VISTO CHE CI SONO TUTTE QUESTE ARMI IN CIRCOLAZIONE

qualcuno avrebbe un bazooka da prestarmi un momento? Che io avrei una buona idea su chi scaricarlo.

Il comandante che ha preso la decisione di non fare irruzione in classe pensava che “non ci fossero bambini a rischio” (qui)

Un’ora intera fuori da un’aula in cui qualcuno sta sparando all’impazzata, bambini che urlano, maestre che urlano, ma chi mai potrebbe pensare che lì dentro ci siano bambini a rischio? Anzi no, non un  bazooka: morirebbe troppo in fretta.
Aggiungo le considerazioni fatte in questo articolo, che mi sembrano ragionevoli.

Confrontarsi con il male sulla scia della sparatoria alla scuola di Uvalde

Tratto e tradotto da un articolo di Joel B. Pollak per Breitbart News

Martedì sono andata a prendere mio figlio alla scuola elementare pubblica ed ho avuto lo stesso pensiero che sicuramente hanno avuto milioni di genitori in tutta l’America: Sono fortunata a fare questo.
Perché in quel momento, le mamme e i papà di Uvalde, in Texas, aspettavano, e aspettavano, fuori dalla scuola dei loro figli, figli e figlie che non sarebbero mai più tornati a casa.
Non ci è voluto molto perché i Democratici chiedessero il controllo delle armi ed incolpassero i Repubblicani per la sparatoria di massa. Dopo tutto, è un anno di elezioni.
Almeno questa volta non hanno incolpato il “suprematismo bianco” o Fox News per quegli omicidi.
Come ha scritto l’editorialista del Los Angeles Times, con un notevole senso di incredulità, sia l’autore della sparatoria che la maggior parte delle vittime erano latinos: “Ho subito pensato: sarà stato il solito suprematista bianco. […] Quando invece ho scoperto che la persona che martedì ha ucciso 19 bambini di quarta elementare e due insegnanti a Uvalde, in Texas, aveva un nome… mi si è chiuso lo stomaco. […] Quando è uno dei tuoi che uccide un suo simile, cosa succede?”.
“Allora cosa?”
Allora forse si può smettere di cercare delle persone da incolpare e di trovare modi sempre nuovi per collegare crimini orribili a delle persone che non hanno nulla a che fare con l’evento, ma con le quali si hanno dei disaccordi politici.
E smetterla di attaccare i “pensieri e le preghiere“, che sono un modo reale ed utile di affrontare e mostrare empatia.
L’impulso costante a demonizzare l’altra parte ha reso la nostra politica grossolana al punto da rendere impossibile la cooperazione. I nostri leader non riescono nemmeno a tenere una conferenza stampa.
Non ci sono risposte facili. Tutti noi vogliamo sapere cosa si può fare per fermare le sparatorie nelle scuole.
Non posso parlare a nome di tutti i possessori di armi, ma anch’io mi sono chiesto se nuove leggi sul controllo delle armi potrebbero aiutare.
La risposta che ottengo sempre è che il controllo delle armi sarebbe impossibile da attuare.
Negli Stati Uniti ci sono centinaia di milioni di armi ed ogni anno se ne vendono milioni. E se il 2020 ci ha insegnato qualcosa, è che la nostra società rifiuta l’applicazione aggressiva della legge, soprattutto nelle comunità delle minoranze.
Di solito, in caso di sparatorie di massa, è difficile individuare una legge specifica che possa aver fatto la differenza. Ma forse a Uvalde non è così.
Una legge della California ha recentemente impedito ai giovani tra i 18 e i 20 anni di acquistare fucili semiautomatici, come quelli usati dall’uomo armato in Texas. Tuttavia, questa legge è stata annullata all’inizio di questo mese dal super-progressista Nono Circuito come una violazione del Secondo Emendamento.
Come ha notato lo studioso Jonathan Turley, la Costituzione è un ostacolo al controllo delle armi più grande della c.d. “lobby delle armi”.
Personalmente, se la Costituzione non fosse un ostacolo, probabilmente vieterei i videogiochi sparatutto, specialmente quelli in prima persona, prima di vietare le armi. La proliferazione di questi videogiochi è iniziata all’inizio degli anni ’90 ed ha coinciso con la comparsa delle sparatorie di massa nelle scuole.
La maggior parte dei giocatori capisce perfettamente che i videogiochi sono solamente fantasia. Ma se anche solo alcuni decidessero di sperimentare le loro fantasie di gioco nella vita reale, i risultati potrebbero essere devastanti.
Dal momento che abbiamo il Primo Emendamento, non ci potrà mai essere un divieto legale. Spetta dunque solamente ai genitori.
