COVID, UNA LEZIONE DAGLI STATI UNITI

Perché in Florida sono tutti così felici?

Tratto e tradotto da un articolo di opinione di Jeffrey A. Tucker per The Epoch Times

Negli ultimi sei anni, la Florida aveva dominato nelle statistiche sul guadagno netto di abitanti per mezzo della migrazione interna diretta verso lo Stato, con New York e la California che hanno invece perso il maggior numero di residenti. La follia del COVID-19 ha solamente accelerato drasticamente questa tendenza.
Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha commesso alcuni errori all’inizio, cedendo alle sirene del lockdown – errori per i quali si è effettivamente scusato – ma poi ha riaperto completamente lo Stato già più di due anni fa. Ha imparato dalla scienza vera e propria e ha deciso di mettere la libertà al primo posto. Questo ha portato ad un enorme guadagno per l’intero Stato.
I media nazionali americani hanno gridato all’orrore e previsto una moria di massa (l’hashtag #deathsantis aveva fatto tendenza su Twitter) che non è mai arrivata.
La Florida e la California hanno ottenuto risultati approssimativamente simili, in particolare per quanto riguarda le statistiche su contagio e morti da COVID-19, pur avendo adottato politiche opposte. Questo perché il rigore non ha fatto alcuna differenza nel modo in cui il virus ha attaccato la popolazione.
La grande differenza riguarda la cultura e l’impresa. Ora lo Stato della Florida pullula di nuovi residenti. Il livello di prosperità che si percepisce qui – una prosperità che va a vantaggio di tutti – è in sorprendente contrasto rispetto al New England, che soffre ancora in modo massiccio dei suoi terribili errori sulle chiusure e sulle restrizioni.
Le perdite a livello educativo tra i ragazzi nelle scuole sono state minime. Le imprese si sono riprese rapidamente. Le imprese non sono mai rimaste fondamentalmente traumatizzate. La salute pubblica ha sofferto pochissimo, perché il sistema sanitario è tornato rapidamente a funzionare normalmente. Oggi le mascherine sono molto rare nello Stato, a differenza del New England che pullula ancora di cittadini spaventati che si nascondono da un virus.
Sembra che una persona su tre che si incontri a Miami sia un nuovo residente e che sorrida da un orecchio all’altro per questa decisione. Molte di queste persone se ne sono scappate dalla California, da New York, dal Massachusetts, dal Connecticut e da altri Stati chiusuristi per pura esasperazione. Le chiusure erano già abbastanza tristi, ma alla fine sono stati gli obblighi ad aver fatto prendere questa decisione a centinaia di migliaia di persone.
Perché vivere in uno Stato in cui il governo non ha alcun rispetto per la libertà e i diritti? Non ha senso. Nel frattempo, in Florida, il governatore ha pubblicizzato in modo aggressivo la sua alta considerazione per la libertà ed ha preso misure attive per cacciare la polizia anti-COVID dallo Stato, arrivando persino a vietare l’uso delle mascherine a scuola.
Per molti di coloro che si sono trasferiti, è stata una decisione molto difficile. Per molti versi, questo Paese, nonostante la sua vastità e la mancanza di restrizioni ai viaggi, è ancora molto campanilistico. Molti abitanti del Massachusetts occidentale non sono mai stati a New York, tanto meno hanno visitato il Sud. Lo stesso vale per la California. Questa tendenza sostiene una forma di bigottismo geografico.
Vivevo nel New England quando la Florida ed il Texas hanno riaperto completamente ed in rapida successione nell’agosto del 2020. Gli atteggiamenti che ho incontrato sono stati davvero scioccanti. Gli abitanti del New England consideravano gli Stati che avevano riaperto come chiaramente infestati dalle malattie ed i loro governatori come dei bifolchi di destra a cui non importava nulla della morte e della sofferenza. Le spaccature politiche negli Stati hanno esacerbato i pregiudizi regionali, cosicché la gente del New England si immaginava pulita e libera dal virus, mentre nei luoghi primitivi del Sud la malattia circolava ancora incontrollata.
Lo si percepisce leggendo il New York Times: i giornalisti parlano della Florida come se fosse su Marte.
Questo pregiudizio si è intensificato quando l’amministrazione Biden si è messa sul piede di guerra contro i non vaccinati. Lo hanno fatto in parte e proprio perché così facendo avrebbero incoraggiato l’odio ed il disgusto per gli Stati Repubblicani che hanno sostenuto Donald Trump. Non era sufficiente che l’amministrazione Biden si opponesse alle loro politiche; ha dovuto fare un ulteriore passo avanti per annunciare alla nazione che anche loro erano degli immondi diffusori di malattie.
È davvero imbarazzante. Ciò che invece i newyorkesi che si sono sradicati hanno scoperto trasferendosi in Florida è stato glorioso. Hanno trovato giornate di sole, città prospere, uno degli skyline più belli al mondo a Miami, spiagge ovunque, palme a bizzeffe, una popolazione estremamente variegata ma totalmente integrata, prezzi molto più bassi per tutto, arte e musica, oltre a persone sorridenti con una bellissima etica del servizio.
Nessuno dei miei amici che si è trasferito in Florida se ne è pentito. Si chiedono perché abbiano aspettato tanto! Guardano la città scintillante, si godono la vita notturna, si godono il palcoscenico musicale ed artistico, conoscono le spiagge che sono davvero calde e meravigliose e si stupiscono di aver ritardato il trasferimento. In effetti, rispetto alla sporca e squallida New York, per non parlare della stanca e malconcia Boston, Miami ha l’aria del paradiso terrestre.
In questo momento la Florida è in testa alla classifica nazionale nella creazione di nuove imprese, ma a parte la situazione economica, anche la cultura trasuda salute e ottimismo. Il motivo: i residenti non hanno subito due anni di abusi da parte del loro governo. Questo tende a far bene allo spirito umano.
La verità è che il futuro della crescita economica degli Stati Uniti favorisce il Sud in generale. Persiste ancora l’opinione che il Nord-Est sia il posto giusto per le persone ambiziose, ma quanto potrà durare ancora quando non sarà più vero?
L’aria condizionata fu installata per la prima volta alla Borsa di New York nel 1902, ma alla fine degli anni ’40 si era diffusa in tutto il Paese. L’invenzione stessa provocò un cambiamento drammatico nella vivibilità del Sud. Non c’era più alcun aspetto negativo nella migrazione ed oggi i migliori sistemi di condizionamento dell’aria del mondo prosperano nelle regioni più calde come la Florida.
Riflettendo sulle implicazioni di questo fenomeno, ci si rende conto che è solo per questioni di viaggio e di tecnologia della climatizzazione che il centro della cultura americana sia finito a Boston e a New York piuttosto che a Miami o a Dallas. Lo shock delle chiusure ha indotto milioni di persone a ripensare a tutto e a fuggire dai despotismi stagnanti del Nord-Est (New Hampshire escluso, naturalmente) per provare cosa significa libertà in Florida.
Il contrasto culturale ed economico non potrebbe essere più netto. Ciò suggerisce che le tendenze continueranno proprio in questa direzione, dato che gli interessi radicati negli Stati Democratici continuano a far crollare le loro economie e a tagliare le opportunità ai loro cittadini. Finché gli americani avranno la libertà di muoversi, migreranno gradualmente da Stati meno liberi a Stati più liberi, come quelli del Sud e dell’Ovest, rifuggendo dalle tasse e dai controlli del Vecchio Mondo.
Come nota finale, e forse la caratteristica più sorprendente della Florida di oggi, è che i visitatori incontrano qualcosa che oggi manca in molte parti del Paese: persone felici. Sorrisi. Le buone maniere. Gioia. Fiducia. Esuberanza. Ottimismo. Queste cose sono contagiose e tanto difficili da misurare quanto ovvie per chi le vede per la prima volta. Non c’è da stupirsi che così tante persone si siano trasferite. Il baricentro culturale ed economico degli Stati Uniti si è spostato. La Florida di oggi assomiglia al futuro.

