
barbara
(clic) di cui ieri è ricorso il 17° anniversario: così la ricordava qualche anno fa alla Camera la signora Emanuela Corda, casualmente appartenente al movimento 5 stelle e oggi membro della Commissione Difesa.
barbara
Premessa importante: per ogni attività che fallisce, c’è un cinese pronto a comprarla per due soldi. E l’imprenditore fallito DOVRÀ vendergliela, perché lui deve mangiare, e nessun altro, qui, è in grado di comprargliela, perché chi non è ancora fallito è messo poco meno peggio di lui. E quando si saranno comprati tutta l’Italia, ci terranno per la gola, o per le palle, che dir si voglia, e faranno di noi tutto ciò che vorranno.
Per la prima non c’è bisogno di parole di accompagnamento
E, restando in tema di governo, o meglio, di gente che comanda, qui e altrove, non necessita di didascalie neppure la seconda
Poi vi faccio una domandina facile facile: qual è l’infrazione per la quale questo signore è stato sanzionato?
E adesso godetevi questo meraviglioso intellettuale che è convinto che la mancanza di respiratori, di mascherine, di qualunque strumento atto a fronteggiare un’epidemia annunciata sia una sciagura naturale, come i terremoti, gli uragani, le eruzioni dei vulcani, e quindi non si possono imputare colpe al nostro meraviglioso Bisconte biscottato: non è colpa sua se tutto è andato storto, è solo perché mancavano i respiratori, mancavano le mascherine…
Ma quante tonnellate di malafede ci vogliono per sparare una simile montagna di cazzate? Perché non basta l’ideologia per arrivare a questi livelli, qui ci vuole proprio dell’altro, e in quantità industriali.
E poi cosa vi metto? Ah sì, quegli sporchi infami sovranisti fascisti razzisti che predicano prima gli italiani, che si oppongono alla benefica regolarizzazione dei clandestini e altre simili porcherie
E ora guardatevi questa spettacolare carrellata di dichiarazioni di esperti dal 2 febbraio al 12 marzo, quando già avevamo superato il migliaio di morti
e ancora, alla metà di maggio, tocca sentirci dire che dobbiamo fare questo e dobbiamo fare quest’altro perché lo dicono gli esperti?! Ma andassero, come dice quel tale che non ama il turpiloquio, a fare mercimonio del proprio tafanario! E per concludere vi offro ancora un interessante video
e un altrettanto interessante articolo
Siamo ormai allo squadrismo sanitario
Il virus ha infettato il loro ego. Perciò voglia Dio, nella fase 2, liberarci dai ducetti della pandemia. Abbiamo bisogno di leader che ci trattino da cittadini maturi e responsabili, non da ragazzini minchioni da sottoporre a minacce e umiliazioni.
Prendete la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Già si era esibita sotto Pasquetta: se andate a fare le grigliate «vi becchiamo», «vi pizzichiamo», avvertiva i romani. Un linguaggio da poliziotto penitenziario, più che da primo cittadino di una capitale. Evidentemente, entrare nella «cabina di regia» con Giuseppe Conte deve averle montato la testa. E così, la Raggi, alla vigilia di questa falsa ripartenza, ha rincarato la dose, reclamando i pieni poteri per i sindaci e presentando in questi termini la riapertura dei parchi: «Sono una concessione che ci viene fatta dal presidente del Consiglio, ma dobbiamo meritarcela». Chiara la filiera? Se possiamo mettere il naso nella natura è per bontà del caudillo. La caudilla però ci mette sull’attenti, come all’asilo: se non fai il bravo, ti tolgo il giocattolo.
D’altro canto, la scuola d’illibertà del Movimento 5 stelle non ha nulla da invidiare alla scienza della reclusione del Pd. Il circolo Litorale dem di Ostia, ad esempio, per la stagione balneare aveva lanciato una brillante idea: il braccialetto elettronico contro gli assembramenti. Bello: andare in spiaggia come i condannati ai domiciliari. Per fortuna, i gestori degli stabilimenti hanno riconsegnato l’idea al mittente. Il circoletto piddino potrà rivendersela a una delle varianti del totalitarismo asiatico: dal regime di Xi alla tecnocrazia populista di Singapore.
