SI ALLUNGA LA LISTA DEI CRIMINI DELL’OMS

E non solo.

Coronavirus in Kurdistan: l’OMS mette in grave pericolo migliaia di sfollati

L’OMS ci ricasca. Per “non inimicarsi” un regime nasconde i dati in suo possesso e rischia di trasformare un caso isolato di Coronavirus in una epidemia. La lezione cinese non è servita?

Un comunicato ufficiale della Autorità di autogestione della regione del Kurdistan siriano accusa l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) di aver nascosto il primo caso di Coronavirus nella regione.

Le autorità curde accusano l’OMS di «irresponsabilità per aver messo gravemente in pericolo la popolazione omettendo di comunicare all’autorità di autogestione il primo caso di Coronavirus e quindi impedendo alla stessa autorità di assumere decisioni volte all’isolamento delle persone infette e di coloro venute in contatto con esse».

Il comunicato della autorità curda si riferisce al caso di un uomo di 53 anni con sintomi di COVID-19 ricoverato presso l’ospedale di Hasaka il 22 marzo. Cinque giorni dopo, il 27 marzo, l’uomo viene giudicato positivo al Coronavirus a seguito di un tampone inviato a Damasco. Il 2 aprile l’uomo muore dopo essere stato trasferito in un ospedale governativo nella città di Qamishli.

Le autorità curde accusa l’OMS di aver taciuto su questo che è il primo caso di Coronavirus nella regione e così facendo di aver messo in grave pericolo la popolazione in quanto le autorità non hanno potuto isolare tempestivamente le persone venute in contatto con l’uomo infetto. [continua]

E dunque OMS DELENDA EST.

E si allunga la lista dei crimini dei trafficanti di carne umana.

ONG TEDESCA SCARICA 146 CLANDESTINI SU NAVE ITALIANA, POI LO SBARCO

Una nave della Compagnia Italiana di Navigazione pronta ad ospitare i 146 clandestini prelevati su appuntamento con gli scafisti dalla nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye.
Il trasferimento viene effettuato “nell’ambito della Convenzione del 18 luglio 2012” tra lo stesso ministero e la compagnia, “per finalità di interesse pubblico nel contesto emergenziale accertato dal provvedimento adottato dal Capo della Protezione civile e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti”. Così la delirante nota del governo.
Di fornire assistenza ai clandestini si occuperà Protezione civile. Gli immigrati resteranno nella nave messa per almeno due settimane, per un costo di circa 1 milione di euro. Poi, ovviamente, scenderanno a terra in Sicilia dove saranno ospitati per una vacanza lunga una vita in qualche resort con piscina aperto apposta per loro, come già accaduto in questi giorni.
E’ quello che avevano chiesto i parlamentari scafisti della sinistra.
Il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Salvatore Margiotta, rispondendo ad un’interrogazione alla Camera, ha sottolineato “la determinazione del ministro De Micheli che, sulla base dei nostri principi di solidarietà, obbligo di soccorso e salvaguardia della vita umana, si è adoperata con impegno nel trovare una soluzione per assicurare la sorveglianza sanitaria delle persone soccorse in mare dalla nave Alan Kurdi”.
Il capo missione Jan Ribbeck, da qualche giorno è in contatto diretto con il sindaco, Leoluca Orlando, che ha sentito anche l’ambasciatore tedesco in Italia. Ieri gli attivisti della Ong avevano chiesto di accelerare le pratiche per lo sbarco. (qui)

E i nostri medici e infermieri muoiono a centinaia perché non ci sono soldi per dispositivi di protezione. E i nostri cittadini muoiono a decine di migliaia perché non ci sono abbastanza posti in rianimazione. E noi siamo agli arresti domiciliari perché se andiamo in giro saremo responsabili di genocidio.

