E BOMBA SU BOMBA

noi, abbiam distrutto il Donbass, il Donbass,
insieme a voi (che ce le regalate)

Ucraina: «Fiat iustitia, pereat mundus»

“Non cederemo il Sud dell’Ucraina alla Russia”. Così Zelensky ieri, mettendo una pietra tombale sulle possibilità di avviare a breve un negoziato con i russi. In tal modo ha voluto rispondere, in maniera pubblica e inequivocabile, alle richieste di Macron e Scholz, i quali, nel corso delle visita a Kiev (insieme a Draghi) [non è un bijou quel Draghi fra parentesi?], gli avevano chiesto di riprendere i negoziati.
Nulla di fatto, il presidente che ostenta la magliettina verde dell’esercito in ogni circostanza, non può smarcarsi dall’America, che non gli consente alternative alla guerra. A rafforzare il rilancio di Zelensky, la parallela dichiarazione del Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il quale ha affermato che la guerra “potrebbe durare anni“.
Se nei giorni scorsi il “partito della pace” aveva avuto un sussulto in Occidente, aprendo spiragli, si può registrare con certa tristezza che tale accenno di vitalità è stato prontamente tacitato. D’altronde era abbastanza evidente anche nei report del viaggio della speranza (per usare un termine in uso ai pellegrinaggi religiosi) di Scholz e Macron: ben pochi media importanti avevano riferito della richiesta avanzata dai leader (e chi ne ha riferito lo ha fatto con la distrazione del caso), limitandosi a ribadire il mantra dell’ingresso dell’Ucraina nella Ue.
La definizione “partito della pace” l’abbiamo ripresa da Steven Erlanger, cronista del Times e premio Pulitzer, il quale, interpellato da Yana Dlugy per il New York Times, ha detto che sull’Ucraina in Occidente si registra il conflitto tra il “partito della pace” e il “partito della giustizia”.
“Il partito della giustizia – spiega Erlanger -, formato fondamentalmente dall’Europa dell’Est, gli Stati baltici e la Gran Bretagna [e gli Usa, ovviamente], ritiene che c’è in ballo qualcosa di più dell’Ucraina, che è a tema la sicurezza europea. E che se Putin non si sente sconfitto, se non si ferma qui, allora, in qualche modo, proseguirà” nella sua assertività.
“Il partito della pace teme che gli obiettivi del partito della giustizia siano l’estensione della guerra, fino a rischiare un’escalation, al coinvolgimento dei paesi della NATO nella guerra, con il fine di mettere Putin all’angolo”.
C’è qualcosa di vero in queste righe, ma ancora più corretta la considerazione conclusiva, cioè che se l’America non sostenesse più l’Ucraina, la guerra finirebbe rapidamente, se non subito.
La cessazione delle ostilità vedrebbe non tanto Mosca invadere Kiev – mossa che minaccerebbe del caso solo per forzare la mano all’avversario – quanto la leadership ucraina aprirsi subito al negoziato, che i russi accoglierebbero con favore, potendo dichiarare chiusa la guerra e proclamare la vittoria.
In realtà, lo scontro in atto non è solo tra un’asserita “giustizia” e una irenica “pace”, ma soprattutto tra una politica estera improntata al realismo e quella, dominante in America (e, in subordine perché subordinata, in Europa), forgiata dall’ideologia iper-liberista e/o neoconservatrice.
Tale scontro è descritto molto bene in un articolo di Sumantra Maitra sul National Interest, al quale rimandiamo. In questa sede ci limitiamo a riportare una riflessione di Hans Morgenthau ivi riportata sulla necessità del realismo in politica.
“Il realismo sostiene che i principi morali universali non possono essere applicati alle azioni degli Stati nella loro formulazione universale astratta, ma che devono essere filtrati attraverso le circostanze concrete del tempo e del luogo. L’individuo può dire: “ Fiat iustitia, pereat mundus (Sia fatta giustizia, anche se il mondo perisce),” ma lo Stato non ha il diritto di dirlo in nome di coloro che sono sotto la propria tutela”.
“Sia l’individuo che lo stato devono giudicare l’azione politica in base a principi morali universali, come quello della libertà. Tuttavia, mentre l’individuo ha il diritto morale di sacrificarsi in difesa di un tale principio morale, lo Stato non ha il diritto di far sì che la sua disapprovazione morale per la violazione della libertà ostacoli un’azione politica di successo, a sua volta ispirata dal principio morale di una sopravvivenza nazionale. Non può esserci moralità politica senza prudenza; cioè, senza considerare le conseguenze politiche di un’azione apparentemente morale” .
Riflessione che il cronista del NI commenta spiegando che se certo il realismo non è alieno da aspetti negativi, “non è paragonabile alle crociate per la democrazia degli ultimi trent’anni”.
Commento precipuo, dal momento che anche il sostegno all’ucraina e alla sua lotta “fino all’ultimo ucraino” contro l’invasore, se pure all’inizio poteva identificarsi come un doveroso sostegno verso l’aggredito, oramai, caduta tale foglia di fico, ha assunto l’aspetto di una crociata per la libertà e la democrazia proprio delle guerre infinite.
Tale natura religiosa, che non consente dissidenza (la dissidenza è eresia), fa di questa guerra un conflitto esistenziale e insanabile, escludendo a priori non solo il negoziato, ma la stessa idea del negoziato. Tanto che nelle disquisizioni degli esperti e degli analisti che parlano a nome e per conto del potere dominante, il negoziato non è neanche evocato se non come vago residuo colloquiale per rassicurare le masse.
Nulla importa che il mondo sia flagellato dalle conseguenze della guerra e soprattutto delle sanzioni: inflazione e rischio stagflazione in Occidente, fame in Africa, turbolenze e violenze di piazza diffuse all’orizzonte, rischio di nuove ondate migratorie, incremento della destabilizzazione globale… solo per parlare delle conseguenze certe, che all’incerto non c’è limite.
Già, nulla importa: Fiat iustitia, pereat mundus. Dove, ovviamente, la giustizia è Cosa loro.
20 giugno 2022, qui.

