Dove, visti i precedenti, la forma prudenziale di “Ho paura che” ha valore puramente estetico.
Sisto Ceci
“Come volevasi dimostrare , Arcuri anche con le siringhe ha combinato un enorme casino : DAI BANCHI A ROTELLE ALLE SIRINGHE CON AGO AVVITABILE. ARCURI HA RACCONTATO BALLE AI GIORNALISTI CHE HANNO RICHIESTO SPIEGAZIONI Io avevo già sentito qualcosa sui dubbi che erano stati sollevati riguardo al bando di Arcuri per l’acquisto delle siringhe necessarie a somministrare il vaccino anti Covid e la cosa mi aveva colpito. Mezz’ora fa ho seguito Tagadà e in base a documenti scritti in possesso dei giornalisti della trasmissione e alla testimonianza resa da un responsabile dell’ azienda che fornisce la maggior parte delle siringhe agli ospedali italiani (comprandole dalla Cina), sono emersi questi elementi che a mio parere sono sconvolgenti: 1) esistono due tipi di siringhe; per un tipo, l’ago viene collegato alla parte contenente il serbatoio/stantuffo tramite una leggera pressione, mentre per l’altro tipo vi è necessità di un’avvitatura, manovra che ovviamente richiede più tempo; 2) la siringa con l’ago avvitabile serve solo per utilizzi particolari ad esempio quando il materiale da iniettare è viscoso e vi è pericolo che le due parti si scolleghino per la troppa pressione; 3) la siringa con ago avvitabile costa DUE VOLTE E MEZZO QUELLA DELL’ALTRO TIPO; 4) tutto il mondo utilizza per il vaccino Covid il tipo meno costoso; 5) le siringhe con avvitamento sono poco richieste e quindi la loro produzione è molto limitata per cui le aziende devono attrezzarsi per fabbricarle il che significa che quando arriverà il vaccino non avremo le siringhe per somministrarlo; 6) ARCURI HA DECISO CHE SI UTILIZZINO SOLO LE SIRINGHE CON L’AGO AVVITABILE E IL BANDO DI ACQUISTO RIGUARDA ESCLUSIVAMENTO TALE TIPO DI MANUFATTI; 7) Arcuri è stato interpellato e il suo portavoce ha risposto che il Commissario aveva seguito il parere del CTS il quale organismo ha smentito di essere mai stato interpellato sulla scelta da fare. Anche l’ Istituto Superiore della Sanità ha fornito la medesima risposta e pure la Pfizer, interpellata, ha scritto che possono essere usate siringhe normali.
CARISSIMI CI STANNO ANCORA UNA VOLTA PRENDENDO PER I FONDELLI PER CUI DOBBIAMO AGIRE PER OTTENERE LE DIMISSIONI DI UN PERSONAGGIO CHE CON QUESTA VICENDA DIMOSTRA LA PROPRIA INCAPACITA’ O QUALCOSA DI PEGGIO.”
Così a naso direi qualcosa di peggio. E dopo i banchi a rotelle pagati oltre dieci volte il loro valore e costati miliardi e in parte mai arrivati e gli altri mai usati, dopo le mascherine pagate e mai arrivate, dopo dieci mesi di devastazione economica, sanitaria, sociale, politica, non è davvero facile nutrire dubbi sulla veridicità della denuncia. D’altra parte, quando si ha a che fare con la più perfetta esemplificazione del concetto di “espressione bovina”,
cos’altro aspettarsi? In compenso ci è molto chiaro che cosa ci aspetta nel prossimo futuro:
E dopo questa magnifica torta, poteva mancare la ciliegina? Ma no che non poteva mancare! Ed eccola, dunque
accompagnata da un’opportuna risposta
Come si suol dire, quando credi che abbiano toccato il fondo, hanno già cominciato a scavare. Il problema è che il culo che sta sprofondando sempre più è il nostro.
Perché abbiamo un numero relativamente alto di positivi: più tamponi e…
Coronavirus, possibile sovrastima dei casi: i test rilevano anche virus morto
Pubblicato il: 05/09/2020
I numeri dei soggetti positivi a Covid-19 potrebbero essere ‘falsati’. E questo perché il test principale utilizzato per diagnosticare il coronavirus è così sensibile che potrebbe rilevare anche frammenti di virus morto legato a vecchie infezioni. Lo sostengono scienziati britannici, autori di uno studio ‘ad hoc’. La maggior parte delle persone è contagiosa solo per circa una settimana, ma potrebbe risultare positiva nelle settimane successive. E i ricercatori affermano che questa ‘eccessiva sensibilità’ dei test potrebbe portare a una sovrastima dell’attuale dimensione della pandemia.
