MA LEGGERE QUELLO CHE SI VUOLE CRITICARE PRIMA DI CRITICARLO, NO? PAREVA BRUTTO?

Tal Stefano Jesurum, giornalista, a quanto pare – ma un giornalista non dovrebbe controllare le cose di cui vuole parlare, prima di parlarne? E non dovrebbe anche prendere in considerazione l’opportunità di misurare “il peso delle parole”? – ci propina questo articoletto dal titolo emblematico, che tuttavia, visto il contenuto, sarebbe più corretto definire grottesco.

Il peso delle parole

Andiamo con ordine. Il ministro Roberto Speranza, nel corso di una intervista televisiva di circa mezz’ora, in un frammento di non più di 30 secondi [è più importante quello che ha detto o quanto tempo ha impiegato a dirlo?], alla domanda “Ma come si fa a vietare una festa? Chi è che va a controllare e a bussare alle porte degli appartamenti per vedere se c’è una festa?” risponde “Intanto, quando c’è una norma, va rispettata [oddio, anche il divieto di uccidere, oltre che un comandamento religioso, sarebbe anche una norma civile, ma non si ha l’impressione che questo sia sufficiente a farla rispettare, al pari di quella che vieterebbe di spacciare droga o rapinare vecchiette]. In questi mesi gli italiani hanno dimostrato di non avere bisogno di un carabiniere o di un poliziotto a controllarli personalmente. Ma è chiaro che aumenteremo anche i controlli, ci saranno segnalazioni. Io mi fido molto anche dei genitori [“anche”. Oltre che dei vicini, che infatti si sono già attivati, così come si attivavano alla grande nei mesi della segregazione] del nostro Paese…”. Ci saranno segnalazioni. E così un politico serio [ehm… posso fare una grassa risata?] che ha dimostrato di avere il coraggio [?] di affrontare il dossier più complicato che qualunque ministro si sia mai trovato sul tavolo dal dopoguerra ad oggi [bum! Ma poi, comunque, che cosa c’entra?], viene accusato di essere una sorta di stalinista [no: viene accusato di avere detto una mostruosità: perché, non l’ha detta?], un liberticida [liberticida, sì, nonché assassino, insieme ai suoi complici, dello stato di diritto], un mostro. Per tre, semplicissime, parole: ci saranno segnalazioni [Volendo, anche una roba come “morte agli ebrei” sarebbero tre parole. Semplicissime. Se le sente il signor Jesurum non ha niente da ridire?].
I leoni da tastiera [ma quanto ci piace questa espressione, leoni da tastiera!] si scatenano, as usual [per i non anglofoni: come al solito]. Tal Silvana De Mari, medico e scrittrice fantasy, su La Verità associa le restrizioni anticontagio [l’invito alla delazione nei confronti dei vicini sarebbe una “restrizione anticontagio”?! Non voglio fare la solita battuta scontata del “cosa si è fumato?”, ma se non si è fumato niente di strano, quali saranno mai le turbe psichiche di un individuo che considera l’istigazione alla delazione come una “restrizione anticontagio”?] e le persecuzioni naziste [e le persecuzioni naziste: tenete bene presenti queste parole]. E qui viene il punto a mio avviso davvero dolente, senza ritorno. Da destra e da sinistra, l’urlo accusatorio addita Speranza come istigatore di delazione. Delazione, una parola il cui suono fa rabbrividire, un meccanismo mentale vigliacco (ti denuncio in cambio di) che moltissimi hanno pagato sulla propria pelle in tempi fascisti, nazisti e di “socialismo reale”. [No, caro “tal” Jesurum: non si denuncia solo in cambio di: si denuncia anche per ideologia. O perché così ha comandato il padrone di turno. E se la chiami segnalazione – come la chiamavano i bravi cittadini zelanti ligi alle regole vigenti che segnalavano gli ebrei nascosti o con documenti falsi – resta una delazione lo stesso, quella cosa “il cui suono fa rabbrividire, un meccanismo mentale vigliacco (…) che moltissimi hanno pagato sulla propria pelle in tempi fascisti, nazisti e di “socialismo reale”]
Inaccettabile. Intanto perché nessuno ha invitato alla delazione. E poi perché se non si è in grado di discernere il peso delle proprie parole, soprattutto in tempi di crisi profondissima, allora è finita. Guido Rossa (sempre che sappiano chi sia – sennò c’è Google) era un delatore? Se per caso ascoltaste nell’appartamento a fianco qualcuno che parla di jihad e indirizzi avvisereste le forze dell’ordine o vi fareste – come tanto si usa dire oggi – gli affari vostri? Dice: ma il terrorismo e le stragi sono un’altra cosa. Vero, tuttavia gli oltre trentaseimila morti rimangono trentaseimila vite spezzate. [Ok, ho deciso di non chiedere che cosa si sia fumato questo qua, e non lo chiederò, ma il dubbio resta]