Alcuni a Sinistra chiedono che il Secondo Emendamento venga abrogato, o almeno modificato. Questo non accadrà. Dovrebbero essere d’accordo tre quarti degli Stati. E non lo faranno mai.
I redattori della Costituzione hanno deciso molto tempo fa che il rischio dietro all’avere una cittadinanza armata, con tutto il potenziale di crimine e di disordine, fosse più utile come garanzia finale contro la tirannia. Il risultato è una società più libera e più imprenditoriale, ma anche un po’ più pericolosa. Questo è il compromesso.
È più sensato quindi “indurire il bersaglio” proteggendo le scuole piuttosto che aspettarsi che i politici approvino un controllo sulle armi che in qualche modo sopravviva ai tribunali ed agli scoraggianti ostacoli alla sua attuazione.
Ma personaggi famosi – come l’allenatore dei Golden State Warriors Steve Kerr – e i politici Democratici ambiziosi – come il membro del consiglio scolastico di Los Angeles Nick Melvoin – hanno attaccato la “lobby delle armi” ed i Repubblicani. Hanno persino sostenuto gli sforzi per togliere la polizia nelle scuole. La sicurezza degli studenti non è la loro priorità.
Ciò che ha reso la sparatoria di Uvalde così difficile da trattare, a parte l’orrore puro, è che sembra sfidare le soluzioni politiche convenienti per tutti. “Controllo delle armi?”. L’assassino ha comprato le sue armi legalmente. “Guardie armate?”. Le prime notizie – poi smentite – parlavano di un agente nella scuola. “Leggi c.d. red-flag?”. L’assassino non aveva precedenti penali, almeno da adulto.
Poi, giovedì, abbiamo appreso che non c’era nessun addetto alla sicurezza, che l’uomo armato è entrato nell’edifico da una porta lasciata aperta e che la polizia ha aspettato per un’ora prima che una squadra della pattuglia della frontiera arrivasse ed entrasse nell’edificio facendo fuori il tiratore.
Quindi, possiamo proteggere le nostre scuole. Ma in troppi casi, abbiamo scelto di non farlo.
Il rappresentante Eric Swalwell (Democratico della California) ha addirittura dichiarato questa settimana alla MSNBC che i genitori dovrebbero dire ai loro figli di avere paura dopo Uvalde. Chiunque non lo facesse sarebbe “un bugiardo”, ha detto. Meglio traumatizzarli intanto che aspettano il controllo delle armi.
Ed è così che molti Democratici hanno reagito: sbandierando leggi fallimentari sul controllo delle armi ed incolpando i loro avversari politici dei morti (anche se si scopre che comunque quelle leggi non sarebbero servite a niente).
Ma è stato il governatore del Texas Greg Abbott (Repubblicano) ad avvicinarsi di più alla spiegazione della sparatoria di Uvalde, quando ha detto che un’ondata di malvagità è passata sulla città e che l’assassino aveva il male nel cuore.
Non è una spiegazione che molti di noi sono più abituati a sentire. Più siamo istruiti, più tendiamo a rifiutare le distinzioni tra il bene e il male, etichettandole come “semplicistiche” o “pericolose“.
Solo un Sith parla per assoluti“, si diceva in Star Wars. Ed è generalmente vero che il mondo è complesso. Ma è anche vero che il bene e il male esistono.
Il modo migliore per combattere il male è promuovere il bene, nella nostra società come dentro di noi. Dobbiamo ricordarci l’un l’altro – e soprattutto ai nostri giovani – che c’è davvero un modo migliore per vivere, ed è la vita che i nostri testi giudaico-cristiani ci descrivono.
Possiamo fare fatica a vivere all’altezza di quel modello e possiamo desiderare di allontanarci da esso in tutti i modi possibili. Ma le sue virtù rimangono la migliore guida per una vita che sia buona. Anche se le scoprite al di fuori della religione, sarà difficile migliorarle.
Il male è ovunque. Il suo potenziale esiste in ogni momento. Ma non è come strillare che esiste il “razzismo sistemico”. Il fatto che ci sia il razzismo nella nostra società non significa che la società stessa sia razzista. L’America è stata fondata sulla libertà e sull’uguaglianza. Possiamo comunque scegliere di trattare ogni individuo in modo equo, indipendentemente dalla sua razza.
Allo stesso modo, il male non deve definirci. Possiamo scegliere il bene, anche quando ciò significa correre dei rischi.
E questo è il punto di partenza. Non riporterà indietro i bambini di Uvalde. Ma farà progredire il nostro Paese.
BreitbartNews.com, qui.

