E RIPARLIAMO DI PROPORZIONE

con questo pezzo ormai antico di Eugenio Mastroviti, comunista rifondarolo ma dotato di cervello (sì, lo so,  è una contraddizione in termini, ma le contraddizioni in termini esistono. Per fortuna, in qualche caso)

14 gennaio 2009

Parole in libertà

Le parole, diceva qualcuno, sono importanti. Da due-tre settimane mi tocca assistere sulla BBC ad uno show abbastanza esecrabile in cui la TV di Stato cerca di trasformarsi in una specie di Rete4 in versione Hamas, facendo a gara ad intervistare mullah, attivisti, manifestanti e compagnia bella, dando eguale spazio, in nome dell’imparzialità, alle ragioni di Hamas e ai torti di Israele.
Ora, si può essere (come me) poco convinti che entrare a Gaza con i carri armati potrà mai convincere Hamas a non tirare razzi su Sderot; si può deplorare che ogni civile ucciso a Gaza sia un magnifico poster per il reclutamento di altri terroristi; si può lamentare la litania di ingiustizie subite dai palestinesi in 60 anni. Quello che non si può, o non si dovrebbe poter fare, è sparare cazzate in libertà.
Dice, “Israele sta colpendo deliberatamente la popolazione civile”.
All’università avevo un professore che non ti dava mai del cretino immediatamente, quantunque grossa fosse la bestialità che avevi detto. Ti diceva, invece, “se le cose stanno così, fammi i conti, e vediamo che numeri escono fuori”. Ti faceva fare i conti, e alla fine, quando veniva fuori che, in base alle cazzate che avevi detto prima, il gatto di Schrödinger non era né vivo né morto ma era una mucca, tu dicevi “sono un cretino” e lui sorrideva serafico e annuiva. Da allora m’è rimasto impresso il concetto che il modo migliore per dare del cretino a qualcuno è con i numeri in mano.
La guerra va avanti da 2 settimane, con un numero variabile di incursioni aeree, da 20 a 60 al giorno, con F-15E Strike Eagle e F-16; ogni incursione andrebbe in teoria eseguita da due aerei, ma la dimostrazione non perde di generalità (visto, professoressa S.? Almeno la terminologia me la ricordo ancora) se ci limitiamo ad un aereo per incursione. Assumiamo una media di 30 incursioni al giorno, e dal momento che gli israeliani hanno molti più F-16 che Strike Eagle, assumiamo una proporzione di 2:1 fra gli aerei coinvolti.
Se Israele volesse sterminare la popolazione civile, colpirla deliberatamente, o uno qualsiasi degli altri crimini di cui la BBC la accusa in media ogni 10 minuti, tutto quel che dovrebbe fare è caricare su ogni Strike Eagle le 24 bombe Mk82 da 227 chilogrammi che può portare. 227 chili per 24 bombe per 10 missioni al giorno per 15 giorni fa quasi esattamente 817 tonnellate. In più, potrebbe caricare 4 bombe Mk83 (454 chilogrammi) su ogni F-16. 454 chili per 4 bombe per 20 aerei al giorno per 15 giorni fa 544 tonnellate. In tutto, circa 1360 tonnellate, e considerato che gli esplosivi moderni sono almeno 4 volte più potenti del TNT, abbiamo un totale di circa 5.4 kiloton, un’arma nucleare tattica da un terzo di quella di Hiroshima.
Se Israele avesse voluto colpire deliberatamente la popolazione civile di Gaza, avrebbe potuto riversarle sulla testa l’equivalente di una bomba nucleare tattica. Oggi, molto semplicemente, Gaza non esisterebbe più.
Israele avrebbe potuto fare di meglio? Probabilmente. Israele aveva opzioni diverse dalla guerra? Può essere. Israele sta deliberatamente colpendo i civili? Minchiate.
Dice, “ma la sproporzione, tutti i morti da un lato, nessuno dall’altro”
La BBC, e non solo lei, commette un errore (o confonde strumentalmente i termini della questione, direbbero i maligni) nel definire la proporzionalità negli eventi bellici. Non sta scritto da nessuna parte che le parti in conflitto devono in qualche modo adoperarsi per avere perdite pari a quelle dell’avversario; la sola idea fa ridere. La proporzionalità riguarda i mezzi usati in relazione agli obiettivi cercati (e l’accettabilità degli obiettivi stessi). In altre parole, se l’obiettivo è di fermare il lancio dei razzi sulla popolazione civile di Sderot e Ashkelon, colpire l’infrastruttura di Hamas è una risposta proporzionata in quanto è il modo più economico (in termini di vite umane) per fermare militarmente quei razzi. Ripeto: possiamo discutere se fosse il caso di ricorrere alle armi o no, ma nel quadro del ricorso alle armi il fatto che Hamas abbia avuto più morti di Tsahal non conta una virgola ai fini della proporzionalità della risposta. Avere una mira e un addestramento migliori può conferire maggiori responsabilità, ma sicuramente non mette automaticamente dalla parte del torto.
(con gli inglesi, a questo punto, si può fare l’esempio della Seconda Guerra Mondiale, in cui i tedeschi hanno avuto sicuramente più morti, militari e civili, degli angloamericani, ma la cosa non li mette certo dalla parte della ragione; con i compagni italiani questo discorso si fa pericoloso, perché la percentuale di nostalgici del patto Ribbentrop-Molotov è alta e confermerebbero con entusiasmo che sì, i nazisti erano di sicuro meglio degli occidentali o almeno moralmente equivalenti).
Nessuno è in grado di spiegare come si dovrebbe esercitare questa fantomatica proporzionalità: proporzionalità nel numero di vittime? Proporzionalità nei bersagli? Proporzionalità nel numero ed equipaggiamento dei contendenti?
Se io mi presento, cari “proporzionalisti”, davanti a casa vostra e comincio a sparare attraverso la finestra con una .22, quale sarebbe una risposta proporzionata? Tenete presente che io ho, dopotutto, una mira di merda, e quand’anche dovessi colpire qualcuno, al massimo resterebbe ferito: è un’impresa, ammazzare una persona con una calibro .22
Non dovreste rispondere affatto finché non colpisco qualcuno? E se mi limito a ferire qualcuno, dovrete usare la massima cura perché un’eventuale autodifesa al massimo mi ferisca? E se porto una decina di amici, e spariamo tutti insieme, e ammazziamo un occupante della vostra casa, sarà lecito al più rispondere contro uno solo di noi?
Incidentalmente, una preghiera all’affezionato commentatore rossobruno che infesta questo blog: fa’ la cortesia di non rispondermi con il classico non sequitur de “i profughi, il furto della terra, le ingiustizie pregresse, sbroc sbroc, il paragone non regge”. Tu sei marchigiano o emiliano o qualcosa del genere, io sono pugliese. Vogliamo cominciare a parlare dei soprusi di qualche tuo antenato longobardo contro i miei antenati apuli e latini? O di un tuo antenato garibaldino o soldato dei Savoia dopo l’unificazione? Meglio di no, che poi finisce che per coerenza ti tocca spararti in un piede da solo.
La proporzionalità invocata da questi figuri e dalle pecore che li seguono è un fantasma, un uomo di paglia, o nella migliore delle ipotesi il frutto della visione di troppi western in cui lo scontro fra buoni e cattivi deve necessariamente ammantarsi di toni cavallereschi.
Dice, “Ma l’ONU, le scuole, gli israeliani sparano su tutto, crimine di guerra”
L’ONU, da quelle parti, ha una storia piena di ombre, a partire da quando, nel 1967, su richiesta di Nasser, ritirò senza neanche far finta di protestare le truppe di interposizione in preparazione ad un attacco egiziano – attacco che poi non andò esattamente secondo i piani. Più di una volta le Nazioni Unite sono state viste come parte in causa piuttosto che super partes, e per esempio pochi mesi fa il preside di una scuola dell’ONU è stato ucciso da un raid israeliano mentre con alcuni complici costruiva razzi Qassam nel cortile della scuola; in seguito alla ridda di accuse e controaccuse è stato rivelato che era un comandante locale della Jihad Islamica e che l’ONU, a Gaza, non controlla molto accuratamente la gente che assume perché “i nomi arabi si assomigliano tutti”. Più di una volta degli UAV israeliani hanno filmato miliziani di Hamas mettere in batteria dei mortai e aprire il fuoco a ridosso di scuole e installazioni ONU, e nel caso specifico della scuola colpita pochi giorni fa, fra le vittime c’erano diversi miliziani di Hamas. In tutti i casi l’ONU ha negato recisamente anche davanti all’evidenza, e vietato categoricamente al proprio personale di parlare con la stampa di ciascun episodio: un comportamento che i maligni potrebbero definire sospetto.
Ad ogni modo, si stanno commettendo dei crimini di guerra a Gaza, o almeno azioni che i protocolli di Ginevra riconoscono come criminali. Si potrebbe dire che una delle due parti in causa non ha mai ratificato i protocolli di Ginevra, o che comunque non è un’entità statale e pertanto le abituali convenzioni non si applicano; ma rimane il fatto che confondersi fra la popolazione, utilizzare strutture civili come depositi di armi, istruire i propri combattenti a non indossare un’uniforme e a nascondere le proprie armi, costituisce ai sensi della Convenzione di Ginevra un crimine di guerra – punibile, se la memoria non mi inganna, con la fucilazione senza processo.
I protocolli di Ginevra nascono dalla necessità di proteggere la popolazione civile dai peggiori orrori della guerra, e di conseguenza di imporre una distinzione netta fra combattenti e civili e nel trattamento ad essi riservato. Gli estensori delle convenzioni di Ginevra sapevano fin troppo bene che un soldato è, alla fine, un essere umano, e che se non gli si dà modo di distinguere fra un civile ed un soldato nemico, questi potrebbe cominciare a considerare come nemici, reali o potenziali, tutti coloro che non indossano la sua uniforme. In altre parole, se i soldati sanno che di quei civili almeno uno, probabilmente, nasconde un’arma con cui sta per sparare loro addosso, che di quelle dieci scuole o moschee o ospedali almeno una/uno contiene una postazione di artiglieria o un deposito di munizioni che stanno per essere usate contro di loro, prima o poi cominceranno a considerare tutt’e dieci come ostili: perché l’impulso a salvarsi la pelle e a non farsi sparare addosso è difficile da soffocare in qualsiasi essere umano.
Gli obblighi imposti ai combattenti, ad esempio di indossare una divisa o un evidente segno di riconoscimento (alzino la mano quanti pensano che i partigiani delle Brigate Garibaldi portassero il fazzoletto rosso al collo per bellezza) derivano proprio dal bisogno di permettere a tutti i soldati di riconoscere i civili come tali – e sebbene non formalizzati, sono precedenti alla stessa Convenzione: nelle fasi finali della Guerra di Secessione, il Sud non aveva risorse per equipaggiare con divise molte delle proprie residue unità combattenti, ma i comandi sudisti posero sempre estrema attenzione nel rendere le proprie truppe distinguibili in qualche maniera dai civili. Per questo motivo sparare ai civili senza provocazione è un crimine di guerra, ma sparare di mezzo ai civili è un crimine di guerra ben peggiore, perché provoca e giustifica decine di crimini in risposta; sparare sulla croce rossa è un crimine, e sparare dalla croce rossa è peggio; e così via.
Come capita sempre più spesso, la “copertura giornalistica” degli eventi di Gaza non è fatta di notizie, ma di ripetizione ad nauseam di una serie di parole d’ordine fino al punto in cui vengono accettate per vere come articoli di fede: i crimini di guerra, la proporzionalità, le armi proibite, sono tutte buzzwords – in italiano potremmo dire che sono tutte parole-rabarbaro, ripetute all’infinito per fare rumore – che assumono di volta in volta il significato che si vuole. E contemporaneamente, per sapere che un caffè è stato incendiato con le molotov a Whitechapel perché parte di una catena il cui presidente del consiglio di amministrazione è ebreo, o che i muri di un parco giochi lì vicino sono stati coperti di graffiti che incitano a uccidere gli ebrei, o che una chiesa in Lancashire è stata vandalizzata perché ha la parola “Sion” nel nome, che un camion di Tesco è stato assalito da una dozzina di persone al grido di Allahu Akhbar e il guidatore si è preso un mattone in testa, solo perché Tesco è stato fondato da un signore di nome Cohen, non è il caso di rivolgersi alla BBC, a Sky o al Guardian – bisogna andare a leggersi i giornali locali e le mailing list antirazziste.