Stefano Jesurum, ‍‍15/10/2020 , qui.

E quello che segue è il testo pubblicato da “tal” Silvana De Mari. Per non rischiare confusioni inserirò i miei commenti in corsivo, in quadra e con altro colore.

ULTIME NOTIZIE DA UNA SCUOLA FOLLE

BY SILVANA DE MARI

15 OTTOBRE 2020

Ricevo dalla dottoressa Isabella Rigillo Insegnante, psicologa e psicoterapeuta questa mail, che riporto integralmente. Le parentesi sono mie.

Ore 8 ingresso nell’ospedale di malattie infettive “scuola statale italiana”: mettere mascherina, scanner usato da un collaboratore per misurare la febbre, seguire le frecce e linee posizionate a terra già dal cancello e fino all’interno delle aule. (queste disposizioni avrebbero senso in un gruppo di bambini reduci dal trapianto di midollo, cioè immunodepressi. Il Covid 19 è un virus ad alta infettività, ma bassa virulenza, che ha perso potenza a giugno. Queste regole distruggono la socializzazione e danneggia la psiche del bambino sprofondandolo nella fobia e soprattutto nella colpa: ti sei tolto la mascherina, tuo nonno morirà e sarà colpa tua. Anche al corpo non fa bene: il sistema immunitario per funzionare ha bisogno di restare in allenamento. Il distanziamento sociale lo indebolisce. Per diventare insegnanti occorre studiare per anni pedagogia, con master sulla socializzazione e la psicomotricità. Gli insegnanti hanno rinnegato tutto) Cambio mascherina con quella fornita dalla scuola. (11 milioni di mascherine sono state garantite a Elkam. Queste mascherine come vengono smaltite? Se fossero tossiche, se ci fosse il pericoloso virus dovrebbero essere rifiuti speciali, sono rifiuti qualsiasi. L’uso continuativo di mascherine, soprattutto in bambini, altera il microbiota orale e può favorire tonsilliti e faringiti.) Gel disinfettante da usare all’entrata ed ogni volta che bambini e adulti vanno al bagno sia prima che dopo. (alcuni gel aumentano il rischio di cancro alla tiroide, tutti modificano il microbiota delle mani e se troppo usati aumentano il rischio di dermatiti)  Al primo starnuto o accenno di raffreddore o malesseri vari mandare il piccolo nella stanza covid per controllo temperatura e invio a casa. (perché stanza covid? Non potevano continuare a chiamarla infermeria? Il covid è molto improbabile nei bambini. Perché il covid è l’unica malattia esistente?) Tutto ciò durante il tempo di permanenza in aula. Le finestre restano aperte per il cambio dell’aria. (anche di inverno? Tempra il carattere, ma può causare parecchie malattie da raffreddamento, dette raffreddori, e poi si finisce nella stanza covid) Messaggio della dirigenza: “data la situazione si lavora molto sull’educazione civica e prevenzione da Sars cov 2, molto sulle regole del distanziamento, i saperi sono quelli essenziali, la didattica va solo su matematica e italiano”. (ottimo, i popoli analfabeti sono più felici)  Bambini