qualcuno avrebbe un bazooka da prestarmi un momento? Che io avrei una buona idea su chi scaricarlo.
Il comandante che ha preso la decisione di non fare irruzione in classe pensava che “non ci fossero bambini a rischio” (qui)
Un’ora intera fuori da un’aula in cui qualcuno sta sparando all’impazzata, bambini che urlano, maestre che urlano, ma chi mai potrebbe pensare che lì dentro ci siano bambini a rischio? Anzi no, non un bazooka: morirebbe troppo in fretta.
Aggiungo le considerazioni fatte in questo articolo, che mi sembrano ragionevoli.
Confrontarsi con il male sulla scia della sparatoria alla scuola di Uvalde
Tratto e tradotto da un articolo di Joel B. Pollak per Breitbart News
Martedì sono andata a prendere mio figlio alla scuola elementare pubblica ed ho avuto lo stesso pensiero che sicuramente hanno avuto milioni di genitori in tutta l’America: Sono fortunata a fare questo.
Perché in quel momento, le mamme e i papà di Uvalde, in Texas, aspettavano, e aspettavano, fuori dalla scuola dei loro figli, figli e figlie che non sarebbero mai più tornati a casa.
Non ci è voluto molto perché i Democratici chiedessero il controllo delle armi ed incolpassero i Repubblicani per la sparatoria di massa. Dopo tutto, è un anno di elezioni.
Almeno questa volta non hanno incolpato il “suprematismo bianco” o Fox News per quegli omicidi.
Come ha scritto l’editorialista del Los Angeles Times, con un notevole senso di incredulità, sia l’autore della sparatoria che la maggior parte delle vittime erano latinos: “Ho subito pensato: sarà stato il solito suprematista bianco. […] Quando invece ho scoperto che la persona che martedì ha ucciso 19 bambini di quarta elementare e due insegnanti a Uvalde, in Texas, aveva un nome… mi si è chiuso lo stomaco. […] Quando è uno dei tuoi che uccide un suo simile, cosa succede?”.
“Allora cosa?”
Allora forse si può smettere di cercare delle persone da incolpare e di trovare modi sempre nuovi per collegare crimini orribili a delle persone che non hanno nulla a che fare con l’evento, ma con le quali si hanno dei disaccordi politici.
E smetterla di attaccare i “pensieri e le preghiere“, che sono un modo reale ed utile di affrontare e mostrare empatia.
L’impulso costante a demonizzare l’altra parte ha reso la nostra politica grossolana al punto da rendere impossibile la cooperazione. I nostri leader non riescono nemmeno a tenere una conferenza stampa.
Non ci sono risposte facili. Tutti noi vogliamo sapere cosa si può fare per fermare le sparatorie nelle scuole.
Non posso parlare a nome di tutti i possessori di armi, ma anch’io mi sono chiesto se nuove leggi sul controllo delle armi potrebbero aiutare.
La risposta che ottengo sempre è che il controllo delle armi sarebbe impossibile da attuare.
Negli Stati Uniti ci sono centinaia di milioni di armi ed ogni anno se ne vendono milioni. E se il 2020 ci ha insegnato qualcosa, è che la nostra società rifiuta l’applicazione aggressiva della legge, soprattutto nelle comunità delle minoranze.
Di solito, in caso di sparatorie di massa, è difficile individuare una legge specifica che possa aver fatto la differenza. Ma forse a Uvalde non è così.
Una legge della California ha recentemente impedito ai giovani tra i 18 e i 20 anni di acquistare fucili semiautomatici, come quelli usati dall’uomo armato in Texas. Tuttavia, questa legge è stata annullata all’inizio di questo mese dal super-progressista Nono Circuito come una violazione del Secondo Emendamento.
Come ha notato lo studioso Jonathan Turley, la Costituzione è un ostacolo al controllo delle armi più grande della c.d. “lobby delle armi”.
Personalmente, se la Costituzione non fosse un ostacolo, probabilmente vieterei i videogiochi sparatutto, specialmente quelli in prima persona, prima di vietare le armi. La proliferazione di questi videogiochi è iniziata all’inizio degli anni ’90 ed ha coinciso con la comparsa delle sparatorie di massa nelle scuole.
La maggior parte dei giocatori capisce perfettamente che i videogiochi sono solamente fantasia. Ma se anche solo alcuni decidessero di sperimentare le loro fantasie di gioco nella vita reale, i risultati potrebbero essere devastanti.
Dal momento che abbiamo il Primo Emendamento, non ci potrà mai essere un divieto legale. Spetta dunque solamente ai genitori.
Alcuni a Sinistra chiedono che il Secondo Emendamento venga abrogato, o almeno modificato. Questo non accadrà. Dovrebbero essere d’accordo tre quarti degli Stati. E non lo faranno mai.
I redattori della Costituzione hanno deciso molto tempo fa che il rischio dietro all’avere una cittadinanza armata, con tutto il potenziale di crimine e di disordine, fosse più utile come garanzia finale contro la tirannia. Il risultato è una società più libera e più imprenditoriale, ma anche un po’ più pericolosa. Questo è il compromesso.
È più sensato quindi “indurire il bersaglio” proteggendo le scuole piuttosto che aspettarsi che i politici approvino un controllo sulle armi che in qualche modo sopravviva ai tribunali ed agli scoraggianti ostacoli alla sua attuazione.
