MACEDONIA

Nel senso di un po’ di roba mista. E comincio con una sacrosanta osservazione

Angelo Michele Imbriani

A chi dice che l’unico sistema che ha sempre fermato le epidemie è la quarantena, rispondo due cose:
1. La quarantena nella storia non ha mai funzionato.
2. La quarantena si applicava ai malati. Noi la stiamo applicando ai sani.
Abbiamo adottato il principio della “presunzione di malattia”, simile a quello della presunzione di colpevolezza dei tribunali dell’Inquisizione.

Sacrosanta verità che la dittatura sotto la quale stiamo vivendo, e che ci sta sistematicamente assassinando, ha capovolto le normali misure di sicurezza in caso di epidemia, mettendo agli arresti domiciliari i sani. E sacrosanta verità che non funziona: l’8 marzo, prima della chiusura, i morti sono stati 366; il 10 marzo, secondo giorno di arresti domiciliari, i morti sono stati 631; il 27 marzo, diciannovesimo giorno di arresti domiciliari, 969; il 7 aprile, trentesimo giorno di arresti domiciliari, 604; il 17 aprile, quarantesimo giorno di arresti domiciliari, sono stati 575 – e stiamo sempre parlando solo di quelli ufficiali. Qualunque persona di buon senso prenderebbe atto che non ha funzionato e che forse è il caso di cercare qualche altra soluzione, ma i nostri geni no: i morti sono ancora tanti e quindi bisogna andare avanti, forse fino a metà maggio, forse di più, non so, chissà, forse, vedremo, ne riparleremo, se la gente crepa cazzi suoi.

Ho ricevuto una mail da un’amica. Lavora in un’attività di proprietà dell’ex marito; una parte è stata chiusa, il resto procede a regime ridottissimo, da subito ha dovuto lasciare a casa un dipendente, adesso altri due. A lei è stato costretto a sospendere l’assegno per il mantenimento dei figli perché non li ha, non ci sono, non saltano fuori da nessuna parte. Quanti ce ne sono in Italia in queste condizioni?

Nel frattempo qualche sindaco trova che le vessazioni cui siamo sottoposti ancora non bastano, e istituiscono le ronde di cittadini da sguinzagliare per la città in modo che non un solo vecchietto che si ferma un attimo a tirare il fiato
Grugliasco
possa sfuggire ai cani da caccia assetati di sangue. Perché il pericolo sono loro, gli incoscienti vecchietti sulla panchina, i delinquenti che nuotano in mare, i farabutti che corrono sulla spiaggia, i criminali che corrono nei parchi, loro, ricordiamolo sempre!
pericolo
Ma secondo qualcuno si potrebbe fare decisamente meglio
spiegare
e il qualcuno in questione è il medico – anzi aspetta, adesso te lo ridico meglio: IL MEDICO – che aveva postato la prima storiella edificante che avete letto qui. Certo, meglio ancora sarebbe fare come in Nigeria, dove per far rispettare la segregazione l’esercito è riuscito ad ammazzarne più del virus, ma bisogna avere pazienza, non ci si può arrivare tutto in una volta. Comunque già ben 42 anni fa il grande Stefano Rosso aveva capito tutto:

Nel frattempo ci sono persone a cui tutto questo provoca problemi a cui difficilmente, se qualcuno non vi attira la nostra attenzione, ci verrebbe da pensare: sono i sordi, che interagiscono socialmente leggendo il labiale, e adesso il labiale non c’è più. Poi volendo ci sarebbero anche questi problemi qui,
cieco
e c’è poco da ridere, che non sono mica problemi da poco, eh!
Però se pensate che il nostro amato governo, churchillianamente retto dal signor Conte Giuseppe che forse ha addirittura studiato in America anche se forse però no, e forse ha studiato anche a Vienna, anche se forse però anche quello no ma non stiamo a sottilizzare che ci sono problemi ben più gravi a cui pensare, il nostro amato governo eccetera, dicevo, se pensate che nel frattempo se ne stia lì con le mani in mano mentre qui noi si soffre e si muore e il personale medico deve infilare i piedi nelle buste della spesa perché manca anche quella protezione lì,
buste
e a noi invece la busta della spesa la controllano per vedere se davvero abbiamo acquistato generi di prima necessità e non per caso, diocenescampieliberi, una bottiglia di vino o un paio di lampadine, e chissà se gli assorbenti saranno consentiti, se pensate questo, dicevo, beh, vi sbagliate di grosso, perché il nostro churchillino di casa – che a me se proprio devo dirla tutta pare tanto un vispo tereso, ma si sa che io sono cattiva dentro e di quello che dico non si deve tenere conto – ne fa di cose, oh se ne fa! Leggere per credere!
Sallusti
E comunque non abbandonate la fiducia, che noi siamo in mano agli esperti:
esperti
(e ignorante come una capra, oltretutto, dove nel tutto oltre va inserita anche la modestissima intelligenza mostrata tutte le volte che volte che si è trovata a dover dire due parole senza il testo preparato dai suoi burattinai).
E per concludere, se sentite che la rabbia sta montando troppo e sta rischiando di sopraffarvi…

