MA LEGGERE QUELLO CHE SI VUOLE CRITICARE PRIMA DI CRITICARLO, NO? PAREVA BRUTTO?

Tal Stefano Jesurum, giornalista, a quanto pare – ma un giornalista non dovrebbe controllare le cose di cui vuole parlare, prima di parlarne? E non dovrebbe anche prendere in considerazione l’opportunità di misurare “il peso delle parole”? – ci propina questo articoletto dal titolo emblematico, che tuttavia, visto il contenuto, sarebbe più corretto definire grottesco.

Il peso delle parole

Andiamo con ordine. Il ministro Roberto Speranza, nel corso di una intervista televisiva di circa mezz’ora, in un frammento di non più di 30 secondi [è più importante quello che ha detto o quanto tempo ha impiegato a dirlo?], alla domanda “Ma come si fa a vietare una festa? Chi è che va a controllare e a bussare alle porte degli appartamenti per vedere se c’è una festa?” risponde “Intanto, quando c’è una norma, va rispettata [oddio, anche il divieto di uccidere, oltre che un comandamento religioso, sarebbe anche una norma civile, ma non si ha l’impressione che questo sia sufficiente a farla rispettare, al pari di quella che vieterebbe di spacciare droga o rapinare vecchiette]. In questi mesi gli italiani hanno dimostrato di non avere bisogno di un carabiniere o di un poliziotto a controllarli personalmente. Ma è chiaro che aumenteremo anche i controlli, ci saranno segnalazioni. Io mi fido molto anche dei genitori [“anche”. Oltre che dei vicini, che infatti si sono già attivati, così come si attivavano alla grande nei mesi della segregazione] del nostro Paese…”. Ci saranno segnalazioni. E così un politico serio [ehm… posso fare una grassa risata?] che ha dimostrato di avere il coraggio [?] di affrontare il dossier più complicato che qualunque ministro si sia mai trovato sul tavolo dal dopoguerra ad oggi [bum! Ma poi, comunque, che cosa c’entra?], viene accusato di essere una sorta di stalinista [no: viene accusato di avere detto una mostruosità: perché, non l’ha detta?], un liberticida [liberticida, sì, nonché assassino, insieme ai suoi complici, dello stato di diritto], un mostro. Per tre, semplicissime, parole: ci saranno segnalazioni [Volendo, anche una roba come “morte agli ebrei” sarebbero tre parole. Semplicissime. Se le sente il signor Jesurum non ha niente da ridire?].
I leoni da tastiera [ma quanto ci piace questa espressione, leoni da tastiera!] si scatenano, as usual [per i non anglofoni: come al solito]. Tal Silvana De Mari, medico e scrittrice fantasy, su La Verità associa le restrizioni anticontagio [l’invito alla delazione nei confronti dei vicini sarebbe una “restrizione anticontagio”?! Non voglio fare la solita battuta scontata del “cosa si è fumato?”, ma se non si è fumato niente di strano, quali saranno mai le turbe psichiche di un individuo che considera l’istigazione alla delazione come una “restrizione anticontagio”?] e le persecuzioni naziste [e le persecuzioni naziste: tenete bene presenti queste parole]. E qui viene il punto a mio avviso davvero dolente, senza ritorno. Da destra e da sinistra, l’urlo accusatorio addita Speranza come istigatore di delazione. Delazione, una parola il cui suono fa rabbrividire, un meccanismo mentale vigliacco (ti denuncio in cambio di) che moltissimi hanno pagato sulla propria pelle in tempi fascisti, nazisti e di “socialismo reale”. [No, caro “tal” Jesurum: non si denuncia solo in cambio di: si denuncia anche per ideologia. O perché così ha comandato il padrone di turno. E se la chiami segnalazione – come la chiamavano i bravi cittadini zelanti ligi alle regole vigenti che segnalavano gli ebrei nascosti o con documenti falsi – resta una delazione lo stesso, quella cosa “il cui suono fa rabbrividire, un meccanismo mentale vigliacco (…) che moltissimi hanno pagato sulla propria pelle in tempi fascisti, nazisti e di “socialismo reale”]
Inaccettabile. Intanto perché nessuno ha invitato alla delazione. E poi perché se non si è in grado di discernere il peso delle proprie parole, soprattutto in tempi di crisi profondissima, allora è finita. Guido Rossa (sempre che sappiano chi sia – sennò c’è Google) era un delatore? Se per caso ascoltaste nell’appartamento a fianco qualcuno che parla di jihad e indirizzi avvisereste le forze dell’ordine o vi fareste – come tanto si usa dire oggi – gli affari vostri? Dice: ma il terrorismo e le stragi sono un’altra cosa. Vero, tuttavia gli oltre trentaseimila morti rimangono trentaseimila vite spezzate. [Ok, ho deciso di non chiedere che cosa si sia fumato questo qua, e non lo chiederò, ma il dubbio resta]

Stefano Jesurum, ‍‍15/10/2020 , qui.

E quello che segue è il testo pubblicato da “tal” Silvana De Mari. Per non rischiare confusioni inserirò i miei commenti in corsivo, in quadra e con altro colore.

ULTIME NOTIZIE DA UNA SCUOLA FOLLE

BY SILVANA DE MARI

15 OTTOBRE 2020

Ricevo dalla dottoressa Isabella Rigillo Insegnante, psicologa e psicoterapeuta questa mail, che riporto integralmente. Le parentesi sono mie.

