POSSIAMO CHIAMARLA SATIRA DEL CAZZO?

Sembra che il ragazzo sia abbastanza ossessionato dall’oggetto in questione, che nelle sue “opere” ritorna spesso, sia sotto forma di pompini (sindrome da deprivazione?), sia sotto forma di eiaculazioni. D’altra parte cosa aspettarsi da uno con questa faccia?

Nota: questa è di sei anni fa, quando era ancora giovane e bello

Naturalmente, da bravo comunistazzo anti israeliano e antisemita, non poteva mancare questo

(ah, il sublime godimento del chiamare nazisti le vittime dei nazisti, così da potersi poi dire che i carnefici dopotutto non erano poi così tanto colpevoli – che noi non siamo poi così tanto colpevoli nel condividere i sentimenti e i desideri dei nazisti); che però non è ancora il peggio: questo essere immondo, questa lurida merda putrefatta ha osato rappresentare l’infibulazione con questa dolcissima, delicata e poetica immagine

quando la realtà dell’infibulazione (ma anche di tutti i tipi di mutilazioni genitali in genere) è una bambina a terra, saldamente tenuta da quattro donne robuste, che urla selvaggiamente mentre pezzi di corpo le vengono tagliati, o strappati, o raschiati via

Propongo questo documento (astenersi stomaci delicati) mutilazioni sessuali e questa testimonianza frutto della mia esperienza personale SOMALIA, INFIBULAZIONE

Satira del cazzo prodotta da un uomo di merda.

barbara

VE LA RICORDATE?

Ve la ricordate quella geniale magistrale acuta profonda etica sensibile e soprattutto GIUSTA copertina di quattro anni e mezzo fa?

Questo è il post che le avevo dedicato all’epoca: grande invenzione il pettine, destinato a catturare, prima o poi, tutti i nodi in circolazione. Se poi sono anche sporchi di fango, ci si incastrano anche meglio.

barbara

ODIA PURE CHE NON TI COSTA NIENTE

A patto di sceglierti gli obiettivi giusti, beninteso, vale a dire che l’odiatore sia di sinistra e l’odiato di destra: in questi casi vai tranquillo che la Segre non vede non sente non parla. Anche perché è troppo occupata a far sponsorizzare il memoriale dell’olocausto alla baldracca influencer.

Rispuntano i Vip che odiano la destra

Com’era? Odiare ti costa? La Commissione Segre contro l’odio? La multa di 5 euro per i commenti sessisti? Certo, come no. A ondate, come il Covid, si ripropone la colata per odiare, che non costa niente se da sinistra a destra, quanto a dire nella direzione giusta. Ogni tanto spunta qualcuno che, ormai giubilato Salvini, s’incarica di fare il cecchino su Giorgia Meloni e le dà, senza mezzi termini (scusate ma questo è diritto e completezza di cronaca), della vacca, troia, zoccola, puttana; tanto per gradire. Non è una donna la Meloni? Ma no, è una sottorazza, è una infame, va appesa a testa in giù.
Come fece, iconograficamente, una testina pensante di seconda o terza scelta, tale Alessandro Robecchi, tempo fa su Twitter, subito retwittato da un parigrado, il Saltafila. Poi qualcuno ricorderà il vivace siparietto di oltre un anno fa, quando lo storico di sinistra Giovanni Gozzini ebbe a definire la leader di Fratelli d’Italia ortolana, rana dalla bocca larga, scrofa e, come volevasi dimostrare, vacca, mentre in studio un altro ospite e il direttore Palumbo ridacchiavano. Lì per lì sembrò talmente enorme, che inscenarono pentimento e autodafà: Gozzini sospeso per tre mesi, Palumbo platealmente dimesso da Controradio, dove sarebbe subito rientrato. In mezzo, i deliri dell’ex brigatista Etro, secondo il quale la Meloni, all’epoca incinta, aveva “la figa che sapeva di ricotta rancida”, nel silenzio plateale delle varie Boldrini, Segre, eccetera: sgradevole, ma, lo ribadiamo, son tutte cose che vanno dette per come sono state dette, altrimenti non si capisce il livello dello squallore. Uno squallore che, osserva giustamente l’interessata, preoccupata per la propria incolumità, non ci mette niente a trasformarsi in livore, in violenza di ritorno.
Ma la sinistra non impara dalle sue miserie; non cambiano, non possono cambiare. Neppure se volessero. Ma non vogliono. Ora, Giorgia Meloni ne ha combinata un’altra: si è permessa di vincere, per davvero, non alla maniera del Pd, le elezioni amministrative, il che già è un crimine; dopodiché è andata a Marbella, ospite di Vox, a fare un discorso, secondo alcuni un po’ troppo urlato (e magari lei stessa se n’è un po’ pentita, quanto a decibel), in favore della famiglia naturale e contro la lobby gender, l’islamismo e la finanza globale. Apriti cielo. La sinistra vipparola, ma più che altro pipparola, non aspettava altro: e la vera ragione non è il sostegno, scontato, di una leader conservatrice italiana a un movimento conservatore spagnolo, europeo: quello era il pretesto che tutti aspettavano per punirla dopo le recenti consultazioni. Come a dire: se credi di alzare la cresta ti sbagli, te lo facciamo capire noi la sorte che ti aspetta. Un riflesso condizionato squisitamente comunista.
Ad aprire le danze era stato il segretario piddino Letta con un pizzino nemmeno troppo velato: “Impediremo che la Meloni vada al Governo con ogni mezzo”. Molti sentirono subito tintinnar di manette dalla magistratura amica: certo fu l’osso ai cani, il segnale per sguinzagliare la canea degli zdanoviani di complemento. Eccoli, anzi eccole, puntuali come droni di guerra, apre le danze, naturalmente a 8 e ½, la “filosofa” (ormai ce ne sono più degli influencer, te li tirano dietro a un soldo la dozzina) con gli occhialini gramsciani Rosi Braidotti: “Meloni come Putin. Toni omofobi, violenti, misogini. Mi fa paura”. Ha paura, la teorica del neofemminismo postumano: del sovietismo antico e rinascente, evidentemente, meno. “Ho paura! Questi toni da furia scatenata contro i nemici dei sacri valori Dio, patria e famiglia. Vede nemici presunti, ancestrali. Ha un linguaggio conflittuale, violento contro omosessuali, donne non madri, femministe, migranti e tutti quelli che non sono come loro. Un tono aggressivo che mi fa paura”. Abbiamo capito, Braidotti, te la fai sotto davanti alla “propaganda assassina” di Giorgia, e minaccia di restare all’estero: e va beh, resta un po’ nei Paesi Bassi, ti sostituiremo con Chiara Ferragni o Antonella Viola.
A ruota segue la scrittrice, anzi scrittora, Ginevra Bompiani con caschetto che fa vagamente Natalia Ginzburg che non ce l’ha fatta; anche Ginevra “ha paura!”, che palle, in quantoché Meloni, oltre che della famiglia dei “buffoni”, è “molto pericolosa”, soprattutto perché “è un tipo che può piacere”, cioè venire eletta. Il fatto è, precisa la scrittora, che “i nazisti ci sono già”, e chissà chi sono.
Scendendo di livello, ecco caracollare Selvaggia Lucarelli, che è ormai difficile definire, diciamo una factotum tra palette, articolesse, provocazioni da social pianerottolo eccetera: siccome è tutta una gara a sgomitare nel segno dell’antifascismo, meglio, antinazismo, e in soccorso del carrozzone LGBTQWERTY, Selvaggia non può mancare: «Non è solo quello che dice, ma come lo dice. Lo sguardo minaccioso, il tono di voce che si abbassa e si alza a seconda del climax dell’invettiva, le pause, la faccia che diventa rossa per lo sforzo di urlare. La sua è adesione totale a idee spaventose, a cui ha finito per somigliare. In effetti, la guardi e fa spavento». Anche profiler, Selvaggia: se la sentono a Quantico, la pigliano subito. A fare le pulizie.
Una che poi dev’essersi detta: e che? Queste tutte a dare i numeri e io niente? E così pure Vanessa Incontrada si mette a tremolare come un budino: “Che paura!”, ansima via social, e poi: “Ancora più paura, l’orrore in queste parole”. Addirittura. Vanessa, sottile come da par suo, estrapola un paio di frasi  “Sì alla famiglia naturale”, “No alla lobby GLBT”, scarnificandola dal discorso complessivo, e gioca facile a fare la terrorizzata. Forse dovrebbe temere altre cose, dentro e fuori di sé. Ma pur di allargarsi, non si butta via niente.
La sinistra vajassa si droga delle sue chiassate e, grottescamente, dà la paletta della sguaiataggine alla Meloni; è come l’arrivo in bagarre della Milano-Sanremo, tutto uno sgomitar di bestiate, uno straparlare con cui fregarsi la scena: alla fine brucia tutti l’outsider Kasia Smutniak con la sua analisi del kaiser via Instagram “Più i pensieri sono bassi, volgari, inadeguati, non all’altezza, tristi, morbosi, infelici, privi di eleganza, di amore, di buon senso, indegni, ingiusti, aspri, acidi, vomitevoli, piccoli, inutili, stupidi, idioti, pericolosi, malformati, kitch, sbiaditi, inesatti, errati, carichi di odio, DISUMANI, più la persona che li esprime diventa… volgare, inadeguata, non all’altezza, triste, morbosa, infelice, priva di eleganza, di amore, di buon senso, indegna, ingiusta, aspra, acida, vomitevole, piccola, inutile, stupida, idiota, kitch, sbiadita, inesatta, errata, carica di odio, DISUMANA. Mi è partito l’embolo”. L’embolo? Qui è un delirio da antidoping. In effetti, la sensazione è quella: la realtà però è diversa, cotante puttanate sono state assemblate a freddo per fregare le varie Rosi, Ginevra, Selvaggia e Vanessa: and Kasia is the winner, by unanimous decision.
Sad, sad, sad: davvero triste questo baciar la pantofola al Pd arcobaleno per un titolo o un ingaggio in più: si sa che funziona così nella fabbrica della comunicazione, e che la fabbrica della comunicazione la controlla la sinistra (anche per distrazioni e/o demeriti della destra, vecchia storia di cui nessuno è innocente), però che mestizia: sorge il sospetto che, cambiando il regimetto, certa gente abbia sì paura, ma di ritrovarsi del tutto priva di sovvenzioni. Ma, ancora una volta, è solo un riflesso condizionato perché tanto anche con la “nazista Giorgia” al potere, non cambierebbe neanche un ficus in Rai, nei giornali, nelle università, nelle scuole, nelle case editrici, nei premi letterari, nei festival sedicenti culturali e via discorrendo: non è questione di posti ma di rete, di gramscismo ancestrale, lo sappiamo tutti, riequilibrare il panorama informativo-ludico italiano è folle quanto sottrarre la magistratura alle sue correnti e al controllo da parte del Pd.
Se c’è una critica che la destra merita, fra le tante, e tante sono davvero, è se mai quella di essersi sinistrizzata, di avere accettato, subìto, comunque adottato stilemi, ipocrisie e stronzate del politicorretto, del woke, del cancel culture. Sicché la vociata di Meloni a Marbella assume, tutt’al più, il suono di una rivendicazione di valori tradizionalisti quasi patetica.
Ma alla sinistra sbracata, volgare e gonfia d’odio nel nome dell’eleganza, dell’educazione e della comprensione amorosa, non basta: chiude il conto, per oggi, la cantante sanremese Paola Turci che proprio non si tiene e fulmina su Twitter il leghista Pillon espressosi in favore di 5 giocatori di baseball di Tampa, Florida, non disposti ad indossare una maglia col logo del Gay Pride. Roba di poco conto, ma bastevole a scatenare il solito canaio sul Pillon, definito dall’ugola di Lotta Continua, appassionata fan di Sofri, “Poco cristiano e molto fascista”. Turci è una che vede fascisti dappertutto, meno che sullo yacht di Francesca Pascale, sua compagna, ex di Silvio Berlusconi. Pecunia non olet e panfilo neanche. Però allegri, oggi abbiamo fatto a fette Pillon, nientemeno, oltre alla solita Meloni: la coerenza è salva. Per le prossime colate d’odio ci vediamo domani, tanto la garrula Liliana Segre con la sua commissione, se c’è di mezzo Giorgia, Salvini o un qualsiasi Pillon regolarmente si distrae.
Max Del Papa, 21 giugno 2022, qui.