Sì, direi che il richiamo alla mafia ci sta tutto.

Nuovo comandante esercito inglese: “Prepariamoci a combattere nuovamente in Europa”

Dal Regno Unito giungono le roboanti dichiarazioni di un pezzo grosso dell’esercito a scaldare ulteriormente il clima e le tensioni politiche internazionali.
Dichiarazioni che non lasciano preludere a niente di buono, con una distensione sempre più lontana sul fronte del conflitto che vede schierati da una parte i russi e dall’altra gli ucraini, dietro la regia degli Usa che si stanno spendendo tanto in termini di finanziamento militare e appoggio di intelligence a Kiev; accanto a Washington, un ruolo di primo piano hanno poi i fidi alleati britannici.
L’annuncio è stato dato qualche ora fa da THE SUN, secondo quotidiano in lingua inglese più venduto al mondo: il generale Sir Patrick Sanders, il nuovo comandante dell’esercito, – scrive il tabloid britannico – ha affermato che “l’assalto sanguinario di Putin all’Ucraina ha scosso le basi della sicurezza globale”. In un primo messaggio rivolto a ogni soldato in servizio, ha detto che “il mondo è cambiato da quando il dittatore russo aveva invaso l’Ucraina il 24 febbraio”. [A me veramente sembra che “il mondo” sia cambiato da quando Biden ha decretato le sanzioni e imposto a mezzo mondo di seguirlo, e ad armare sempre più pesantemente l’Ucraina imponendo parimenti a mezzo mondo di seguirlo. Carina poi la cosa di chiamare dittatore Putin mentre viene chiamato universalmente “presidente” Abu Mazen]
Sanders ha promesso di forgiare un esercito in grado di battere la Russia in battaglia e ha avvertito le coraggiose truppe britanniche che ora devono prepararsi “a combattere ancora una volta in Europa”.
Il generale, nel suo nuovo ruolo da lunedì scorso – continua The Sun- ha dichiarato: “Ora c’è un imperativo ardente di forgiare un esercito in grado di combattere al fianco dei nostri alleati e sconfiggere la Russia in battaglia”.
Ancora, “L’invasione russa sottolinea il nostro scopo principale: proteggere il Regno Unito essendo pronti combattere e vincere guerre sulla terraferma”. [Nel senso che il Regno Unito sta rischiando di essere invaso dalla Russia? Ganzo!]
Sanders, 56 anni che ha condotto operazioni militari in Irlanda del Nord, Kosovo, Iraq e Afghanistan, ha promesso inoltre che avrebbe accelerato i piani per modernizzare l’esercito e renderlo funzionale a dispiegarsi all’estero per rispondere più rapidamente alle crisi.
Affermazioni forti che si aggiungono a quelle del primo ministro, Boris Johnson, che reduce dalla sua recentissima visita a Kiev ha annunciato: “sarebbe una catastrofe se Putin vincesse” e ha assicurato a Zelensky che “il Regno Unito è pronto a lanciare un’importante operazione per addestrare le forze armate ucraine, addestrando fino a 120.000 soldati ogni 120 giorni per prepararli al combattimento contro i soldati di Putin”.
FRANCESCO FUSTANEO, qui.