Jeffrey A. Tucker è fondatore e presidente del Brownstone Institute ed autore di molte migliaia di articoli sulla stampa scientifica e popolare, oltre che di dieci libri tradotti in cinque lingue, il più recente dei quali è “Liberty or Lockdown”. È anche l’editore di The Best of Mises. Scrive una rubrica quotidiana di economia per The Epoch Times e parla diffusamente di economia, tecnologia, filosofia sociale e cultura. (Qui)

E qui siamo ancora a mascherine distanziamento precauzioni e “ci aspettiamo un picco di centocinquantamila casi al giorno” e senza soldi per pagare le bollette e le ditte che falliscono però bisogna trovare soldi per mandare armi ai nazisti e per pagare i loro insegnanti, andassero affanculo tutti quanti.

barbara

NON PIOVE GOVERNO LADRO!

Sì? Cioè voglio dire: no? Cioè insomma: ma davvero davvero?

Siccità, ecco quanto ha piovuto (davvero): i dati che non vi dicono [veramente l’ausiliare di piovere sarebbe essere…]

Continua l’allarme siccità, ma i dati (quelli veri) sembrano rappresentare un’altra realtà, non così allarmistica

Dalla pandemia alla guerra, dal gas alla siccità: i nostri media mainstream vivono in un continuo stato di emergenza, in una costante sfera di cristallo allarmistica, catastrofista, cacofonica, dove qualsiasi problematica viene ricondotta alle conseguenze più nefaste possibili.
Iniziando dal dualismo non vaccinato uguale morte, ora è il turno dell’impatto della produzione industriale sul pianeta. Il messaggio è molto chiaro: se l’essere umano non inverte la rotta, la Terra sarà destinata a morire. E subito, quasi in modo scontato, trova il suo ritorno la propaganda ambientalista gretina, imputando la responsabilità all’uomo bianco per l’enorme pezzo di ghiaccio caduto dalla Marmolada e che ha causato sette vittime. Oppure, qualche mese fa, per l’alluvione estivo in Germania, causa della morte di oltre centocinquanta persone. Ad ogni disastro naturale, la responsabilità è una ed unica: l’uomo, in grado di influenzare, in soli due secoli, un pianeta da più di quattro miliardi e mezzo di anni.

Siccità, i dati che nessuno riporta

Anche la siccità è ascrivibile a questa narrazione ecologista. A livello di piovosità, il corrente 2022 è presentato come un anno senza precedenti, che segna in modo ineluttabile il cambiamento climatico che la nostra generazione ha sul groppone. In realtà, in un’esamina più approfondita e cauta, possiamo notare come fenomeni di questo tipo sono già successi nella storia del nostro pianeta. In alcuni casi, anche ben prima dello sviluppo tecnologico ed industriale delle popolazioni.
A tal riguardo, un lavoro prezioso è stato svolto da Luigi Mariani e Franco Zavatti, sulle colonne del sito Climatemonitor, capaci di sbugiardare le tesi catastrofiste, semplicemente allegando i veri dati della siccità 2022, paragonandola a quelle degli anni precedenti.
Prendendo in esame ventuno stazioni italiane, Mariani e Zavatti mostrano come la città meno soggetta a precipitazioni in questi primi sette mesi, Torino, conobbe il suo record negativo esattamente un secolo fa, quando il minimo registrato fu di 177 mm di pioggia contro i 208 mm di quest’anno.
Da tutte le stazioni, si deduce un elemento di fondamentale importanza: in nessun caso, il 2022 è stato l’anno storico meno piovoso. A Bologna, per esempio, nell’ultimo secolo sono stati riportati 42 anni meno piovosi rispetto a quello in corso; mentre a Pesaro e Cagliari, dati peggiori sono stati registrati rispettivamente per 56 e 66 anni dell’ultimo secolo. Caso particolare rimane ancora il capoluogo dell’Emilia Romagna, dove il record negativo è quello del 1825, appena prima dello sviluppo industriale umano. In allegato, riproponiamo l’ottima tabella riassuntiva di Climatemonitor.

Nel corso dell’analisi, Mariani e Zavatti prendono in considerazione anche il valore delle precipitazioni nell’anno idrologico 2022. Se ne deduce una chiara anomalia solamente nell’estremo Nord-Ovest, comprendendo la Valle d’Aosta e la zona settentrionale del Piemonte. Al contrario, nel resto d’Italia, le precipitazioni rientrano in valori di media-alta frequenza. Nella figura di sotto, i puntini neri rappresentano la localizzazione delle stazioni: come si nota, le Alpi ne sono sprovviste, rendendo “il dato ad esse riferito poco rappresentativo”.

Ma il dato più importante dell’approfondimento riguarda l’ultima cartina, quella che raffigura “il numero di anni idrologici per secolo che hanno presentato precipitazioni inferiori a quelle dell’anno idrologico in corso”. Se ne deduce, ovviamente, che il 2022 rimane un anno non particolarmente piovoso, ma l’anomalia riguarda solo il Nord Italia. Al contrario, dati nella media sono stati registrati lungo la riviera romagnola e nel centro, mentre sono stati ottimi per la zona meridionale della nostra Penisola, a partire da Roma in giù, comprese le due isole.

Si badi bene: con ciò non intendiamo asserire che il cambiamento climatico non esista, o che il riscaldamento globale sia frutto della finzione dei media [ecco, io invece sì che intendo, eccome se intendo]. Ci permettiamo, sempre con estrema umiltà, di offrire un suggerimento: approcciamoci ai dati, quelli veri, presi nella loro generalità, paragonandoli con quelli dei decenni, dei secoli e dei millenni anteriori. Ricordiamoci, per esempio, come l’aumento delle temperature che sta investendo il nostro pianeta nasce 20mila anni fa, direi ben prima della rivoluzione industriale inglese e poi del resto del mondo, entrando in una nuova fase interglaciale circa 12mila anni fa.
Ricordiamo anche come i dati più vecchi, a disposizione delle comunità scientifiche per lo studio della Terra, risalgono a circa 540 milioni di anni fa. Un’enormità se approcciati dal punto di vista umano, ma un dato irrisorio se ragioniamo geologicamente, a fronte di un pianeta da oltre quattro miliardi e mezzo di anni.
In un’analisi a tutto campo, questi dati non possono essere trascurati: se omessi, rischiano di creare un effetto allarmistico eccessivo, superfluo, quasi incontrollabile. L’ecologismo estremo si sta apprestando a diventare la nuova religione globale. E ogni anno diventa sempre peggio.
Matteo Milanesi, 5 luglio 2022, qui.

Ma non c’è niente da fare: terrorismo a manetta è l’unica cosa che sanno fare, prima il rischio glaciazione, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi il riscaldamento globale, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi i cambiamenti climatici, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi la pandemia, poi la guerra, poi il diavolo che se li porti, che vi venisse un bel coccolone a tutti quanti e ci lasciaste finalmente vivere! Poi magari volendo ci sarebbe anche questa cosa qui:

E poi c’è anche chi vuole politicizzare la tragedia della Marmolada, agganciandola alla fantomatica gretesca emergenza climatica e tutti i soliti orpelli che conosciamo fin troppo bene spacciati come causa del disastro. A questo proposito propongo prima un articolo “cattolico” che analizza questa tipologia di disastri nel corso degli anni.

Marmolada, sulle vittime la danza degli ecologisti

Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Invece, come al solito, si scatena la propaganda cambioclimatista, smentita dalla storia e vero pericolo per gli uomini.

Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Più ancora sulla reale dimensione dell’uomo davanti al Creato e quindi al Creatore. Don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, propose fin da subito ai suoi ragazzi vacanze comunitarie in montagna perché, diceva, «la sanità dell’ambiente umano, l’imponente bellezza della natura, favoriscono ogni volta il rinnovarsi della domanda sull’essere, sull’ordine, sulla bontà del reale – il reale è la prima provocazione attraverso cui viene destato in noi il senso religioso».
Ma incidenti come quelli del 3 luglio ci fanno anche toccare con mano quanto la natura possa essere matrigna, contrariamente alla concezione idealizzata che da decenni ci viene inculcata. E quanto l’uomo sia piccolo davanti alla grandezza dell’universo e nulla davanti all’eternità.
Invece, come ormai da copione, ancora una volta una catastrofe naturale viene usata strumentalmente per fare propaganda ecologista, per dare la colpa al riscaldamento globale ovviamente causato dall’uomo cattivo, che inquina, brucia le risorse naturali, sfrutta selvaggiamente l’ambiente. Su giornali e tv è un coro unanime, talmente scontato, che non vale più la pena nemmeno guardarli.
Eppure il distacco di un pezzo di ghiacciaio, per quanto non sia un evento che accade in continuazione, è un fatto ricorrente. E se in questo periodo anche sulle nostre montagne si registra un caldo anomalo, tanti altri eventi del genere sono accaduti in pieno inverno. Come accadde, ad esempio, il 21 dicembre 1952 sul ghiacciaio delle Grandes Jorasses, sul Monte Bianco, al confine tra Francia e Italia: «Un’enorme valanga – scriveva la Rivista del Cai (Centro Alpino Italiano) – simile nelle proporzioni a quelle che si staccano dagli immensi ghiacciai dell’Himalaya, si staccò dall’estrema cresta delle Grandes Jorasses e giunse fino al fondovalle: l’ampiezza delle sue fonti era complessivamente di circa due chilometri e il dislivello superato nella discesa di quasi tremila metri». Fortunatamente si salvò il villaggio di Planpincieux. La stessa valle fu teatro di un altro evento del genere il 1° agosto 1993 e in questo caso furono travolti otto alpinisti, tutti morti.
Ma va ricordata anche la catastrofe di Mattmark, in Svizzera, il 30 agosto 1965: una parte del ghiacciaio dell’Allalin si staccò e due milioni di metri cubi di ghiaccio seppellirono 88 lavoratori impegnati nella costruzione della diga di Mattmark, a 2120 metri di altezza. Tra le vittime, ben 56 erano italiani, la tragedia più grave dell’emigrazione italiana dopo Marcinelle.. Da notare però che il 1952 e il 1965 sono anni che fanno parte di un periodo di raffreddamento globale del clima (che è durato all’incirca tra il 1940 e il 1975) e che spinse all’inizio degli anni ’70 a lanciare allarmi sul pericolo di una prossima nuova glaciazione, ovviamente a causa delle attività umane.
Il distacco di pezzi di ghiacciaio è perciò un fenomeno naturale cui concorrono diversi fattori. Certamente il can can della propaganda anti-umana che ancora una volta si è scatenato non ha niente a che vedere con la scienza e con la cura per l’ambiente. Il riscaldamento e il raffreddamento globali sono parti di un ciclo naturale, così come la crescita e il ritiro dei ghiacciai.
E in effetti, tale propaganda ecologista diseduca alla comprensione della natura. Presentando il distacco di un ghiacciaio come evento eccezionale legato all’emergenza climatica attuale e senza precedenti, si dà l’idea che la natura sia di per sé statica: in equilibrio perenne se non fosse che siamo intervenuti noi uomini negli ultimi decenni a turbare questo equilibrio e mandare tutto in tilt, da cui tutta questa serie di catastrofi.
È una grande menzogna: in realtà la normalità della natura è quella di essere dinamica, in continuo movimento, per il clima un succedersi di periodi di riscaldamento a periodi di raffreddamento, e bisogna conoscerla per adeguarsi da una parte e difendersi dall’altra. Perché certe catastrofi naturali – non solo ghiacciai che si staccano – non si possono evitare, ma si possono evitare o minimizzare vittime e danni.
Se c’è una responsabilità umana grave è quella di chi, per interessi ideologici, economici o politici, genera nelle persone un ingiustificato terrore o, al contrario, una falsa sicurezza. Proprio quest’ultima potrebbe aver avuto un ruolo nel pesante bilancio della tragedia della Marmolada.
Riccardo Cascioli, qui.

E poi voglio proporre un’altra cosa, particolarmente interessante perché dopo avere trattato il tema in questione, allarga il campo ad altri scenari, purtroppo di grande attualità. Precisando che l’autore è un attivo frequentatore e conoscitore della montagna.

Giovanni Bernardini

SERACCHI

Torno dalla montagna, dò per la prima volta da molti giorni una occhiata ai TG e devo ascoltare la terribile notizia della sventura sulla Marmolada, la splendida “regina delle Dolomiti” su cui ho avuto la grande emozione di scarpinare, non fino alla cima, in più di una occasione.
Che il gran caldo anomalo di questi giorni abbia avuto la sua influenza nel distacco del seracco è molto probabile, ma da questo ad imputare la disgrazia all’onnipresente “riscaldamento globale” ce ne passa.
Il distacco di seracchi nel corso della stagione estiva è un fatto abbastanza frequente, presentarlo come una sconvolgente novità è completamente fuorviante.
Ho ascoltato al solito TG5, stamattina che in cima alla Marmolada la temperatura sarebbe di 10 gradi. Per pura curiosità sono andato a controllare in Internet. Oggi la temperatura in cima alla Marmolada varia da un massimo di 6 ad un minimo di 0,5 gradi. Probabilmente sopra la media ma non in maniera mostruosa. Quando, il 20 giugno, ho fatto la bellissima traversata del Bianco la temperatura alla Aiguille du Midì (quota 3854) era, se ricordo bene, di un paio di gradi, più o meno alle 13; al sole aumentava un pò, specie quella percepita, perché a quelle altitudini il sole letteralmente brucia.
Senza voler polemizzare, ma solo per mettere in chiaro le cose, il 3 Luglio 2021 due esperte alpiniste italiane sono morte assiderate sul Rosa, a quota 4.150, sulla Piramide Vincent.
Amo i ghiacciai e sono preoccupato per il loro ritirarsi, ma penso che trasformare ogni disgrazia in montagna in un’arma propagandistica in difesa del finto ambientalismo alla Greta sia una colossale idiozia.

A questo post ne è seguito un altro, che merita di essere letto perché mette il dito su una piaga particolarmente diffusa di questi tempi.

Giovanni Bernardini

Ieri una persona (MOLTO) diversamente intelligente mi ha definito “putiniano” e “novax”.
Ho fatto 4 (QUATTRO) dosi di vaccino ed ho rotto i rapporti con almeno 300 (TRECENTO) contatti a causa delle divergenze sulla brutale aggressione messa in atto dalla Russia di Putin contro l’Ucraina [posso dire senza tema di smentita che fra le persone che seguo, lui è in assoluto uno dei più fanaticamente scatenati contro Putin].
Come mai allora questa persona (che ho immediatamente bannato) mi ha definito “novax“ e “putiniano”?
Semplice. La mia “colpa” è stata quella di affermare che il distacco di seracchi dai ghiacciai è un fenomeno non troppo raro nei periodi estivi. E, ulteriore “colpa”, ho polemizzato con chi usa a fini di propaganda politica ed ideologica ogni sventura, ogni evento naturale tragico o anche solo fastidioso, attribuendo sempre TUTTO all’onnipresente riscaldamento globale. Un atteggiamento ideologico che NULLA ha a che fare con la sacrosanta difesa dell’ambiente che ritengo da sempre un obiettivo che ogni persona ragionevole ha il diritto, e forse anche il dovere, di perseguire.
Nel 1916 sulla Marmolada una enorme valanga uccise circa 300 militari austriaci.
Il video che posto mostra lo stacco un pezzo del ghiacciaio del Miage nel 1996. L’enorme blocco di ghiaccio precipitò nel lago e causò un’onda che travolse decine di turisti. Non ci furono morti solo perché il ghiaccio precipitò in acqua e non direttamente sui turisti che si godevano lo spettacolo della natura. Da notare nel video l’equilibrio del commentatore, molto lontano da certi deliri ideologici oggi di moda e dallo stesso commento scritto, molti anni dopo l’incidente, su You tube.
Non intendo riaprire il vecchio dibattito sulle cause e le dimensioni dei mutamenti climatici, né sul modo di cercare di affrontarli. Vorrei solo invitare le persone di buon senso ad evitare atteggiamenti propagandistici ed ideologici.