E si allunga la lista delle “task force” nominate dal nostro ineffabile Grande Timoniere, Conducator, Piccolo Padre, Líder Máximo eccetera, che sono arrivate a quindici, mentre noi il 18 aprile abbiamo avuto 3491 nuovi infetti e 482 morti. E si allunga contemporaneamente la lista delle violazioni della costituzione da parte del suddetto signore. Prima lo dice, così tra amici, Giovanni Bernardini

ARTICOLO 16

Costituzione, articolo 16 comma 1.

Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
L’articolo parla di possibili limitazioni al diritto dei cittadini di CIRCOLARE e SOGGIORNARE in qualsiasi parte del territorio nazionale. E’ evidente, direi, che portare a spasso il cane, far due passi nel paese o nel quartiere in cui si vive, fare una corsa non significa SPOSTARSI o SOGGIORNARE.
In ogni caso deve essere LA LEGGE a porre limiti alla libertà di spostarsi, anche ammettendo che tali limiti comprendano il portare a spasso il cane ad oltre 200 metri dalla propria abitazione o farsi una corsa. La LEGGE, non un DPCM, non un regolamento attuativo, non un atto amministrativo.
Anche a prescindere da ogni valutazione sulla efficacia, ormai abbastanza dubbia, delle misure adottate dal governo è chiaro che stiamo vivendo in una situazione di illegalità e di violazione di articoli fondamentali della Costituzione. (qui)

E poi ve lo faccio dire dal presidente emerito della Corte Costituzionale.

“Non si eluda il Parlamento”. Il monito di Gaetano Silvestri

Il presidente emerito della Corte Costituzionale lancia un allarme: “Sento parlare di sospensione delle garanzie costituzionali. Persino in vista di una guerra, l’articolo 78 della Costituzione non mette da parte la democrazia parlamentare”

