SCUOLE CHIUSE: VOLETE SAPERE PERCHÉ?

Hanno chiuso le scuole senza motivo

Abbiamo chiuso le scuole senza dimostrare che erano un pericolo, affidandoci agli scienziati in tv più che alla scienza. Il primo e unico studio in Italia, su 7 milioni di studenti, dice che bambini e ragazzi, tra i banchi, non hanno alcun rischio di trasmettere né di contrarre il virus. Le scuole, sono sicure, non sono focolai.

Adesso che stanno partendo le proteste di genitori in molte città, tutti corrono a fare gli “gnorri” dicendo che la riapertura delle scuole «non dipende da me». Lo ha fatto ad esempio il governatore emiliano Stefano Bonaccini: «Non decido io la riapertura». Eppure, era lo stesso che non più tardi di 15 giorni fa ha avviato un’escalation di tamponi nel mondo scolastico per dare la caccia agli untori.

Così anche il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso che – interpellato dalla Bussola – ha detto che non dipende dal suo ministero la chiusura e che «i dati dello studio pubblicato dal Corriere della Sera confermano come il mondo della scuola non rappresenti un contesto che favorisce più di altri la diffusione del contagio». Eppure, una settimana fa, Sasso diceva che «oggi le scuole non sono luoghi sicuri» salvo poi dire adesso che «ci sono però esperti che la pensano diversamente e la cui opinione, altrettanto rispettabile, contribuisce alla formazione delle decisioni del Comitato tecnico-scientifico e del Ministero della Salute, a cui ci si deve inevitabilmente adeguare».

SCIENZIATI O SCIENZA?

Ecco svelato l’arcano: il governo, più che i dati scientifici, ascolta le opinioni dei virologi da salotto che con le loro affermazioni perentorie orientano le decisioni, anche le più dannose, ma non sono suffragate da alcun riscontro epidemiologico. Virologi sotto i riflettori contro studi scientifici.

Lo studio italiano è stato annunciato ieri dal Corriere della Sera dall’epidemiologa Sonia Gandini che, qualche giorno prima, era stata intervistata dall’Agensir. Si tratta dell’unico lavoro italiano effettuato su un campione vastissimo di 7 milioni di studenti e 770 mila insegnanti.

SCUOLE SICURE

E dice cose molto importanti. Nell’ordine: non c’è alcuna correlazione tra la diffusione dei contagi e la scuola in presenza. I ricercatori hanno incrociato i dati di Miur, delle Ats e Asl locali e della Protezione civile fino a coprire il 97% degli studenti.

Inoltre, tra tamponi e ragazzi positivi c’è un rapporto dell’1%. Lo studio sfata anche un’altra leggenda nera: quella secondo la quale i giovani sono untori, che contagiano i nonni: è falso, contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti. Certo, gli insegnanti possono contagiarsi tra di loro, ma questo può avvenire in qualunque ambiente di lavoro, senza per questo che venga chiuso. 

Il dato però più significativo è epidemiologico: quando a settembre sono state riaperte le scuole, fino a dicembre non si è assistito ad un aumento della curva pandemica dato che gli aumenti si notano per la classe di età tra i 20 e i 59 anni. Insomma: lo studio scagiona completamente gli studenti e dovrebbe far riflettere il governo.

DOVE LE SCUOLE SONO APERTE

Al telefono con la Bussola, l’esperta in biostatistica, Gandini, ha detto di non poter aggiungere più di quello che ha già detto perché lo studio è in fase di pubblicazione presso un’importante rivista scientifica, ma ha chiarito che è stato mandato sia al Ministero della Salute che al Cts.

Ha anche aggiunto che in Europa i ragazzi non vengono considerati degli untori e per questo le scuole sono aperte. Merito dei numerosi studi clinici effettuati da centri di ricerca statali o privati, i quali hanno dato tutti lo stesso responso: la scuola è il luogo più sicuro e non deve essere chiusa. La Gandini, che sostiene i movimenti spontanei di genitori che stanno chiedendo con insistenza la riapertura delle scuole in presenza (l’ultima manifestazione domenica a Milano), questo lo afferma da tempo e sulla sua bacheca di Facebook pubblica spesso studi che mostrano come i ragazzi non siano in pericolo a scuola. Uno studio americano dimostra che a scuola i contagi sono rari e gli studenti rispettano le indicazioni di sicurezza che vengono stabilite. Su 8.955 campioni di saliva sono stati trovati positivi solo lo 0,18%.

Oppure due studi sempre negli Stati Uniti che hanno indagato se la possibilità di mantenere la distanza fisica nelle scuole fosse associata ai contagi. «Nel primo – spiega la Gandini sulla pagina Fb – gli autori hanno offerto il tampone a 1.041 contatti scolastici di 51 pazienti in 20 scuole elementari nella Contea di Salt Lake, Utah. Lo studio è stato condotto tra dicembre 2020 e gennaio 2021 in una comunità con alta trasmissione, ma nonostante questo è stata osservata una bassa trasmissione associata alla scuola con un tasso di attacco secondario dello 0,7%». 

E ancora: uno studio di coorte che presenta i dati di 55 scuole e più di 2500 bambini è stato pubblicato recentemente sul BMJ. Nell’autunno 2020, la Svizzera ha registrato uno dei più alti tassi di incidenza di infezioni da SARS-CoV-2 in Europa. Tuttavia, le scuole sono rimaste aperte dall’inizio dell’anno scolastico. Ebbene: meno della metà delle classi ha avuto almeno un bambino sieropositivo e i cluster di tre o più bambini sieropositivi in ​​classe sono stati rari e generalmente causati da infezioni non correlate tra loro. 

«I BAMBINI NON SONO UNTORI»

Un recente studio americano, pubblicato dall’autorevole rivista Pediatrics, mostra risultati molto simili e così una ricerca pubblicata su The Lancet che smonta la nota teoria dei bambini super-spreader. Si tratta di uno studio di sieroprevalenza condotto in Francia durante il lockdown della prima ondata che ha mostrato che le misure sono state efficaci e che l’esposizione a bambini con infezione da SARS-CoV-2 non ha comportato un aumento del rischio di infezione tra il personale dell’asilo nido. 

IN ITALIA SI ASCOLTA IL VIROLOGO

E in Italia? Pochissimo, quasi nulla. E quel poco che c’è non viene considerato. Come lo studio condotto in Sicilia dall’Ufficio Scolastico Regionale che ha mostrato come a marzo 2021 ci sia stata una diminuzione dei casi positivi nelle scuole rispetto alle precedenti rilevazioni del 2020. «Considerando le scuole di infanzia – commenta – e I ciclo nell’intero periodo di osservazione, dal 19 novembre 2020 a oggi, il trend dell’incidenza degli alunni positivi al COVID-19 si conferma in diminuzione». 

Insomma, i dati scientifici ci sono, invece il Governo quando ha deciso di chiudere le scuole non ha fornito nessuno studio epidemiologico se non l’unico criterio dei 250 positivi ogni 100.000 abitanti, numero assolutamente facile da raggiungere se, come si è fatto, si aumentano i tamponi.

Chiudere è stato semplice. È bastato contagiarsi a vicenda tra virologi e politici. Solo a titolo esemplificativo:

Antonella Viola, immunologa e professoressa di Patologia generale all’Università di Padova, in un’intervista al Corriere della Sera dichiarava a inizio marzo che «l’ideale sarebbe chiudere anche le scuole perché la scuola è un luogo a rischio, è impossibile tenere i bambini sempre a distanza con la mascherina ben indossata e le classi sono troppo numerose». Chi frequenta il mondo della scuola sa che le cose non stanno così, ma certe affermazioni sono diventate virali, senza alcun riscontro epidemiologico, secondo un sentimento ideale.

Lo stesso vale per il re dei virologi in tv, il professore Massimo Galli: «Nelle scuole ci sono bambini e ragazzi concentrati per diverse ore al giorno in una situazione di necessaria vicinanza che finisce per determinare la diffusione dell’infezione, che negli esercizi commerciali può essere gestita diversamente, credo». Dati scientifici a supporto? Nessuno, soltanto un “credo” che deve essere preso per buono come un ipse dixitIdem per Ilaria Capua

Dai virologi ai politici, il passo è breve. Così Nino Spirlì, governatore della Calabria: «Non voglio aspettare che si ammalino i bambini prima di dover chiudere queste scuole». Evidenze cliniche a supporto? Nessuna, solo paura irrazionale. E sulla stessa lunghezza d’onda Luca Zaia, governatore veneto, anche lui con un opinabile “credo”: «Molte delle Regioni che oggi sono in difficoltà hanno aperto le scuole quasi un mese prima di noi. Guardiamo i dati epidemiologici: credo che la correlazione con le scuole ci sia fino in fondo. Non lo dico io, ma la letteratura scientifica». Quale letteratura scientifica, dato che in Italia non è stato prodotto ancora nulla? Ma intanto il virus della paura si è sparso. Chiudere è stato semplice e dannoso, soprattutto per gli studenti.
di Andrea Zambrano, qui.