Cioè, una persona la pensa diversamente da me su un determinato tema, quindi la accuso di pensarla diversamente da me (crimine immane) anche in tutti gli altri ambiti, anche se so perfettamente, essendo documentato in centinaia di articoli e decise prese di posizione (in qualche caso anche violenti anatemi), che la pensa esattamente come me. E niente, la gente ha il baco nel cervello, ed è per questo, esattamente per questo che sta andando tutto a rotoli.

Prima di chiudere devo assolutamente mettere questa cosa che non c’entra niente, ma amo follemente questa donna, e voglio che la amiate anche voi:

L’avevo presentata già tre mesi fa in un altro mirabile intervento, ma quel video ora non c’è più, per cui l’ho cercato su YT, e lo rimetto qui di seguito

(e al primo che mi viene a parlare di “donna con le palle”, giuro che spappolo le sue con una raffica di calci come non ne ha mai visti neanche a “Italia-Germania” del Settanta)

E per chiudere, una bella ammucchiata di artisti:

barbara

TUTTO IL TERRORE MINUTO PER MINUTO

Bollettino di sabato 11 dicembre 2021, dati presi da Sky tg24

La percentuale di positivi considerando il totale dei tamponi è al 3,7% (ieri era al 2,9%). L’altro ieri era al 4%, ma guai a dirlo, non sia mai che qualcuno si metta in testa che dopotutto non sta poi andando così tremendamente male e che parlare di zona gialla, come è stato fatto quattro giorni fa, o addirittura di prospettare la rossa, come mi è capitato di leggere tre giorni fa, sia un tantino esagerato.

I morti: nel titolo dice che sono 96 – e molti si fermano lì; nel cappello riporta alcuni altri dati ma non il numero dei morti – e molti di quelli che avevano proseguito oltre il titolo si fermano lì; nel primo spazio torna a riportare il numero dei morti, ossia 96 – e molti di quelli che avevano proseguito oltre il cappello si fermano lì; solo nello spazio successivo, dopo avere riportato il numero di 96 morti, ai pochi sopravvissuti fino a questo paragrafo viene ricordato che quelli del giorno precedente erano stati 118.

Il numero dei pazienti in rianimazione sale a 818 (+2 rispetto a ieri) ossia un aumento dello 0,24%, rispetto al precedente numero di pazienti, e dello 0,023% rispetto al numero di posti disponibili, arrivando così a occupare un totale del 9,72% dei posti disponibili, quello dei ricoverati nei reparti ordinari cresce a 6.539 (+56) ossia un aumento dello 0,86% rispetto al precedente numero di pazienti, e dello 0,029% rispetto al numero dei posti disponibili, raggiungendo un totale del 3,38% dei posti disponibili.

E con questi numeri mantengono la popolazione nel terrore, contando sul fatto che non tutti hanno come me il pallino dei numeri, che quando me ne arriva uno davanti – esattamente come quando attraverso una piazza dove dei ragazzini stanno giocando a calcio e il pallone mi arriva davanti ai piedi – non posso fare a meno di tirare. Quanto alle varianti, se qualcuno viene a prospettarmi il pericolo della omicron lo mando a cagare, e non perché sono trivaccinata e hanno assicurato che la terza dose la copre: quando è arrivata la delta (che era indiana mentre la omicron è sudafricana e l’alfa era inglese però il virus padre no, quello non è cinese, e soprattutto mai una variante potrà chiamarsi xi) il vaccino non c’era ancora, e ho detto la stessa identica cosa. Perché, sappiatelo, io non mi lascerò indebolire le difese immunitarie dalla paura.

IO NON HO PAURA
sottotitolo: non mi fate paura
sottosottotitolo: Corvo Rosso, non avrai il mio scalpo!

E quando rimetterete il coprifuoco, tornerete a trovarmi a passeggiare all’una di notte. E provate a multarmi, se ne avete il coraggio.

barbara

DICE CHE È MEGLIO PASSARE AL GIALLO

che se no poi con le feste e tutto quanto ci ammucchiamo e poi ci contagiamo e poi ci ammaliamo e poi intasiamo gli ospedali che già cominciano a essere in sofferenza e infatti un titolo di ieri strillava

Oltre 6mila posti letto occupati nei reparti Covid e 776 in terapia intensiva: il doppio di un mese fa

quindi meglio evitare, sai com’è, la prudenza non è mai troppa. E oggi leggiamo che

L’andamento dei ricoveri in ospedale nei reparti ordinari e in terapia intensiva segnala un aumento e secondo quanto riferisce La Stampa almeno mezza Italia è destinata a passare in zona gialla nei prossimi giorni. 
Secondo i dati Agenas aggiornati a ieri sera sono nove le regioni pronte a lasciare il bianco prima del 25 dicembre: Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Alto Adige, Trentino e Veneto. Questi territori sono tutti oltre la prima soglia di guardia del 10% di letti occupati nelle terapie intensive e sono ad un passo dalla soglia del 15% dei letti occupati nei reparti ordinari, due fattori che comportano il passaggio in zona gialla. Gli esperti [“esperti”: questa segnatevela] prevedono che le soglie verranno raggiunte in una-due settimane. Addirittura per il Friuli, già in giallo, lo spettro è quello della zona arancione a causa dei numeri Covid: il 16% dei letti in terapia intensiva e il 24% di quelli in area ordinaria sono occupati da malati che hanno contratto il virus.

Altrove poi veniamo informati che

l’indice di contagio Rt non cala e la variante Omicron raggiunge quota 13 casi in Italia [pauuuuura! Quasi quasi scappo su un’isola deserta, senza neanche Venerdì, che non si sa mai]
Intanto gli enti locali corrono ai ripari aumentando i posti letto nei reparti ordinari e nelle terapie intensive. [Ehm… Lo stato di emergenza è stato dichiarato esattamente 22 mesi e 23 giorni fa: e OGGI ci vengono a dire che bisogna correre ai ripari? che bisogna aumentare i posti letto? Ma andate affanculo tutti quanti] […] sta ancora aumentando in termini di numero di nuovi infetti [INFETTI. Riandate affanculo]. […] Ora abbiamo un quarto dei ricoverati nelle precedenti ondate. Ma i parametri in parte sono da zona gialla. […] A parte il coprifuoco, che è una misura a carattere nazionale, in zona gialla sono permessi […] [????????????????????? Coprifuoco in che senso? Che cosa intende dire?!]

E ora vediamo a confronto i dati dell’8 dicembre di un anno fa e quelli di oggi:

2020 Il rapporto tra positivi e tamponi è del 9,9%; ricoverati nei reparti ordinari 30.081; ricoverati in terapia intensiva 3.345; morti 634; in isolamento domiciliare 704.099.

2021 Il rapporto tra positivi e tamponi è del 3,2%; ricoverati con sintomi 6.099; ricoverati in terapia intensiva 791; 86 i morti; 242.324 in isolamento domiciliare.

