FRIDAY FOR FUTURE

Si è dunque svolto lo sciopero per la terra, per il nostro futuro, per la nostra casa che è in fiamme, sciopero di protesta contro l’intero establishment che ci sta mandando a morte senza muovere un dito, per commentare la quale rubo le parole a Giuliano Guzzo:

UNA DOMANDA

Cari studenti, cari giovani, cari ragazzi che avete riempito 180 piazze italiane (così recitano i titoloni, che pigramente prendo per buoni), una domanda. Una sola. Forse non ve ne siete accorti, ma oggi avete manifestato con l’indiscutibile favore, nell’ordine: dei media – che da settimane ci rompono gli zebedei con i Fridays for future -, del governo – che ha inauditamente intimato alle scuole di ritenervi assenti giustificati – e di larghissima parte dei cosiddetti opinionisti, che così vengono chiamati, vien da pensare, non perché esprimono un’opinione ma perché ripetono tutti la stessa.
Avete quindi sfilato, dicevamo, con questi appoggi immensi e sulla scia della figlia di una cantante e di un attore, una in odore di premio Nobel, un’amica di prìncipi monegaschi pronti a ospitarla in barca, una accolta con baci e abbracci nelle cancellerie di mezzo mondo. Ora, ecco la domanda: in tutto ciò dove sarebbe la ribellione? Dov’è finito il vostro anticonformismo? Non vi puzza che ad appoggiare il vostro cambiamento del mondo sia chi già lo comanda? Siete quindi proprio sicuri che, anziché cogliere un’occasione, non stiate seguito un copione? Non saranno belli come i sogni di cui vi hanno derubato ma spero possiate comunque apprezzarli, questi dubbi.
Giuliano Guzzo (qui)

E come si è svolta questa manifestazione contro l’inquinamento in nome della coscienza ambientalista? Una testimonianza arriva da “Erasmo”:

Oggi, Milano bloccata dalla manifestazione per il clima. Suppongo anche le altre città. Migliaia di macchine ferme in coda, col motore acceso. I gretini inquinano [sì, lo dice anche Sallusti]. Poi ho visto il filmato di piazza Duomo. Tutti arrampicati sul monumento (incivili) mentre davano fuoco a una palla di cartapesta (incivili).
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E chissà com’era la piazza dopo che sono andati via.

Questo te lo faccio vedere io
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Sbaglia però chi crede che questi giovani abbiano da proporre solo critiche e non soluzioni: ne hanno parecchie, invece, di idee su come salvare la Terra:
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Ne aggiungo due, di cui manca la documentazione fotografica, riferite da Giulio Meotti:

Ci piace il buco ma non dell’ozono, ride dicks not cars (per i non anglofoni: cavalcate i cazzi, non le auto. Ma vale anche per i signori? Tutti tutti senza eccezione?)

Oltre ai preziosi suggerimenti, impariamo, ad osservare le immagini di questa memorabile giornata, altre cose interessanti, per esempio che Homo Sapiens non è stato il primo essere pensante del pianeta,
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(ma se avessero pensato diversamente, avrebbero trovato il modo per evitare il meteorite?), o che il tempo corre maledettamente veloce: pensate, appena cinque mesi fa avevamo ancora 12 anni, e adesso siamo già scesi a 11!
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Qualcuno ha anche provveduto a ricordare ai ragazzi una quisquilia a cui forse non avevano fatto caso
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Io comunque darei il Nobel per l’onestà (come? Non esiste? E inventatelo, per la miseria!) al ragazzino che portava un cartello con su scritto:
“Greta mi sta sul cazzo ma avevo 2 ore di matematica”.

Passo a due prese di posizione decisamente serie

Voi siete la prima generazione che ha preteso l’aria condizionata in ogni sala d’aula; le vostre lezioni sono tutte fatte al computer; avete un televisore in ogni stanza; passate tutta la giornata a usare mezzi elettronici; invece di camminare a scuola prendete una flotta di mezzi privati che intasano le vie pubbliche; siete i maggiori consumatori di beni di consumo di tutta la storia, comperando in continuazione i più costosi capi di abbigliamento per essere ‘trendy’; la vostra protesta è pubblicizzata con mezzi digitali e elettronici.
Ragazzi, prima di protestare, spegnete l’aria condizionata, andate a scuola a piedi, spegnete i vostri telefonini e leggete un libro, fattevi un panino invece di acquistare cibo confezionato.
“Niente di ciò accadrà, perché siete egoisti, mal educati, manipolati da persone che vi usano, proclamando di avere una causa nobile mentre vi trastullate nel lusso occidentale più sfrenato. Svegliatevi, maturate e chiudete la bocca. Informatevi dei fatti prima di protestare”. un giornalista di SkyNews Australia (per la verità mi disturba un po’ che l’autore non sia identificato, ma le osservazioni mi sembrano comunque condivisibili

