QUESTO BLOG CONDANNA IL TERRORISMO

Chiunque sia il terrorista. Condanna pertanto senza mezzi termini l’attentato terroristico di Duma costato la vita a un bambino palestinese di diciotto mesi, Ali Saad Dawabsha, e il ferimento dei suoi genitori e di un fratello. Se gli assassini risulteranno essere effettivamente, come tutto al momento porta a pensare, israeliani di religione ebraica, nessuna attenuante verrà invocata, così come non ne sono state invocate per gli assassini di Mohammad Abu Khdeir, bruciato vivo per vendicare – qualunque cosa possa significare il termine “vendetta” quando la scure cade su un innocente – l’assassinio di tre ragazzi israeliani.


barbara

HALABJA, I SOPRAVVISSUTI CHIEDONO GIUSTIZIA

Iraq: i curdi di Halabja chiedono giustizia in Francia
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Venti sopravvissuti del massacro con armi chimiche del villaggio iracheno di Halabja, commesso nel 1988 dal regime di Saddam Hussein, hanno chiesto lunedì [10 giugno] a Parigi un’inchiesta giudiziaria contro i fornitori francesi.
I sopravvissuti affermano che i dirigenti di queste società, che non sono identificati dalla denuncia, erano al corrente della possibilità che i materiali inviati al dittatore iracheno venissero utilizzati nella progettazione di armi chimiche.
La strage di Halabja, un villaggio curdo nel nord dell’Iraq, ha provocato circa 5000 vittime ed è il peggior attacco mai perpetrato contro la popolazione civile con armi chimiche.
L’avvocato che rappresenta il gruppo di curdi, Gavriel Mairone, ha sottolineato che i superstiti hanno tuttora problemi di salute. I denuncianti richiedono che le aziende che hanno fornito le attrezzature riconoscano la loro responsabilità.
Le vittime richiedono in particolare il ricovero in una clinica e cure mediche specialistiche, ha detto il signor Mairone.
L’avvocato spera che il Commissario inquirente acconsentirà ad avviare un’indagine, che potrebbe permettere l’acquisizione di ulteriori dettagli. A questo potrebbero aggiungersi altri casi, in particolare in Germania, negli Stati Uniti e nei Paesi Bassi.
L’avvocato ha sottolineato che ci sono voluti circa 25 anni per raccogliere nel dossier le prove necessarie, a causa, tra l’altro, del caos seguito alla caduta del regime di Saddam Hussein in Iraq. (qui, traduzione mia)

E chissà se un giorno qualcuno arriverà a chiedere conto alla Russia per il sarin fornito ad Assad.

barbara

LE ALTRE RACHEL

giovedì 30 agosto 2012

Le “Rachel” dimenticate

La sentenza del tribunale di Haifa che sostanzialmente ha riconosciuto la colpevolezza di Rachel Corrie, la cittadina americana che ha cercato e trovato la morte collocandosi davanti ad un bulldozer a Rafah, Striscia di Gaza, nel 2003, mentre cercava di impedire la distruzione di immobili usati dai terroristi come piattaforme di lancio di missili contro la popolazione civile israeliana; ci fa ricordare la diversa memoria riservata ad altre Rachel, che la morte non l’hanno mai cercata, ma l’hanno invero subita per mano delle organizzazioni terroristiche a cui era ed è affiliata l’ISM, che ha finanziato e incoraggiato il suicidio della Corrie. Queste donne non avranno mai un processo in cui sarà chiarita la responsabilità della loro morte, non beneficeranno mai del riconoscimento di un campo sportivo, di una imbarcazione, di un monumento ad esse dedicato. Forse perché ebree. Fossero state palestinesi, fossero state fiancheggiatrici del terrorismo, avrebbero beneficiato di ben diversa sorte.

– Rachel Levy (17 anni, saltata in aria in un negozio di alimentari);
– Rachel Levi (19 anni, colpita mentre attendeva un autobus);
– Rachel Gavish (uccisa con suo marito, figlio e padre mentre celebrava il pranzo di Pasqua);
– Rachel Charhi (esplosa in aria mentre era in un caffè a Tel Aviv. Ha lasciato tre figli);
– Rachel Shabo (uccisa nella sua abitazione assieme ai suoi tre figli di 5, 13 e 16 anni);
                         