Ore 8 ingresso nell’ospedale di malattie infettive “scuola statale italiana”: mettere mascherina, scanner usato da un collaboratore per misurare la febbre, seguire le frecce e linee posizionate a terra già dal cancello e fino all’interno delle aule. (queste disposizioni avrebbero senso in un gruppo di bambini reduci dal trapianto di midollo, cioè immunodepressi. Il Covid 19 è un virus ad alta infettività, ma bassa virulenza, che ha perso potenza a giugno. Queste regole distruggono la socializzazione e danneggia la psiche del bambino sprofondandolo nella fobia e soprattutto nella colpa: ti sei tolto la mascherina, tuo nonno morirà e sarà colpa tua. Anche al corpo non fa bene: il sistema immunitario per funzionare ha bisogno di restare in allenamento. Il distanziamento sociale lo indebolisce. Per diventare insegnanti occorre studiare per anni pedagogia, con master sulla socializzazione e la psicomotricità. Gli insegnanti hanno rinnegato tutto) Cambio mascherina con quella fornita dalla scuola. (11 milioni di mascherine sono state garantite a Elkam. Queste mascherine come vengono smaltite? Se fossero tossiche, se ci fosse il pericoloso virus dovrebbero essere rifiuti speciali, sono rifiuti qualsiasi. L’uso continuativo di mascherine, soprattutto in bambini, altera il microbiota orale e può favorire tonsilliti e faringiti.) Gel disinfettante da usare all’entrata ed ogni volta che bambini e adulti vanno al bagno sia prima che dopo. (alcuni gel aumentano il rischio di cancro alla tiroide, tutti modificano il microbiota delle mani e se troppo usati aumentano il rischio di dermatiti)  Al primo starnuto o accenno di raffreddore o malesseri vari mandare il piccolo nella stanza covid per controllo temperatura e invio a casa. (perché stanza covid? Non potevano continuare a chiamarla infermeria? Il covid è molto improbabile nei bambini. Perché il covid è l’unica malattia esistente?) Tutto ciò durante il tempo di permanenza in aula. Le finestre restano aperte per il cambio dell’aria. (anche di inverno? Tempra il carattere, ma può causare parecchie malattie da raffreddamento, dette raffreddori, e poi si finisce nella stanza covid) Messaggio della dirigenza: “data la situazione si lavora molto sull’educazione civica e prevenzione da Sars cov 2, molto sulle regole del distanziamento, i saperi sono quelli essenziali, la didattica va solo su matematica e italiano”. (ottimo, i popoli analfabeti sono più felici)  Bambini sempre seduti anche durante la ricreazione, banchi monoposto mai arrivati, uno sta al posto solito e l’altro seduto al lato del banco senza potersi avvicinare e infilare le gambe sotto. Se parla uno l’altro deve tirare su la mascherina così se si alza per temperare una matita. L’insegnante può togliere la mascherina nell’area tra cattedra e lavagna garantendo due metri di distanza dagli alunni, non può toccarli né correggere loro i compiti, va tutto sull’autocorrezione. Eventuali verifiche dovranno attendere due giorni prima di poter essere visti dall’insegnante. Sconsigliato farli cantare. In palestra impossibile svolgere attività perché occorrerebbe disinfettare attrezzi e palestra ogni volta oltre ad avere una distanza di almeno due metri tra i bambini. A mensa possono toglierla quando mangiano, ma sono a distanza da un metro ed ogni gruppo classe necessita di due lunghi tavoli, l’acqua deve versarla l’insegnante munita di guanti mentre loro devono restare seduti tutto il tempo. A solo due settimane dall’inizio dell’anno scolastico due classi sono in quarantena perché alcuni sono risultati positivi al tampone, ma nessuno ha l’influenza vera!! All’uscita anche i genitori indossano la mascherina e qualche volta pure gli occhiali da sole, rendendo complesso il riconoscimento. Non ci si può fermare a parlare con loro per evitare assembramenti e probabili contagi, ognuno prende il figlio e va via. I collaboratori hanno un quaderno nel quale annotano quando e cosa hanno fatto in ogni aula, con un nebulizzatore disinfettano gli ambienti, ora più sporchi e segnati da gocce di questo liquido di cui non si conosce la composizione chimica. Tutti sotto stress a protezione di un virus i cui dati si leggono su giornali e si vedono in televisione, invece nella vita pratica la gente muore per lo più di tumori, malattie cardiovascolari e altre patologie. La scuola per quello che si conosceva è morta. Uccisa dalla “banalità del male” [Ecco, io questa espressione – di Isabella Rigillo comunque, NON di Silvana De Mari, l’avrei evitata. Primo perché si riferisce a una persona, non alla shoah. Secondo perché è stata coniata da una persona abbietta. Terzo perché di Eichmann – che tutto era tranne che un grigio burocrate esecutore di ordini – questa persona non ha capito niente. Quarto perché il male non è mai banale. Ma non ha niente a che vedere con le insensate accuse di Jesurum]. I bambini stanno già cominciando a manifestare disturbi psicologici come pianto apparentemente immotivato, attacchi d’ansia, difficoltà di concentrazione e apprendimento. Gli adulti per ora insonnia, atteggiamento passivo di indifferenza, abulia e delega. E’ solo l’inizio dell’incubo se non si mette fine a questo lager per l’infanzia. Il silenzio non è mai stato così PESANTE e PERICOLOSO.

Isabella Rigillo Insegnante, psicologa e psicoterapeuta.

In conclusione riporto le parole del dottor i Alberto Villani del Cts. Il Cts vuol dire tizi non eletti da nessuno, nominati esperti da tale Conte pure lui non eletto da nessuno in base a competenze che ci sono rimaste oscure. Le competenze dei tizi chiamati a decidere di una nazione e le competenze del tizio che li ha scelti. Quello che ci è chiaro è l’incredibile fiume di denaro con cui sono pagati. Il vate Alberto Villani ha detto al Corriere della sera: non importa se le mascherine all’aperto hanno scientificamente un senso oppure no, sono un segnale.
Lo sanno che non c’è nessuna evidenza scientifica sul valore protettivo per virus, mentre già sono evidenti dermatiti, micosi e faringiti.
È un segnale. Un segnale di sottomissione a regole insensate, perché si obbedisce alle regole sempre. Il buon suddito fa così.
Un tampone per cercarli, un tampone made in China spesso già falso positivo, un tampone per trovarli un tampone che il suo stesso inventore ha dichiarato non idoneo a trovare i malati, un tampone per ghermirli escludendoli dalla vita sociale, e nel buio incatenarli, un buio che potrebbe non essere casa ma una struttura idonea accuratamente preparata.
Sono tutte le mattine all’ufficio postale, e con gli impiegati ci scambiamo i pacchetti che spedisco , il modulo della raccomandata, i soldi. Lo stesso con le cassiere del supermercato, che toccano i prodotti che ho preso e poi i soldi. [con i guanti, certo, ma con quegli stessi guanti tocca le cose mie e quelle degli altri]
Una maestra ha fatto soffrire per ore la sete a un bimbo di 6 anni per non toccare lei la borraccia che lui non riusciva ad aprire. Una maestra che fa una cosa del genere il giorno in cui andranno a prendere i bambini ebrei, o quelli armeni o quelli che hanno il cognome che comincia per M, li consegnerà senza fiatare lieta e giuliva di aver fatto il suo dovere e poi lieta e giuliva spiegherà agli altri bambini quanto è giusto e quanto e bello. [Immagino che il corpo del delitto, solertemente denunciato dal signor Jesurum, sia questo. Ed è esattamente quello che anch’io ho detto ripetutamente: chi ha l’anima del servo, non si chiede se l’ordine che viene dall’alto sia giusto o ingiusto, sensato o insensato, utile o inutile, morale o immorale, virtuoso o criminale: se quella è la regola, si obbedisce e basta. E se l’ordine è di denunciare – segnalare – il ligio cittadino dall’anima di servo denuncerà – segnalerà. Se ci sarà da segnalare il vicino che forse ha una tavolata di sette persone si segnalerà il vicino festaiolo, se ci sarà da segnalare il bambino ebreo nascosto in una cantina si segnalerà il bambino ebreo, e si applaudiranno gli agenti della Gestapo che portano lui al gas e il vicino irrispettoso delle norme al campo di concentramento] Oppure consegnerà i bambini “positivi”, o quelli figli di genitori omofobi, come già fatto a Bibbiano e come normalmente faranno dopo che il ddl Zan Scalfarotto sarà stato approvato. Lo ha detto lo stato. È vero e giusto.