Carl Heneghan, dell’Università di Oxford, uno degli autori dello studio, ha affermato che invece di fornire un risultato “sì/no” in base al rilevamento di un virus, i test dovrebbero avere un punto limite in modo che quantità molto piccole di virus non si traducano in una positività, riferisce la Bbc online. E proprio il rilevamento di tracce di vecchi virus potrebbe in parte spiegare perché in Gran Bretagna (e non solo) il numero di casi è in aumento mentre i ricoveri ospedalieri rimangono stabili. Il Center for Evidence-Based Medicine dell’Università di Oxford ha esaminato i dati di 25 studi in cui campioni di virus da test positivi sono stati messi in una capsula di Petri per vedere se si sviluppavano. Questo metodo di “coltura virale” può indicare se il test positivo ha davvero rilevato virus attivi che possono riprodursi e diffondersi, o solo frammenti di virus morti che non crescono in laboratorio, o in una persona.
Secondo Heneghan, i dati suggeriscono che l’infettività del coronavirus “sembra diminuire dopo circa una settimana”. Inoltre, benché non sia possibile controllare ogni test per vedere se è presente un virus attivo, la probabilità di falsi positivi potrebbe essere ridotta se gli scienziati riuscissero a individuare un discrimine. Ciò impedirebbe anche quarantene inutili. (qui)
Perché la situazione appare tanto negativa: per i numeri manipolati, per i falsi positivi e…
Covid, 3 tecniche di manipolizzazione di massa
Non c’è alcun dubbio: un redivivo George Orwell, se potesse seguire le cronache del Coronavirus in questo 2020, troverebbe ogni giorno nuovi e fantasiosi esperimenti del suo newspeak, la neolingua da lui prefigurata in 1984. E badate bene: nella dimensione distopica immaginata da Orwell, questo nuovo linguaggio non doveva essere solo un mezzo espressivo, ma uno strumento per rendere pressoché impossibile qualunque altra forma di pensiero, qualsiasi altro approccio alla realtà, confinando ogni eventuale eresia nel recinto del tradimento o della follia. Ecco le ultime tre applicazioni, individuate fresche fresche dai giornali della scorsa settimana.
1. La prima ha a che fare con l’uso della parola “negativizzati” per indicare chi non sia più positivo, ad esempio dopo un ulteriore tampone di verifica. Se ci pensate bene, qui siamo dinanzi a un virtuosismo della manipolazione: per indicare un evento rassicurante, per descrivere cioè l’uscita da una situazione che poteva destare preoccupazione, si utilizza una parola che a sua volta inquieta, che porta con sé un alone cupo. Avete fatto caso che, per la ragione uguale e contraria, nessuno usi la parola “sano”?
2. La seconda ha a che fare, quando qualcuno risulta positivo al test, con la naturalezza con cui siamo tutti portati (ecco la nuova forma di pensiero imposta) a inviare auguri di pronta guarigione. Peccato che essere positivi non significhi essere malati, né dover necessariamente sviluppare una malattia o sopportare sintomi. Anzi: l’osservazione clinica ci dice che, in questa fase, circa 9 su 10 dei contagiati non hanno sintomi. Questo dovrebbe per un verso – naturalmente – farci valutare positivamente la precauzione di un breve isolamento domestico per queste persone (e per ciascuna di loro è indubbiamente una terribile scocciatura: non sono malati ma potrebbero rivelarsi contagiosi), ma per altro verso dovrebbe indurre un senso generale di sollievo. Diversamente da quanto accadde a marzo e ad aprile, con numeri impressionanti di decessi, ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, stavolta queste tre voci rimangono fortunatamente con numeri bassissimi. Eppure, il pattern mentale in cui ci siamo infilati è quello dell’equivalenza logica tra “positivo” e “malato”.
3. La terza, più che una modalità espressiva, è un giudizio, un approccio psicologico, che per educazione molti non esplicitano, ma ci è stato inculcato e inoculato in modo capillare. Mentre a marzo e ad aprile, se avevamo la notizia di una persona trovata positiva, scattava un moto di solidarietà e simpatia, adesso – incredibilmente – scatta in automatico una specie di sospetto. “Ah, ma allora sei andato in vacanza nel tale posto?” oppure “Ah, ma allora sei andato in discoteca?” oppure “Ah, ma allora sei uno di quelli della movida?”, necessariamente associando la sopravvenuta positività a un meccanismo di colpevolizzazione.
Sembra incredibile, ma è così. L’esperimento è tragicamente riuscito. Mesi di messaggio mediatico e di terrore indotto hanno cambiato il nostro modo di parlare e di pensare.
“Io credo semplicemente che ci dobbiamo vergognare. Dobbiamo ricevere ancora i soldi della cassa integrazione. Avevo dipendenti che prendevano 1.200 euro al mese e si sono ritrovati con 400: una persona come fa a vivere così? Come lo paga il mutuo, l’affitto, le bollette?
Per me sarebbe stato meglio fare un anno bianco. Tasse sospese almeno fino all’anno prossimo e poi si vedeva, ma la verità è che Conte ha tagliato fuori l’imprenditoria.