Che la chiusura delle scuole incidesse sulla diffusione del contagio per una percentuale molto prossima allo zero, era già stato documentato qui e qui. L’impatto psicologico e fisico della cancellazione dei contatti umani, ci vorranno sicuramente molti anni per calcolarli.

barbara

HO VISTO COSE CHE VOI UMANI

La caccia ai runner solitari, con elicotteri droni e pattuglie a terra. Al tizio che prende il sole sulla spiaggia deserta. Al vogatore. Al sub immerso a 300 metri dalla costa che quando riemerge si ritrova davanti i carabinieri che lo aspettano per multarlo. Credevate che con questo si fosse toccato il fondo? Beh, vi sbagliavate. E di grosso.

Covid, i carabinieri piombano a scuola

Ormai stiamo raschiando il fondo del barile pandemico. Ieri, a Casto, nel Bresciano, è successo l’incredibile. Sapete tutti che in quella provincia è emergenza variante inglese. Sono state adottate rigide misure di contenimento – e non vogliamo certo affermare che bisogni infischiarsene dell’epidemia, piuttosto che intervenire tempestivamente per limitare i danni. Ma certe manifestazioni, più che un mezzo di profilassi, sono l’anticamera della dissoluzione psicosociale.
Ebbene: in una scuola media del paesino, che doveva essere chiusa perché l’area è in zona arancione rafforzata, si sono addirittura precipitati i carabinieri. Sapete qual era il gravissimo illecito in atto? Nell’edificio c’era una quindicina di studenti, inclusi alcuni disabili. Evidentemente, ragazzi che le loro famiglie, fatte da genitori che non stanno a girarsi i pollici tutto il giorno, ma sono costretti a lavorare, non saprebbero come accudire. E allora, che si fa? L’unica cosa possibile per chi non ha il triplo stipendio da devolvere a baby sitter e assistenti domestiche, come l’alta borghesia delle metropoli: li si manda a scuola. Che nel caso dei giovani affetti da disabilità, non è solo un luogo di apprendimento, ma letteralmente di cura e assistenza.
E invece l’Italia, ormai, è la patria della didattica a distanza. È l’unico Paese d’Europa in cui, da un anno, i nostri figli trascorrono più tempo a casa che in classe. Così è stato anche oggi: i carabinieri hanno prelevato dieci di loro e li hanno rispediti dai genitori. Segnalati addirittura al tribunale dei minori, per omessa sorveglianza. Cos’altro ci aspetta? Le teste di cuoio in università?
Nicola Porro, 3 marzo 2021, qui.

Sì, abbiamo capito bene: mandare i figli a scuola è reato. Mandarli a scuola perché a casa, causa lavoro dei genitori, non c’è nessuno che se ne possa occupare, è reato con l’aggravante dell’abbandono di minore. E qui mancano non solo le parole per commentare, ma anche le parolacce per imprecare. Quanto ai carabinieri, direi che le possibilità sono due: o stavano obbedendo a un ordine, e allora sono cretini (credo che a Norimberga sia stato stabilito una volta per tutte che obbedire a un ordine non è mai una giustificazione, se l’ordine è criminale), o stavano usando quel milligrammo di potere che la divisa conferisce loro per sentirsi potenti, e allora sono criminali. Tertium non datur.

barbara

ESEMPI

Esempio di attaccamento al dovere

Esempio di rispetto delle regole

Esempio di democrazia

Esempio di divisione dei poteri

Esempio di oculatezza

qui

Esempio di scientificità

Esempio di lungimiranza

Idem per la sinistra, naturalmente

Esempio di lucidità mentale

“L’ho spiegato ieri in tv… Collegatevi!”
“spiegato ieri in tv… Collegatevi!”
“ieri in tv… Collegatevi!”
“ieri… Collegatevi!”
“ieri” (rubato qui)

Altro esempio di lucidità mentale

ed è da un anno che gli stiamo permettendo il giochino

Esempio di pubblicità ingannevole

Esempio di fallocefalite acuta

Esempio di discorso presidenziale sincero (che nessun presidente oserà mai fare)

“Le parole per dirlo”, potremmo intitolarlo

Esempio di competenza grammaticale

Ed esempio di competenza politico-lessicale.

Una volta c’era anche qualcuno capace di ragionare

peccato che se ne sia andato da quasi un quarto di secolo.

barbara

VAFFANCULO

Perché, come dice il saggio proverbio, chi manda affanculo il primo dell’anno manda affanculo tutto l’anno (sì lo so, la mezzanotte è passata e siamo già al 2, ma siccome è il primo post dell’anno, vale uguale). E siccome quest’anno che sta cominciando sarà molto peggiore del precedente, anche se questo comunicato delle 8 di sera del 31 dicembre 2020 tenta di smorzare i toni e ridimensionare la cosa

e di cose e persone da mandare affanculo che ne saranno fin sopra i capelli, sarà bene che ci facciamo trovare in forma e ben allenati. E dunque cominciamo.

Vaffanculo al governo, che a fronte di una situazione stabile e sostanzialmente tranquilla ha messo in atto un gigantesco sequestro di persona per paura che cenone di Natale e affini potessero far aumentare i contagi.

01 GENNAIO 2021 

Sono 22.211 i nuovi casi di coronavirus registrati oggi in Italia (contro i 23.477 di ieri su 186.004 tamponi). Le vittime sono 462, in calo rispetto a ieri quando erano state 555. Continua a salire il tasso di positività, che si attesta al 14,1% rispetto al 12,6% di ieri. (la Repubblica)

E non venitemi a dire che non sappiamo come sarebbero stati i contagi col cenone di Natale con tre invitati al posto di due, o mando affanculo anche voi.

Vaffanculo al governo 2.

E vaffanculo anche a Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione presso il ministero della salute (che una volta si chiamava Sanità e faceva funzionare la sanità, mentre adesso si chiama salute e si preoccupa appunto della nostra salute, sequestrandoci in casa, vietandoci di mostrare la faccia, di abbracciare gli amici, di invitare a cena genitori suoceri fratelli cognati, decidendo quali malattie si debbano curare e per quali altri lasciar crepare i malati come cani).

Vaffanculo alle veterinarie che si spacciano per virologhe, come se di virologi del cazzo che sproloquiano sui mass media non ne avessimo già più che a sufficienza.

Ilaria Capua

globalist 27 dicembre 2020

Sulle pagine del Corriere della sera, la virologa [virologa di sto cazzo] Ilaria Capua parla di K, il fattore di dispersione virale. Non tutti infatti diffondono il covid allo stesso modo: “Come amplificatori del fenomeno pandemico non siamo tutti uguali. Alcuni di noi, a causa della convergenza di più fattori, riescono a sviluppare proprio ‘l’effetto elicottero’”. 
Si chiamano i super-spreader: individui spesso asintomatici (almeno durante l’evento del contagio) che sono avvolti da una nuvola di virus a concentrazioni altissime che con l’aiuto di alcuni accorgimenti può essere trasformata anche in migliaia di contagi. [trasformata in migliaia di contagi – una sola persona ne contagia cinquemila?!?! – con l’aiuto di alcuni accorgimenti?!?! Cioè se imparo a fare la esse balorda o qualche pronuncia dialettale (in quello sono bravissima, ne so fare un sacco) mi basta chiedere scusi per piazza Garibaldi vado bene per infettare cinquemila persone? Figo! Adesso comincio subito a esercitarmi!]
La virologa si domanda se determinati modi di parlare – come le inflessioni dialettali – possano favorire la diffusione del virus.
Allo stesso modo mi incuriosisco su alcuni difetti di pronuncia — come il sigmatismo, meglio noto come zeppola — forse possano creare un volume di goccioline maggiore a quello [“maggiore a”? Per non parlare della sintassi] che emetterebbe chi non l’ha o ha l’erre moscia. Insomma la K della pandemia del 2020 ci ricorda che ognuno di noi è individuo, unico, irripetibile e speciale. Pur sempre parte di una comunità, però. (qui) [se qualcuno volesse cortesemente fornire la parafrasi dell’ultima parte, in modo da permettere di capire anche a noi illetterati…]

Ma secondo me quella ha smesso di fare la veterinaria perché le bestie appena vedevano la sua faccia si mettevano paura e scappavano

Vaffanculo ai buonisti accoglionisti del cazzo.