Ecco, questo è il testo criminale di “tal” Silvana De Mari che si è “inventata” che il povero speranzino nostro, eroico nell’affrontare eccetera eccetera (chi era quello là che volevano fare santo per via delle “eroiche virtù”?) avrebbe invitato alla delazione (uuhh, che bugiarda! Uuhh, che malpensante!) e che ha associato le restrizioni anticovid alle persecuzioni naziste.

Questo, caro signor Stefano Jesurum, si chiama analfabetismo funzionale. A voler essere generosi. Perché se non è di questo che si tratta, allora lei ha dei problemi. E anche piuttosto grossi.

barbara

DA UNA PARTE E DALL’ALTRA DELLA BARRICATA

Ossia chi si inginocchia e chi sa ancora che i servi si inginocchiano, gli uomini liberi restano in piedi.

Inizio col sindaco musulmano di Londra, che ha immediatamente messo in atto il progetto di far rimuovere le statue “non più attuali”

anche se lui, per la verità, più che inginocchiarsi ho l’impressione che abbia colto al volo l’occasione per mettere in atto quello che era il suo programma da sempre, ossia cancellare la cultura europea per sostituirla con quella degli sgozza bambini. Alla faccia dei musulmani moderati.

E poi c’è questa immagine qui
statua in acqua
e vedendola ho ricordato che qualcuno, a suo tempo, aveva ammonito che chi brucia i libri finirà per bruciare gli uomini, cosa poi puntualmente avvenuta. Faremmo bene a ricordarlo, possibilmente prima che comincino a buttare in acqua noi. Perché questa volta, nessuno si faccia illusioni, non si tratta di un qualche “loro”: si tratta di noi. Tutti.

Poi c’è questo monumento, sul quale i giustizieri hanno voluto ricordare che i neri contano e vanno rispettati:
memorial
Poi è la volta di Via col vento, e perfino il povero pulcino diventa un distributore automatico di odio da cancellare dalla faccia della terra.
calimero
E chiudo la carrellata dei servi con queste due immagini che, come qualcuno ha giustamente osservato, sono le due facce della stessa medaglia
medaglia 1
medaglia 2
E passiamo agli umani, cominciando con questa splendida fanciulla,
Candance Owens
le cui dichiarazioni e prese di posizione ci vengono illustrate da

Ettore Gad Scandiani

“GEORGE FLOYD NON È IL MIO MARTIRE” dice Candace Owens, donna afroamericana, «Tutti fingono che quest’uomo conducesse uno stile di vita “eroico”. Nessuno vuole dire la verità a riguardo».
La verità a cui si riferisce è che Floyd era stato condannato per ben 5 volte a una pena detentiva e che nel 2007 aveva fatto irruzione nella casa di una donna incinta e l’aveva minacciata puntandole la pistola sulla pancia. Il giorno della sua morte Floyd era strafatto di fentanyl e metanfetamine.
La Candance si chiede anche: “Perché l’atroce omicidio della ragazzina bianca Tessa Major per mano di 3 minorenni neri non è considerato crimine a sfondo razziale?”.
Parole da prendere in considerazione come un tassello nel mosaico, non per relativizzare la brutalità del poliziotto, ma per indurre a riflettere chi oggi eccita e sostiene i saccheggi e le devastazioni in atto.
(La Owens è stata minacciata di stupro e di morte).

Ovviamente: l’unica cosa che sanno fare quelle belve scatenate oltre a devastare incendiare e distruggere: stuprare e assassinare.

Poi c’è questa coraggiosissima ragazza capace di sfidare da sola un intero branco

Questo poliziotto che si rifiuta di inginocchiarsi

E questa non più giovanissima signora che, attorniata dal branco e pressata da vicino, ha addirittura il fegato di sputare in faccia a quello che le stava urlando addosso

Poi finalmente, come si legge qui, è arrivata la polizia e… l’ha arrestata. Interessante questo scambio di commenti sotto il video:

Andrew Krill

She spit on a kid.

maude findlay

They surrounded her! The CHILD took it upon himself to not only move to the forefront of the group of protesters circling/closing in and confronting Ms. Rapkin but the 17 yr old CHILD also leaned in and shouted directly into her face and the 17 yr old CHILD had no face mask and he instigated that scenario. In fact, that CHILD was the one of the organizers/ leaders of the protest. Able to organize a protest march but not smart enough or just didn’t care to wear a mask and prevent the potential spread of a deadly virus. SPARE ME!!!! “Eric Patrick Lucas III, a black 17-year-old Shorewood High School junior, helped organize and lead an anti-racism rally and march in Shorewood on Saturday.” https://www.jsonline.com/story/news/local/milwaukee/2020/06/08/shorewood-leaders-call-lawyer-who-spat-student-disbarred/5317979002/

Abbiamo poi Silvana De Mari che ci ricorda alcune cose che meritano di essere ricordate

e chiudo con questa silenziosa ma non silente affermazione di una lampante verità
nero-trump
Non proprio tutti, dunque, si sono convertiti alla nerolatria (©Enrico Richetti). Secondo una credenza/leggenda ebraica, nel mondo ci sono sempre 36 giusti, grazie ai quali il mondo non viene distrutto. E speriamo allora che di questi giusti ce ne siano almeno 36 anche qui, e che la leggenda valga anche per tutti noi.

barbara

QUALCHE ALTRA DOMANDA

Domanda N° 1

Perché ci sono fotografi che sentono il bisogno di scattare, e giornali di pubblicare, foto prese col teleobiettivo che trasforma persone sgranate in 150 metri in un’ammucchiata di pazzi incoscienti concentrati nel mio soggiorno?
foto tarocche 1
foto tarocche 2
foto tarocche 3
(qui tutta la documentazione) Non staranno per caso prefabbricando un alibi per colui che regna colà dove si puote ciò che si vuole, che per ora ha magnanimamente concesso di aprire un filino il rubinetto ma avverte minaccioso che se non ci comporteremo bene tornerà a chiuderlo? Non gli staranno fornendo il pretesto per richiuderlo quando e come vorrà con la motivazione, “documentata” da quelle immagini, del pericolo rappresentato dal nostro incosciente, sconsiderato e criminale comportamento?

Domanda N° 2

Lo sapevate che si può guarire per decreto ministeriale? No, eh?