Sto pensando a una class action contro il governo. I nostri diritti sono stati calpestati.”
Lo sfogo di Gianfranco Vissani, e come lui tantissimi ristoratori, commercianti, imprenditori, partite Iva stanchi di questo governo pericoloso.
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Caro Porro, il governo ha lasciato indietro le Agenzie di viaggi
Riportiamo di seguito una lettera che una nostra commensale ci ha inviato mettendo nero su bianco tutta la sua rabbia contro “questa disinformazione, questo terrorismo e questa incompetenza del governo che ci sta portando allo sbaraglio in tutti i campi dove loro mettono le mani”.
Gentile Direttore,
vorrei porre alla Sua attenzione quanto sta accadendo nel settore Turismo ma, nello specifico, nelle Agenzie di viaggi e/o Tour Operator medio-piccoli. Dal 18 maggio abbiamo aperto le Agenzie e gli Uffici con la speranza di poter vendere le poche destinazioni europee in cui a noi italiani era concesso. Fin da subito è stato il delirio in quanto, contrariamente ad altri Paesi europei, mancavano le linee guida e i corridoi turistici preventivamente studiati e programmati. Nonostante ciò, abbiamo lavorato qualcuno bene , qualcuno meno bene (eufemismo in certi casi) e abbiamo tutti dato assistenza pre e post vacanze rincorrendo come dei pazzi le varie disposizioni che il governo decideva e cambiava di giorno in giorno con il grave pericolo, non esistendo informazione, di fare errori letali per il cliente. Abbiamo fatto tutto ciò con grande serietà e professionalità senza alcun aiuto da parte di nessuno.
Il problema, forse molto più serio, arriva da oggi in poi anche grazie a dei giornalisti scriteriati ed asserviti. Il giornalismo italiano si è sempre contraddistinto sin da marzo – non tutto ad onor del vero ma la maggior parte – per aver divulgato notizie allarmanti, terroristiche e molto spesso mai totalmente veritiere. E questo continua ancora adesso e comporta un allarmismo ed una insicurezza continua e costante riportando le agenzie di viaggi in condizioni di assoluta precarietà.
I piccoli Tour Operator e noi agenzie di conseguenza, abbiamo dovuto cancellare innumerevoli prenotazioni per settembre ed anche ottobre e la situazione è raccapricciante visto che tra una manciata di giorni l’Italia ed il Mediterraneo non sarà più possibile venderli a causa delle condizioni climatiche e cosa venderemo da ottobre in poi? Quali sono le guide che il Ministero del turismo divulga ? Cosa viene fatto per aiutare tutto il settore delle Agenzie di viaggi? Niente, non è stato fatto niente di niente, nemmeno una buona comunicazione oppure delle linee guida chiare, esaustive e di supporto a tutto il comparto delle agenzie.
E poi, a fine agosto, primi di settembre cosa siamo venuti a sapere? Che nonostante gli Italiani non potessero ‘sconfinare’ oltre i Paesi Cee, ci sono agenzie di viaggi che tranquillamente e senza problema alcuno hanno mandato clienti alle Maldive – un esempio su tutti ma potrei fargliene altri – che sono partiti, hanno fatto la vacanza senza seccature di tamponi od altro e sono rientrati appagati dalla vacanza senza alcuna preoccupazione di quarantena . A voi sembra normale tutto ciò? Solo le Maldive hanno avuto una presenza di italiani, in agosto, di 180 persone! Abbiamo un ministro del Turismo che è imbarazzante, ignorante come una capra, chiedendo scusa alle capre, e che non sa nemmeno le basi del turismo. Non compare mai e quando è comparso ha sostenuto una serie di cazzate senza senso altrimenti ha fatto scena muta perché non conosce minimamente la materia. Il turismo non è fatto solo di alberghi e compagnie aeree ma anche da noi agenti di viaggi che tutti hanno dimenticato e pochissimo menzionato nei vari programmi televisivi.
Ora davvero, basta terrorismo, basta piagnistei, basta urlare che si chiude perché, io non voglio chiudere ma voglio lavorare dando tutta la mia professionalità ai miei clienti che vogliono, comunque, vivere continuando anche a viaggiare in sicurezza! Mi aiuti Direttore a far chiarezza , a far capire che abbiamo bisogno di linee guida e di informazioni sicure per vendere in tranquillità anche i viaggi extra Cee che per l’inverno sono in assoluto l’unica cosa vendibile e proponibile.
Grazie per la sua attenzione e per il tempo dedicato alla mia lettura.