Agitu Gudeta, donna straordinaria sopravvissuta al razzismo, uccisa dalla violenza sessista

di Elena Tebano
@elenatebano  [a prima vista avevo letto talebano. Poi ho letto l’articolo e ho visto che avevo letto giusto]

Agitu Ideo Gudeta era una donna straordinaria: aveva lottato in Etiopia per difendere i pastori poveri e il loro diritto alla terra sottratta dai latifondisti. Poi, quando era diventato troppo rischioso, era tornata in Italia, a Trento, dove aveva studiato sociologia, e sulle «nostre» montagne aveva salvato, lei che era straniera e l’Italia l’aveva scelta, una tradizione che rischiava di estinguersi, allevando le capre autoctone nella Valle dei Mocheni. Aveva questo dono: far vedere anche a noi i tesori che avevamo dimenticato di avere.
Per riuscirci aveva dovuto combattere col razzismo di chi le rimproverava di non essere «di qui», «troppo» nera e forse e soprattutto, troppo brava e intelligente. Circa due anni fa, Agitu aveva ricevuto minacce e subito una aggressione con insulti razzisti dall’uomo che abitava la baita vicino alla sua abitazione [aggressione fisica o aggressione verbale? Le aggressioni verbali sono orrende, ma fra le due qualche differenza io la vedo]. Lo scorso gennaio, l’autore della violenza, che si era scagliato anche contro il casaro del Mali che aiutava Agitu, era stato condannato a 9 mesi per lesioni dal Tribunale di Trento. Agitu era andata avanti. L’imprenditrice esule [pliz, prendere un vocabolario e studiare il significato di “esule” e di “immigrato”: se esistono due parole, significa che esistono due significati diversi], 42 anni, era diventata anche un simbolo, dell’ostinazione e della forza che riescono a tirar fuori il meglio dall’incontro di mondi diversi, ma non poi così lontani.
Anche per questo fa ancora più male che sia stata uccisa. Sfuggita alla violenza di classe, era riuscita a tenere a bada il razzismo, ma è stata vittima di un altro “ismo”, quello della violenza sessista, compiuta da un uomo che come lei veniva dall’Africa: il pastore ghanese Adams Suleimani, 32 anni. L’uomo dice di aver agito per soldi, ma dopo averla colpita ha compiuto un gesto osceno su di lei: uno spregio di carattere sessuale. [la signora sembra avere qualche difficoltà a distinguere fra uno stupro e un gesto osceno. Non sarà per caso che quando un bianco fa un gesto osceno la signora lo chiama stupro, così giusto per gradire e mostrare che lei non è razzista?] Nella violenza c’è stato dunque anche un elemento di sopraffazione di genere: è un femminicidio in piena regola. A dimostrazione del fatto che le donne, anche quelle straordinarie, devono lottare costantemente contro forme di violenza molteplici e costanti, che spesso si intersecano. Oggi è un giorno triste. L’unica cosa che riesco a pensare è che dobbiamo impegnarci ogni giorno di più contro quegli “ismi” che hanno spezzato una vita così bella e feconda. (qui)

Sopravvissuta al razzismo e uccisa dal sessismo: gli insulti razzisti del bianco e l’assassinio e lo stupro sulla moribonda del negro esattamente identici. E aggiungo quest’altro commento:

Flavio Gastaldi

Grazie, ex collega 

Miele

Il Suo contributo è decisivo. Leggo “per questo fa ancora più male che sia stata uccisa” punto. Manca il complemento d’agente. Che strano. Si legge lo scoramento dovuto al fatto che non l’abbia ammazzata E POI VIOLENTATA l’indigeno trentino, che avrebbe ricoperto il ruolo alla perfezione, essendosi già “scagliato” (?) contro il casaro del Mali. Quindi, non potendosi gridare al razzismo in quanto l’indigeno trentino non c’entra, si ricorre al sessismo.

Vaffanculo ai talebani del terrorismo sanitario.

Fonte: Ragione Critica

12 ANNI SOSPESA DA SCUOLA PER “ECCESSO DI AFFETTUOSITA”

Ecco i risultati del lavaggio del cervello che avviene dentro i Gulag 2.0, cioè dentro le scuole al tempo del corona.
Una bambina di 12 anni, spontanea e molto affettuosa all’uscita da scuola ha avuto l’istinto di abbracciare una sua compagna, che per questo gesto si è messa ad urlare!
In un primo momento pensava di averla stretta troppo e di averle fatto del male, la tristissima realtà è che la sua amichetta gridava per la violazione delle norme anti-Covid.
Avete capito dove sta il problema? Se una ragazzina di 12 anni urla a squarcia gola perché viene semplicemente abbracciata da una compagna è il segnale inequivocabile che abbiamo intrapreso la strada verso la distruzione dell’infanzia. E voi genitori ne siete i responsabili perché state avallando un sistema educativo in metastasi che sforna piccoli mostri asociali e complessati. Piccole creature che diventeranno adulti corrotti e manipolabili: cioè sudditi perfetti del regime.
L’epilogo di questa storia è ancora più triste perché la bambina rea di “eccesso di affettuosità” è stata portata in presidenza e dopo due giorni sospesa da scuola! Ebbene sì, una volta si sospendevano i bambini per cose serie e gravi, ora perché amano e abbracciano gli altri.
Se è questa la scuola che voi genitori volete per i vostri figli, allora è giusto e sacrosanto che paghiate un conto salatissimo…
Marcello Pamio (qui)

La ragazza dell’estetista, che ha una bambina di due anni, mi ha detto che quest’anno non la manda al nido: “Educatrici senza viso, in mezzo a bambini che non può abbracciare, che non può toccare, che non può avvicinare, non può toccare i loro giocattoli e loro non possono toccare i suoi, ossia non possono giocare, che razza di socialità può sviluppare in queste condizioni? E che razza di vita è?” Entrambe le nonne si sono trovate d’accordo e si sono dette la disponibili a tenerla a turno.

Vaffanculo UE 1

Maria Giovanna Maglie

BUONGIORNO SCAMPOLI DI VERITÀ SUI VACCINI CHE LA PROPAGANDA DI GOVERNO NASCONDE

Avete visto le immagini della propaganda natalizia? Un camioncino col numero più basso di vaccini del mondo riservato all’Italia, mostrato trionfalmente all’arrivo dalla TV di regime? I produttori Pfizer e Moderna avevano offerto alla Commissione Europea 800 milioni di dosi. Bruxelles ha fatto la scelta protezionista del cavolo, ordinando 300 milioni di dosi alla francese Sanofi e solo 200 milioni a Pfizer e 80 milioni a Moderna .
Siccome il diavolo è sempre distratto, Sanofi ha sbagliato il vaccino , consegnerà solo nel secondo trimestre 2022, e noi da questo ritardo dipenderemo, rischiando di avere tutto il 2021 in compagnia del Covid.
Contenti di stare nella gloriosa Unione Europea? Mentre meditate, sappiate anche che resta la speranza che i cattivi inglesi, quelli della variante sulla quale il governo italiano ha fatto terrorismo sotto Natale lasciando i nostri connazionali negli aeroporti inglesi abbandonati, tirino fuori rapidamente il vaccino dell’Anglosvedese Astrazeneca. Che cos’è? Un farmaco immunitario che protegge dal virus e che potrebbe essere disponibile fra 4 mesi.
Ma il governo italiano starà sicuramente agli ordini dell’Unione Europea ancora una volta. E ancora una volta per sperare di salvarci la vita e salvare la nazione, la prima cosa da fare e’ liberarsi di questo governo. Buona domenica a tutti

E vaffanculo UE 2.

Vaffanculo signor Mattarella.

Paolo Dealberti

Stefano Zangrillo

31.12.2020

Buon Anno Presidente,
grazie per aver tenuto coesa l’unità Nazionale regalandoci il Governo PD – 5Stelle– Renzi, forze politiche che hanno tutta la fiducia del popolo italiano, forze politiche unite e mai litigiose che nell’interesse del paese dimostrano tutti i giorni l’attaccamento alle sorti della Patria e non alla poltrona.
Grazie per aver vigilato sulla gestione della pandemia, sui soldi spesi per le mascherine, gli ospedali, i banchi a rotelle, i monopattini, i trasporti, i ristori ai commercianti e alle partite IVA, la cassa integrazione.
Grazie per il continuo vigilare sui soldi del Recovery Plan con cui ci indebiteremo fino al 2050 e che con cui finalmente investiremo 18miliardi sulla parità di genere e l’integrazione.
Mi scordavo: IMPORTANTE, un caloroso grazie per il lavoro della magistratura, una giustizia libera e giusta, seria, corretta ed efficiente che abbiamo in Italia, di cui Lei è il capo supremo.
Ah, poi le mogli dei marinai sequestrati in Libia da un gen. Capotribù,  ringraziano per il TUO TEMPESTIVOE DECISIVO INTERVENTO PER LA LORO LIBERAZIONE.
Grazie Presidente per tutto quello che non ha fatto, (Che ci sia stato o no, è stata la stessa cosa. Il nulla)
Buon Anno.

