FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, PARTE QUINTA E STAVOLTA DAVVERO (CREDO) PENULTIMA

Per non allontanarmi troppo dal post precedente, comincio coi numeri, per la precisione quelli di quella pagliacciata che è il quotidiano bollettino del coronavirus. Quello in questione è quello del 2 settembre, pubblicato su La Repubblica.

Sale a 109 (+2 rispetto a ieri) il numero dei malati ricoverati in terapia intensiva. Si sta tornando quindi ai livelli della seconda metà del luglio scorso. Secondo il bollettino sono 1.437 i ricoverati con sintomi (+57 rispetto a ieri) e 26.271 i pazienti in isolamento domiciliare. In tutto, le infezioni attualmente in corso riguardano 27.817 persone (+1.063).
Sono 257 i nuovi guariti/dimessi segnalati nelle ultime 24 ore dal ministero, in calo rispetto a ieri, quando erano stati 291. Il totale dei guariti/dimessi sale così a 208.201.

Vediamo una per una le boiate contenute in queste poche righe.

  1. Sale (di 2 unità!) il numero dei ricoverati in terapia intensiva. Sappiamo – è documentato – che viene considerato covid chiunque abbia un tampone positivo (e qualche volta anche con tampone negativo), anche se è entrato a causa di un incidente stradale e di sintomi di covid non ne ha neanche mezzo, per cui queste cifre non hanno alcun valore, ma per perpetuare il terrorismo mediatico le citano, precisando che “sono aumentate”, anche se in misura talmente irrisoria da rendere ridicola la precisazione.
  2. Il confronto coi livelli della seconda metà di luglio: ha un senso? No. Ha un significato? No. Ha uno scopo? Sì, chiaro come il sole: suggerire che “stiamo tornando indietro” e perpetuare il terrorismo psicologico.
  3. In tutto, le infezioni attualmente in corso riguardano 27.817 persone (+1.063). Siccome i numeri sono ridicolmente bassi, decisamente troppo bassi per poter terrorizzare con quelli, per dare un effetto volume, come millantato da certi shampo, fanno un bel mucchio schiaffando insieme ricoverati in terapia intensiva, ricoverati in corsia e i pazienti (“pazienti”?!) in isolamento domiciliare, ossia tutti quelli che sono risultati positivi a un tampone, buona parte dei quali sono quelli, di cui già si è parlato, non più malati e non più contagiosi da mesi ma costretti all’isolamento da un’assurda norma applicata – sarà un caso? – unicamente in Italia.
  4. E questa è veramente spettacolare: i ricoverati con sintomi sono 57 più del giorno prima; poi, ben distanziato, mettendoci in mezzo, per distrarre l’attenzione, come i prestigiatori che fanno venti movimenti apparentemente inutili ma utilissimi allo scopo di distrarre la nostra attenzione da là dove stanno facendo il trucco, i pazienti (pazienti!!) in isolamento domiciliare, il totale delle “infezioni” in corso, l’aumento del numero totale delle “infezioni” in corso, ci dice che i nuovi guariti sono 257, con la speranza che non ci accorgiamo – e contando sul fatto che non tutti hanno tale dimestichezza coi numeri da notare i nessi a colpo d’occhio – che i nuovi guariti sono esattamente quattro volte e mezza i nuovi malati. E per meglio focalizzare il concetto che “stiamo andando male, molto male, sempre più male”, aggiunge “in calo rispetto a ieri, quando erano stati 291”. Il giorno in cui tutti quelli che dovevano morire saranno morti e tutti quelli che dovevano ammalarsi si saranno ammalati e tutti quelli che dovevano guarire saranno guariti e avremo 0 malati e 0 morti, ci comunicheranno sconsolati e in tono drammatico: “Non accenna a diminuire il numero dei malati e quello dei morti”.

Pennivendoli marchettari al servizio della strategia del terrore, criminali quanto i loro mandanti e pagatori. E a chi si beve le cifre senza metterle in discussione e senza verificarle, propongo questo

E mi sa che è giusta la seconda: non lo capiranno mai.

Proseguo con lo smascheramento (già fatto da me, ma se lo fa un giornalista coi fiocchi e controfiocchi è decisamente meglio) dell’ennesimo guru passato armi e bagagli al nemico, ossia al terrorismo sanitario perpetrato dal governo e dalle veline di regime.