Vergognose invece le strumentalizzazioni politiche dei dem, che fanno quasi pensare che non aspettassero altro che una strage, le cui cause vanno cercate in ben altro che nella legge sulle armi (come se fosse poi tanto difficile procurarsi armi illegalmente) visto il modo famelico in cui si sono buttati sulla vicenda. I dem e la stampa prona. Per fortuna c’è anche chi rifiuta la politicizzazione della tragedia

E naturalmente il petulante giornalista, di fronte al rifiuto del politico di accettare la provocazione, non trova di meglio che accusarlo di non avere argomenti, ritornello che conosciamo fin troppo bene. Vergogna a tutti coloro che di fronte a una tragedia, invece che offrire vicinanza ai parenti delle vittime e ai sopravvissuti e poi, a corpi sepolti, interrogarsi seriamente sui mali della società che portano a queste esplosioni (ho letto da qualche parte che in Svizzera la concentrazione di armi personali sarebbe perfino maggiore che in America, e tuttavia non sentiamo storie di questo genere: ci sarà qualche motivo?) e studiare i modi di porvi rimedio, cercano il modo di trarne vantaggio politico – più o meno come quel nostro politico che si augurava che sulla nave bloccata morisse un bambino per poterne poi accusare, e possibilmente incriminare, l’avversario politico. Peccato che questa feccia, la vergogna non sa proprio che cosa sia.

barbara

PER APPROFONDIRE ANCORA UN PO’

Alcune riflessioni di Toni Capuozzo

Alcune riflessioni di Fausto Biloslavo

Per chi ha più tempo, un’analisi approfondita

Quest’ultima cosa non la metto in chiaro, perché già il fermo immagine iniziale non credo sia per tutti. C’è un video, che NON ho guardato, accompagnato da questa descrizione:

These are Russian paratroopers lying on the ground, they were ambushed while retreating on March the 30th.
So they were held captive, strapped and then the Ukrainians cut their throats, that is why you can hear that horrendous rattle.
After that Ukrainian thugs were mocking helpless prisoners of war listening to them gasping for air through cut open throats and only after that killed them off with a gun.

Lo guardi chi se la sente.
Quanto a me, concludo con la domanda che le persone più ragionevoli si sono poste: è davvero credibile, pensabile, che un esercito in ritirata – ritirata, non la rotta di Caporetto – e che è sotto la lente d’ingrandimento del mondo intero, si lasci dietro centinaia di cadaveri massacrati per farsi accusare di crimini di guerra e costringere – guarda caso… – la NATO a intervenire direttamente?

barbara

VIETNAM

di Max Hastings. È un malloppone di oltre 1000 pagine ma vale la pena di leggerlo, e comunque scorre via bene. E vale anche la pena di ricordare un paio di cose. La prima è che in quella che è passata alla storia come la sporca guerra del Vietnam di Nixon boia, l’escalation è stata iniziata da John Kennedy, democratico, e portata poi avanti dal suo vice, diventato poi presidente, Lyndon Johnson, democratico. Richard Nixon, repubblicano, quello rozzo, quello antipatico, quello col mascellone da duro, quello da cui nessuno avrebbe comprato un’auto usata, è stato quello che la guerra l’ha fatta finire. Il bilancio finale è stato di oltre 58.000 soldati statunitensi uccisi e più di 153.000 feriti. Il calcolo dei morti vietnamiti va da almeno mezzo milione fino a 4 milioni. La guerra è costata quasi 150 miliardi di dollari. I termini del trattato che ha posto fine a dieci anni di guerra sanguinosissima e alla carneficina da entrambe le parti sono gli stessi abbozzati da La Pira e Ho Chi Minh già otto anni prima. La seconda è che tutto è cominciato con l’invio di soldi, tanti tanti soldi, per sostenere governi amici, non importa quanto corrotti, poi anche armi, poi colpi di stato, anche cruenti, per sostituire i governi quando non erano più utili (il burattino Zelensky, socio e complice di Hunter Biden nei suoi sporchissimi affari e a conoscenza di tanti segreti che potrebbero renderlo scomodo, farebbe bene a ricordarsene. Sempre che lo abbia mai saputo. E sicuramente a ricordarglielo non sarà che gli scrive quei bellissimi e tanto commoventi copioni da recitare di fronte ai parlamenti mondiali). Meditate gente, meditate.

Vorrei poi farvi leggere questa lettera meravigliosa

Salvino Glam

Caro Vlodomor Zelenskyj, [non so se sia un refuso o se sia intenzionale, ma è comunque bellissimo]
Allora chiariamo un po’ di cose…
Tu sei il perdente qui e Israele di solito si allinea con il perdente perché la verità è che in ogni guerra che abbiamo combattuto, eravamo i perdenti perché eravamo in inferiorità numerica, isolati e paesi come il tuo hanno scelto di allinearsi con il nostro nemico. Nel tuo caso, più di 35 volte negli ultimi anni.
Sia chiaro, Israele non deve NULLA all’Ucraina. È nostra scelta inviare l’aiuto che riteniamo appropriato e che abbiamo. Grandi quantità di aiuti umanitari, assistenza medica, ambulanze antiproiettile e altro ancora.
Prego.
Il tuo confronto tra l’Olocausto e la lotta odierna è ripugnante e storicamente impreciso. Gli ebrei non avevano un esercito, missili antiaerei, 100.000 fucili da distribuire al nostro popolo e nessun addestramento militare.
Nessuno ha inviato missioni di soccorso e soccorso e non iniziamo nemmeno a descrivere come la maggior parte degli ucraini ha trattato il nostro popolo.
Senti che ti dobbiamo perché sei ebreo… i tuoi genitori sono ebrei.
Immagino che non menzioneremo che i tuoi figli non solo non sono ebrei, ma sono stati battezzati, con il tuo permesso.
Quindi facciamolo. Smetti di lamentarti del fatto che Israele non sta facendo abbastanza, inizi a dire grazie e la prossima volta che arriverà un voto all’ONU, ricordati quanti paesi arabi sono rimasti a guardare, mentre Israele ha agito.
E se vuoi che Israele CONTINUI a sostenere l’Ucraina, non osare paragonare la tua situazione, in cui sono morti tragicamente oltre 900 persone, al massacro di oltre sei milioni di ebrei nella seconda guerra mondiale, alle vittime che giacciono in fosse comuni, come Babi Yar.
Ti aiuteremo… non perché tu sia ebreo, ma perché NOI siamo ebrei.