barbara

NEL NEGOZIO DI BIANCHERIA

– Vorrei dei calzini neri.
– Calze o collant?
– Calzini.
– Calzettoni? Quelli al ginocchio?
– No, calzini.
– Ah quelli corti? Alla caviglia?
– Sì, calzini.
– Allora, ci sono questi coi brillantini…
– No, mi servono neri.
– Poi ci sono questi con le stelline.
– No, mi servono neri.
– Ah, proprio tutti neri? Allora ci sarebbero questi col ponpon…

(no, dico, ho sessantasette anni! Lo so che me li porto benissimo e dimostro almeno tre quattro mesi di meno, ma cazzo, i calzini col ponpon mi vieni a proporre?)

– Oppure questi col fiocchettino di raso…
– Senta, se vuole vada pure a servire la signora, che mi cerco io qualcosa.

Alla fine li ho trovati, tutti neri, senza fronzoli, di quattro tipi diversi. Ne ho presi sei paia, per un totale di 11 euro (è per questo che vado lì).

Dopodiché, anche se non c’entra niente, ci metto questa

Che poi mentre lo scrivevo mi è tornata in mente quella volta dalla fruttivendola a Brunico:

– Mi dà mezzo chilo di ciliegie.
– Pomodori?
– No, ciliegie.
– Pomodorini ciliegia?
– No, ciliegie.
– Ma insomma, vuole pomodori o vuole ciliegie?

E visto che ci ho messo l’aggiunta, metto l’aggiunta anche di video

Che un attimo di tregua ci vuole. Poi domani si riparte.

barbara

ORA IO, SECONDO LA SUA LOGICA

boldrinascema
dovrei chiedere scusa a nome di tutte le donne perché il problema della scemitudine è un problema delle donne? Col piffero, cara boldrina! Col piffero che sono sceme le donne e col piffero che io chiedo scusa! Scusati tu, che della scemitudine sei la quintessenza. Eccheccazzo.
E per fare dispetto alla boldrina senti allora cosa fo: ti sparo una canzone antifemminista, ecco cosa fo.

barbara

CHISSÀ QUANTI DI VOI

si saranno innamorati con questa canzone! Chiunque ascolti la radio ha occasione di sentire questa frase almeno una volta al giorno, e io ogni volta mi chiedo come funzioni. Cioè, sono vicino a Carlo, suonano Questo piccolo grande amore e io mi innamoro di Carlo; sono vicino a Giulio, suonano Questo piccolo grande amore e io mi innamoro di Giulio; sono vicino a Carlo, suonano Fin che la barca va e non mi innamoro di Carlo; sono vicino a Giulio, suonano Fin che la barca va e non mi innamoro di Giulio. A volte si sentono anche le testimonianze: noi ci siamo innamorati proprio con questa canzone, e lì le mie perplessità aumentano ulteriormente. Sull’intelligenza umana, intendo. Io mi sono innamorata a un tavolo da ping pong, in uno studio dentistico, ai piedi di un ciliegio, in un’aula universitaria, a Hyde Park… Mi sono innamorata di una persona, di uno sguardo, di un gesto, di un corpo, di una voce… Innamorarmi “con” qualcosa è un concetto che proprio mi sfugge. E a voi?
Ad ogni buon conto, per dispetto, vi schiaffo giù questa.

barbara

TORTURA

Si è recentemente parlato, nei commenti a un post, di elettroencefalogramma. Mi è venuto allora in mente questo testo che ho scritto e consegnato alla mia dottoressa insieme al referto dell’ultimo EEG, per riferire sulla tortura a cui sono stata sottoposta e chiarire la situazione.