Storie vecchie e sempre sapute, naturalmente, ma non fa male rinfrescarle ogni tanto. E visto che c’è tanta gente che esterna a ruota libera, mi prendo un po’ di libertà anch’io: la Ferragni mi fa schifo – ma proprio uno schifo fisico – e la Segre lo stesso ma un po’ di più.
E tanto per non perdere il vizio

barbara

NON CONCORDO CON IL TITOLO

Sbarchi illegali triplicati, ma il Governo non se ne cura

A gennaio sono stati oltre 3200 i clandestini sbarcati in Italia, più del triplo rispetto allo stesso mese del 2021. Una situazione fuori controllo, che fa il gioco dei trafficanti e dà un altro colpo al Paese, nel silenzio del Governo, che intanto intensifica le restrizioni pseudosanitarie a danno degli italiani.

Il 2022 verrà ricordato probabilmente come l’anno in cui l’Italia ha cessato a tutti gli effetti di esistere in quanto Stato nazionale che controlla e amministra quanto accade ai suoi confini. Dopo gli ultimi due anni disastrosi caratterizzati da nuovi boom di sbarchi di immigrati illegali nel totale disinteresse, se non con il sostegno, di gran parte della politica, il nuovo anno sta impietosamente fotografando il tracollo delle istituzioni italiane di fronte a sbarchi illegali e Ong, peraltro proprio nel momento in cui il Governo Draghi, unico in Europa, continua a utilizzare la crisi sanitaria come pretesto per intensificare le misure che limitano le libertà individuali dei cittadini.

Ormai le coste da Lampedusa a tutta la Sicilia sono alla mercè di barchini, barconi e navi delle Ong, tutti diretti esclusivamente in Italia, unica nazione che continua ad accogliere chiunque paghi criminali per venire illegalmente in Europa. A scaricare l’ultimo carico di clandestini è stata ieri l’Aita Mari, la nave della Ong Salvamento Marítimo Humanitario, che ha lasciato a Lampedusa 176 migranti illegali. Il 29 gennaio erano sbarcati ad Augusta in 439 dalla Geo Barents, la nave di Medici senza Frontiere e prima ancora tutte le navi delle Ong presenti nel Mediterraneo hanno fatto la spola tra le acque libiche e i porti siculi.

La fotografia dell’anarchico disastro in atto ai nostri confini la forniscono i dati del Ministero dell’Interno. Se il 2021 si era chiuso con 67.040 sbarcati, cioè il doppio dei 34.154 del 2020 e sei volte gli 11.471 del 2019 [e indovina un po’ chi c’era all’Interno fin quasi alla fine del 2019… E tutto questo nonostante un ministro della Difesa che nel governo successivo pretendeva di diritto la conservazione del ministero perché “Nessuno ha lottato quanto me contro Salvini”, e una magistratura che archivia lo speronamento delle motovedette della GdF da parte di una complice attiva di traffico di carne umana, immigrazione clandestina e introduzione di terroristi], l’inizio del 2022 anticipa un anno ancora più difficile. A ieri erano sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno 3.035 clandestini che salgono a oltre 3.200 con gli sbarcati dall’Aita Mari. Si tratta del triplo dei 1.039 sbarcati nel gennaio 2021 e oltre il doppio dei 1.342 del gennaio 2020. Una situazione fuori controllo in cui agli sbarchi dei clandestini si aggiungono altre migliaia di accessi di stranieri di cui, in un’Italia economicamente in ginocchio e con milioni di persone disoccupate e sottoccupate, non si sente alcuna necessità.