Dunque, i pazienti ricoverati nei reparti ordinari sono un quinto di quelli dell’anno scorso, quelli in terapia intensiva un po’ meno di un quarto, i morti meno di un settimo (e nessuno mi venga a raccontare puttanate: a fare la differenza fra l’anno scorso e adesso è una cosa sola: il vaccino). Ma, dice, i parametri sono da zona gialla: e certo: se ogni volta che la situazione comincia a migliorare mi abbassate i criteri per entrare in zona critica, ci credo che di questa stramaledetta zona critica siamo sempre sull’orlo – e ri-riandate affanculo). Quanto al chiudere in casa le persone non vaccinate, dato che siete (siamo) pienamente e motivatamente convinti che, venendo a contatto col virus, un non vaccinato ha probabilità molto maggiori di contagiarsi e di contagiare poi a sua volta, ed essendo ampiamente documentato che la maggiore causa di contagio ridiede nei contatti famigliari, e siccome almeno una parte dei contagiati poi si ammala, e una parte degli ammalati abbisogna di ricovero, e una parte dei ricoverati necessita di ricorrere alla terapia intensiva, e dato che in questi quasi due anni non avete fatto un cazzo per migliorare la situazione ospedaliera aumentando posti letto, personale e attrezzature, posso farvi i complimenti per la genialità delle soluzioni da voi proposte? Quanto ai miracolosi effetti della reclusione, ripropongo un pezzo di questo mio post di quasi un anno fa, in cui li ho scrupolosamente documentati.

AGGIORNAMENTO SUGLI EFFETTI DEL SEQUESTRO DI PERSONA PREVENTIVO PRECAUZIONALE

per timore che i festeggiamenti potessero fare aumentare i contagi.

23/12/2020 ultimo giorno di semilibertà per gli italiani prima dell’imprigionamento: tasso di positività sostanzialmente stabile, assestato sull’8,2%.
29/12/2020, sesto giorno di sequestro di persona: 8,7%
30/12/2020, settimo giorno di sequestro di persona: 9,58%
31/12/2020, ottavo giorno di sequestro di persona: 12,6%
01/01/2021, nono giorno di sequestro di persona: 14,1%
02/01/2021, decimo giorno di sequestro di persona: 17,6%; aumentati di 16 unità i pazienti in terapia intensiva e di 126 unità quelli ricoverati nei reparti, mentre in tutti i giorni precedenti il sequestro di persona entrambi i dati erano andati costantemente calando.

Grazie governo. Grazie signor Conte. Grazie signor Mattarella. Grazie signor Speranza. Grazie signor Arcuri. Grazie signora Lamorgese. Grazie a tutta l’associazione per delinquere di stampo mafioso che ha preso il potere – anzi, i pieni poteri – in un’Italia sempre più anestetizzata dal terrore del covid e allucinata dal miraggio del rischio zero.

Le pedine Conte e Arcuri sono state sostituite, ma le regole del gioco sono rimaste invariate.
Se poi qualcuno, oltre ai politici, fosse punto da vaghezza di valutare anche i giornalisti, legga la frase, riferita ai non vaccinati in zona gialla “scatta il divieto di non spostarsi dal proprio comune” e calcoli il numero di classi di scuola elementare frequentate dall’estensore.

Questa invece non c’entra. O magari anche sì, fate un po’ voi.

barbara

SBATTI LA DISINFORMAZIONE IN PRIMA PAGINA

E sempre in tema di disinformazione: nel sommario dell’ultimo bollettino – sommario che contiene tutti i dati fondamentali, per cui chi ha fretta legge unicamente quello – leggiamo: I morti sono 18. Poi si va a leggere l’articolo e si trova:  I decessi sono 18, inclusi 8 dovuti a un riconteggio relativo ai mesi scorsi. Cioè i morti sono 10, poi al totale dall’inizio della pandemia bisogna aggiungerne 8 che sono risultati dal riconteggio sui mesi scorsi. Ma sparare per ben due volte una cifra quasi doppia, di cui una senza neppure la precisazione, è utile al mantenimento del clima di terrore accuratamente diffuso a partire dall’indomani di abbraccia un cinese e no alla quarantena per chi torna dalla Cina e abbuffiamoci di involtini primavera e l’unico virus è il razzismo.

Niente, siamo in mano a un branco di pericolosi cialtroni.

barbara

QUA SI FA CONCORRENZA AL PADRETERNO

E quasi quasi si rischia anche di vincere.

Delirio di Crisanti: “Io non sbaglio mai”

Persino Massimo Galli, che su questo sito abbiamo spesso criticato, ha ormai fatto ammenda, riconoscendo i suoi errori sulle previsioni catastrofiste post riaperture. C’è qualcun altro, invece, che non ne vuole sapere di “pentirsi”. Anzi: insiste nel sostenere di aver avuto sempre ragione.
È il caso, più unico che raro, del virologo Andrea Crisanti, intervistato oggi dal Corriere della Sera, offre un saggio di rara faccia tosta. Anzitutto, nega di aver consigliato “senza dubbio” il vaccino Astrazeneca alle giovani donne. Tanto che Alessandro Trocino è costretto a ricordargli che lo aveva dichiarato a Skytg24. Risposta di Crisanti: “Sono sempre stato coerente su tutto”. Per la serie: che c… c’entra? Ma il delirio del professore non finisce lì. “Può capitare di sbagliare”, lo incalza il giornalista. “No”, risponde lui perentorio. “Lei non sbaglia mai? Non fa errori?”. “Quali errori? Me ne dica uno”. In realtà, più che “uno”, ce ne sono molti.
Ci sarebbe l’imbarazzo nella scelta ad elencarli tutti. Glielo segnaliamo noi, il più clamoroso: aver pronosticato fino a 800 morti al giorno dopo il decreto del 26 aprile sulle riaperture. Ma anche i già citati balletti sul vaccino Astrazeneca, visto che, quando era emersa la “forte raccomandazione” di non somministrarlo ai giovani, lui lamentava il fatto che l’Italia si fosse accodata alla Germania, senza esercitare alcuna “valutazione indipendente”, mettendo perciò “in pericolo tutto il piano di vaccinazione”. Poi, Crisanti è caduto dal pero, puntando il dito sugli open day, in cui si rifilava ai ragazzini il siero anglosvedese.
Per Crisanti, insomma, vale un vecchio motto ingenerosamente attribuito al filosofo Hegel: “Tanto peggio per i fatti”, se i fatti non si accordano alla teoria, ovvero alla sgangherata narrazione autocelebrativa del telepredicatore in camice bianco. (qui)

E riporto anche due commenti, che mi sembrano molto pertinenti, oltre che gradevoli:

Mimmo
C’è un che di sinistro nelle facce di questa gente, di poco pulito, come un’ombra, insieme ad una comica asimmetria dei tratti. Le enormi narici e gli occhi spaventati di Crisanti, il ciuffone e la dentatura sgangherata di Burioni, la mimica unita ad assenza totale di empatia nella comunicazione in Galli, poi quell’altro là di Gimbe, che si guarda sempre intorno, speriamo che non mi becchino… Guardate Paolo Stoppa ne L’Oro di Napoli’, quando fa finta di buttarsi giù dal terrazzo, ecco quello sguardo lì. Se ci fosse del buono in loro, bè si vedrebbe, in qualche modo. Ma no. Non sono certo stupidi, ma neanche così intelligenti, sono furbi.

Gianluca P.I.
Bella foto, faccia distrutta, barba incolta, capelli in disordine, il tutto con un’inferriata a fare da sfondo, Rebibbia o Regina Coeli?