sempre seduti anche durante la ricreazione, banchi monoposto mai arrivati, uno sta al posto solito e l’altro seduto al lato del banco senza potersi avvicinare e infilare le gambe sotto. Se parla uno l’altro deve tirare su la mascherina così se si alza per temperare una matita. L’insegnante può togliere la mascherina nell’area tra cattedra e lavagna garantendo due metri di distanza dagli alunni, non può toccarli né correggere loro i compiti, va tutto sull’autocorrezione. Eventuali verifiche dovranno attendere due giorni prima di poter essere visti dall’insegnante. Sconsigliato farli cantare. In palestra impossibile svolgere attività perché occorrerebbe disinfettare attrezzi e palestra ogni volta oltre ad avere una distanza di almeno due metri tra i bambini. A mensa possono toglierla quando mangiano, ma sono a distanza da un metro ed ogni gruppo classe necessita di due lunghi tavoli, l’acqua deve versarla l’insegnante munita di guanti mentre loro devono restare seduti tutto il tempo. A solo due settimane dall’inizio dell’anno scolastico due classi sono in quarantena perché alcuni sono risultati positivi al tampone, ma nessuno ha l’influenza vera!! All’uscita anche i genitori indossano la mascherina e qualche volta pure gli occhiali da sole, rendendo complesso il riconoscimento. Non ci si può fermare a parlare con loro per evitare assembramenti e probabili contagi, ognuno prende il figlio e va via. I collaboratori hanno un quaderno nel quale annotano quando e cosa hanno fatto in ogni aula, con un nebulizzatore disinfettano gli ambienti, ora più sporchi e segnati da gocce di questo liquido di cui non si conosce la composizione chimica. Tutti sotto stress a protezione di un virus i cui dati si leggono su giornali e si vedono in televisione, invece nella vita pratica la gente muore per lo più di tumori, malattie cardiovascolari e altre patologie. La scuola per quello che si conosceva è morta. Uccisa dalla “banalità del male” [Ecco, io questa espressione – di Isabella Rigillo comunque, NON di Silvana De Mari, l’avrei evitata. Primo perché si riferisce a una persona, non alla shoah. Secondo perché è stata coniata da una persona abbietta. Terzo perché di Eichmann – che tutto era tranne che un grigio burocrate esecutore di ordini – questa persona non ha capito niente. Quarto perché il male non è mai banale. Ma non ha niente a che vedere con le insensate accuse di Jesurum]. I bambini stanno già cominciando a manifestare disturbi psicologici come pianto apparentemente immotivato, attacchi d’ansia, difficoltà di concentrazione e apprendimento. Gli adulti per ora insonnia, atteggiamento passivo di indifferenza, abulia e delega. E’ solo l’inizio dell’incubo se non si mette fine a questo lager per l’infanzia. Il silenzio non è mai stato così PESANTE e PERICOLOSO.

Isabella Rigillo Insegnante, psicologa e psicoterapeuta.