Oggi il Viminale gestirà il secondo “Click day” relativo ai flussi d’ingresso per 42 mila lavoratori non comunitari (80 mila in totale) per l’anno 2021 per i settori agricolo e turistico-alberghiero, per motivi di lavoro subordinato stagionale provenienti da Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, Guatemala, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia e Ucraina. Ieri sono invece atterrati a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 11 rifugiati siriani che vivevano da tempo nei campi profughi del Libano: complessivamente in Italia sono giunti 3.600 rifugiati grazie ai corridoi umanitari. Insomma, che si tratti di veri rifugiati, di clandestini o di lavoratori stagionali, l’Italia spalanca le porte a chiunque voglia entrarvi legalmente o meno, nonostante le esplosive condizioni economiche e sociali in cui versa la nazione.

Ieri Amnesty International ha ammonito Italia e Unione europea dal continuare a collaborare con le autorità libiche colpevoli di aver riportato in Libia oltre 82 mila clandestini negli ultimi 5 anni. Tutti clandestini che per Amnesty e affini dovrebbero invece sbarcare impunemente in Italia e in Europa. Meglio farsi poche illusioni anche circa future svolte nella politica Ue sull’immigrazione illegale. Ieri la neopresidente del Parlamento Europeo, la maltese Roberta Metsola, si è espressa chiaramente in pure stile comunitario. “Io voglio un’Europa che distrugge i muri e non li costruisce. È un punto importante per me. È un’altra sfida, un problema che abbiamo come Europa. Non possiamo lasciare soli i Paesi in prima linea” rispetto ai flussi dei migranti. “Dobbiamo trovare una politica umanitaria che protegga tutta l’umanità, che non faccia distinzioni sulla base di dove si è nati o da dove si arriva”. Di fatto, la solita aria fritta in salsa Ue.

Nel silenzio totale (e demenziale) della politica, inclusi i ministri che dovrebbero gestire l’emergenza migratoria e i flussi di clandestini, degli sbarchi sembra interessarsi ormai solo l’opposizione e, nel governo, Nicola Molteni, sottosegretario leghista al Viminale. In un’intervista con Chiara Giannini pubblicata sul Giornale il 26 gennaio, Molteni aveva denunciato che “gli arrivi di Lampedusa di questi giorni e di queste notti e la presenza di ben tre Ong, una italiana e due straniere, confermano che il fenomeno della gestione dei flussi migratori, soprattutto nel Mediterraneo centrale, rimane un gigantesco problema che le istituzioni europee e il governo nazionale non possono sottovalutare bensì affrontare con estrema urgenza immediatamente. Anche perché più partenze e più sbarchi determinano anche più vittime e più dispersi in mare. Le oltre 1.500 morti nel Mediterraneo centrale del 2021 sono un dato drammatico. Senza una risposta comunitaria, serve immediatamente un intervento nazionale di difesa delle frontiere e di contrasto a scafisti e trafficanti di esseri umani”.
Gianandrea Gaiani, qui.

Non è vero che il governo non se ne cura: non solo se ne cura moltissimo assai, ma anche se li cura. Non è che sbarchino perché il governo non sa come fare per impedirglielo: sbarcano perché il governo vuole che lo facciano. Perché possano poi organizzare dei begli stupri di massa organizzati, vadano a rimpolpare la mafia nigeriana, o si spacchino la schiena 15 ore al giorno nei campi di pomodori per una manciata di euro al giorno. Sti figli di puttana del governo.

barbara

SALVINI ERA IL MALE ASSOLUTO

Ma poi per fortuna il suo posto è stato preso da una signora per bene, e adesso finalmente viviamo nel migliore dei mondi possibili.

Scandalo Lamorgese: “Poteva capitare ovunque”, la ministra Pilato se ne lava le mani

Ne ha accoltellati cinque, tra cui un bambino alla gola, siccome pretendeva di viaggiare senza biglietto. Era pericoloso, segnalato dalle polizie di tutta Europa, ce l’avevamo noi, arrivato da qualche mese in fama di rifugiato somalo. Balordo, fatto, con addosso coltelli e forbici. L’hanno messo dentro e ovviamente ha cominciato a dar di matto, a dire che sente le voci e l’avvocato ha chiesto l’immancabile perizia psichiatrica. Troveranno un modo per definirlo disturbato, spaventato, vittima del capitalismo globalista, del razzismo sovranista, lo manderanno da qualche prete manager, in breve sarà ancora libero.
È solo l’ennesimo di una serie infinita, ormai questi “martiri” del mondo hanno capito due cose: la prima è che l’Italia li mantiene, la seconda è che non li punisce, anzi più delinquono e più li esaltano. Qualunquista dirlo? No, è l’unica realtà dei fatti e si ripete ogni giorno: mentre il somalo cercava la sua strage, su un treno uno del Mali prendeva a testate il controllore che gli chiedeva il biglietto, poi si scagliava contro i passeggeri. Abbiamo un ministro di polizia che prima esprime rammarico, vicinanza alla famiglia, poi con una scrollata di spalle: “Cose che succedono, poteva capitare ovunque”. Ma è capitato qui, e lei ne ha la responsabilità oggettiva.
Chi è questa Lamorgese che non sa arginare nessuna invasione, si tratti di clandestini o di parassiti da rave party? È una che, da prefetto a Milano, ha lasciato ridurre la metropoli a una Babele invivibile e in premio l’hanno fatta ministro, secondo le logiche degli equilibri politici, delle lottizzazioni in nome della democrazia. Dice di lei il presidente Draghi: è un ottimo ministro, fa il meglio del meglio, la proteggo io. I risultati si vedono, non solo o non tanto sul piano operativo, amministrativo, quanto su quello umano: poteva succedere in ogni luogo, in ogni momento, a chiunque. Così la ministra Pilato se ne lava le mani, con fastidio al limite del disprezzo. Ma se il bambino pugnalato alla gola fosse morto, cosa mai direbbe? Che è colpa di chi l’ha preceduta? Del liberismo? Del Covid? O di non farla tanto lunga, che son cose che capitano?
La Verità sta portando avanti una campagna per farla dimettere, meritoria, doverosa campagna perché Lamorgese semplicemente non è in grado di fare il ministro, men che meno di polizia (e la situazione di Milano dimostra che nemmeno il prefetto): sono i risultati a condannarla, è la situazione fuori controllo, sono i crimini regolari, quotidiani, è il suo disinteresse esibito come da un’aliena, una che considera suo mestiere mandare le guardie a mazzolare gli insofferenti al lasciapassare, ma lasciar correre tutto il resto.
La sua copertura ai diecimila del rave nel Viterbese è stata scandalosa, la sua latitanza sui clandestini vergognosa, il suo disprezzo per le conseguenze, per le vittime parla da solo. Eppure nessuno la tocca. I media la sostengono, il premier la blinda, il capo dello Stato, così solerte quando al Viminale c’era Salvini, non fiata, il Pd ovviamente ringhia contro chiunque ne sindachi l’operato. Una così dovrebbe tutelarci dalla risorgenza del terrorismo islamista di matrice afghana? Che i nostri Servizi ci proteggano, ma dovesse succedere il peggio, sarà anche per l’inconsistenza di un prefetto fallimentare, messo nel posto sbagliato e lasciato ad onta della sua inettitudine. Sarà responsabilità condivisa, e non perdonabile.
Max Del Papa,15 Set 2021, qui.