E questo è lui: godetevelo in tutto il suo splendore!

E ancora un piccolo promemoria

Dove eravate voi “pacifisti” quando…

“I Pacifisti. Avrei voluto che tutti coloro che ora si ergono a “paladini della Pace”, i nuovi pacifisti, fossero venuti con me nel Donbass in questi anni, a vedere cosa è successo in tutti questi 8 lunghi folli anni, le distruzioni, i cimiteri e le chiese scoperchiate, le fosse comuni, avrei mostrato loro i bambini trucidati nelle foto appese nel Museo degli Angeli in una piccola cittadina della repubblica di Donezk, avrei tradotto in simultanea i racconti della gente comune per strada, avrebbero visto le lacrime negli occhi dei vecchi che mai dimenticherò.
Avrebbero visto la forza e la dignità del popolo del Donbass, che nonostante la guerra che il governo filo-nazista ucraino (messo al potere dagli Stati Uniti d’America, appoggiati dall’UE) ha scatenato contro di loro SOLO per il fatto che era per l’amicizia con la Russia e voleva vivere secondo i suoi principi.
Avrebbero visto gli stenti della gente in condizioni di blocco economico, di tubature di gas, acqua saltate in aria a causa dei bombardamenti ucraini, le case mezze rotte con le finestre coperte di cellophan e i tetti sfondati.
Tutti ora in Italia, sono diventati pacifisti, d’improvviso scoprono che la guerra è “male e distruzione”.
Non solo il popolo, ma tutti i capi politici nostrani, i cantanti in prima fila contro la guerra. E non importa se non conoscono nulla di Russia, Ucraina, nemmeno sanno dove si trovi il Donbass.
Questi “pacifisti” in 8 anni non hanno MAI alzato un dito, MAI protestato nelle piazze italiane, sui social.
SILENZIO assoluto, ovattati nel loro rammollito confort.
Protetti dalla cappa di censura e dittatura ideologica dell’Ue.
L’Unione Europea traccia con metodi fascisti un solco sempre più profondo con la Russia.
Superba, piena di sé, razzista nei confronti dei russi, malata di russofobia si è trasformata in un mostro. Per il suo degrado morale, l’Europa non è capace di capire la Russia. Facendo finta di condannare la guerra, è l’Europa che dichiara guerra alla Russia. Chiude completamente lo spazio aereo a tutti gli aerei russi, a ogni tipo di velivolo, charter, privato, che sia appartenente o registrato o sotto il controllo della Russia.
Poi tutte le sanzioni nel campo finanziario per strangolarla. Quaranta associazioni europee di giornalisti premono per vietare il canale russo russa Today nell’Unione Europea per solidarietà con all’Ucraina.
La Ue è arrivata a VIETARE la libertà di parola ai russi. La voce dei giornalisti russi, viene bollata già a priori come “portatrice di disinformazione”. Basta ascoltare quanto dichiara un giornalista ex militare che sceglie le notizie da pubblicare per Rai 2, le notizie dalla Russia non le prende nemmeno in considerazione “perché sono tutte false.”
Quindi ai canali russi va definitivamente chiusa la bocca.
L’Italia a Milano il sindaco caccia il Maestro russo perché si è rifiutato di fare una dichiarazione pubblica di condanna di Putin. Anche il pensiero la Ue dirige e punisce se non si conforma al Pensiero Unico.
Come i fascisti.
La Russia va punita con metodi barbari, incivili e disumani.
E dove eravate voi “pacifisti”, quando gli Stati Uniti hanno distrutto paesi interi, massacrato i legittimi capi di stato, ucciso milioni di persone e agli americani nemmeno una sanzione!
L’Unione Europea che insieme agli americani ha bombardato Belgrado, ha smembrato la Jugoslavia, chi le ha dato questo diritto? L’Italia in primo luogo, nessuna “mea culpa” e nemmeno una sanzione. Dove eravate??
Adesso tutti contro la Russia. Almeno tacete e occupate il tempo a studiare prima di aprire bocca. Chiedetevi perché in questo nuovo mondo, disegnato e occupato dalle Forze del Male, vi abbiano formattato il cervello a tal punto da non riconoscere dove sta la Verità, il Bene.”
Marinella Mondaini, 28 febbraio, qui.