E qualcuno si chiede

What is the proportional response to baking babies in front of their parents?

mentre il NYT annuncia

We’re covering Israel’s ground invasion of Gaza

Capito chi è che invade?

Quella volta, comunque, come tutte le precedenti e tutte le successive, Israele si è lasciato convincere a fermarsi senza avere distrutto hamas, e tutte le volte successive, compresa questa, sono state la conseguenza del non averlo fatto – anche se la causa prima di tutto è stato il criminale ritiro del 2005 (e prima ancora i famigerati accordi di Oslo). Stavolta non può più permettersi di farlo, non può permettersi di ascoltare le fatali sirene che tentano di fermarlo, perché stavolta è davvero questione di vita o di morte, per lo stato e per ogni suo abitante. E così si parte

e si rientra per qualche breve momento prima di ripartire

cercando di non pensare che può essere l’ultimo ma sapendo che stanno facendo la cosa giusta, perché quelli hanno giurato che ci saranno ancora e ancora e ancora altri 7 di ottobre, e sanno che se non si taglia la testa del serpente (e per sicurezza anche tutto il serpente a fettine), lo faranno

(sì, in Israele anche i soldati piangono)

Sarà dura, molto più dura di tutte le altre volte, e dovremo piangere molti giovani, ma ce la faremo

barbara

DUE SOLE PAROLE

Baldracche schifose

Forza, andate a mostrare questo video dell’orrendo stupro alle donne stuprate, magari con botte e torture e danni permanenti.
Andate a mostrare questo video dell’orrendo stupro alle donne costrette a sopportare le molestie del datore di lavoro perché se no non mangiano e non danno da mangiare ai loro figli. E se si azzardano a denunciare, grazie al passaparola un lavoro non glielo dà più nessuno.
Andate a mostrare questo video dell’orrendo stupro alle bambine e ragazzine molestate violentate stuprate in famiglia, terrorizzate con minacce che sanno essere reali, che non possono parlare, che non possono fuggire, che non possono denunciare.
In un commento del post precedente ho detto che naturalmente non augurerei a nessuno di verificare di persona la differenza fra un bacio e uno stupro. Però a qualcuno, quasi quasi…
(E grazie a Enrico per il video)

barbara

AL PRIMO CHE MI VIENE A PARLARE DI MADRI IGNARE

infilo una mazza da baseball nel culo, giuro.

Orrore a Torino, padre abusa in ospedale della figlia 13enne incinta: arrestato | La ragazza e i fratelli in una comunità protetta

La verità è emersa grazie ai filmati delle telecamere nascoste, installate nella stanza dove era ricoverata la ragazza. Sono attesi gli esiti del Dna per scoprire di chi è il figlio che la giovane aspetta
All’ospedale Sant’Anna di Torino, un uomo di circa 35 anni, di origine filippina, è stato arrestato in flagranza di reato mentre abusava della figlia 13enne, incinta.
Una storia orribile emersa grazie ai filmati delle telecamere che gli inquirenti hanno nascosto in una stanzetta della struttura. Ora, su misura cautelare, il 35enne accusato di abuso sessuale aggravato, è recluso in carcere al Lorusso e Cutugno. Le telecamere erano state installate perché la procura dei minori aveva già sospetti e iniziato un’indagine sull’intera famiglia.

 La vicenda
Come riporta La Stampa, la ragazza si presenta in ospedale a inizio luglio, in avanzato stato di gravidanza. È impaurita, chiede informazioni sul parto e sugli esami da fare, sui cibi che può e non può mangiare. Ma a chi le chiede del padre del bambino, risponde in maniera evasiva. Dapprima racconta di averlo conosciuto sui social, poi cambia versione e parla di una chat di incontri. Ma non dà nessuna risposta concreta. Anche la madre della ragazza non chiarisce la questione. Dall’ospedale dove si trova la ragazza viene inviata una segnalazione al Palazzo di Giustizia e così prendono il via le indagini. Gli inquirenti nascondono alcune telecamere nella stanza dov’è ricoverata la giovane per registrare le visite. A trovarla si presentano solo i familiari: la mamma, i fratelli più piccoli e il padre. Il 10 luglio, l’uomo viene arrestato in flagranza di reato.

La ragazzina collocata in una comunità protetta
E’ stata trasferita in una comunità protetta, insieme ai fratelli, la 13enne che ha subito gli abusi sessuali. Ora, ad occuparsi della ragazzina e dei suoi fratelli, sarà un curatore speciale. Attualmente il tutore dei bambini è il Comune di Torino. La segnalazione relativa alla bambina era arrivata, quando lei aveva 12 anni, alla procura dei minori. La ragazzina era già alla trentesima settimana di gravidanza. I pm della procura dei minori avevano avviato un’indagine. Fin da subito era stata esclusa l’ipotesi che la bambina potesse avere avuto un rapporto con un suo coetaneo.

 Dubbi sulla madre, potrebbe aver coperto il marito
I sospetti avevano coinvolto il padre e gli atti dell’inchiesta erano stati trasmessi alla procura ordinaria. Il padre, che era stato indagato da allora, è stato ripreso dalle video camere dell’ospedale durante una visita alla figlia, il 10 luglio scorso. L’arresto è scattato subito in flagranza di reato. Ed è stato convalidato il 13 luglio. Anche la posizione della madre è all’attenzione degli inquirenti, che sospettano che la donna abbia coperto il compagno quando avrebbe abusato della figlia.  La ragazzina e i fratellini si trovano in una comunità protetta, assistiti da psicologi.

Il padre da anni in Italia
Il padre della 13enne, arrestato dal 10 luglio, risulta incensurato. Risiede in Italia da anni, e ha altri figli, tutti nati in Italia. Aveva una regolare occupazione come lavapiatti. L’uomo, difeso dall’avvocato Elena Emma Piccati, è stato ripreso per due giorni consecutivi (il 9 e il 10 luglio) mentre abusava della figlia in ospedale. E’ stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale. Si trova tuttora in carcere. La convalida dell’arresto è del 13 luglio. Gli inquirenti vaglieranno le posizioni di tutti i componenti del nucleo familiare: della madre e dei nonni, che, a quanto si apprende, vivevano sotto lo stesso tetto.

 Sono attesi gli esiti del Dna
Gli inquirenti hanno sequestrato i cellulari ed effettuato gli accertamenti del caso. Si punta ad appurare se la giovane si sia confidata con qualcuno e se ci siano stati abusi precedenti da parte del padre della ragazza. Sono attesi anche gli esiti del test del Dna. Il padre del bambino, a meno che non si tratti di un coetaneo della tredicenne, è perseguibile per legge. E’ molto probabile che il neonato verrà dato in adozione.