Già, Speranza lo protegge Draghi, Lamorgese la protegge Draghi, Di Maio lo protegge Draghi, la Costituzione la protegge Mattarella e noi ci becchiamo questo

con l’aggiunta dell’impunità garantita per chi delinque, non importa quanto grave sia il crimine. Ma l’importante è avere tolto il telecomando all’orco Salvini, mangiatore di bambini e affossator di clandestini, per omnia saecula saeculorum. Se poi ci scappa il ferito o anche il morto pazienza, sono cose che capitano. E poi mica sono parenti suoi.

barbara

TALEBANI: UN’OCCHIATA IN CASA NOSTRA

Cominciamo con l’ineffabile Alessandro Di Battista.

Niram Ferretti

PADRONI E PADRINI DEL PIANETA

E’ tornato, e c’era bisogno che tornasse, perché ogni volta che apre bocca dice cose giuste, vere, inesorabili.

«Chi è interessato davvero al popolo afghano dovrà parlare con i talebani. Il resto è ipocrisia». «Anche la prima vittima della guerra in Afghanistan è stata la verità. Una verità che ancora oggi, nonostante i nodi siano tutti venuti al pettine, viene vilipesa, oltraggiata, assassinata. Gli Stati Uniti e i suoi servi sciocchi non hanno bombardato l’Afghanistan (così come l’Iraq, la Libia o la Siria) per eliminare il terrorismo, la shari’a, il burqa o per garantire diritti umani. E chi ancora si beve questa balla è complice dei padroni e padrini del pianeta».

Così Alessandro Di Battista, uno dei maîtres à penser del M5S. Lui conosce la verità, il motivo per il quale gli USA intervennero in Afghanistan vent’anni fa, non per la lotta contro il terrorismo islamico (ma quale terrorismo islamico!), e in Iraq, Libia e Siria. Si tratta, naturalmente, di altri motivi, molto biechi, molto terra a terra.

“I padroni e i padrini del pianeta” (Povia dovrebbe chiedere che gli vengano riconosciuti i diritti) quando si muovono si muovono solo tramite motivi di facciata, falsi e i gonzi, quasi tutti ci cascano, ma lui Di Battista no, lui sa esattamente di cosa si è trattato, di cosa si tratta e presto lo sapremo anche noi quando lo esporrà in modo vero, giusto, inesorabile, sempre che i “i padroni e i padrini del pianeta” e i loro “servi sciocchi” glielo permetteranno.

Qualcuno si affretti a metterlo al sicuro.

Ma farà poca tenerezza con quell’aria da son piccina son carina son la gioia di papà?

Un altro fulgido esempio della nostra Sinistra dalla gloriosa storia ce lo fornisce tale signor Claudio Mazzanti, assessore piddino a Bologna, dallo spettacolare senso dell’umorismo

E passiamo ora alle cose serie.

«I nostri islamici benedicono le esecuzioni»

Ci sono i talebani veri, quelli che sparano sulla folla e seminano il terrore. E poi ci sono i talebani de noantri, di imitazione ma non meno pericolosi, che sparano balle sui giornali e sfiorano il ridicolo. Parliamo di quanti, illuminati sulla via di Kabul, sono convinti che l’avvento dei talebani sia stato un affare. Essi credono che mullah e compagnia armata abbiano preso il potere con il consenso degli afghani (chissà perché, tuttavia, i cittadini fuggono); che non abbiano mai fiancheggiato i terroristi (hanno ospitato per anni Bin Laden? E chi è costui?); che siano personaggi dialoganti (infatti fanno parlare bene le armi) e molto migliori degli americani (chiedere alle donne afghane, che non vedono l’ora di rimettersi il burqa).

LA LUCE Tra i più accaniti sostenitori di Baradar, il capo talebano, e dei suoi accoliti figura Davide Piccardo, coordinatore del Caim (Coordinatore delle associazioni islamiche di Milano) e direttore di laluce.news, nome divertente dato che difende degli oscurantisti. Sul suo sito Piccardo si è cimentato in una filippica contro gli invasori a stelle e strisce, fautori per 20 anni di una «guerra coloniale» in Afghanistan, funzionale non a «combattere il terrorismo», ma a «stabilire un avamposto in Asia Centrale». In quest’ottica l’11 settembre sarebbe stato «la scusa perfetta per lanciare l’offensiva contro i Talebani». I quali, sebbene «mostrificati» dalla propaganda, sono molto «più umani e corretti degli invasori occidentali», anzi capaci di «portare pace e stabilità» e pertanto arrivati al potere con «ampio consenso» della popolazione. E di certo «non sono terroristi» perché «non hanno mai contemplato la possibilità di compiere attentati in Occidente». [ho idea che questa sia funzionale all’escludere che gli attentati in Israele siano terrorismo] No, si sono limitati a ospitare la mente del più grande attentato contro l’Occidente nella storia… E poco importa che, come ha ricordato l’Onu in un report, i talebani continuino a proteggere al Qaeda e ospitarla in 15 province del Paese. Da cui l’allarme negli Usa di nuovi attentati in occasione del ventennale dell’11 settembre e il rischio di infiltrazione di terroristi tra i profughi. Ma sulla bontà d’animo dei talebani giura anche Massimo Fini che, su la Fatwa Quotidiana, pardon il Fatto Quotidiano, ricorda come i talebani ospitassero Bin Laden in qualità di benefattore: «Bin Laden in Afghanistan godeva di popolarità perché con le sue risorse personali aveva costruito ospedali, strade, infrastrutture». Com’era buono lui… L’unico effetto collaterale del ritorno al potere dei talebani sarebbero le epurazioni ma anche qui, garantisce Fini, non c’è problema: «I “collaborazionisti” potrebbero essere passati per le anni, come si è sempre fatto da che mondo è mondo». E che male c’è. Del resto, anche secondo Piccardo «le ritorsioni, gli arresti, i processi, le condanne e le esecuzioni purtroppo sarebbero normali in una situazione del genere» contro «gente che sosteneva delle forze armate che in questi anni hanno ucciso decine di migliaia di talebani».

LO SCAMBIO È con questi ultimi dunque, esecutori ragionevoli di epurazioni di massa, che si deve dialogare. Lo crede anche il mullah Travaglio per cui, se trattiamo, «può darsi che i vincitori ascoltino» gli sconfitti. Già ce li vediamo i tagliagole ad ascoltare i miti consigli di Europa, grillini e Tale-Biden, il presidente Usa responsabile della fuga dell’Occidente. Gli unici a credere possibile una conversazione con i talebani, oltre a Travaglio, sono l’Ue, Giuseppi Conte e il redivivo Alessandro Di Battista: già celebre per volere «intavolare una discussione» con l’Isis, ieri l’ex 5 Stelle avvertiva che «bisogna parlare con i talebani», se si vorranno «corridoi umanitari per profughi» e «aprire strutture sanitarie». Quindi i talebani sarebbero i garanti di azioni umanitarie. Dibba ha capito tutto, come sempre. Insieme a Travaglio, Fini e Piccardo, potrebbe aspirare a un ruolo nel governo talebano. A proposito, suggeriamo un accordo distensivo ai mullah: noi ci prendiamo i profughi e vi diamo in cambio Dibba e Co.
Gianluca Veneziani, qui.

Se per profughi sono da intendere i profughi veri, quelli che a rimanere lì rischiano la vita, io ci sto.
Poi ho trovato questa cosa che mi è piaciuta molto, non proprio strettamente ed esclusivamente di casa nostra, ma che bene o male ci riguarda.