Crisanti si converte al terrorismo virale

Dottor Crisanti è un genetista e microbiologo di Padova, assai stimato e con ragione: è principalmente lui l’artefice del metodo che ha salvato il Veneto, e il suo governatore, da guai peggiori conseguenti al coronavirus; disattendendo i confusi, velleitari orientamenti governativi per concentrarsi subito su uno screening a tappeto fatto di tamponi tamponi tamponi. Salvato il Veneto, evviva dottor Crisanti, diventato il simbolo gentile, mitemente sfinito, dell’attendibilità scientifica, della sagacia tempistica, di un decisionismo magari eretico, pure contro l’Oms, ma, come nelle più belle favole, capace di raggiungere un lieto fine, seppur relativo. Senonché, a un certo punto, dottor Crisanti si è trasformato in Mr Hyde: quando tutti si aspettavano identica prudenza, il solito tratto rassicurante, bonario, sdrammatizzante circa la fantomatica seconda ondata, il medico ha preso via via ad assumere un contegno sempre più preoccupato, ansioso, ansiogeno spiazzando tutti a cominciare da Zaia, che difatti ci ha attaccato quasi subito baruffa chiozzotta.
Crisanti muta in Cassandra, ogni giorno la sua pena in forma di allarme: occhio, i contagi risalgono, attenti, i numeri dimostrano, pericolo, c’è la sottostima della realtà, dannazione, siamo ai livelli di marzo, anatema, i comportamenti non vanno bene, mamma mia, la movida è scriteriata, sapevatelo, la chiusura è una possibilità. Ma che è successo? A pensar male si fa peccato ma ci si indovina, diceva Andreotti che era malevolo ma saggio; noi non siamo Andreotti, non pensiamo male e ci limitiamo a mettere in fila gli eventi. Che sono i seguenti: Dr Crisanti ha cambiato registro, sicuramente per fondate ragioni scientifiche; ha cominciato ad avallare letture preoccupanti; è stato arruolato nel team di governo come consulente; e che a questo punto Mr Hyde è diventato uno dei più ortodossi difensori del catastrofismo virale.
Il fatto, in prospettiva squisitamente tecnica, è che Crisanti tende, comprensibilmente, ad allargare la strategia dei tamponi, vincente in Veneto a suo tempo, a tutto il paese e ad ogni situazione. Quindi insiste, più tamponi per tutti: “I contagi sono gli stessi di marzo, ma allora erano solo la punta dell’iceberg. Dobbiamo portare i test a 400 mila al giorno. Più persone si incontrano e più aumenta la probabilità di infettarsi”. E ancora: “Ogni bambino positivo genera la necessità di fare 100-150 tamponi”. Di più, ultima esternazione fresca fresca: “Le mascherine vanno portate anche al banco”, perché i ragazzini parlano, quindi potenzialmente infettano. Ma non tutti la pensano come lui, e anche questo è normale. Il più possibilista, e rilassante, Matteo Bassetti, infettivologo, direttore di Malattie Infettive al San Martino di Genova, non si stanca di placare le fobie. E osserva che un uso indiscriminato di tamponi non solo non serve, ma sarebbe persino impossibile. “Al ritmo di 300 mila tamponi al giorno, in 6 mesi avremmo testato l’intera popolazione italiana. Non serve, sia perché l’esito potrebbe mutare nell’arco di pochi giorni o ore, in caso di contatto con un infetto, sia perché ci pone di fronte a un dilemma: se fossimo tutti positivi, anche gli asintomatici, dovremmo chiudere tutto? Se avessimo il 3-4% della popolazione italiana positiva cosa faremmo? Non ha senso: con questo virus si deve convivere, non esserne terrorizzati”. Rincara Bassetti, dritto al punto: Il modello di Vo’ Euganeo non è estendibile all’intero Paese. In quel caso si è isolato e testato un paese di 3 mila anime, meno di coloro che lavorano all’ospedale San Martino di Genova. Senza contare le ricadute in termini di costi immediati per eseguire i tamponi e di lungo periodo su un’economia già in ginocchio”.
A questo punto, liberi tutti. Di dividersi, di tifare, di sospettare, di preoccuparsi, di incazzarsi. E, alla fine della storia, è proprio questo il problema: che, a distanza di sette mesi da un virus inafferrabile, mutante, tuttora ignoto quanto alle origini, generatore di dietrologie, insomma di una incertezza di fondo che ha scatenato una destabilizzazione globale, gli scienziati non sembrano riuscire a trovare un accordo, un punto fermo da cui partire, una base per lavorare insieme. Il virus ha diviso i morti dai vivi, i sani dai malati, la destra dalla sinistra (ancor di più), i virologi dai microbiologi, i cittadini dai cittadini. Amicizie profonde s’incrinano per una mascherina, un parere su un social. Clientele storiche vanno a ramengo, la diffidenza di noi contro di noi ci scava ed è peggio del contagio, è contagio a sua volta, sfibrante, devastante
La scienza, la divulgazione scientifica non ne escono, ne risultano frammentarie e dissociate, la confusione avvolge tutto, l’insofferenza cresce, incrociata dei paranoici verso i lassisti, di questi ultimi contro i primi. Pare “dotti medici e sapienti”, la canzone di Bennato coi luminari che, al cospetto del paziente, non si mettono d’accordo: dovremmo, come quello, alzarci e scappare? Tutti quanti? E dove? Speriamo almeno che anche dottor Bassetti, domani, non si trasformi in Mr Hyde.