Cara Greta, non ti ho rubato proprio niente

Alessandro Sallusti – Mer, 25/09/2019

«Come osate, avete rubato i miei sogni e la mia infanzia, io non vi perdono», ha tuonato ieri l’altro la giovane ecoattivista Greta rivolta ai grandi del mondo, riuniti all’ assemblea dell’ Onu, perché a suo dire «siamo all’inizio di un’estinzione di massa».
In effetti non siamo messi bene, ma tutti gli studi provano che siamo messi molto meglio del passato e che il futuro che ci attende è meglio di quanto si possa pensare.
Qualche esempio. Un milione e ottocentomila bambini muoiono ogni anno nei paesi in via di sviluppo, a causa della diarrea da acqua insalubre e da condizioni igieniche inadeguate. Non è una strage del progresso, è il suo opposto, cioè parliamo di persone ancora non toccate dal progresso, dalle tecnologie, impossibilitate a raggiungere gli ospedali più vicini per mancanza di strade, di auto, di aerei, in sintesi di tutto ciò che Greta vorrebbe mettere all’indice con la sua retorica da professorina.
Ciò nonostante le generazioni che Greta «non perdona» qualcosa hanno fatto. La mortalità infantile in quegli stessi paesi nel 1980 era del 20 per cento, oggi è pressoché dimezzata e la percentuale di persone denutrite dal 1970 a oggi è scesa dal 35 al 15 per cento, prova che è il progresso, con la sua sempre maggiore mobilità di persone e merci che può togliere l’uomo dal degrado ed evitare le catastrofi. Oggi – come documenta una ricerca pubblicata in America da Peter Diamandis – un guerriero masai con un cellulare dispone della stessa connettività con il resto del mondo che il presidente degli Stati Uniti aveva solo pochi anni fa, nel 2005.
Il progresso inquina? Certo, ma le nostre generazioni sono state capaci di passare dal fuoco al carbone ai pannelli solari in cent’anni, dai calessi alle auto a gasolio a quelle elettriche in cinquanta attraverso errori non evitabili. Thomas Edison raccontò di avere inventato la lampadina dopo avere fallito mille volte di fila. E, accusato di questo, rispose: «Io non ho fallito, ho solo scoperto mille modi che non funzionano».
I predecessori di Greta non sono stati – non siamo stati, parlo della mia generazione – «ladri di sogni» ma sognatori che hanno combattuto – e in buona parte sconfitto – la malvagità degli uomini e migliorato il mondo, in una corsa a tappe tuttora in corso. Non sarà Greta a rubarci questi meriti e vediamo se i gretini saranno altrettanto capaci. Occhio, che per farlo più che manifestare serve studiare. (qui)

E per concludere, le immancabili “varie ed eventuali” (se un governo può convocare un consiglio dei ministri con solo le varie ed eventuali come ordine del giorno, non posso metterle io come aggiuntina a un post decisamente corposo?) Comincio coi dentini di Greta,
denti
con la speranza che passi di qui un dentista per dirmi se la mia impressione che siano denti da latte è giusta o sbagliata. Passo al pasto gretinico in treno:
ciboplastica
Qualcuno ha commentato che viaggiando, i cibi industriali confezionati e trasportati in contenitori di plastica non hanno alternative. Cosa sicuramente (quasi) vera per chi viaggia per lavoro, senza il quale non può mantenere la famiglia, non per chi non solo sceglie di viaggiare, ma per farlo disattende anche un preciso dovere. E concludo con due immagini a confronto.
Grant_DeVolson_Wood_-_American_Gothic
Malena-Ernman-Greta-Thunberg
(dove tra l’altro si vede quanto è racchia la mamma senza photoshop)