L’avvocato del padre: “Vicenda delicata”
“È una vicenda molto delicata, che racchiude un’immensa sofferenza”, ha commentato l’avvocato che assiste l’uomo, la legale Elena Emma Piccatti. (Qui)

Una seconda mazza da baseball, più grossa della prima, da infilare nel culo la voglio per la madre complice.
Una terza mazza da baseball, più grossa della seconda, da infilare nel culo la voglio per quel è stato ripreso per due giorni consecutivi (il 9 e il 10 luglio) mentre abusava della figlia in ospedale. Cioè tu sospetti che quest’uomo abusi della figlia – o, per meglio dire, sai che abusa della figlia ma per incastrarlo hai bisogno di una prova inoppugnabile – e quindi piazzi le telecamere nella stanza, lui ci entra, abusa della figlia, tu stai lì a guardare e lo lasci fare fino alla fine, lo lasci andare via, lo fai tornare il giorno dopo, lui nuovamente abusa della figlia e tu di nuovo lo lasci fare indisturbato fino alla fine? Due mazze da baseball: una per infilartela nel culo e una per frantumarti i coglioni.
Sospendo per il momento il giudizio sull’avvocato, della cui frase ambigua non mi è chiaro il significato.
Naturalmente so benissimo che in una democrazia anche il peggiore assassino, terrorista, criminale nazista ha diritto a un avvocato che verifichi che il processo a cui è sottoposto si svolga in modo equo e corretto, ma posso dire che troverei opportuno che colui al quale tocca si astenesse almeno dal fare dichiarazioni pubbliche e commenti sulla questione?
Mazza da baseball nel culo no, ma un po’ di randellate sulle gengive le regalerei anche a chi, leggendo l’auspicio che a quella donna venga tolto l’affidamento dei figli, risponde accorato: “Ma non è giusto! I bambini sono innocenti e non è giusto che per le colpe degli adulti vengano privati della mamma!”

E il pensiero non può non correre a quella mia vicina di casa, di professione infermiera privata a domicilio, che un giorno, avendo da un pezzo dei sospetti, è uscita dicendo che sarebbe rimasta fuori tutto il pomeriggio ed è rientrata mezz’ora dopo trovando conferma ai suoi sospetti: il marito a letto con la figlia. Detto fatto, da quella donna di carattere che era, ha buttato fuori di casa la rivale e si è tenuta il dolce maritino recuperando l’esclusiva. L’unico conforto è che di mamma, almeno, ce n’è una sola. Molto meglio sarebbe che non ce ne fosse nessuna, ma bisogna accontentarsi di quel che passa il convento.

PS: “È molto probabile che il neonato verrà dato in adozione”: ritenuto probabile da chi? L’ha detto la ragazza? È un’ipotesi personale del giornalista che la ritiene la cosa più giusta? E più giusta poi per chi? Sulla base di quale criterio? Se vi limitaste a raccontare i fatti invece che impancarvi a maestri di pensiero, non sarebbe meglio per tutti, giornalisti vil razza dannata?

barbara

OGGI TOCCA A FILIPPO FACCI

su cui si è scatenata la bufera, il tornado, l’uragano, la fine delmondo, contratti già pronti rimessi in discussione e chi più ne ha più ne metta.

A finire nella bufera è stato un articolo firmato da Filippo Facci l’8 luglio su Libero. “Lei aveva in corpo Xanax (per l’ansia o per dormire), fluoxetina (è il vecchio Prozac, antidepressivo, ma anche anoressizzante o in uso nelle terapie per i disturbi dell’alimentazione) e poi una canna e poi cocaina: ma sotto inchiesta è lui – che lei ha baciato in pubblico – e che le avrebbe dato un ulteriore farmaco, di cui per ora tuttavia non si ha notizia o traccia. Messa così, è chiusa”, scrive il giornalista. Poi sottolinea: “Dopodiché il presunto stupratore e la presunta stuprata potrebbero aver detto entrambi la verità o essere convinti di averla detta, ricordata o ricostruita: poi una potrà suonare più attendibile dell’altra, certo”. Facci poi sottolinea che “la denuncia era su un giornale prima ancora di essere nella disponibilità cartacea dell’accusato, e che il racconto di lei, per emblematico che sia, sembra un format da movida milanese: il ricordo, quello vivido, è solo di aver bevuto due drink con un ragazzo e poi di essersi svegliata nel letto di lui l’indomani a mezzogiorno; quella che sta in mezzo è l’auto-ricostruzione mnemonica di una 22enne fondata su ‘sensazioni’”. Ma la frase che più ha scatenato la polemica è il passaggio in cui Facci sostiene che “le sofisticate scienze forensi non impediscono che alla fine si scontri una parola contro l’altra, e che, nel caso, risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa (una famiglia, una tribù) e che perciò ogni racconto di lei sarà reso equivoco dalla polvere presa prima di entrare in discoteca, prima di chiedere all’amica ‘sono stata drogata?’ anche se lo era già di suo”. (Qui)

Ecco, io vorrei sapere: che cosa c’è che non va in quello che ha detto Facci? Non è vero che era drogata? Non è vero che aveva bevuto? Non è vero che aveva preso psicofarmaci? Non piace il tono? A parte il fatto che io non trovo niente da ridire neanche nel tono, in ogni caso, da quando in qua il tono costituisce reato? Vero che stiamo vivendo tempi in cui si perde una cattedra di biologia per avere detto che in natura ci sono due sessi e che la biologia esiste, ma questi tempi folli troverei più giusto combatterli che assecondarli. Se poi qualcuno avesse dubbi sul fatto che non ci sia niente da criticare, basta leggere l’Oca Signorina, che oltretutto, tanto per cambiare, è riuscita a non capire quello che ha detto, e ci tranquillizziamo subito.

Poi c’è anche Giorgia Meloni, supercitata per quello – giusto per non smentirsi (i giornalisti) mai – che NON ha detto. Leggiamo infatti su più o meno tutte le testate: “Solidarizzo con la ragazza che denuncia”, “solidarizzo con la ragazza’”, “sono solidale con la ragazza che denuncia”. Ecco, no, Giorgia Meloni non ha detto assolutamente niente del genere; ecco infatti la sua dichiarazione:

“Comprendo da madre la sofferenza del presidente del Senato anche se non sarei intervenuta nel merito della vicenda. Io tendo a solidarizzare per natura con una ragazza che denuncia e non mi pongo il problema dei tempi. Però anche qui poi bisogna andare nel merito, capire cosa esattamente sia accaduto, e qui mi auguro che la politica possa restarne fuori.” (Qui)

UNA ragazza. Se una ragazza, una qualsiasi, una ragazza in generale, denuncia uno stupro, a me viene da solidarizzare. Ma quanto al caso specifico, quello di questa ragazza qui (“LA ragazza”) non sappiamo che cosa esattamente sia accaduto: dai, non è tanto difficile da capire, no? Quindi le possibilità sono due: o il loro QI è al di sotto del 25, oppure hanno capito benissimo ma hanno intenzionalmente stravolto, con un semplice cambio di articolo, le sue parole per farle dire ciò che a loro sembrava più giusto in quanto più politicamente corretto. E non dico neppure che sono braccia rubate all’agricoltura perché a fare i contadini con una simile stupidità e una simile disonestà, dubito che si riesca a campare.

barbara

UN PO’ DI ATTUALITÀ VARIA

E tocca cominciare con la sedicente miss Olanda, che è la persona a sinistra in questa foto (clic per ingrandire),

con corpo da uomo, braccia da uomo, gambe da uomo, mani da uomo, piedi da uomo, contenuto delle mutande

inequivocabilmente da uomo e faccia

non solo da uomo, ma anche decisamente brutto. Vero che a guardare la foto di gruppo le gran bellezze scarseggiano (diciamo pure che una è decisamente cozza), ma le altre almeno sono donne, eccheccazzo. E infatti commenta Osho:

Federico Palmaroli 

Non ce stanno più le miss de na volta. Un tempo sognavano la pace nel mondo…mo cor cazzo.

E perfino la minicozzetta una volta ogni 40 anni riesce a segnare l’ora esatta:

Miss Olanda senza la JOlanda. (cit. Luciana Littizzetto)

E aggiungo anche questo

Luigi Pajalich 

50 anni di femminismo tritapalle per arrivare a far vincere un MASCHIO in un concorso di bellezza per DONNE
E, per la cronaca, vorrei fare salire un Tyson fluido sul ring e farlo combattere con la mamma dei cretini che portano avanti certe teorie del cazzo

Questa, per dire, è miss Russia,

e qui si capisce perché bisogna coalizzarsi tutti a combattere la Russia che dimostra senza possibilità di dubbio di essere davvero l’impero del male.
Restando in tema, anzi, doppiamente in tema, bisogna constatare che anche il mitico Osho ogni tanto sbaglia:

Putin ha incontrato Prigozhin e i comandanti della Wagner, che hanno ribadito il loro sostegno al leader russo
di Andrea Picariello AIPubblicato il 10 Luglio 2023

Altro tema attuale e di grandissimo interesse è l’AI, che magari non tutti hanno capito esattamente che cosa sia e come funzioni. Bene, voglio venirvi in aiuto, e ve lo faccio spiegare da questa signora assurta alla vicepresidenza degli Stati Uniti grazie alle sue indiscusse doti orali

Vero che adesso vi è tutto più chiaro?

