Tuttora
Dentro i piombati vagoni
attraversano i nomi
il paese. Dove andranno,
e se mai scenderanno,
non chiedete, non dirò, non so.
Il nome Natan contro il ferro picchia,
il nome Izaak demente canticchia,
il nome Sara un po’ d’acqua chiede
per il nome Aaron che muore di sete.
Nome David, non saltare in corsa.
Sei un nome che vuol dir sconfitta,
non dato a nessuno, senza forza,
che è duro avere in questa terra afflitta.
Il figlio abbia un nome slavo,
perché qui contano i capelli,
scindono il buono dall’ignavo
secondo il nome e gli occhi di quelli.
Non saltare. Sia Lech il figlio.
Non saltare. Non è il momento questo.
La notte risuona come un ghigno
e alle ruote rifà il verso funesto.
Il fumo umano è spinto dal vento,
da un gran dolore – solo un lamento,
una lacrima, il cuore leggero.
Corre il treno nel bosco nero.
Taratran sui binari. Il bosco è senza uscita.
Taratran. Nel bosco il trasporto delle grida.
Taratran. Di notte ascolto tra le ruote,
taratran, come il silenzio il silenzio scuote. (traduzione sua)
(Wisława Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, scomparsa il 1° febbraio 2012)
Perché questo blog non aspetta il segnale del calendario per ricordare. E ogni giorno è un giorno della memoria.
barbara