barbara

IMMAGINIAMO

Rito
Immaginiamo che questo adolescente si chiami Rito.
Immaginiamo che abbia un po’ di peluria sotto al naso e il mono-sopracciglio, che sia un po’ sovrappeso, che non si lavi molto ed emani perennemente odore di ascella.*
E immaginiamo adesso che Rito abbia delle piccole ossessioni, come molti adolescenti: ogni mercoledì si rifiuta di entrare a scuola per protesta, e si siede davanti al suo cancello con un cartello che rivendica un futuro più sano per l’umanità.
Immaginiamo che lui denunci lo scempio della natalità altissima che c’è in alcuni paesi sottosviluppati che, se non si riduce subito, porterà la popolazione del pianeta a 10 miliardi di persone nel 2035.
Immaginiamo che la sua protesta sia contro il nuovo schiavismo che è la regola in molti paesi asiatici come la Cina, ma che si sta importando anche qui in Europa.
Immaginiamo che la sua protesta sia anche contro la tratta di africani che sbarcano in Europa per diventare schiavi, spacciatori o prostitute.
Immaginiamo poi che Rito denunci la discriminazione e la persecuzione delle donne, che avviene legalmente nei paesi islamici perché la legge dello Stato ricalca le farneticazioni scritte nel Corano. E immaginiamo che Rito chieda che, per questa e mille altre ragioni, sia messo ufficialmente al bando l’islam e condannato come crimine contro l’umanità.
Immaginiamo poi che questo ragazzino rivendichi aria pura da respirare, rispetto della natura e dell’umanità, giustizia e uguaglianza in tutto il mondo.
Secondo voi, susciterebbe attenzione mediatica, o lo porterebbero di corsa in una casa-famiglia a Bibbiano, togliendo la potestà ai genitori per non aver fatto rispettare l’obbligo scolastico?

Fulvio Del Deo, qui

* [ma anche dopo due settimane in barca senza doccia e senza bidè, volendo…]

Impostata in modo contrario, ma esattamente sulla stessa linea, ci sarebbe anche questa cosa qui.

barbara

IL PIDDÌ, LA POVERA GRETA E IL RISCALDAMENTO GLOBALE

(come sottotitolo l’amico Myollnir suggerisce “Greta e i gretini”)

Il piddì è quella cosa che ha fatto le primarie. Le primarie sono quella cosa che è stata vinta dal signor Zingaretti. Il signor Zingaretti è quella cosa che ha dedicato la vittoria a Greta.
Greta Thunberg
E che cos’è questa Greta di cui fino all’altro ieri ignoravamo l’esistenza? No, non ditemi che il “che cos’è” è una mancanza di rispetto: è infatti perché genitori e altri loschi personaggi la stanno strumentalizzando e usando proprio come una cosa, che siamo venuti a conoscere la sua esistenza; e ciò di cui tutti parlano non è la persona Greta, bensì il fenomeno Greta, che vuole salvare il pianeta mediante lo sciopero scolastico. Ogni venerdì prima da sola con l’unico supporto dei genitori (già: i genitori…) poi sempre più in compagnia, diserta la scuola e si piazza davanti al parlamento perché “noi abbiamo fatto i nostri compiti a casa e i politici no” (se hanno, come da noi, circa 35 settimane di scuola l’anno e cinque ore di lezione al giorno, fanno 175 ore di lezione perse) e uno particolarmente maligno magari potrebbe chiedersi dove se la sia costruita tutta questa competenza climatologica ecologica eccetera eccetera. Soprattutto ti chiedi da dove sia venuta a una bambina di otto anni in cui si manifestano i sintomi dell’Asperger la certezza che la causa della sua patologia siano i cambiamenti climatici, la certezza che questi siano antropogenici, la convinzione che se i politici fanno i compiti a casa possono in quattro e quattr’otto rimettere tutto a posto. Poi se sei ancora più maligno potresti chiederti se sia proprio una coincidenza la concomitanza dell’inizio della sua “protesta” e l’uscita del libro di sua madre e della costante presenza in scena dell’agente della suddetta madre (qui qualche dettaglio).

E da noi? Eh, non crediate, anche da noi i giovani sono pienamente coscienti della gravità del problema e, pur con grande sofferenza, si sottopongono al tremendo sacrificio di rinunciare a un giorno di scuola per scendere in piazza a chiedere giustizia per l’ambiente

NOTA: il video non è più disponibile, ma nell’articolo linkato qui sopra è stato sostituito con uno ancora visibile. Non so se sia copiabile – io almeno non so come si fa- ma lo potete andare a vedere lì. Fatelo, ne vale la pena.