Poi bisogna parlare del figlio di La Russa, e per fare prima riporto qui il commento che ho lasciato dall’amico Shevathas:

È andata al centro antiviolenza, dove è stata visitata e le hanno trovato una lesione alla coscia e un’ecchimosi al collo. Nessun segno di violenza sessuale. Ha sempre detto fin dall’inizio che non ricorda assolutamente niente, sa di avere avuto un rapporto sessuale perché glielo ha detto lui però dopo 40 giorni sa con certezza di avere subito violenza sessuale, quella che la visita dice non esserci stata. Ma naturalmente bisogna credere a lei. Dato che ha detto che non ricorda più niente dal momento in cui ha bevuto un drink, con una denuncia immediata si sarebbe verificato se avesse assunto la droga dello stupro, nel qual caso lui sarebbe incastrato (anche nel caso non fosse stato lui a metterla nel bicchiere, sarebbe comunque colpevole di avere approfittato del suo stato) ma a lei, pur avendo ripetutamente chiesto alle amiche se sia stata drogata, di farsi controllare non passa neanche per la testa, e si muove solamente quando non c’è più niente da poter provare. Ma pensa un po’. (Qui)

Naturalmente tutto questo NON prova che lui sia innocente, ma siamo anche un bel po’ lontani, almeno noi estranei, dall’avere prove, o anche solo indizi convincenti, della sua colpevolezza.

E poi, eternamente di attualità, c’è la famosa emergenza climatica causata dai famosi cambiamenti climatici che sì, è vero che ci sono sempre stati ma i cambiamenti climatici di adesso sono totalmente diversi dai cambiamenti climatici di una volta. Ecco, a questo proposito vi mostro questa bella immagine

Cosa interessante: sul profilo FB da cui l’ho presa adesso non è più visibile: è oscurata con la spiegazione che è fake news. Ora, se qualcuno per esempio mi calunniasse dicendo che ho 73 anni, io lo svergognerei mostrando la mia carta di identità che documenta che ne ho solo 72 e quattro mesi giusti giusti, non è che mi accontenterei di frignare non è vero niente gnègnègnè. E invece loro no: non è vero e ci devi credere perché te lo dico io. Fanculo. Resta comunque il fatto indiscutibile che questi eventi estremi (pensate che per questo luglio sono previste temperature addirittura sopra i 30°, letto io con i miei occhi) una volta non c’erano:

In ogni caso non dobbiamo preoccuparci più del dovuto, perché la nostra Santa Madre Europa sta già provvedendo per noi con le sue oculate politiche, come la legge sul ripristino della natura, cioè che bisogna “ripristinare” il 20% delle superfici terrestri e marine e il 15% dei fiumi. Non è molto chiaro quale epoca si debba ripristinare: quella di cento anni fa? Medioevo? Paleolitico? Boh. Quello che è chiaro è che i contadini dovranno rinunciare a coltivare il 10% dei propri terreni lasciandoli allo stato brado. Come? Dite che così non avremo abbastanza da mangiare? E che problema c’è? Basta importare dall’estero quello che manca e siamo a posto, no? Poi ci sarebbero quei contadini che guadagneranno il 10% in meno e non è detto che ce la facciano a vivere, ma insomma, troveranno il modo di arrangiarsi: non può mica pensare proprio a tutto l’Europa, no?
E poi c’è sempre chi non attende direttive specifiche per comportarsi in modo virtuoso e dare l’esempio, come la signora Teresa Ribera, ministro dell’ambiente, che va al parlamento in bicicletta. Con un’auto di scorta davanti e una dietro (qui)

Ora un avviso agli appassionati di ginnastica artistica: se andate ad assistere a qualche evento in Svizzera fate attenzione alle foto che scattate, perché se beccate un’atleta (e si prega di prestare attenzione all’apostrofo) in un momento in cui si trova con le gambe aperte state commettendo un’azione proibita. Ora, anche a prescindere dal merito della norma, ci sarebbero due dettagli da sottolineare: uno è che non è facilissimo beccare una ginnasta in un momento in cui non abbia le gambe aperte

l’altro è che gli atleti, con o senza gambe aperte…

Ma per loro niente divieti. Mah.

Non posso inoltre farvi mancare le strabilianti imprese del prode Conte

E per restare in tema di attualità, c’è questa interessante carrellata di biografie di George Gershwin


Fulvio Del-Deo

George Gershwin nella wikipedia.

– Versione 27 ottobre 2012:
“George Gershwin (nato Jacob Gershovitz) nacque a Brooklyn, New York da due EMIGRATI EBREI RUSSI.”

– Versione 24 febbraio 2014:
“George Gershwin nacque a Brooklyn, con il nome di Jacob Gershowitz, da due EMIGRATI EBREI.”

– Versione 6 gennaio 2016:
“George Gershwin nacque a Brooklyn, con il nome di Jacob Gershowitz, da due EMIGRATI EBREI DI ORIGINE RUSSA E LITUANA.”

– Versione 9 agosto 2019:
“Gershwin nacque a Brooklyn il 26 settembre 1898 da genitori EMIGRATI EBREI DI ORIGINE RUSSA E LITUANA.”

– Versione dal 9 settembre 2019 in poi:
“Gershwin nacque a Brooklyn il 26 settembre 1898 da genitori EMIGRATI EBREI DI ORIGINE UCRAINA E LITUANA.

Insomma, il padre nato a Pietroburgo, quindi russo al 100% ed ebreo, oggi risulta essere un ucraino!

Oggi, decisamente, non è più politicamente scorretto solo essere russi, ma addirittura esserlo di origine: sarà mica una questione di… razza?.
E per restare in tema concludo con una bella carrellata di canzoni politicamente corrette

barbara

FRANCIA (E NON SOLO): IL CONTESTO

Il “diritto” di stuprare e schiavizzare le donne non musulmane

di Raymond Ibrahim
30 giugno 2023

Pezzo in lingua originale inglese: The http://www.gatestoneinstitute.org/19724/rape-enslave-non-muslim-women

Traduzioni di Angelita La Spada

In Gran Bretagna, dove esiste da tempo una grande minoranza musulmana, migliaia di ragazze britanniche in varie zone del Paese sono state vittime di stupri da parte di “bande organizzate per l’adescamento di minori” composte in gran parte da musulmani, i quali, a quanto pare, lo consideravano un loro diritto islamico. Nella foto: la città inglese di Rotherham (che ha circa 265 mila abitanti), dove almeno 1.400 minori sono stati abusati sessualmente da una banda di uomini per lo più musulmani di origine pakistana (Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons)

Il mese scorso, in Francia, un uomo musulmano ha detto a una ragazza minorenne con cui aveva chattato su Facebook: “Vi brucerò tutti. Vi taglierò la gola. Stuprerò te e tua madre perché ne ho il diritto”.
Quando lei si è rifiutata di sposarlo, l’uomo ha reagito lanciando minacce ancora più gravi contro la ragazza e i suoi familiari, poi, a un certo punto ha scritto: “Presto vi taglieremo la gola e giocheremo a calcio con le vostre teste”. Le parole erano accompagnate da un video che mostrava la scena di una decapitazione.
Dal nome riportato nel report francese, Fabio Califano, successivamente arrestato, l’uomo risulta essere un convertito all’Islam.
Il padre dell’adolescente, definito nel report “sconvolto e pieno di rabbia”, ha reagito alle minacce terroristiche rivolte a lui e alla sua famiglia, dicendo: “L’Islam non è ciò che ho sentito dire (…) La religione è pace, tolleranza, rispetto. (…) È un anno che viviamo nella paura”.
Si continua a dire che l’Islam significa pace, ma ciò che viene omesso è che questa pace arriva solo dopo che tutti hanno apprezzato la “pace” di essere musulmani. Fino ad allora, ciò che spesso viene presentato per assicurarsi di raggiungere questo risultato è l’esatto opposto: il jihad o la violenza al servizio dell’Islam. Molti musulmani vogliono, ovviamente, vivere una vita tranquilla, avere un buon lavoro e godere delle benedizioni di questa vita. Altri, invece, come i convertiti occidentali alla “religione di pace” diventano improvvisamente e inspiegabilmente terroristi.
Purtroppo, affermazioni come “vi taglieremo la gola e giocheremo a calcio con le vostre teste” echeggiano nei secoli. Mu’izzi, un poeta persiano dell’XI secolo, ad esempio, cercò di incitare un emiro a massacrare tutti i cristiani del Medio Oriente:

“Per il bene della religione araba è un dovere. O ghazi re, ripulire il Paese della Siria da patriarchi e vescovi, ripulire la terra di Rum [Anatolia] da preti e monaci. Dovresti uccidere quei maledetti cani e quelle miserabili creature. (…) Dovresti (…) tagliargli la gola. (…) Dovresti fare delle palle da polo con le teste dei Franchi nel deserto, e bastoni da polo con le loro mani e i loro piedi”.
[Hillenbrand, Carole, Turkish Myth and Muslim Symbol: The Battle of Manzikert, Edimburgo: Edinburgh University Press, 2007, 151–152.]