Effettivamente…

Aggiungo queste splendide citazioni commentate.

gandol:

Sembra passato un secolo da quando Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova, nel giugno 2020, parlò a Un giorno da pecora della sua estrema riluttanza a rilasciare interviste: «Faccio fatica a parlare, soprattutto in tv». Seguirono un migliaio di interviste, ospitate, interventi, polemiche, alterchi, fino a quando al Corriere del Veneto, il 21 ottobre, confessò di essere stremato e annunciò il ritiro, o quasi: «Sono stanco e sovraesposto. Serve un giro di vite, limiterò di molto la mia presenza su giornali e tv». Il giorno dopo si presentava sorridente a Piazzapulita. Da allora, Crisanti, insieme al professor Massimo Galli, è stato forse l’ospite più invitato delle tv italiane

E questa introduzione da la misura del personaggio.

Ad aprile disse: a fine maggio ci sarà una nuova ondata. Non si è vista.
«Non dissi così. Dicevo solo che era intempestivo aprire allora».

Dichiarazione:  “Di questo passo non è pessimistico pensare che a fine maggio ci sarà una nuova ondata, ma assai realistico”.

Sì, quindi in pratica non l’ha detto ma l’ha predetto. Non è Cassandra, perché ella era sì profeta di sventura ma aveva ragione. Lei, sig. Crisanti, ha detto una cosa nascondendola dietro formule dubitative. Lei avrebbe detto che i Greci sarebbero arrivati dal mare o dalla Terra e poi vedendoli uscire dal cavallo avrebbe affermato: “Ecco! visto che i greci c’erano?”
Ma fin qui andrebbe anche bene: le previsioni sono statistica, uno può anche avere i dati dalla sua, dare un’interpretazione formalmente corretta della probabilità, ma poi la cosa più probabile non si realizza.

I numeri dei decessi sono calati drasticamente ma per lei «non c’è niente da festeggiare».
«Beh sì, non andrei orgoglioso di questi numeri. Dal 26 maggio a oggi ci sono state 7 mila vittime. Se mi avessero ascoltato ce ne sarebbe state molte meno».

Questo dato da dove arriva? Secondo le statistiche del ministero ci sono stati circa 1900 morti dal 25 maggio. Tirando fuori i dati a muzzo tutti possono dimostrare qualsiasi cosa.

Ma non ne stiamo uscendo comunque?
«No, restiamo un Paese molto vulnerabile. In Germania i contagi aumentano, perché si fanno tamponi e tracciamento. Qui o se ne fanno pochi o troppi antigenici e pochi molecolari. Non ne ho idea».

L’idea non è sbagliata. Ma il problema è che la frase non significa nulla perché si chiude con un “non ne ho idea”. Come dire: “questo è un buon prodotto oppure è uno pessimo. A te la scelta”. Ma la dichiarazione rende impossibile una decisione posata, perché il valore dell’informazione trasmessa è zero.

Come non ne ha idea? Comunque su AstraZeneca gira un suo vecchio tweet: «Consiglierei AstraZeneca senza dubbio anche alle donne giovani».
«Mai scritta questa cosa».

Che è una risposta da paraculo, avendolo lei detto e non scritto. Poi, sig. Crisanti, ha ragione sul fatto che i giornalisti non dovrebbero sintetizzare in un virgolettato un pensiero più complesso. Ma non è quello che sta sostenendo lei.

  Può capitare di sbagliare.
«No».

L’unico modo che esiste, per non sbagliare mai, è non fare mai nulla. Oppure dire tutto e il contrario di tutto.

Avrà cambiato idea qualche volta.
«No, non sono una banduerola».

Essere coerenti non significa non cambiare mai idea ma essere privi di contraddizioni. La banderuola non è incoerente, perché fa il suo lavoro, ovvero segnalare da che parte tira il vento.

Ma spesso si è contraddetto, come molti suoi colleghi. Anche il professor Galli ha ammesso di non avere indovinato le ultime previsioni. Lei non sbaglia mai? Non fa errori?
«Quali errori? Me ne dica uno».

Per esempio il fatto di aver aspettato una morta legata al vaccino di Astrazeneca per attaccare tutto il mondo e guadagnare visibilità. Il discorso che lei aveva fatto il 7 aprile sostenendo che i vaccini sono statisticamente più sicuri di altri eventi a cui la gente si presta volentieri non era sbagliato per se. E’ sbagliato il fatto che oggi lei rinneghi quanto ha detto tre volte prima che il gallo canti; questo significa essere incoerenti.

A lei non viene in mente proprio niente?
«No. Anzi, se mi avessero dato retta a febbraio, Lombardia e Veneto non avrebbero fatto quella fine».

Va bene, se lei fosse il Dio Imperatore Crisanti le cose andrebbero diversamente e vivremmo tutti nel regno di Utopia. E se mio nonno avesse avuto le ruote sarebbe stato un tram e io sarei andato a Milano senza pagare il biglietto. (qui)

Quello che mi viene da chiedermi è: è sempre stato così e nessuno se n’era accorto, o prima era normale e poi col fatto di essere stato l’unico, in quel momento, ad avere fatto la cosa giusta contro il parere del governo e del CTS si è montato la testa e si è convinto di essere il Padreterno in persona. Quello che è certo, comunque, è che col suo terrorismo mediatico è un soggetto estremamente pericoloso, sotto tutti gli aspetti.

barbara

IL DOTTOR PREGLIASCO

Quello delle mascherine in spiaggia. Quello delle coppie sposate o comunque conviventi che non devono scopare, mai, assolutamente, neanche pensarci, se proprio l’astinenza pesa troppo che si masturbino. Ognuno per conto proprio, beninteso, non a vicenda. Quello del no al coprifuoco a mezzanotte, pericolo di morte. Quello della quarta ondata. Quello che in relazione agli europei di calcio “È rischiossimo fare i gruppi d’ascolto al chiuso, in casa, per vedere insieme le partite. In quei casi si ride e si urla insieme, ed in questo momento potrebbe essere davvero molto rischioso”. Quello che anche quando avremo il 50% di vaccinati, gli abbracci no, perché Mi sembra un po’ troppo perché dà un messaggio anche psicologico troppo anticipatorio”. E uno si chiede se almeno lui sappia che cosa significhi questa frase. Quello che con le aperture annunciate ad aprile il rialzo dei contagi sarà inevitabile. Quello che ad agosto, se per allora saremo tutti vaccinati, forse potremo togliere le mascherine all’aperto. Quello che vede male l’idea delle zone bianche. Quello. Adesso ha autorizzato i flirt estivi, ma niente baci (e qualcuno ha commentato: “Ah, si parte direttamente dai pompini?” In realtà no: sono vietatissime tutte le attività erotiche, e specificamente il sesso orale. Evidentemente il signor Pregliasco non deve avere molto chiara la differenza fra una polmonite e la sifilide). Ora, dopo tutte le superbe prove che ha dato delle sue straordinarie virtù, non è che mi sconvolga il fatto che abbia vietato i baci, no: mi sconvolge che un miserabile pincopallino si prenda la briga di rivolgersi ai mass media per informare che lui autorizza i flirt estivi. Ma si trova al mondo un’altra testa di cazzo uguale? D’altra parte, cosa aspettarsi da una simile faccia da ebete?

barbara

E SE…

E se il lupo in quel momento si fosse realmente percepito come nonna, il cacciatore sarebbe comunque un salvatore o non piuttosto un perverso e pervertito nonnicida da sbattere in galera e buttare via la chiave?
E di quel principe che va in giro con la scarpa in mano a fare catcalling, ne vogliamo parlare?
E del body shaming sul brutto anatroccolo?
E dell’ambiguità allusiva della principessa sul pisello?
E del vergognoso sfruttamento della disabilità intellettiva del povero corvo da parte della volpe?

Queste e altre cazzate di moda al momento erano già state messe alla berlina, tanti anni fa, da uno spettacolare Ciccio Ingrassia:

Grazie a Enrico Richetti che ha ripescato questa chicca.

Ma ora basta con le favole, e passiamo alla drammatica realtà degli infami bianchi ricchi egoisti che lasciano morire i poveri negri africani.

