OBAMA E IL DISASTRO SIRIANO

Essendovi, in un precedente articolo, un accenno alla pesantissima eredità lasciata a Donald Trump da Obama, ritengo utile proporre questo articolo di poco meno di due anni fa.

Tre modi in cui Obama ha causato il disastro siriano

A Obama appartiene il disastro in Siria come a nessun altro. Tre delle sue politiche si sono intrecciate per provocarvi lo spargimento di sangue, la devastazione e gli orrori.

  1. Il ritiro in Iraq
  2. La primavera araba
  3. L’accordo con l’Iran

Il ritiro di Obama in Iraq ha consegnato il paese all’Iran e all’ISIS. Le tensioni tra il regime fantoccio sciita di Baghdad (che Obama ha sempre sostenuto) e la popolazione sunnita hanno creato un ciclo di violenza che ha condotto il paese a una sanguinosa guerra civile tra le milizie sciite e Al Qaeda in Iraq.
Il crollo dell’esercito iracheno multiculturale ha permesso ad Al Qaeda in Iraq di impadronirsi di vasti territori. E l’ISIS e l’Iran hanno iniziato a spartirsi l’Iraq impadronendosi di territori etnicamente purificati.
Quindi la sua primavera araba ha autorizzato le forze sunnite dei Fratelli Musulmani a prendere il potere in vari paesi della regione circostante. A differenza dell’Egitto e della Tunisia, i cui governi caddero sotto la pressione della Casa Bianca, e della Libia, che Obama ha bombardato e invaso, gli iraniani e i russi non hanno liberato i loro alleati siriani.
La guerra civile irachena si è diffusa in Siria. All’inizio, Obama ha appoggiato le milizie della Fratellanza sunnita. Questi gruppi si presentavano come liberi, laici e democratici. In realtà non erano niente del genere. Ma quando la Libia e lo Yemen si sono trasformati in disastri e le milizie siriane hanno chiesto a gran voce un intervento militare diretto, Obama si è invece rivolto all’Iran. Gli islamisti sunniti non avevano funzionato, quindi ha stretto un accordo con gli sciiti.
Il nuovo accordo di Obama con l’Iran è stato siglato con una fortuna in valuta estera spedita illegalmente su aerei cargo non contrassegnati, un’autentica carta bianca per il programma nucleare iraniano, la cancellazione delle sanzioni e il ritiro del sostegno alle milizie sunnite in Siria. E questo ha lasciato all’Iran mano libera in Siria.
Se vuoi capire perché la Siria è un’area disastrata, questi sono i tre motivi.
Obama ha messo l’ISIS e l’Iran in condizione di mettere le mani sulla Siria. Quindi ha dato potere alle milizie musulmane e ad Al Qaeda in Siria. E infine ha rafforzato Iran, Assad e Russia in Siria.
Se avesse deciso di provocare quante più morti e devastazioni possibili in Siria, non avrebbe potuto fare più danni senza far cadere bombe atomiche o la sua propaganda elettorale nelle sue principali città.
Tutti i più grandi terroristi in Siria sono stati potenziati dalle terribili decisioni di Obama.
L’ISIS e l’espansionismo iraniano sono cresciuti nel vuoto creato dalle sue politiche. Ha appoggiato le milizie della Fratellanza e Al Qaeda con addestramento, supporto politico e spedizioni di armi. Quindi ha deciso di creare un altro vuoto che avrebbe permesso all’Iran di invadere la regione per fare al suo posto il lavoro sporco che lui non voleva fare.
La Siria è solo il culmine di una serie di decisioni sbagliate guidate da un’unica filosofia disastrosa.
La politica estera di Obama è stata una risposta di sinistra all’11 settembre e alla guerra in Iraq. La sua premessa centrale era che il terrorismo islamico era colpa nostra. I terroristi islamici ci avevano attaccato a causa del nostro sostegno ai governi Egiziano e saudita. Questa idea era implicitamente espressa nel suo discorso sulla guerra in Iraq.
“Combattiamo per fare in modo che i nostri cosiddetti alleati in Medio Oriente, i sauditi e gli egiziani, smettano di opprimere la propria gente, sopprimere il dissenso, tollerare la corruzione e la disuguaglianza e gestire male le loro economie in modo che i loro giovani crescano senza istruzione , senza prospettive, senza speranza, diventando così pronte reclute per le cellule terroristiche “, aveva dichiarato.
La soluzione era ritirarsi dall’Iraq. E togliere il sostegno politico ai nostri alleati.
I terroristi islamici si candideranno, vinceranno le elezioni e poi smetteranno di essere terroristi. O almeno limiteranno il loro terrorismo alla violenza domestica e regionale. Non ci saranno più giustificazioni per i nostri interventi militari “imperialisti” nella regione. Questa era la politica estera del “potere intelligente” di Obama.
Invece, tutto è andato storto.
Non ha mantenuto gli impegni in merito alla linea rossa.