Ma la frase che salta all’occhio nella citazione di Califano è: “Stuprerò te e tua madre perché ne ho il diritto“.
È importante rilevare che non è la prima volta che un uomo musulmano insiste di avere il “diritto”, concesso dall’Islam, di schiavizzare e stuprare le donne non musulmane.
Tali uomini citano abitualmente gli stessi hadith e i versetti del Corano. Ad esempio, i versetti 3 e 24 della Sura IV consentono agli uomini musulmani di avere rapporti sessuali con tutte le donne “che possiedono”, il che significa tutte le donne, ovviamente non musulmane, che sono in grado di prendere prigioniere durante un jihad:

Corano 4:3: “E se temete di non essere equi nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di non essere giusti (con loro), allora (sposatene) solo una o quel che le vostre mani possiedono; questo sarà più atto a non farvi deviare”. [Traduzione di Shakir]

Corano 4:24: “E di tutte le donne, [vi sono interdette] quelle maritate, tranne quelle che le vostre mani possiedono. Questo è ciò che Allah vi prescrive e, oltre a quelle, sono lecite per voi tutte le donne, a condizione che le cerchiate utilizzando i vostri beni, prendendole in moglie, senza commettere fornicazione. Quindi, a quelle di cui godrete, darete la dote come prescritto. Non c’è per voi alcun biasimo per ciò che concorderete insieme oltre questa prescrizione. Invero, Allah è sapiente e saggio”. [Traduzione di Shakir]

Il Corano usa un linguaggio, come illustrato qui, che presenta tali donne come se fossero delle cose, e non delle persone. Tradotto letteralmente, il versetto 3 della Sura IV del Corano consente ai musulmani di copulare con “cosa” e non con chi “le vostre mani possiedono”, come si evince dalla traduzione di Shakir:

“… ma se temete di non essere giusti (con loro), allora (sposatene) solo una o quel che le vostre mani possiedono (Corano 4:3).

(Cliccare qui e qui per visionare ulteriori Scritture islamiche che propugnano la schiavitù sessuale.)

Per capire come tali Scritture e tale terminologia sensibilizzino la mentalità jihadista, si prendano in esame i seguenti brani tratti da un articolo del New York Times titolato “L’ISIS sancisce una teologia dello stupro”:
Attimi prima di violentare una 12enne, il combattente dello Stato Islamico ha trovato il tempo di spiegare che quello che stava per fare non era un peccato. Poiché la ragazzina praticava una religione diversa dall’Islam, l’uomo ha ribadito che il Corano non solo gli dava il diritto di stuprarla, ma tollerava e incoraggiava lo stupro.
Le ha legato le mani e l’ha imbavagliata. Poi si è inginocchiato accanto al letto, prostrandosi a pregare prima di mettersi sopra di lei.
A cose fatte, si è inginocchiato di nuovo a pregare, ponendo fine allo stupro con atti di devozione religiosa.
“Continuavo a dirgli che faceva male, di smetterla”, ha detto la ragazza, il cui corpo è così minuto che un adulto potrebbe circondarle la vita con due mani. “Mi ha detto che secondo l’Islam gli è consentito stuprare un’infedele. Ha detto che violentandomi si avvicinava a Dio“, ha raccontato la ragazzina in un’intervista insieme alla sua famiglia in un campo profughi, dove è fuggita dopo 11 mesi di prigionia. [Il corsivo è aggiunto.]

Il reportage prosegue:

Una donna yazida di 34 anni, la quale è stata acquistata e ripetutamente stuprata da un combattente saudita nella città siriana di Shadadi, ha raccontato come se la sia cavata meglio della seconda schiava della famiglia, una 12enne che è stata violentata per giorni e giorni nonostante le forti emorragie.
“Ha distrutto il suo corpo. Era gravemente infetta. Il combattente continuava a chiedermi: ‘Perché puzza così tanto?’ Gli ho risposto che aveva un’infezione interna e che doveva prendersi cura di lei”, ha raccontato la donna.
Impassibile, il miliziano ha ignorato l’agonia della ragazzina, continuando con il rito della preghiera prima e dopo averla stuprata.
“Gli ho detto che era solo una bambina”, ha osservato la donna. “E lui ha risposto: ‘No. Non è una ragazzina è una schiava. E sa esattamente come fare sesso.'”
E fare sesso fa piacere a Dio“, ha affermato l’uomo.

Anche se i media mainstream e gli esperti sostengono che tali convinzioni non abbiano “nulla a che fare con l’Islam“, in genere, esse permeano la società musulmana. Sebbene si possa presumere che tali convinzioni siano circoscritte all’ISIS e ad altri jihadisti fanatici, le prove indicano decisamente il contrario.
In Pakistan, ad esempio, tre ragazze cristiane che tornavano a casa dopo una lunga giornata di lavoro sono state abbordate da quattro musulmani “ricchi e ubriachi a bordo di un’auto”, i quali non aspiravano affatto a diventare miliziani dello Stato Islamico. I quattro “si sono comportati male”, urlando contro le giovani “commenti allusivi e osceni” ed esortandole a salire in macchina “per andare a fare un giretto e divertirsi un po’”. Quando le ragazze hanno rifiutato “l’invito”, aggiungendo che erano “cristiane devote e non praticavano sesso al di fuori del matrimonio”, i quattro si sono infuriati e le hanno inseguite. “Come osate scappare da noi, le ragazze cristiane sono destinate esclusivamente a una cosa: al piacere degli uomini musulmani”, ha urlato uno degli uomini, i quali hanno poi investito con l’auto le tre ragazze, uccidendone una e ferendo gravemente le altre due.
In un altro episodio, un attivista per i diritti umani, parlando dello stupro di una bambina cristiana di 9 anni commesso da un altro uomo musulmano, ha rivelato che

“Episodi del genere accadono frequentemente. Le ragazzine cristiane vengono considerate merci da danneggiare a piacimento. Abusare di loro è un diritto. Secondo la mentalità della comunità non è affatto un reato. I musulmani le considerano bottino di guerra“. [Il corsivo è aggiunto.]

Più di recente, un report del 3 giugno scorso ha circostanziato le tribolazioni vissute in Pakistan da molti indù come “infedeli” e menziona alcuni di loro che sono fuggiti:

“In Pakistan, non c’è differenza tra carne e donne. (…) Se fossimo rimasti lì, le nostre donne sarebbero state fatte a pezzi”.

In passato, i maltrattamenti e gli abusi sessuali sulle donne “infedeli” erano circoscritti soltanto ai Paesi del Terzo Mondo, come il Pakistan e le zone controllate dall’ISIS, ma ora stanno diventando sempre più comuni in Occidente.
In Germania, alcuni migranti musulmani sono convinti che tutte “le donne tedesche sono per il sesso“. Durante i festeggiamenti del Capodanno 2016 a Colonia, i migranti finirono per molestare un migliaio di donne
In Gran Bretagna, dove esiste da tempo una grande minoranza musulmana, migliaia di ragazze britanniche in varie zone del Paese sono state vittime di abusi e di stupri di gruppo da parte di “bande organizzate per l’adescamento di minori” composte in gran parte da musulmani, i quali, a quanto pare lo consideravano un loro diritto islamico. Un vittima di stupro ha affermato:

“Gli uomini che mi hanno fatto questo non hanno alcun rimorso. Mi dicevano che quello che stavano facendo era giusto nella loro cultura”.

In Gran Bretagna, un imam musulmano ha dichiarato che agli uomini musulmani viene insegnato che le donne sono “cittadine di seconda classe, poco più che beni mobili o possedimenti su cui loro hanno autorità assoluta” e che gli imam predicano una dottrina “che denigra tutte le donne, ma tratta i bianchi [che significa non musulmani] con particolare disprezzo”.
In un ulteriore episodio, un altro musulmano condannato per stupro ha detto a un tribunale britannico che condividere ragazze non musulmane per fare sesso faceva “parte della cultura somala” ed era “un obbligo religioso”.
Che sia considerato un “obbligo religioso” da parte dei musulmani “devoti”, come spiegato da uno stupratore dell’ISIS alla sua vittima dodicenne, o parte della cultura islamica pakistana (asiatica), somala (africana) o “francese convertita”, il trattamento disumano e la sottomissione sessuale di donne e bambini non musulmani da parte di uomini musulmani che lo ritengono un loro “diritto” sembra essere un altro “esotismo” che l’Occidente dovrebbe abbracciare sull’altare del multiculturalismo.

Raymond Ibrahim, autore di , Defenders of the West: The Christian Heroes Who Stood Against Islam, is a Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute, è Shillman Fellow del David Horowitz Freedom Center e Judith Friedman Rosen Writing Fellow del Middle East Forum. (Qui)

E ora ve lo faccio spiegare ancora meglio da un imam

Ricordo poi per inciso che in tutto il mondo civile, quando qualcuno non obbedisce all’intimazione di fermarsi, la polizia è legalmente autorizzata a sparare: meno seghe mentali, quindi, e cominciamo piuttosto a preoccuparci per noi, perché prima o poi – forse più prima che poi – arriverà il nostro turno: ascoltare per credere

Non che prima non lo sapessimo, almeno chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire.
E concludo con la migliore battuta del millennio:

Immagino che non ci sia lo zampino dei servizi russi…

Che il povero Putin in questo momento di calma piatta si sta annoiando a morte, e quindi, così per passare il tempo, si è dato a sobillare i musulmani in Francia e dintorni: ganzo il ragazzo, eh?
Quanto a noi, sarebbe davvero il momento di

barbara

PARVA NON LICET COMPONERE MAGNIS!

Non ricordo i nomi, né i tempi, e neppure il luogo, ma ricordo perfettamente il fatto: una donna assassinata dall’uomo che l’aveva stuprata, come punizione per averlo denunciato. Il crimine – il secondo, dico – è stato reso possibile dal fatto che l’uomo, dopo la condanna, si trovava agli arresti domiciliari. Arresti che scontava presso la madre, che viveva, se ricordo bene, nello stesso quartiere, se non addirittura nello stesso condominio, della vittima. E ora rileggete con me, lentamente: STU.PRO – AR.RE.STI DO.MI.CI.LIA.RI.
Pacca sul culo un anno e mezzo di galera e 10.000 euro di risarcimento e l’obbligo di seguire dei corsi di rieducazione. Il crimine sarebbe quello di violenza sessuale nei confronti della candida e casta signorina le cui doti ho già mostrato qui ma siccome sono generosa ve ne offro ancora qualche altra dimostrazione

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Questa invece è la versione vergine violata del post aggressione (perfino, oltre alla rinuncia al suo amatissimo rossetto rosso fuoco, le calze nere opache da suora laica!)