Posso solo aggiungere che mio marito, è uscito dall’ospedale dove era stato ricoverato per covid con la solita lettera di dimissioni dove oltre alle cure e all’anamnesi medica stava scritto: “guarito come da decreto ministeriale n 6658 del 26/02/2020”. (qui)

Domanda N° 3

Come mai non si trova un giornalista che sia uno capace di fare le pulci al governo? Semplice: perché sono impegnati a tempo pieno a tentare di farle all’opposizione, venendone peraltro asfaltati alla grande

E notiamo, per inciso, che l’opposizione risponde alle domande, risponde puntualmente, e risponde nel merito, a differenza di chi sta al governo
conte bergamo
Domanda N° 4

E a proposito di governo, la protezione civile chi dovrebbe proteggere? Perché quando leggo che spende, pagando anticipatamente, 12 milioni di euro nostri per comprare dalla Cina del materiale che poi viene bloccato perché è difettoso e noi qui senza materiale e senza soldi, io qualche domanda me lo faccio (e colgo l’occasione per spiegare a Elena che questo è esattamente il motivo per cui mi sono ben guardata dal comprare il vostro libro: per il destinatario che avete scelto per la vostra opera di beneficenza. Soldi miei in mano a quella gentaglia, neanche morta).

Domanda N° 5

Perché questo è un reato da punire con una multa di 400 euro a testa
ristoratori
e questo
x Silvia 1
x Silvia 2
no?

Domanda N° 6

Che è una domanda con molte ramificazioni, ma metterò tutto insieme, e riguarda la vergognosa vicenda di Silvia Romano. Parto da un paio di considerazioni in parte anche personali.

Silvia Romano non era una “volontaria”. Volontario è il medico, l’infermiere, l’ingegnere, il geometra, che nel mese di ferie anziché andarsi a spaparanzare sulla spiaggia o fare qualche bel viaggio esotico prende un aereo (a spese proprie!) e se ne va in Africa, in Sud America, nel Sudest asiatico a fare gratuitamente il suo mestiere a favore delle popolazioni bisognose. Silvia Romano era andata con una ONG, profumatamente pagata. La sua qualifica era quella di “cooperante”; anche la mia qualifica in Somalia era quella di cooperante, ossia partecipante al programma di cooperazione allo sviluppo, e col mio lavoro, nel quale avevo dieci anni di esperienza, ho contribuito a mettere centinaia di studenti in condizione di poter frequentare l’università e diventare medici, veterinari, ingegneri, biologi eccetera. Il mio stipendio era quasi il quadruplo di quello che percepivo in Italia.

Quello che indossa Silvia Romano non è un tipico abito somalo, i tipici abiti somali sono questi
constud.2
Poi sono arrivati gli Shabaab e hanno imposto tutt’altro. Qualche giornalista, pescando evidentemente parole colte nell’aria senza sapere di che cosa si sta parlando, ha chiamato “dirac” il telone copri-auto color verde terrorismo islamico che Silvia Romano porta addosso:
telone
no, il dirac è l’abito che porta la bidella a destra appoggiata al muro: non assomiglia tantissimo, vero? E non è un dirac neanche l’abito che ha sotto il telone (che ha le maniche lunghe).

E passo alle domande vere e proprie: quale sarebbe la cosa da festeggiare? L’avere regalato 4 milioni di euro ai terroristi islamici? Quanti respiratori ci stanno dentro, in quella cifra? Quanti aiuti a commercianti e artigiani che stanno portando al monte di pietà catenine e fedi nuziali perché non hanno da mangiare? E quanta gente morirà con le armi ed esplosivi comprati con quei 4 milioni? O forse c’è da festeggiare il debito morale, che non mancherà di essere concretizzato, che abbiamo contratto con la Turchia?

E perché l’ex Silvia ha immediatamente voluto dichiarare “chiamatemi Aisha”? Ricordate le prime parole di Domenico Quirico? “Non siamo stati trattati bene”. Un prigioniero può dire e fare qualunque cosa per salvarsi la vita o alleviare i tormenti della prigionia, ma dopo il ritorno? Chi ci garantisce che tanto entusiasmo non sia sincero e non l’abbiano trasformata in una combattente al loro servizio? E, a proposito del suo essere stata trattata bene, chi è che le ha tirato un pugno in un occhio circa 10-12 giorni fa?
Silvia occhio
E davvero quella di essere rapita è stata una imprevedibile disgrazia? Davvero lei non ha fatto niente perché ciò accadesse? Leggiamo un po’ qua:
Ait1
Ait2
Eccola qua dunque, l’ochetta viziata e velleitaria, che invece di cercarsi un lavoro e fare del volontariato nel tempo libero – come tante brave persone che conosco – sceglie di fare la “volontaria” di professione, ben pagata, senza regole, che si sa che le regole sono di un fastidioso signora mia, ma di un fastidioso guardi, uscendo la sera, alzandosi quando voleva, e che per poter vivere senza quelle fastidiose regole sceglie di andare in un posto che le viene sconsigliato in quanto più pericoloso del precedente. E poi le faccio dire due parole da Silvana De Mari:

E concludo con quest’ottima analisi di Federico Punzi.

Silvia Romano consegnata ai servizi turchi. Non una brillante operazione di cui andare fieri, ma una resa ai terroristi

