E MENTRE IN QUEL DI BORGO EGNAZIA SI GOZZOVIGLIA

150.000 cristiani assassinati, le donne incinte sventrate e il silenzio nella masseria pugliese

Rapporto choc sul genocidio. Dopo crumble di taralli, trofie al pesto, Sassicaia e crostatine al limone, uno dei nove del G7 poteva dire almeno una parola sui martiri assassinati “come polli”. Niente!

GIULIO MEOTTI, GIU 14, 2024

“8.400 cristiani rapiti nel 2023 e 840 che non sono mai tornati vivi. 500 chiese attaccate nel 2023 e 18.500 dal 2009. 70 chierici cristiani rapiti nel 2023 e almeno 25 uccisi. 300 comunità cristiane distrutte nel 2023 e più di 1.100 dal 2009. 15 milioni di sfollati cristiani e centinaia di migliaia che hanno attraversato i confini internazionali. 150.000 cristiani assassinati dal 2009”.
Sono soltanto alcuni dei numeri da capogiro del nuovo rapporto dell’International Society for Civil Liberties and Rule of Law sulla Nigeria e i suoi cristiani che l’arcivescovo Matthew Ndagoso dice che sono uccisi “come polli”.
Come se gli islamisti avessero cancellato dalla faccia della terra una città come Taranto e tutti i suoi abitanti.
L’ultimo rapporto parlava di 100.000 morti. Ma i numeri corrono veloce sulle gambe dello choc di civiltà.
I due burocrati europei e i capi di governo di Germania, Canada, Francia, Italia, America, Giappone e Inghilterra. Quale occasione migliore per un gesto importante sui cristiani perseguitati, anziché parlare di aborto e chiedere a Israele di arrendersi ad Hamas, dopo il crumble di taralli, le trofie al pesto, lo scorfano con pomodorini secchi, un bicchiere di Sassicaia e una crostatina al limone servite dallo chef Massimo Bottura?
Ma trofia è una parola che deriva dal greco atrofia. E noi siamo affetti da atrofia spirituale.
Nella bolla di Washington, Berlino, Parigi, Roma, Ottawa, Tokyo, Bruxelles e Londra, discutere di “islamofobia” è un modo ideologicamente conveniente per escludere ciò che sta realmente accadendo nel mondo e per evitare l’introduzione di una “Giornata internazionale contro la persecuzione dei cristiani”.
“Alla ‘fine della storia’ arrivano il genocidio, la pulizia etnica e un’esplosione sismica di tribalismo” scrive questa settimana l’israeliano Shlomo Ben Ami in un magnifico saggio sulla distruzione dei cristiani d’Oriente. “La violenza è scoppiata sul Monte Libano il 23 maggio 1860 e in meno di due mesi sono stati uccisi tra i 7.000 e gli 11.000 cristiani e centinaia di villaggi e istituti religiosi sono stati rasi al suolo. La violenza in Libano era destinata a estendersi ad altre parti della Siria, in particolare a Damasco, dove migliaia di cristiani cercarono rifugio. E, infatti, il 9 luglio, anche Damasco è stata colpita da un massacro. Nel giro di soli tre giorni i quartieri cristiani della città furono saccheggiati e dati alle fiamme. Circa 5.000 persone – circa il 15 per cento della popolazione cristiana – furono massacrate dai loro vicini musulmani. Se le potenze europee non fossero intervenute per porre fine alla carneficina – resa possibile in parte dall’alleanza ottomano-drusa – il bilancio delle vittime sarebbe stato ancora più alto”.
Ma i partecipanti al G7 ora vivono, più che nella fine della storia, nel migliore dei mondi possibili.
L’Amministrazione Biden ha deciso di togliere la Nigeria dalla lista nera dei paesi accusati di persecuzione religiosa. Il Segretario di Stato di Donald Trump, Mike Pompeo, l’aveva inserita. Poi la decisione di Joe Biden di tornare indietro e inserire la Russia al suo posto nella lista. Uno dei primi gesti di Biden è stato cancellare un modesto aiuto economico per aiutare i cristiani nigeriani a documentare le atrocità. L’ex segretario di Stato Pompeo ha spiegato perché i cristiani sono figli di un dio minore: “Nei mesi che hanno preceduto la decisione di rimuovere la Nigeria dalla lista nera, il Dipartimento di Stato di Biden stava prendendo in considerazione il finanziamento di progetti woke, come i ‘ruoli di genere’ in Nigeria. L’ideologia progressista richiede ai suoi fedeli di ignorare la verità e il valore della fede religiosa e, invece, di vedere ogni conflitto attraverso i prismi di razza, etnia e genere”.
Il Canada di Trudeau ha nominato delegati governativi contro l’islamofobia, ma è sorda sui cristiani uccisi in odium fidei.
La Germania di Scholz si è rifiutata di dichiarare una Giornata sulla persecuzione dei cristiani.
La Francia ha dimenticato completamente il suo ruolo di protettrice dei cristiani.
L’Inghilterra da anni applica ai cristiani perseguitati un vergognoso doppio standard.