Ora, il solo discutere se la pacca sul culo possa configurarsi come violenza sessuale lo troverei delirante, ma si può configurare come molestia sessuale? Per rispondere a questa domanda mi viene bene ricordare il Catechismo: una delle sette opere di misericordia invita a “sopportare pazientemente le persone moleste”. Perché pazientemente? Perché il sopportarle richiede pazienza? Perché la molestia, per sua natura, si prolunga nel tempo. Quella del datore di lavoro che insidia la dipendente è una molestia, quella del tizio che mi segue per strada, standomi addosso e allungando le mani e profferendo oscenità è una molestia, il palpeggiamento (e chiariamo anche questo: un palpeggiamento è diverso da una palpata tanto quanto il fissare una persona è diverso dal gettarle uno sguardo) come quello di cui ho parlato nel post sopra linkato, subito sull’autobus da me e da varie altre bambine interminabilmente e ripetutamente, quello è una molestia – e qui siamo, direi, anche al limite della violenza. La pacca sul sedere NO. Non è una cosa da fare, è un gesto cafone, volgare, sgradevole, spregevole, da ricompensare con un sonoro ceffone, NON un crimine da punire con galera più annessi e connessi. E soprattutto NON dovrebbe essere un comodo trampolino su cui costruire una carriera. Una carriera che la signorina, come ampiamente documentato, aveva fin dall’inizio tentato di intraprendere con una interminabile serie di esibizioni del proprio culo. E altro

Quella sentenza è una cosa oscena e abominevole e un crimine contro la giustizia, oltre che uno schiaffo in faccia alle vittime di violenze vere, che spero venga ribaltata in sede di appello. In attesa del quale desidero dedicare alla signorina Greta Beccaglia questa deliziosa canzoncina

PS: ma a me, se per caso mi venisse in mente di chiamarla zoccola, quanti anni mi appiopperebbero?

barbara

LE PULCI A LEO GASSMANN

e dintorni

08 MAGGIO 2022 11:04

Roma, Leo Gassmann salva una 30enne americana da uno stupro: “Non dimenticherò mai le sue urla”

Con questa faccia da fighino
e questo bel canottierino
sono un gran pirla e non lo so…

“Tutti abbiamo il dovere civico di agire: quella ragazza poteva essere mia sorella o la mia fidanzata, non potevo lasciarla lì”, racconta il cantautore 24enne, figlio dell’attore Alessandro 

Ha salvato una 30enne americana da uno stupro e ha messo in fuga l’aggressore [veramente più avanti dice che quando lui e i ragazzi sono arrivati l’aggressore era già fuggito: come la mettiamo?].

“Non dimenticherò mai le sue urla” [poteva mancare la nota melodrammatica?]: è ancora molto provato dalla vicenda Leo Gassman, il cantautore 24enne figlio dell’attore Alessandro. Venerdì notte, intorno alle 4, era in zona Portonaccio, a Roma, e tornava a casa da una serata in un locale, quando ha sentito una donna gridare e l’ha vista divincolarsi dalle grinfie di un uomo, tra le auto parcheggiate [al buio in piena notte in mezzo alle macchine lui è riuscito a vedere che cosa stava facendo? Cazzarola!]. Gassman, con l’aiuto di altri giovani presenti sul posto [quindi non l’ha salvata: l’hanno salvata tutti insieme], è intervenuto in soccorso della donna e ha messo in fuga l’aggressore. “Tutti abbiamo il dovere civico di agire: quella ragazza poteva essere mia sorella o la mia fidanzata, non potevo lasciarla lì” [sarebbe a dire che si è chiesto se lasciarla lì o no e poi ha deciso di no perché poteva essere sua sorella o la sua fidanzata? E che se non potesse essere sua sorella o la sua fidanzata avrebbe potuto anche lasciarla lì? Per sentire la necessità di intervenire ha bisogno di un riferimento personale?], ha commentato a Il Messaggero, dopo aver raccontato l’episodio sulla sua pagina Instagram. [“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustiziadavanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensaper voi presso il Padre vostro che è nei cieli.Dunque,quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina,non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.»” Matteo, 6,1-4]

“Io e alcuni passanti [passanti? Come passanti? Non erano dei giovani che erano “presenti sul posto”?] abbiamo soccorso una ragazza americana che era stata poco prima abusata [“era stata poco prima abusata”?! E dunque da dove salta fuori la storia che l’avreste “salvata da uno stupro”?] da un ragazzo di origine francese” [e questo come lo sai? L’aggressore NON È STATO TROVATO, ma tu sai che è “di origine francese” ma che però non è propriamente francese?!], ha riferito Gassman attraverso una story su Instagram. [Starai mica facendo concorrenza alla Ferragni per farti un po’ di pubblicità, visto che sia come cantante che come autore fai cagare?] “Appena ho sentito le urla mi sono avvicinato e ho chiesto una mano a un paio di ragazzi che passavano da quelle parti [cioè ti sei avvicinato, ma prima di intervenire hai aspettato che arrivassero anche gli altri? E se non ci fossero stati quelli saresti intervenuto o no? E quelli non le avevano sentite queste urla? O le hanno sentite ma passavano via?], ma il francese [“il francese”? Ma non era solo “di origine” francese?] era già fuggito”, ha aggiunto, con la morale: “Chi sbaglia va punito”. [E questo cosa c’entra col salvataggio?]
Sul posto sono intervenuti la polizia e un’ambulanza e la donna, che ha poi sporto denuncia per violenza sessuale, è stata portata per accertamenti al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I. Dimessa, ne avrà per un paio di giorni.
“So che si è ripresa e sta meglio, ma ha subito un trauma non indifferente [“non indifferente”. Giuro che se fossi stata io a essere stuprata, un calcio da frantumarti i coglioni non te lo leverebbe nessuno], anche io non dimenticherò mai le sue urla”, [cioè sei traumatizzato quasi uguale a lei?] ha detto Leo Gassmann a Il Messaggero, sottolineando che “ognuno di noi può fare la differenza”.
Gli inquirenti, intanto, stanno verificando i racconti della vittima e dei testimoni per risalire all’aggressore, anche attraverso l’analisi delle telecamere di videosorveglianza del vicino deposito di mezzi pubblici Atac. (Qui)

Insomma, tutta la narrazione mi sembra abbastanza confusa e con alcune palesi contraddizioni. Divertente poi questo commento all’articolo

Bravo, da cotanto Nonno e Papà sono sicuro che non avrebbe girato lo sguardo da un’altra parte.

Il nonno è stato indubbiamente un grande attore, ma su come fosse in quanto cittadino non sono sicura che siano note particolari benemerenze. Del padre invece qualcosa sappiamo: è quello che chiama i carabinieri per denunciare i vicini che hanno ospiti a cena, e se ne vanta pubblicamente.
Ma c’è chi fa anche di peggio. Di molto peggio.

BRAVO LEO GASSMAN, MA PER QUALCUNO…

dovremmo domandarci perché l’aggressore si sia sentito nella necessità di violentare la ragazza, dovremmo domandarci quante provocazioni la ragazza abbia lanciato allo stupratore, dovremmo ricordarci che in casi simili è meglio favorire il dialogo tra violentatore e violentata per trovare un accordo, del tipo “tu ti accontenti di questo e non arriviamo a un rapporto completo…” perché l’intervento dei soccorritori, se non è improntato al dialogo,, non fa che peggiorare le cose, Tutto questo per i diversamente intelligenti.

Ma quanto infami, quanto immondi, quanto luridi bisogna essere per arrivare a strumentalizzare perfino uno stupro? Quanta merda bisogna avere nel cervello per paragonare una donna stuprata a delle bande di nazisti assassini? Ma già che ci siete perché non prendete le difese anche del povero Hitler, a cui Francia e Gran Bretagna hanno dichiarato guerra senza che lui avesse fatto loro il minimo torto? Ma riuscite a guardarvi allo specchio senza vomitarvi addosso?

barbara

I DOLORI DELLA GIOVANE ALEXANDRIA

Commenterò tra le righe, perché di roba da commentare ce n’è troppa per poterla sistemare tutta in un commento finale.

Capitol Hill come uno stupro: il racconto su IG di Alexandria Ocasio-Cortez

Paragone azzardato o legittimo?

Secondo la scrittrice Dacia Maraini, storica femminista, l’accostamento tra l’assalto a Capitol Hill e lo stupro, a seguito delle dichiarazioni della deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez, sarebbe giustificato e plausibile.

E Dacia Maraini è un uomo d’onore.

Vediamo di capire il perché.

L’assalto al Congresso vissuto da Alexandria Ocasio-Cortez

Alexandria era nascosta nel bagno del suo ufficio quando, il 6 gennaio scorso, i sostenitori estremisti di Trump irrompevano all’interno del Congresso americano, mettendolo violentemente a soqquadro.

Se questa è l’idea di soqquadro che ha questa gente,

casa mia in un giorno normale sembra Waterloo dopo la battaglia.

Dei fotogrammi indelebili per la storia americana e per la democrazia intera.