Sì, lo so, i negazionisti continueranno ostinatamente a negare, ma io continuerò, altrettanto ostinatamente, a sbattergli in faccia la loro ipocrisia. E aggiungo ancora un piccolo promemoria qui e una riflessione importante

Quest’ultima cosa la dedico a coloro che fremono per allargare il più possibile il conflitto

barbara

4 NOVEMBRE 1956, LA CADUTA DI BUDAPEST

Riprendo dall’amico

Fulvio Del Deo

Nem felejtek, non dimentico.
“Parla Imre Nagy, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica popolare di Ungheria. Nelle prime ore del mattino, truppe sovietiche hanno attaccato la nostra capitale con la palese intenzione di rovesciare il democratico e legittimo governo ungherese. I nostri soldati stanno combattendo. Il Governo è al suo posto. Informo di questi fatti il nostro popolo e l’opinione pubblica mondiale”.
L’Unità, quotidiano del Pci, definì “teppisti, spregevoli provocatori e fascisti”.
Togliatti: “si sta con la propria parte anche quando questa sbaglia” e in seguito aveva dato voto favorevole alla condanna a morte di Nagy.
Giorgio Napolitano: “l’intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo”.

Soprattutto non dimenticare, non dimenticare mai le infinite stragi comuniste, gli infiniti stermini comunisti, la miseria, la desolazione, la fame – fino al cannibalismo – in più di un’occasione deliberatamente provocata, i popoli oppressi, il terrore, il controllo totale, che da sempre caratterizzano tutti i regimi comunisti. Non dimenticare che il nazismo è durato 12 anni, il comunismo, dopo oltre un secolo, è ancora vivo e virulento in varie parti del mondo.

barbara

E SE IL FRENO AVESSE AVUTO RAGIONE?

Quello che hanno disattivato perché continuava a intervenire “senza motivo”. Hanno fatto manutenzione, ho letto, per “risolvere il problema”: quello del freno che si attivava “senza motivo” Cioè, tu hai uno strumento studiato affinché blocchi il funzionamento quando c’è un’anomalia; lo strumento interviene, blocca il funzionamento ripetutamente, il meccanismo riparte e lo strumento lo riblocca. E tu che cosa fai? Fai esaminare il freno per capire per quale motivo continui a intervenire “senza motivo”. E provare a immaginare che il freno avesse invece ragione? Che avvertisse una fune indebolita che rischiava di spezzarsi? Che ci fosse davvero un’anomalia che tu non vedevi ma che lui avvertiva? Controllare tutto l’impianto per capire dove si trovasse questa anomalia che faceva scattare il freno? Serviva troppa fantasia?

E qui mi viene da chiamare in causa la cultura ebraica. Al bambino che torna da scuola qualunque mamma non ebrea chiede: “Hai risposto bene al tuo maestro?” La mamma ebrea no, lei chiede: “Hai fatto delle buone domande al tuo maestro?” Perché le domande sono molto più importanti delle risposte: solo con le domande giuste potrai avere risposte utili. Un po’ di anni fa i cinesi hanno deciso di dedicarsi allo studio del Talmud, ritenendo – con tutta probabilità non a torto – che l’indubbia superiorità degli ebrei (in generale, ovviamente: non è che di ebrei cretini non ne esistano) in molti campi abbia a che fare appunto con lo studio del Talmud. E in che cosa consiste il Talmud? In una infinita serie di domande, in esso si interroga e ci si interroga, in continuazione, su ogni frase, su ogni parola, su ogni sillaba, su ogni singola lettera, allo scopo di trovare la risposta giusta. Ecco, se tu interroghi i manutentori sul freno quando il problema sta nella fune, la risposta giusta non l’avrai, e vi si dimostra che fare la domanda giusta o la domanda sbagliata è questione, letteralmente, di vita o di morte. E si dimostra anche che i cretini sono in assoluto la categoria umana più pericolosa e dannosa.

Ancora una riflessione, e spero ardentemente di non essere fraintesa. Mi riferisco all’osceno titolo che abbiamo visto, “La strage delle riaperture” e all’immondo avvoltoio che l’ha pensato e scritto. Premesso e fermo restando che i signori dei forchettoni sono degli assassini, per i quali non è possibile riconoscere attenuanti né tanto meno giustificazioni, possiamo chiederci se tutto questo sarebbe avvenuto senza l’insana, inutile, prolungata, chiusura? Senza l’enorme perdita di introiti anche per loro, come per tutte le categorie di autonomi, sarebbe lo stesso venuto in mente di ignorare l’allarme per cercare di non perdere ancora altri soldi? Se proprio vogliamo attribuire alla strage una causa efficiente oltre all’agente che l’ha direttamente provocata, non sarebbe più sensato chiamarla “La strage delle chiusure”?