In conclusione riporto le parole del dottor i Alberto Villani del Cts. Il Cts vuol dire tizi non eletti da nessuno, nominati esperti da tale Conte pure lui non eletto da nessuno in base a competenze che ci sono rimaste oscure. Le competenze dei tizi chiamati a decidere di una nazione e le competenze del tizio che li ha scelti. Quello che ci è chiaro è l’incredibile fiume di denaro con cui sono pagati. Il vate Alberto Villani ha detto al Corriere della sera: non importa se le mascherine all’aperto hanno scientificamente un senso oppure no, sono un segnale.
Lo sanno che non c’è nessuna evidenza scientifica sul valore protettivo per virus, mentre già sono evidenti dermatiti, micosi e faringiti.
È un segnale. Un segnale di sottomissione a regole insensate, perché si obbedisce alle regole sempre. Il buon suddito fa così.
Un tampone per cercarli, un tampone made in China spesso già falso positivo, un tampone per trovarli un tampone che il suo stesso inventore ha dichiarato non idoneo a trovare i malati, un tampone per ghermirli escludendoli dalla vita sociale, e nel buio incatenarli, un buio che potrebbe non essere casa ma una struttura idonea accuratamente preparata.
Sono tutte le mattine all’ufficio postale, e con gli impiegati ci scambiamo i pacchetti che spedisco , il modulo della raccomandata, i soldi. Lo stesso con le cassiere del supermercato, che toccano i prodotti che ho preso e poi i soldi. [con i guanti, certo, ma con quegli stessi guanti tocca le cose mie e quelle degli altri]
Una maestra ha fatto soffrire per ore la sete a un bimbo di 6 anni per non toccare lei la borraccia che lui non riusciva ad aprire. Una maestra che fa una cosa del genere il giorno in cui andranno a prendere i bambini ebrei, o quelli armeni o quelli che hanno il cognome che comincia per M, li consegnerà senza fiatare lieta e giuliva di aver fatto il suo dovere e poi lieta e giuliva spiegherà agli altri bambini quanto è giusto e quanto e bello. [Immagino che il corpo del delitto, solertemente denunciato dal signor Jesurum, sia questo. Ed è esattamente quello che anch’io ho detto ripetutamente: chi ha l’anima del servo, non si chiede se l’ordine che viene dall’alto sia giusto o ingiusto, sensato o insensato, utile o inutile, morale o immorale, virtuoso o criminale: se quella è la regola, si obbedisce e basta. E se l’ordine è di denunciare – segnalare – il ligio cittadino dall’anima di servo denuncerà – segnalerà. Se ci sarà da segnalare il vicino che forse ha una tavolata di sette persone si segnalerà il vicino festaiolo, se ci sarà da segnalare il bambino ebreo nascosto in una cantina si segnalerà il bambino ebreo, e si applaudiranno gli agenti della Gestapo che portano lui al gas e il vicino irrispettoso delle norme al campo di concentramento] Oppure consegnerà i bambini “positivi”, o quelli figli di genitori omofobi, come già fatto a Bibbiano e come normalmente faranno dopo che il ddl Zan Scalfarotto sarà stato approvato. Lo ha detto lo stato. È vero e giusto.

Ecco, questo è il testo criminale di “tal” Silvana De Mari che si è “inventata” che il povero speranzino nostro, eroico nell’affrontare eccetera eccetera (chi era quello là che volevano fare santo per via delle “eroiche virtù”?) avrebbe invitato alla delazione (uuhh, che bugiarda! Uuhh, che malpensante!) e che ha associato le restrizioni anticovid alle persecuzioni naziste.

Questo, caro signor Stefano Jesurum, si chiama analfabetismo funzionale. A voler essere generosi. Perché se non è di questo che si tratta, allora lei ha dei problemi. E anche piuttosto grossi.

barbara

ERRORI DA EVITARE

E a me rimane l’amara sensazione che con il mondo musulmano continuiamo a commettere errori che potremmo evitare. È sacrosanto quanto indispensabile l’appello a denunciare e isolare ambienti e personaggi che all’interno della propria comunità incitano allo jihadismo, o si sospetta che lo pratichino o che facciano proselitismo in tal senso. È sacrosanta quanto necessaria la condanna pubblica e la presa di distanza dagli assassini in nome di Allah. È un bellissimo gesto che i credenti delle tre grandi fedi monoteistiche si uniscano in momenti di raccoglimento di fronte a orribili gesti che spezzano centinaia di vite e spargono dolore e strazio in mezzo mondo. Ma è giusto, e quanto è giusto che il “potere mediatico/politico” – in buona fede – chieda e ottenga (contraddicendomi, dico per fortuna) il fortissimo gesto di una preghiera comune nelle chiese, davanti a immagini per noi inconcepibili in quanto tali? I rabbini lo farebbero? Gli ebrei osservanti lo farebbero? Di più, e qui sta il nodo, sarebbe giusto chiederglielo? Di fronte all’orrore jihadista io credo che molte regole di “normalità” possano e debbano essere rivisitate, però il dubbio che questi errori possano e debbano essere ridotti al minimo rimane forte.
Stefano Jesurum, giornalista
(4 agosto 2016, Moked)