A proposito di tecnici. Al coro delle minacce agli italiani s’è aggiunto il superesperto del ministero, Walter Ricciardi. Quello che era dell’Oms ma non è dell’Oms. Quello che attaccava il Veneto per i tamponi a tappeto, però aveva torto marcio, perché i tamponi a tappeto hanno consentito alla Regione di Luca Zaia di spegnere i focolai infettivi. Ebbene, il consigliere di Roberto Speranza, con un passato da attore, già rimprovera «le tante persone viste in giro»: «Voglio ricordare che come si è aperto, si può anche richiudere». Siamo ormai allo squadrismo sanitario: noi vi abbiamo ridato un pezzetto di libertà, noi ve lo possiamo togliere. Perché «abbiamo ancora bisogno di un cambiamento culturale forte, permanente». Scusi Ricciardi, ma lei chi è per imporcelo a suon di intimidazioni? Chi l’ha eletta? Chi la controlla? In virtù di quale autorità dovremmo sposare le sue convinzioni?
Solo lavate di capo. Nessuno è sfiorato dal sospetto che gli italiani non siano anarchici e smidollati, che sappiano regolarsi da soli, che i loro diritti fondamentali non dipendono dai comitati tecnico-scientifici o dalle manie di protagonismo di politicanti di secondo piano, poiché sono scolpiti della Costituzione e nel diritto naturale. Abbiamo preso in giro Boris Johnson e la Svezia, Donald Trump e Jair Bolsonaro. Ma noi siamo sotto il tiro dei «lanciafiamme» di Vincenzo De Luca, identico alla sua caricatura, personaggio più che persona.
Il sospetto è che qualcuno, qui, stia mischiando le carte per poter mettere le mani avanti: se le cose vanno storte, dannato sia chi va a correre, chi va al parco, chi fa al bagno al mare o la passeggiata sotto i portici con i bambini. Lo si legge nelle parole di Conte al Corsera: «La ripartenza del Paese è nelle nostre mani. Tocca a noi decidere se vogliamo che sia risolutiva e definitiva». Loro sono stati bravissimi: se poi finisce male, la colpa è nostra.
Alessandro Rico, 4 maggio 2020, qui.
Avete presente la famosa mamma napoletana che ti rincorre con la ciabatta gridando “Come ti ho fatto io ti disfo”? Ecco.
barbara
Dai gangster con amore La Russia minaccia La Stampa, il governo Conte capitola
Il ministero della Difesa di Mosca, che in questo momento schiera soldati e agenti sul suolo italiano, intimidisce i giornalisti italiani come è solito fare in patria. L’esecutivo e la maggioranza non fanno una piega (tranne Renzi)
Che il nostro sia un governo di irresponsabili e di inetti, tenuti in piedi da qualche sparuto adulto e dalla straordinaria mancanza di alternative, non lo scopriamo adesso. Lasciamo stare, per un attimo, la pandemia e le sue conseguenze sanitarie ed economiche perché, al di là della stravagante risposta di Conte e Casalino, queste sono tragedie che vanno oltre l’incompetenza e l’inadeguatezza di chi oggi è al potere.
Ma c’è altro. Soltanto ieri, il governo Conte ha lasciato accadere due cose che in tempi normali avrebbero portato l’arco costituzionale alla richiesta di immediate dimissioni dell’esecutivo. Prima il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, appartenente allo stesso partito del premier, si è reso protagonista di un episodio di volgare antisemitismo in diretta televisiva, invocando l’immaginario dell’usuraio ebreo, Shylock, per definire le banche che non vogliono concedere prestiti ai cittadini.
Buffagni ha scimmiottato l’asineria del suo leader Davide Casaleggio, espressa in un’intervista mattutina sul Corriere della Sera, probabilmente il prodotto dell’ignoranza sesquipedale caratteristica dei cinque stelle, ma certo non l’unico precedente di tensione antisemita del movimento grillino. Rendendosi complici di questa infamia, il governo e le altre forze politiche di maggioranza si sono girate dall’altra parte, facendo finta di niente.