No, il problema non è l’egoismo dei paesi ricchi: i governi africani lasciano scadere i vaccini anti-Covid

La causa Lgtb in Italia ha conquistato la scena, mettendo almeno momentaneamente in secondo piano altre battaglie. Così quasi nessuno si è accorto che diversi personaggi dello spettacolo oltre a Fedez sono scesi in campo in questi giorni in difesa di diritti secondo loro negati e torti da raddrizzare. Sono Fiorella Mannoia, Gerry Scotti, Giobbe Covatta, per citarne alcuni, che hanno aderito alla campagna lanciata da due organizzazioni non governative, Amref Italia e Auser, per garantire che l’Africa riceva quantità sufficienti di vaccini anti Covid-19.

Ben diversa è stata l’attenzione prestata negli Stati Uniti al concerto Vax Live, l’evento per un equo accesso ai vaccini in tutto il mondo ideato dall’organizzazione no profit Global Citizen e svoltosi il 2 maggio nel SoFi Stadium di Los Angeles, alla presenza di 10 mila spettatori tutti vaccinati. Hanno aderito all’iniziativa, tra gli altri, Jennifer Lopez, Ben Affleck, Sean Penn. In video sono arrivati messaggi dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, da Papa Francesco, dal presidente francese Emmanuel Macron e dal primo ministro canadese Justin Trudeau. “Dosi e dollari” per i paesi poveri era l’appello e sono stati raccolti 53,8 milioni di dollari che saranno consegnati al Covax, il programma per assicurare vaccini a tutti nei paesi a reddito basso e medio-basso grazie al dono di dosi e fondi da parte dei paesi ricchi.

Con la cifra raccolta a Los Angeles si potranno acquistare quasi 10,3 milioni di dosi di vaccino. Sembrano tanti, ma è una goccia nel mare. L’Oms calcola che al Covax servano da 35 a 45 miliardi di dollari per fornire tutti i vaccini necessari ai paesi poveri.

La sola Africa, dicono all’Onu, ha bisogno da 1,4 a 1,6 miliardi di vaccini a doppia dose. Tutti sembrano convinti che tocchi ai paesi ricchi provvedere e, siccome i Paesi africani dovrebbero almeno assumersi l’onere della somministrazione dei vaccini, al G20 riunitosi all’inizio di aprile Banca Mondiale e Fmi hanno proposto ai Paesi membri una moratoria sul loro debito estero. Da mesi Oms e ong lanciano allarmi “a non lasciare indietro l’Africa” e appelli ai ricchi del pianeta a non essere egoisti, nell’interesse di tutti.

Tuttavia, finora in Africa pare siano arrivate solo circa 30 milioni di dosi. All’incontro dei ministri degli esteri dei G7 svoltosi il 4 maggio a Londra il responsabile africano del programma vaccini, la dottoressa Ayoade Alakija, osservando che finora solo pochi africani sono stati vaccinati, ha chiesto che si intervenga immediatamente, che si dichiari lo stato di emergenza mondiale. Al ritmo attuale di somministrazione ci vorrebbero tre anni per vaccinare il 60 per cento della popolazione. Quindi è urgente che il Covax consegni ai governi africani tutti i 600 milioni di vaccini già messi in conto.

Se non che persino quei 30 milioni di dosi già distribuiti in realtà sono troppi. Si sta infatti verificando quello che poche inascoltate voci vanno dicendo da mesi e cioè che in Africa il problema non è la mancanza di vaccini, ma di personale e centri sanitari, di infrastrutture, di condizioni di sicurezza in cui operare, oltre che di ministeri e amministrazioni capaci di organizzare le campagne di prevenzione e intenzionati a farlo.

La Repubblica democratica del Congo, che ha 0,07 medici ogni mille abitanti e tutto l’est in mano a gruppi armati, ha ricevuto dal Covax 1,7 milioni di dosi di vaccino il 2 marzo scorso. Ha avviato il programma di vaccinazione il 19 aprile. Il 24 aprile aveva vaccinato solo 1.265 persone. Vista la situazione, il 27 aprile è stato annunciato il trasferimento del 75 per cento dei vaccini, 1,3 milioni di dosi, ad altri stati africani, tra cui Senegal, Togo e Angola, nella speranza che siano più efficienti, che riescano a utilizzare tutte le dosi prima che scadano evitando che vadano sprecate come è già successo altrove, ad esempio in Malawi e nel Sudan del Sud.

Il 15 aprile il Ministero della sanità del Malawi ha deciso di distruggere 16.440 dosi di vaccini anti Covid-19 perché sono scadute, non si è fatto a tempo a somministrarle. Si tratta di dosi ricevute dall’Unione Africana, 102.000 in tutto. Sono arrivate anche 530.000 dosi fornite dal Covax. Ma finora sono state vaccinate solo 300.000 persone. Il 26 aprile anche il Sudan del Sud ha fatto sapere di dover distruggere ben 60.000 dosi, scadute prima di poterle usare. A gennaio il Ministero della sanità sud sudanese aveva chiesto cinque milioni di dosi. Avrebbe dovuto avviare la campagna di vaccinazioni il 29 marzo, nella capitale Juba, usando le prime 132.000 dosi ricevute, ma per “ragioni logistiche” non meglio specificate ne ha rimandato l’inizio. Al momento sono stati vaccinati 4.000 operatori sanitari e alcuni anziani. Si teme che anche tutte le altre dosi ricevute non vengano usate prima che scadano il 18 luglio.

Secondo l’Oms altri Paesi africani tra cui il Ghana e la Sierra Leone hanno lasciato scadere una parte delle dosi ricevute. A tutti ha chiesto però di aspettare a distruggerle e altrettanto ha fatto il direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie, John Nkengasong, secondo il quale i vaccini si possono ancora somministrare. “Quando si tratta di prodotti preziosi come i vaccini contro il Covid – ha spiegato il rappresentante dell’Oms per il Sudan del Sud, Wamala Joseph Francis – di solito si prende contatto con il produttore e si restituiscono i lotti scaduti affinché possa effettuare dei test, ad esempio per verificare per quanto tempo il vaccino rimane effettivamente stabile ed eventualmente prolungare la data di scadenza”. Ma sia il Sudan del Sud che il Malawi non hanno dato retta. Il ministro della sanità del Malawi Joshua Malango ha replicato che ormai le dosi sono state tolte dal ciclo del freddo e quindi sono comunque andate a male. Inoltre distruggerle è necessario per rassicurare la popolazione che non saranno usate, rivendute, riciclate nel mercato nero dei farmaci.

“Il ritardo dell’Africa mette milioni di vite in pericolo”, ha detto la dottoressa Ayoade Alakija al vertice G7. Intanto però l’Africa continua a essere il continente meno colpito dal Covid-19. Secondo i dati diffusi dall’Oms, il 4 maggio i casi accertati nell’Africa sub-sahariana (più della metà dei quali in Sudafrica) erano 3.325.467 e i morti 83.115: meno di quelli dell’Italia che ha superato i quattro milioni di casi e conta 121.738 morti. Sommando gli stati del Nord Africa, si sale a 4.627.444 casi e 123.210 morti).

È da considerare inoltre la situazione demografica del continente. Le persone a rischio di complicazioni se contraggono il coronavirus sono quelle anziane. È fondamentale che loro siano vaccinate. In Africa gli ultra sessantenni sono 73,5 milioni. Le persone di 65 anni e oltre sono 46,7 milioni. Per contro, gli africani giovani, di età compresa tra 0 e 19 anni sono 679 milioni, più di metà della popolazione (il totale è 1,34 miliardi). Quasi 200 milioni hanno meno di quattro anni, altri 181 milioni sono di età compresa tra 5 e 9 anni.
Anna Bono, 7 Mag 2021, qui.