Gianfranco Damico (via Fulvio Del Deo)

Ve lo ricordate Charlie Hebdo vero? Quelli che nel cuore di Parigi furono massacrati da quattro coglioni islamici…
A parte la vicinanza incondizionata per quel massacro, io li ho criticati a volte. Le vignette non mi sembravano taglienti, mi sembravano cretine.
Oggi però fanno un balzo avanti e nel farlo ci lanciano un dardo al cuore. Dritto al cuore della più insopportabile delle ipocrisie.
Perché quei pervertiti, sessuali e mentali, di talebani che stanno facendo quello che stanno facendo, quei nazicoglioni con la sharia maomettana, hanno anche dei foraggiatori. E il principale è il Qatar. È a Doha che si fanno le trattative. È a Doha che il capo di quegli altri coglioni palestinesi di Hamas si è fatto fotografare congratulante con il talebano del cazzo.
E sapete chi è il proprietario dello stellare Paris Saint Germain che da poco si è comprato anche Messi e Donnarumma? Sissì, i qatarini. E sapete cosa avverrà l’anno prossimo in Qatar? I mondiali di calcio. Sì, andremo a fare i mondiali di calcio a casa dei principali finanziatori dei maniaci sessuali fascisti afghani figli di Allah.
Charlie Hebdo è l’unico che lo sta dicendo.
Ora, a parte che io mi aspetto per tutto questo inginocchiamenti spettacolari da parte di tutti i campioni di moralità inginocchiati precedentemente -Messi, Mbappè, Neymar and Co., sui chiodi- , dico questo: io amo il calcio, e come un bambino mi entusiasmo per i grandi eventi sportivi. Capisco anche l’ambivalenza delle cose, che questo è un mondo fatto di polvere. E guardo sempre con sospetto tutte le robe di boicott questo e boicott quello.
Ma questa volta no.
Questa volta il Paris Saint Germain e i mondiali di calcio se ne possono andare affanculo.
Amo il calcio. Ma non sulla pelle delle mamme, delle figlie, delle sorelle, dei bambini e degli uomini liberi di Afghanistan.
Perché a quel punto, sono davvero solo quattro coglioni che corrono in mutande appresso a una palla.
Perché se hai le palle, quelle vere, le guerre -in cui credo- le combatti con le armi sul campo, e poi le combatti, con quelle palle, anche altrove.

D’altra parte, se pensiamo alle olimpiadi di Monaco proseguite allegramente coi cadaveri della strage ancora caldi, come se niente fosse, come aspettarsi una qualsiasi presa di coscienza adesso?

barbara

ITALIA OGGI

Questo è il ragazzo di Fano, quello talmente pazzo squilibrato esagitato fuori di testa che hanno dovuto strapparlo fuori dalla scuola, montagli sopra in tre e sedarlo – cioè drogarlo – e infine ricoverarlo in quello che non si chiama più manicomio ma la sostanza non cambia moltissimo.

Poi da Fano passiamo a Terzigno.

Fulvio Del Deo

Terzigno, una bella serata primaverile. Ragazzi si attardano per strada e uno dei tanti alessandri-gassman del posto chiama il 118. All’arrivo della pattuglia, tutti riescono a darsela a gambe, tranne il più lento. Uno dei carabinieri lo aggredisce, neanche fosse il peggiore dei delinquenti. Il povero ragazzino si scusa perfino.
Il militare non perderà il posto: è sotto procedimento disciplinare e al massimo rischia il trasferimento. In realtà, lo mettono al sicuro da eventuali vendette, perché dietro a un ragazzino indifeso può esserci spesso un padre o un amico grande e grosso che non ci pensa due volte.

E non mi si venga a raccontare che l’intervento è un atto dovuto, che obbediscono agli ordini e altre analoghe puttanate, perché qua i calci comincio a tirarli io.
E poi ci sono i progressisti figlidizan.

Simone Pillon

Volete un esempio di prevaricazione dei maschi sulle femmine, di maschilismo tossico, di patriarcato allo stato puro? Eccolo, fresco di vernice. La sede di Arcilesbica nazionale è stata imbrattata da maschi che si sentono femmine e che si firmano “rabbia trans”.
Al grido di “arcistronze” questi paladini del ddl Zan hanno dato una bella dimostrazione di quello che tocca a chiunque esprima il proprio dissenso nei riguardi del pensiero Gender.
I soliti democratici…

Cari maschietti che vi esibite con enormi cartelli che gridano “Ci sono ragazze con il cazzo, fatevene una ragione”, per quanti pizzi indossiate, per quanto fondotinta vi schiaffiate addosso, per quanti smalti fedezeschi vi spennelliate, a comandare è sempre il testosterone prodotto da quelle due microscopiche cosine che si chiamano XY. Fatevene una ragione.
E poi c’è il virus. Ci avevano promesso che il coprifuoco – gioite gioite – sarebbe stato spostato alle 23, o addirittura, anzi addiritturissima, alle 24 – gioiamo gioiamo che il cielo è azzurro e il sole splende

– ma grazie alla provvidenziale micidialissima variante sudafricana adesso non se ne fa più niente. Impossibile, perché i famigerati assembramenti sono perniciosissimi

anche se qualche pericoloso soggetto non è d’accordo

E poi c’è il famoso vaccino italiano

e poi ci sono gli intelligentissimi sinistri

e poi ci sono i televirologi

(della signora Viola si era già parlato qui. Per la verità se ne era parlato anche qui ma, come potrete vedere, sono stati oscurati tutti i video che documentavano le puttanate sparate dai nostri esperti. Lei comunque spiegava che è ovvio che il coprifuoco non serve a diminuire i rischi di contagio, ma è necessario mantenerlo per dare un segno. Di che cosa? Del fatto che dobbiamo cambiare radicalmente il nostro stile di vita. Quanto a Galli che annuncia il ritiro, ricorda tanto quello che spiega che smettere di fumare è talmente facile che lui è capace di farlo anche tenta volte al giorno)
E infine ci sono le garbate critiche a Salvini che ha preso posizione a favore di Israele martoriato da razzi e incendi e guerriglia urbana e pogrom

Formidabile soprattutto “figlio di puttana con la mamma troia”: e vorrei proprio vederlo un figlio di puttana con la mamma casta.

E niente ragazzi: siamo nella merda.

barbara

SCENE DA UN MANICOMIO 2

Cominciamo col battesimo ai tempi del coronavirus

e proseguiamo con le lungimiranti politiche di Nostra Santa Madre Europa

con il benefico ddl e prossimamente legge Zan

Nota: “NEGLI esseri umani”. Cioè tutti.

e, sempre più o meno in tema, di Laurel Hubbard

Simone Pillon 

Cari amici buongiorno.
Oggi raccontiamo la storia di Laurel Hubbard.
Questo signore di mezza età si chiamava Gavin e da ragazzino aveva la passione per il sollevamento pesi. Si era classificato primo in un concorso junior nel 1998, ma poi non aveva più vinto un bel niente.
Nel 2012 la svolta: dopo aver deciso di diventare donna, ha cominciato a gareggiare nelle competizioni femminili.
A quel punto è diventato campione di tutto: Australian open, Pacific games, Oceania e Commonwealth championship, etc etc.
Ora ci tengono a far sapere che rappresenterà la Nuova Zelanda nelle gare femminili delle prossime olimpiadi di Tokyo.
Ovviamente si tace delle proteste per slealtà (transfobiche?) sollevate dalle atlete australiane, della Samoa e della stessa Nuova Zelanda che si sono viste battute e sconfitte dai muscoli maschili di Gavin-Laurel.
Una cosa del genere accadrà presto anche in Italia, a meno che non riusciamo a bloccare la follia del #ddlzan
Altro che diritti LGBT+. Questa è una vergogna.
Rispetto per tutti, ma maschi gareggino coi maschi, e le femmine con le femmine, indipendentemente dalla loro “autopercezione”.

Non possono mancare il vergognoso privilegio bianco

e i vergognosi trucchi dei conservatori per impedire alla gente di votare

E ora due coppie celebri a confronto

Gerardo Verolino

Nella foto in alto, Andrej Sacharov, fisico nucleare, accademico delle scienze e premio Nobel per la pace nel 1975, con la moglie Elena Bonner, medico, intellettuale, scrittrice, insignita della medaglia Robert Schuman dal Parlamento europeo. Per la loro lotta in difesa dei diritti umani e per le loro critiche alla dittatura comunista verranno perseguitati dal regime sovietico.