di Fabio Greco

La fase 2, quella della ripartenza dopo la chiusura totale per l’epidemia da coronavirus, deve prevedere “senza dubbio” il passaggio in Parlamento e fondarsi, nel rapporto con i governatori, sul “regionalismo cooperativo”, senza mai dimenticare che il quadro in cui agire è quello costituzionale. Su quest’ultimo punto Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte Costituzionale, è nettissimo.
Ma anche da preoccupato, tanto da aver messo a punto qualche giorno fa una riflessione sul sito di Unicost in cui sottolinea che “persino in vista della situazione eccezionale per antonomasia, la guerra, l’articolo 78 della Costituzione non mette da parte la democrazia parlamentare, giacché lo stato di guerra può essere dichiarato solo dal Parlamento e prevede che quest’ultimo possa delegare al Governo i ‘poteri necessari’, non i pieni poteri”.
“Quando ho sentito parlare di ‘sospensione’ delle garanzie personali e istituzionali, è scattato in me un allarme”, spiega Silvestri in questa intervista all’AGI. Si tratta, aggiunge, di “una affermazione pericolosa: i diritti vengono esercitati in forma diversa, ma mai sospesi” “Il vuoto non può esistere”, poiché sarebbe riempito, ragiona, “dalla volontà del sovrano, inteso come potere pubblico liberato da ogni vincolo giuridico e capace di trasformare istantaneamente la propria forza in diritto”.
Nel caso della libertà di circolazione e soggiorno, le limitazioni sono avvenute se non in un vuoto normativo, in una sorta di caos per colpa di “errori che arrivano da lontano”.
“Nessuna legge autorizzativa – scrive Silvestri nella sua riflessione – potrà mai consentire ad una Regione (a fortiori ad un ente locale) di emanare norme che impediscano o ostacolino la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni, in palese dispregio del primo comma del citato articolo 120 della Costituzione, come purtroppo in qualche caso si sta verificando. Un blocco di transito da una Regione ad un’altra ha una rilevanza nazionale per diretto dettato costituzionale”.
“In mancanza di una legge quadro sull’emergenza – afferma all’AGI il giurista – abbiamo assistito a una corsa ad arrivare primi” da parte di enti, governo e governatori “in cui appariva preminente la necessità di conquistare ‘like’ sui social”. Il risultato è stata una “ridda di atti normativi” che ha generato confusione. “E’ il problema dei problemi”, questo, per Silvestri: “La corsa al mezzo punto nei sondaggi”.
I cittadini, invece, “si sono dimostrati più responsabili di una classe politica che non si è fatta mancare dispetti e polemiche di corto respiro. Lo dico con grande amarezza. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal canto suo, sta facendo un lavoro eccezionale, intervenendo con l’unica arma che ha, il potere di persuasione, nel richiamare i partiti alla coesione”.
Non solo i partiti litigano; lo fanno anche i governatori, con lo Stato centrale e tra loro. Verranno ripetuti gli stessi errori, come quelli da lei sottolineati quando afferma nella sua riflessione che “La Repubblica ‘una e indivisibile’ (articolo 5 della Costituzione) non può tollerare che parti del territorio e della popolazione nazionali si pongano in contrapposizione tra loro”?
“Sono sempre stato favorevole – risponde Silvestri, oggi presidente dell’Associazione italiana dei costituzionalisti – a un regionalismo cooperativo, e non dualistico. Bisognerebbe, oltre alla Conferenza Stato-Regioni, andare a incontri informali per definire una griglia normativa. Potrebbe rivelarsi utile che il presidente del Consiglio si riunisca, anche in teleconferenza, con tutti i presidenti di Regioni per concordare atti normativi” e dare vita a un “patto nazionale, a quel minimo denominatore comune” che permetta di “riaprire tutti insieme oppure definire parametri condivisi: io, cittadino di una regione, se voglio interagire con cittadini di altre regioni devo sapere di poterlo fare in sicurezza”.
Poi, però, come si vara un decreto legge senza ledere la Costituzione, che prevede un passaggio parlamentare? La Costituzione, spiega, “non include la conversione in legge dei decreti legge tra i casi in cui è obbligatorio il procedimento ordinario. Di conseguenza, esclude il procedimento decentrato in commissione. A prevedere il procedimento ordinario sono i regolamenti della Camera e del Senato. Bisognerebbe modificare quelli, attraverso una convocazione del Parlamento, e consentire così alle capigruppo di poter decidere. Ma, ancora una volta, servono la disponibilità e la responsabilità della classe politica”. (qui)

E il divieto di praticare sport all’aperto non è un crimine solo contro la costituzione, ma anche contro le leggi di natura:

E si allunga la lista degli abusi – che in qualche caso si configurano in veri e propri crimini – sui cittadini, dal medico che sta andando in clinica per un’emergenza alla famiglia che porta la bambina leucemica al controllo.

E si allunga, naturalmente, la nostra prigionia, mentre apprendiamo che la Svezia, che non ha messo in atto nessuna limitazione, ha un sesto dei nostri abitanti e un quattordicesimo dei nostri morti, che la Svizzera, che non ha messo in atto nessuna limitazione, ha poco più di un ottavo dei nostri abitanti e poco più di un ventesimo dei nostri morti. E sicuramente, anche se non sarà mai registrato da nessuna parte, entrambe avranno molti meno morti futuri per conseguenza della povertà. DISOBBEDIENZA CIVILE!