È la Nexus made srl di Ostia una delle 11 ditte che ha vinto il discusso appalto degli arredi scolastici. Peccato che l’azienda organizza e promuove eventi fieristici, una garanzia di saper fabbricare banchi con le rotelle. Fatturato di 400mila euro, appalto vinto di 45MLN di euro. Insomma, un’azienda dalle forti capacità tecniche ed economiche come richiesto dal bando, visto che dovrebbe lavorare 112 anni per arrivare all’importo garantito dal Governo e ha presentato il bilancio 2018 a marzo 2020 e quello del 2019 a luglio 2020. Dovrà produrre (???) 180mila banchi, 20mila dovranno essere consegnati entro il 12 settembre, 160mila il 31 ottobre. La Nexus non ha un sito internet, non si trova il numero di telefono. Il titolare Franco Aubry (socio con 100 euro, proprietario e amministratore unico), così come Fabio Aubry (socio con 3.900 euro, fabbricatore di tende) non sono reperibili, secondo quanto riferisce la giornalista de La Verità. La sede della società è nello stesso stabile di quella dell’Arcigay di Ostia, e ha un capitale sociale di 4.000 euro. Le sono stati pagati 247,80 euro a banco. Visto che non li produce, come fa ad avere una capacità di acquisto di questa portata?
I misteri di Ostia e le boiardate di Arcuri. (qui)
Ovviamente non faranno altro che comprare su Amazon i banchi cinesi a 30 dollari – 27 euro – l’uno, ma comprandone 180.000 riusciranno sicuramente a spuntarli a 20-25 euro con un guadagno medio di 225 euro a banco, che moltiplicato per 180.000 fanno 40.500.000 euro depredati dalle nostre esauste tasche. Aggiunti a tutti i mancati guadagni di un’infinita serie di categorie professionali, causati da un governo criminale. Mancati guadagni che significano mancate tasse che significano meno soldi per sanità, istruzione, sicurezza, trasporti, rete viaria (manutenzione ponti compresa) eccetera eccetera.
La prima lezione ci viene da Napoli: se vedete qualche criminale senza mascherina, non limitatevi a redarguirlo severamente: pestarlo dovete, di santa ragione, e fare una bella rissa tutti ben attorcigliati
La seconda ci viene dalla Giordania: vi siete ammalati, vi hanno fatto il test, siete risultati positivi e adesso dovete andare all’ospedale: mi raccomando, fatelo nel modo giusto.
La terza ci viene da Codacons: se volete fare qualcosa di utile dovete dare soldi a loro, più ne date e meglio è.
E infine bisogna fare i tamponi a tutti quelli che ne hanno bisogno… ah no, che stupida, quelli li stanno già facendo, vero signor Borrelli? Vero dottor Villani? Vero signor Miozzo?
Durante la conferenza stampa di mercoledì, il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha detto:
I tamponi – così come prevede l’OMS, poi mi correggerà se sbaglio il professor Villani – sono effettuati solo quando ci sono sintomi. Sintomi evidenti, difficoltà respiratorie. Quindi sotto questo profilo possono esserci anche delle persone lievemente sintomatiche che non fanno i tamponi. Questo è quello che penso, giusto professore?
Il professore Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria, ha quindi risposto:
Confermo. A coloro che hanno realmente bisogno del tampone, il tampone viene eseguito. Quindi se non viene eseguito evidentemente non c’è l’indicazione a farlo.
Questa cosa non è vera. Ma proprio clamorosamente. Decine di migliaia di persone in Italia – e probabilmente di più – lo sanno bene perché è capitato a loro, o a una persona a loro vicina. Ed è doloroso ascoltare una bugia di queste proporzioni da persone di questa responsabilità in un contesto così delicato.
Una volta per tutte: le raccomandazioni del ministero, diffuse con una circolare del 27 febbraio e poi con una del 9 marzo, dicono che devono essere sottoposte a tampone le persone con infezione respiratoria acuta, cioè «insorgenza improvvisa di almeno uno tra i seguenti segni e sintomi: febbre, tosse e difficoltà respiratoria». È chiaramente specificato che il tampone è raccomandato in presenza di questi sintomi indipendentemente dal ricovero ospedaliero («che richieda il ricovero o meno», dice la circolare). Le raccomandazioni dell’OMS, poi, sono «fate i test, fate i test, fate i test». Siamo stati sgridati per questo: ampliare il numero di test è considerato cruciale per contenere l’epidemia e prendere le migliori decisioni sul percorso di uscita da questa crisi.
Eppure in Italia ci sono sicuramente moltissime persone che pur ricadendo nelle categorie indicate dal ministero e dall’OMS – pur trovandosi in situazioni in cui esisteva eccome «l’indicazione a farlo», per usare le parole del professor Villani – non sono state sottoposte al tampone.
