COMUNIONE E LIBERAZIONE

“[…] ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di tornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta.” Don Luigi Giussani, fondatore.

Cristianesimo vissuto, insomma, e non limitato alla messa e a qualche sporadica confessione e comunione, impegno che si concretizza, dal punto di vista sociale, con la catechesi e con i famosi incontri di Rimini, per gli esercizi spirituali. Ricordo anche, da parte di CL, una certa vicinanza all’ebraismo e a Israele. E ricordo che quando il compianto Giorgio Israel pubblicizzò nel suo blog il libro della mamma di Ilan Halimi, da me tradotto insieme a Elena Lattes e Marcello Hassan, qualcuno nei commenti suggerì di presentarlo al convegno CL di Rimini, ritenendolo il luogo più adatto, quello in cui avrebbe ricevuto la migliore accoglienza.

Questo accadeva otto anni fa; oggi il meeting di Comunione e Liberazione è questo:
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Per qualche informazione in più suggerisco di leggere qui.

Nel frattempo in Iran Nasrin Sotoudeh, avvocato per i diritti umani in carcere da giugno, dopo la decisione del governo di perseguitare, oltre a lei, anche i suoi familiari, i parenti e gli amici, ha dichiarato lo sciopero della fame (sì, lo so, adesso le femministe si mobiliteranno in massa all’unisono: a strepitare che si dice avvocata e non avvocato).

Giusto per chiarire le idee a chi non le avesse chiare del tutto, Evin è questo.

barbara

POST MORTEM

21/05/09

C’ERA UNA VOLTA LO SCIOPERO DELLA FAME
Era l’arma estrema di chi non aveva altre armi se non la propria stessa vita. Era l’ultima risorsa di chi era stato messo in condizioni tali da non essere disposto a continuare a vivere se tali condizioni non cambiavano. Era il ricatto disperato di chi rendeva il proprio oppressore responsabile della sua vita di fronte al mondo intero, al quale avrebbe dovuto renderne conto. E veniva usato, pertanto, in battaglie di importanza vitale, in difesa dei diritti umani, a sostegno di valori fondamentali, in lotte per la vita o per la morte. Abbiamo così letto in “Grigio è il colore della speranza” di Irina Ratušinskaja dello sciopero della fame delle prigioniere nei gulag sovietici in Siberia per chiedere un trattamento più umano. E nel bellissimo e agghiacciante “Voglio strappare al fango le tue ossa” di Jennifer Harbury abbiamo conosciuto la storia di una moglie prima, e vedova poi – la stessa autrice – in guerra contro i servizi segreti guatemaltechi e americani e del suo drammatico sciopero della fame in una disperata e disperante ricerca della verità. E abbiamo seguito in diretta – noi che abbiamo un po’ di anni sulle spalle – il fatale digiuno di Bobby Sands, morto a 27 anni in un carcere inglese. E, in queste ultime settimane, quello poi rientrato di Roxana Saberi allo scopo di ottenere un processo equo che riconoscesse la sua innocenza – e di motivi per non sentirsi troppo tranquilla a restare nel carcere di Evin ne aveva un bel po’, visto il precedente di Zahra Kazemi, per citare solo il più noto.
Adesso c’è un tizio (a proposito, carissimo, Lei che ha piantato su un bordello che non finiva più per cercare di salvare dalla forca Saddam Hussein, lei che si è fatto ripetutamente riprendere accanto alla gigantografia del suo beneamato, per Delara neanche la rinuncia a una caramellina? Alzare un ditino? Sollevare un sopracciglino? No? Niente niente?) che fa lo sciopero della fame perché i giornali, a suo dire, non parlano abbastanza della candidatura sua e della sua compagna di partito alle prossime europee. Senta, signor Pannella, posso darle un consiglio? Si prenda un bel lassativo: è un buon modo anche quello per perdere peso, sa? E poi faccia un’altra bella cosa: si tolga quella stella gialla. Non è stata una buona idea, mi creda, e prima lo capisce e meglio è. Anche per lei.
pannella-stella
barbara

28/12/12

CARO MARCO PANNELLA

Qualche anno fa, in occasione di alcune tue iniziative che non mi erano risultate del tutto gradite, ti avevo scritto questo.
Adesso leggo che sei pronto a riprendere lo sciopero della fame e della sete, appena sospeso, (leggo, per inciso, che lo sciopero della sete è durato dal 10 al 26 dicembre, e non posso fare a meno di restare stupita e ammirata di fronte a questa tua straordinaria performance, nella quale sei riuscito addirittura a triplicare il limite massimo di sopravvivenza umana senza acqua) «se lo Stato non esce dalla flagranza criminale peggiore, credetemi, dello stato fascista, nazista e totalitario comunista» e questa volta devo dire che sono totalmente d’accordo con te: in confronto al rifiuto di concedere un’amnistia ai detenuti nelle carceri italiane, gulag siberiani e camere a gas sono un’inezia, una quisquilia, oserei dire una barzelletta. Una simile “flagranza criminale” merita davvero tutto il tuo impegno e la tua scelta di usare lo strumento dello sciopero della fame. Ma uno proprio serio, stavolta. Alla Bobby Sands, per intenderci.