Una ragazza partita in canottiera per far del bene in Africa, torna ricoperta dalla testa ai piedi con un lenzuolo verde, una tunica indossata dalle donne somale islamizzate nei territori ancora controllati dagli al Shabaab. Si è convertita all’islam durante la sua prigionia. Costretta, secondo le prime cronache. Per libera scelta, dirà lei agli inquirenti una volta rimessi i piedi in Italia. “Ho chiesto io di avere il corano, ho anche imparato qualche parola di arabo”. Secondo qualcuno costretta anche al matrimonio islamico con uno dei suoi carcerieri, ma lei smentisce. Altri l’hanno notata, nelle riprese televisive di ieri a Ciampino, mentre si accarezzava teneramente il ventre.
Lo diciamo subito a scanso di equivoci: non si lascia una connazionale nelle mani dei tagliagole islamici. C’è un però. Ed è un però che riguarda lo status del nostro Paese, un dato che ci deve interrogare come comunità. La consapevolezza che il denaro consegnato a quei tagliagole metterà in pericolo molte altre vite, italiane ma principalmente africane. Italiani che si sono messi in gioco, per lavoro o per volontariato, in zone del mondo a rischio. E africani che rischiano tutti i giorni di essere trucidati da jihadisti da noi rinforzati nelle loro casse e nella loro immagine. Questo è purtroppo un argomento che, per quanto si possa gioire per il ritorno sana e salva di una ragazza di 25 anni, non può essere eluso nel dibattito pubblico.
Il ritorno di Silvia è una festa per la sua famiglia e non potrebbe essere altrimenti, ma è una resa per la Repubblica italiana e il mondo civile.
Trattare con i terroristi islamici di al Shabaab, affiliati ad al Qaeda e tra i più sanguinari, che in Africa – forse non tutti lo sanno – si sono macchiati di stragi orrende di uomini, donne e bambini, ed eventualmente pagare un riscatto, è forse una via obbligata, ma non un qualcosa che possa essere ostentato e celebrato all’aeroporto come una brillante operazione di cui andare fieri e da sbandierare al mondo intero. Anche perché, come spiega bene Romana Mercadante nella sua nota, [articolo che raccomando di leggere] non è il riscatto in sé, è la passerella mediatica del presidente del Consiglio e del ministro degli esteri a mandare un messaggio devastante. Il messaggio di un governo pronto non solo a pagare i terroristi, ma anche a prestarsi alla propaganda jihadista (tale è stata riabbracciare festanti un ostaggio convertito all’islam, non si sa bene come, dopo 18 mesi di prigionia, sceso dall’aereo con indosso una tunica islamica), pur di trarre un qualche vantaggio in termini di consenso da un lieto fine dal punto di vista umano e famigliare, ma non certo politico. Certe cose, se si fanno, si fanno in silenzio e poi non si sbandierano ai quattro venti.
La foto che vedete di Silvia Romano
silviaromano
è stata scattata molto probabilmente in Somalia, subito dopo la sua consegna da parte di chi l’ha tenuta in ostaggio per 18 lunghi mesi. La ragazza è ripresa sul sedile posteriore di un pick-up e indossa un giubbetto antiproiettile turco.
Pubblicata dall’agenzia di stampa Anadolu, ieri sera ha fatto il giro di tutti i media turchi, ma sui social italiani l’ha rilanciata Mariano Giustino, il corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia.
Questa foto suggerisce un ruolo ben più centrale dei servizi segreti turchi nella conclusione della vicenda, non un semplice “aiuto”. E cioè, che siano stati proprio i turchi a prelevarla e poi consegnarla alle autorità italiane. I nostri servizi non c’entrerebbero quasi nulla, se non per la richiesta d’aiuto avanzata nel dicembre 2019 all’intelligence turca (Mit) per rilevare e portare in salvo l’ostaggio. Insomma, l’operazione conclusa con successo sarebbe turca, solo i soldi italiani.
E questo dovrebbe suonare come un campanello d’allarme: in Somalia, così come in Libia, per combinare qualcosa dobbiamo telefonare ad Ankara. Il che la dice lunga sulla nostra irrilevanza persino nelle nostre (ormai ex) aree di influenza.

Federico Punzi, 11 Mag 2020, qui.

Parafrasando quel vecchio film, mio Dio come siamo caduti in basso.

barbara

LEGGI O LETTORE

E impara dalla signora Cristina!
(In relazione a questo post  – il cannocchiale come al solito funziona a singhiozzo, quindi se non vi fa accedere e il tema vi interessa riprovate più tardi).

commento di Cristina

Sono musulmana italiana..amo il mio velo…e Iddio l’altissimo ha comandato la modestia…ad ogni modo per le sorelle che hanno deciso la copertura integrale vorrei farvi notare che le donne hanno anche una vita privata dove sono liberissime di scoprirsi..nei paesi islamici esistono luoghi(piscine,parchi,spiagge)ad uso esclusivo in cui una donna puo godersi tutto il sole che vuole…
e visto che si e’ aperto un discorso di quanto faccia male non prendere il sole(fatto unicamente per colpire nuovamente il mondo islamico) perche’ non parliamo di quanto e’ aumentato in italia il ricovero di ragazze per coliche renali e addominali a causa della moda dell’ombelico al vento…o di quanto faccia male prendere il sole in topless..o comunque senza le necessarie precauzioni…si parla tanto di prevenzioni contro i tumori della pelle!!!!
e per mia idea personale il velo e’ l’espressione di liberta’ piu’ forte che una donna possa scegliere..perche’ in questa societa’ maschilista non mi piego e non mercifico il mio corpo per soddisfacere il piacere maschile…basta pensare che per publicizzare uno yogurt bisogna mostrare una donna col seno al vento…nessuno parla di come la donna viene sfruttata solo come immagine di natura prettamente sessuale????!!!!!!!!
io non ho nessun uomo-orco padrone….non mi svendo,ma valorizzo davanti ad Allah la mia modestia.

commento di barbara

1. Potresti fornire qualche dato documentato sull’aumento dei ricoveri per coliche renali e addominali?
2. Potresti fornire qualche dato documentato sulla correlazione fra ombelico scoperto e coliche renali e addominali?
3. Sei sicura di sapere che cosa sia una colica renale o addominale?
4. Tu conosci personalmente qualcuno che a causa di una colica renale o addominale si sia fatto ricoverare? (io no)
5. Io l’esistenza di spazi separati la chiamo apartheid, non privilegio, e l’apartheid è figlia del più infame razzismo.
6. Non ti è mai venuto in mente che un uomo che ha bisogno che le donne si coprano per non cedere alla tentazione di saltare loro addosso non è un uomo bensì uno schifoso maiale? Se a te fa piacere vivere in mezzo ai maiali accomodati pure, io preferisco vivere in mezzo agli uomini.

Naturalmente la signora Cristina non ha risposto alle mie contestazioni delle sue grottesche corbellerie. Oltre a quanto già detto, vorrei aggiungere due riflessioni.
L’islam richiede la modestia, come giustamente ricorda la signora Cristina. Ora, la prima caratteristica di un abbigliamento modesto è quella di non attirare l’attenzione, e io chiedo: in casa nostra, per le nostre strade, nella nostra società, attira di più l’attenzione una minigonna o una abaya,
abaya
uno chador,
chador
un burqa,
burqa
un niqab?
niqab
Quando ero giovane e bella e con due gambe da sballo e giravo in minigonna, buona parte degli uomini restavano del tutto indifferenti (o, se non lo erano, non lo davano a vedere); parecchi mi guardavano con ammirazione, e si fermavano lì; qualcuno fischiava; qualcuno faceva commenti, a volte solo galanti, a volte pesanti; rarissimamente qualcuno tentava di andare oltre. C’erano amici e compagni di università che mi cercavano per la compagnia, per parlare, per discutere, per confrontarci su temi sociali, politici, culturali. Le donne musulmane invece – l’ho sentito dire molto spesso da loro e lo conferma anche la signora Cristina qui sopra – si coprono “per proteggere i loro fratelli”, si coprono perché altrimenti i loro uomini non potrebbero frenare le proprie pulsioni sessuali e salterebbero loro addosso. Ora, io chiedo, qual è la società che vede le donne unicamente come oggetti sessuali, la nostra, corrottissima, con le minigonne e lo yogurt pubblicizzato con le poppe al vento, o quella islamica?

barbara

DUE MESSAGGI

Uno alla signora Alessandra Vella.