Una piccola domanda: da quando in qua sono i militari e non i parlamenti a decretare le guerre? Un’altra piccola domanda: tot soldati ogni 120 giorni cioè ogni 4 mesi: per quanti turni? Ossia per quanti anni hanno già deciso che questa guerra CHE NON LI RIGUARDA ma che distruggerà tutti noi dovrà continuare?

Assedio di Kaliningrad: nient’altro che una provocazione per l’estensione del conflitto

Le ferrovie lituane porranno delle limitazioni alle merci che transiteranno nella regione di Kaliningrad e ciò è riferito ad un ampio elenco di merci soggette a sanzioni. Le modifiche sono entrate in vigore sabato 18 giugno. Lo ha annunciato il governatore Anton Alikhanov nel suo canale telegram: “… Ci siamo semplicemente confrontati questo pomeriggio con il fatto che da domani queste merci non saranno accettate per il trasporto. Secondo le stime preliminari, si tratta dal 40 al 50% della gamma di merci trasportate tra la regione di Kaliningrad e altre regioni della Russia … “
Secondo Alikhanov, i materiali da costruzione e prodotti finiti esportati dalla regione di Kaliningrad a altre regioni della Russia rientrano nel divieto.
La posizione dell’exclave di Kaliningrad è la sua vulnerabilità critica. A rigor di termini, è impossibile in linea di principio detenere un tale territorio, quindi la questione del suo status, prima o poi, sarebbe sorto. C’è un deja vu piuttosto persistente: proprio questo territorio divenne la causa immediata della seconda guerra mondiale, quando Hitler consegnò un ultimatum alla Polonia per un corridoio extraterritoriale verso la Prussia orientale. Oggi la storia si ripete.
Il problema è evidente: oggi l’ultimatum alla Lituania sarà presentato in condizioni incommensurabilmente più difficili. L’esercito russo si sta dissolvendo nelle steppe ucraine e sarà molto problematico aprire un altro fronte, anche se si trattasse solo di fronteggiare la Lituania. E lei è un membro della NATO, e quindi tutto è molto più serio.
Il blocco di Kaliningrad è in realtà una risposta al conflitto ucraino, alla sua internazionalizzazione. E dato che l’insieme dei paesi baltici, come tutta la “giovane Europa”, è sotto il patrocinio degli Stati Uniti e, in primis, della Gran Bretagna, questa è la mossa degli anglosassoni nella lotta contro l’Europa continentale . La Russia qui e solo il tramite.
Non ha senso discutere che la Russia ha un’enorme numero di potenziali territori di conflitto lungo tutti i confini. I suoi avversari hanno una ricca scelta di risposte e di eventuali escalation lungo la maggior parte del perimetro dei confini russi, dall’Artico all’Asia centrale.
Qual è il prossimo? In generale, il blocco di Kaliningrad pone una scelta ovvia: la regione non è nella posizione migliore in una situazione di blocco, dovrà affrontare la questione della sopravvivenza nel vero senso della parola. Anche il problema è chiaro: l’invasione dei paesi baltici può tecnicamente terminare con la sua occupazione e la sua occupazione sarà la sua vittoria diventerebbel’obiettivo della “comunità mondiale” .
Al momento in realtà esiste un accordo bilaterale per cui questo il blocco sarebbe illegittimo. Ma si sa nel mondo delle regole, le regole valgono solo all’esterno. Quindi nascono tensioni e la Russia ha risposto già che non accetterà lo status quo.
Aspettiamoci un mondo molto diverso ed un modo di vivere molto diverso da quello a cui eravamo abituati.
Forse vedremo l’inverso dei nostri padri, che hanno visto dopo la guerra un miglioramento della loro vita e delle loro speranze e la prospettiva ideale di un mondo migliore.
È ormai certo che in futuro sarà una estensione del conflitto, con mezzi economici o militari.
La situazione per noi comincia ad essere più vicina, ma nelle repubbliche autonomiste del Donbass hanno mobilitato già dai 15 ai 65 anni al fronte. Questa è la misura della serietà di ciò che sta succedendo. Quindi come risponderà la Russia per Kaliningrad potrebbe essere una sorpresa. Perché è una questione di sopravvivenza. C’è un bias cognitivo in questo da parte della nostra dirigenza, attenta solo che quadrino i numeri e le alleanze, per aprire carriere di successo.
La probabilità di un conflitto armato nel Baltico non è molto alta, ma esiste. “L’Unione Europea deve correggere la situazione con il blocco di Kaliningrad, altrimenti la Russia avrà mano libera per risolvere la questione del transito con ogni mezzo”, ha affermato il capo della commissione del Consiglio della Federazione per la protezione della sovranità Andrey Klimov. Da parte loro, i paesi occidentali comunque cercheranno uno scontro diretto attivamente, non appena la Russia sarà resa più debole dal conflitto in corso.
Per ora la Russia comunque avrà l’opzione marittima per portare i materiali, ma la situazione sarà sempre più tesa e soprattutto, resa deliberatamente più tesa.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Nulla die sine povocatione.