– Rachel Ben Abu (16 anni, morta in una esplosione all’ingresso di un centro commerciale di Netanya);
– Rachel Kol, 53 anni, impiegata di un ospedale di Gerusalemme, uccisa assieme al marito in un attentato terroristico palestinese a luglio 2005 pochi giorni dopo l’attentato di Londra;
– Rachel Sela, 82 anni, uccisa il giorno prima della festività del Purim il 4 marzo 1996, quando un attentatore suicida palestinese si fece esplodere al Dizingoff Center, Tel Aviv;
– Rachel Tajgatrio, 83 anni, rimasta vittima dell’esplosione di due bombe al mercato “Machaneh Yehuda” di Gerusalemme il 30 luglio 1997;
– Rachel Thaler, 16 anni, di Ginot Shomron, morta in seguito alle ferite riportate dopo l’attentato terroristico palestinese del 27 febbraio 2002, che fece 3 vittime e 30 feriti;
– Rachel Tamari, 61 anni, uccisa il 24 luglio 1995 dalla bomba palestinese piazzata sulla linea numero 2 del bus di Ramat Gan. assieme a 6 israeliani, mentre diverse diecine rimasero feriti;
– Rachel Drouk, 35 anni, madre di sette figli della comunità di Shilo, uccisa da un cecchino palestinese mentre partecipava ad una manifestazione il 28 ottobre 1991;
– Rachel Weiss, 26 anni, incinta e madre di tre bambini, uccisi tutti da un terrorista palestinese che scagliò contro la loro abitazione una bomba molotov il 31 ottobre 1988;
– Rachel Weiss, 69 anni, accoltellata a morte da un terrorista palestinese inviato presso la sua abitazione dallo sceicco Ahmed Yassin come prova di coraggio per l’ingresso in Hamas (3 agosto 1988);
– Rachel Munk, 24 anni, sposata da sei settimane, uccisa con il marito mentre erano in auto in un attacco terroristico il 26 luglio 1996;
– Rachel Stern, 8 anni, accoltellata a morte assieme alla madre, mentre consumavano una colazione nella loro casa di Kiryat Shmona l’11 aprile 1974. In quell’attacco per mano palestinese perirono 16 persone;

– Rachel Afita, 16 anni, uccisa da terroristi palestinesi nell’Israele settentrionale il 15 maggio 1974;
– Rachel Lev, 50 anni, uccisa da un attentato terroristico palestinese il 23 ottobre 1969, quando cinque bombe furono fatte esplodere ad Haifa, uccidendo sette persone, fra cui il marito e il figlio;
– Rachel Mizrachi, 38 anni, accoltellata a morte da terroristi arabi nella sua casa a Tiberiade il 2 ottobre 1939.

Fonte: Muqata Blog

(sono riportati i link ai siti che descrivono ogni assassinio)

http://ilborghesino.blogspot.it/2012/08/le-rachel-dimenticate.html

Mentre pacifisti e anime belle del pianeta levano alti lai per la complice dei terroristi che ha cercato la morte, noi, anime brutte e guerrafondai, preferiamo ricordare le vittime innocenti, che cercavano la vita.

barbara

L’ESODO

Dedicato a tutti i martiri, di ieri e di oggi.

L’esodo

Super flumina Babylonis

Gli dei hanno ordinato la morte
di questi uomini per essere soggetti
di canti per le generazioni a venire

Omero

                                                     E VOILÀ!

Prefazione in prosa

È a voi che parlo, uomini degli antipodi,
parlo da uomo a uomo,
con il poco che mi rimane di umano,
con il poco di voce che mi resta in gola,
il mio sangue è sulle strade: possa, possa
non gridare vendetta!
L’hallali è dato, le bestie sono braccate,
lasciate che vi parli con quelle stesse parole
che ci trovammo a condividere –
resta così poco di comprensibile!

Verrà un giorno, chiaramente, in cui la sete sarà placata,
e noi saremo al di là del ricordo, e la morte
avrà ultimato i lavori dell’odio,
e io sarò un mazzo di ortiche sotto i vostri piedi,
– ebbene, allora sappiate che avevo un volto
come voi. Una bocca che pregava, come voi.

Quando un granello di polvere, oppure un sogno,
mi entrava nell’occhio, quest’occhio piangeva un po’ di sale. E quando
una spina fastidiosa mi graffiava la pelle,
ne usciva un sangue rosso proprio come il vostro!
Certo, proprio come voi ero crudele, avevo sete
di tenerezza, di potenza,
d’oro, di piacere e di dolore.
Proprio come voi ero cattivo e pieno d’angoscia
sicuro nella pace, inebriato nella vittoria,
e titubante, scosso nell’ora della sconfitta!