barbara

LE MORTI IN MARE

Chiariamo una cosa. La morte in mare di emigranti non è causata dalla chiusura dei porti italiani disposta da Salvini. È causata dal tentativo degli scafisti di farglieli riaprire.
Basta una semplice constatazione. Gli scafisti prendono 5.000 euro da ogni persona che mettono sui gommoni. Nell’anno di punta, in Italia sono entrati 180.000 clandestini. A 5.000 euro a testa, fanno 900 MILIONI DI EURO ALL’ANNO.
(E ha poco senso obiettare che qualcuno paga SOLO 3.000 euro. Si tratta comunque di non meno di mezzo miliardo l’anno. E al calcolo sfuggono gli “sbarchi fantasma”).
Di fronte a una misura che da un momento all’altro azzera i suoi vertiginosi guadagni, pensate che la mafia degli scafisti si ritiri in buon ordine? Che faccia spallucce e rinunci ad accumulare miliardi? Se lo pensate, non continuate a leggere. Il vostro livello intellettuale è quello di un’ameba, non potreste capire.
Se invece avete un’intelligenza superiore a quella di un’ameba, capirete che l’unica risposta possibile alle domande precedenti è NO.
Che cosa possono fare gli scafisti per riavviare il loro lucroso commercio di schiavi? Semplice, fare leva sull’arma più efficace a loro disposizione: il ricatto morale. Un’arma usata dai sequestratori, dai terroristi e da tante altre personcine ammodo.
Il trucco è elementare: si aumentano i morti in mare, così l’opinione pubblica, che subisce ogni giorno un profondo e capillare lavaggio del cervello da parte di chi, a sua volta, ricava ingenti vantaggi dall’invasione africana, mette in relazione i morti con la chiusura dei porti. Chiudono i porti, aumentano gli annegati: quindi la chiusura dei porti fa annegare la gente. Post hoc, ergo propter hoc.
I naufragi avvengono a 6 chilometri dalle coste libiche e a 450 chilometri da quelle italiane. Solo un imbecille potrebbe mettere in relazione diretta di causa-effetto i due eventi sopra richiamati. Se i gommoni sono in difficoltà appena partiti dalla Libia, perché dovrebbero essere portati a 450 miglia di distanza? E da chi, poi? Le acque territoriali libiche sono giustamente pattugliate dalle motovedette libiche, che ovviamente, dovendo mettere in salvo persone, li portano sulla costa più vicina, quella libica.
Ma questo elementare ragionamento è troppo difficile per i cervelletti sinistri, pieni di segatura centrifugata dalla propaganda di chi è in combutta morale e materiale con gli scafisti.
A costoro sfugge la verità lapalissiana: un naufragio a 6 chilometri dalla costa non è un evento casuale, dovuto alla sfortuna, e che possa essere prevenuto solo allineando navi ONG davanti alla Libia. È un evento voluto e accuratamente preparato. Si mettono in mare gommoni da 50 posti, stipati con 400 persone, e per giunta si lasciano nei loro serbatoi due gocce di benzina. I morti sono cercati, sono programmati, in quanto necessari al compimento del piano criminoso degli scafisti. Quei morti servono a esercitare un ricatto morale: “Ah, vuoi rovinarci chiudendo i porti? E noi ammazziamo sempre più gente per addossartene la colpa. Alla fine dovrai cedere, dovrai riaprire i porti e farci riprendere i nostri traffici di carne umana da un miliardo l’anno”.
Il cinico e spietato calcolo poggia sulla dabbenaggine, sull’immensa stupidità di chi è abituato a bersi tutte le panzane del Pensiero Unico di sinistra, da anni divulgato dalla dittatura dell’informazione, che ha fatto fuori dalle TV tutti i giornalisti non allineati.