Lo dimostrano le testimonianze drammatiche che tutti i mezzi di informazione, tra cui il Post, raccolgono da giorni da decine di medici di base, medici ospedalieri, infermieri e anestesisti in Lombardia; lo dimostrano le migliaia di persone morte in casa o nelle case di riposo con sintomi gravi compatibili con la COVID-19 e mai sottoposte al tampone, nonostante le ripetute richieste rivolte alle autorità sanitarie; lo dimostrano le esperienze di tantissime persone – disponibili ovunque, dai giornali ai social network fino probabilmente al vostro condominio, se vivete in Lombardia – che pur manifestando sintomi importanti e a volte anche convivendo con una persona risultata positiva al coronavirus, non sono mai riuscite a farsi testare. Qui non si parla della questione del tampone alle persone asintomatiche o lievemente sintomatiche: si parla di persone con sintomi acuti – migliaia di queste sono addirittura morte – che non sono mai state testate.
Non è la prima volta che gli italiani sono costretti ad ascoltare questa bugia. La regione Lombardia continua a sostenere di aver «rigorosamente seguito i protocolli che sono stati dettati dall’Istituto Superiore di Sanità», quando in realtà è più facile ottenere una radiografia ai polmoni – che permette ai medici di riconoscere i sintomi della COVID-19 e arrangiarsi di conseguenza – che un tampone. Addirittura in molti casi non si riescono a fare nemmeno i tamponi di controllo, quelli necessari per accertare la guarigione dei pazienti, che intanto aspettano per giorni di tornare alle loro vite. Il molto annunciato aumento del numero di tamponi effettuati in Lombardia ancora non si è visto. Non è solo una questione di correttezza, sia chiaro: le carenze della Lombardia sui test compromettono il contenimento dell’epidemia, e le modalità e i percorsi con cui potremo uscire da questa situazione e tornare alle nostre vite.
Anche il direttore della Protezione Civile, Agostino Miozzo, durante la conferenza stampa di mercoledì della settimana scorsa ha detto che «si fanno i tamponi che il Sistema Sanitario Nazionale ritiene necessario fare sulla base delle indicazioni che ci sono suggerite dalle organizzazioni internazionali». Non è vero.
In Lombardia non si fanno i tamponi che il sistema sanitario ritiene necessario fare, ma quelli che il sistema sanitario riesce a fare, a prescindere dai protocolli: e quindi molti meno di quelli che sarebbe necessario fare se si volessero seguire le indicazioni nazionali e internazionali. In altre regioni si sono visti approcci diversi e grandi miglioramenti su questo fronte: in Lombardia no. Poco dopo Miozzo ha aggiunto, parlando dei tamponi, che «c’è una policy di ricerca dei pazienti soprattutto sintomatici o dei loro contatti stretti». Non è vero neanche questo. Al contrario, la stampa in questi giorni ha ottenuto decine di testimonianze di familiari e conviventi di persone affette da COVID-19 che pur manifestando i sintomi della malattia non sono mai state testate, e a cui le autorità sanitarie hanno dato la sola istruzione di restare a casa come tutti.
Sempre durante la conferenza stampa di ieri, Borrelli ha detto anche un’altra cosa purtroppo non vera:
A me non è arrivata alcuna segnalazione di persone che non sono riuscite a entrare in terapia intensiva. Almeno per quello che è dato constatare a me, e non credo che sia arrivata all’opinione pubblica questo tipo di informazione. […] Con il lavoro dei medici, dei rianimatori, si soccorre – credo, a mio giudizio – tutti coloro i quali ne hanno bisogno.
Sono stati purtroppo proprio i medici e i rianimatori i primi a raccontare dolorosamente che in Lombardia per settimane non ci sono stati posti per tutti in terapia intensiva, e forse solo negli ultimi giorni le cose stanno cominciando a migliorare. Di nuovo, in Lombardia ci sono addirittura migliaia di persone – migliaia di persone – che sono morte in casa: che avrebbero avuto bisogno eccome di soccorsi, eppure non è stato possibile soccorrere. Residenze per anziani che si sono svuotate in pochi giorni e in cui le ambulanze non sono mai arrivate. Pazienti che non è stato possibile curare finché le loro condizioni non si sono deteriorate in modo irreparabile. Non uno o due: tanti. Il comprensibile desiderio di rassicurare la popolazione non può trasformarsi in una licenza a dire cose che non sono vere, peraltro da pulpiti così importanti e ufficiali.
Verrà il momento di discutere di cosa sia andato storto in Lombardia, che è stata travolta dall’epidemia con una forza maggiore che in qualsiasi altro posto d’Italia e forse del mondo. Così come verrà il momento di capire come mai a oltre un mese dall’inizio dell’epidemia non siamo ancora in grado di avere dei dati che permettano di misurare con una qualche affidabilità il numero di persone contagiate e il numero di persone morte. Può darsi che non si potesse fare più di così. Possiamo accettare che, pur avendo tutti le migliori intenzioni, in una situazione così straordinaria questo sia il massimo che fosse possibile fare. Ma allora sarebbe rispettoso e onesto dire questo, e non una bugia.
E mi auguro che quando questo cataclisma sarà finito, chi deve pagare paghi fino in fondo, senza sconti e senza pietosi buonismi.