Max Del Papa, 4 settembre 2020, qui.

Aggiungo un commento lasciato sotto l’articolo, che ritengo particolarmente interessante in quanto viene da un medico.

Serafo

Io francamente non capisco e da medico dico che a questo punto siamo in una situazione normale in una epidemia, passata la fase critica in cui al contagio corrisponde la malattia con conseguente intasamento del sistema sanitario si entra nella fase in cui non è il contagio a mutare ma la manifestazione clinica. Attualmente i dati sono questi: 1) una buona parte degli italiani ha già incontrato il virus; 2) i sintomatici sono pochi e con quadri clinici tali da non condizionare il sistema assistenziale che invece per la paura sta trascurando altre patologie con danni elevatissimi. Conseguentemente non c’è alcun senso nel proporre le limitazioni e restrizioni attuali, anzi andrebbero eliminati verificando che comunque i dati relativi alle manifestazioni cliniche non cambierebbero. Sicuramente però nella situazione attuale c’è già un business che spera di continuare a fare affari d’oro con tamponi, reagenti, mascherine, banchi a rotelle e sopratutto comitati scientifici e commissari straordinari.

A proposito del dottor Crisanti e affini, ritengo non inutile ricordare che per i cristiani il Messia è già venuto; per gli ebrei invece ancora no, ma non risulta che colui che deve venire si trovi fra i già nati – meno che mai fra i già nati non ebrei – anche se in passato hanno fatto cose eccellenti. Di conseguenza sono dell’opinione che non sia il caso di trattarli da “Io sono la Via, La Verità e la Vita”.

Concludo questa forse penultima parte con una interessante lettura da parte di Enrico Montesano

e con un fervido auspicio

barbara

PROVE TECNICHE DI TERRORISMO

con contorno di dittatura in carpione.

E cominciamo coi morti: se diventano troppo pochi per poter terrorizzare la gente, cosa si fa? Ci si organizza, logico!
falso 1
falso 2
E siccome i morti saranno anche pochi ma i positivi sono riusciti a farli aumentare, un po’ per il motivo spiegato nel post precedente e un po’ perché li importiamo a rotta di collo,
sbarchi
e poi vengono lasciati girare liberamente
e si permette che nelle moschee si ammucchino anche senza mascherina, si coglie l’occasione per un bel giro di vite: chiuse le discoteche, perché si sa che è solo lì che la gente si ammucchia e si ammala
affollamento
tanto i giornali mica lo scrivono che su 3000 discoteche italiane si è verificato un unico caso di contagio, così come eviteranno accuratamente di dirvi questo:
deceduti
E poi un bel coprifuoco mascherato, anzi mascherinato, e visto che nessuno scende in piazza coi forconi, la prossima puntata riguarderà le elezioni, quelle già sospese prima e ora previste per settembre.

