IN MERITO AI FATTI DI SABATO SCORSO

Che quanto accaduto sia estremamente grave, è sotto gli occhi di tutti; che il governo abbia giocato uno dei giochi politici più sporchi della storia d’Italia, è sotto gli occhi di chiunque abbia voglia di aprirli.
E veniamo ora alle proposte di sciogliere i gruppi fascisti che insieme a un accorato grido di dolore da tante parti d’Italia si leva verso di loro.

Niram Ferretti

I VIRTUOSI AUTORITARI

Dopo ventiquattro anni, è dal 1997 che esiste, si vuole procedere allo sciogimento di Forza Nuova, partito di chiara ispirazione neofascista.
Si può legittimamente sostenere che un partito neofascista che ha percentuali risibili di consensi (in realtà, più che un partito è una setta che crede nella criogenesi di una forma di vita estinta da settantasei anni), non dovrebbe esistere in Italia, anche se nessuno obbietta che esista un partito neocomunista, ma non può essere il Parlamento per decreto a scioglierlo.
I partiti non si sciolgono a colpi di maggioranza, ma, se reputato necessario e in casi di emergenza, dal governo, e dalla magistratura. Non è il PD che può deciderlo, non siamo ancora in Venezuela. E conforta che anche Forza Italia, difficilmente accusabile di essere parafascista o subdolofascista o criptofascista, come FDI o la Lega,si sia opposta. E si è opposta perché chiara è la strumentalizzazione politica che muove questa mozione, la stessa strumentalizzazione che ha voluto dare i natali alla ridicola Commissione contro l’odio.
In ventiquattro anni, nessuno ha ritenuto, giustamente, che Forza Nuova fosse una emergenza nazionale, e per un motivo molto semplice, perché non lo è, e non lo sarà mai, se non per alcuni talebani dal pugno chiuso che si credono i soli depositari di ciò che significa democrazia, libertà, progresso, e che, incapaci di promuovere un programma che non abbia come capisaldi la teologia dell’immigrazione e la pedagogia gender, ha bisogno dello spauracchio fascista per darsi una maggiore consistenza.

E dunque nessuno finora ne aveva chiesto lo scioglimento – al massimo la chiusura della loro sede – perché non rappresenta un’emergenza nazionale. Ma non solo per questo.

Niram Ferretti

IL FANTOCCIO STRUMENTALE

Improvvisamente, dopo ventiquattro anni di esistenza si scopre che Forza Nuova, il movimento neofascista fondato da Roberto Fiore nel 1997 e con una percentuale di votanti da prefisso telefonico (lo 0,37% alle politiche del 2018) rappresenta un pericolo per la democrazia.
Si invoca il suo scioglimento, si fa riferimento alla Legge Scelba del 1952, la quale recita al primo articolo che “si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».
Benissimo. Ma come mai, ci si è accorti solo adesso che Forza Nuova rientra in questi canoni? Davvero dopo tutti gli episodi del passato, aggressioni nei confronti di extracomunitari, negazionismo smaccato della Shoah, ostentato suprematismo razziale, omofobia programmatica, ecc. l’episodio che ha fatto aprire gli occhi a tutti sulla pericolosità eversiva del partito è stato l’assalto alla sede della CGL da parte di una dozzina di militanti?
Come mai prima di questo episodio, nessuno nelle istituzioni riteneva che Forza Nuova avesse il carattere potenzialmente eversivo e minaccioso delle Brigate Rosse?
Forse perché in questo momento c’è un partito di destra, erede del MSI che ottiene ampi consensi ed è il primo partito italiano nelle intenzioni di voto alle prossime politiche nazionali?
Non si cerca disperatamente e con programmatica persistenza di fare, e in questo caso la metafora ha un doppio senso ben chiaro, di tutta l’erba un fascio?
Certo, Roberto Fiore non ha alcun legame diretto con Giorgia Meloni, ma…per la sinistra, alla fine sono “sempre loro”.
Mentre i comunisti di una volta possono diventare ulivisti, piddini, o verdi, oppure restare orgogliosamente comunisti come Cossutta, Diliberto, Bertinotti, Marco Rizzo, i fascisti restano sempre uguali a se stessi anche quando affermano di non esserlo più, di avere fatto passi avanti. Ci vogliono sempre prove, attestati, esami del sangue, e non bastano mai perché, ovviamente, non possono, non devono mai bastare.
La realtà è tuttavia assai più semplice. Forza Nuova, per chi non si fa intontire dalla vulgata imposta da quasi tutta l’informazione unita, è solo un pretesto, serve per continuare ad agitare lo spettro del fascismo, l’avanzata nera, ma chi si teme veramente non è una setta di esaltati, ma un partito in crescita, che potrebbe, non sia mai per tutto l’apparato organizzato, arrivare al governo del paese, e se la destra unita, compresa Forza Italia, manifesta la sua contrarietà allo scioglimento del partito, perché ritiene che essa sia, come di fatto è, una mossa strumentale, ecco che questa diventa una dimostrazione della complicità, di un legame mai disciolto, e anche Berlusconi, in fin dei conti, sulla condanna del fascismo non è mai stato troppo esplicito…
Forza Nuova è il fantoccio che serve indirettamente a mascariare in primis Fratelli di Italia, e in secundis la destra tutta.

