DANNEGGIATI DALL’IGNORANZA

Postato il 31 luglio 2019bystezona

di Pierluigi Lopalco e Stefano Zona

È appena stato rilasciato da AIFA il Rapporto Vaccini 2018, costruito grazie alla stretta collaborazione tra AIFA, Ministero della Salute, Regioni e Istituto Superiore di Sanità. Il Report raccoglie le segnalazioni di sospette reazioni avverse per qualsiasi vaccino, non solo i vaccini pediatrici.

Prima di addentrarci nelle numerose tabelle piene di numeri, è importante sapere come sono stati raccolti i dati.

Il monitoraggio dei sospetti eventi avversi da vaccini è costruito utilizzando le segnalazioni spontanee (farmacovigilanza passiva) cui si sommano le segnalazioni pervenute dagli studi indipendenti (farmacovigilanza attiva). È bene tenere presente che stiamo parlando di sospette reazioni avverse: non necessariamente le segnalazioni individuano eventi causati dai vaccini, come ben descritto nella Nota metodologica che introduce il report:

Un evento avverso dopo immunizzazione è un qualsiasi evento sfavorevole di natura medica che si osserva dopo una vaccinazione e che non necessariamente presenta una relazione causale con essa, ma che richiede ulteriori approfondimenti.

Un altro aspetto particolare è il criterio di gravità: infatti, per stabilire la “gravità” di un sospetto evento avverso ci si basa sulle definizioni stabilite dalla Conferenza Internazionale sull’Armonizzazione e recepite dalla normativa europea e nazionale. Cosa significa, in termini pratici, tutto ciò?

Può succedere che eventi avversi definiti “gravi” dal punto di vista normativo non siano affatto gravi dal punto di vista clinico. Ad esempio, ogni ospedalizzazione è considerata un evento post vaccinale grave, ma la maggior parte degli accessi in ospedale presenti nel report sono dovuti a febbre elevata (che, di per sé, è un evento avverso noto e autolimitante).

Infine, l’aspetto preponderante: come definire il nesso di causalità? I Centri Regionali di Farmacovigilanza valutano la probabilità del nesso di causalità utilizzando la metodica standardizzata e condivisa a livello globale, cioè l’Algoritmo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La valutazione, pertanto, è fatta in modo assolutamente scrupoloso per ogni singola segnalazione, dalla meno rilevante a quella più grave.

I dati del report sono definiti attraverso il tasso di segnalazione in rapporto alla popolazione, parametro ampiamente utilizzato a livello internazionale per classificare l’efficienza di l’efficienza di un sistema di farmacovigilanza. Per la prima volta, quest’anno è stato possibile stabilire il tasso di segnalazione in rapporto alle dosi somministrate, grazie alla collaborazione con le Regioni e con il Ministero della Salute. Anche questo indicatore si riferisce alla performance del sistema e non al rischio correlato alla vaccinazione.

In base al criterio di causalità, è stato inoltre possibile determinare il tasso di segnalazione degli eventi gravi correlabili ai vaccini e il tasso degli eventi avversi per singolo vaccino.

In totale, nel 2018 sono state segnalate 7267 sospette reazioni avverse. Un primo aspetto interessante riguarda il fatto che circa un 20% delle segnalazioni riguardano eventi avvenuti prima del 2018 (sarebbe molto interessante capire per quali motivi sono state fatte segnalazioni così distanti nel tempo… ma non siamo avvezzi alle dietrologie).

Altro dato interessante è la distribuzione dei “segnalatori”: nonostante chiunque possa segnalare, i medici contribuiscono per il 52,6%, gli operatori sanitari non medici per il 23,4%, i farmacisti per un restante 12,7% e solo l’11,3% delle segnalazioni è presentata da cittadini o pazienti.

Oltre l’80% delle segnalazioni riguarda sospette reazioni “non gravi”, mentre il 16,5% come sospette reazioni avverse “gravi” (ricordiamoci che la “gravità” è definita a priori, non corrisponde necessariamente alla gravità clinica).

Nel 2018, in sintesi, abbiamo avuto 30,8 segnalazioni ogni 100.000 dosi somministrate; le reazioni gravi correlate al vaccino sono state 3,1 ogni 100.000 dosi somministrate.

Questi numeri ci devono spaventare? Ovviamente no. Nella figura 2 del report sono riportati tutti gli eventi avversi segnalati distribuiti per tipologia:
vaccini 1
Tutte le sospette reazioni avverse osservate nel 2018 non hanno evidenziato eventi che possano modificare la valutazione del rapporto fra benefici e rischi dei vaccini utilizzati.