Colpite le piattaforme di gas in Crimea: l’Ucraina punta all’escalation del conflitto

L’attacco di Kiev alle piattaforme di trivellazione della società di gas Chernomorneftegaz nel Mar Nero, in Crimea, ha sciolto le mani alla Russia, nel più breve tempo verrà data la risposta. “La Russia colpirà i centri decisionali dell’Ucraina”, ha annunciato il deputato della Duma di Stato Mikhail Sheremet.
L’attacco degli ucraini alle piattaforme, dove erano presenti 109 persone, ha provocato 3 feriti, che si trovano nel reparto grandi ustionati dell’ospedale di Sebastopoli, inoltre 7 persone sono disperse, evacuate 94 persone.
Ora in Russia aspettano con ansia la tanto attesa risposta della Russia, la gente è stanca delle azioni sfacciate e continue di Kiev. Da sottolineare che i satelliti commerciali americani Worldview-1, Worldview-2 e Worldview-3 hanno fotografato l’area del Mar Nero, dove si trovano le piattaforme di perforazione di Chornomorneftegaz, una settimana prima che le truppe ucraine le colpissero. 
Il Ministero della Difesa russo ha confermato di aver colpito con i missili “Kalibr2 il centro direzionale dell’esercito ucraino nella regione di Dnepropetrovsk e di aver eliminato oltre 50 generali e ufficiali ucraini. 
Alcune divisioni dell’esercito ucraino hanno abbandonato i combattimenti nella zona di Lisicjansk a causa della “bassa condizione morale e psicologica e mancanza di proiettili”.
Alcuni nazisti ucraini dalla fabbrica “Azot” cominciano a chiedere le trattative e hanno alzato le bandiere bianche… la terra sta letteralmente bruciando loro sotto i piedi.
La Russia ha dato l’ultimatum alla Lituania, la quale ha posto il blocco al transito delle merci tra Kaliningrad ed il resto della Federazione Russa. Se la Lituania non revocherà immediatamente il blocco commerciale, la Russia si riserva il diritto di intraprendere le azioni necessarie per difendere i propri interessi nazionali.
L’azione provocatoria della Lituania che infrange i propri obblighi internazionali, è considerata dalla Russia come un atto ostile. In sostanza è un casus belli … cercano disperatamente la terza guerra mondiale.
Biden intanto ha annunciato che nei tempi prossimi non andrà in Ucraina.
MARINELLA MONDAINI, qui.

Mi è capitato spesso di leggere diari di ragazzini ebrei iniziati poco prima della guerra, che dicono corrono voci di guerra ma speriamo di no, la guerra è scoppiata ma speriamo che duri poco, non sta durando poco ma speriamo che non sia troppo tremenda, si sta rivelando veramente tremenda ma speriamo che per noi ebrei non vada a finire troppo male, ci hanno rinchiusi nel ghetto ma speriamo di poter almeno andare avanti in qualche modo, hanno cominciato a deportare ma speriamo di sopravvivere… E noi che leggiamo sappiamo fin dall’inizio come andrà a finire e che nessuna speranza, neppure l’ultima, si realizzerà. Sempre più spesso ho la sensazione di vivere dentro uno di questi libri, in cui si direbbe che qualcuno – più di qualcuno: perché a differenza di allora, quando la volontà di annientamento era di un uomo solo, oggi sembra che il demone della volontà di distruzione totale ne stia possedendo tanti, e con tantissimi a fare il tifo – ne abbia già scritto la conclusione.

barbara

LE COSE DI CUI NON CI SI CAPACITA

Qualcuno ha scritto questo articolo.