Cosa vuole fare, davvero, la società occidentale nei confronti delle fake news? Può sembrare una domanda ovvia, ma non è così e crediamo che in gioco ci sia l’idea stessa di democrazia. Partiamo da due fatti, accomunati dall’ingresso di pratiche magiche e pseudoscientifiche nelle più alte istituzioni scientifiche italiane. Inizieranno nelle prossime settimane in circa metà delle 50 università italiane i Master post-laurea di I e II livello in Omeopatia e Medicine Complementari (o alternative) per medici, farmacisti e personale sanitario. E il Politecnico di Milano, cuore pulsante dello sviluppo tecnico scientifico del paese, il 16 e 17 novembre ospiterà, partecipandovi, il “35° Convegno internazionale di agricoltura biodinamica”. Analizziamo ora i fatti. Al di là dell’autosuggestione, di ciò che tecnicamente è effetto placebo, l’omeopatia non ha mai dimostrato alcuna efficacia, cosa indiscutibile visto che persino le analisi chimico-spettrografiche confermano che nei preparati omeopatici non v’è alcun principio attivo, ma solo acqua e zucchero.
Inoltre, nell’ultimo decennio ben tre enti scientifici internazionali, britannico (2010), australiano (2015) ed europeo (2017), hanno decretato l’inefficacia dell’omeopatia, valutando centinaia di articoli scientifici che analizzavano gli effetti sui pazienti. Perché dunque dopo un corso di laurea di 6 anni, con duri esami di fisica, chimica e metodologia clinica, agli studenti viene insegnata una teoria che contraddice tutte le conoscenze sino a quel momento acquisite, come, ad esempio, la credenza nella “memoria dell’acqua” o che shakerare un preparato omeopatico lo “dinamizzi”?
Al Politecnico si parlerà invece di come “irradiare la vita” dalle corna di una vacca, anzi di più, perché dalle corna si “irradia astralità”. Siamo nei fumi delle pratiche esoteriche nate in Austria dove Rudolf Steiner ispirò l’agricoltura “biodinamica” con solo otto lezioni tenute nel 1924. Più tardi le teorie di Steiner saranno accolte da gerarchi nazisti come Walther Darrè e Rudolph Hess. Così le corna di una vacca che abbia partorito almeno una volta vanno riempite di letame e sotterrate per un lungo inverno a Pasqua diventeranno fertilizzante: questo è il “preparato 500”. [“La vacca ha le corna al fine di inviare dentro di sé le forze formative eterico-astrali, che, premendo verso l’interno, hanno lo scopo di penetrare direttamente nell’organo digestivo. Proprio attraverso la radiazione che proviene da corna e zoccoli, si sviluppa molto lavoro all’interno dell’organo digestivo stesso”. Rudolf Steiner] Duecento grammi di letame stagionato per un ettaro di terreno, la superficie grande come due campi di calcio. Poi si usano anche i crani di animali domestici per contenere corteccia di quercia (preparato 505), oppure vesciche di cervo maschio riempite di fiori di achillea appese al sole della prima estate (preparato 502). Sorprende che siano presenti al convegno esperti di estetica del paesaggio, che forse sapranno meglio disporre le vesciche dei cervi nei campi biodinamici. Strabilia la presenza di intellettuali come Gad Lerner [vi strabilia perché non conoscete Gad Lerner, cari estensori! ndb] e ci auguriamo che tutti i relatori si documenteranno bene prima di mettere il proprio nome in calce a un simile evento.
Quali conclusioni trarre da questi due casi? Innanzitutto, è auspicabile che tutti i centri di ricerca e le istituzioni continuino a tenere la schiena dritta. Sulla frode Stamina, per esempio, se è vero che pochi ospedali accettarono le infusioni, confondendo colpevolmente l’opinione pubblica, tutti gli altri si rifiutarono, dimostrando rispetto per la medicina basata sulle prove, un alto senso civico e la presenza di comitati etici degni di questo nome. Sul caso della cosiddetta “agricoltura biodinamica”, la schiena dritta l’ha tenuta nel 2016 l’Università Bocconi – che tra l’altro non è un centro di ricerche tecnico-scientifiche – ospitando un convegno di biodinamica senza sapere che si trattasse di fake news pseudoscientifiche, e poi scusandosi ufficialmente, con una pubblica dichiarazione, proprio al Foglio, in cui il rettore dichiarava che non sarebbe “mai più accaduto”. In secondo luogo, capiamo che una delle strategie del marketing della biodinamica è quella di vendersi per quello che non è, ovvero confondendosi con l’agricoltura a basso impatto ecologico (che invece usa tecniche altamente innovative e scientifiche, tra cui gli Ogm).