Particolarmente interessanti sono poi i dati sui vaccini di più recente introduzione.

Il vaccino contro il meningococco B, somministrato nei primi mesi di vita, è stato da sempre considerato particolarmente reattogeno, tanto da sconsigliarne la somministrazione insieme ad altri vaccini (indicazione quasi solo italiana, in altre Nazioni si cosomministra assieme a esavalente e/o antipneumococcica). Secondo il report 2018, fra le reazioni gravi correlabili al vaccino si riporta principalmente la febbre alta con 5,1 casi ogni 100,000 dosi. Le convulsioni febbrili sono state 7 per milione di dosi somministrate.

Altro sorvegliato speciale, il vaccino contro il rotavirus. In totale nel 2018 sono stati segnalati 12 casi di invaginazione intestinale di cui 8 correlabili alla vaccinazione. Di questi, 11 hanno avuto una risoluzione completa, mentre per uno non è stato riportato l’esito. Il rischio di invaginazione, dunque, risulta di 1,5 casi per 100.000 dosi somministrate, esattamente in linea all’atteso. Ricordiamo che l’infezione naturale da rotavirus rappresenta una delle cause scatenanti principali di invaginazione intestinale, quindi non vaccinando i bambini li si espone ad un rischio certamente maggiore.

Una menzione speciale per il vaccino anti-HPV: un vaccino introdotto negli ultimi anni e che spaventa molte persone, a causa anche di una infausta trasmissione andata in onda su una rete pubblica nazionale. Poche segnalazioni, con un tasso al di sotto della media.

Infine una nota sull’esavalente, spauracchio creato ad arte dalla propaganda no-vax. Fra le reazioni gravi correlabili all’esavalente, oltre ai soliti casi di febbre, 9 casi per milione di dosi di convulsioni febbrili, 4 casi per milione di reazioni allergiche e 3 casi per milione di episodi ipotonico-iporesponsivi.

E quanti morti a causa dei vaccini? Zero. Nessuna morte è stata correlata, nemmeno potenzialmente, a un qualsiasi vaccino.

In conclusione, il sistema della farmacovigilanza in Italia sta migliorando in efficienza ed è in linea con il resto del mondo occidentale. All’aumentare delle segnalazioni di sospette reazioni avverse NON CORRISPONDE un aumento del rischio di eventi avversi, anzi viene ulteriormente confermata l’estrema sicurezza dei vaccini attualmente in commercio.

Con buona pace di chi ancora sostiene che “i vaccini non sono sicuri perché i danni non vengono segnalati”.

I danni alla salute sono quelli fatti da chi, usando la paura, spinge i genitori a non vaccinare i propri figli. Come al solito, a far più danno è proprio l’ignoranza. 

questo articolo è stato scritto a quattro mani (due tastiere, venti dita) insieme a Stefano Zona, medico infettivologo a Modena, uno dei validi animatori di Io Vaccino.
vaccini 2
Naturalmente non servirà a chi è convinto che il vaccino sia Satana in persona, a chi manda in piazza i bambini con la stella di David, a chi non si capacita che il bambino sieropositivo sia ammesso all’asilo e suo figlio, sano e “solo” non vaccinato non sia ammesso, ma io, testarda, continuo a battere il chiodo: un muro in cui riesca a penetrare, prima o poi, lo troverà. Fosse anche uno solo, sarà pur sempre un bambino salvato e – come insegna il Talmud – chi salva una vita salva il mondo intero.

barbara

UNGHERIA AGGIORNAMENTO

Ieri sera sono stata a cena con la ragazza e suo marito: dopo mezzo anno di lavoro hanno avuto una settimana di ferie, e l’hanno usata per venire a sistemare un po’ di cose lasciate indietro al momento della partenza, e vedere un po’ di amici e parenti.
La situazione, lì, appare così stabile e solida che, dopo solo pochi mesi, hanno deciso che è arrivato il momento di fare un figlio, cosa impensabile quando erano qui. Lui poi ha detto che ha diversi amici ebrei, e da nessuno ha mai sentito parole di preoccupazione o inquietudine, né, parlando con la gente, gli capita di cogliere manifestazioni di antisemitismo.
Infine ne ho approfittato per togliermi una curiosità: se fanno lo stesso lavoro nella stessa azienda, come mai lui guadagna molto di più? Spiegazione semplicissima: lei fa otto ore al giorno cinque giorni la settimana, lui ne fa undici e lavora anche il sabato. E mi è piaciuta molto questa possibilità di scegliere l’orario di lavoro in base alla propria energia, alla propria resistenza, ai propri impegni (lei il pomeriggio deve andare a prendere il bambino a scuola, ha da fare in casa eccetera).
Magari, per carità, non sarà proprio un paradiso, ma a loro, venendo dall’Italia, è sembrato proprio quello.

