LA SAGGEZZA CHE VIENE DAI GIOVANI

Elie mi ha detto qualcosa l’altro giorno, e solo ora il significato delle sue parole mi ha colpito. Come donna, sono ipersensibile al confronto dello stupro con… Beh, praticamente qualunque cosa. Conosco alcune donne che sono state stuprate e ho visto gli effetti a lungo termine che ciò ha avuto sulla loro vita.
Lo stupro è qualcosa che non riesco a immaginare – la sensazione di esso, il terrore connesso, il costante bisogno di capire come un essere umano possa violare l’essenza di una persona con totale disprezzo.
Sono anche molto restia ad approvare chiunque utilizzi l’Olocausto come confronto a… Beh, praticamente qualunque cosa. È riduttivo, minimizzante, dannoso.
E ora, Elie l’altro giorno ha detto qualcosa che continua a rimbombare nella mia testa. Egli, come la maggior parte di noi qui in Israele, sta cercando di capire la logica di Israele dell’accettare di rilasciare gli assassini e terroristi in cambio di… beh… il meglio che possiamo immaginare è… l’onore di entrare in una stessa stanza con i palestinesi.
L’idea che rilasciando i terroristi si promuova la pace è assurda… ma forse Elie ha detto la cosa migliore con questo paragone, “rilasciare i terroristi condannati per omicidio al fine di portare la pace equivale a rilasciare degli stupratori per promuovere l’uguaglianza di genere.”
No, non stava denigrando il danno provocato dallo stupro; non lo stava svilendo. L’idea di rilasciare gli stupratori per promuovere l’uguaglianza di genere vedrebbe uomini e donne in tutto il mondo gridare alla stupidità, all’assurdità. Uno stupratore che usa e abusa di una donna in questo modo non ha nulla a che fare con l’uguaglianza di genere; l’idea di rilasciare l’epitome della morte e della guerra non ha nulla a che fare con la promozione della pace.
Tre anni fa la giovane Tamar Fogel era uscita il venerdì sera per incontrarsi con i suoi amici. Lei era una tipica dodicenne… fino a quella notte. Quando è ritornata a casa, ha trovato che terroristi palestinesi le avevano ucciso la madre e il padre, accoltellato al cuore il fratello di 3 anni, ucciso pure il fratello di 10 anni. E, in un crimine che sfida ogni briciola di umanità, avevano tagliato la gola alla sorellina di tre mesi.
Tutto questo ha visto Tamar; con tutto questo ha convissuto. Tre anni fa, cercando di essere coraggiosa, ha spiegato alla gente che ora lei doveva essere una madre per i due fratellini sopravvissuti.
Questa settimana si è recata davanti alla casa del primo ministro per protestare contro l’ultimo rilascio di terroristi e assassini. È un mondo ben strano, in effetti, quello in cui la stupidità viene dai nostri leader e la saggezza arriva dai nostri figli.
Rilasciare dei terroristi in nome della pace è altrettanto terribile, incomprensibile, assolutamente idiota… come rilasciare degli stupratori per promuovere l’uguaglianza di genere.
Com’è triste; com’è vero… (qui, traduzione mia)

Una cosa dovrebbe essere chiara a tutti (e purtroppo non lo è): liberare terroristi assassini che, come coloro che li hanno preceduti, saranno accolti come eroi e che, DICHIARATAMENTE, non vedono l’ora di ricominciare ad assassinare innocenti, È UN CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ. Criminale è chi lo fa e ancora più criminale è chi lo ha messo in condizione di essere costretto a farlo.

Tamar Fogel
Tamar Fogel

barbara

ITAMAR UN ANNO FA

Un anno fa andava in scena la mattanza di Itamar: un padre, una madre, tre bambini di undici anni, quattro anni, tre mesi assassinati a sangue freddo nella loro casa, nel loro letto; alcuni sgozzati, altri accoltellati al cuore. Erano arrivati lì dopo essere stati evacuati da Gush Katif, nella striscia di Gaza, per consegnarla judenrein all’autorità palestinese e avere in cambio la pace. In cambio sono arrivati terrorismo, morte e distruzione, migliaia di missili e questa carneficina. Festeggiata, come di consueto, per le strade del vicino villaggio palestinese con distribuzione di dolci. I carnefici, nei “Territori palestinesi”, trattati da eroi. La carneficina, nei nostri mass media, praticamente ignorata. E a Itamar una ragazzina di dodici anni a fare i conti con lo sterminio della propria famiglia.

Udi Fogel
Ruth Fogel
Yoav Fogel
Elad Fogel
Hadas Fogel

Ci sono tragedie con le quali, con il tempo, si impara a convivere. Ci sono ferite che, con il tempo, si rimarginano e fanno male solo quando cambia il tempo. E altre no. Questa è una di quelle che no. Ricordiamoli. Ricordiamo questi nostri fratelli sterminati da una furia identica a quella che settant’anni fa ha provocato la Shoah. Ricordiamoli rileggendo i pezzi uno, due e tre dedicati loro l’anno scorso. Rivediamo l’intervista a Tamar, che rientrando ha scoperto il massacro.

E concediamoci ancora un momento per una piccola riflessione. E soprattutto – vi comando queste parole – non dimentichiamo, non dimentichiamo mai.

barbara