Chiudo con un dolente pensiero alle quattordici vittime, e al piccolo Eitan salvato da un abbraccio.

barbara

DUE PESI E DUE MISURE, COME SEMPRE

La strage di Hanau e il solito doppio standard della stampa mainstream

Mercoledì 19 sera, un uomo di 43 anni, di nome Tobias Rathjen, entra in tre locali nella città tedesca occidentale di Hanau e spara all’impazzata sugli avventori. Nelle tre sparatorie riesce ad uccidere 9 persone, scelte a caso. Poi fugge in casa sua, ammazza sua madre e infine si toglie la vita. I locali erano frequentati soprattutto da immigrati curdi e turchi e le vittime sono per lo più straniere. Si indaga subito sulla pista dell’estrema destra ed emerge che lo stragista, Rathjen, era un razzista convinto. E la stampa, anche in Italia, si scatena. Contrariamente alla prudenza che avvolge sempre ogni attentato di matrice islamica, dove le parole “terrorismo” e “islam” raramente vengono accostate, quella di Hanau diventa, da subito, una “strage neonazista” o semplicemente “strage di estrema destra”.

Dalla nostra stampa più autorevole, abbiamo appreso che in Germania esiste una rete nera, analoga e forse ancor più pericolosa di quella “verde” islamica. Abbiamo visto che l’attentato è stato provocato dal clima di odio provocato dall’AfD. Abbiamo letto su fonti autorevoli che in Germania c’è un crescente problema di terrorismo xenofobo. Ovviamente c’è chi, come il giornalista Gad Lerner, non si lascia sfuggire l’occasione per fare paralleli con Luca Traini, il mancato stragista di Macerata e per proprietà transitiva anche con la Lega, a cui Traini era iscritto. Matteo Salvini ha condannato la strage, ma il suo tweet è stato ritenuto ipocrita e incompleto dai recensori del Foglio. Nel focus di La Repubblica sull’estremismo di destra in Germania, il vicedirettore Carlo Bonini e l’inviata in Germania Tonia Mastrobuoni dipingono un quadro a tinte molto fosche della situazione: estremisti neonazisti che creano comunità chiuse nella Germania orientale, infiltrazioni brune nella polizia e nei servizi segreti, reti neonaziste consolidate e addestrate. Addirittura l’inviata azzarda, pur con tutti i dovuti distinguo, un parallelo con la situazione dei primi anni Venti, quelli del caos post-bellico, in cui le milizie nazionaliste, i Corpi Franchi, dilagavano e facevano il bello e il cattivo tempo.

Ma la Germania odierna merita tutto ciò? A giudicare dall’attentato subito dai tre locali di Hanau: assolutamente no. Prima di tutto: non è stato affatto dimostrato che il killer, Tobias Rathjen, facesse parte di una qualsivoglia organizzazione. Non era membro di alcun partito. Non risulta essere parte di una rete terroristica clandestina. Non risultano, stando a quanto si sa ora, addestramenti o contatti con terroristi che lo abbiano iniziato alla via della violenza politica. Non stiamo parlando di un soggetto radicalizzato, o nel mirino di polizia e servizi segreti, perché era un bancario senza precedenti penali. Tobias Rathjen era un nazionalsocialista? Nella sua confusa memoria lasciata come testamento e nei suoi video si trovano delirii di vario genere, fra cui istigazioni puramente razziste a sterminare i popoli di Africa, Medio Oriente e Asia Centrale. Ci sono messaggi rivolti agli americani affinché si ribellino contro una società segreta di adoratori del diavolo (di cui solo lui, a quanto pare, conosceva l’esistenza) che si nasconderebbe in basi segrete. Ci sono messaggi rivolti ai tedeschi in cui afferma che la Germania è controllata da servizi segreti che manipolano la mente. In questo guazzabuglio di teorie cospirative, più che il Mein Kampf, vediamo tanto materiale che potrebbe dar lavoro a psicologi e psichiatri. Dunque, se un uomo apparentemente tranquillo dà sfogo alla sua violenza repressa in un giorno di ordinaria follia, ha senso lanciare l’allarme sull’estrema destra, le sue presunti reti e organizzazioni clandestine? Secondo ogni criterio: no.