Nel 1936 la Germania – nel pieno del suo espansionismo politico ed economico – organizzò i giochi olimpici.
Il leader dell’epoca (innominabile oggi in democrazia pena la censura) aveva le sue idee – molto chiare – sia su paesi amici e nemici sia, soprattutto, su pigmentazioni ed analoghi segni caratterizzanti le varie etnie. Ma, nonostante le sue idee chiarissime, non gli passò neppure per la mente di boicottare paesi o pigmentazioni non gradite. Tant’è che le Olimpiadi di Berlino sono ricordate – con un po’ di ovvia retorica dei vincitori – come le Olimpiadi del trionfo dell’afroamericano Jesse Owens, il quale fra l’altro strinse nell’occasione una fortissima e duratura amicizia pubblica con Luz Long, il biondo atleta emblema della Germania di allora, senza alcun ostacolo da parte del regime. Se pensiamo che oggi la “democrazia occidentale” è riuscita ad escludere – per l’unica colpa di essere nati in un determinato paese – perfino le squadre dei ragazzini disabili russi, oltreché tutte le nazionali, i campioni, i musicisti, i direttori d’orchestra, i cantanti e gli artisti, perfino quelli come Dostoevskij morti da un secolo e mezzo, forse qualche domanda sull’essenza della democrazia dovremmo farcela…

Sembrerebbe perfetto, vero? Pienamente condivisibile da qualunque persona di buonsenso, vero? Ma evidentemente il buon senso non è un bene comune, e non tutti vi hanno accesso. Ed ecco dunque quest’altro articolo che lo commenta, e che io a mia volta commenterò tra le righe.

Semplicemente incredibile il post che riporto sotto! Val la pena di leggerlo, cercando di non incazzarsi troppo.- [Ecco, anche voi che vi accingete a proseguire la lettura, cercate di non farvi venire troppi rigurgiti acidi]

Hitler nel 1936, si dice, “permise” a neri americani ed ebrei di gareggiare alle Olimpiadi di Berlino, addirittura, aggiungo io, il tiranno nazista acconsentì che nella squadra nazionale tedesca ci fossero alcuni ebrei. [FALSO! Partecipò una sola “ebrea” tedesca, Helene Mayer, in realtà ebrea solo per parte di padre e quindi, per inciso, per la legge ebraica non era ebrea per niente. Fu richiamata dagli Stati Uniti dove si era rifugiata per sfuggire alle leggi razziali, unicamente perché si sapeva che senza di lei la squadra tedesca non avrebbe mai potuto vincere. Quanto agli ebrei di altre nazionalità (pochi) che parteciparono alle olimpiadi, nei documenti non era certo riportata l’indicazione “di razza ebraica”, quindi questa affermazione è un’emerita cazzata] Oggi invece il cattivissimo occidente discrimina ad ogni livello i russi. Li esclude da manifestazioni sportive e culturali di ogni tipo. Conclusione: l’attuale occidente di oggi è peggio della Germania nazista. Siamo dei “liberal nazisti”. Più o meno le conclusioni del filosofo di corte Alexandr Dugin. Perfetto.
Brevi considerazioni.
In primo luogo nel 1936 l’allentamento delle discriminazioni fu una condizione posta ad Hitler per poter ospitare le Olimpiadi a Berlino. [FALSO! Nessuna condizione è mai stata posta da chicchessia. Il fermare le persecuzioni per due settimane è stata un’iniziativa di Hitler per poter fare bella figura di fronte al mondo. La prova? L’assegnazione delle olimpiadi a Berlino era stata fatta nel 1931, due anni prima che Hitler fosse nominato cancelliere] Il tiranno nazista considerava molto importante dal punto di vista propagandistico questo evento ed accettò di mettere fra parentesi per un paio di settimane le persecuzioni contro chi considerava “inferiore”.
In secondo luogo nel 1936 NON era in corso nessuna guerra che vedesse impegnata la Germania, meno che mai era in corso una guerra fra Germania ed USA. Quelle di Berlino furono le ultime Olimpiadi di ante guerra. Passarono 12 anni, dal 1936 al 1948, prima di vedere nuovi giochi olimpici. Non credo che se nel 1942 si fosse disputata una grande manifestazione sportiva, ad esempio negli USA gli atleti tedeschi sarebbero stati invitati.