E infatti c’è chi addirittura propone…

Giovanni Bernardini

FUORI LEGGE?

Qualcuno nel PD sogna di mettere fuori legge FdI. Un certo signor Provenzano, esponente del PD ha stabilito che FdI è “fuori dall’arco democratico”, quindi…
Tanto per chiarire per sciogliere un partito occorre:
1) Che esista una legge che consente, in certi casi, che un partito possa essere sciolto.
2) Una sentenza della magistratura che autorizza il ministero dell’interno ad emettere un decreto di scioglimento di detto partito.
3) In casi di assoluta necessità ed urgenza e di pericolo IMMINENTE per la democrazia il ministero dell’interno può agire senza aspettare la decisione della magistratura e sciogliere d’imperio un partito
4) In questo caso la successiva sentenza del magistrato dovrà confermare la decisione presa d’urgenza dal ministero dell’interno per renderla davvero definitiva. Comunque si apre la strada ad una lunga serie di ricorsi e contro ricorsi che può arrivare sino alla corte costituzionale.
5) In nessun caso è ammissibile che un partito possa essere sciolto a colpi di maggioranza. Ad esempio, PD e 5S si mettono d’accordo, definiscono “fascista” un partito di opposizione, si vota in parlamento, quel partito è messo fuori legge così PD e 5S governano allegramente da soli. NO, questo NON si può fare. Per ora l’Italia non è il Venezuela.
6) A parte ogni dissertazione giuridica, è fin troppo evidente che se si comincia a pensare di mettere fuori legge partiti che hanno un seguito reale nel paese si entra nella logica della guerra civile. Nessuna forza politica può accettare di esser costretta al silenzio per decreto. Nessuna persona ragionevole può sul serio pensare di percorrere una simile via. Purtroppo un personaggio come Letta ragionevole non è…

Già: se un presidente americano dell’altra corrente ha troppo seguito e troppo successo, si fabbrica un dossier a suo carico incastrando finti testimoni, e si cerca di ottenerne l’impeachment; se uno stato legifera per difendere i propri bambini da manipolazioni perverse e pervertite, si minaccia di tagliargli i fondi per tentare di farlo tornare al gregge; se un partito di opposizione ha successo si programma di scioglierlo, come ha fatto Hitler con l’intera opposizione il 27 gennaio 1933 (NOTA per quelli che vedono analogie, o addirittura strette analogie con quanto sta accadendo qui e prevedono che si finirà alle camere a gas per chi non ha il green pass, spiegando che anche lì non è esploso tutto in una volta ma hanno proceduto lentamente, facendo abituare la popolazione, e ci sono voluti ANNI: fra la nomina di Hitler a cancelliere e l’incendio del Reichstag che ha permesso di mettere fuorilegge tutti i partiti, sono passati 28 giorni). Ma torniamo alle vicende di sabato scorso. Succede dunque che ad un certo punto un tizio sul palco fa un annuncio clamoroso

E che cosa succede? Niente, assolutamente niente. Allora Giorgia Meloni interroga in proposito, in Parlamento, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, già responsabile nel nessun intervento al rave party di Viterbo, meno di due mesi fa, con 3000 partecipanti, droga a carriole e un ragazzo morto, e ora responsabile dello stesso comportamento nei confronti di un assalto alla sede di un sindacato preannunciato, e violenti scontri di piazza. Ascoltiamo dunque l’oscena risposta del ministro, che comincia ad articolarsi dopo ben due minuti e mezzo di un’intera muta di cani menati per l’aia.