barbara

DAL GOLAN (14/2)

E naturalmente comincio dalla cosa più importante immortalata in questa foto presa a tradimento mentre mi stavo gustando quell’anguria che era la dolcezza fatta persona
barbara cocomero
(sì, l’anguria è una persona: qualcosa da ridire?)

Sul Golan sono stata diverse volte, ma questa è stata un’esperienza particolare perché ci siamo arrivati sulle jeep, inerpicandoci su sentieri rocciosi con buche e massi, in alcuni (brevi!) tratti con pendenze anche di 30°-40°. Quando siamo arrivati in cima (non so esattamente in quale punto delle Alture), con vista sulla Siria, si potevano distintamente sentire i rumori dei combattimenti in direzione di Damasco – che dista circa tre quarti d’ora d’auto, e abbiamo continuato a sentirli anche durante la sosta alla tappa successiva, alcune decine di chilometri più distante. A combattersi senza esclusione di colpi sono in questo momento circa 400 fazioni, e i Paesi direttamente o indirettamente coinvolti sono non meno di 50: questo andrebbe sempre fatto presente a chi ogni tanto si mette a dire che dobbiamo intervenire in Siria, dobbiamo aiutare la Siria, a invocare libertà per la Siria: intervenire come? Aiutare chi? Libertà da chi e a favore di chi? Qualcuno potrebbe pensare che “fintanto che si ammazzano fra di loro a noi va bene”, ma non è affatto così; Israele, per lo meno, non la pensa affatto così: dei vicini bellicosi e assetati di sangue alle porte di casa non sono esattamente la ricetta migliore per dormire sonni tranquilli, e gli avvenimenti di qualche settimana fa sono lì a dimostrarlo.

Avendo già fatto e pubblicato numerose foto in occasione delle visite precedenti, questa volta non ne ho fatte, tranne una, questa:
dal Golan
Quello che si vede là sotto, fotografato dall’autobus, è un villaggio israeliano: non credo occorra molta fantasia per immaginare che cosa succedeva quando questo territorio era in mano siriana, ossia fino al 1967 quando, con la Guerra dei Sei Giorni è stato liberato – in senso letterale: gli israeliani sono stati finalmente liberati dall’incubo dei cecchini siriani che sparavano fin dentro le finestre di villaggi e kibbutz, i pescatori israeliani sono stati liberati dall’incubo dei cecchini siriani che sparavano mentre pescavano, l’intero stato di Israele è stato liberato dall’incubo di un nemico feroce che incombeva su una parte cospicua dello stato e con la possibilità di invaderlo in qualunque momento in brevissimo tempo: ditelo a chi ciancia di restituzione! Ora, per fortuna, il pericolo non sussiste più, grazie all’annessione decisa dal parlamento israeliano nel 1981, e la difesa di Israele si combatte sul confine opposto. Che poi, a proposito di “restituzione” (come quella dei territori “occupati” o territori “palestinesi”, che dir si voglia), ci sarebbe da ricordare che questo territorio è ripetutamente ricordato nella Bibbia col nome di Bashan, fertilissimo grazie al terreno di origine vulcanica: anche qui, come in tutto il resto del Medio Oriente e del Nord Africa, gli arabi sono arrivati dopo, arabizzando e islamizzando a suon di invasioni e occupazioni e massacri e deportazioni e stupri etnici e conversioni più o meno forzate. DOPO.

Delle guerre fra Israele e Siria sono rimaste le mine, moltissime, messe da entrambe le parti del conflitto: spesso le strade sono costeggiate da sbarramenti con l’avviso di terreno minato; non vengono bonificate, oltre che per l’enorme costo e difficoltà dell’operazione, anche perché con pioggia e piccoli smottamenti le mine si spostano, sprofondano, complicando ulteriormente il compito. E sono rimaste le trincee, di cui tuttora, ogni tanto, occorre servirsi.