È troppo difficile, per chi da tempo immemorabile ha rinunciato a esercitare il benché minimo spirito critico, rendersi conto che gli scafisti trattano i trasportati come merce. Gli agricoltori, quando il prezzo delle arance crolla, ne mandano tonnellate al macero: così le rimanenti acquistano valore. Gli scafisti si comportano allo stesso modo: la loro merce umana non rende più? Ne ammazzano qualche decina di migliaia di capi, per riaprire il mercato; e per giunta fabbricano foto taroccate con bambolotti bianchi spacciati per bambini africani; con gente a faccia in giù nell’acqua, che dovrebbe essere annegata, ma muove braccia e gambe perché non sa fare il morto a galla. Tutta l’industria del falso foto-cinematografico (ben nota col soprannome di PALLYWOOD) viene messa in moto. E immancabilmente ci sono persone che abboccano come pesci all’amo. Non si tratta solo di stupidi. Magari sono anche in gamba nel loro lavoro, ma quando si tratta di propaganda politica, fosse anche la più marcia e inverosimile, perdono la ragione. E li vedi sospirare e lacrimare per finti morti. E li vedi puntare il dito su chi viene ricattato, mai sul ricattatore.
Supponiamo (è come fare un disegnino, per farlo capire a chi proprio non ce la fa) che un delinquente sequestri un bambino e venga da te puntando una pistola alla tempia del bambino; e poi ti dica: “Se non mi dai un milione di euro, faccio saltare il cervello al bambino”. Tu non gli dai il milione, e lui spara. Di chi è la colpa della morte del bambino? Secondo la logica della sinistra è tua, perché non hai ceduto al ricatto morale del delinquente. Si rifiutano di riconoscere che l’unico colpevole è il sequestratore assassino. Sono incapaci di riflettere che, quand’anche tu avessi ceduto al ricatto, il giorno dopo sarebbero arrivati due rapitori con due bambini e due pistole, e il giorno dopo ancora ne sarebbero arrivati quattro. Fino a spogliarti di ogni avere, fossi pure l’uomo più ricco del mondo. Nel frattempo avrebbero comunque ammazzato qualche bambino, per metterti pressione.
Per la sinistra è colpevole chi non cede al ricatto, non chi ricatta. Con la stessa logica, dovrebbero dire che chi non paga il pizzo è un assassino, se la mafia gli ammazza il fratello.
Con la logica della sinistra, non è colpevole chi fa un traffico schifoso, immondo, di carne umana. Non è colpevole lo scafista, né la ONG, che collabora con gli scafisti, organizzando il trasbordo degli schiavi, né le Onlus che prendono 5 miliardi all’anno dallo Stato italiano per arricchirsi sulla pelle dei clandestini. Meno che mai, poi, è colpevole il PD, che a partire dall’operazione Mare Nostrum ha moltiplicato per 10 questa migrazione di massa.
Questa incoerenza logica ha la sua radice nell’ipocrisia più verminosa di un PD assetato di potere. Dato che gli italiani non lo votano più, allora sostituiamoli con gli africani, che per riconoscenza lo voteranno, appena sarà loro regalata la cittadinanza. Che poi gli italiani siano costretti a vedere bivacchi ovunque, che non si sentano più sicuri di uscire di casa per non incappare in qualcuno che li rapina, li stupra, li accoltella, li uccide; o per paura di trovare la casa occupata da chi pensa che ormai l’Italia è roba sua; tutto questo non ha alcuna importanza. Gli italiani possono crepare, tanto non votano più PD.
Per smascherare gli sciacalli, come si vede, basta fare due più due. Lo possono fare tutti. Ma gli sciacalli continueranno a diffondere le loro proterve menzogne. Loro, i veri schiavisti e razzisti. Perché da decenni hanno in mano le leve per manipolare l’opinione pubblica. Che, se apre gli occhi, non è perché qualcuno l’abbia fatta ragionare. È perché ha sbattuto il muso sulla realtà, si è fatta male, e da allora crede più ai propri lividi che alle panzane.”

Enrico Casaburi (che non ho idea di chi sia, ma di sicuro è uno che sa far funzionare la testa)

Concludo con questo delizioso video

(traduco riassumendo dalla nota che accompagna il video) Siamo davanti alla costa libica, e la guardia costiera libica si accinge a “salvare” gli occupanti di un gommone. Guardateli: tutti uomini, e il gommone fermo, non tenta neppure di muoversi, semplicemente aspettano di venire recuperati da una delle due navi di una Ong spagnola che fino a poco prima (prima che arrivasse la guardia costiera libica) erano state nelle vicinanze pronte a raccoglierli.

Di sicuro nessuno può immaginare che quella gente abbia pensato per un solo momento di accingersi ad attraversare il Mediterraneo.

barbara