Ma la cosa clamorosa è successa in serata, con una dichiarazione di Igor Konashenkov, portavoce del Ministero della Difesa russo le cui truppe scorrazzano per l’Italia per gentile concessione di Giuseppe Conte. Konashenkov ha violentemente attaccato una serie di articoli della Stampa a firma di Jacopo Iacoboni che hanno fatto notare, tra le altre cose, come nella missione russa in Italia, assieme agli esperti di guerra batteriologica, ci fossero anche agenti dei servizi segreti del Cremlino.
Il comunicato del portavoce del ministro della Difesa di Mosca, diffuso in italiano sulla pagina Facebook dell’Ambasciata russa a Roma, si conclude con una minaccia di stampo mafioso, di stampo mafioso russo, ai giornalisti della Stampa. Leggere per credere: «Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de La Stampa, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita). Per essere più chiari: Bad penny always comes back». Dalla Russia con amore.
Gli sgherri di Putin possono dire quello che vogliono, ma se lo dicono con tale protervia, mentre peraltro hanno i militari nel nostro paese, vuol dire che pensano di poterselo permettere. E, infatti, la cosa inaccettabile di questa vicenda non è il noto atteggiamento intimidatorio del Cremlino nei confronti dei giornalisti*, ma che il governo italiano glielo abbia consentito, proprio mentre fa circolare nel nostro paese i militari dell’ex armata rossa. Gli articoli della Stampa non sono stati smentiti né da Palazzo Chigi né dalla Farnesina, tantomeno dalla Difesa che sembra la vittima dell’attivismo filo russo di Conte e di Di Maio (hanno notato tutti che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini non è andato ad accogliere i nove aerei russi a Pratica di Mare, dove invece c’era Di Maio).
Un governo non solo serio, ma anche solo decente, dopo aver cacciato Buffagni per indegnità, avrebbe dovuto convocare istantaneamente l’ambasciatore russo a Roma, pretendendo le scuse formali del Cremlino a tutela della sovranità italiana, della reputazione di un’istituzione giornalistica come la Stampa e dell’incolumità dei suoi dipendenti. Invece nulla, zero. Niente di niente. Silenzio da Palazzo Chigi, silenzio dalla Farnesina. Nessuna reazione nemmeno dalle altre forze politiche di maggioranza, tranne un tweet di Matteo Renzi, figuriamoci dagli “utili idioti” che si abbeverano alla strategia del caos del Cremlino.
Il governo Conte ha lasciato entrare le truppe russe in Italia, si è inginocchiato agli interessi imperiali cinesi e nelle sue due versioni ha esacerbato i rapporti storici con gli alleati e con le istituzioni europee. E, da ieri, non si scompone di fronte alle minacce da gangster dei vertici di Mosca nei confronti dei giornalisti italiani, come se l’Italia fosse una Cecenia col mare. Non c’è da aspettarsi niente da chi si è volenterosamente consegnato ai due principali regimi autoritari del pianeta, ma è davvero impensabile che il Partito democratico, LeU e l’opinione pubblica italiana possano tollerare a lungo questa ingloriosa capitolazione.
Christian Rocca, qui.
*Se il cannocchiale funziona, leggere qui (se non funziona riprovare più tardi, perché va assolutamente letto), tenendo presente che mancano gli aggiornamenti di undici anni e mezzo.
Quanto alle misure da prendere, io andrei anche oltre quelle proposte da Rocca: un governo appena appena degno di questo nome avrebbe dovuto convocare istantaneamente l’ambasciatore russo pretendendo le scuse formali del Cremlino entro due ore, più che sufficienti per contattare il proprio governo e, da parte di questo, preparare due righe da pronunciare. In caso di mancata risposta, espulsione immediata dell’ambasciatore e di tutti i militari russi presenti nel suolo italiano e richiamo del nostro ambasciatore fino a data da destinarsi. Se, appunto. Ma qui siamo tornati al tempo dei padroni stranieri che comandano in casa nostra e dei governatorelli pronti a baciare la sacra pantofola del padrone di turno: Russia o Cina purché riempiano la mia casina.