Due parole ora sulla questione che tanto angustia la povera Greta, anzi tre. Quella di Carlo Rubbia

Quella di Antonino Zichichi

D: Una delle grandi emergenze planetarie sulla quale lei si sta cimentando è quella del clima. In un recente articolo lei però ha invitato a fare una distinzione tra inquinamento e clima e a stare in guardia da chi teorizza una responsabilità umana come principale causa del cambiamento climatico. In cosa consistono quelle che per lei sono “eco-bufale”?
«L’errore sta nel fare confusione tra inquinamento e clima. Un conto è l’inquinamento, che significa immettere veleni nell’atmosfera, fenomeno di cui è responsabile l’uomo e che si può e si deve combattere. Altro è l’evoluzione del clima. Io sostengo che i motori che contribuiscono all’evoluzione climatologica sono tre: l’oceano globale (la superficie liquida del pianeta), la superficie solida (terra, alberi ecc.) e l’attività umana. Quest’ultima incide al massimo per il 10%. È corretto ignorare il 90% dovuto a effetti naturali, come ad esempio le macchie solari, i vulcani, i raggi cosmici? L’attività umana ha un effetto dieci volte meno importante di quelli della Natura. Ha fatto bene perciò Trump a non firmare gli accordi sul clima sottoscritti a Parigi, in quanto i modelli matematici che descrivono l’evoluzione del clima erano e sono privi di credibilità scientifica. L’evoluzione del clima è una realtà che dipende da tante variabili e non può essere descritta usando modelli matematici con un enorme numero di parametri liberi come fanno molti climatologi. Il padre di questa matematica, John von Neumann, insegna che con appena 4 parametri liberi è possibile costruire un modello matematico il quale dimostra che gli elefanti volano. Oltre ai numerosi parametri liberi i climatologi dimenticano Galilei: i loro modelli non hanno alcuna conferma sperimentale. Il padre della Scienza moderna insegna che la matematica da sola non è lo strumento con cui possiamo dimostrare di avere torto o ragione».

E quella di questo grafico
allarme clima
Aggiungo un invito a leggere questo post di Davide Romano di quattordici anni fa, relativo al Protocollo di Kyoto che i buoni hanno firmato e i cattivissimi no, La sinistra alleanza tra ecologisti ideologici e terzomondisti usa lo Tsunami e qualche considerazione su quei poveri bambini che a sei anni impartiscono lezioni di comportamento climaticamente corretto.

E concludo con il micidiale Andrea Marcenaro.

Cosa dire a chi ve li scassa
Può essere Cacciari, o tua cognata, può essere Spalletti, o Freccero, o Settis, oppure uno a caso della Juve, o Carlo Verdelli, ma può essere Goffredo Bettini, o quello che ti racconta quando conobbe l’avvocato Agnelli, o chi scegliete voi. A chi vi scassa i maroni, all’unica condizione che deve scassarveli veramente, voi dite così: “Guarda che ti faccio passare un pomeriggio con la piccola Greta Thunberg”.

No vabbè basta, abbiamo scherzato, adesso parliamo seriamente. Anche se noi boccaloni ci siamo bevuti tutte queste scemenze, il vero manovratore occulto qualcuno, infinitamente più sveglio di noi, l’ha sgamato.
Greta-Rotschild
barbara

POI I PILOTI ISRAELIANI (11/1)

