CHANUKKAH 1943

Chanukkah 1943
Campo di transito di Westerbork, Olanda. Circa 100.000 ebrei furono deportati da Westerbork ai campi di concentramento e di sterminio. In attesa di essere sterminati, tuttavia, non mancavano di restare fedeli alle tradizioni; parecchi, addirittura, riuscivano persino a digiunare a Kippur. Di sicuro nessuno di loro rimpiangeva di non avere avuto un nonno che avesse fortunatamente rotto con la tradizione.
(Una scena molto simile a quella dell’immagine appare nel film Jona che visse nella balena, relativa proprio al campo di Westerbork in cui Jona Oberski visse per qualche tempo con i genitori prima di essere deportato a Bergen Belsen)

barbara

QUESTO È IL MOTIVO

Ne trovo comunque un’altra, più personale forse: il mio impegno è un’affermazione della mia fedeltà alla pratica religiosa dei miei genitori e dei loro. Per dirla ancora più semplicemente: se osservo le leggi della Torah mettendo i tefillin, è perché i miei genitori e i miei nonni, come i loro, lo hanno fatto. È semplice, rifiuto di essere l’ultimo di una catena che risale molto lontano nella mia memoria e in quella del mio popolo. (Elie Wiesel, A cuore aperto)

Tempo fa, in un blog che all’epoca frequentavo, ho letto un commento di un tale che raccontava che il trisnonno era rabbino, ma poi “il mio bisnonno, per fortuna, ha rotto con la tradizione” e quindi adesso, da quattro generazioni, non sono più ebrei. Migliaia di anni di persecuzioni, di oppressione, di massacri coraggiosamente affrontati, migliaia di anni di eroica resistenza contro ogni tentativo di annientamento, per non tradire tutti coloro che prima avevano affrontato ciò senza mai cedere, migliaia di anni di tutto questo e milioni di vite sacrificate, buttati nel cesso. E qualcuno ha il coraggio di considerare una simile infamia una fortuna. Non credo che la parola “orrore” sia sufficiente a descrivere ciò che ho provato leggendo quelle parole. Orrore e disgusto.

barbara