E chissà se qualcuno avrà riflettuto sul fatto che, al pari di Mussolini e Hitler, il signor C. ha trasformato un mandato in una dittatura personale. Ma che, a differenza di M. e H. non aveva precedentemente raccolto una ricca messe di voti che giustificasse il conferimento del mandato, il quale è dovuto unicamente a un intrigo di palazzo finalizzato a scongiurare quelle elezioni che avrebbero indubbiamente dato la maggioranza all’odiato Salvini, formando così un disastroso governo che – ricordando l’altro tema toccato dall’articolo – ha ottenuto il voto favorevole anche della signora Segre, allo scopo di fermare l’orrendissimo antisemitismo che con Salvini al governo stava ormai dilagando. Non credo che sia mai accaduto, nella storia della nostra repubblica, che un governo e chi lo ha voluto si siano ricoperti di vergogna fino a questo punto.
barbara
A che ora sono morti i miei colleghi freddati da uno straniero ?
Non sono morti oggi pomeriggio, sono morti in un tempo indefinito del passato.
Sono morti quando avete scritto A.C.A.B. [all cops are bastards] sui muri, o i più raffinati 1.3.1.2.
Sono morti quando avete intonato la canzoncina che inizia dicendo:” la disoccupazione ci ha dato un bel mestiere, mestiere di merda Carabiniere..
Sono morti quando nella libertà del vostro seggio elettorale avete votato chi sponsorizza un’immigrazione senza controllo, senza regole, senza giustizia.
Sono morti quando parlamentari italiani si sono resi complici di uno speronamento ai danni della Guardia di Finanza.
Sono altresì morti quando avete fatto la vostra colletta per sponsorizzare chi materialmente ha speronato i Finanzieri.
Sono morti nel 1999 quando l’allora Governo nei primi 100 giorni abolì l’oltraggio a Pubblico Ufficiale, perché offendere chi rappresenta lo stato con la propria divisa non deve essere considerato reato; l’oltraggio venne poi reinserito in seguito.
Sono morti quando Barbara Balzerani, nome di battaglia Sara, libera dopo essere stata condannata a più ergastoli, ha potuto esaltare pubblicamente quanto fosse stato divertente uccidere Carabinieri e Poliziotti negli atti terroristici da lei compiuti.
Sono morti quando nessun PM ha preso provvedimenti per quanto istigato dalla Balzerani.
Sono morti quando l’amministrazione comunale di Milano ha votato contro il taser per la locale Polizia Municipale. Meglio un Vigile Urbano accoltellato che un delinquente colpito dal taser!
Sono morti quando il Giudice ha deciso nell’applicare il minimo della pena e lasciare libero di circolare l’assassino di questa notte, perché sicuramente si tratterà di soggetto pregiudicato.
Sono morti a ferragosto, quando anche quest’anno una compagine politica andrà a trovare i detenuti in carcere, per vedere se hanno troppo caldo, senza esser mai stati a trovare un familiare delle vittime di quei delinquenti che giustamente stanno in galera.
Sono morti quando sono stati invitati assassini di Poliziotti o Carabinieri nelle università per tenere le loro sponsorizzate conferenze.
I miei colleghi uccisi oggi sono morti tanto tempo fa, quando avete scelto da che parte stare ed avete scelto di stare contro gli uomini e le donne in divisa che rappresentano lo Stato.
E chi ha scelto di stare contro i rappresentanti dello Stato è colpevole tanto quanto il balordo che oggi ha materialmente sparato.
Anton (qui)
Ancora non ho del tutto perso la speranza che chi di dovere distolga ogni tanto per un momento l’amorosa attenzione da Caino per dedicare un’occhiata anche ad Abele. Però non è che ne sia rimasta molta, e diventa ogni giorno di meno.
barbara
Caso Priebke, lo Stato chiede il rimborso delle spese processuali a Pacifici e Vecellio
Erich Priebke continua a far parlare di sé. Condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, il nazista è tornato a occupare le prime pagine dei giornali anche dopo la sua morte avvenuta l’11 ottobre 2013.
Nel 1996 Erich Priebke querelò il futuro presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici e il giornalista del Tg2 Valter Vecellio con l’accusa di essere i mandanti del suo sequestro di persona.
I due sono stati assolti in tutti i gradi di giudizio.
C’è un però. Secondo la legge italiana, infatti, se una delle due parti risulta essere nullatenente, le spese processuali sono a carico dell’altra parte, anche se vincitrice.