“I rabbini lo farebbero? Gli ebrei osservanti lo farebbero?” No, signor Jesurum, non lo farebbero i rabbini e non lo farebbero gli ebrei osservanti. Neanche quelli osservanti al 10%: nessun ebreo pregherebbe di fronte a immagini, atto considerato idolatrico dall’ebraismo come dall’islam. E sa perché gli ebrei non lo farebbero? Perché nel loro Libro Sacro non hanno l’obbligo della taqiyya, la dissimulazione, il mentire sui propri sentimenti e sulla propria fede per meglio ingannare gli infedeli e diffondere la propria religione.
A parte questo mi piacerebbe chiedere: il signor Jesurum mi saprebbe indicare qual è stata l’ultima volta che i musulmani hanno accettato di pregare insieme agli ebrei? L’ultima volta che viene in mente a me è quella di due anni fa in Vaticano, in cui l’imam ha sonoramente preso per il sedere il signor Bergoglio pregando di fronte a lui per l’annientamento degli infedeli da parte dell’islam.
E poi una cosa bisogna proprio che la dica: bello quel mantra delle “tre grandi fedi monoteistiche”! Vero che riempie così bene la bocca? Bello soprattutto l’aggettivo. E così come, in altre circostanze, l’aggiunta dell’aggettivo mi induce a chiedermi se esista un piccolo raccordo anulare e un’aloe falsa, così ora il signor Jesurum mi induce a chiedere: quali saranno mai le piccole fedi monoteistiche?
Eh sì, caro signor Jesurum, ce ne sarebbero di errori da evitare, quanti ce ne sarebbero!
Qualche altra considerazione, meritevole di essere letta, la aggiunge un giovane commentatore della stessa testata.


Solidarietà e ipocrisia

Leggo con stupore e amarezza un passionale elogio all’evento di domenica in una chiesa di Roma in cui tre imam si sono recati a portare solidarietà dopo il terribile attentato a Rouen. Stupore, perché sarebbe bastato controllare e ci si sarebbe accorti che si è finito per fare pubblicità a chi, come uno dei tre Imam, parole senza equivoci sul terrorismo non le ha mai pronunciate. Anzi, intervistato da una televisione poco tempo fa, lasciava in bella vista una cartina da cui Israele era cancellata. Di fronte a questa particolarità un giornalista de l’Espresso ne chiese conto e la risposta fu netta: “per noi Israele non dovrebbe esistere.” Sempre a Roma era presente il rappresentante della comunità palestinese in Italia, che invece considera come propaganda sionista la verità storica del rapporto tra il Gran Mufti e Hitler. Così tanto per far capire chi sono i rappresentanti con cui i nostri intellettuali sognano di pregare insieme in chiese, sinagoghe e moschee aperti a tutti, credenti e non credenti. Forse per questo che non penso ci sia bisogno di preghiere condivise o di moderne forme di sincretismo. A prescindere che queste siano vietate dalla Torah e non andrebbero promosse quanto meno da noi nei nostri spazi, servirebbe solo quel poco di rispetto e lucidità per comprendere che di gesti eclatanti e televisivi non ne sentiamo il bisogno. Anzi, dietro certi gesti di solidarietà c’è da preoccuparsi perché si nasconde un’ideologia ipocrita e pericolosa.
Daniel Funaro
(4 agosto 2016, Moked)

Come dicevo: taqiyya allo stato puro (clic per ingrandire, rubato qui).

barbara