barbara

LA STRANA STORIA DEI VINI E DEL SINDACO E DELLE FOTOGRAFIE E DI VARIE ALTRE COSE

Parte prima

Lo scorso venerdì 18 settembre nel castello di Belgioioso, comune di San Colombano al Lambro, è stata inaugurata una mostra fotografica denominata “Israele Oggi”.
IsraeleOggi2015
Si trattava di foto scattate dal fotografo Maurizio Turchet nel corso di un viaggio in Israele qualche anno fa; foto, per lo più, di paesaggi, così
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Quella che dovrebbe essere la Parte seconda

Domenica 27 settembre, sempre a San Colombano al Lambro, avrà luogo l’inaugurazione della Sagra Provinciale dell’Uva. Nell’ambito della manifestazione, oltre alla degustazione di vini e specialità locali, sarebbero previsti anche assaggi e vendita di vini israeliani, come si può leggere nel manifesto che, come dimostra il logo presente in alto, è stato approvato dal comune.
programma_festa_delluva_2015
La presenza del punto di assaggi e vendita di vini Israeliani alla festa dell’uva, per la precisione, era stata concordata in una riunione con il sindaco di San Colombano A.L. in cui erano presenti Eyal Mizrahi, presidente di Amici d’Israele Lombardia, Maurizio Turchet, autore delle foto e dei filmati della mostra, Diego Bassi, presidente del Consorzio Vino San Colombano Doc, Davide Cucciati, ex consigliere e Andrea Erba, consigliere di maggioranza.

Ma poi invece di andare avanti bisogna tornare indietro alla Parte prima

perché qui succedono delle cose che modificheranno drammaticamente tutto ciò che sarebbe dovuto accadere dopo. Perché appena partita l’inaugurazione, arriva lui,
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occhi gelidi da professionista della provocazione.
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Professionista esperto, che non si lascia trasportare dai sentimenti, che non si lascia travolgere dalle emozioni: come i killer professionisti, ha un compito da svolgere, è pagato per farlo, e lo farà, con fredda determinazione. È una vecchia conoscenza, il nuovo venuto: si tratta di Vittorio Fera, membro dell’organizzazione pesantemente collusa col terrorismo ISM (ISM), e arrestato una ventina di giorni fa in Giudea-Samaria per complicità col clan Tamimi nella violenta imboscata tesa a un soldato israeliano. Su quanto accaduto lascio la parola a Eyal Mizrahi:
“L’inaugurazione è stata programmata per le 18.30. Il primo intervento era di Davide Romano, Assessore alla cultura della comunità Ebraica di Milano, che doveva lasciare prima dell’entrata del sabato. Dopo di lui doveva parlare Avital Kotzer Adari, direttrice del Ufficio del Turismo Israeliano, ma è stata bruscamente interrotta da 5 contestatori (2 uomini e tre donne). Uno dei due uomini ha tirato fuori dalla borsa una grande bandiera palestinese che ha cominciato sventolare mentre tutti e cinque urlavano assassini verso le autorità sul palco. Vittorio Fera – un noto attivista della ONG ISM – Italia, e contestatore di professione, è stato di gran lunga il più violento e continuava a provocare i presenti con urla sperando nella loro reazione violenta ma con il mio aiuto e quello di altri siamo riusciti a evitare che lui e due vecchietti molto motivati arrivassero alle mani.
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Nel frattempo abbiamo dovuto, come è richiesto per legge, portare Avital Kotzer Adari in un luogo protetto, dove è stata costretta a rimanere, a causa della permanenza di Fera, fino alla fine della cerimonia, annullando così il valore della sua presenza. Dopo abbiamo scoperto che 4 dalle 5 persone arrivavano da fuori di San Colombano e la quinta è un’amica del consigliere di minoranza Lorenzo Brusati”.
Va da sé che, a dare la misura della provocazione, molto più delle parole dette e dei gesti compiuti, sono sfumature quali toni ed espressioni, che difficilmente si possono raccontare. E, a quanto pare, almeno Eyal Mizrahi e i ruspanti vecchietti, hanno visto nell’atteggiamento di Vittorio Fera una provocazione finalizzata a scatenare una reazione violenta, possibilmente fisica, da denunciare poi davanti alle telecamere politicamente corrette.