Si potrebbe dire la stessa cosa dei lupi solitari del jihad che agiscono da terroristi pur non avendo mai visto di persona un veterano dell’Isis o un campo di addestramento di Al Qaeda? Si potrebbe, ma sarebbe comunque scorretto. I lupi solitari del jihad sono l’ultimo anello di una lunga catena, che parte dalle grandi organizzazioni transnazionali del terrorismo, come l’Isis, che lanciano appelli in tutto il mondo per reclutare musulmani radicali autoctoni alla guerra santa contro l’Occidente. A volte lo fanno solo online, ma nella maggior parte dei casi, si avvalgono di predicatori di odio e intere moschee radicali, per spingere i “solitari” ad agire nel nome della collettività jihadista. Nel caso di Rathjen, stando a quel che si sa finora, non c’è nulla di tutto questo. Gli unici elementi di cui disponiamo suggeriscono che il suo sia veramente un caso psichiatrico e basta. Un elemento instabile (ma in regolare possesso di una pistola e bravo a usarla) che a un certo momento della sua vita ha deciso di fare una fine violenta tirandosi dietro più “nemici” possibili. Eppure, come sempre, vediamo che la stampa mainstream, al seguito di una politica altrettanto mainstream, ha sviluppato una capacità incredibile: privatizza le colpe della sinistra e del jihadismo e collettivizza quelle della destra. Quando a uccidere erano i brigatisti rossi, si trattava di “compagni che sbagliano”, e non di un’organizzazione abbastanza strutturata da consentire loro addestramenti all’estero e armi straniere. Quando a uccidere sono terroristi che inneggiano ad Allah e prestano giuramento allo Stato Islamico, sono “lupi solitari” e “squilibrati”. Ma quando ad uccidere è un folle che fa discorsi deliranti dai toni complottisti e razzisti, allora è subito “strage neonazista”, la colpa è della destra tedesca tutta (e per proprietà transitiva anche della Lega) e del “clima di odio” che crea.

 Stefano Magni, 22 Feb 2020, qui

Evidentemente anche ammazzare la madre è roba da suprematisti bianchi, è noto che tutti i nazisti lo facevano regolarmente.

(PS: sarò via un paio di giorni, ma come al solito vi programmo un paio di coccole che vi faranno compagnia)

barbara

QUEL MOSTRUOSO SUPREMATISTA BIANCO AMERICANO

incitato all’odio dall’orrido Trump… non era un destrorso trumpista, bensì un dem, dichiaratamente di sinistra. E delle 32 (TRENTADUE) stragi perpetrate sotto il regno di obamasantosubito ne vogliamo parlare? Come mai nessuno lo ha mai chiamato a risponderne? Come mai nessuno lo ha mai qualificato come mostro? Sarà mica perché il suo colore è più bello di quello di Trump perché, alla faccia del povero Martin Luther King il colore conta, eccome se conta?

barbara

LETTERA APERTA A NADIA TOFFA E AL SUO PROFESSORE DI STORIA

nadia toffa
Gentile Nadia,

Oggi ho letto il suo Tweet sull’olocausto e i palestinesi. Temo abbia un po’ di confusione in testa.
Olocausto è la parola italiana per indicare il nome di un sacrificio che veniva offerto nel santuario di Gerusalemme e interamente bruciato per D-o. Dell’animale non rimaneva nulla, se non un mucchio di cenere.
Quando i nazisti progettarono l’olocausto lo immaginarono e progettarono in questo modo.
In seguito alla soluzione finale degli ebrei non avrebbe dovuto rimanere più nulla. Se non delle saponette e della cenere.
Uomini, donne e bambini vennero caricati su carri bestiame senza aria ne’ cibo. I più forti che sopravvissero a quei trasporti al di là dell’umanità, trovarono la morte nelle camere a gas, nei forni crematori.
Durante l’Olocausto nessun paese aiutò gli ebrei, nessuno si adoperò per la loro causa.
Gli ebrei vennero abbandonati da tutti. Vennero assassinati nel silenzio del mondo sei milioni di essere umani. Come se gli abitanti di Milano e il suo hinterland sparissero tutti, fino all’ultima persona.
L’Olocausto fu una macchina di sterminio premeditata, in cui l’ebreo, come essere umano, perse ogni connotato di umanità agli occhi dei nazisti, dei polacchi, dei tedeschi, degli ungheresi, dei francesi, degli italiani.
Essere ebrei in Europa tra il 1938 e il 1945 significava una morte quasi certa.
I palestinesi sono arabi trapiantati in quelle terre per volere dei paesi arabi. Come disse Zahir Muhsein, i palestinesi vennero inventati per controbilanciare gli ebrei che arrivavano a vivere nelle terre deserte dell’allora Palestina.
I palestinesi non hanno mai vissuto in quella terra per tremila anni.
Gli ebrei su quella terra ci hanno vissuto davvero senza interruzione.
Durante gli ultimi secoli la presenza ebraica in Palestina si è rinforzata.
In Europa, ben prima del nazismo, gli ebrei venivano massacrati nei pogrom, accusati ingiustamente di tradimento, bruciati vivi perché non andavano in chiesa.
Nella Palestina di allora gli ebrei portarono con se’ valori troppo distanti da quelli dei paesi circostanti.
E quella democrazia poi nata nel 1948 e chiamata Israele diventò come una spina nel fianco delle dittature arabe. Quel piccolo paese in cui il tasso di analfabetismo è pari a zero, in cui tutti, a prescindere dal colore della loro pelle e dalla religione, hanno gli stessi diritti, in cui le donne guidano governi e pilotano aerei, in cui vive un milione di cittadini arabi che vanno a votare i propri rappresentanti nel parlamento israeliano, questa minuscolo puntino con altissima concentrazione di valori umani, si è trasformato in una miccia che potrebbe mettere in testa idee destabilizzanti agli abitanti dei paesi limitrofi.
Israele non ha mai smesso di dare ai palestinesi l’elettricità, l’acqua, le medicine, pagate con dichiarazioni di odio e attacchi terroristici.
Israele continua ad accogliere i malati palestinesi nei propri ospedali, li opera, li cura. Alcuni di essi sono tornati a ringraziare con addosso cariche di tritolo in grado di fare saltare per aria un intero reparto ospedaliero.
Nessun governo israeliano e nessuno israeliano si è mai sognato o prefisso di uccidere deliberatamente un solo palestinese.
Per gli ebrei la vita anche di un nemico, ha un valore intrinseco.
Se cerca qualcuno su cui addossare la colpa, non valichi con la sua mente il confine che ancora tutela la salvaguardia dei cittadini israeliani.
Passeggi per le vie di Gaza alla ricerca dei giornalisti che riprendono le manifestazioni contro il governo palestinese. Cerchi gli oppositori del regime, si prefigga l’obiettivo di trovare un solo ebreo.
Non troverà niente di tutto questo.
Come non troverà risorse spese nella ricerca ne’ finanziamenti europei investiti nello sviluppo. Perché tutto il denaro viene speso per mantenere in vita la violenza, l’ignoranza e l’odio.
Con la speranza che il suo professore di storia accorra in suo aiuto e ripari i danni causati dal fumo antisemita mediatico con cui troppe persone vengono accecate ogni giorno.