Capito? Non è intervenuta perché altrimenti si sarebbero potuti verificare disordini, mentre così, grazie a lei, si è svolto tutto pacificamente. Ma, a parte questo, dal momento che si sapeva con certezza che i capi manipolo sarebbero andati alla manifestazione, e dal momento che sono sottoposti a limitazioni per cui partecipare a manifestazioni è loro vietato – cosa che il ministro ha la faccia da culo di ricordare in aula -, predisporre un po’ di agenti che impedissero loro di andarci mentre uscivano di casa? Troppo difficile, signor ministro? Troppo complicato? Troppo intelligente per essere alla sua portata? No: per un simile comportamento non basta essere inetti, fa notare Giorgia Meloni, e non basta neppure essere stupidi, aggiungo io. Ci vuole dell’altro, come precisa Giorgia Meloni e come, già due giorni prima dell’interrogazione parlamentare, aveva scritto Niram Ferretti:

Niram Ferretti

FUNZIONALI

Di tutta un’erba un fascio, o meglio un fascio littorio.
Si accorpa e aggrega ciò che non si vuole separato, che si esige unito. I megafoni massmediatici lo evidenziano all’unisono.
Ma che strano, è proprio davvero strano, che una formazione politica come Forza Nuova, di fascisti conclamati, ben tenuta sotto osservazione, improvvisamente agisca durante una protesta sostanzialmente pacifica. Davvero strano che li si lasci devastare un ufficio della CGIL (un po’, ma forse solo un po’ ricordano i clowns che vennero fatti entrare come una lama incandescente dentro un panetto di burro a Capitol Hill. Fatti entrare).
Nessun complotto, ci mancherebbe, nessuna dietrologia, ma ecco che dopo l’infiltrato di Fanpage che mostra il numero tre di FDI in convenevoli camerateschi (è il caso di sottolinearlo) con un fascista da macchietta (ma come è che i fascisti sono sempre delle macchiette alla fine? Semplice, perché il farsesco appartiene all’originale), arrivano i fascisti “veri”, o perlomeno quelli doc, i Fiore, Er Pantera, altri, che giravano da anni e anni, ma che solo adesso si scoprono pericolosi, forse issimi, l’onorevole Emanuele Fiano si spaventa, e dunque ecco la mozione parlamentare per sciogliere il gruppo, solo ora? Ma che strano.
E’ il rauco La Russa, quello che ha chiamato i figli come capi indiani (poveri ragazzi) che lo fa presente con euclidea logica forense.
«È una mozione strumentale, temo inserita in quello che sta accadendo negli ultimi giorni. A che serve una mozione? Non è il Parlamento che deve decidere sull’eventuale scioglimento di un partito, decisione estrema, ma il governo. E non l’ha fatto finora, né questo né quelli precedenti: come mai? Delle due l’una: non avevano le motivazioni per scioglierli o hanno preferito tenerli lì, magari come strumenti utili per la strategia della tensione?».
Strategia della tensione. Bisognerebbe rileggersi lo Sciascia de “Il Contesto”
Forse che sì, forse che no, senza scomodare il Vate, aureolato dal Ventennio.
Nel mentre cascano dal pero, per così dire, frasi senza dubbio antisemite, dell’avvocato Michetti. Sprovveduto? Non lo sappiamo con certezza.
Tutto fa brodo, o meglio broda, quella delle streghe, l’importante è che, girato l’intruglio nel paiolo, l’odore che ne emani sia fetido abbastanza e convenga, nei pressi di un ballottaggio che assegnerebbe la capitale, a una precisa parte in gioco, quella che ha come leader il pisano Letta, tornato da Parigi per raddrizzare le sorti di un partito pencolante, pugno chiuso e inflessibile determinazione, soprattutto contro il fascismo, il pericolo incombente. E dal paiolo l’effluvio che emana fa dire in coro, “Ucci, ucci, sento odor di fascistucci”.
Roberto Fiore oggi è perfetto per i pifferai del babau fascista. Gli stessi che, oltreoceano, per quattro anni, hanno mascariato Donald Trump. Funzionale all’apparato di sinistra, proprio lui.
Se gli avessero pronosticato che un giorno sarebbe stato l’inconsapevole Willi Mutzenberg di Enrico Letta, non ci avrebbe mai creduto.