L’alleanza tra i Fratelli Musulmani, il Qatar e il regime di Obama ha rovesciato governi amici e li ha sostituiti con stati terroristi in tutto il Medio Oriente. Ma le sollevazioni popolari contro il dominio islamista in Tunisia e in Egitto hanno deposto gli alleati di Obama: Mohammed Morsi e Rashid Ghannouchi. L’invasione illegale di Obama in Libia ha portato di tutto, dal ritorno dei mercati degli schiavi alle città controllate dell’ISIS. La Fratellanza libica alleata di Al Qaeda ha influenzato le milizie terroristiche che hanno portato all’attacco di Bengasi.
Gli altri peggiori disastri della primavera araba di Obama sono avvenuti in Siria e Yemen. L’Iran ha usato le offerte della Fratellanza per il potere come apertura. I combattimenti tra jihadisti sciiti e sunniti hanno devastato entrambi i paesi. Obama voleva che i Fratelli Musulmani vincessero, ma non voleva continuare a invadere i paesi per farlo.
I Fratelli Musulmani non potevano prendere il potere o conservarlo senza supporto militare. Hillary Clinton aveva convinto Obama a invadere la Libia. Ma lui non voleva più guerre. Soprattutto dopo la Libia.
Quando alcuni dei suoi consiglieri lo hanno esortato a intervenire più energicamente in Siria, ha esitato.
Il vincitore del premio Nobel per la pace, che è stato in vacanza in tutto il mondo,  non è riuscito a trovare nessuno,  tranne  i francesi,  a sostenere effettivamente l’azione in Siria. Ed era troppo abituato a guidare da dietro le quinte per prendere il comando. La linea rossa era stata superata. Si è trascinato lentamente fino alla soglia dell’azione e poi è scappato accusando pateticamente  gli inglesi  per la propria codardia, il doppio gioco e le promesse non mantenute.
L’ ex primo ministro britannico  avrebbe  descritto Obama come una delle “persone più narcisiste ed egocentriche”.
Obama ha evitato la guerra umiliando il proprio segretario di stato e colludendo con i russi. Ha rinunciato a rispettare gli impegni presi in merito alla sua linea rossa, accettando di fingere che la Siria avesse distrutto le armi di distruzione di massa.
Trionfali comunicati stampa e resoconti dei media hanno affermato che tutte  le armi chimiche  erano sparite.
Questo falso accordo sarebbe servito da precedente per un altro falso accordo per fermare il programma iraniano sulle armi di distruzione di massa. Entrambi gli accordi erano ugualmente privi di valore e sostenuti da esperti e giornalisti che ora chiedono di nuovo un’azione contro le armi di distruzione di massa siriane che, a dar retta a loro, non sarebbero dovute esistere.
“La credibile minaccia dell’uso della forza ha provocato un’apertura alla diplomazia, che ha portato a qualcosa che nessuno pensava fosse possibile”, ha detto Derek Chollet, ex vice segretario alla Difesa per gli affari della sicurezza internazionale.
Non vi era alcuna minaccia credibile di uso della forza. E c’era una ragione per cui nessuno pensava che fosse possibile: non lo era.
I russi e gli iraniani avevano giocato Obama. E avrebbero continuato a giocarlo. Ma Obama voleva essere giocato. Voleva salvare la faccia passando il suo disastro ai russi e all’Iran.
Voleva attuare il cambio di regime in Medio Oriente. Ma non voleva sporcarsi le mani.
Tutto è iniziato con il suo sostegno alle prese di potere islamiste sunnite. Quindi passò al sostegno degli islamisti sciiti.
Come disse una volta Hillary, “Che differenza fa?” Tranne che per i morti.
Supportiamo i mostri.
Questa è la consueta critica di sinistra della politica estera americana durante la guerra fredda. Gli stessi radicali che hanno sostenuto i razzisti sandinisti, che hanno cantato, “Ho Ho Ho Chi Minh, il NLF vincerà” ai loro raduni contro la guerra, e indossavano magliette rosse di Che, hanno affermato che abbiamo sbagliato a sostenere i dittatori anticomunisti.
Ma la sinistra è sempre due volte più colpevole di coloro che accusa.
In Siria, Obama non ha sostenuto solo un mostro. Ne ha sostenuti due. La carneficina in Siria è interamente il risultato delle sue decisioni. Ma non gli è bastato sostenere solo un gruppo di fanatici islamici genocidi in una guerra santa. In uno dei crimini più straordinari, li ha sostenuti entrambi.
E ha chiuso gli occhi e permesso a un terzo, l’ISIS, di innalzarsi.
Obama voleva rovesciare i dittatori che erano nostri alleati. E ha affidato il lavoro alla Fratellanza. E quando la Fratellanza non è stata in grado di resistere all’Iran o all’ISIS, si è rivolto all’Iran. Ha violato ripetutamente la legge, fornendo armi ai jihadisti sunniti e denaro ai jihadisti sciiti, lanciando una guerra illegale e minacciando di lanciarne un’altra, e tutto si è concluso in un miserabile disastro da cui è fuggito.
Il sangue di 500.000 persone è sulle sue mani.