Gheula Canarutto Nemni (qui)

Spettacolare quel “la storia dice” (“fabula narratur”, effettivamente…) Ma anche “capisco profondamente” non è male – e quanto profondamente, ha provveduto subito a dimostrarlo – per non parlare della logica del passaggio (anche nell’ipotesi che la seconda parte dell’assunto fosse corretta).
Nel frattempo, a ulteriore conferma di quanto sono perfidi i perfidi giudei, avrete appreso che la strage in Nuova Zelanda l’ha fatta il Mossad.

barbara

E DOPO L’AGGRESSIONE A FINKIELKRAUT

spiegata come la prova evidente dello strapotere della lobby sionista, abbiamo il signor Gad Lerner che ci spiega che se un immigrato tenta di dare fuoco a uno scuolabus con cinquanta bambini dentro – strage scampata unicamente grazie al caso (un cellulare caduto di cui il terrorista non si è accorto) e il sangue freddo e coraggio di un bambino che si è tolto il laccio di plastica che gli imprigionava i polsi e ha chiamato la polizia – la colpa è del nostro atteggiamento nei confronti degli immigrati.
gad-delirio
E vengono in mente gli arabi londinesi che spiegavano la strage del 2005 con oltre 50 morti e 700 feriti, col risentimento dei musulmani per l’atteggiamento di diffidenza e sospetto nei loro confronti dopo l’11 settembre. E a lui si unisce l’ineffabile signora Livia Turco

Resterebbe poi da capire il fatto inaudito di come un individuo pregiudicato per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale su minore non solo sia in circolazione qui, ma che gli sia stata addirittura affidata la guida di uno scuolabus. E ancora, piacerebbe sapere perché qualcuno si sia inventato che prima di dare fuoco all’autobus avrebbe fatto scendere i bambini, quando in realtà li ha legati e ha tolto loro i cellulari per non rischiare che qualcuno sfuggisse: piacerebbe davvero poter pesare l’infamia di un essere immondo che cerca di scagionare un assassino che programma di far morire bruciati cinquanta bambini. Poi c’è l’altra storiella, che dire grottesca è dire poco, del bambino salvatore dei cinquanta compagni inizialmente identificato come un marocchino musulmano: evidentemente il vero autore del salvataggio, non solo italiano bianco ma addirittura biondo e addiritturissima con la catenina con la croce al collo, non era adatto al teatrino politicamente corretto che si voleva inscenare. Come la bella favoletta del musulmano che avrebbe nascosto gli ostaggi dell’Hyper Cacher, rivelatasi poi una bufala.

Quanto alle cause domestiche che hanno favorito la situazione, naturalmente ci sono, certo che ci sono. E ve le faccio spiegare da Giovanni Bernardini.

AGGIORNAMENTO: è giunto anche il terzo, tra cotanto senno: Beppe Severgnini: “Tornare a Crema e sentire storie di ragazzini coraggiosi, usciti da quell’autobus più forti e più maturi (a differenza di alcuni politici, che non matureranno mai)”.
Spero che saranno anche, quei ragazzini, abbastanza onesti e riconoscenti da andare a ringraziare quell’uomo meraviglioso che ha permesso loro di diventare forti e maturi.

barbara