Sì, sono stato un uomo come gli altri uomini,
nutrito di pane, di sogno, di disperazione. Eh, sì,
ho amato, ho pianto, ho odiato, ho sofferto,
ho comprato dei fiori e non ho sempre
pagato ciò che dovevo. La domenica andavo in campagna
a pescare, sotto lo sguardo di Dio, dei pesci irreali,
mi immergevo nel fiume
che cantava nei giunchi e mangiavo patatine fritte
di sera. Dopo, dopo tornavo a casa a dormire
stanco, col cuore stremato e pieno di solitudine,
colmo di pietà per me stesso,
colmo di pietà per l’uomo,
cercando, cercando invano in un grembo femminile
quella pace impossibile che avevamo appena
perso, in un grande frutteto al cui centro
fioriva l’albero della vita…

Ho letto come voi tutti i giornali, tutti i libri,
e non ho capito niente del mondo
niente dell’uomo,
per quanto mi sia capitato spesso di sostenere il contrario.
E quando la morte, la morte è arrivata, forse
ho fatto finta di sapere cos’era ma ora
vi posso davvero dire
che mi è entrata negli occhi stupiti,
stupiti di capire così poco –
magari voi avete capito meglio di me?

Eppure, no!
non ero un uomo come voi.
Voi non siete nati sulle strade,
nessuno vi ha gettato nella fogna i vostri piccoli
come gatti ancora senz’occhi,
voi non avete errato di città in città
braccati dalla polizia,
voi non avete conosciuto i disastri all’alba,
i vagoni bestiame
e il singhiozzo amaro dell’umiliazione,
accusati di un delitto che non avete commesso,
di un assassinio in assenza di un cadavere,
cambiando nome e volto,
per non portar con sé un nome deriso
un volto usato da tutti
come una sputacchiera!

Verrà un giorno, senza dubbio, in cui queste righe
saranno davanti ai vostri occhi. Questa poesia non domanda
nulla! Dimenticatela, dimenticatela! È solo
un grido che non si può mettere in una poesia
perfetta, mica avevo il tempo di finirla!
Ma quando calpesterete questo mazzo di ortiche
che ero stato io, in un altro secolo,
in una storia per voi ormai trapassata,
ricordatevi solo questo: ero innocente
e, proprio come voi, mortali in quel giorno
avevo avuto anch’io un volto segnato
dalla rabbia, dalla pietà e dalla gioia,

un volto d’uomo, semplicemente!

In realtà, Alcinoo dice ad Ulisse che “gli dei filarono la rovina per gli uomini perché avessero anche i posteri il canto”.
Vichy e il collaborazionismo stanno ancora ben chiusi nei libri, mentre sulle targhe non lasciano ancora segno: scritture sul ghiaccio.
Voilà quoi.
6 rue Rollin, Parigi


Credo non si possa trovare commento migliore alla tragedia che in questi giorni ha sconvolto tutti noi. Qui anche il testo originale.

barbara

NOAM SHALIT

Il padre di Gilad. Quello che per anni, invece di protestare contro tutti i governi del mondo che anziché fare l’unica cosa logica, ossia pretendere da Hamas, pena la chiusura di tutti i generosi rubinetti da tempo immemorabile oscenamente aperti a manetta, il rilascio immediato e incondizionato di Gilad, continuavano a chiedere a Israele “gesti di buona volontà”, ha protestato contro il governo israeliano che non abbassava abbastanza le brache di fronte al terrorismo. Quello che anziché piazzarsi davanti alla sede della Croce Rossa che, fedele al proprio passato, non ha mai mosso un dito per tentare almeno di vedere Gilad, è stato per anni piazzato davanti alla casa del primo ministro per sollecitare la liberazione di tutti i terroristi prigionieri in Israele. Quello. Ha deciso di mettersi in politica, sfruttando cinicamente la disumana sofferenza di suo figlio per fare carriera. E ha detto che capisce benissimo i terroristi palestinesi, che anche lui, se fosse palestinese, troverebbe giusto rapire gli israeliani.
Ho due cose da dire: la prima è che mi vergogno di avergli stretto la mano. Posso dire, a mia parziale discolpa, che non ci ero andata di mia spontanea volontà, e avevo anche espresso chiaramente la ripugnanza che provavo all’idea di andare lì; sta di fatto che una volta lì gli ho stretto la mano. Me ne vergogno profondamente. E desidero chiedere scusa a tutte le vittime innocenti degli oltre mille assassini liberati anche a causa del comportamento tenuto da questo individuo. Desidero chiedere scusa ai familiari delle vittime. Desidero chiedere scusa anticipatamente a tutte le future vittime innocenti degli assassini rimessi in libertà grazie al ricatto orchestrato da questo individuo. La seconda è che mi auguro che, vista la sintonia fra lui e i terroristi palestinesi, questi ultimi lo accontentino, e che il prossimo rapito sia lui. E che nessuno muova un dito per andarlo a liberare. Non gli sto augurando di essere rapito, intendiamoci, ma se proprio dovranno rapire qualcuno, meglio lui che un innocente.

barbara

AGGIORNAMENTO: quest’uomo la deve smettere di leggere i miei pensieri e copiarmeli!