Vaffanculo Tunisia, vaffanculo islam. (Sì, la canzone fa cagare – e infatti non ve la metto – ma ovviamente non è questo il punto)

Vaffanculo misera italietta, ridotta ormai a un lecca-lecca a cui tutti quelli che passano si sentono in diritto di dare una leccatina, e ormai non sta rimanendo altro che il bastoncino. E d’altra parte il linguaggio del corpo è già sufficiente a dire tutto

Vaffanculo Onu

Eccetera. E ora concediamoci almeno un mezzo sorriso con questa

barbara

ED È ARRIVATA L’EPOCA DEI TRE PAPI

Il Natale del Conte-fice

Papa Conte I ha inviato un messaggio ai fedeli italiani sul Natale: «Considereremo la curva epidemiologica
che avremo a dicembre, ma il Natale non lo dobbiamo identificare solo con lo shopping, fare regali e dare un impulso all’economia. Natale, a prescindere dalla fede religiosa, è senz’altro anche un momento di raccoglimento spirituale». Poi ha aggiunto: «Il raccoglimento spirituale, farlo con tante persone non viene bene». Sua Contità ha espresso questo suo monito in occasione di “Futura: lavoro, ambiente, innovazione”, la tre giorni della Cgil.

Qualche riflessione. La prima. A Conte sta ormai stretto il ruolo di premier e punta al pontificato. L’onnipotenza manifestata in questi mesi di Covid da parte del governo a danno della vita dei cittadini non poteva che portarlo a varcare la soglia che divide gli affari temporali con quelli spirituali. In effetti ormai al di là delle Mura Leonine si fanno discorsi che potrebbero articolare benissimo dei capi di Stato laici e quindi, si sarà domandato il nostro premier, perché io, a rovescio, non posso pontificare?

La decenza è finita in lockdown anche lei. Davvero ormai possiamo parlare di religione di Stato con un presidente del Consiglio che somministra fervorini sul Natale e si sente in dovere di ammaestrare i fedeli cittadini su tematiche spirituali. Se c’è una laicizzazione e secolarizzazione della Chiesa a rovescio stiamo assistendo ad una spiritualizzazione e clericalizzazione dello Stato, anche perché il munus docendi è di recente un po’ vacante e quindi, forse, Conte ha pensato bene che poteva supplire egregiamente ad interim. Tra poco i Dpcm cambieranno nome e prenderanno quello di esortazioni apostoliche governative.

In secondo luogo il divorziato Conte non ci ha pensato due volte in primavera a chiudere le Chiese, ma ora, inaspettato, riemerge in lui un afflato spirituale potente che lo spinge a difendere il vero spirito del Natale dal montante consumismo. Lasciamo perdere i regali che ci distraggono dall’estatica contemplazione del Bambinello, ci suggerisce il Contefice. Oppure l’intento è un altro? Ahinoi è proprio un altro. È da Malox plus constatare che Conte usi strumentalmente la religione e il senso religioso per costringere gli italiani a celebrare il Natale in solitudine e per prepararli all’idea che vieterà loro di trovarsi con cugini, zii e nonni. È solo un evidente pretesto quello del richiamo ai valori spirituali, un irritabile trucchetto per far digerire la pillola amara: niente cenoni. Questo il regalo del governo per noi italiani avvolto nella carta di fasulla spiritualità di Stato.

In terzo luogo il Contefice offre indicazioni pastorali curiose. Il premier ci ricorda che il Natale non è solo fare regali – vaga avvertenza sul fatto che i negozi rimarranno chiusi anche a Natale? – bensì è anche «un momento di raccoglimento spirituale». Se è un momento spirituale è bene viverlo da soli. E dove sta scritto? Nel Vangelo all’opposto c’è scritto che davanti alla grotta si radunarono dei pastori a cui si aggiunsero molti angeli (cfr. Mt 2, 13) e infine i Re Magi. Un vero e proprio assembramento non autorizzato. Non si comprende davvero perché laddove c’è un momento spirituale, questo di necessità debba essere vissuto in splendida solitudine. Anche la celebrazione del matrimonio è un momento spirituale ma non per questo non si invitano parenti e amici per far festa. Papa Conte I ribadirebbe che così non dovrebbe essere e infatti ha limitato anche il numero di invitati ai matrimoni. Non c’è che dire: assai coerente.

In breve, il prossimo Natale sarà a numero chiuso. (qui)

Ho poi trovato questo video, che vuole essere uno “spiritoso” incoraggiamento a chiuderci in casa

con questo commento:

Alfredo Valente

Ogni volta che vi definite reclusi date una mano ai sovranisti e negazionisti del COVID19. Impariamo ad utilizzare il termine appropriato. Il recluso è colui che sta in carcere perché ha commesso un reato gravissimo…e non è il nostro caso.

Verissimo, non è il nostro caso: noi non abbiamo commesso alcun reato, quindi non siamo reclusi, siamo prigionieri di guerra. O, se preferite, sequestrati, come quelli delle Brigate Rosse o dell’anonima sequestri. Sempre comunque tenendo presente che esistono anche reclusi che stanno in carcere innocenti, o per errore giudiziario o perché si trovano a vivere in una dittatura in cui l’arbitrio regna sovrano. Interessante poi il motivo per cui non dobbiamo definirci reclusi: non perché sia lessicalmente sbagliato, non perché sia utile e quindi dobbiamo farlo con gioia e di propria spontanea volontà, no: è solo perché facendolo daremmo una mano ai sovranisti, incarnazione del male assoluto. Quanto poi a quell’infame “negazionisti”, ogni volta che qualcuno lo pronuncia invano dovrebbe ricevere novantacinque randellate sulle gengive: trenta perché la parola negazionista ha un suo ambito specifico; trenta perché nessuno si sogna di negare l’esistenza del virus e dell’epidemia, ma semplicemente si mette in discussione, con fondate ragioni, l’opportunità e l’utilità di queste misure prese cinofallicamente, e in più autocontraddicentisi: ci si avverte che gli effetti delle misure si vedranno dopo due settimane – evidentemente per evitare che qualcuno dopo tre giorni dica vedi, la curva non cala quindi non serve a niente – e dopo tre giorni viene imposta una nuova limitazione perché il provvedimento precedente non è stato sufficiente a far calare la curva (e chiudendo, oltretutto, tutti quegli spazi come teatri piscine palestre ristoranti, in cui in quattro mesi non si era registrato un solo contagio, la vedo dura far migliorare la situazione); trenta perché, anche a voler usare il termine fuori contesto, negazionista è chi nega una realtà documentata e inconfutabile: il genocidio ebraico, il genocidio armeno, il virus HIV come causa dell’AIDS. Chi mette in discussione le misure prese nei confronti del covid, chi mette in discussione l’emergenza climatica e, ancor di più, la causa antropica della presunta emergenza climatica, NON è un negazionista perché in tutto questo non c’è assolutamente niente di accertato, documentato, inconfutabile. E cinque di mancia perché siamo generosi.
E concludo con questo interessante commento che ho trovato qui:

wwayne ha detto:

Come avevo previsto, dopo la Francia anche tutti gli altri paesi europei si sono sentiti autorizzati a fare un secondo lockdown.
In Francia hanno chiuso tutto ma non le scuole: il suo ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer ha motivato la scelta sottolineando che le scuole sono al cuore della vita del Paese.
In Germania hanno chiuso tutto ma non le scuole: la Merkel ha motivato la scelta citando l’importanza suprema dell’educazione come diritto fondamentale.
In Inghilterra hanno chiuso tutto ma non le scuole: Boris Johnson ha motivato la scelta dicendo “Non possiamo permettere che questo virus danneggi il futuro dei nostri figli più di quanto non abbia già fatto”.
In Italia hanno chiuso tutto comprese le scuole superiori, nonostante Conte abbia pronunciato per mesi delle frasi identiche nella sostanza a quelle appena citate. Questa è la differenza tra chi alla scuola ci tiene davvero e chi ci tiene soltanto a parole.
Mi si potrebbe dire che noi non abbiamo dei trasporti pubblici come quelli degli altri paesi, e quindi da noi andare a scuola è più pericoloso. Ebbene, questo era un problema al quale si poteva pensare per tempo, ma si è scelto di non farlo: un po’ perché i numeri dei contagi estivi aveva illuso i nostri governanti che il problema si fosse risolto da solo, un po’ perché, come dicevo prima, la scuola e i problemi ad essa collegati non sono mai stati una reale priorità di questo governo.
Le dichiarazioni che ho riportato sono tratte da 
https://www.open.online/2020/11/01/coronavirus-francia-germania-lockdown-scuole/.