Daniel Greenfield, 17/04/2018 (qui, traduzione mia)

Se penso che quando ho affermato che Obama era il più grande pericolo per la pace mondiale dopo Hitler, mi sono sentita dare della nazista. Se penso che sono stata criticata perché Oggi poi il mondo applaude a un passo verso la distensione [cioè l’accordo con L’Iran] qua non ne vedo parola e il terrorista che vuole la terza guerra mondiale [leggi Netanyahu] l’ha già criticato. Se penso a quante bende il mondo si mette diligentemente sopra gli occhi per impedirsi di vedere il baratro che gli viene scavato sotto i piedi, non posso meravigliarmi di quanto profondamente i nemici del genere umano siano riusciti a scavare. Ma non posso non meravigliarmi di come l’umanità possa avere sviluppato un tale istinto suicida, che finisce per portare al disastro anche chi al suicidio non aspira proprio per niente.

barbara

QUEL MOSTRUOSO SUPREMATISTA BIANCO AMERICANO

incitato all’odio dall’orrido Trump… non era un destrorso trumpista, bensì un dem, dichiaratamente di sinistra. E delle 32 (TRENTADUE) stragi perpetrate sotto il regno di obamasantosubito ne vogliamo parlare? Come mai nessuno lo ha mai chiamato a risponderne? Come mai nessuno lo ha mai qualificato come mostro? Sarà mica perché il suo colore è più bello di quello di Trump perché, alla faccia del povero Martin Luther King il colore conta, eccome se conta?

barbara

FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI?