Il Covid è il nuovo spread

L’intuizione fulminante l’ha avuta su Twitter Matteo Brandi (@mat_brandi): “Covid is the new spread”. Sì, è proprio così: come nel 2011 l’operazione di creazione del panico – per conseguire un effetto politico – è avvenuta attraverso un indicatore che fino a qualche tempo prima era pressoché sconosciuto al grande pubblico, e che invece, d’un tratto, veniva sparato dai media in modo ansiogeno e martellante, allo stesso modo adesso (mutatis mutandis, naturalmente) il giochino si ripete con i dati dei contagi da Coronavirus.
Si badi bene: dati spesso non rilevanti, perché il puro e semplice conteggio dei semplici contagi, di per sé, non dice nulla. I dati significativi, invece, vengono regolarmente occultati: i ricoverati in terapia intensiva (secondo i dati costanti di molte settimane, si tratta di non più di 40-50 persone in tutta Italia) e i morti (sono in tutto 3 o 4 al giorno, contro gli oltre 600 morti quotidiani di infarto e gli oltre 500 per cancro).
Eppure il pallottoliere dei contagi gira vorticosamente, creando nuovi incubi e nuovi nemici: chi è andato a fare una vacanza all’estero, chi va in discoteca, i ragazzi della “movida”, che – apprendiamo – è una specie di Sodoma e Gomorra moderna, con inevitabile punizione biblica e imminente distruzione. I toni accalorati sui media, con rare eccezioni, sono gli stessi del 2011: allora lo spread “s’infiammava, s’incendiava, s’impennava”; adesso la medesima funzione è svolta dalla caccia agli untori, agli “irresponsabili”, a chi fa “calare la tensione”.
L’obiettivo politico di allora era far saltare un governo e imporre una giunta tecnocratica (gradita a Bruxelles); l’obiettivo politico di ora è mantenere vivo il pur traballante esecutivo esistente (gradito a Bruxelles). Governa male? L’economia è stata ridotta a pezzi proprio da un lockdown mal gestito? E allora tanto vale prospettare l’incubo della “seconda ondata”, tenere tesa la corda dell’emergenza, non dare mai il senso di un possibile ritorno alla normalità.
Con uno spiegamento di mezzi mediatici così massiccio, è inevitabile che molti italiani ci caschino. Ma tutti – chi la beve e chi non la beve – dovremo fare i conti con gli effetti economici di questo clima: uno tsunami di fallimenti e licenziamenti. Già conosciamo la prossima puntata, il prossimo capitolo del copione: a chi lo farà notare, a noi “cattivi”, si darà dei contabili senza cuore.
Loro, invece, i “buoni”, ci starebbero salvando la vita, dicono e diranno. È sempre più necessario smontare questo racconto falso, artificioso, che sfrutta le comprensibili paure delle persone per assuefarci a un sistema in cui la libertà tout-court, e la libertà economica che ne è il presupposto, sono in una posizione sempre più fragile e precaria.

Daniele Capezzone, 17 agosto 2020, qui.

E quella successiva toccherà alla scuola.