Ma personaggi famosi – come l’allenatore dei Golden State Warriors Steve Kerr – e i politici Democratici ambiziosi – come il membro del consiglio scolastico di Los Angeles Nick Melvoin – hanno attaccato la “lobby delle armi” ed i Repubblicani. Hanno persino sostenuto gli sforzi per togliere la polizia nelle scuole. La sicurezza degli studenti non è la loro priorità.
Ciò che ha reso la sparatoria di Uvalde così difficile da trattare, a parte l’orrore puro, è che sembra sfidare le soluzioni politiche convenienti per tutti. “Controllo delle armi?”. L’assassino ha comprato le sue armi legalmente. “Guardie armate?”. Le prime notizie – poi smentite – parlavano di un agente nella scuola. “Leggi c.d. red-flag?”. L’assassino non aveva precedenti penali, almeno da adulto.
Poi, giovedì, abbiamo appreso che non c’era nessun addetto alla sicurezza, che l’uomo armato è entrato nell’edifico da una porta lasciata aperta e che la polizia ha aspettato per un’ora prima che una squadra della pattuglia della frontiera arrivasse ed entrasse nell’edificio facendo fuori il tiratore.
Quindi, possiamo proteggere le nostre scuole. Ma in troppi casi, abbiamo scelto di non farlo.
Il rappresentante Eric Swalwell (Democratico della California) ha addirittura dichiarato questa settimana alla MSNBC che i genitori dovrebbero dire ai loro figli di avere paura dopo Uvalde. Chiunque non lo facesse sarebbe “un bugiardo”, ha detto. Meglio traumatizzarli intanto che aspettano il controllo delle armi.
Ed è così che molti Democratici hanno reagito: sbandierando leggi fallimentari sul controllo delle armi ed incolpando i loro avversari politici dei morti (anche se si scopre che comunque quelle leggi non sarebbero servite a niente).
Ma è stato il governatore del Texas Greg Abbott (Repubblicano) ad avvicinarsi di più alla spiegazione della sparatoria di Uvalde, quando ha detto che un’ondata di malvagità è passata sulla città e che l’assassino aveva il male nel cuore.
Non è una spiegazione che molti di noi sono più abituati a sentire. Più siamo istruiti, più tendiamo a rifiutare le distinzioni tra il bene e il male, etichettandole come “semplicistiche” o “pericolose“.
“Solo un Sith parla per assoluti“, si diceva in Star Wars. Ed è generalmente vero che il mondo è complesso. Ma è anche vero che il bene e il male esistono.
Il modo migliore per combattere il male è promuovere il bene, nella nostra società come dentro di noi. Dobbiamo ricordarci l’un l’altro – e soprattutto ai nostri giovani – che c’è davvero un modo migliore per vivere, ed è la vita che i nostri testi giudaico-cristiani ci descrivono.
Possiamo fare fatica a vivere all’altezza di quel modello e possiamo desiderare di allontanarci da esso in tutti i modi possibili. Ma le sue virtù rimangono la migliore guida per una vita che sia buona. Anche se le scoprite al di fuori della religione, sarà difficile migliorarle.
Il male è ovunque. Il suo potenziale esiste in ogni momento. Ma non è come strillare che esiste il “razzismo sistemico”. Il fatto che ci sia il razzismo nella nostra società non significa che la società stessa sia razzista. L’America è stata fondata sulla libertà e sull’uguaglianza. Possiamo comunque scegliere di trattare ogni individuo in modo equo, indipendentemente dalla sua razza.
Allo stesso modo, il male non deve definirci. Possiamo scegliere il bene, anche quando ciò significa correre dei rischi.
E questo è il punto di partenza. Non riporterà indietro i bambini di Uvalde. Ma farà progredire il nostro Paese.
BreitbartNews.com, qui.
Vergognose invece le strumentalizzazioni politiche dei dem, che fanno quasi pensare che non aspettassero altro che una strage, le cui cause vanno cercate in ben altro che nella legge sulle armi (come se fosse poi tanto difficile procurarsi armi illegalmente) visto il modo famelico in cui si sono buttati sulla vicenda. I dem e la stampa prona. Per fortuna c’è anche chi rifiuta la politicizzazione della tragedia
E naturalmente il petulante giornalista, di fronte al rifiuto del politico di accettare la provocazione, non trova di meglio che accusarlo di non avere argomenti, ritornello che conosciamo fin troppo bene. Vergogna a tutti coloro che di fronte a una tragedia, invece che offrire vicinanza ai parenti delle vittime e ai sopravvissuti e poi, a corpi sepolti, interrogarsi seriamente sui mali della società che portano a queste esplosioni (ho letto da qualche parte che in Svizzera la concentrazione di armi personali sarebbe perfino maggiore che in America, e tuttavia non sentiamo storie di questo genere: ci sarà qualche motivo?) e studiare i modi di porvi rimedio, cercano il modo di trarne vantaggio politico – più o meno come quel nostro politico che si augurava che sulla nave bloccata morisse un bambino per poterne poi accusare, e possibilmente incriminare, l’avversario politico. Peccato che questa feccia, la vergogna non sa proprio che cosa sia.
barbara