Certo, chiamarlo un tentativo di golpe sarebbe esagerato, ma che un tentativino di golpettino non ci sia stato, io la mano sul fuoco non ce la metterei. Certo comunque che anche loro, sti fascisti

barbara

HANNO OCCHI E NON VEDONO, HANNO ORECCHI E NON ODONO, HANNO NASO E NON ODORANO

(Salmo 115: 5-6)

Si riferisce agli idoli dei popoli pagani, statue di pietra o di legno, oggetti inanimati che, appunto, hanno parti a forma di occhi, di orecchie, di naso, ma non sono in grado di farne uso. Idoli fabbricati e messi lì da qualcuno affinché il popolo li adori, nonostante sia evidente che non sono in grado di fare alcunché di utile. La contemplazione dello sciagurato operato del governo, messo lì da un altrettanto sciagurato individuo per scopi tutt’altro che nobili, mi ha fatto venire in mente questi versi del salmo. E poi trovo in rete questo commento:

Ivana Guida
io ho un contatto, che ha detto ad una sua amica, rispetto al governo, “devi avere fede”.

Ecco, appunto: fede (e magari sono quelli che sbeffeggiano coloro che hanno una fede religiosa). Fede in un branco di feticci ciechi, sordi, parestesici, asimpatetici. E la stessa percezione nei confronti di chi ci governa ho ritrovato in questo articolo, che chi ha almeno sessant’anni, sicuramente capirà fin troppo bene.

Spuntano i negazionisti della protesta

Scrivo a caldo, all’una di notte, dopo aver seguito l’ultima puntata di Quarta Repubblica e scrivo perché uno come me, che non fa altro nella vita, se non scrive non si calma, non prende sonno. Scrivo per dire che sono ancora inquieto, preda di fantasmi: c’era questo Rinaldo Satolli, questo sindacalista per me indecifrabile, scorrevano le immagini dei tumulti, a Milano, a Napoli, a Torino, vetrine in frantumi e auto incendiate e cariche di polizia, corso Buenos Aires lampeggiante di blindati, camionette in assetto di guerra e il nostro eroe, imperturbabile, polemizzava, ridacchiava, forse ricordando l’odore del Napalm della gioventù dei formidabili anni. [Il video ve lo risparmio, perché qualche briciola di misericordia mi è rimasta. Se proprio volete, lo trovate al link giù in fondo]