Sotto, Federico Leonardo detto Fedez, cantante, autore di testi impareggiabili come “Dai cazzo Federico” da cui il verso: “e con tutto questo affetto mi sento così commosso però fammi andare al cesso che mi sto cagando addosso”; insieme alla moglie Chiara Ferragni, influencer, fashion blogger (boh?). La gente ritiene che oggi questi due siano i nuovi difensori dei diritti umani e oppositori del regime.

Aiuto! Cosa è andato storto in questi ultimi decenni?

E un assaggio di sinistra politica interna

E concludo questa manicomiale carrellata col manicomio vero

Tso a Fano, rivolta per lo studente: “Ha 18 anni, è assurdo”

Ondata di proteste dopo il ricovero in psichiatria imposto al ragazzo che non voleva indossare la mascherina in classe. Un docente: “Io lo seguo da un anno ed è sempre stato corretto con i compagni, che gli vogliono anche bene”

Fano, 7 maggio 2021 – “Si porti subito questo ragazzo in seno alla sua famiglia e si assista lui e i suoi cari con quella prossimità necessaria e di civiltà”, ha scritto ieri Vito Inserra dell’associazione Libera.mente. Perché l’incredibile vicenda dello studente che si è incatenato al banco della scuola per protestare con l’imposizione delle mascherina e poi ricoverato in psichiatria a Pesaro, ha suscitato reazioni anche a livello nazionale.

L’aggiornamento Tso studente mascherina Fano, a Muraglia spuntano i no mask

Tra le telefonate anche quella del senatore della Lega Armando Siri: “Voglio i dettagli di questa vicenda – dice – che ha dell’incredibile. Andrò a fondo”. Poi aggiunge: “Mi sto informando per avere dettagli. Ma se fosse vero sarebbe di una gravità inaudita che ad un adolescente venga fatto un Tso a scuola perché inscena una protesta. Ma viva Dio! Li vogliamo tutti imbanbolati, rimbecilliti davanti ad un computer e senza spirito critico? Nessuna evoluzione si realizza senza attrito tra generazioni. Le interperanze giovanili sono il sintomo di una società viva e noi che facciamo? Invece di confrontarci la sediamo, le soffochiamo con la forza? E’ dovere della politica e delle istituzioni approfondire questa vicenda nei minimi dettagli non accontentandosi certo che venga derubricata con la frase frettolosa ‘tanto questo è matto’. Perché è inaccettabile. Su questa vicenda occorre fare chiarezza senza esitazioni e approssimazioni”.
La cosa che ha colpito tutti è stata la scelta del trattamento sanitario obbligatorio. Dibattito anche in città con tutti i giovani che frequentano l’istituto, che si dicono solidali con il ragazzo, ma la discussione si è aperta anche tra i docenti; più quelli che ritengono il provvedimento eccessivo di quelli che invece sostengono la tesi “che il ragazzo andava fermato prima”.
“Mi dicono che mi terranno qui per una settimana“, rispondeva ieri il giovane al cellulare. Calmo, tranquillo. “Devo dire la verità, io lo seguo da un anno – dice uno degli insegnanti – e si è sempre comportato bene con i compagni di classe che fra l’altro gli vogliono bene. Mai un atteggiamento aggressivo anche se parlava sempre in terza persona. Anzi un giovane che dà soddisfazioni perché ha sempre approfondito quello che si era spiegato in classe. Alcuni docenti ne hanno chiesto l’allontanamento, ma io non sono mai stato d’accordo e sostengo la linea della preside”.
Ma la cosa che ha colpito è “quel parlava in terza persona”. Che fa riferimento al manipolatore che da mesi è dietro a questo giovane “perché è forse lui il vero caso psichiatrico”, commenta un medico. L’uomo che la preside, quando lo ha visto davanti all’istituto, ha detto: “Volevo scendere e dargli un pugno in faccia”. Un problema questo che si è posto anche il sindaco Massimo Seri che conosce bene la vicenda: “Il problema vero qui è capire chi è questo presunto ’costituzionalista’ che ha manipolato questo ragazzo”.
Massimo Seri è quello che ha firmato il ricovero “ma è un atto dovuto, perché il ricovero forzato – continua lo psichiatra – deve essere proposto da un medico e controfirmato ad un altro collega. La firma del sindaco è solo un atto formale”. Il ricovero deve essere avallato anche da un giudice del tribunale.
Vito Inserra di Libera.mente insorge: “Due ore non sono bastate per convincerlo? Bene si prosegua con tutto il tempo e la pazienza necessarie”. Ed aggiunge: “Non ci sono risorse umane e disponibilità di servizi? Non è una giustificazione per passare alle vie di fatto come è accaduto per questo giovane che non voleva fare la guerra ai marziani o proclamarsi Napoleone, visto il periodo. Voleva solo, in modo evidente e scomodo, dire che la nostra Carta va attesa anche nelle libertà personali… Non prendiamo l’abitudine di risposte brevi per questioni che necessitano di ponderazione e di calma. E’ difficile e impegnativo ciò? Sì, lo è e tale comportamento fa la differenza tra una medicina di territorio civile e una medicina vista solo come correzione e non come salute e guarigione”.
Il partito Potere al Popolo scrive: “Pur considerando la necessità di indossare i dispositivi di protezione, riteniamo inaccettabile e protestiamo contro questo trattamento fascista, con la scusa dell’emergenza Covid. Bastava accompagnare il ragazzo a casa. Non può accadere che si venga internati perchè si sta protestando contro una disposizione di legge. Chiediamo la liberazione del ragazzo”.
m.g. (qui)

Per inciso, l’intervento sul ragazzo è stato questo

molto simile a quest’altro di un anno esatto fa.
Passo a un paio di cose carine, partendo da questa

Noi che amiamo Israele

Benaya Peretz,

gravemente ferito nell’attacco terroristico nello svincolo di Tapuach, si è svegliato dall’intervento chirurgico e ha chiesto di ascoltare la canzone che tanto ama. Il suo cantante preferito, Benaya Barby, si è presentato per cantargli di persona. Un gesto bellissimo.
Guarda l’emozionante incontro e il sorriso di Benaya

Forza campione, auguri di pronta guarigione!

e poi, sempre in Israele

E una nei commenti ha chiesto: “E cosa se ne fanno i malati dei capelli?”

E infine questa: di qua Israele, di là Egitto

E concludo con una nota di spirito

barbara

A SINISTRA SONO BUONI

Cristiano Nisoli

Volete controllare la sincerità di chi si atteggia a difensore di donne, minoranze, omosessuali, immigrati? Guardate come trattano donne, minoranze, omosessuali, o immigrati che si rifiutano di obbedirgli.
In genere, la risposta è il tentativo di annichilazione totale e completa.
Nel 2016 ci veniva chiesto di salivare all’idea della prima donna candidata alla presidenza–come se il mondo non avesse mai visto donne con potere ben più ampio su intere nazioni. Era sessismo non votare la Clinton. Andate però a vedere come lo stesso partito aveva trattato otto anni prima Sarah Palin, candidata alla vice presidenza per gli avversari. Andate a vedere le sbavate di odio contro Kellyanne Conway, colpevole di essere la prima donna direttrice di campagna presidenziale a far vincere le presidenziali al suo cliente (perché il suo cliente era Trump).
Obama andava obbligatoriamente votato, altrimenti si era razzisti. Ma andate a vedere come ridicolizzavano il nero Ben Carson, tra i papabili Repubblicani, primario nella scuola di medicina più prestigiosa degli USA.
Andate anche a vedere gli attacchi a Dolce e Gabbana, omosessuali felicemente e pubblicamente dichiarati da più di trent’anni, per aver detto una cosa non proprio pazza: “noi abbiamo avuto non due padri ma un padre ed una madre e pensiamo che ogni bimbo abbia lo stesso diritto”. Od il boicottaggio contro di loro, per aver proposto di creare l’abito per l’inaugurazione a Melania Trump.
Anzi, andate a vedere gli insulti contro Melania Trump (moglie russa comperata per posta–che poi è Slovena, neanche Russa–bambola stordita, eccetera), o quelli per via del suo accento estero, da parte di chi considererebbe razzista il minimo commento anche benigno sull’accento di qualsiasi altro immigrato, non parliamo di immigrata.
Andate a vedere cos’ha detto Biden qualche settimana fa ad un nero che vota Trump: “se non voti per me allora non sei nero”. Chi è nero, cioè chi è “vittima” che va “amata”, lo decidono loro. Alcuni lo sono, altri vanno odiati.
Andate a vedere i vari epiteti razzisti (Zio Tom, negro domestico) riservati a Thomas Sowell– raffinato intellettuale nero, professore formatosi in scuole prestigiose–da parte dei professionisti dell’antirazzismo, che lui smaschera come “quelli che si fanno le congratulazioni da soli”. Scrisse tra l’altro: “Il razzismo non è morto, ma è in sala rianimazione: a tenerlo in vita ci pensano politici imbroglioni e gente che li segue perché prova un senso di superiorità nel dare del razzista agli altri”. E la lista dei neri disobbedienti trattati similmente sarebbe molto lunga.
Andate a vedere gli insulti verso i vari leghisti neri, o nordafricani.