La quale parte prima influisce direttamente sulla Parte seconda

Leggiamo infatti sulla stampa locale:
“Alla mostra era stato collegata poi l’esposizione di vini israeliani domenica prossima per la festa dell’Uva e proprio questa circostanza aveva fatto muovere lunedì il consigliere di minoranza Lorenzo Brusati. Il consigliere ha chiesto la sospensione dell’esposizione e della vendita nel timore che potesse essere occasione per azioni di protesta da parte di gruppi pacifici o non pacifici, difficilmente controllabili, proprio durante la festa più importante del paese”.
“Anche politicamente le pressioni sul primo cittadino lunedì e martedì sono state molte. «Alla fine però decido io e mia è la responsabilità, soprattutto con riferimento alla sicurezza – conclude Belloni” (Il Cittadino, 23 settembre).
E fermiamoci un momento a riflettere. Sappiamo perfettamente che tutto ciò che ha a che fare con ebraismo e Israele è a rischio, e richiede sorveglianza particolare. Il sindaco NON ha provveduto ad avvertire le Forze dell’Ordine e questa sua inadempienza ha favorito l’accaduto. E che cosa fa ora il sindaco per rimediare? Si organizza meglio per la prossima, ormai imminente, occasione? NO: la annulla! La annulla – tenete sempre ben presenti le righe qui sopra – CON RIFERIMENTO ALLA SICUREZZA. E da dove gli arriva il suggerimento di annullare tutto? Dal consigliere di minoranza Lorenzo Brusati, capogruppo di una lista di opposizione, sostenuta, alle elezioni, da PD e M5S, che di fronte a una intimidazione mostra immediatamente tutta la sua disponibilità, tutta la sua gioiosa prontezza a cedere, aprendo così la porta alla valanga che sempre si verifica quando si cede alla violenza, anche quando, come in questo caso, si tratta di una violenza oggettivamente modesta, per quanto sgradevole e inaccettabile. E se si cede anche di fronte a violenze perfettamente contenibili, chi potrà mai impedire a questa gente di alzare ancora e ancora il tiro fino a ridurci in ginocchio? Poi, volendo, si potrebbe avere la tentazione di andare anche oltre: la mostra, con tutto il rispetto per l’artista e per gli organizzatori, non era una cosa di portata storica, non era stata reclamizzata sui mass media nazionali: chi ha provveduto a informare gli “attivisti” intervenuti? (E, per inciso, questi “attivisti” impegnati a tempo pieno a combattere Israele, di che cosa vivono, visto che è sotto gli occhi di tutti che non hanno tempo per lavorare?).
Ma torniamo al sindaco, che ha dichiarato al giornale di avere deciso di vietare la presenza dei vini israeliani CON RIFERIMENTO ALLA SICUREZZA. E che cosa ti spunta fuori? Questo:
revoca
Interessante, no?
Spulciando poi tra gli scambi privati, dietro le quinte, di varie persone interessate all’evento, si possono leggere passaggi come quelli che seguono:
“Il Sindaco ed il Presidente del Consorzio Vini DOC, da mesi, hanno espresso il proprio favore per l’effettuazione di assaggi dei vini israeliani, alla Festa dell’Uva; la realtà sionista milanese, confidando, ovviamente, nella parola data (verba volant?), si è organizzata di conseguenza.
A meno di una settimana dall’evento, la situazione sembra radicalmente mutata.”
“Vi posso assicurare che le realtà filo-israeliane, di cui faccio parte attivamente, non rimarranno impassibili davanti alle scelte di un’Amministrazione che, fino a 72 ore fa, non aveva nemmeno ipotizzato la “non effettuazione” dell’evento in oggetto, a prescindere dalle motivazioni che verranno ufficializzate”.
“Ho già espresso al Sindaco le mie valutazioni e il mio dissenso su quanto si sta decidendo in seguito a un deprecato ma voluto incidente finalizzato a screditare una bellissima iniziativa che ha impegnato persone molto vicine alla nostra Amministrazione. L’approvazione del Sindaco rilasciata pubblicamente con l’assenso del Presidente del Consorzio Vini DOC non può essere revocata in assenza di gravi motivi.”
“Fino a venerdì 18 Settembre nessuno ipotizzava la cancellazione della presenza Israeliana alla festa dell’uva!!”
Perché, tra l’altro, c’è anche questo: una gran parte dei consiglieri di maggioranza sono assolutamente contrari a questa decisione che il sindaco ha preso di propria iniziativa.
Nel frattempo si sta lavorando freneticamente per denunciare la vergognosa iniziativa e per trovare una soluzione (lavoro frenetico in cui rientra anche questo mio stare al computer fino alle sei di mattina suonate dopo lo sbarellamento del digiuno di Kippur). Se vi saranno aggiornamenti, li troverete qui.

E voi, per favore, provvedete a diffondere, che queste vergogne si devono conoscere.

barbara