Il caso ha voluto che il boia nazista Erich Priebke sia risultato nullatenente e quindi lo Stato italiano ha chiesto che le spese per il processo sia pagate da Pacifici e Vecellio, che ha commentato così l’accaduto:
“È una vicenda assurda e kafkiana, resa ancora più odiosa nel caso specifico: un criminale nazista si dichiara vittima di un reato giudicato inesistente, si riconosce che due cittadini sono stati ingiustamente chiamati in giudizio e si sono dovuti difendere per qualcosa che non hanno fatto; per beffa e oltraggio, uno Stato che non ha saputo farsi rimborsare chiede loro di pagare al posto del condannato”.
In merito a questa grottesca vicenda, la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha scritto una lettera alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in cui si legge:
“Voglio far giungere al dott. Vecellio la solidarietà e la vicinanza della Comunità EBRAICA di Roma in questa assurda vicenda che lo vede condannato al pagamento delle spese processuali insieme a Riccardo Pacifici nel procedimento contro il criminale nazista Erik Priebke. Un epilogo assurdo ed inaccettabile di un processo che ha aggiunto infinita sofferenza al dramma patito dalla Comunità ebraica e dalla città di Roma e che ha visto impegnata la società civile per far condannare il responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Sono stati anni difficilissimi in cui, a partire da Giulia Spizzichino che lo ha rintracciato in Sud America, agli avvocati che ci hanno accompagnato in quel processo, si è cercato di rendere giustizia per le oltre 335 vittime di quel massacro assurdo e spietato. Giustizia è quello che abbiamo sempre chiesto, non certo per vendetta, ma per restituire dignità alla memoria di quegli uomini e delle loro famiglie. Oggi questa vicenda assume ancora una volta dei contorni assurdi, con un’ennesima beffa che si aggiunge al danno di non aver visto il carnefice scontare realmente la pena dovuta. Mi auguro sinceramente che le istruzioni le autorità sappiano comprendere quanto gravi possono essere gli effetti e le ricadute di questa stortura giudiziaria e riportare nei giusti canali il messaggio che la memoria di una società democratica e civile deve diffondere. Per questa ragione ci siamo offerti di pagare noi le spese, affinché diventi ancora più evidente l’assurdità di questa decisione”.
Può vigere in Italia una legge che in questo caso “protegge” un boia nazista? Come si può far questo quando lo stesso Erich Priebke non ha mostrato alcune pentimento per le barbarie commesse?
Nel suo testamento, infatti, l’ex ufficiale delle Schutzstaffeln scrisse:
“La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che a che fare con le nostre convinzioni si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali e ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore”.
Ma non solo, perché Priebke sostenne anche: “Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli americani a Dachau”. (qui)
barbara
e chi no
E notiamo che oltre agli smartphone i terribili aguzzini dei famigerati lager libici a volte si dimenticano di rubare anche le catene d’oro. Notiamo infine che da un po’ di tempo le visioni mistiche sembrano dilagare
e con quel pezzo di maschione che ha davanti – anche se decisamente non è il mio tipo – si può anche capire.
barbara
Che è questo qui,
il judoka israeliano a cui la Turchia ha tentato in tutti i modi di impedire di partecipare al campionato di Abu Dhabi. Non ci è riuscita, e lui è andato, però da anonimo: sulla casacca niente stemma israeliano bensì quello della Federazione Internazionale di Judo, e quando ha vinto – perché ha vinto, sìssì, hahaha, e guardate con quanta grazia, con quanta eleganza
non è stata innalzata la bandiera israeliana, bensì quella della Federazione Internazionale di Judo, e non è stato suonato l’inno israeliano, bensì quello della Federazione Internazionale di Judo. Però se guardate la sua bocca, ci leggete le parole dell’inno nazionale israeliano, haTikvah.
E visto che non gliel’hanno suonato loro, glielo suono io, tiè.
PS: fra i commenti al video della premiazione con l’inno della Federazione, si trova anche questo: “What a Shame. We, the AfD, the new german party support you Tal. God bless Israel.”
barbara
AGGIORNAMENTO: leggere qui (imperativo categorico).
Quello in cui gli ebrei “non devono portare i loro luridi piedi”.
E magari riguardiamoci anche questo video
E questo
E poi leggi qui.
barbara