesio, Hume ed Einstein. Cosi’ il circolo si chiude, in una separazione totale tra il mondo della scienza (in cui i ciarlatani sono immediatamente riconosciuti e scacciati a calci nel sedere) e quello della societa’ civile (in cui invece i ciarlatani riescono a mimetizzarsi e sopravvivere per lunghi periodi di tempo).
La soluzione? Probabilmente, come in ogni altra discussione sui principi della scienza, la soluzione passa attraverso lo studio, l’esperienza pratica, il confronto tra colleghi, la informazione capillare per i non addetti ai lavori e la creazione di una serie di “markers” classici del dubbio “cattivo” (un po’ come in passato abbiamo cercato di fare per i “markers” di pseudoscienziati e ciarlatani).
Ma e’ assolutamente importante che ci sia questa discussione e che, soprattutto, ci sia consapevolezza di questo problema, sia tra gli scienziati che tra la gente che si occupa di altre cose. Come disse una volta l’amico Luciano Butti: “Il tema della distinzione fra dubbio ‘fruttuoso’ e dubbio ‘inutile’ è centrale per impostare in modo spiegabile e coerente il dibattito pubblico sulla scienza.”
Aiutaci quindi a sconfiggere I “ladri del dubbio”, cosi’ proteggendo la popolazione da ogni rigurgito di pseudoscienza, ed al contempo proteggendo la scienza da atteggiamenti defensive e/o dogmatici che possono rovinarne l’immagine e magari anche la produttivita’.

Grazie, un abbraccio!

Ecco, l’abbraccio a Grillo no, mi permetto di non condividerlo; per tutto il resto standing ovation. Di mio aggiungo che espressioni quali “io dubito di tutto” o “ bisogna dubitare di tutto” sono affermazioni perentorie e dogmatiche, che al dubbio non lasciano il più microscopico spazio.

barbara

QUESTA LA DEDICO A TUTTI GLI ASMATICI FILOPALLESTINARI

Che spero siano tanti tanti tanti e coerenti coerenti coerenti.

Asma: Ingegnere israeliano inventa un inalatore intelligente

L’asma è una malattia cronica caratterizzata dall’infiammazione delle vie aeree (bronchi), che si traduce in difficoltà di respirazione, mancanza di respiro e respiro affannoso. L’OMS (L’organizzazione Mondiale della Sanità) ha stimato che nel mondo circa 200-300 milioni di persone di tutte le età soffrono di asma.
Il trattamento, sia di base che di crisi, si basa su due modalità:

  1. Cortisone: Per il suo potente effetto antinfiammatorio;
  2. Broncodilatatore: Aumenta il diametro delle “strade” respiratorie per consentire un miglior passaggio di aria nei polmoni.

Durante un attacco d’asma (momento di crisi) solitamente un individuo trae immediato beneficio dall’inalazione di molecole che arrivano direttamente nei bronchi.
Nimrod Kaufmann è un ingegnere israeliano con oltre dieci anni di esperienza nel settore dei dispositivi medici. Osservando il figlio asmatico ha avuto l’idea di progettare un sofisticato dispositivo in grado di erogare la dose precisa del farmaco. Dopo gli studi clinici effettuati in collaborazione con il Dott. Guy Steuer, pneumologo presso lo Shneider Childen’s Medical Center, ha creato un inalatore rivoluzionario chiamato Inspiromatic.
Kaufmann ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi a tempo pieno al suo progetto con la creazione dell’azienda Inspiro Medical all’interno del Misgav Venture Accelerator, il cui scopo è quello di unire ricerca farmaceutica e startup per sviluppare la ricerca medica al miglior costo.

•Come funziona Inspiromatic?
Le particelle di farmaco vengono spruzzate nel sistema respiratorio del paziente, senza che sia necessario una inspirazione profonda. Se l’inalazione è corretta, si accende una luce verde in caso contrario si accende una luce rossa. Quando la dose erogata è corretta si avvertirà un segnale acustico. Un altro vantaggio risiede nella presenza di un micro-controllore interno con cui si può accedere ai dati memorizzati nel dispositivo, permettendo così di adattare il trattamento a seconda delle necessità del paziente.
(SiliconWadi, 11 agosto 2016)

barbara

TORTELLINI DI SANGUE

Ricorderete sicuramente il coraggioso libro del coraggioso erede di degnissimo padre, “Pasque di sangue”, in cui l’illustre ricercatore coraggiosamente denunciava la realtà degli omicidi rituali compiuti dagli ebrei sui bambini cristiani allo scopo di spillarne il sangue per impastare le azzime, libro (entusiasticamente recensito dall’altro illustre storico Sergio Luzzatto) che giustamente ha subito occupato il posto d’onore in tutti i siti e blog nazisti e negazionisti. Ebbene, incoraggiati dal toaffiano coraggio, altri illustri eredi di illustri personaggi hanno trovato il coraggio di pubblicare gli sconvolgenti, ma non per questo meno attendibili, risultati delle loro coraggiose ricerche. So che nessuno di voi è a conoscenza di tutto questo, perché nessun giornale ha avuto il coraggio di darne notizia, ed è perciò che ora provvedo io. Con una doverosa confessione: questo documento si trovava già da molto tempo nel mio archivio, ma fino ad ora non ero riuscita a trovare il coraggio di renderlo pubblico.

“Un gesto di inaudito coraggio intellettuale”; così è stato definito il volume “Tortellini di sangue – Antropofagia e il sol dell’avvenir” dello storiografo Pasquale Togliatti, nipote di Palmiro, pubblicato la settimana scorsa dalla casa editrice Il Frullino.