Evidentemente sfugge, all’esimio signore, che la Russia non ha dichiarato guerra all’Italia, alla Francia, alla Germania come la Germania l’aveva dichiarata all’America, non ha bombardato le nostre case, le nostre fabbriche, i nostri ponti, le nostre ferrovie, le nostre navi, e non ha deportato nei campi di sterminio una parte dei nostri connazionali. Quindi posso dire che questo signore sta facendo discorsi del cazzo? A noi da bambini è stato detto che dovevamo amare Gesù e odiare il diavolo e noi abbiamo amato Gesù e odiato il diavolo senza porci domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande. A questa gente è stato detto che deve amare il guitto nazista e odiare Putin, e loro amano il guitto nazista e odiano Putin senza porsi domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande.
Poi c’è quest’altro articolo interessante.

Forse non tutti sanno [bello l’incipit, vero?] che per tre anni dalla sua indipendenza nel 1991, l’Ucraina fu la terza potenza nucleare del mondo, detenendo all’incirca 4000 ordigni nucleari. Le testate nucleari tattiche, circa 2400, vennero consegnate alla Federazione Russa tra il gennaio e il maggio del 1992 [ovvio: le testate appartenevano all’Unione Sovietica, non all’Ucraina!]. Le testate nucleari strategiche, circa 1600, rimasero all’Ucraina fino al 1994. In quell’anno durante il summit di Budapest, le grandi potenze nucleari del tempo: Stati Uniti, Gran Bretagna e Federazione Russa, decisero di garantire per la sicurezza dell’Ucraina che in cambio avrebbe consegnato interamente il proprio arsenale nucleare alla Federazione Russa, erede unica dell’Unione Sovietica. Questa decisione venne formalizzata con il Memorandum di Budapest con il quale Stati Uniti, Gran Bretagna e Federazione Russa si impegnarono nel preciso rispetto dei seguenti punti (segue testo del Memorandum)

“- to respect the independence and sovereignty and the existing borders of Ukraine
– to refrain from the threat or use of force against the territorial integrity or political independence of Ukraine
– to refrain from economic coercion designed to subordinate to their own interest the exercise by Ukraine of the rights inherent in its sovereignty
– to provide assistance “if Ukraine should become a victim of an act of aggression or an object of a threat of aggression in which nuclear weapons are used”
– not to use nuclear weapons against any non-nuclear-weapon state party to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons, except in the case of an attack on themselves, their territories or dependent territories, their armed forces, or their allies, by such a state in association or alliance with a nuclear weapons state.”

Traduzione

“- a rispettare l’indipendenza e la sovranità ei confini esistenti dell’Ucraina
– ad astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’Ucraina
– ad astenersi da coercizioni economiche volte a subordinare al proprio interesse l’esercizio da parte dell’Ucraina dei diritti inerenti alla sua sovranità
– a fornirle assistenza se l’Ucraina dovesse diventare vittima di un atto di aggressione o di un oggetto di una minaccia di aggressione in cui vengono utilizzate armi nucleari
– a non usare armi nucleari contro qualsiasi Stato che non sia dotato di armi nucleari e sia parte del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari, salvo il caso di attacco contro se stesse, i loro territori o territori dipendenti, le loro forze armate, o i loro alleati, da tale stato in associazione o alleanza con uno stato dotato di armi nucleari.”

La Federazione Russa ha palesemente violato non solo lo Statuto delle Nazioni Unite ma anche gli accordi diretti assunti con la prima parte del Memorandum attuando l’annessione della Crimea nel 2014, svolgendo attività di sedizione nel Donbass e invadendo l’Ucraina oggi.