Sindacalista lunare

Lo guardavo e non capivo come potesse non capire ma lui sembrava preoccupato solo di fare il suo show da sindacalista influencer finalmente strappato al grigiore del funzionariato, circolari, tavoli, brioscine, sigarette e rivendicazioni surreali come il buono pasto per quelli del pubblico impiego che stanno a casa. Daniele Capezzone perfido gli ha ricordato che ormai è una macchietta, il personaggio più malsopportato d’Italia e mi è parso di scorgere nei suoi occhi sindacali un lampo di soddisfazione, si capiva che più dell’amato Marx gli passava davanti Oscar Wilde: sì, ma intanto io ce l’ho fatta, sono famoso, poi possono dire quello che vogliono. E magari si vedeva proiettato alla Camera o in qualche ministero.
Questi davvero non capiscono. Questi davvero non si rendono conto. Sia nostalgia giovanile, irresponsabilità o cinismo, non gli passa per la testa che il paese, stremato e furibondo, si va avvitando per una spirale micidiale. Ma che dovrebbe pensare uno come me, cresciuto in via Monte Nevoso a Milano quando il commando del generale Dalla Chiesa irrompeva nel covo al pianoterra, di fronte alla mio balcone da cui vedevo in diretta la cattura dei nove brigatisti tra cui Azzolini e la Mantovani, che in preda al panico fuggivano stupidi infilandosi in trappola nel bar Franco d’angolo con via Porpora? E subito manine discrete mettevano le mani sul Memoriale Moro per farlo avere, prima che alla magistratura, ad Andreotti che ne purgava i passaggi più scabrosi come quello su Gladio.
C’era di tutto in quel quartiere, i brigatisti come i servizi segreti, il bandito Vallanzasca come i fascisti che ammazzavano inspiegabilmente Fausto e Iaio, due innocui ragazzini del Leoncavallo. E c’era, nell’aria, sempre, sapore di polvere e piombo, di sangue rappreso e Napalm, di rabbia e di paura; ogni sabato un corteo e sprangate e pistolettate e roghi urbani, cariche della polizia.
Adesso rivedo le stesse scene, risento lo stesso odore anche se vivo altrove, odore di Napalm, di qualcosa che non si capisce bene e penso che al governo ci stanno quattro avventizi che non hanno la minima idea di come fare; cercano di giocare l’unico gioco che conoscono, la distorsione dei fatti, della realtà: i contestatori tutti fascisti, tutti camorristi, ma a Torino ad assaltare le vetrine sono stati nordafricani in combutta coi balordi del famigerato Askatasuna che nessuno si decide a chiudere. Il solito modo degli struzzi per non vedere le cose come stanno, come si preparano. E non vogliono vederle perché non sanno come affrontarle. Anzi le causano e le aggravano, le complicano.

Piazze e cervelli in fiamme

Sapevano che con le loro misure tardive e velleitarie saremmo arrivati allo sbando sociale ma insistono, anche loro posseduti dallo spirito da influencer, dalla vanità suicida. Ma queste escandescenze sono solo un prodromo, non si spegneranno da sole e non si spegneranno presto. Qualcuno ha gettato il cerino acceso e la prateria ha preso fuoco. Anche i cervelli di molti sono in fiamme: la sinistra possibilista, complice morale delle barricate americane del Black Lives Matter contro Trump, vuole sparare sulla feccia, annuncia la militarizzazione dura e già i carabinieri si schierano con i dimostranti sapendoli brava gente disperata e infiltrata da facinorosi chissà quanto spontanei.
C’è, anche se nessuno lo dice, un pericolo nel pericolo, la potenziale saldatura della sovversione interna col radicalismo islamista che è l’antico sogno brigatista, terrorista. Il calcolo è chiaro: più casini scoppiano e più abbiamo il destro per imporre un coprifuoco, uno stato autoritario con la scusa della sicurezza pubblica e sanitaria. Ma, essendo dilettanti, non hanno calcolato la forza dei venti una volta scoperchiato o lasciato scoperchiare il vaso di Pandora.
Sì, uno come me, che scrive per riflettere, ricorda bene e sa che certi scenari sono inequivocabili, che certe derive sono inarrestabili e a questi scalcagnati Stranamore si sente di dire: state attenti, perché non avete idea di cosa state preparando. La situazione vi è già sfuggita di mano e chi deve saperlo lo sa. E mandare avanti i vostri fantocci con le solite provocazioni mediatiche non serve più, se continuate a dipingere morìe dove non ci sono, come in Svezia, se continuate a chiudere tutto, ad imporre veti e divieti demenziali, a prendere per il culo coi gerundi e con le furbate contabili dei bonus, dei crediti d’imposta chi non può pagare le imposte, perché sta perdendo pane e lavoro, e sono milioni, e non sanno perché, è la guerra civile.
E nemmeno i Satolli che ridacchiano sotto i baffi, compiaciuti di trovarsi nel mirino di una telecamera ad impiccarsi da soli, ne usciranno salvi, non avranno più nessuno da tutelare. Nemmeno loro stessi. I buoni pasto non li prenderà più nessuno. Incredibile e agghiacciante è l’astrazione al potere, l’incomprensione degli eventi, la perdita di ogni senso di realtà, la rimozione di quanto si prepara e velocemente si prepara. A meno che non sia un copione preciso, da rispettare alla lettera, un copione cinese.