Poi, se ancora pensate che a questa gente freghi qualcosa di neri, donne, minoranze, omosessuali, od immigrati, non andate a vedere più niente. Ma andate a farvi vedere.

Lorenzo Capellini Mion

Ho appena saputo della Maersk Etienne, la nave mercantile che ha prestato soccorso a 27 migranti davanti alle coste libiche e che da oltre tre settimane attende un porto “sicuro”.
Con oggi sono 24 giorni, un’attesa in mare senza precedenti per la sua lunghezza.
E se la memoria non mi inganna per molto meno si mobilitarono all’unisono il giornale unico globale, i blogger, gli influencer, i guru copiatori, la magistratura, le tv, il Parlamento, Capalbio, il Papa, la Presidenza della Repubblica, la UE, l’Onu e tutto il circo che conosciamo.
Erano tempi, nemmeno tanto lontani, di capitane coraggiose, di scioperi della fame, di chef, sportivi, politici e di attori marinai.
Erano i tempi in cui più che salvare vite la priorità era quella di abbattere il nemico.
Ecco, dopo 24 giorni il silenzio sulla Maersk Etienne è la certificazione della loro ipocrisia.

Questi pezzi sono di un paio di settimane fa: non c’erano ancora stati gli insulti alla candidata leghista negra

perché se sei negra ma non voti nel modo giusto te lo scordi che your life matters. E non c’era stata l’aggressione a Salvini col solito corollario di commenti

perché se non sei dalla parte giusta col piffero che la commissione contro l’odio, Liliana Segre in testa, emergono dal letargo. E quindi niente, il problema in Italia è il fascismo che avanza a marce serrate, come quello degli assassini di Willy Monteiro.

O no?

barbara

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, PARTE OTTAVA (LA PROSSIMA È L’ULTIMA, GIURO) (FORSE)

Perché abbiamo un numero relativamente alto di positivi: più tamponi e…

Coronavirus, possibile sovrastima dei casi: i test rilevano anche virus morto

Pubblicato il: 05/09/2020

I numeri dei soggetti positivi a Covid-19 potrebbero essere ‘falsati’. E questo perché il test principale utilizzato per diagnosticare il coronavirus è così sensibile che potrebbe rilevare anche frammenti di virus morto legato a vecchie infezioni. Lo sostengono scienziati britannici, autori di uno studio ‘ad hoc’. La maggior parte delle persone è contagiosa solo per circa una settimana, ma potrebbe risultare positiva nelle settimane successive. E i ricercatori affermano che questa ‘eccessiva sensibilità’ dei test potrebbe portare a una sovrastima dell’attuale dimensione della pandemia.

Carl Heneghan, dell’Università di Oxford, uno degli autori dello studio, ha affermato che invece di fornire un risultato “sì/no” in base al rilevamento di un virus, i test dovrebbero avere un punto limite in modo che quantità molto piccole di virus non si traducano in una positività, riferisce la Bbc online. E proprio il rilevamento di tracce di vecchi virus potrebbe in parte spiegare perché in Gran Bretagna (e non solo) il numero di casi è in aumento mentre i ricoveri ospedalieri rimangono stabili. Il Center for Evidence-Based Medicine dell’Università di Oxford ha esaminato i dati di 25 studi in cui campioni di virus da test positivi sono stati messi in una capsula di Petri per vedere se si sviluppavano. Questo metodo di “coltura virale” può indicare se il test positivo ha davvero rilevato virus attivi che possono riprodursi e diffondersi, o solo frammenti di virus morti che non crescono in laboratorio, o in una persona.

Secondo Heneghan, i dati suggeriscono che l’infettività del coronavirus “sembra diminuire dopo circa una settimana”. Inoltre, benché non sia possibile controllare ogni test per vedere se è presente un virus attivo, la probabilità di falsi positivi potrebbe essere ridotta se gli scienziati riuscissero a individuare un discrimine. Ciò impedirebbe anche quarantene inutili. (qui)

Perché la situazione appare tanto negativa: per i numeri manipolati, per i falsi positivi e…

Covid, 3 tecniche di manipolizzazione di massa

Non c’è alcun dubbio: un redivivo George Orwell, se potesse seguire le cronache del Coronavirus in questo 2020, troverebbe ogni giorno nuovi e fantasiosi esperimenti del suo newspeak, la neolingua da lui prefigurata in 1984. E badate bene: nella dimensione distopica immaginata da Orwell, questo nuovo linguaggio non doveva essere solo un mezzo espressivo, ma uno strumento per rendere pressoché impossibile qualunque altra forma di pensiero, qualsiasi altro approccio alla realtà, confinando ogni eventuale eresia nel recinto del tradimento o della follia. Ecco le ultime tre applicazioni, individuate fresche fresche dai giornali della scorsa settimana.

1. La prima ha a che fare con l’uso della parola “negativizzati” per indicare chi non sia più positivo, ad esempio dopo un ulteriore tampone di verifica. Se ci pensate bene, qui siamo dinanzi a un virtuosismo della manipolazione: per indicare un evento rassicurante, per descrivere cioè l’uscita da una situazione che poteva destare preoccupazione, si utilizza una parola che a sua volta inquieta, che porta con sé un alone cupo. Avete fatto caso che, per la ragione uguale e contraria, nessuno usi la parola “sano”?

2. La seconda ha a che fare, quando qualcuno risulta positivo al test, con la naturalezza con cui siamo tutti portati (ecco la nuova forma di pensiero imposta) a inviare auguri di pronta guarigione. Peccato che essere positivi non significhi essere malati, né dover necessariamente sviluppare una malattia o sopportare sintomi. Anzi: l’osservazione clinica ci dice che, in questa fase, circa 9 su 10 dei contagiati non hanno sintomi. Questo dovrebbe per un verso – naturalmente – farci valutare positivamente la precauzione di un breve isolamento domestico per queste persone (e per ciascuna di loro è indubbiamente una terribile scocciatura: non sono malati ma potrebbero rivelarsi contagiosi), ma per altro verso dovrebbe indurre un senso generale di sollievo. Diversamente da quanto accadde a marzo e ad aprile, con numeri impressionanti di decessi, ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, stavolta queste tre voci rimangono fortunatamente con numeri bassissimi. Eppure, il pattern mentale in cui ci siamo infilati è quello dell’equivalenza logica tra “positivo” e “malato”.