Cioè secondo questa emerita testa di cazzo fra il 1994 e il 2014 non è successo niente. Sarebbe come dire che siccome io nel 2015 ho firmato un contratto con il quale mi impegno a pagare ogni mese tot euro di affitto al proprietario dell’appartamento in cui vivo, se viene un terremoto e butta giù la casa, io devo lo stesso continuare a pagare l’affitto perché c’è un contratto in cui mi sono impegnata a farlo. O, meglio ancora, un bel giorno il  padrone di casa si mette qui davanti con un cannone e butta giù la casa, e io dovrei continuare a pagargli l’affitto. A noi da bambini è stato detto che dovevamo amare Gesù e odiare il diavolo e noi abbiamo amato Gesù e odiato il diavolo senza porci domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande. A questa gente è stato detto che deve amare il guitto nazista e odiare Putin, e loro amano il guitto nazista e odiano Putin senza porsi domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande.
E poi c’è ancora quest’altro fenomeno.

In Italia non possiamo scegliere nessuna delle cinque cariche più importanti dello Stato
Non possiamo scegliere i parlamentari, ma solo i partiti. I parlamentari vengono scelti dalle segreterie dei partiti.
Parte della magistratura è marcia
La giustizia è talmente lenta da non essere giustizia.
C’è molta corruzione
Quanto livello di libertà di stampa, occupiamo un posto molto basso tra i Paesi democratici.
Pensate che per questo la Russia, la Cina o la Francia farebbero bene a invaderci, a distruggere Genova e Vercelli, a fucilare civili italiani dopo averli torturati?
Chi cita i gravissimi difetti dell’Ucraina, e per questo rifiuta di definire criminale Putin, è convinto di sì

Forse sfugge all’emerito proprietario dell’emerito cervello che ha defecato questa genialata che:
a) In Italia non ci sono milioni di russofoni da noi bombardati e massacrati per otto anni.
b) In Italia non ci sono stati russofoni chiusi in un edificio e bruciati vivi come facevano i nazisti con gli ebrei nelle sinagoghe e come fanno oggi i nazislamici coi cristiani nelle chiese.
c) Anche se i nazistofili fingono di non saperlo, le città russofone sono state bombardate dagli ucraini.
d) Anche se i nazistofili fingono di non saperlo, assassini e stupri e torture documentati sono stati commessi dagli ucraini: quelli attribuiti ai russi devono ancora essere provati. Questa cosa, in psicanalisi, si chiama proiezione. Ne sono maestri per esempio i palestinesi (maestri non a caso dei nazisti ucraini) che attribuiscono agli israeliani tutte le proprie più infami attitudini. E tanto i nazistofili di casa nostra si sono immedesimati col loro beniamino, da attribuire anch’essi alla controparte ogni sorta di crimini commessi dai loro beneamati.
e) A tutto questo va aggiunto che nei dieci giorni prima del 24/2/22 i colpi di artiglieria sul Donbass erano passati da 50/g a 2000/g – fonte OSCE, non disinformatsija putiniana.
A noi da bambini è stato detto che dovevamo amare Gesù e odiare il diavolo e noi abbiamo amato Gesù e odiato il diavolo senza porci domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande. A questa gente è stato detto che deve amare il guitto nazista e odiare Putin, e loro amano il guitto nazista e odiano Putin senza porsi domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande.

Vediamo ora qualche testimonianza dei poveri invasi dal kattivissimo Putin.

Diario di Ariel Shimona Edith

Intervista registrata a Volnovaha, sottotitoli in italiano.
Al di là delle comparsate in tutti i parlamenti e i televisori del mondo occidentale, Zelensky non solo non si è più occupato degli ucraini, ma li ha abbandonati completamente a se stessi.
Cibo, acqua, soccorsi medici, linee di comunicazione. Niente.
Nemmeno il pane. Nemmeno l’acqua.
I proiettili invece sì che li ha messi in mano alle milizie. Quelli, ha destinato alla popolazione, grazie ai paesi occidentali che gliele continuano a fornire.
Inoltre, se le testimonianze coincidono ovunque, non significa anche che le strategie sono state decise ai vertici?
E il presidente non è stato informato su come avrebbe agito il suo esercito?
Ovunque i generi di prima necessità li hanno distribuiti i russi, nel giro di poche ore.
Ne hanno distribuiti già tonnellate, ed è tutto documentato da video e da ciò che dicono i sopravvissuti.

E ancora due parole sulle persone bruciate vive

Più che un invasore e un invaso, mi sembra che ci siano un cosiddetto invasore e un invasato, incensato da una massa di invasati.

Concludo con la bambina dal cappotto rosso, interpretata da Yulia Lipnitskaya (cognome ebraico, credo, e non a caso quando ha avuto un problema è stata curata per tre mesi in una clinica in Israele), all’epoca non ancora sedicenne.

barbara