Già: parole parole parole… Parole sull’essere prontissimi, parole sulla bodenza di fuogo, parole sull’essere prontissimi in caso di seconda ondata, parole sulla scuola… Peccato che con le parole non si mangi. O meglio, lui ci mangia alla grande, ma i suoi sudditi no. E dunque, per concludere,

barbara

OGGI PARLO DI SCUOLA

Martedì scorso ho trascorso sei ore dentro un seggio elettorale, ossia una scuola. Elementare, per la precisione. Avevo da fare, mi era stato chiesto di raccogliere i dati dello spoglio, e giostravo tra cinque sezioni, ma avevo anche del tempo libero, tra un dubbio e l’altro degli spogliatori (- Secondo te questa è valida? – Ssss-sì, però – Mmmm-no, però – L’intenzione però si capisce – Sì, ma non è scritta in modo regolare – Ma l’intenzione di voto è chiara – Ma doveva segnarlo sopra – Però è sul partito giusto – Vabbè, vado a chiederlo al presidente dell’altra sezione che lui ste cose le sa meglio). Tempo per guardarmi intorno. Per leggere. I regolamenti, per esempio, affissi dappertutto. Igienizzare le mani prima di entrare in classe, igienizzare le mani dopo avere fatto questo, igienizzare le mani prima di fare quest’altro, igienizzare le mani quando, igienizzare le mani se… E poi tutte le frequenti “sanificazioni”, e poi miliardi di regole su tutto. Per dare un’idea, ho trovato in rete questo tetraicosalogo.

Back to school [ma dire ritorno a scuola pareva brutto?]: le 24 regole anti-Covid che ti salvano la vita [bum!]

Di Veronica Adriani. 11 Settembre 2020

Le 24 regole per prevenire la diffusione del Covid: ecco cosa fare e cosa non fare quando tornerai a scuola a settembre

RITORNO A SCUOLA

Regole anti-covid per un rientro a scuola in sicurezza — Fonte: Istock

In previsione del ritorno a scuolaOrizzontescuola ha elaborato una lista di 24 consigli per prevenire la diffusione del Coronavirus sulla base del regolamento di prevenzione e contenimento della diffusione del SARS-COV-2.
Queste regole si aggiungono alle misure che i singoli istituti stanno prendendo in questi giorni, come i tamponi rapidi o le misure adottate se non usi la mascherina. Nel frattempo la ministra Azzolina ha fatto sapere che sono previsti test sierologici a campione per gli studenti nel corso dell’anno.
Di seguito riportiamo quindi le 24 regole da seguire una volta tornati in classe. 

REGOLE PER LA PREVENZIONE DELLA DIFFUSIONE DEL COVID-19 

Ecco 24 consigli da seguire per prevenire la diffusione del virus:

  1. Misura la temperatura prima di uscire di casa. Se supera i 37,5°C oppure se hai sintomi influenzali, resta a casa, avvisa i genitori e chiamate il medico di famiglia.
  2. Installa sul tuo smartphone IMMUNI e ricordati di avvisare la scuola se hai avuto contatti sospetti con possibili positivi [NOTA: non se sei andato a trovare la zia che due giorni dopo si è ammalata e che quindi sicuramente in quel momento era già contagiata e contagiosa, no: se hai avuto contatti “sospetti” (se qualcuno poi volesse cortesemente spiegare cosa diavolo sono dei contatti “sospetti”… Sarà mica per caso qualcosa come la “relazione impropria” di Clinton con la stagista? Boh) con “possibili” positivi: ma mastodontiche teste di cazzo, cosa cazzo è un possibile positivo? Uno che potrebbe avere avuto un contatto sospetto con un altro possibile positivo? Ma quanta merda vi siete infilati nel cervello per riuscire a partorire una simile cloaca?!].
  3. Metti sempre nello zaino una mascherina chirurgica di riserva, un pacchetto di fazzoletti monouso e un flaconcino di gel disinfettante per uso personale.
  4. Sui mezzi pubblici indossa la mascherina e mantieni la distanza di 1 metro dagli altri [posso fare una grassa risata?].
  5. Cambia la mascherina ogni giorno oppure quando diventa umida. Attento a non danneggiarla o appoggiarla su superfici non disinfettate.
  6. Cerca di arrivare a scuola tra le 7:45 e le 7:55 già indossando la mascherina. Evita un anticipo eccessivo per non provocare assembramenti.
  7. L’entrata a scuola è dalle 7:48. Raggiungi rapidamente la tua classe senza sostare nei corridoi. Il personale scolastico potrebbe chiederti nuovamente di misurare la temperatura.
  8. Raggiungi il banco e sistema sulla sedia il giubbotto e gli altri effetti personali sotto il banco. Togli la mascherina solo in presenza dell’insegnante, una volta al banco [questa della presenza non l’ho capita].
  9. Indossa la mascherina ogni volta che non sei sicuro di poter mantenere la distanza di 1 metro dagli altri (insegnanti, compagni di classe…).
  10. Durante la lezione puoi chiedere agli insegnanti di uscire dall’aula solo per andare in bagno. Prima di uscire metti una spunta sul tuo nome nell’elenco affisso vicino sulla porta dell’aula [?].
  11. Ogni locale della scuola va arieggiato aprendo le finestre almeno ad ogni cambio d’ora oppure durante la lezione su indicazione dell’insegnante.
  12. Durante la giornata igienizzati più volte le mani, soprattutto dopo aver toccato oggetti di uso comune.
  13. Resta all’interno del settore a cui è assegnata la tua classe, spostandoti solo se necessario.
  14. Vai in giardino durante l’intervallo previsto per il tuo settore.
  15. Rispetta il distanziamento fisico fuori dall’aula servendoti dell’apposita segnaletica. Non intralciare il passaggio nei corridoi.
  16. Per andare in palestra e nei laboratori, utilizza la mascherina e rispetta le distanze.
  17. Fai lo stesso all’interno di palestra e laboratori.
  18. Alla fine delle lezioni in aule diverse dalla tua, disinfetta gli oggetti utilizzati.
  19. Puoi toglierti la mascherina durante le attività sportive, ma mantenendo una distanza di almeno due metri dagli altri.
  20. Porta con te due sacche per lo sport: una con gli oggetti che ti serviranno e una vuota per riporli alla fine dell’attività.
  21. Segui le indicazioni dei docenti in palestra e negli impianti sportivi: accedi agli spogliatori a gruppi di 4-5.
  22. Negli spogliatoi lascia i tuoi effetti personali in corrispondenza del numero indicato dal tuo insegnante.
  23. Quando suona la campanella, resta al tuo posto, indossa la mascherina, riprendi le tue cose e aspetta il tuo turno per uscire. Esci dalla scuola rispettando le uscite previste per il tuo settore, senza sostare negli spazi comuni.
  24. Se avverti sintomi influenzali, avvisa i tuoi professori, che ti accompagneranno in un’aula vicina dove attenderai l’arrivo dei tuoi genitori che ti riporteranno a casa. Una volta a casa, avvisate il medico di famiglia. (qui)

Manca il divieto di scambiare coi compagni matite penne gomme elastici fogli vocabolari e qualunque altro oggetto, che ho letto da alte parti. E mi chiedo: ma c’è qualcuno che si renda conto che stiamo annientando le difese immunitarie di un’intera generazione, ossia che li stiamo assassinando? Letteralmente: con l’igiene assoluta come quella imposta è impossibile il formarsi degli anticorpi, ossia delle difese immunitarie, e il primo batterio in cui tutte queste vittime di una follia delirante inciamperanno – perché non c’è niente da fare, i batteri esistono e prima o poi ci inciampi – il batterio li ucciderà. Io comunque di pericoli non ne corro: non ho mai usato un “igienizzante”, tranne le pochissime volte in cui mi è stato imposto, con severo controllo che lo facessi a dovere, all’ingresso di qualche esercizio, non mi sono lavata le mani una sola volta più del consueto, ossia quando sono sporche, quando vado in bagno e quando devo maneggiare il cibo, mi sono regolarmente infilata le dita in naso occhi e bocca – non necessariamente in quest’ordine e non necessariamente nella stessa seduta – il tutto per tutta la durata dell’epidemia, e per questo ho goduto per tutto il tempo di ottima salute, e ancora continuo a goderne (più o meno come in Somalia, dove sono stata l’unica a mangiare abitualmente verdura cruda, evitata da tutti come la peste in quanto possibile veicolo di infezioni intestinali, e fra tutti i colleghi sono stata quella che ha sofferto meno problemi intestinali di tutti, perché, a differenza di loro, mi sono fatta una vagonata di anticorpi). E leggo poi questa testimonianza.

Rosalba Diana

Dalla bacheca di un amico :

Cito un docente e che Dio stramaledica chi ha organizzato questa colossale presa per culo:
<<È questo che volete per i vostri figli ?
Gli sguardi preoccupati degli alunni mi tolgono il sonno:
“Prof. ma fino a quando ci saranno queste regole?”.
“Prof. posso alzarmi, sono 4 ore che non mi muovo, mi fa male la schiena..”
Si Dario. Puoi alzarti. Ragazzi! Mettete tutti la mascherina. Dario si alza, ma non può andare in giro per la classe. Fermo. In piedi… Ci guardiamo da dietro la mascherina ed io mi vergogno come un ladro per essere lo “sgherro” che gli impedisce di vivere e respirare. “Dario vai in bagno”. Non mi scappa.
Gli occhi cerchiati di stress. “Lo so. Vai lo stesso, mi sembri stanco, fai due passi”. “Grazie prof.”.
Che vergogna.
Gli alunni sono turbati, spaventati. Queste figure asettiche poi che entrano una volta all’ora a spruzzare ovunque “nebbie” disinfettanti.. il terrore di toccare, anche accidentalmente, il compagno… sollevano lo sguardo.. “Mi scusi”…
Agamben qualche mese fa parlava di Requiem per gli studenti. Ci siamo per davvero. Salvare questi ragazzi è responsabilità di Docenti e Genitori. Dalle Istituzioni possono arrivare solo pagine e pagine di Protocolli da applicare. Siamo al 17 settembre. Non reggono. Nessuno regge nella scuola. Il personale ATA è stanco, nervoso. I docenti, quelli normali, pure. Gli studenti si muovono all’entrata e all’uscita come piccoli automi. Qualcuno urla “Le distanze! Rimettiti la mascherina!”. Per il resto tutto è immobile.
Qualcosa – docenti, alunni.. – morirà in noi durante questo periodo infernale. A Verona, un bambino che ha portato per ore la mascherina è svenuto e ha sbattuto la testa sul banco. I media hanno oscurato questa notizia.>> (cit.)