Comunque sia, non è più tempo di perdere tempo, di trastullarsi con la pornografia ludica e gossippara, con l’egocentrismo osceno. Fuochi si levano ovunque, ne spegni uno a Milano ne appiccano un altro a Roma, a Napoli, a Palermo. Odore del Napalm di notte e presto anche di mattina. Odore di perdita di sicurezza e di libertà, di democrazia. E una sensazione di tutto sospeso, precario, di totale incertezza su quello che verrà, ignoto ma spaventoso. Se hai l’età giusta, certi fantasmi li riconosci dal primo frusciare. Brutto, bruttissimo momento.
Max Del Papa, 28 ottobre 2020, qui.

E non solo i boss, ma anche i gregari, gli scagnozzi, i picciotti:

Qui (Avete fatto caso a quanto assomiglia a Soleimani? Solo, con un’aria più da sfigato)

Strategia della tensione, governo che si sostiene tramite il terrore generalizzato e mantenuto a forza di menzogne. Qualcuno cerca di spiegare che dire la verità sarebbe più proficuo

(aveva avvertito già mesi fa, Bassetti, che col terrore isterico sistematicamente diffuso, con l’arrivo dell’autunno masse di cittadini terrorizzati si sarebbero precipitati al pronto soccorso al primo starnuto, e gli ospedali sarebbero andati in tilt) e qualcuno, come tristemente vediamo e sentiamo, fissato su un unico obiettivo, riesce a non capire quello che gli si sta dicendo nel modo più chiaro. Perché per molti, per troppi, come vediamo in questo video con un esempio sicuramente ingenuo ma ugualmente paradigmatico, andare controcorrente, anche se si vede chiaramente che la corrente sta andando nella direzione sbagliata, è qualcosa di troppo superiore alle proprie forze, al proprio coraggio

E, come si suol dire, quando si crede che abbiano toccato il fondo, hanno già cominciato a scavare, ed ecco quindi a voi il mirabile virologo Lopalco con una perla che voi umani non avreste mai potuto immaginare neanche con un’overdose di acidi:

Nel frattempo la ‘azzolina non si lascia scappare l’occasione di regalarci la sua ennesima gaffe (si scrive gaffe, si legge puttanata), di persona che più è ignorante e più pretende di mettere bocca. Vi toccherà sopportare la vista e l’udito di Fabio Fazio, ma ne vale la pena, credetemi

E già che ci sono, ripesco anche quest’altra:

Concludo con una cosa che non c’entra, ma forse, in tema di idoli falsi e bugiardi, un po’ anche sì.

Giulio Meotti

Sono profondamente indignato per il comunicato del Vaticano dopo la strage di Nizza: “È un momento di dolore, in un tempo di confusione. Il terrorismo e la violenza non possono mai essere accettati. L’attacco di oggi ha seminato morte in un luogo di amore e di consolazione, come la casa del Signore. Il Papa è informato della situazione ed è vicino alla comunità cattolica in lutto. Prega per le vittime e per i loro cari, perché la violenza cessi, perché si torni a guardarsi come fratelli e sorelle e non come nemici, perché l’amato popolo francese possa reagire unito al male con il bene”. E’ una dichiarazione talmente banale, priva di verità e di spina dorsale che avrebbe potuto uscire da un qualunque ufficio stampa. Oggi alle 15 le chiese francesi suonano a lutto. Perché è stato un attacco alla cristianità. Se non il giorno in cui decapitano fedeli cristiani nella cattedrale di Nizza, quando il Papa condannerà l’Islam radicale? Noi giudeocristiani siamo pecore al macello al grido di “Allahu Akbar”, non “Fratelli tutti”.

Papa al servizio della menzogna, dell’ipocrisia, dell’asservimento al padrone più forte, del vigliacco mescolamento, in un unico calderone, di carnefici e vittime. D’altra parte, da uno che ha fatto la sua carriera ecclesiastica sotto Videla, come potremmo aspettarci pietà per le vittime e condanna dei carnefici? Infame quanto il governo, colpevole quanto il governo, delinquente quanto il governo.

barbara