E tutti gli assalti precedenti fatti dalla sinistra, che fotogrammi sono? Tutti spariti? Dimenticati? Cancellati? Immeritevoli di menzione?

La trentunenne deputata democratica ha condiviso pochi giorni fa, in una diretta sul suo profilo Instagram, la trepidazione e la paura di quel momento.
Nei primi minuti della diretta-video, Alexandria ribadisce con forza l’importanza di continuare a parlare dell’assalto a Capitol Hill. Sottolineando che chi chiede di dimenticare ciò che è successo assume lo stesso atteggiamento di chi commette violenza.

Quindi riconosce che tutti quelli che non parlano MAI dei violenti assalti precedenti sono complici della violenza, giusto? E, a parte questo, questa non doveva essere la presidenza della pacificazione? Della riunificazione di un’America divisa – ed evitiamo accuratamente di ricordare per colpa di chi è divisa.

Lasciare che tutto venga gettato nel dimenticatoio come se non fosse mai esistito, minimizzandone i traumi e i turbamenti.

Vedi sopra.

“Sono una sopravvissuta”

Tipo Settimia Spizzichino? Primo Levi? Nedo Fiano? Shlomo Venezia? Sami Modiano? Sorella spirituale di tutti loro? O, scendendo a livelli più modesti, di chi ha fatto a piedi decine di piani di scale di una delle Torri Gemelle riuscendo a sbucarne fuori un secondo prima del crollo?

Ed è soffermandosi su questa immagine che la giovane deputata fa la sua spiazzante dichiarazione. Confessa di esser stata lei stessa vittima di abusi, definendosi una sopravvissuta, e l’attacco al Congresso le ha fatto tornare in mente quelle inquietudini del passato che le sono rimaste cucite addosso.

Messa in questi termini, siamo centinaia di milioni di sopravvissute, ma non andiamo in giro a farcene belle. Senza contare che se assimila quando accaduto al Campidoglio a uno stupro e qui si limita a parlare di abusi, non posso che dedurne che deve per forza essersi trattato di cose decisamente modeste: un complimento pesante? Uno sguardo indiscreto?

Alexandria ha raccontato di aver avuto paura di morire quel giorno,

ellapeppa

quando rannicchiata e tremante nel bagno del suo ufficio

tipo Cosetta nella taverna dei suoi aguzzini? Ma quanto ci piacciono queste immagini strizzabudella. E perché rannicchiata poi? Rannicchiati dietro una porta chiusa si è meno visibili? Più al sicuro?

sentiva un uomo urlare dietro la porta: “Where is she?”, “Dov’è lei?”.
Volevano lei, facendola ancora sentire il centro di un triste bersaglio.

Hitchcock, sei un dilettante (ma i bersagli sono tristi?).

Nelle ore successive, una volta invitata ad uscire, si scoprì che l’uomo in realtà era un agente di polizia.
Ma per Alexandria, purtroppo, la rivelazione della sua identità non fece più alcuna differenza.

Il film dello stupro ormai se lo era già girato tutto e le era piaciuto un sacco, figurati se aveva voglia di riavvolgere la pellicola.

Il terrore provocato da quella possente voce e i pugni sulla porta

un attimo fa aveva parlato solo della voce, adesso saltano fuori anche i pugni?

le avevano fatto tornare a galla il trauma degli abusi subiti.

Il rapporto tra la violenza dei suprematisti di Capitol Hill

suprematisti di cosa? Abbiamo conosciuto i suprematisti bianchi tipo KKK (quattro gatti, ma non sta bene dirlo) che chiamiamo così perché conosciamo le loro aspirazioni di dominio dei bianchi sulle altre razze, abbiamo conosciuto i suprematisti negri, tipo BLM che chiamiamo così perché conosciamo le loro aspirazioni di dominio dei negri sui bianchi, abbiamo conosciuto i suprematisti islamici che chiamiamo così perché conosciamo le loro aspirazioni di dominio dei musulmani sul resto dell’umanità. Questi qui erano suprematisti di quale specie? Qualcuno si è fatto dire da loro chi vogliono che domini e su chi?

e lo stupro

In seguito alla sua diretta, la deputata del Congresso è stata sommersa da commenti solidali e ringraziamenti per il suo coraggio nel parlare di un episodio così doloroso e strettamente personale.

Ah, un coraggio guarda che i pompieri delle torri gemelle al confronto sono dei conigli.

Il contatto che Alexandria ha subito e generato tra la violenza dei protestanti e lo stupro, ad alcuni è sembrato azzardato ma resta comprensibile da un punto di vista “simbolico”.

Io credo che chi ha realmente subito uno stupro, non avrebbe grosse difficoltà a distinguere fra uno stupro e un simbolo.

Il punto di partenza è quello di non concepire lo stupro come un abuso legato prettamente al sesso.

Lo stupro è legato al sesso. Le altre forme di violenza si chiamano violenza, gli altri tipi di abusi si chiamano abusi (per la verità anche gli abusi sessuali, se non sono stupri, si chiamano abusi e non stupri), o devo forse raccontare che sono stata stuprata tutte le volte che qualcuno mi ha insultata, tutte le volte che qualcuno bestemmia in mia presenza, tutte le volte che subisco un’ingiustizia? Le parole hanno un significato, e una società basata, come quella umana, sulla parola, può funzionare solo se ogni parola viene usata con il significato codificato e condiviso. Uno stupro è quando uno te lo mette dentro, punto.

Quest’ultimo è il misero mezzo attraverso cui si realizza, ma la cultura dello stupro resta quella del dominio, il voler sottomettere ed annientare un’altra persona calpestandola nel suo profondo essere.

Lo stupro squarcia irrimediabilmente la dignità e l’anima di una donna; l’assalto al Congresso, come già ribadito, ha colpito l’anima della democrazia.

Al pari di tutti gli altri assalti al Campidoglio di cui nessuno degli stuprati si è mai sognato di parlare, meno che mai condannare.

Sull’onda di questo veemente intreccio,

ecco che torniamo al film

Alexandria Ocasio-Cortez ha deciso perciò di confessare quell’episodio della sua vita,

confessare in che senso? Si confessano gli errori, i torti, le colpe.

cogliendo l’occasione per elaborare il trauma, sia personale che pubblico, dando coraggio a tante altre vittime come lei.

Cioè io ho subito un trauma, vado su instagram, lo racconto e – sim salabim – in tre secondi il trauma è elaborato e non c’è più. C’era l’occasione e non me la sono lasciata scappare.

CRISTINA RIGGIO, 7 FEBBRAIO 2021, qui.

Ricapitolando: un po’ di persone sono entrate in Campidoglio senza che nessuno glielo impedisse, anzi addirittura accompagnate, e non mi sembra di avere letto che siano anche entrati negli uffici privati; lei se ne sta rannicchiata nel bagno del suo ufficio, un poliziotto bussa (forse: questo non è chiaro), probabilmente, immagino, mandato a cercarla dagli altri che si erano accorti che quella deficiente non era con loro, bussa, dicevo, lei non apre, e lui se ne va. Conclusione: è stata praticamente stuprata. Se qualcuno avesse fatto scattare un accendino per fumare una sigaretta avrebbe detto che era sopravvissuta al rogo. Asia Argento, sei una dilettante.

barbara

AGGIORNAMENTI (grazie ai miei solerti commentatori)

Aggiornamento 1
Myollnir: Alla ricostruzione manca un dettaglio non da poco: La AOC NON era nell’edificio invaso. Era nel suo ufficio, che sta, assieme agli altri uffici dei deputati, a centinaia di metri di distanza, e che non è mai stato preso d’assalto.. Dunque non ha mai corso alcun rischio.
E’ solo una piccola contaballe.

Aggiornamento 2
Myollnir: Qualche anno fa si è fatta fotografare piangente davanti alle gabbie dove il perfido Trump rinchiudeva i bambini. Pubblicata su tutti i giornali. Poi qualcuno ha pubblicato una foto da un altro punto di vista, in campo più lungo: circondata dai fotografi, era aggrappata alla recinzione di un parcheggio vuoto. Una cosa ridicola, degna degli eroici reportages da Gaza, più volte sputtanati da Memri.
Una piccola contaballe, ma d’altra parte il Grande Contaballe, e plagiaro, ora fa finta di essere il Presidente degli Stati Uniti. C’è in rete un filmato surreale: lui seduto alla scrivania, gli mettono davanti una cartellina e lui, alzando lo sguardo fuori campo con l’occhio perso, chiede: “ma cosa sto firmando?”.
per la precisione: “Io non so che cosa sto firmando qui:

Poi ovviamente, mansueto, firma. Che poi hanno anche già mostrato diverse firme da lui apposte sugli ordini esecutivi: identiche, fatte evidentemente con un timbro. (Vale a dire che potrebbe averle messe chiunque? Da quella banda di magliari mi aspetto qualunque cosa. Non dimentichiamo che la Clinton ha sulla coscienza – si fa per dire – decine di morti su cui ha costruito le sue carriere professionale e politica)
Siamo in buone mani.

Aggiornamento 3
Paolo Ghezzi: questa una tipa tremante rannicchiata sotto il tappetino del cesso di fronte a un poliziotto deficiente (un bambino di cinque anni avrebbe capito che era nel bagno e avrebbe detto qualcosa tipo: “sono un poliziotto e sono qui per aiutarla. Apra la porta.”)…
E un bambino di cinque anni, dovendo inventare, avrebbe inventato un poliziotto che dice qualcosa tipo: “sono un poliziotto e sono qui per aiutarla. Apra la porta.” Che era nel bagno ovviamente lo sapeva, visto che, in questo ridicolo film, i pugni e la voce possente li aveva sentiti solo lì e non anche alle altre porte. Ma in realtà, dovendo inventare un film dell’orrore, il suddetto bambino di cinque anni avrebbe inventato qualcosa di totalmente diverso. A patto che avesse un QI non inferiore a 70.
Va bene che patriarcato e machismo non sono più di moda, ma una mozzarella simile dovrebbe rappresentare una superpotenza?