barbara

Perché io la storiella che dei morti non si può parlare male ve lo dico io dove me la metto. Poi, dico, stiamo parlando di quello che ha portato in parlamento prima una prostituta e poi un terrorista. Stiamo parlando di quello che ha difeso i terroristi del teatro Dubrovka di Mosca. Stiamo parlando di un accentratore, di un dittatore, di uno che in quelli che erano stati programmati come dibattiti non lasciava pronunciare una sola parola a quelli che sarebbero dovuti essere i suoi interlocutori. Ha avuto dei meriti? Indubbiamente, anche se molto meno di quelli poi attribuitigli (la legge sul divorzio non è opera radicale, per esempio), ma non per questo occorre farne un santino, e visto che a santificarlo provvedono tanti altri, io provvedo a parlare del resto. E visto che siete arrivati fin qui, adesso andate a leggere anche questo, perché a quanto pare non sono solo io ad avere qualche sassolino da levarmi. E se vi restano ancora due minuti, andate anche qui.

barbara

EBBENE SÌ: IL GOVERNO ISRAELIANO È RAZZISTA

Gur Hamel, un prigioniero ebreo israeliano condannato all’ergastolo nel 1999, ha cominciato uno sciopero della fame per protestare contro la decisione del governo di rilasciare dei terroristi arabi che hanno ucciso ebrei in attentati terroristici. Egli denuncia il razzismo del governo israeliano che libera solo gli arabi e non gli ebrei. “Continuerò mio sciopero della fame fino a quando il governo israeliano libererà anche i prigionieri ebrei!” dice in un comunicato inviato a JSSNews dal servizio carcerario.
Hamel è stato condannato all’ergastolo per l’uccisione di un arabo di un villaggio vicino alla città di Itamar, dove viveva. Tre suoi cari amici e vicini di casa erano stati uccisi nel corso della settimana precedente la vendetta di Hamel.
Gli amici di Hamel dicono che l’amministrazione del carcere ha isolato prigioniero, per timore che inciti altri a fare lo sciopero della fame.
Parlando in modo anonimo, un amico di Hamel ha spiegato ai media che «nelle ultime settimane, Gur come tutti gli altri prigionieri ebrei, ha sentito che 104 terroristi arabi sarebbero stati rilasciati, e ha preso molto male questa notizia. Gur ha detto che non c’era nessuna logica nella liberazione degli assassini arabi, mentre si continuavano a tenere in prigione gli ebrei che hanno commesso crimini simili.»
Shmuel Meidad, Presidente dell’organizzazione Honenu, che lavora per liberare i prigionieri ebrei, ha detto che «a differenza dei terroristi arabi che vengono rilasciati, gli ebrei non hanno l’intenzione di tornare a uccidere arabi. Essi cercano di ricostruire le loro vite e mettere su famiglia. Posso capire il dolore di Gur – è impensabile che i terroristi arabi siano liberati e i prigionieri ebrei no. Chiedo che il primo ministro si impegni a liberare tutti i prigionieri ebrei in carcere per crimini nazionalisti. Gli israeliani si aspettano un gesto del governo Netanyahu.»

Elinor Cohen-Aouat – JSSNews (qui, traduzione mia)

Sì, tutto questo si può chiamare in un modo solo: RAZZISMO.

(E poi vai a leggere qui)

barbara

CARO MARCO PANNELLA

Qualche anno fa, in occasione di alcune tue iniziative che non mi erano risultate del tutto gradite, ti avevo scritto questo.
Adesso leggo che sei pronto a riprendere lo sciopero della fame e della sete, appena sospeso, (leggo, per inciso, che lo sciopero della sete è durato dal 10 al 26 dicembre, e non posso fare a meno di restare stupita e ammirata di fronte a questa tua straordinaria performance, nella quale sei riuscito addirittura a triplicare il limite massimo di sopravvivenza umana senza acqua) «se lo Stato non esce dalla flagranza criminale peggiore, credetemi, dello stato fascista, nazista e totalitario comunista» e questa volta devo dire che sono totalmente d’accordo con te: in confronto al rifiuto di concedere un’amnistia ai detenuti nelle carceri italiane, gulag siberiani e camere a gas sono un’inezia, una quisquilia, oserei dire una barzelletta. Una simile “flagranza criminale” merita davvero tutto il tuo impegno e la tua scelta di usare lo strumento dello sciopero della fame. Ma uno proprio serio, stavolta. Alla Bobby Sands, per intenderci.
funerals of Bobby Sands
barbara