Caos scuola e Caporetto elettorale: cosa c’è dietro la guerra alle discoteche

Con un’ordinanza scriteriata e passibile d’interpretazioni arbitrarie, il governo ha imposto la serrata delle discoteche e l’uso della mascherina negli orari della movida. Una mossa ridicola, che arriva  dopo un’intera stagione – vivaddio – di balli scatenati, di cui a Roma si sono accorti, guarda caso, solo passato il Ferragosto. L’impressione è che l’esecutivo fosse in cerca dell’ennesima arma di distrazione di massa, ora che rischia di andare a schiantarsi su un autunno di clamorosi fallimenti. Insomma, dietro la misura draconiana assunta ieri e per la quale il giornale unico del virus ha preparato accuratamente il terreno, si celano motivi politicamente più subdoli della salute pubblica o del desiderio di «difendere i giovani», come ha dichiarato Roberto Speranza. Ed è proprio il ministro che, evocando il tema della riapertura delle scuole, ci suggerisce il primo.
Il problema è che, in vista del 14 settembre, data in cui i ragazzi dovrebbero rientrare negli istituti di ogni ordine e grado, il governo teme un flop memorabile. E allora deve cercare un colpevole – i giovani indisciplinati – cui imputarlo. I banchi a rotelle, cavallo di battaglia di Lucia Azzolina, non arriveranno in tempo per l’inizio delle lezioni. Le «aule nuove», promesse dal premier il 3 giugno scorso, rimangono una chimera. Così, il Comitato tecnico-scientifico, che si è capito essere uno specchietto per le allodole del BisConte, è andato in soccorso dei giallorossi, spiegando che, se proprio non si riesce a mantenere il famoso metro di distanza tra le «rime buccali» dei ragazzi, basta far indossare loro la mascherina. Per tutta la giornata scolastica. Cambiandola ogni 4 ore. Non c’è che dire, una soluzione agevole: immaginate che piacere stare stipati nelle solite classi pollaio, respirando per ore da dietro una chirurgica, con gli insegnanti ridotti a poliziotti sanitari, che controllano il corretto utilizzo dei Dpi. Dove gli alunni sono più piccoli e più difficilmente gestibili, si rischia il caos totale.
L’alternativa è la prosecuzione della didattica a distanza, che è sinonimo di nessuna didattica. Ma in quel caso, ai genitori che dovranno tornare a lavoro e si ritroveranno con i figli in casa tutto il giorno, di certo non si riuscirà a vendere la balla della «ripartenza». Il più evocativo simbolo del ritorno alla normalità, che è il rientro in aula, si potrebbe trasformare in una debacle storica per il governo dei peracottari. Perciò, l’esecutivo e la sua grancassa mediatica hanno individuato nel popolo della notte un utilissimo capro espiatorio. Come, in primavera, i morti erano colpa dei runner o di chi allestiva l’arrostata di Pasquetta, adesso, se Giuseppe Conte e l’Azzolina pasticciano con la scuola, la colpa è dei giovinastri festaioli e negazionisti.
La linea l’ha dettata, nel nome dell’indipendenza degli scienziati, Franco Locatelli, numero uno del Consiglio superiore di sanità. Il quale, per prevenire l’obiezione di chi nota che mentre qualcuno prova a rinchiudere di nuovo gli italiani, gli immigrati infetti continuano a sbarcare e fuggire dai centri d’accoglienza, specifica: il 40% dei nuovi casi dipende da italiani rientrati dalle vacanze, mentre agli immigrati si può imputare solo il 3% dei contagi [e il restante 57%?]. Giusto, dottor Locatelli: lasciamo liberi di scorrazzare per il Paese i nostri fratelli clandestini, punendo invece i connazionali che, dopo mesi di domiciliari, hanno ballato nei locali che il governo stesso ha riaperto, o che sono andati in villeggiatura all’estero, approfittando della possibilità di varcare frontiere che sempre il governo ha riaperto.
A questo scenario, va aggiunta la prospettiva che i giallorossi perdano 4-2 le elezioni regionali. Così, otteniamo il ritratto di un governo che rischia la bancarotta. Ci vuole tanta, troppa malizia per immaginare che la farsetta sulle discoteche serva a rinviare la data del voto. Ma di sicuro può essere usata per congelare la campagna elettorale, o per stemperare l’eco di una sconfitta netta alle urne. Bisogna ricreare le condizioni di un’emergenza che per ora, fortunatamente, non esiste, affinché, all’uopo, magari a macchia di leopardo, nelle zone economicamente meno centrali, si possa ricorrere a nuovi lockdown. È l’emergenza preventiva – che, come ripetono illustri giuristi, nel nostro ordinamento non sarebbe contemplata – come premessa dell’emergenza permanente.
Fermo restando che nessuno nega la pericolosità del Covid-19 né la necessità di essere prudenti, l’unica reazione a tale scempio della democrazia liberale sarebbe la disobbedienza civile. Ma a questo punto, va girata ai lettori e a noi tutti italiani una domanda: siamo pronti ad assumerci la responsabilità della resistenza al regimetto sanitario?

Alessandro Rico, 17 agosto 2020, qui.

Nel frattempo la dittatura più bella del mondo ha provveduto, col favore delle tenebre, zitto zitto quatto quatto, a mettere le mani anche sui servizi segreti. E a ottobre, che cosa succederà a ottobre? Ce lo spiega il dottor Matteo Bassetti

e qui potete leggere l’articolo. Per fortuna c’è chi ha avuto una brillantissima idea per rimediare alla chiusura delle discoteche
ballare nei porti
E per doppia fortuna abbiamo almeno un premier che, a differenza del Truce che è un buzzurro fatto e finito, è un autentico signore. E con un italiano, un italiano ragazzi…

barbara

MA QUALCUNO CAPACE DI RAGIONARE ANCORA C’È

Per esempio questo signore
Ricky Gervais
e chi ha creato questa striscia
doppiaggio
e chi ha postato questa foto
Che-gay
commentando

Armando Tavano

QUANDO PASSI LA TUA VITA FUCILANDO GAY E POI DIVENTI IL LORO SIMBOLO

E poi questo

Il godimento assoluto del giornale unico del virus per il ritorno e le falle del sistema Veneto, per i contagi nel vicentino, per la rabbia di Luca Zaia che ha denunciato il manager che non si è voluto ricoverare. Sapete quanti sono i positivi di questo scandalo di seconda ondata? Soltanto cinque! (Nicola Porro)