hanno attuato quello che in tutto il mondo viene ormai chiamato uno “sciopero all’italiana”, cioè non proclamano lo stato di sciopero ma, al momento di imbarcarsi, si ammalano. Tutti. L’aereo era lì, davanti al nostro naso, ma non c’erano piloti da poterlo portare in Italia. Il volo era previsto per le 18:20; all’arrivo al gate era segnato per le 18:55, poi è passato alle 20:30, poi alle 22:30… Tutti espedienti per tenere tranquilla la gente, per far credere che ci fosse un programma, delle notizie, e invece non c’era niente. Alla fine si è saputo che si erano finalmente trovati dei piloti, e che verso le undici e mezza saremmo partiti. Con un problema: Malpensa, come tutti gli aeroporti vicini a centri abitati, di notte sospende ogni attività, e quindi non si sapeva dove si sarebbe atterrati. Poi, dopo frenetici giri di telefonate fra tutte le autorità competenti, Malpensa ha eccezionalmente accettato di farci atterrare. Alle undici e un quarto siamo partiti e alle due siamo atterrati.
Era stato stabilito che io e Antonella avremmo dormito da Eyal, per poi la mattina dopo prendere il treno per le rispettive destinazioni, quindi, usciti dall’aeroporto, prendiamo la navetta che collega Malpensa 1 e Malpensa 2 per andare a prendere la sua macchina, al parcheggio per i dipendenti dell’aeroporto. La navetta rimane in funzione tutta la notte, anche se con orari più diradati, e quindi dopo mezz’ora di attesa la prendiamo e andiamo fino al parcheggio. Eyal sale, inserisce la chiave, la gira, e non succede niente: batteria scarica. I cavetti non ci sono: c’erano ma sono stati trasferiti su un’altra macchina. Ci mettiamo a fermare tutte le auto che passano (sono le tre e trequarti di notte) ma nessuno li ha – cosa per me incomprensibile: io nelle mie auto li ho sempre avuti – sta di fatto che lì non li ha nessuno. Alla fine ci rassegniamo a tornare all’aeroporto e ci dirigiamo alla fermata della navetta, non senza continuare a provare a fermare le auto di passaggio. Capita anche un’auto della polizia ma, incredibilmente, non li hanno neanche loro. Alla fine arriva, se non proprio un colpo di culo, almeno un colpettino di culino: arriva un ingegnere meccanico spagnolo che lavora sui motori degli aerei; i cavi non li ha neanche lui, ma inverte la marcia, ci carica su e ci riporta lui all’aeroporto. Qui, mentre io e Antonella aspettiamo sedute su una panchina, Eyal va ai taxi e ne trova uno che ha i cavi e che, dietro consistente compenso, lo porta al parcheggio e gli fa fare ponte. Eyal arriva con la macchina finalmente resuscitata, carichiamo i bagagli e si parte.
Il serbatoio è quasi vuoto, ma non si arrischia a fermarsi prima di essere sicuro che la batteria sia sufficientemente ricaricata da poter reggere una rimessa in moto. Alla fine, dopo qualche decina di chilometri, il carburante è ormai agli sgoccioli; quindi si ferma alla prima stazione di servizio, fa il pieno, paga, risale, gira la chiave, l’accensione fa cla e la batteria entra definitivamente in coma – e sono le quattro e mezza di mattina. Chiede al gestore della stazione di servizio se ha cavetti e quello dice sì, quanti ne vuole basta solo che li compri. Dice, ma se io li compro, voi mi fate fare ponte? Lui dice che non può perché ha la batteria nascosta, il dipendente dice che non ha la macchina (è noto che i dintorni delle autostrade sono pieni di abitazioni per quelli che ci lavorano, in modo che possano andare al lavoro a piedi), e ricomincia il rosario di auto fermate, pronti a comprare i cavetti se si trova qualcuno che non li ha ma è disposto a fermarsi un momento a fare ponte. Alla fine uno si trova, Eyal corre a comprare i cavetti, quello posiziona la macchina ma, nonostante abbia una 2300 non riesce a far mettere in moto la nostra neanche con l’acceleratore a tavoletta. La salvezza arriva infine da un furgone, e col suo motore più potente di quelli delle auto, finalmente si riesce a ripartire.
Alle sei e un quarto, arrivati finalmente a casa, sono salita in mansarda, dove dormono anche i bambini, mi sono spogliata, mi sono infilata sotto le coperte e mi sono addormentata di schianto. Non ho sentito, io che mi sveglio se qualcuno respira a cento metri da me, la loro mamma salita un’ora dopo a svegliarli, non ho sentito loro alzarsi, non ho sentito niente di niente: ho dormito come un sasso fino alle nove e tre quarti, quando la vescica mi ha cortesemente suggerito di alzarmi un momentino.

Poi magari, dovesse per caso passare di qui qualche avvocato, piacerebbe sapere se con cinque ore di ritardo dovuto non a cause naturali o a problemi tecnici, bensì a una scelta, si abbia diritto a qualche risarcimento. So che il rimborso del biglietto è previsto per ritardi sopra le otto ore, ma anche un ritardo di cinque determina conseguenze non da poco.

barbara