Li stanno massacrando. Li stanno uccidendo. E gli stanno facendo il lavaggio del cervello per convincerli che questa tortura è per il loro bene. Un’intera generazione di alienati, che finirà molto male.
Però adesso tiratevi su, che arriva una buona notizia: la scuola si occupa anche di cose serie e di grandissima utilità; anzi, se ne stava già occupando lo scorso aprile, quando marciavamo sul mezzo migliaio di morti covid al giorno. Guardate un po’ che bello!

Che se poi, Lombroso docet, pensiamo che il promotore ha questa faccia qui

si spiegano parecchie cose. E se pensiamo, oltretutto, che questa canzone non ha MAI avuto alcunché a che fare coi partigiani, ennesima fabbricazione farlocca della sinistra, abbiamo il quadro completo.
E poi vai a leggere anche qui, dopodiché possiamo tranquillamente spararci.

AGGIORNAMENTO:

qui

barbara

UN PO’ DI MACEDONIA MISTA

Molto mista e molto variegata

Giancarlo Lehner

«Don Roberto è stato ucciso da uno che non ci stava tanto con la testa», così esterna uno che con la testa non ci sta per niente.
Si chiama Jorge Mario, che per difendere islam ed islamici, cancella la realtà, il buon senso e la corretta informazione.
In associazione con Soros, si sbraccia per sradicare le fondamenta giudaico-cristiane.

E io mi sto sempre più convincendo che ha ragione quella che sostiene che quell’uomo è l’Anticristo, mandato da Satana in persona per annientare il cristianesimo.

Poi c’è questo signore, lasciato morire come un cane per dissecazione aortica perché i medici si sono rifiutati di operarlo prima che arrivassero i risultati del tampone. È arrivata prima la morte. E magari, dopo che una banda di infami lo ha abbandonato alla sua enorme sofferenza e alla consapevolezza che stava morendo, avranno anche l’infamia di classificarlo come l’ennesimo morto covid per incrementare il terrore sanitario su di noi.

Poi c’è la signora Bellanova che si batte contro gli sconti nei supermercati. Forse la signora ignora che noi comuni mortali non abbiamo stipendi da ministro, e che per molti i prodotti scontati, magari quelli prossimi alla scadenza, e quelli in promozione, sono l’unica cosa che permette loro di mangiare più o meno tutti i giorni. Una volta c’era il modo di dire “se non sono matti non li vogliamo”, adesso dovremmo passare a “se non son deficienti non li vogliamo”.

E poi c’è J. K. Rowling, la mamma di Harry Potter, già messa alla gogna per avere detto che ci sono differenze fra un trans e una donna nata come tale (evidentemente qualcuno è analfabeta al punto da non accorgersi che XX e XY sono due targhe diverse, tipo PA e PV che stanno a un buon migliaio di chilometri di distanza). Adesso ha scritto un thriller in cui un serial killer uccide travestito da donna e naturalmente è chiaro che il significato è che non ci si deve mai fidare di un uomo travestito e giustamente è stato stabilito che lei deve morire. Giustamente, certo, visto che

Non ho mai amato i gialli e questa è una roba di 900 pagine, ma appena sarà tradotto in italiano lo scaricherò e lo leggerò. Nel frattempo ho appena scaricato la saga completa di Harry Potter, e prima o poi la leggerò, anche se sono quasi 4500 pagine.

E poi ci sono gli attori che recitano una scena all’aperto, in cui uno cade da cavallo e rimane ferito, ma il povero cane non lo sa che è una finzione…

E poi c’è questo ragionevole pensiero di

Enrico Richetti

Lasciate che i bambini dell’asilo corrano nei prati , si rotolino nell’erba e si abbraccino!
Lasciate che i bambini delle elementari nella ricreazione si rincorrano senza mascherina!
Lasciate che le maestre li prendano in braccio per consolarli e coccolarli!
Lasciate che i bambini vedano il sorriso della maestra, senza la museruola!
Questi scellerati che vedono il covid a ogni angolo di strada rovinano i bambini, li traumatizzano e fanno più danni del virus stesso!!!

E a proposito di scuola c’è la signora Fedeli che con incredibile umiltà riconosce che non è stato fatto proprio tutto alla perfezione, ma la cosa fenomenale è quella che arriva alla fine

Mentre a proposito dell’epidemia che con incredibile accanimento terapeutico governanti e mass media cercano in tutti i modi di mantenere in vita – quei mass media che lavorano più o meno così

– c’è (sì, ancora, visto che c’è chi proprio non vuole farsene una ragione) la faccenda della Svezia che dimostra, dati alla mano, che il lockdown nuoce gravemente alla salute, soprattutto sulla lunga distanza.

E giustamente qualcuno fa presente che

E per chi lascia condizionare la propria vita dal terrore di ammalarsi, c’è un saggio consiglio

Mentre questo è un sano avvertimento per tutti

e come se non bastasse, è anche entrato maschio ed è uscita femmina – che magari l’ha anche fatto apposta per fare incazzare quella bruttissima personaggia della J. K. Rowling.

E poi ci sono tutti quegli orrendissimi crimini di Trump, di cui non si parla mai, e bisogna parlarne invece

E poi c’è la drammatica emergenza climatica

E poi…

… e poi

venne

lo smartphone.

barbara

SCUOLA: CRONACHE DA UN ALTRO PIANETA

Temperatura e responsabilità   

Già il rientro a scuola in queste condizioni sarà tutt’altro che facile. Già dovremo rinunciare a tutte le nostre abitudini, agli intervalli (che saranno delle semplici pause ciascuno nella propria aula), ai caffè, a scambiare due parole con i colleghi o con i compagni di altre classi. Già sarà faticoso dover evitare i lavori a coppie o in gruppo, non poter condividere libri o prestare penne o matite. Già è stato complicato organizzare gli orari, i percorsi di entrata e di uscita, la disposizione dei banchi e tutto il resto. No, tutto questo non bastava, evidentemente non era abbastanza complicato. Doveva ancora arrivare la ciliegina sulla torta, l’ordinanza del Presidente della Regione Piemonte che impone alle scuole di misurare la temperatura a tutti i ragazzi tutte le mattine. Un gesto semplice di pochi secondi ma che se deve essere ripetuto per mille o millecinquecento allievi, con tutte le regole di distanziamento e sanificazione, rischia di intasare per chissà quanto tempo non solo tutti gli ingressi delle scuole ma anche la circolazione nelle strade adiacenti. E chissà come sarà divertente in pieno inverno aspettare la misurazione della temperatura in coda per strada sotto un diluvio o una nevicata.
Una disposizione che cambia le carte in tavola a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, dopo che già in ciascuna scuola erano stati fatti studi e calcoli sugli spazi e sui tempi dell’entrata e dopo che ai ragazzi e ai genitori erano state fornite informazioni e istruzioni, sarebbe comunque discutibile al di là del suo contenuto. In questo caso, poi, a parte gli evidenti problemi pratici, è molto triste pensare che neppure in una situazione di emergenza si ritenga giusto richiedere dalle famiglie un po’ di responsabilità. Scoprire di avere la febbre solo dopo essere arrivati a scuola – dopo essersi già schiacciati in autobus, treni e metropolitane, per strada o nella coda per entrare – è davvero troppo tardi: a quel punto gran parte del danno è già stato fatto; e dunque, dal momento che la responsabilità delle famiglie è necessaria comunque, perché obbligare le scuole a non fidarsi di loro?
Se crediamo che l’educazione dei giovani sia un valore imprescindibile e che pur di aprire le scuole valga la pena correre qualche rischio com’è possibile che poi non si dia nessuna importanza a cosa faranno i ragazzi una volta arrivati a scuola? Possibile che sia considerato inevitabile che si sacrifichino allegramente due, tre, magari anche sei ore ogni settimana solo per non chiedere alle famiglie di assumersi un minimo di responsabilità? Vorrei domandare a tutti coloro che tuonavano contro la didattica a distanza: siamo proprio sicuri che stare mezz’ora in coda ad aspettare la misurazione della temperatura sia così straordinariamente più educativo che leggere e commentare un canto di Dante tutti insieme ciascuno davanti al proprio computer? Viene anche il sospetto che in realtà si tratti solo di giochi di potere, tra governo e regione o tra regione e ufficio scolastico regionale. Sarebbe un curioso paradosso: per stabilire chi ha la responsabilità si rinuncia a insegnare la responsabilità.
Delle mie diciotto ore di cattedra cinque sono iniziali. Pensare che sia il caso di preparare quelle cinque lezioni, almeno nella prima settimana, richiede una bella dose di ottimismo. Ma forse a una settimana da Rosh Hashanà l’ottimismo non guasta.

