(io comunque un minuto ci resisto)
barbara
(io comunque un minuto ci resisto)
barbara
Un’onda. Un’altra onda. Un’altra onda. Un’altra onda… Arrivano, battono contro le mie caviglie e si sciolgono. Arrivano, battono contro le mie caviglie e si sciolgono. Arrivano, battono contro le mie caviglie e si sciolgono… Tutte uguali. Tutte con la stessa forza. Tutte con lo stesso ritmo. Un’onda. Un’altra onda. Un’altra onda. Un’altra onda… E in questo susseguirsi di onde sempre uguali, di ritmi sempre uguali, finisco per perdere la dimensione del tempo. Cammino, lentamente, al di fuori della dimensione del tempo, con lo sguardo sfocato sull’orizzonte mentre le onde lontane che vanno a morire sulla sabbia sfiorano distrattamente la retina, e finiscono per farmi perdere anche la dimensione dello spazio. E mentre continuo ad avanzare fuori dal tempo, fuori dallo spazio, percepisco, per un istante, la dimensione dell’assoluto. Divento, per un istante, l’ASSOLUTO.
barbara
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Finalmente sta per realizzarsi il grande sogno della mia vita: fra non molto – e, spero, per sempre – la vista che accoglierà i miei occhi, quando mi affaccerò alla finestra, sarà questa
Per arrivarci, uscita dal cancello di casa, dovrò percorrere questa stradina, attraversare la strada in fondo, percorrere ancora qualche decina di metri, fare il sottopasso della ferrovia e sarò sul lungomare. Ancora qualche passo, e sotto i miei piedi ci sarà la sabbia.
E vivrò qui
Una curiosità: sono nata al quarto piano (letteralmente: sono nata in casa, per fortuna – prima o poi dovrò parlarne); quando sono andata a vivere per conto mio ho abitato al piano terra, poi al piano rialzato, poi al secondo piano più il rialzato, e adesso, nell’ultima fase della mia vita, torno al quarto, e il ciclo si chiude.
E così chiudo la seconda fase della mia vita e inizio la terza (e dato che un tempo sta per concludersi, e un altro tempo sta per iniziare, ho buttato nella spazzatura il mio orologio e ne ho comprato uno nuovo). E dunque LECHAIM!
barbara