Denuncia  presentata alla Procura della Repubblica di Caltanissetta contro il Gip di Agrigento, Alessandra VELLA

Di Ornella Mariani
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA di CALTANISSETTA
La sottoscritta MARIANI FORNI Ornella, nata a xxxx il xxxx e residente in Benevento alla via xxx,
PREMESSO
che l’ordinanza di scarcerazione di Carola Rackete, Comandante della nave o.n.g. Sea Watch 3, emessa dal GIP della Procura della Repubblica di Agrigento Alessandra VELLA, appare basata su presupposti giuridicamente errati;
che gli Immigrati da Costei imbarcati non erano Naufraghi, ma Soggetti con destinazione predefinita;
che il reato di resistenza e violenza da Ella opposto a nave da guerra italiana avrebbe potuto degenerare in un drammatico evento in danno di Servitori dello Stato;
che il Segretario di Stato olandese per le migrazioni Ankie Groekers- Knol, prendendone le distanze, ha riconosciuto i gravissimi delitti commessi dalla Rackete;
che non può essere sfuggito al GIP:
a) l ’intenzionalità della Rackete nel restare quattordici giorni in mare pur nella consapevolezza di potere, nello stesso arco temporale, raggiungere porti tunisini, algerini, marocchini, portoghesi, spagnoli, francesi, maltesi, albanesi, egiziani, croati etc.;
b) la sua determinazione a compiere un’ azione politica estranea all’esercizio di un diritto e distante dall’onere di un dovere e ad arrecare un violento e deliberato insulto alle Autorità italiane ed ai Finanzieri, la cui vita metteva a repentaglio con manovra intenzionale di stampo criminale, rivelandosi socialmente pericolosa: l’ordine di accensione dei motori laterali, mirava a schiacciare la motovedetta della G.d.F. e la scriminante di cui all’art.51 appare uno scardinamento delle norme attraverso false premesse in Fatto e in Diritto. La Rackete non stava effettuando la millantata operazione di salvataggio, ma aveva prelevato i Migranti a bordo della Sea Watch 3 senza che alcuna emergenza lo esigesse, così mancando lo stato di necessità e le ipotesi di pericolo o di Forza Maggiore richiamate dall’art. 54 C.P.,
DENUNCIA
il GIP Alessandra Vella, la cui decisione offende gli interessi; i sentimenti ed i valori dello Stato italiano, per ”Delitto contro la personalità dello stato” poiché la sua attività, svilendo ed esautorando le Forze dell’Ordine impegnate in loco, ha violato l’art. 241 CP nel quale è scritto: “… chiunque compia atti diretti o idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza o l’unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l’esercizio di funzioni pubbliche “ e per quanti altri reati l’A.G. adita ravviserà.

La Scrivente chiede, infine, all’A.G. di verificare se risponda al vero il compiacimento espresso dalla Vella sul Social FB per il denaro raccolto a favore della Sea Watch 3 e se Ella stessa abbia contribuito con versamenti personali, in aperta violazione dell’art. 36 comma 1, lettera C del C.P.P.: “IL Giudice ha l’obbligo di astenersi se ha dato consigli….”.

Con ogni riserva di richiesta di danni in ogni sede, quale Cittadina e Contribuente, la Sottoscritta, che trasmette copia del seguente atto anche al C.S.M. per le opportune valutazioni, chiede di essere informata dell’esito della presente denuncia ai sensi dell’art. 406 c.p.p. nel caso in cui il P.M. avanzi formale richiesta di proroga delle indagini preliminari. Chiede altresì di essere informata nel caso in cui, ai sensi dell’art. 408 c.p.p. il P.M presenti richiesta di archiviazione.

Benevento 05/07/2019

E uno alla signora Carola. Fate bene attenzione a quello che dice a proposito dell’Africa. Quella vera, non quella delle favolette. Quella che lei ha conosciuto dal vivo e che io ho conosciuto dal vivo.

La cosa che dice delle donne è importantissima, e soprattutto è vera, e io l’ho sperimentata sulla mia pelle: se non hai un uomo, sei alla mercé di chiunque. Riflettiamoci.

Aggiungo questo video, altamente istruttivo – non che dica cose nuove a chi è abituato a usare il cervello.

Nel frattempo, dopo i tre di cui ho parlato ieri, è arrivato anche il successore della famigerata Federica Mogherini, Josep Borrell. Un giornalista gli chiede se gli Stati Uniti non abbiano ragione sulla pericolosità del regime di Teheran, visto, tra le altre cose, l’aver giurato di voler distruggere Israele. Borrell risponde: “Non siamo bambini che seguono quello che dicono (gli americani). Abbiamo le nostre prospettive, i nostri interessi e la nostra strategia e continueremo a lavorare con l’Iran. Vuole spazzare via Israele; non c’è nulla di nuovo in proposito. Dobbiamo conviverci”. Convivere con la prospettiva che Israele venga annientato, si suppone. Gente, è ora di lasciare l’Unione Europea e metterci in salvo. SUBITO.

POST SCRIPTUM: se poi qualcuno volesse avere un’idea di che cosa sia un VERO salvataggio, guardate questo, di cui ricorre in questi giorni il quarantatreesimo anniversario

barbara

L’AMORE PAZIENTE

Ogni autore ha un suo tratto caratteristico, una sua specialità: Gian Antonio Stella quella di aprirti ogni volta un mondo nuovo, Bat Ye’or di farti scoprire ciò che non avevi neppure sospettato, Carlos Ruiz Zafón di tenerti inchiodato finché non arrivi all’ultima pagina, Ida Magli di sproloquiare a vanvera su cose di cui non sa assolutamente niente, Silvana De Mari di incantarti… La specialità di Anne Tyler è quella di scrivere libri belli (il migliore di tutti, forse, Per puro caso), delicati e garbati, apparentemente semplici e tuttavia ricchi di vita osservata in tutti i suoi aspetti, e di saggezza, e di inventiva. Lo è anche questo (anche se non si capisce per quale strana perversione il più adeguato Celestial Navigation dell’originale si trasformi in questo amore paziente che è davvero molto ma molto tirato per i capelli. Vabbè). Anche questo, dicevo, è un libro bello, delicato e garbato, con le diverse vite che si snodano e avanzano e poi cambiano percorso e prendono strade strane e inaspettate e a volte vanno dove si vuol farle andare e a volte vanno dove davvero non avresti mai voluto, ma sempre narrando con delicatezza.
Poi arrivi all’ultima pagina e ti rendi conto che in realtà è un libro tremendo. Ma anche questo, effettivamente, succede nel mondo reale.