Anna Segre, qui.

E ora qualche immagine: l’andata a scuola

(magari appena scesi dall’autobus in cui si sono accalcati); l’attesa nel cortile

e finalmente in classe

col solito sbufalatore professionista che provvede a informarci che no, non è come sembra, perché bisogna contestualizzare, chiarire la situazione, insomma niente di tragico, niente su cui speculare, niente da strumentalizzare: si tratta semplicemente del fatto che… i banchi non sono arrivati, tutto qui. Leggere per credere. E questa è un’altra classe

con interpretazione un po’ meno indulgente.
E i vecchi banchi? Messi da parte per quando si decideranno finalmente a dichiarare finita l’emergenza e a lasciarci tornare alla normalità? Ma neanche per sogno! Quelli vanno rottamati, vale a dire buttati via

Milioni di banchi buttati al macero, centinaia di milioni di euro buttati al macero, perché ne abbiamo, noi, di milioni di euro da buttare via, oh se ne abbiamo, una potenza di fuoco, ne abbiamo. E poi, come ha detto la signora ‘azzolina e come si vede chiaramente dall’immagine, questi banchi sono “obsoleti”, e meno male che ci è arrivato come una manna dal cielo il benedetto covid che ci ha fornito una buona scusa per liberarci di questi rottami.

barbara

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, PARTE NONA E ULTIMA ULTIMISSIMA

OVVERO

DE BELLO AZZOLINICO

Quale guerra? Quella contro l’intelligenza, contro la cultura, contro la logica, contro il buon senso, contro la coerenza, contro l’educazione, contro la salute, contro la scuola, contro gli italiani. Con la fattiva complicità del signor Arcuri, commissario definito straordinario, giustamente, perché fra la gente normale una roba simile non riesci mica a trovarla. E partiamo dalla barzelletta della febbre.

E subito naturalmente qualcuno si precipita in difesa della ministressa, ma no, ma cosa dite, ma vi pare, la frase sì, insomma, più o meno c’è, ma va contestualizzata, che diamine! E vediamo dunque come ce la contestualizzano:

Lucia Azzolina sotto accusa: “C’è davvero questa frase nel documento ufficiale?”, il malinteso sul rientro a scuola

31 agosto 2020

“Ma davvero c’è un documento del Ministero dell’Istruzione che recita: ‘Uno studente che ha la febbre e non sa di averla non deve salire sull’autobus’? Fosse vero sarebbe la frase dell’anno”. Così Luca Bizzarri sui social ha innescato una discussione sulle linee guida per il rientro a scuola a settembre. Tutte le regole ufficiali del Miur sono state rese pubbliche per chiarire dubbi di famiglie e insegnanti, ma senza leggere il testo completo la frase citata da Bizzarri potrebbe risultare priva di alcun senso: in realtà va contestualizzata, in quanto si riferisce al fatto che la temperatura va misurata a casa e non all’ingresso degli istituti perché sarebbe troppo rischioso far viaggiare sugli autobus studenti che non sanno di avere la febbre. [E dunque? Questo “contesto” renderebbe comprensibile la frase? Logica? Dotata di senso? Qua mi sa che stiamo facendo concorrenza al sardino col bambino autistico

e il solito sbufalatore professionista che spiega che quella è una metafora e che lui la capisce. Vabbè, proseguiamo]

Altra questione importante è quella che riguarda l’uso della mascherina: per chi ha meno di 6 anni è già previsto che non debba essere utilizzata, mentre per gli altri il Comitato tecnico scientifico deve ancora esprimersi. [sempre per la serie siamo prontissimi, potenza di fuoco inclusa. Che poi comunque andrà a finire così

anche se qualcuno riuscirà sicuramente a farne buon uso

giusto perché non si dica che le mascherine sono inutili] Il Miur ha chiarito anche la questione dei banchi: quello monoposto è stato indicato come una delle misure utili per consentire il distanziamento degli studenti,  [ehm…]

oltre a garantire maggior sicurezza [ehm…]

permetterà di rinnovare arredi [arredi? Qui mi pare si stia parlando unicamente di banchi. E che cosa ha a che fare la presunta necessità di distanziamento con quella di rinnovare dei banchi che sono sempre stati a due posti?] in gran parte obsoleti [siamo sicuri di conoscere il significato della parola “obsoleto”?]. Non va inoltre dimenticata l’intenzione di assumere nuovi insegnanti per evitare la formazione delle cosiddette “classi pollaio” [e le classi aggiunte coi nuovi insegnanti faranno lezione dove?]: nel decreto Rilancio sono previsti 977 milioni che dovrebbero favorire l’assunzione di 50mila persone tra docenti e Ata per la ripresa della scuola. (qui)
[Che poi nessuno capisce per quale motivo a scuola debbano essere distanziati quando per arrivarci

oltre a essersi ammucchiati su spiagge e parchi giochi per tutta l’estate, senza nessuna conseguenza, evidentemente, dal momento che ora sono lì, in perfetta salute, pronti a entrare in classe]

Ma qualcuno immagina che gli azzoliniani prodigi si fermino qui? Ma figuriamoci!

La scuola riparte ma non per tutti: il piano Azzolina è un caos indecifrabile

7 Settembre 2020

L’istruzione riparte, e d’altronde non si sarebbe potuto fare altrimenti. Ma quella dipinta dalla ministra Lucia Azzolina è una scuola monca, dimezzata, confusa. A rischio. Le ore perse nel tempo pieno alle elementari non hanno ancora trovato spazi per essere recuperate e, al momento, sembrano semplicemente scomparse. Alle superiori si farà un po’ da casa, connessi con il pc, e un po’ dalle aule, seguendo rigide turnazioni. Laboratori e scambi internazionali finiranno nel dimenticatoio, con le palestre che a loro volta verranno utilizzate meno (in certi casi per niente). E con rigide regole per ridurre al minimo indispensabile i contatti tra i ragazzi. Nella consapevolezza che, però, tutto potrebbe saltare da un momento all’altro.

E così mentre la stessa Azzolina mette avanti le mani, specificando che la scuola “non è un luogo fatato” e di aver lavorato duramente a contatto con il ministero della Sanità per chiarire l’iter da seguire in caso di contagi, ecco che arriva la rabbia di chi, tra quei banchi, deve tornare a breve o è già tornato. Le maestre, ad esempio, attaccano la titolare dell’Istruzione per il fiume di divieti, troppi: “Un elenco infinito. Non si può neppure giocare a palla, nemmeno se la disinfettiamo noi”. Vietato anche scambiarsi i libri, le penne e le matite. E nessuno che si sia fermato un attimo a riflettere sulle conseguenze che tutto questo potrebbe avere sui ragazzi.

 “La scuola è stata commissariata alla sanità – è l’allarme del pedagogista Daniele Novara attraverso le pagine di Repubblica – con un senso di angoscia che genera un eccesso di procedure e controlli. Anche l’obbligo di non spostare i banchi o la scelta dei nidi di Milano di far indossare alle educatrici tute, visiere, mascherine, guanti: un trauma per i piccoli. Impossibile fare scuola se non puoi fare più nulla. Ma così ledi i diritti dei bambini e la libertà di insegnamento. Dobbiamo riaprire le scuole, non dei sanatori”. Un caos generale nel quale alcuni istituti chiedono rinvii, non sentendosi pronti a garantire il rispetto delle regole imposte dalla Azzolina. E che vedrà il record di alternanza di insegnanti, soprattutto quelli di sostegno.

Le lezioni a distanza, in tutto questo, saranno complementari soltanto dove possibile. Ci sono scuole che, non riuscendo a garantire l’alternanza, vi faranno ricorso come strumento principale di insegnamento. Con il rischio di creare, secondo gli esperti, “una disaffezione ancora maggiore nei confronti dell’istruzione”. Chi prova a non chiudere del tutto le porte si trova alle prese con incastri da Settimana Enigmistica: classi divise in gruppi di alunni ristretti che si alterneranno. A volte in aula, a volte al pc, altre impegnati a casa in lavori assegnati dagli insegnanti. Soltanto a ragionarci viene il mal di testa. Ma la cosa non sembra preoccupare più di tanto la Azzolina. (qui)

E poi ci sono i disabili. Che però non ci sono. Nel senso che ci sono perché esistono, ma non ci sono nell’azzoliniano spazio endocranico: o nessuno le ha detto che esistono, o non gliene frega un canterano intarsiato. Abbandonati a sé stessi da quando le scuole sono state chiuse, e nessuna direttiva per loro per la riapertura.