Uno specchietto per le allodole, dunque, per farsi ospitare in consessi scientifici, che ingenuamente cadono nella trappola, con la conseguente logica parassitaria per cui chi offre gli spazi (ai ciarlatani) perde la faccia, mentre chi viene ospitato si fregia di un accreditamento scientifico. Con il terzo punto, vorremmo infine rispondere alla domanda da cui siamo partiti. Fake news, o “bufala”, è oggi una delle parole più inflazionate: le vengono tributati ampi spazi nei principali tg, incontri nei principali festival scientifici, corsi e lezioni nelle università. Il che è un bene, perché si dice, giustamente, che la confusione tra fatti e opinioni porta verso derive populiste come la vagheggiata democrazia diretta (dove uno vale uno), verso forme demagogiche volte al dominio della paura sulla politica. Si dice che le fake news tribalizzano i cittadini, rinforzano cioè il “ragionamento motivato” che enfatizza l’identità e l’adesione al gruppo sociale, mettendo a repentaglio persino i rapporti diplomatici tra le nazioni, la tenuta dell’Unione europea e dei rapporti atlantici.
Ebbene, chi può reagire a queste spinte se non le istituzioni scientifiche? E come spiegare ai cittadini che, nei luoghi delle scienza, il lunedì si insegna la genetica vegetale e il giovedì la biodinamica sul sotterramento durante il plenilunio di corna e letame? Se le istituzioni scientifiche non tengono la barra a dritta, quali saranno le alternative? La fase storica attuale ci suggerisce che l’estensione del fenomeno è impressionante e ben diversa dal passato con i suoi isolati casi di propaganda, complotti e frodi. Occorre reagire fermamente, l’argine è colmo, a farlo cedere saranno simili tentennamenti istituzionali, che finirebbero per favorire l’opzione alternativa: entrare nell’epoca dei post-fatti.
Ma allora, per coerenza, i rettori dovrebbero sedersi attorno a un tavolo e decidere che il confine tra dati e opinioni non esiste più, che le università debbano essere al passo con i tempi della realtà post-fattuale, aprire le porte a biodinamica, omeopatia e terapie di non comprovata efficacia, e che l’avventura scientifica nata cinquecento anni fa con Galileo è stata molto utile, a tratti entusiasmante, ma oggi è diventata un fardello ingombrante, specie per certa politica, a cui è preferibile la fiction della post-verità.
Andrea Grignolio – Università Vita-Salute S.Raffaele e CNR-ITB
Roberto Defez – CNR Napoli
Per coerenza mi aspetto, nel prossimo futuro, presso le migliori facoltà di medicina, convegni e corsi di laurea e prestigiosissimi master in scienza delle scie chimiche, diagnosi clinica mediante pendolino, cristalloterapia, chiromanzia, analisi comparata dei braccialetti energetici, proprietà terapeutiche del bicarbonato, tecniche di svaccinazione per guarire dall’autismo… Appena mi viene in mente qualche altra scienza fin qui colpevolmente trascurata da lobby medica, BigPharma e compagnia cantante, torno qua e la aggiungo.
Grazie per l‘attenzione e buona giornata a tutti (e buona notte a me).
In seguito alle recenti polemiche scatenate dal fatto che ho preso per il sedere una buffonata messa in atto in occasione del mio ultimo viaggio in Israele (polemiche che hanno procurato centinaia di nuove visite a un post che ormai non guardava più nessuno, perché chi doveva vederlo lo aveva già visto – e grazie dunque per la pubblicità gratuita che mi è stata regalata; se qualcuno avesse voglia di regalarmene un altro po’ scatenandomi qualche altra polemichetta, gliene sarò sinceramente grata), con grave risentimento di chi, nella sua veste di “counselor olistico esperto in tensio-planto riflessologia psicosomatica”, come recita il santino-biglietto da visita proditoriamente infilato in una tasca al momento dei saluti, si è sentito ferito nell’onore peggio di Mimì metallurgico, e con intervento – non so se spontaneo o su richiesta – dell’avvocato con grande esibizione di minacce di querela e tentativi di intimidirmi con la lista dei miei mostruosi crimini, spacciati poi come un favore a me (si sa che la gente dà buoni consigli…), in seguito a tutto questo, dicevo, ritengo utile riprendere questo illuminante pezzo del dottor Salvo Di Grazia, che allo smascheramento di bufale e fuffe e ciarlatanerie e truffe di ogni sorta in ambito terapeutico sta meritoriamente dedicando gran parte del suo tempo e delle sue energie.
Pochi giorni fa ho visitato un mercato del biologico. Chissà per quale misterioso motivo (che c’entra il biologico con la magia?), più che bancarelle o esposizioni di alimenti biologici era quasi esclusivamente un mercato di pratiche “olistiche“, alternative quando non vere e proprie truffe.
Mai vista una tale concentrazione di sciocchezze.
Io sono per la libertà di scelta, ognuno faccia ciò che vuole della sua salute e dei suoi soldi ma vedere tanta gente credere a vere e proprie cialtronerie mi ha scoraggiato parecchio e mi ha fatto riflettere.