3. La terza, più che una modalità espressiva, è un giudizio, un approccio psicologico, che per educazione molti non esplicitano, ma ci è stato inculcato e inoculato in modo capillare. Mentre a marzo e ad aprile, se avevamo la notizia di una persona trovata positiva, scattava un moto di solidarietà e simpatia, adesso – incredibilmente – scatta in automatico una specie di sospetto. “Ah, ma allora sei andato in vacanza nel tale posto?” oppure “Ah, ma allora sei andato in discoteca?” oppure “Ah, ma allora sei uno di quelli della movida?”, necessariamente associando la sopravvenuta positività a un meccanismo di colpevolizzazione.

Sembra incredibile, ma è così. L’esperimento è tragicamente riuscito. Mesi di messaggio mediatico e di terrore indotto hanno cambiato il nostro modo di parlare e di pensare.

Daniele Capezzone, 7 settembre 2020, qui.

Perché l’economia versa in condizioni drammatiche: perché più o meno tutto è rimasto fermo per due mesi e quasi fermo per altri due e…

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Matteo Salvini

“Io credo semplicemente che ci dobbiamo vergognare. Dobbiamo ricevere ancora i soldi della cassa integrazione. Avevo dipendenti che prendevano 1.200 euro al mese e si sono ritrovati con 400: una persona come fa a vivere così? Come lo paga il mutuo, l’affitto, le bollette?

Per me sarebbe stato meglio fare un anno bianco. Tasse sospese almeno fino all’anno prossimo e poi si vedeva, ma la verità è che Conte ha tagliato fuori l’imprenditoria.

Sto pensando a una class action contro il governo. I nostri diritti sono stati calpestati.”

Lo sfogo di Gianfranco Vissani, e come lui tantissimi ristoratori, commercianti, imprenditori, partite Iva stanchi di questo governo pericoloso.

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Caro Porro, il governo ha lasciato indietro le Agenzie di viaggi

Riportiamo di seguito una lettera che una nostra commensale ci ha inviato mettendo nero su bianco tutta la sua rabbia contro “questa disinformazione, questo terrorismo e questa incompetenza del governo che ci sta portando allo sbaraglio in tutti i campi dove loro mettono le mani”.

Gentile Direttore,

vorrei porre alla Sua attenzione quanto sta accadendo nel settore Turismo ma, nello specifico, nelle Agenzie di viaggi e/o Tour Operator medio-piccoli. Dal 18 maggio abbiamo aperto le Agenzie e gli Uffici con la speranza di poter vendere le poche destinazioni europee in cui a noi italiani era concesso. Fin da subito è stato il delirio in quanto, contrariamente ad altri Paesi europei, mancavano le linee guida e i corridoi turistici preventivamente studiati e programmati. Nonostante ciò, abbiamo lavorato qualcuno bene , qualcuno meno bene (eufemismo in certi casi) e abbiamo tutti dato assistenza pre e post vacanze rincorrendo come dei pazzi le varie disposizioni che il governo decideva e cambiava di giorno in giorno con il grave pericolo, non esistendo informazione, di fare errori letali per il cliente. Abbiamo fatto tutto ciò con grande serietà e professionalità senza alcun aiuto da parte di nessuno.

Il problema, forse molto più serio, arriva da oggi in poi anche grazie a dei giornalisti scriteriati ed asserviti. Il giornalismo italiano si è sempre contraddistinto sin da marzo – non tutto ad onor del vero ma la maggior parte – per aver divulgato notizie allarmanti, terroristiche e molto spesso mai totalmente veritiere. E questo continua ancora adesso e comporta un allarmismo ed una insicurezza continua e costante riportando le agenzie di viaggi in condizioni di assoluta precarietà.

I piccoli Tour Operator e noi agenzie di conseguenza, abbiamo dovuto cancellare innumerevoli prenotazioni per settembre ed anche ottobre e la situazione è raccapricciante visto che tra una manciata di giorni l’Italia ed il Mediterraneo non sarà più possibile venderli a causa delle condizioni climatiche  e cosa venderemo da ottobre in poi? Quali sono le guide che il Ministero del turismo divulga ? Cosa viene fatto per aiutare tutto il settore delle Agenzie di viaggi? Niente, non è stato fatto niente di niente, nemmeno una buona comunicazione oppure delle linee guida chiare, esaustive e di supporto a tutto il comparto delle agenzie.

E poi, a fine agosto, primi di settembre cosa siamo venuti a sapere? Che nonostante gli Italiani non potessero ‘sconfinare’ oltre i Paesi Cee, ci sono agenzie di viaggi che tranquillamente e senza problema alcuno hanno mandato clienti alle Maldive – un esempio su tutti ma potrei fargliene altri – che sono partiti, hanno fatto la vacanza senza seccature di tamponi od altro e sono rientrati appagati dalla vacanza senza alcuna preoccupazione di quarantena . A voi sembra normale tutto ciò? Solo le Maldive hanno avuto una presenza di italiani, in agosto, di 180 persone! Abbiamo un ministro del Turismo che è imbarazzante, ignorante come una capra, chiedendo scusa alle capre, e che non sa nemmeno le basi del turismo. Non compare mai e quando è comparso ha sostenuto una serie di cazzate senza senso altrimenti ha fatto scena muta perché non conosce minimamente la materia. Il turismo non è fatto solo di alberghi e compagnie aeree ma anche da noi agenti di viaggi che tutti hanno dimenticato e pochissimo menzionato nei vari programmi televisivi.

Ora davvero, basta terrorismo, basta piagnistei, basta urlare che si chiude perché, io non voglio chiudere ma voglio lavorare dando tutta la mia professionalità ai miei clienti che vogliono, comunque, vivere continuando anche a viaggiare in sicurezza!  Mi aiuti Direttore a far chiarezza , a far capire che abbiamo bisogno di linee guida e di informazioni sicure per vendere in tranquillità anche i viaggi extra Cee che per l’inverno sono in assoluto l’unica cosa vendibile e proponibile.

Grazie per la sua attenzione e per il tempo dedicato alla mia lettura.

Monica Corinti, 7 settembre 2020, qui.

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IL MISTERO DEI BANCHI DI ARCURI PRODOTTI AD OSTIA

(di Paula Filipe Dejesus )

È la Nexus made srl di Ostia una delle 11 ditte che ha vinto il discusso appalto degli arredi scolastici. Peccato che l’azienda organizza e promuove eventi fieristici, una garanzia di saper fabbricare banchi con le rotelle. Fatturato di 400mila euro, appalto vinto di 45MLN di euro. Insomma, un’azienda dalle forti capacità tecniche ed economiche come richiesto dal bando, visto che dovrebbe lavorare 112 anni per arrivare all’importo garantito dal Governo e ha presentato il bilancio 2018 a marzo 2020 e quello del 2019 a luglio 2020. Dovrà produrre (???) 180mila banchi, 20mila dovranno essere consegnati entro il 12 settembre, 160mila il 31 ottobre. La Nexus non ha un sito internet, non si trova il numero di telefono. Il titolare Franco Aubry (socio con 100 euro, proprietario e amministratore unico), così come Fabio Aubry (socio con 3.900 euro, fabbricatore di tende) non sono reperibili, secondo quanto riferisce la giornalista de La Verità. La sede della società è nello stesso stabile di quella dell’Arcigay di Ostia, e ha un capitale sociale di 4.000 euro. Le sono stati pagati 247,80 euro a banco. Visto che non li produce, come fa ad avere una capacità di acquisto di questa portata?

I misteri di Ostia e le boiardate di Arcuri. (qui)

Ovviamente non faranno altro che comprare su Amazon i banchi cinesi a 30 dollari – 27 euro – l’uno, ma comprandone 180.000 riusciranno sicuramente a spuntarli a 20-25 euro con un guadagno medio di 225 euro a banco, che moltiplicato per 180.000 fanno 40.500.000 euro depredati dalle nostre esauste tasche. Aggiunti a tutti i mancati guadagni di un’infinita serie di categorie professionali, causati da un governo criminale. Mancati guadagni che significano mancate tasse che significano meno soldi per sanità, istruzione, sicurezza, trasporti, rete viaria (manutenzione ponti compresa) eccetera eccetera.

barbara