“Forse il celebre slogan di alcuni manifesti elettorali del dopoguerra poteva suonare inverosimile o denigratorio; ma lo era veramente? (…) Erano anni difficili, ovunque scarseggiava il cibo, non dimentichiamolo…”. Questa la provocatoria ma rigorosa tesi alla base dell’opera di Togliatti. Ed è subito shock in tutta la sinistra europea: fervono le smentite, le controtesi, i dibattiti, gli anatemi… ma il gesto di coraggio è stato adesso compiuto.

L’inquietante domanda è stata posta alle fonti dell’epoca, da uno storico perfettamente attrezzato per farlo. La inquietante tesi infatti getta una nuova, inaspettata luce sulla inspiegabile scomparsa nel dopoguerra di numerosi bambini nei pressi di alcune sezioni PCI, forse attirati con la scusa che, nel dopolavoro annesso, si poteva giocare a calciobalilla. Si parla addirittura di ricette, di un mercato nero, di un andirivieni di misteriose spedizioni dalla zona del Modenese a Mosca…

Con l’opera di Togliatti la casa editrice Il Frullino inaugura “Ebbene sì! …” una nuova collana che -a fascicoli settimanali- propone studi firmati da studiosi di impeccabili origini. Questi, con coraggioso rigore intellettuale, rivisitano in chiave critica tesi da tempo considerate mero pregiudizio, o addirittura leggenda.

In catalogo, tra i vari titoli:
“Ebbene sì! …Il sole gira intorno alla terra” di Amedeo Galilei;
“Ebbene sì! …Gli ebrei hanno la coda” di Adolf Poliakov (con Julius Darwin);
“Ebbene sì! …Gli afroamericani sono scimmie poco evolute” di John Calvin King;
“Ebbene sì! …Le donne sono tutte putt*** (tranne mia madre e mia sorella)” di Romeo Merlin;
“Ebbene sì! …Il Barone aveva ragione!” di Wilfred Munchausen;
“Ebbene sì! …Elvis non è morto. Era tutto un complotto della CIA” di George W. Presley.

JS

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“Tortellini di Sangue – Antropofagia e il sol dell’avvenir”
di Pasquale Togliatti. Ed. Il Frullino
(Con il primo fascicolo in regalo il secondo ed un libro di ricette tipiche).
Tortellini rossi
E dopo queste sconvolgenti rivelazioni, per risollevarvi il morale, vi lascio con una notizia meravigliosa: i sauditi hanno scoperto la cura per il cancro! Gioite, fratelli, gioite!

barbara

CHE FORTUNA PER I BOICOTTATORI!

Adesso ne hanno una nuova da boicottare!

Gli scienziati israeliani offrono la soluzione alla fame

Vediamo che cosa dirà il movimento di boicottaggio di Israele se Israele riuscirà a sviluppare nuove tecnologie per ridurre la fame, rendendo possibile la crescita delle colture nella siccità. Forse incolperà Israele per la riduzione dei prezzi del cibo.

Da: Aryeh Savir, Tazpit News Agency
Pubblicato: 19 agosto 2013

Un team di scienziati israeliani ha sviluppato una nuova tecnologia in grado di minimizzare carestie e conflitti, consentendo coltivazioni in tutto il mondo anche in condizioni di siccità.
Il professor Shimon Gepstein, cancelliere del Collegio Kinneret, dirige un gruppo di lavoro con l’obiettivo di modificare geneticamente una pianta in modo che possa resistere alla siccità per mezzo di una “autoibernazione” dopo un determinato periodo senza acqua e poi “resuscitare” quando riceve nuovamente acqua, senza che la struttura fisica della pianta subisca alcun danno.
Un portavoce del Collegio Kinneret ha detto alla Tazpit News Agency, che i risultati si stanno già mettendo in pratica e che aziende internazionali hanno espresso interesse per questa tecnologia.
La scoperta è avvenuta per caso durante la conduzione di esperimenti per prolungare la longevità delle piante e la durata di conservazione delle verdure. Sperimentando su foglie di tabacco, gli scienziati sono riusciti a sviluppare una pianta che vive due volte più a lungo, producendo fiori e frutti molto tempo dopo che le piante regolari sono appassite e morte. Quando le punte delle foglie vengono tagliate, le piante regolari ingialliscono e muoiono dopo una settimana, mentre le piante geneticamente modificate rimangono verdi per 21 giorni.
La svolta si è avuta quando alcune piante sono state lasciate nella serra incustodite per quattro settimane. Le piante di tabacco devono essere bagnate ogni due o tre giorni.
Quando il team ha scoperto che le piante erano rimaste inalterate e non avevano perso la loro vitalità, ha deciso di effettuare una serie di test su piante modificate e regolari che non sono state innaffiate per tre settimane. Le piante regolari sono morte, e quelle modificate hanno ripreso a crescere dopo aver ricevuto l’acqua, senza avere subito alcun danno durante la “siccità”.
La nuova tecnologia, se commercializzata, creerebbe una rivoluzione dato che gli scienziati prevedono che i cambiamenti climatici aumenteranno il numero e la gravità delle siccità in tutto il mondo.
In Israele e in altre zone aride, il grano piantato all’inizio dell’inverno e i germogli sviluppatisi dopo una pioggia precoce saranno in grado di sopravvivere a una successiva siccità.
La nuova tecnologia potrebbe anche alleviare una crescente carenza di acqua globale, in quanto le piante sopravvissute all’esperimento necessitano di appena un terzo della quantità normalmente necessaria. (qui, traduzione mia)

E poi beccatevi anche questo.

barbara