Aggiornamento 4 (a proposito di AOC sconvolta di fronte alla rete di recinzione del parcheggio vuoto)
Myollnir: sono qui per servire: clic.

C’ERA UNA VOLTA

“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori. Ma no, stupidini, quelle sono le fiabe per bambini, siete forse dei bambini voi? Le cose che c’erano una volta di cui voglio raccontarvi sono altre. Il razzismo, per esempio: ne avete mai sentito parlare? Era una cosa bruttissima, sapete. Funzionava così: c’erano delle persone, i razzisti appunto, convinte che ci fossero delle razze superiori e razze inferiori; le vite delle razze inferiori, secondo loro, valevano meno, avevano meno diritti eccetera. Ebbene, adesso non esiste più! Al suo posto ha trionfato l’antirazzismo, che è una cosa bellissima: dice che solo le vite dei negri, preferibilmente musulmani, valgono e tutte le altre no, e se qualcuno si azzarda a dire che tutte le vite valgono – ma si può dire una simile assurdità?! – viene giustamente condannato a morte seduta stante e giustiziato sul posto.

Naturalmente l’antirazzismo punisce, giustamente, anche chi si permette di parlare di razze diverse dalla sua. Cioè no, non in assoluto: solo i bianchi che si permettono di parlare dei negri, mentre il contrario, giustamente, no, non è reato, non è peccato, non è sanzionabile.

Giulio Meotti

“È bianco, non può scrivere di schiavitù”. America e Inghilterra censurano lo scrittore francese de Fombelle. Un mio articolo sul Foglio sulla follia in cui siamo piombati
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Roma. Questo nuovo romanzo Timothée de Fombelle lo aveva pensato trent’anni fa. Aveva tredici anni quando i genitori lo portarono in Ghana per la festa di Ognissanti. “Siamo arrivati sui binari e lì, sulla costa, abbiamo potuto vedere dove gli olandesi, i francesi e gli inglesi hanno tenuto gli schiavi oltre due secoli fa prima di inviarli in America o nei Caraibi. La vegetazione aveva invaso il posto, ma c’erano ancora gli anelli appesi al muro e immagini che non dimenticherò mai…”.
Era nata così l’idea di “Alma”, uscito in Francia per Gallimard. Centinaia di migliaia di bambini in tutto il mondo hanno letto i suoi libri. De Fombelle ha scritto alcune delle opere più belle della letteratura francese per l’infanzia. Primo volume di una saga in tre volumi, “Alma” racconta la storia di una ragazza africana durante il periodo della schiavitù e ne evoca la lotta per l’abolizione. Ma il successo francese non sarà bissato in lingua inglese. Perché a differenza di tutti i suoi lavori precedenti, questo di de Fombelle non sarà pubblicato in Inghilterra o negli Stati Uniti. Sarà anche un eccellente scrittore, ma de Fombelle è bianco e in quanto tale non può affrontare il tema della schiavitù.
“Da Walker Books, il mio editore inglese che ha una filiale negli Stati Uniti, sono stato avvertito dall’inizio”, ha raccontato lo scrittore al Point. “Un argomento affascinante, ma troppo delicato, mi è stato detto: quando si è bianchi, quindi dalla parte di coloro che hanno sfruttato i neri, non si può appropriarsi della storia della schiavitù. A loro è piaciuto il libro, ma per la prima volta non lo pubblicheranno”. Come se prima di pubblicarlo avessero chiesto a Victor Hugo se avesse mai conosciuto la povertà per potere scrivere di Gavroche e dei “Miserabili”.
In “Alma”, il nome dell’eroina, de Fombelle porta il lettore a bordo della “Douce Amélie” nel 1786, che trasporta centinaia di schiavi verso la Francia. Il “crimine” ideologico dello scrittore è emerso negli anni 80 e si chiama “appropriazione culturale”, ovvero quando la cultura “dominante” prende elementi da una minoranza o cultura “dominata”. Due anni fa, a Montreal, la commedia Kanata del famoso drammaturgo del Quebec, Robert Lepage, ha visto una controversia simile perché raccontava la storia dal punto di vista degli amerindi. “Che un uomo bianco possa raccontare la storia della tratta degli schiavi dal punto di vista degli schiavi, anche se questa storia non è ovviamente la sua, è per me la definizione stessa di letteratura”, si è difeso de Fombelle. Ma così va ora.
Ora la statua di Victor Schoelcher di fronte al vecchio Palais de Justice di Fort-de-France nella Martinica è gettata a terra e fatta a pezzi. Perché il dandy ateo con vocazione umanitaria che abolì la schiavitù in Francia, per i nuovi antirazzisti, sarebbe in realtà un cripto razzista. E non importa che il vate della negritudine, Aimé Césaire, lo avesse celebrato con queste parole: “Contro la propensione alla tirannia, c’è un antidoto: lo spirito di Victor Schoelcher”. Oggi un bianco non può raccontare gli schiavi, figuriamoci averli liberati. Può solo inginocchiarsi e tacere.
de Fombelle
E poi c’era una volta, nel barbaro mondo occidentale, patria di ogni oscurantismo, una cosa mostruosa come la libertà religiosa: volevi pregare, non volevi pregare, volevi andare in chiesa, non volevi andarci, volevi pregare per i poveri bambini dell’India che morivano di fame o per le anime del purgatorio per mandarle più presto in paradiso o per la zia malata o perché il fidanzato tornasse da te: erano affari tuoi. Ma oggi per fortuna anche in questo campo la civiltà sta prendendo il sopravvento sulla barbarie: giù le chiese, e basta coi preti che pretendono di pregare per quello che vogliono loro.

E poi c’erano la libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di stampa. Ecco, provate a rigirarvele in bocca, queste oscenità: non vi viene voglia di sputarle? Non vi viene un conato di vomito per lo schifo? Ma ora rilassatevi: le Forze del Bene hanno lavorato duramente, hanno lottato, hanno sofferto, si sono sacrificate, e alla fine il Bene ha trionfato!

Giulio Meotti

Avevano assunto una columnist non liberal. Ora arrivano le dimissioni di Bari Weiss dal New York Times (oggi si è dimesso anche Andrew Sullivan dal New York Magazine). Storia esemplare su come la sinistra intellettuale sia diventata l’intolleranza ideologica fatta carta. Per quei (pochissimi) giornalisti non progressisti o non ancora allineati al pensiero unico rimasti è sempre più dura. Traduco alcuni stralci della sua lettera di dimissioni perché è un documento importante del tempo miserabile in cui viviamo:

“È con tristezza che scrivo per dirti che mi dimetto dal New York Times. Sulla stampa è emerso un nuovo consenso, ma forse soprattutto in questo giornale: la verità non è un processo di scoperta collettiva, ma un’ortodossia già nota a pochi illuminati il ​​cui compito è informare tutti gli altri. Twitter è diventato l’editor del New York Times. Le mie incursioni nel ‘Wrongthink’ mi hanno reso oggetto di costante bullismo da parte di colleghi che non sono d’accordo con le mie opinioni. Mi hanno chiamato nazista e razzista. Alcuni colleghi insistono sul fatto che ho bisogno di essere sradicata se questa compagnia vuole essere veramente ‘inclusiva’, mentre altri postano emoji accanto al mio nome. Una parte di me vorrebbe poter dire che la mia esperienza è stata unica. Ma la verità è che la curiosità intellettuale – per non parlare dell’assunzione di rischi – è ora una responsabilità al Times. Perché scrivere qualcosa di audace solo per passare attraverso il processo paralizzante di renderlo ideologicamente kosher, quando possiamo assicurarci la sicurezza del lavoro (e dei clic) pubblicando il nostro articolo sostenendo che Donald Trump è un pericolo unico per il paese e il mondo? E così l’autocensura è diventata la norma”

E, aggiungo io, il giornalismo sta morendo…

E infine, nell’orribile mondo arretrato, troglodita, selvaggio, spietato, disumano di una volta c’era lo stupro. La potete immaginare una cosa più orribile, una violenza che non si limita a colpire l’esterno del corpo ma lo vuole colpire anche da dentro, che trasforma l’atto più bello donato alla specie umana in una sofferenza senza fine. E oggi? In questo nostro splendido mondo progressista pieno di luce dove sorge il sol dell’avvenir che sorge libero e giocondo (uhm, no, mi sa che ho fatto un po’ di confusione. Che poi però forse a pensarci bene magari anche no), in questo nostro splendido mondo, dicevo, lo stupro è scomparso? Ecco, proprio scomparso scomparso no, ci vuole un po’ di pazienza, però fortemente diminuito sì. Perché se una donna bianca accusa di stupro un non bianco si tratta chiaramente di una sporca razzista, meritevole del massimo disprezzo e del più deciso ostracismo, e qual è la donna che, dopo avere subito l’onta dello stupro, abbia voglia di coprirsi anche di disonore e di essere trattata come una reietta? E data l’alta percentuale di stupri perpetrati da non bianchi, ecco che la piaga degli stupri denunciati si ritrova come per incanto meravigliosamente ridimensionata.

Ah, come siamo fortunati a vivere oggi, e non nei tempi tristi e bui del C’era una volta!

barbara