Anne Tyler, L’amore paziente, Guanda
l'amore paziente
barbara

QUALCHE RIFLESSIONE SUL TERRORISMO

Il nostro cervello funziona grazie all’integrazione dei due emisferi. L’ emisfero sinistro, quello razionale, funziona per via logica, e analitico, processa un solo pensiero alla volta, pensiero di cui siamo coscienti. L’emisfero destro funziona invece per via analogica, è sintetico, processa multipli elementi nello stesso istante. Addirittura in neurobiologia ci si riferisce ai due emisferi come a due cervelli, il cervello sinistro e quello destro, l’ingegnere e il poeta.
Nelle fiabe ci sono inconsce ma straordinarie intuizioni sul funzionamento della mente umana, intuizioni di cui gli anonimi  autori non erano probabilmente del tutto coscienti, ma che ci permettono di spiegare la storia.
Hänsel e Gretel e Pollicino ci raccontano la realtà del cannibalismo. Nelle grandi carestie prima di morire di fame si mangiano i cadaveri, e i bambini muoiono per primi o sono più facili da acchiappare. Poteva succedere che il corpo di un bambino diventasse cibo, come rischia di capitare ad Hänsel, Gretel, Pollicino e i suoi fratelli. La Guerra dei Trent’anni ridusse la Germania a un tale livello di barbarie e carestia che la sopravvivenza fu spesso possibile solo grazie al cannibalismo: il fantasma di questa immane tragedia è rimasto intrappolato nelle fiabe. I tedeschi sono sopravvissuti mangiando cadaveri durante la Guerra dei Trent’anni e gli ucraini hanno cercato di farlo durante la carestia imposta da Stalin. E oggi? Oggi il corpo dei bambini viene mangiato dalle associazioni criminali che li trasformano in organi da trapiantare. In Cina, cellule cerebrali di feti di cinque mesi sono trapiantate a pazienti occidentali affetti da sclerosi laterale, perché ritardi la progressione della malattia. Mia madre è morta di sclerosi laterale, so cosa vuol dire, ma trovo lo stesso agghiacciante l’idea di questi feti fecondati al solo scopo di un aborto al quinto mese, quando la madre è già in grado di percepirne i movimenti e loro sono in grado di riconoscerne la voce, e di provare il dolore della morte. Cannibalismo del corpo del bambino, suo sfruttamento totale, è il mito osceno del bambino terrorista suicida.
In entrambe le fiabe la violenza comincia nella casa del padre: questi, invece di usare la propria vita, il proprio corpo, il proprio sangue per sfamare i figli, invece di morire pur di portare a casa una moneta e una patata, li lascia in un pericolo mortale.
In Pollicino c’è un altro punto fondamentale:  volendo uccidere Pollicino e i suoi fratelli l’orco uccide le sue stesse figlie. Chi stermina i bambini odia la vita, quindi finirà per sopprimere i propri. Il nazismo dopo aver sterminato i bambini ebrei, ha sterminato i propri. Il mito del bambino guerriero è un mito proprio di tutti i totalitarismi.  Nei popoli per bene a combattere ci vanno gli uomini, dopo aver chiuso i bambini a doppia mandata da qualche parte perché vivano un po’ di più. Nel ghetto di Varsavia contro i carri armati ci sono andati uomini. Quando i carri armati sovietici entrano a Berlino i bambini di 11 anni vengono mandati a combatterli. Durante la rivolta d’Ungheria contro i carri armati sono stati mandati gli uomini. In Vietnam spesso combattevano giovanissimi se non bambini. Quando in una fotografia vediamo da un lato il bambino con il sasso in mano e dall’altro il carro armato, vuol dire che c’è un popolo talmente criminale da permettere che i padri restino al sicuro mandando a rischiare i propri figli. Vuol dire anche che chi guida il carro armato è una persona perbene, che farà di tutto per non fare male quei bambini.
Anche il mito del piccolo balilla palestinese è superato in orrore dal bambino terrorista. Chi vuole uccidere i bambini degli altri, non ha nessuna difficoltà a uccidere i propri. La fiaba di Pollicino è moderna come non mai.
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Il terrorismo non ha una valenza militare, solo una valenza emotiva e mediatica. Il terrorismo non esisterebbe se non fosse approvato in Occidente dalla follia degli intellettuali, parola dalla etimologia sempre più impenetrabile. Palestinesi ballavano per le strade mentre le torri gemelle bruciavano: c’erano anche bambini in quel luogo. I palestinesi, gli arabi israeliani, reagiscono spesso con gioia alla notizia di attentati dove sono molti bambini. Un bambino di 10 anni a Milano ha raccontato  al suo iman il suo sogno. Fare l’astronauta? Il poliziotto? Il pompiere? Diventare un grandissimo medico? Scoprire un nuovo antibiotico anzi tre? Questi sono sogni e vanno bene per i bambini cristiani e per quelli ebrei, anche per quelli shintoisti buddisti induisti e sick. Sono sogni che vanno bene per un bambino che non abbia complessi di inferiorità. Nell’islam, nella crisi dell’islam, c’è uno stramaledetto complesso di inferiorità. La mancanza di scoperte scientifiche negli ultimi 8 secoli ha creato  il timore che mai e poi mai ci sarà  capacità di fare l’astronauta o lo scienziato, allora viene fuori il mito del terrorista. Ovviamente approvato.
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Il terrorismo è il mito di una civiltà che ha un complesso di inferiorità terrificante, tutto qui. Lo spiega bene il filosofo  Hans Magnus Enzensberger nell’imperdibile saggio “Il perdente radicale”.  La perdita della scienza, dopo i tempi d’oro di Avicenna e Averroè, è conseguente alla lettura integralista del corano come parola diretta di Allah con la negazione del libero arbitrio e del concetto di causa ed effetto. La mela cade non perché ci sia la forza di gravità, ma per la volontà di Allah, che fino a questo istante l’ha fatta cadere verso il basso, domani potrebbe farla cadere verso l’alto o di lato. Studiare la legge di gravità è una scortesia verso Allah, che domani potrebbe far cadere le mele in altro modo, o far girare i pianeti in un altro senso. Senza la possibilità di pensiero filologico non si forma il pensiero filosofico. Dove non c’è pensiero filosofico non c’è pensiero scientifico, economico, finanziario. Da questa mancanza di pensiero scientifico economico finanziario, e anche artistico, letterario e musicale, nasce complesso di inferiorità. Qualsiasi sacerdote, rabbino, monaco buddista, e così via davanti a un ragazzino di 10 anni che ha come massima aspirazione morire uccidendo si sarebbe precipitato a cercare di dissuaderlo, la massima autorità islamica di Milano, Al-Bustanij ha entusiasticamente approvato il progetto: così racconta tutto fiero in un’intervista. Gli israeliani sono tutti cattivi. Chi muore uccidendoli fa un favore al Dio dei musulmani.
Lascio il giudizio etico alla coscienza di chi legge, anche perché chi un giudizio etico sulla vicenda l’ha espresso è stato minacciato da Piccardo di essere denunciato per istigazione all’odio razziale. Solo una nota di psicologia. Se qualcuno annuncia il suicidio, il terrorismo suicida è un suicidio, e ne ottiene entusiastica approvazione, ha anche un’informazione tragica sulla propria mancanza di valore. Se anche i propri genitori hanno approvato l’idea, il messaggio ultimo è che della sua vita non importa niente a nessuno perché è un irrilevante fastidio. Questo è il messaggio tremendo che i genitori palestinesi o semplicemente islamici, il loro iman, quelli che inneggiano al terrorismo suicida, danno i loro figli.
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Perché un uomo o un bambino diventano terroristi suicidi? Ricordate la seconda storia che si raccontano, quella di Caino e Abele? Alla base del terrorismo suicida c’è l’odio irrisolvibile dei figli non amati per i figli amati.