E questo

DUE PERICOLOSI FOCOLAI D’INCENDIO A VICENZA, ORA SPENTI

Ieri sera a Vicenza vi sono stati due pur piccoli focolai d’incendio, potenzialmente devastanti, per fortuna spenti per tempo.
Più precisamente ho acceso due fornelli per prepararmi la cena, spaghetti e salsa di pomodoro. Finita la cottura, ho spento i fornelli.
E ALLORA???????
E allora nessun pericolo, ma se invece di “fornelli accesi” li chiamo “focolai” fa tutto un altro effetto. Si chiama terrorismo psicologico (Enrico Richetti)

E poi Giovanni Bernardini che a un giornalista del TG2 che ha affermato che il nero è la somma di tutti i colori, ha risposto pubblicando questo video in cui una bambina (BAMBINA!) dimostra inequivocabilmente che la somma di tutti i colori è il bianco.

Il nero, piaccia o no agli illuminati antirazzisti, è l’assenza di tutti i colori.

E ancora queste due signore

Federica Chimenti

Le Vite dei Bianchi Non Contano

di

Betta Maselli

La splendida fanciulla raffigurata
Priyamvada Gopal
è Priyamvada Gopal, professoressa di Cambridge.
Qualche giorno fa ha twittato “le vite dei bianchi non contano”.
Il tweet è stato cancellato dal network e lei ne ha rifatto un altro in cui ribadisce il suo pensiero.
L’università di Cambridge, dopo gli attacchi ricevuti da questa formidabile ambasciatrice di pace, ha dichiarato che “difende il diritto dei suoi accademici di esprimere le proprie opinioni legittime che altri potrebbero trovare controverse”
Ora sostituite i colori e immaginate…

Beh, no, non abbiamo alcun bisogno di immaginare: qualcuno ha provato a dire che White lives matter – che dopotutto dovrebbe essere molto meno grave che dire che Black lives don’t matter – e non se l’è passata per niente bene. Quanto alla gentile signora, una volta il luogo comune voleva che le donne belle dovessero essere necessariamente stupide mentre alle cozze sarebbe stata data, come premio di consolazione, l’intelligenza. Ma non sempre i luoghi comuni sono vicini alla verità; per esempio questa signora,
Hedy-Lamarr
oltre che attrice famosa, è stata anche autrice di importanti invenzioni tecnico-scientifiche utilizzate sia in campo civile che militare, mentre le signora là sopra ha dato di sé le prove che abbiamo visto.

E sempre in tema di buon senso e ragionevolezza vi propongo Donald Trump

e Matteo Salvini

e infine alcuni importanti spezzoni del grande discorso di Donald Trump per il 4 luglio tradotti in italiano.

Il 4 luglio di Trump: “Fermeremo il nuovo fascismo di sinistra”

di Redazione

Pubblichiamo il discorso che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha tenuto ieri in occasione delle celebrazioni per il 4 luglio, giorno dell’indipendenza, al monte Rushmore, nella cui roccia sono scolpiti i volti dei presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln.

(Testo tradotto dal quotidiano “La Verità”).