E infine godiamoci questo Matteo Bassetti da Oscar.

barbara

ANCORA UN PAIO DI CIANFRUSAGLIETTE

Dove si parla dei tremendi pericoli che ci circondano, un po’ per celia, un po’ per non morire.

La pericolosità del vaccino

La pericolosità dei giornalisti

molto peggiore di quella del vaccino

La pericolosità dei politici (inutile discutere se siano peggio loro o i giornalisti: sono culo e camicia e remano tutti insieme)

Che poi, dico: le case farmaceutiche guadagnano? E allora? Perché mai non dovrebbero guadagnare? Guadagnano anche i percettori del reddito di cittadinanza che non fanno niente e non dovrebbe guadagnare chi lavora, rispondendo a delle precise necessità della popolazione?

La pericolosità di chi contribuisce a seminare terrore

clic per ingrandire

Comunque se il vaccino vi fa paura come il buio quando eravate piccoli non c’è problema: potete sempre ricorrere all’alternativa, come potete vedere poco sopra.

Concludo con una bella notizia: è morto di covid John Magufuli, presidente della Tanzania, che negava la presenza del virus nel Paese, e di conseguenza l’opportunità di prendere qualunque precauzione.

barbara

UN PO’ DI INSALATA MISTA

Caso Meloni 1. Chiamata pubblicamente pesciaiola, rana dalla bocca larga, vacca e scrofa da un signor docente universitario, è intervenuto Mattarella, è intervenuto Draghi, è intervenuta la sinistrissima Paola Concia, è intervenuta perfino l’ANPI… Ci sono tutti? Ah no, ne manca uno: manca la commissione Segre contro l’odio. Manca, soprattutto, l’ineffabile signora Segre.

Caso Meloni 2. Erica Persephónē Gazzoldi

Le hanno dato della scrofa, vero? A me, pare un insulto specista, più che altro… povere scrofe…
Commento lasciato sul profilo dell’Oca Signorina, che, manifestamente controvoglia, si vede costretta a prendere le parti di Giorgia Meloni, in quanto donna, ferocemente insultata, ma non sembra avere, lei attentissima a ogni commento e a ogni singola microscopica sfumatura, pronta a gettarsi nella mischia con maschio ardimento a ogni minimo alitar di vento, alcunché da dire.

Covid 1. È morto Mauro Bellugi. All’ex calciatore di Inter, Bologna, Napoli e della Nazionale, 71 anni compiuti il 7 febbraio, erano state amputate entrambe le gambe nei mesi scorsi per complicazioni legate al Covid. (qui)

Piergiorgio Molinari

Grazie alla stampa, sempre puntuale e obiettiva, oggi abbiamo scoperto che il famoso virus cinese può addirittura portare all’amputazione delle gambe. D’altra parte si sa che il devastante virus è diverso da tutti gli altri incontrati dalla razza umana nel corso della storia – ed è per questo che lo stiamo appunto combattendo con misure mai adottate prima, quali la soppressione delle libertà individuali, l’autodistruzione dell’economia, i lockdown e le mascretine. Poi leggi oltre le prime due righe e scopri che il famoso calciatore a cui hanno amputato le gambe e che è quindi morto “a causa del Covid” era in realtà malato di una grave forma di talassemia. Allora ti documenti, e scopri che la talassemia è una malattia le cui complicanze, casualmente, in certi casi portano ad amputazioni e alla morte. Cani. Rognosi. Sciacalli. Merde. Criminali.
(Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini, assieme ai magistrati eversivi e golpisti.)

Covid 2. Il terrorista Massimo Galli dichiara: «mi ritrovo ad avere il reparto invaso da nuove varianti, e questo riguarda tutta quanta l’Italia e fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri».  Ma il suo ospedale smentisce categoricamente: «nel periodo dal 23 dicembre 2020 al 4 febbraio 2021, sono stati ricoverati 314 pazienti positivi a Covid. I dati raccolti hanno rilevato la presenza di 6 pazienti positivi alla variante Uk su un totale di 50 casi che, in ragione delle loro caratteristiche, sono stati sottoposti a sequenziamento». Sparate analoghe sono venute in passato anche dal suo socio terrorista Andrea Crisanti, che in questo momento sta spiegando perché è assolutamente certo che ci sarà la terza ondata per cui l’unica soluzione è il lockdown nazionale. A Guantanamo dovrebbero portarli.

Covid 3: i morti. Dove guardando i grafici abbiamo le prove di come e qualmente lorsignori ci stiano prendendo sonoramente per il culo.

Covid 4. Chiudere adesso per riaprire a Pasqua. Decisamente Draghi non ha fatto altro che prendere il testimone da Conte e proseguire la corsa. Poi naturalmente chiuderemo a Pasqua per poter aprire a maggio e chiuderemo a maggio per poter aprire a Pentecoste. Mi ricorda quella filastrocca di mia nonna: Questa zé a storia del sior Intento che dura poco tempo che mai no se distriga, vuto che te a conta o vuto che te a diga? Dìmea. No se dize mai dìmea parché questa zé a storia del sior Intento che dura poco tempo che mai no se distriga, vuto che te a conta o vuto che te a diga? Còntemea. No se dize mai còntemea parché questa zé a storia del sior Intento che dura poco tempo che mai no se distriga, vuto che te a conta o vuto che te a diga? Dìmea. No se dize mai dìmea parché questa…

Coca Cola. L’azienda sta impartendo lezioni ai suoi dipendenti affinché imparino a essere meno bianchi: “essere meno bianchi significa: essere meno oppressivi; essere meno arroganti; essere meno sicuri; essere meno difensivi (non è strepitoso questo invito a non difenderci?); essere meno ignoranti; essere più umile; ascoltare; credere; non essere apatici; ” e “smetterla con la solidarietà bianca”. Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, imparatevi anche le 8 identità bianche

 E io, che sono il politically correct fatto persona grido: negro. NEGRO. NEGRO. NEGRO.

La caricatura di Ollio e Melania escort.
Dare della escort a Melania Trump costa. Alan Friedman legnato di brutto: è stato bandito da Rai1. Il direttore Stefano Coletta, intervenuto in Commissione di Vigilanza Rai, dove è presente Daniela Santanchè, che non ha fatto passare la cosa, ha ordinato di non invitare più il giornalista americano nelle trasmissioni della sua rete: aveva definito in tv la moglie di Donald Trump “escort“.
Roba da matti. Poi s’ è scusato, non intendeva quello e lo spero. Non è la prima volta che si usa il termine legato al nome di Melania, colpevole forse perché donna e bella. Anni fa ci provò anche un tabloid inglese e quei giornalisti vennero anche a cercarmi nella speranza di scoprire qualcosa di brutto su di lei, visto che l’avevo incrociata quando faceva la modella a Milano (io quasi non me ne ricordavo, ma quelli hanno i detective?).
Avevo conosciuto anche Trump, ma non avevo niente da dire di particolare: faceva la modella, punto. Quel tabloid scrisse il peggio, senza prove, e gli costò un tot di milioni di dollari andati tutti in beneficenza. Stanno ancora a leccarsi le ferite. 
Roberto Alessi, qui.

Israele. Anche la Guinea Equatoriale si accinge a trasferire l’ambasciata a Gerusalemme. Digitando in google “Guinea Equatoriale ambasciata Gerusalemme” il primo articolo che compare è quello di Infopal (haha), grazie al quale scopro – mi era evidentemente sfuggito – che anche il Malawi la trasferirà (haha). Anche loro avranno un bel po’ di “ferite” da leccarsi.

Mettiamoci ancora una cosa molto politicamente corretta

e concludo con una cosa che nessuno dovrebbe mai dimenticare

“pressoché remota”…

E mi raccomando: compatite le scrofe quadrupedi per l’oltraggioso accostamento.

barbara