21/05/09
C’ERA UNA VOLTA LO SCIOPERO DELLA FAME
Era l’arma estrema di chi non aveva altre armi se non la propria stessa vita. Era l’ultima risorsa di chi era stato messo in condizioni tali da non essere disposto a continuare a vivere se tali condizioni non cambiavano. Era il ricatto disperato di chi rendeva il proprio oppressore responsabile della sua vita di fronte al mondo intero, al quale avrebbe dovuto renderne conto. E veniva usato, pertanto, in battaglie di importanza vitale, in difesa dei diritti umani, a sostegno di valori fondamentali, in lotte per la vita o per la morte. Abbiamo così letto in “Grigio è il colore della speranza” di Irina Ratušinskaja dello sciopero della fame delle prigioniere nei gulag sovietici in Siberia per chiedere un trattamento più umano. E nel bellissimo e agghiacciante “Voglio strappare al fango le tue ossa” di Jennifer Harbury abbiamo conosciuto la storia di una moglie prima, e vedova poi – la stessa autrice – in guerra contro i servizi segreti guatemaltechi e americani e del suo drammatico sciopero della fame in una disperata e disperante ricerca della verità. E abbiamo seguito in diretta – noi che abbiamo un po’ di anni sulle spalle – il fatale digiuno di Bobby Sands, morto a 27 anni in un carcere inglese. E, in queste ultime settimane, quello poi rientrato di Roxana Saberi allo scopo di ottenere un processo equo che riconoscesse la sua innocenza – e di motivi per non sentirsi troppo tranquilla a restare nel carcere di Evin ne aveva un bel po’, visto il precedente di Zahra Kazemi, per citare solo il più noto.
Adesso c’è un tizio (a proposito, carissimo, Lei che ha piantato su un bordello che non finiva più per cercare di salvare dalla forca Saddam Hussein, lei che si è fatto ripetutamente riprendere accanto alla gigantografia del suo beneamato, per Delara neanche la rinuncia a una caramellina? Alzare un ditino? Sollevare un sopracciglino? No? Niente niente?) che fa lo sciopero della fame perché i giornali, a suo dire, non parlano abbastanza della candidatura sua e della sua compagna di partito alle prossime europee. Senta, signor Pannella, posso darle un consiglio? Si prenda un bel lassativo: è un buon modo anche quello per perdere peso, sa? E poi faccia un’altra bella cosa: si tolga quella stella gialla. Non è stata una buona idea, mi creda, e prima lo capisce e meglio è. Anche per lei.

barbara
28/12/12
CARO MARCO PANNELLA
Qualche anno fa, in occasione di alcune tue iniziative che non mi erano risultate del tutto gradite, ti avevo scritto questo.
Adesso leggo che sei pronto a riprendere lo sciopero della fame e della sete, appena sospeso, (leggo, per inciso, che lo sciopero della sete è durato dal 10 al 26 dicembre, e non posso fare a meno di restare stupita e ammirata di fronte a questa tua straordinaria performance, nella quale sei riuscito addirittura a triplicare il limite massimo di sopravvivenza umana senza acqua) «se lo Stato non esce dalla flagranza criminale peggiore, credetemi, dello stato fascista, nazista e totalitario comunista» e questa volta devo dire che sono totalmente d’accordo con te: in confronto al rifiuto di concedere un’amnistia ai detenuti nelle carceri italiane, gulag siberiani e camere a gas sono un’inezia, una quisquilia, oserei dire una barzelletta. Una simile “flagranza criminale” merita davvero tutto il tuo impegno e la tua scelta di usare lo strumento dello sciopero della fame. Ma uno proprio serio, stavolta. Alla Bobby Sands, per intenderci.
barbara
Perché io la storiella che dei morti non si può parlare male ve lo dico io dove me la metto. Poi, dico, stiamo parlando di quello che ha portato in parlamento prima una prostituta e poi un terrorista. Stiamo parlando di quello che ha difeso i terroristi del teatro Dubrovka di Mosca. Stiamo parlando di un accentratore, di un dittatore, di uno che in quelli che erano stati programmati come dibattiti non lasciava pronunciare una sola parola a quelli che sarebbero dovuti essere i suoi interlocutori. Ha avuto dei meriti? Indubbiamente, anche se molto meno di quelli poi attribuitigli (la legge sul divorzio non è opera radicale, per esempio), ma non per questo occorre farne un santino, e visto che a santificarlo provvedono tanti altri, io provvedo a parlare del resto. E visto che siete arrivati fin qui, adesso andate a leggere anche questo, perché a quanto pare non sono solo io ad avere qualche sassolino da levarmi. E se vi restano ancora due minuti, andate anche qui.
barbara