C’è la bancarella di quello che vende i libri “alternativi” (di tutto e di più, dal Reiki alla riflessologia), delle palestre che pubblicizzavano i loro corsi di discipline orientali (e qui saremmo pure nella normalità), io passeggiavo e guardavo ma più mi mescolavo al pubblico, più scendevo in un tunnel che ha cominciato a mettermi angoscia. Il mio stupore è stato tanto presente da farmi chiedere se fossi io la “persona strana”, non ero a mio agio, non stavo bene.
C’era gente, adulti e bambini, sdraiata a terra mentre una persona agitava le mani sopra il loro corpo, come in una sorta di massaggio “esterno” che poi ho capito che era un “massaggio di energia” (energia? Quale energia?), buttati a terra, in pubblico, in mezzo alla strada, mentre qualcuno li “ripuliva dalle negatività”. Altri che scoprivano le (presunte) intolleranze alimentari con test ridicoli (tenere due alimenti, uno in ogni mano ed un macchinario faceva diagnosi!), chi proponeva “lavaggio dell’aura”, chi curava i dolori con le suole riflessoterapiche, persone che compravano delle calamite che avrebbero schermato le onde elettromagnetiche del cellulare (ovviamente mortali)… cartelli con i termini più assurdi e tipici della ciarlataneria: “biorisonanza”, “onde energetiche“, “luce informazionale”… un delirio e ad un certo punto, non scherzo, ho avuto la nausea. Vedere una persona adulta, apparentemente normale e sana, abbracciarsi con un “maestro di luce” (eh?) per riceverne gli influssi positivi mi ha sconvolto abbastanza. C’era chi vendeva aggeggi per curare le “geopatie” (presunte patologie dovute ad “interferenze” di vario tipo presenti sul nostro pianeta, vera pseudoscienza).
Vedere una ragazza elegante e normalissima sottoporsi ad una seduta di “lavaggio dell’aura” (una donna spostava, con le mani, l’energia negativa dal suo corpo, 20 euro) mi ha lasciato confuso e vedere tanta gente credere a certe cose mi ha fatto male. (continua)
PIESSE: a chi mi obietta che “ci sono centinaia di milioni di persone che”, l’unica risposta adeguata mi sembra questa: PIPIESSE: da più parti mi è stato consigliato di lasciar perdere questa stupida polemica. E non è che non sia un consiglio ragionevole, ma vedere incazzarsi persone tanto piene di sé, tanto occupate a prendersi sul serio da trattare ogni parola riferita a loro come un crimine di lesa maestà, è uno di quei piaceri che rendono la vita degna di essere vissuta, e ai quali per niente al mondo sono disposta a rinunciare (senza contare, comunque, che io non cerco polemiche con nessuno, ma se qualcuno arriva qui in cerca di guerra, si faccia pure sotto, che qua ce n’è per tutti)
Quelle che seguono sono dieci domande rivolte alla redazione delle Iene (e a Giulio Golia in particolare) a proposito del caso Stamina, compilate da un gruppo di giornalisti scientifici ed esperti che si sono occupati della vicenda in questi mesi: Marco Cattaneo, Salvo Di Grazia, Emanuele Menietti, Alice Pace, Antonio Scalari e io.
Se il caso Stamina esiste, è perché le Iene hanno dato una straordinaria visibilità alla vicenda operando alcune scelte che per noi, che in qualche modo siamo loro colleghi, sono tuttora difficili da capire.
Nei loro servizi televisivi sono stati omessi molti aspetti della storia, compresi quelli più inquietanti e legati al lavoro della magistratura. Sono stati mandati in onda bambini sofferenti, a dispetto di regolamenti e protocolli sull’impiego dei bambini in tv. Sono stati criticati gli scienziati che, sul protocollo Stamina, hanno avanzato il più banale dei dubbi: se è la soluzione a tante terribili malattie, perché chi lo possiede non lo apre al mondo, perché non lo rende pubblico, perché non permette a tutti di usarlo?
Il mio sospetto è che di scientifico, in questa storia, ormai non sia rimasto molto. Di certo, però, è rimasta la tv accesa a mostrarci pezzi di realtà e lacrime. E sono (ancora) convinta che chi ne detiene il telecomando abbia l’obbligo di interrogarsi, e di lasciarsi interrogare, su come ha scelto di usarlo.
1. Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?
2. Nei suoi servizi per Le Iene ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo Stamina?
3. Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?
4. Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati «con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca». Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?
5. La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?
6. Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla procura di Torino su 12 persone, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?
7. Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della procura di Torino?
8. Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione? [continua]
Chi specula sulla sofferenza è un criminale. Chi si rende complice di questi speculatori è criminale. Per favore, diffondete questo testo che contiene informazioni VERE, non lasciate che gli sciacalli si arricchiscano sfruttando la nostra ignoranza e la sofferenza di persone meno fortunate.
(Che se poi uno volesse ritirare fuori quella storia della macchina usata…)
barbara