Silvana De Mari, qui.

Ha detto Golda Meir: “Avremo la pace quando i palestinesi ameranno i loro figli più di quanto odiano noi”. Quel giorno, purtroppo, non è ancora arrivato.

barbara

GLI ULTIMI INCANTESIMI

E dopo L’ultimo Elfo e L’ultimo Orco ci arriva, dall’infaticabile penna di Silvana De Mari, il terzo libro di questa straordinaria saga fantasy, ossia di quel genere che, almeno nelle opere di Silvana De Mari, serve per far conoscere ai bambini anche le cose brutte della vita ma senza traumatizzarli e, soprattutto, senza togliere loro la speranza di una possibile redenzione. Ed ecco dunque gli orchi, quelli che amano la morte più della vita, quelli che non si accontentano di uccidere ma godono nel far soffrire la vittima il più possibile; quelli che non permettono alle proprie donne – pena la morte – di mostrare il viso, di usare le chiavi, di amare, di scegliere. In una parola: di vivere. E sarà proprio dalle donne che arriverà la luce del riscatto: dalla regina degli uomini, impareggiabile guerriera; dalla regina dei nani, povera e schiava; dalla figlia del boia, grassa e goffa, che trova il coraggio di ribellarsi a un destino che sembrava segnato; dalla regina degli Orchi, che osa osare l’inosabile; dalla sconosciuta antenata che, non potendo scrivere, ha affidato il proprio messaggio a una filastrocca per bambine da tramandare di generazione in generazione fino a quando i tempi non saranno maturi per realizzarlo. E dal più innocente degli innocenti: un bambino terrorizzato da un mostro rosa e un mostro a righe che si nascondono sotto il suo letto. E fra questi personaggi – e molti altri ancora – si snoda per settecentoquaranta pagine (ma non spaventatevi: si leggono in un attimo) la lotta titanica fra i popoli della Vita e il popolo della morte. Vincerà non chi è capace di restare sempre in piedi – nessuno lo è – ma chi, dopo essere caduto, è capace di rialzarsi.

«In piedi» disse dolcemente. «In piedi, subito. Noi siamo il Re. Il nostro compito è consolare. Abbiamo guidato il nostro popolo in un’atroce battaglia, ma noi siamo il Re degli Uomini, e gli Uomini dopo che sono caduti si rialzano e riprendono a combattere, per questo sono invincibili. Coraggio, Principi, in piedi. Oggi avete provato il sapore nauseante della guerra e quello rivoltante della morte su un campo di battaglia. Anche se tutto quello che vorreste è restare qui, ora vi alzerete e andrete a consolare i vivi, perché si rimettano in piedi e riprendano a vivere. Dopo, quando saremo di nuovo forti, verrà il tempo di strapparci i capelli e le vesti e piangere e ricordare tutto quello che è andato distrutto. […] Oggi non possiamo».

(Più o meno come loro, volendo fare delle identificazioni). Se avete figli bambini, regalatelo ai vostri figli bambini. Se avete nipoti bambini, regalatelo ai vostri nipoti bambini. Se avete amici con figli bambini regalatelo ai bambini dei vostri amici. Se non avete niente di tutto questo, regalatelo a voi stessi: poi mi ringrazierete (prima però, se non lo avete già fatto in precedenza, leggete i due primi libri della saga, altrimenti vi mancheranno le fondamenta).

Silvana De Mari, Gli ultimi incantesimi, Salani
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barbara

IL CAVALIERE, LA STREGA, LA MORTE E IL DIAVOLO

E poi il bastardo e poi il castrato e poi il nobile di una schifezza di nobiltà e poi il ciccione primo della classe e zimbello di tutti e poi la sofferenza e la malattia e poi ancora e ancora la morte, per la quale le nostre lingue edulcorate hanno inventato infiniti eufemismi ma quando si presenta non abbiamo scampo: è senza maschere e senza travestimenti che la dobbiamo affrontare.
Sono nove racconti bellissimi, più una riflessione, che dovreste proprio proprio leggere.

Silvana De Mari – Il cavaliere, la strega, la Morte e il diavolo – Lindau
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barbara

IL DRAGO COME REALTÀ

Ossia che cosa rappresenta il drago, quale realtà, quale vissuto è stato trasfuso in questa immagine fiabesca. E nella strega, nella fata, nell’orco, nell’eroe… E quali reazioni biochimiche vengono innescate dai racconti che contengono tali figure. (E, a proposito, ci siamo mai chiesti come mai Cenerentola possa essere riconosciuta unicamente dalle dimensioni del piede?) Con qualche incursione nella storia, nella psicologia, nella medicina. E con un accenno, che non fa mai male, al cosiddetto complesso di Edipo, delirante invenzione di un medico psicopatico col cervello spappolato dalla cocaina, cui le pazienti tentavano di raccontare gli atroci abusi sessuali subiti in famiglia e lui si immaginava che tali racconti nascondessero il desiderio inconscio di farsi scopare dal paparino.
E con un messaggio personale di Silvana De Mari agli Orchi.

Ho un messaggio personale per gli Orchi.
Ho un messaggio personale per gli Orchi e per tutte le nutrite cerchie che sempre li circondano e li sostengono.
Ho un messaggio personale per tutti quei feroci individui che osano minacciare la nostra libertà di pensiero.
Non vi illudete.
Noi siamo gli Uomini Liberi.
Quando il buio ci circonderà noi avremo con noi i nostri eroi. Noi ci racconteremo le storie di Ulisse, Re Artù, Orlando, le storie di Gandalf, Aragorn, e non avremo paura.
O forse ne avremo, perché noi non siamo grandi eroi, siamo tizi qualsiasi come Frodo e Sam, ma andremo avanti lo stesso.
Come loro pieni di paura metteremo un passo dopo l’altro o non ci fermeremo.
Noi amiamo la vita.
«Viva la muerte!» urlavano i falangisti.
«Noi amiamo la morte » hanno scritto gli attentatori di Madrid, e hanno avuto ragione: la vita di coloro che vivono senza libertà è talmente ignobile e miserabile, che è per loro inevitabile amare la morte.
Noi che amiamo la vita abbiamo paura, e proprio perché abbiamo paura, perché amiamo la vita combatteremo quelli che non hanno paura perché amano la morte.
Non vi illudete. Noi siamo il Popolo degli Uomini Liberi.
Anche se ha tremato di paura, il Cavaliere Solitario non si arrende mai.
Orchi, avete perso.

E speriamo che abbia ragione.

Silvana De Mari, Il drago come realtà, Salani

barbara