Ritengo necessario precisare che l’attacco di convulsioni – cosa mai avvenuta prima nella mia vita, né in questo tipo di circostanza, né in nessun’altra situazione – avuto alla fine non ha alcun collegamento con l’iperpnea ma unicamente con il comportamento della signora che ha condotto il test. La quale, prima di iniziare, mi ha perentoriamente intimato: “Stia rilassata!”, cosa che, come chiunque sa, può avere l’unico effetto di mettere in tensione. Infatti dopo un po’ mi ha ordinato di respirare normalmente, perché avevo una respirazione corta e semi-strozzata e, ha detto, questo alterava il tracciato. Allora ho cercato di respirare normalmente, ma per farlo dovevo controllare attentamente il mio respiro, e quindi ero tutto meno che rilassata. Poi è arrivato il momento dell’iperpnea. Tutte le volte precedenti, arrivata a quel punto, mi veniva detto adesso respiri velocemente e continui fino a quando non le dico basta, e io lo facevo. Questa volta la signora che conduceva l’esame, fin dall’inizio, ogni respiro e mezzo, cioè circa sei secondi, continuava a martellare respiri respiri respiri respiri respiri respiri respiri respiri respiri respiri respiri respiri, era come se avessi un chiodo piantato in mezzo alla testa e un martello che ci batteva ritmicamente sopra respiri respiri respiri respiri respiri respiri respiri, come la tortura della goccia d’acqua. A un certo momento dentro la mia testa ho cominciato a urlare basta basta basta basta basta basta sperando che si arrivasse finalmente alla fine e invece continuava imperterrita, implacabile, spietata respiri respiri respiri respiri respiri respiri. Quando, ad un certo punto, forse percependo la mia sofferenza, ha detto “su, coraggio, dobbiamo arrivare a cinque minuti”, mi è stato chiaro che mancava ancora un bel po’, e a quel punto mi è esploso il cervello e ho avuto un provvidenziale attacco di convulsioni che ha posto fine alla tortura. (Sono sempre stata convinta che il corpo umano è un animale intelligente e nelle situazioni di emergenza riesce (quasi) sempre a trovare una soluzione prima che sia troppo tardi, come i tappi della corrente che saltano prima che si verifichi il disastro). Sono stata malissimo due giorni, e per diversi giorni ogni tanto nel sonno mi arrivava questo terrificante respiri respiri respiri respiri… un incubo.

Poi lei sul primo foglio ha scritto che l’esame era stato interrotto prima della conclusione causa sopravvenuto attacco epilettico con convulsioni, e il medico che ha stilato il referto lo ha fatto sulla base di questa indicazione, nonostante io sapessi con assoluta certezza di non avere avuto un attacco epilettico. Poi ho inviato all’amico neurologo che gira da queste parti la scansione degli ultimi fogli, tracciati mentre era in corso l’attacco di convulsioni, e lui non vi ha trovato la minima traccia di attacco epilettico, né in corso né montante.
EEG
Dato che il mio tumore (benigno) al cervello può scatenare attacchi epilettici, probabilmente dovrò sottopormi ad altri EEG in futuro, ma sicuramente mai più ne farò uno qui.

PS: e ancora non mi spiego perché quel “basta”, invece che col pensiero, non lo abbia urlato con le corde vocali.

E ora rilassiamoci davvero con una delle canzoni più belle mai scritte.

barbara

 

GIORGIANA MASI

giorgiana2
Assassinata nel maggio di 36 anni fa, all’età di 19 anni, dai cecchini di Francesco KoSSiga. Quello che ha ammesso di avere fornito ai terroristi armi e documenti falsi (e in un’altra occasione ha dichiarato che siccome il terrorismo è una realtà, bisogna venirci a patti), cercando poi di rifarsi una verginità con la “rivelazione” del lodo Moro, ossia quella cosa che consentiva ai terroristi di usare in territorio italiano quei documenti falsi e quelle armi che il signor KoSSiga aveva fornito loro. (Ignorava evidentemente, il signor KoSSiga, che una baldracca, anche se si fa ricostruire l’imene, sarà pure tecnicamente vergine, ma sempre baldracca resta).