Piccola perla collaterale

Quando l’ho vista ho pensato a Lercio, o al salto di un pezzo di frase che rendesse incomprensibile il tutto. E invece no, è tutto vero alla lettera.

E ora basta davvero, che di questa buffonata veramente non se ne può più.

barbara

MA CI PENSATE

se dovesse diventare la preside dei vostri figli?

Mi sono presa la briga – ma non certo il gusto – di trascrivere tutto lo sproloquio, per poter inserire qualche commento.

– Da oggi ghiamerò Salvini “Salvini il gaglgliofffo” [sorrisino furbetto, aria ammiccante, occhietto sbieco, ma non dice perché ritiene che meriti di essere chiamato così]

– Addirittura!

– È ridicolo. Salvini avrebbe bisogno di studiare, di leggere [Salvini: “tante famiglie in tutta Italia che chiedono sorrisi e speranza per i loro figli, non il plexiglas” Azzolina: “E non sai neanche come si scrive “plexiglass”. Essere bocciata da te è una promozione” Ma si scrive plexiglas. Chi è che avrebbe bisogno di studiare?] Perché tutte le volte che parla di scuola dice delle – – scscempiagggini.

(si inserisce un brevissimo video in cui dice: “Però noi abbiamo fatto dei lavori nelle scuole, abbiamo allargato le aule” [Allargato? Soffiandoci dentro per allontanare le pareti, come i palloncini? O come altro?])

– Ma perché dargli del gaglioffo che è un insulto?

– E perché?

– È un insulto.

– Ogni tanto ci sta [“ci sta” è italiano, signora aspirante preside, che per fare il concorso da preside devi avere necessariamente insegnato almeno cinque anni in ruolo e quindi, presumibilmente, più di cinque anni in tutto?] Sarà perché [“Sarà”? Cioè non sai neppure di preciso il motivo per cui “ci sta” di insultarlo?] noi di insulti ne subiamo [“noi”? In questo momento sei TU, in prima persona, che stai insultando] anche tanti [? Anche?] ma non si può arrivare a questi livelli [quali livelli?] perché questi livelli sono livelli da – – trogloditi, da persone – – abbrutite [si noti la pausa strategica prima di calare l’asso]

– Adesso non c’è Salvini quindi non ce lo faccia difendere a noi

– Ma non mi interessa! [e certo: non attaccare chi non è presente e non può controbattere è il fondamento della civiltà: perché mai alla signora Azzolina dovrebbe interessare comportarsi da persona civile? Da quando in qua? From when in here, come dicono a Oxford] Cioè, non è questo il problema! [Ribadiamo: comportarsi da persona incivile non è un problema per la signora Azzolina] Mentre una risposta alle famiglie va data [e lei di risposte ce ne a date tante alle famiglie, vero che ce ne a date signora Azzolina? Risposte chiare, univoche, coerenti!] se si decidesse di mandare in quarantena una classe perché c’è un caso conclamato di covid [e che cosa dovremmo intendere esattamente per “conclamato”? Una persona malata? Una persona con qualche vago sintomo? Una persona perfettamente sana risultata casualmente positiva a un casuale tampone?]

– La sua opinione su questo e il bonus babysitter, è d’accordo?

– Guardi, io non intendo entrare su quale misura [entrare “su”?] debba essere data [le misure si “danno”? A parte questo, chi è che dodici secondi fa ha perentoriamente affermato, in faccia al gaglioffo ridicolo ignorante troglodita abbrutito Salvini, che “UNA RISPOSTA ALLE FAMIGLIE VA DATA”?] però le faccio un’altra riflessione: non è necessariamente la donna a dover restare a casa [WTF?! Dalle parti di certi amici nostri questo si chiama “pensiero sbandante”, ed è caratteristica peculiare di una specifica categoria di fessi, che sono un po’ più fessi dei fessi normali]

– Io ho detto bonus babysitter! Mica ho detto per la madre! Ho detto per un padre, un single [mentre lei continua incivilmente a parlargli sopra]

– E io le sto dicendo invece quello che – che penso [tesorodolce, ma non è che una cazzata fuori contesto diventi oro solo perché è passata attraverso la tua deliziosa testolina e sia quindi per forza meritevole di essere detta] che secondo me questa potrebbe essere anche l’occasione per il paèse [in realtà dice più pèse che paèse] per rispondere alle tante mamme lavoratrici [“l’occasione per il paese per rispondere”? Ho imparato molte lingue (cinque lingue e due dialetti bene, un po’ di infarinatura di una mezza dozzina d’altre), ma questa qui non la conosco mica] come quel medico che abbiamo appena visto, e se vogliamo, modernizzarlo un po’ questo paese anche da quel punto di vista. [Cioè, ricapitolando, c’erano tante mamme lavoratrici che volevano una risposta ma la risposta non c’era, poi per fortuna è arrivato il covid, trentacinquemila e passa morti, medici con turni di diciotto ore, ospedali intasati, rianimazioni sature, sessanta milioni di persone bloccate in casa, PIL in caduta a due cifre, centinaia di migliaia di imprese fallite, famiglie alla fame, suicidi per disperazione, scuola – unica al mondo – chiusa fino alla fine dell’anno, l’anno prossimo non si sa se riaprirà, non si sa come riaprirà, non si sa cosa succederà con i positivi che OVVIAMENTE ci saranno perché per la tua deliziosa testolina (si può dire “sotto il rossetto niente”?) qualcosa di vagamente somigliante a un pensiero, un’idea, un programma non c’è pericolo che riesca a passare ma – evviva evviva! – la risposta per le mamme ce l’abbiamo! E in più – due piccioni con una fava – modernizziamo anche il paèse, perché lo sanno tutti che è con la miseria che la modernizzazione avanza. No, non ti insulterò, perché, pur con il ricco vocabolario turpiloquente che, da orgogliosa figlia del sottoproletariato urbano, possiedo e domino, purtroppo non conosco insulti adeguati alla tua persona in generale e a questa esibizione in particolare].

E poi guardate che meravigliosa chicca, trovata in questo articolo, a proposito dei trabiccoli a rotelle

No, non sono indispensabili. Sono molto migliorativi, però: sono più piccoli, funzionali, moderni. Favoriscono la didattica di gruppo, non frontale. Non ci trovi sotto il chewingum di tuo nonno. Arredi nuovi inducono a prendersene cura, come sempre si dovrebbe.

Funzionali in che senso? Con le tavolette su cui un libro e un quaderno, per non parlare di un vocabolario (o un tablet) e un foglio protocollo, non ci stanno? Con le rotelle che, come già è stato detto, se viene una scossa di terremoto – perché non esiste solo il covid, esistono anche i terremoti, sai – ci troviamo con migliaia di contusi, centinaia di feriti, e qualcuno anche in rianimazione? Moderni in che senso? Favoriscono la didattica di gruppo? Bimba, lo sai che cos’è un lavoro di gruppo? È una roba in cui da 3 a 5 scolari lavorano insieme per sviluppare un certo percorso, e devono parlare a voce molto bassa per non disturbare gli altri gruppi della stessa classe, cioè devono avere le teste a pochi centimetri uno dall’altro: ma tutta questa baracconata non era stata fatta, con enormi capitali regalati agli assassini cinesi, per mettere in atto il distanziamento? È vero, non ci trovi sotto il chewingum di tuo nonno, ma neanche sotto i banchi di legno, se sono nuovi, o se li pulisci a fine anno scolastico (o, meglio, se obblighi ogni scolaro a pulire il proprio banco, controllandolo poi accuratamente) o se, più semplicemente, vieti di masticare la gomma (in italiano si chiama gomma) in classe, come facevo io, e relativa punizione in caso di trasgressione – e se sei un’insegnante e non una cialtrona, oltretutto con la tesi copiata, stai tranquilla che se uno mastica lo becchi entro cinque secondi. Arredi nuovi invitano a prendersene cura? E quindi i vecchi no? È questo che vogliamo insegnare ai nostri ragazzi? È questo l’esempio che vogliamo dare loro? O forse stai cercando di preparare gli italiani a farsi una ragione del fatto che i “tuoi” trabiccoli non hanno alcuna possibilità di diventare vecchi e fra un paio d’anni dovremo tirare fuori altri miliardi di euro? E, a parte tutte queste bestialità, ma veramente non te l’ha ancora detto nessuno che la nuova norma UNI specifica l’uso destinato agli adulti e che la norma stessa per evitare ogni disquisizione capziosa, cita che l’uso non è consentito negli istituti scolastici? Veramente veramente? E tu saresti quella che si ritiene in diritto di dare del gaglioffo ridicolo ignorante troglodita abbrutito a qualcun altro?

barbara