E MI SEMBRA GIUSTO, MI SEMBRA

carmen
Rubato qui. Poi, con calma – ma non troppa però -, ci occuperemo anche dell’Otello, di Francesca da Rimini e via via tutte le altre opere che vergognosamente discriminano e umiliano e martirizzano le donne. Per quanto riguarda il calcio, però, non me ne voglia il mitico Vujadin, ma per chiunque abbia almeno sessant’anni la priorità assoluta fra le onte da lavare spetta indiscutibilmente a Italia-Corea 1966.

E poi guardate anche questa, con una Carmen (che finirà anche male, ma vive, fin che vive, con una libertà, una vitalità, una esplicita e calda sensualità che boldrine e bonine si sognano, altro che liberazione sessuale!) dalle diverse ma altrettanto gustose provocazioni, e con in più il crimine assoluto: LE SIGARETTE! (a morte! a morte! Anzi, oltre al finale bisognerà cambiare anche mestiere e ambientazione) e quindi doppiamente da rifare.

PS: un sospetto però mi sovviene: e se in realtà non l’avesse ammazzata per gelosia bensì per non rischiare che dopo vent’anni quella se ne uscisse a dire che l’aveva violentata? In questo caso secondo me si tratterebbe di legittima difesa preventiva, e una discreta botta di attenuanti le meriterebbe.

barbara

UNA PICCOLA PROPOSTA

Nella mia nota di oggi vorrei soltanto fare una piccola proposta, riguardo a un provvedimento che l’Unione Europea potrebbe adottare. Costi minimi, utilità, a mio avviso, notevole. Prima di formulare la proposta, però, vorrei ricordare tre cose, non direttamente collegate tra loro. Si tratta, segnatamente, di una nota direttiva UE, di un orologio e di una fotografia. La direttiva è la 2014/40, recepita in Italia con D. L. del 2/2/2016, con cui si impone a tutti i produttori di tabacco di dedicare almeno il 65% delle confezioni a messaggi volti a dissuadere dal fumo, anche, com’è noto, attraverso immagini forti e scioccanti. Una direttiva utile, secondo me, perché – lo dico da ex fumatore – fumare fa senz’altro male. L’orologio è quello inaugurato – in grande pompa – nello scorso mese di luglio, in una piazza centrale di Teheran, che segna il conto alla rovescia di tutti i giorni (un po’ più di 8400) che mancano al momento in cui, nel 2040, Israele sarà finalmente distrutto. Il giorno non è vicinissimo, ma neanche lontanissimo. (Tra parentesi, i dirigenti iraniani, oltre che collettivamente mentecatti e cerebrolesi, sono anche furbetti, in quanto la responsabilità del mancato rispetto della promessa non ricadrà su di loro, ma sui loro pavidi e inetti successori). La foto è quella – ripresa da molti media mondiali – di pochi giorni fa, che ritrae l’alta Rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini, sorridente e felice come una Pasqua, nel Parlamento iraniano – a poche centinaia di metri dall’ orologio – per la cerimonia di insediamento del Presidente Rohani (scusate, ho dimenticato di mettere l’aggettivo “moderato”, che sempre si accompagna al suo nome: in effetti, pensavo che “il moderato Rohani” fosse tutto un unico nome proprio, come Reza Rohani, Ruholla Rohani, Ciro Rohani ecc., perché lo chiamano tutti sempre così). Tutt’intorno, dei barbuti e turbantati onorevoli ayatollah, intenti a fotografarla, con l’identica aria divertita e incuriosita che ho visto di recente al bellissimo circo di Moira Orfei, nei bambini che guardavano gli animali esotici: “Guarda, papà, il cammello ha veramente la gobba! Com’è curioso!”; “Guarda, Ahmed, la Rappresentante è davvero una donna! Com’è carina, sorride pure!”. Nient’altro da dire, ho finito. Ah, già, dimenticavo la proposta. Eccola: c’è ancora un 35% disponibile sui pacchetti di sigarette, vero? E allora utilizziamolo per un’altra utile informazione, questa: “Questa campagna di dissuasione dal fumo è stata disposta da un’Istituzione tanto sensibile ai danni da tabagismo, quanto assolutamente indifferente rispetto a un futuro, annunciato nuovo Olocausto”.

Francesco Lucrezi (Moked, 16 agosto 2017)

Francesco Lucrezi scrive sempre cose bellissime. A volte ne scrive anche di molto bellissime, e questa è una di quelle volte.

barbara

ORMAI È TUTTO UN AUSCHWITZ

Abbiamo i figli del miliardario che si sentono perseguitati come gli ebrei nella Germania nazista.
Abbiamo la ditta francese che chiama spiritosamente il suo nuovo detergente Cyclone B.
Abbiamo i motteggiamenti sulla scritta ARBEIT MACHT FREI per protestare contro un provvedimento dell’ENAC
Scritta-aeroporto-treviso
o per denunciare una fame a Gaza mai esistita.
la fame rende liberi
Abbiamo le fermate dell’autobus (all’aperto!) in cui qualcuno fuma, che diventano camere a gas.
in camera a gas
camera a gas
E ora abbiamo anche il presidente della regione Toscana che dice la sua in merito alla tragedia di Prato (per la quale mi sembra doveroso precisare che le inadempienze sono tutte italiane, ma l’organizzazione, le regole stabilite e gli interessi sono interamente cinesi): “Qui – ha detto – i lavoratori vivono e lavorano in soppalchi che ricordano quelli di Auschwitz”.

Alla fine verrà fuori che hanno ragione quelli che ci raccontano che Auschwitz era un ameno luogo di vacanza in cui gli ebrei stavano quasi meglio dei tedeschi. Perché sarà sicuramente brutto il negazionismo, ma la banalizzazione della Shoah è molto, molto più pericolosa.
scarpe-Auschwitz
barbara