Non potrebbe esserci posto migliore per celebrare l’indipendenza dell’America, se non sotto questa magnifica, incredibile, maestosa montagna monumentale, dedicata ai più grandi americani che siano mai vissuti. Oggi, rendiamo omaggio alle vite eccezionali e alle straordinarie eredità di George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Teddy Roosevelt . Sono qui come vostro presidente per proclamare davanti al Paese e davanti al mondo che questo monumento non sarà mai profanato, questi eroi non saranno mai sfregiati, il loro retaggio non sarà mai distrutto, i loro successi non saranno mai dimenticati e il Monte Rushmore resisterà per sempre come tributo eterno ai nostri antenati e alla nostra libertà. […]
La nostra nazione sta assistendo a una campagna spietata per spazzare via la nostra storia, diffamare i nostri eroi, cancellare i nostri valori e indottrinare i nostri figli. Folle rabbiose stanno cercando di abbattere le statue dei nostri fondatori, sfigurare i nostri monumenti più sacri e scatenare un’ondata di crimine violento nelle nostre città. Molte di queste persone non hanno idea del perché lo stiano facendo, ma alcuni sanno esattamente che cosa stanno facendo. Pensano che il popolo americano sia debole, molle e sottomesso. Ma no, il popolo americano è forte e orgoglioso e non permetterà che il nostro Paese e tutti i suoi valori, la sua storia e la sua cultura gli siano sottratti. Una delle loro armi politiche è cancellare la cultura, scacciare le persone dal loro lavoro, gettare nella vergogna chi dissente e chiedere la totale sottomissione di chiunque non sia d’accordo.
Questa è la definizione stessa di totalitarismo, ed è completamente estranea alla nostra cultura e ai nostri valori e non ha assolutamente posto negli Stati Uniti d’America. Questo attacco alla nostra libertà, alla nostra magnifica libertà deve essere fermato e sarà fermato molto rapidamente. Non tuteleremo questo movimento pericoloso, proteggeremo i figli della nostra nazione da questo assalto radicale e preserveremo il nostro amato stile di vita americano. Nelle nostre scuole, nelle nostre redazioni, persino nelle nostre sale riunioni aziendali, c’è un nuovo fascismo di estrema sinistra che richiede fedeltà assoluta. Se non parlate la sua lingua, non eseguite i suoi rituali, non recitate i suoi mantra e non seguite i suoi comandamenti, allora sarete censurati, banditi, inseriti nella lista nera, perseguitati e puniti. Non succederà a noi. Non fate errori. Questa rivoluzione culturale di sinistra è progettata per rovesciare la Rivoluzione americana.
In tal modo distruggerebbero la stessa civiltà che ha salvato miliardi di persone dalla povertà, dalle malattie, dalla violenza e dalla fame e che ha portato l’umanità a nuovi livelli di successo, scoperta e progresso. Per renderlo possibile, sono determinati a demolire ogni statua, simbolo e memoria della nostra eredità nazionale. […] Questo è il motivo per cui sto schierando le forze dell’ordine federali per proteggere i nostri monumenti, arrestare i rivoltosi […] Il nostro popolo ha una grande memoria. Non dimenticherà mai la distruzione di statue e monumenti, dedicati a George Washington, Abraham Lincoln, Ulysses S. Grant, abolizionisti e molti altri. Il caos violento che abbiamo visto nelle strade e nelle città che sono gestite dai democratici liberal è il risultato prevedibile di anni di estremo indottrinamento e faziosità nell’istruzione, nel giornalismo e in altre istituzioni culturali.
Contro ogni legge della società e della natura, ai nostri figli viene insegnato a scuola a odiare il proprio Paese e a credere che gli uomini e le donne che l’hanno costruito non fossero eroi ma persone cattive. La visione radicale della storia americana è una rete di bugie, ogni visione viene rimossa, ogni virtù viene oscurata, ogni motivazione viene alterata, ogni fatto viene distorto e ogni difetto è amplificato fino a quando la storia non viene epurata […]. Questo movimento sta attaccando apertamente l’eredità di ogni persona sul Monte Rushmore. Hanno macchiato il ricordo di Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt. […] Nessun movimento che cerca di smantellare queste preziose eredità americane può nutrire nel profondo un amore per l’America. Non può succedere. Nessuna persona che tace sulla distruzione di questa eredità splendente può condurci a un futuro migliore.
L’ideologia radicale che attacca il nostro Paese avanza sotto la bandiera della giustizia sociale, ma in verità finirebbe col demolire sia la giustizia che la società. Trasformerebbe la giustizia in uno strumento di divisione e vendetta e trasformerebbe la nostra società libera e inclusiva in un luogo di repressione, dominio ed esclusione. Vogliono zittirci, ma non saremo messi a tacere. […] Dichiariamo che gli Stati Uniti d’America sono la nazione più giusta ed eccezionale mai esistita sulla terra. Siamo orgogliosi del fatto che il nostro Paese sia stato fondato sui principi giudaico-cristiani e comprendiamo che questi valori hanno fatto progredire notevolmente la causa della pace e della giustizia in tutto il mondo. Sappiamo che la famiglia americana è il fondamento della vita americana.
Riconosciamo il solenne diritto il dovere morale di ogni nazione a mettere in sicurezza i propri confini e stiamo costruendo il muro. Ricordiamo che i governi esistono per proteggere la sicurezza e la felicità dei propri popoli. […] Siamo il Paese di Andrew Jackson, Ulysses S. Grant e Frederick Douglass. Siamo la terra di Wild Bill Hic – kok eBuffalo Bill Cody. Siamo la nazione che ha dato origine ai fratelli Wright, ai Tuskegee Airmen, a Harriet Tubman, a Clara Barton, a Jesse Owens, al generale George Patton, al grande Louis Armstrong, ad Alan Shepard, ad Elvis Presley e a Muhammad Ali, e solo l’America avrebbe potuto creare tutti loro. Nessun altro posto.

Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d’America, 4 luglio 2020 (qui)

E niente, è un grande.

barbara

SICCOME HO SEMPRE AMATO I NUMERI

Quando ho sentito degli 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio sciolto in Groenlandia, proprio perché è una cifra così terrificante, e come al solito è stata data senza termini di riferimento, mi è venuto da chiedermi: sì, ma in concreto quanto è? Quale percentuale di ghiaccio si è sciolta? Quanto ghiaccio si è sciolto rispetto a tutto quello che c’è? Perché se non prendi i numeri e mi fai due conti, io non posso sapere se è tanto o poco, se è grave o no, se ci dobbiamo preoccupare o possiamo stare tranquilli, se ci dobbiamo suicidare istantaneamente in massa come vorrebbe santa Greta del Ciodue o possiamo almeno fumarci l’ultima sigaretta. Per fortuna qualcuno i conti si è preso la briga di farli. Ascoltiamolo.

Panico per i ghiacciai sciolti in Groenlandia. Ma è tutto normale

di  Franco Battaglia

Non so chi di voi rammenti Il Dentone, esilarante cortometraggio del 1965 con attori di primo piano, e con Alberto Sordi protagonista nella parte di aspirante lettore del telegiornale in qualità di concorrente in un concorso ove tutti gli altri sono raccomandati eccetto lui, il Dentone, che però sbaraglia gli avversari grazie ad una preparazione di ferro e malgrado il difettuccio fisico. Ne consiglio la visione perché fa ridere di cuore, e la cosa non guasta.
Tutta un’altra forza i presentatori dei Tg d’oggi. Col Dentone, nulla in comune: tutti molto fotogenici, questo sì, ma cosa ci sia dietro quel volto, cioè dentro la testa, non è dato sapere.
Ordunque la notizia diffusa da tutti i Tg, locali e nazionali, del 3 agosto è la seguente: «11 miliardi di tonnellate di ghiacci della Groenlandia si erano sciolti il giorno precedente». La notizia farebbe notizia (tanto da meritare di essere letta in tutte le edizioni dei Tg) perché sarebbe mostruosamente preoccupante e come tale viene letta.
A differenza dei moderni colleghi, il Dentone avrebbe fatto l’aritmetica del caso, prima di fare la figura del fesso al cospetto di milioni d’italiani. Avrebbe egli calcolato: 11 miliardi di tonnellate d’acqua fanno 11 miliardi di metri cubi d’acqua; ma la superficie della Groenlandia coperta da ghiacci è 1.7 trilioni di metri quadrati, cosicché dividendo volume per area di base, cioè 11 miliardi per 1.7 trilioni, si ottengono 6 millimetri di altezza.
Allora i ghiacci della Groenlandia si sono assottigliati di 6 millimetri. La cosa è preoccupante? Il Dentone sa che i ghiacci della Groenlandia hanno una profondità media di 2 chilometri cosicché una riduzione di 6 millimetri su un’altezza di 2 chilometri sembra più irrilevante che preoccupante, tanto più che il Dentone sa anche che fra pochi mesi l’estate sarà passata e tutto tornerà come prima.
Ma se non è preoccupante, la cosa è almeno una notizia? Cioè è qualcosa di cui meravigliarsi, tanto da essere declamata in tutti i Tg? Il Dentone conosce anche il calore latente di fusione del ghiaccio, nonché il suo calore specifico, e avrebbe calcolato che la quantità d’energia che il Sole fa pervenire alla superficie della Groenlandia è appunto a quella richiesta per far passare allo stato liquido 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio con temperatura di 35 gradi sotto lo zero. Insomma, è accaduto ciò che ci si attende accada, l’evento non desta più meraviglia di quello d’un gelato che si scioglie al sole, e non è una notizia. Il Dentone sarebbe andato dal direttore del suo Tg e avrebbe detto, lui romanaccio doc: io ‘sta fregnaccia non la leggo.
Peccato non ci siano Dentoni in giro. (qui)

Vale poi la pena di ricordare che Groenlandia significa “terra verde”. Vale a dire che quando è stata scoperta e le è stato dato il nome, i ghiacci non c’erano. Vale a dire che quando non c’erano fabbriche e auto e aerei e riscaldamento domestico e sette miliardi e mezzo di persone che inquinano, da quelle parti faceva molto più caldo di adesso.

barbara