E a fronte di tante promesse di fare qualcosa sui cristiani perseguitati, il governo italiano a oggi risulta “non pervenuto”. Giorgia Meloni avrebbe potuto dimostrare di essere diversa dagli altri chiedendo di inserire nel testo finale una parola a favore della libertà religiosa, che è la grande dimenticata della diplomazia internazionale. Troppo impegnata a riprendere Biden che si allontanava dal gruppo, perso nei suoi pensieri senili?
Charles Michel e Ursula von der Leyen sono rappresentanti di una Unione Europea che, quando a Bruxelles ha votato sui cristiani, ha scelto sempre di censurare la loro persecuzioneJean-Paul Garraud, europarlamentare, racconta: “Ho contattato più volte la Commissione Europea per chiederle di agire contro la persecuzione dei cristiani. Anche se ha nominato un coordinatore europeo incaricato di combattere l’islamofobia, continua a rifiutarsi di farlo per odio anticristiano. La Commissione preferisce utilizzare i fondi europei per campagne di comunicazione che promuovono l’uso del velo, per sovvenzionare organi di propaganda islamica con fondi di ricerca, per finanziare associazioni vicine ai Fratelli Musulmani”.
“Lo sventramento delle donne incinte e la macellazione dei feti sono una loro specialità”, ha denunciato il rettore di un seminario nigeriano. Anziché ammansire i media sull’aborto, al G7 avrebbero potuto parlare dei feti cristiani fatti a pezzi dai fondamentalisti islamici.
Fra i 12 cristiani uccisi nello stato di Nasarawa, Nigeria, attaccati al grido di “Allahu akbar”, c’erano bambini e donne incinte. Così nei villaggi di Ndobashi ed Ekpufu: “I militanti hanno ucciso uomini, donne e bambini senza pietà. Alcune famiglie, genitori e figli, sono state completamente spazzate via. Le donne incinte non sono state risparmiate”.
Ma la giornalista britannica Melanie Phillips ha definito questa persecuzione dei cristiani come “il nostro segreto colpevole”: “La libertà religiosa, il valore centrale della civiltà occidentale, viene distrutta in gran parte del mondo. Ma l’Occidente, negando miopicamente questa guerra religiosa, distoglie lo sguardo dalla distruzione del suo credo fondativo. Pertanto, non sorprende che, di fronte alle barbarie jihadiste all’estero e alle invasioni culturali in patria, il mondo libero si stia dimostrando così inefficace”.
Eppure, almeno il governo italiano avrebbe potuto usare il magnifico sfondo pugliese del G7, così carico di storia tremenda, per ricordare al mondo che quella terra non è soltanto finte masserie di lusso a 2.500 euro a notte, ma anche terra di persecuzione ante litteram.
I turchi si avvicinarono a Otranto, sulla stessa costa di Borgo Egnazia, con 150 navi e 15.000 uomini. La città contava 6.000 abitanti. Appena dopo l’assedio fu avanzata la richiesta di resa come abiura alla fede in Gesù e la conversione all’Islam. Di fronte al rifiuto, la città fu bombardata, e il 12 agosto 1480 cadde nelle mani degli invasori, che la saccheggiarono e uccisero arcivescovo, canonici, religiosi e fedeli nella cattedrale. Il giorno dopo, il comandante Gedik Ahmet Pascià ordinò che tutti gli uomini superstiti, 800 cristiani dai quindici anni in su, fossero condotti presso l’accampamento turco e obbligati a fare apostasia. Rifiutarono e accettarono di farsi macellare. Borgo Egnazia, dove si svolge il G7, è vicino a Fasano, dove i turchi furono sconfitti nel 1678 in una battaglia ricordata oggi nella popolare “scamiciata”.
E decidere di canonizzare i cristiani di Otranto fu l’ultima decisione di Joseph Ratzinger, che l’annunciò al mondo pochi istanti prima di comunicare l’abdicazione. Gli 800 – insieme con coloro che hanno combattuto e sono caduti sulle mura di Otranto per resistere agli Ottomani – avrebbero potuto vivere di più: sarebbe bastato arrendersi e abiurare. Ma hanno scelto di entrare nella storia. Come oggi i cristiani perseguitati ignorati dai nove.
E la storia, quando non pensiamo sia finita, è davvero maestra di vita. Perché anche allora la leadership occidentale del tempo si perdeva in disquisizioni e beghe tra vicini, mentre i turchi cingevano d’assedio le isole del Mediterraneo e puntavano le prue della flotta verso l’Adriatico. Maometto II sognava di fare della basilica di San Pietro una stalla per cavalli.
Speriamo nel prossimo G7, quando i 150.000 assassinati saranno diventati 200.000. E speriamo bevano meno Sassicaia e trovino più lucidità sui pericoli che corre la nostra civiltà.

È che purtroppo non è un problema di Sassicaia, bensì di precisa volontà di distruggere la nostra civilità. E se non ci sbrighiamo a fare fuori questa banda di briganti, non ne usciremo vivi, e questo sarà il nostro prossimo inno nazionale

barbara