[…]E poi, fra tanti, c’era lei, Giorgiana, anche lei la nostra eta’ ma molto piu’ matura di noi. Un modello a scuola, voti buoni, ed un equilibrio che ce lo sognavamo noialtri con la testa piena di progetti e fantasie. Il suo impegno, il femminismo convinto. Un impegno militante, la convinzione della non-violenza. Lei, una figura esile e magra, che portava il busto tanto era fragile, con quei capelli neri un po’ arruffati, fermati ogni tanto da una fascia, d’inverno l’immancabile poncho peruviano, altrimenti gli ampi camicioni a coprire quel suo esile corpo. Ma dentro era una roccia, granitica nelle sue convinzioni. Fu grazie a lei che scoprii i Radicali, anche se non era del tutto convinta di quel partito…. lei era di sinistra, ma l’impegno civile per le donne da lei ricercato si
coniugava bene con quell’allora folckloristico partito. Fu grazie a lei che presi coscienza che i diritti civili e politici erano importantissimi e si potevano esprimere anche con una pacata fermezza. Lei che era nella classe accanto alla mia, la V A del Pasteur dove c’era pure la Federica che ora e’ giornalista del TG3. Per anni che la vedevamo tutti i giorni sempre uguale, una presenza certa quanto discreta; mai un gesto eclatante od un urlo.
“Ma come ti chiami, sul registro c’e’ scritto Giorgiana…”
“Giorgina” e l’avra’ ripetuto chissa’ quante volte.
Ogni tanto non la reggevi coi suoi discorsi a senso unico specialmente nelle assemblee, ma lei non si scomponeva :
– Parliamo d’altro, che palle, dai …-
“Si vede che e’ piu’ facile arrivar li’ che nella tua testa….”.
-…’Mazza ce vai giu’ co’ lo scannatoio altro che col bisturi Giorgi’….!! –
Mai un’incertezza, mai un tentennamento, sempre sicura.
– T’ho vista con un ragazzo… –
” Stiamo insieme….”
– Ma dai… chi l’avrebbe detto… pensavo che ci considerassi tutti nemici noi maschietti…!! –
“Ma va’, stupido…”.
Quella mattina doveva esserci anche lei a scuola. Il giorno prima c’era stata la manifestazione non autorizzata dalla questura di Roma organizzata dai radicali in ricordo della vittoria del referendum sul divorzio del ’74, tre anni prima. Si sarebbe dovuto festeggiare,cantare, ballare e basta… Io non ci andai…. gli allenamenti erano prioritari su queste cose. Molti invece ci andarono lo stesso perche’ pensavano che ballare, cantare e festeggiare non facesse male a nessuno. Ci ando’ pure lei col suo carico di entusiasmo, di impegno politico non violento e di gioventu’. Quelli pero’ erano anni che raramente lasciavano spazio alla moderazione ed all’impegno pacifico. Ci furono gravi scontri scientificamente programmati sia da parte delle forze dell’ordine che da manifestanti di estrema sinistra. E ci ando’ di mezzo pure chi voleva solo festeggiare. Era la sera del 12 maggio ’77 quando spararono a Giorgiana mentre cercava di andare verso Trastevere, dall’altra parte di ponte Garibaldi, lontano da quegli scontri. Un colpo alla schiena mentre stava per mano del suo Gianfranco.Un buco nella schiena di quel corpo cosi’ esile. Un buco cosi’ grande che le piego’ le gambe e scivolo’ per terra con ancora la mano in quella di Gianfranco. Davanti al cancello, in attesa di entrare, la notizia arrivo’ come una mazzata nello stomaco ed un freddo gelido che mi attraverso’ le ossa.
“Ma chi… Giorgina…. ma non e’ possibile, ma non ha mai fatto nulla di strano !!”
Tutto avrei immaginato che sarebbe potuto accadere, ma non a lei.
Non lei.
Lei no.
[…]
Giorgiana fu colpita da un proiettile non appartenente a quelli in dotazione delle Forze dell’Ordine che usano la Beretta calibro 9, ma di un calibro di arma da “guerra”.
(Da un post di un compagno di scuola, riportato qui)

Per chi è troppo giovane per ricordare quei fatti, una dettagliata ricostruzione qui:
Giorgiana Masi

Poi un video costruito dai radicali con immagini di quel giorno e dichiarazioni ad esso relative

e la bellissima e struggente Bologna ’77 del grande Stefano Rosso, dedicata a Giorgiana, anche questa con un video che mostra le immagini di quei giorni e didascalie in sovraimpressione.

PERCHÉ GIORGIANA, ASSASSINATA CON UN COLPO ALLA SCHIENA A DICIANNOVE ANNI, NON DEVE ESSERE DIMENTICATA. MAI.

barbara