La bomba nascosta di Hezbollah e il tradimento delle élites

La notizia è letteralmente esplosiva, ma sui nostri giornali non ha avuto finora alcuno spazio. Eccola. Scrive il Telegraph, rispettabile giornale inglese, che nell’autunno 2015 l’MI5 (servizi di intelligence britannici) e la polizia metropolitana di Londra  ha scoperto in un deposito vicino a Londra “migliaia di borse del ghiaccio contenenti complessivamente tre tonnellate di nitrato d’ammonio”.Come spiega Wikipedia, il nitrato d’ammonio  “costituisce la base per numerose miscele esplosive, inoltre la sua bassissima sensibilità all’innesco rende gli esplosivi che lo contengono adatti  dove sia richiesta una grande sicurezza d’uso.  […] Il fatto di essere economico, sicuro e di facilissima reperibilità, lo ha reso noto come uno dei prodotti preferiti da organizzazioni terroristiche per la fabbricazione di ordigni.”  Ce n’era abbastanza per far saltare un grande edificio, come Hezbollah ha fatto molte volte, con centinaia di morti.

Ma di questa storia nessuno ha saputo niente, un uomo fu arrestato in seguito a una serie di perquisizioni nel nordovest di Londra, ma in seguito fu rilasciato senza accuse. E nessuno ne ha saputo niente. Come mai? Spiega il Telegrah: “Il progetto terroristico è stato scoperto dall’MI5 (servizi di intelligence interni) e la polizia metropolitana (di Londra) nell’autunno 2015, soltanto qualche mese dopo che il Regno Unito aveva firmato gli accordi sul nucleare iraniano”. Dell’arresto erano naturalmente stati informati il premier d’allora Cameron e la responsabile degli interni May, che ha poi preso il suo posto, ma la loro preoccupazione principale fu di salvaguardare il pessimo accordo con l’Iran, non smascherando che il terrorismo dei suoi mercenari di Hezbollah si era esteso fino al territorio metropolitano inglese (dopo aver già colpito in Argentina, in Bulgaria, a Cipro, oltre che in Israele).  La Gran Bretagna del resto ha una tradizione in queste scelte e anche una parola nobile per definire  ciò che in italiano si chiamerebbe più volgarmente “calare la braghe”

Ma anche gli Stati Uniti di Obama non scherzavano. Hezbollah ha a lungo fatto i soldi col contrabbando di droga, e buona parte di questo veleno finiva negli Stati Uniti. L’agenzia antidroga intraprese una lunga indagine, che smascherò l’impresa criminale di Hezbollah. Ma quando chiese al dipartimento della giustizia di procedere contro l’organizzazione, ottenne un netto rifiuto da parte di Obama, che non voleva rovinare le sue speranze di accordo con l’Iran. Anzi l’uomo che gestì per lui la faccenda, il futuro direttore dell’FBI e accusatore di Trump dichiarò nel 2010 in pubblico “Hezbollah è un’organizzazione molto interessante”, perché si è evoluto da “puramente un’organizzazione terroristica” a una milizia e, in definitiva, a un partito politico con rappresentanti nel parlamento e nel governo libanese. (Trovate tutta la storia in questa interessantissima inchiesta). Insomma Anche gli Stati Uniti hanno protetto Hezbollah. E la Gran Bretagna, che aveva classificato terrorista solo il suo “braccio militare”, ha aspettato fino a marzo di quest’anno per mettere sulla lista dei terroristi l’intera organizzazione, e ancora contro Trump e Israele cerca di mantenere in vita l’accordo capestro con l’Iran, cercando di inventare dei marchingegni finanziari per aggirare il boicottaggio americano.

Questa riluttanza a isolare i terroristi di Hezbollah non è affatto isolata. Ricordiamo la marcia di d’Alema per Beirut a braccetto con un loro leader, un appoggio ribadito nel tempo. Ma ancora pochi giorni fa il parlamento tedesco, col voto del partito della Merkel, dei socialisti, dei verdi, ha respinto una mozione dell’AfD (già, i “fascisti”) che chiedeva l’inserimento di Hezbollah nella lista dei terroristi. Insomma è una politica che continua, che ha l’appoggio dei vertici europei che ignorano il pericolo del terrorismo sciita e vanno regolarmente a baciare la pantofola degli ayatollah, con Mogherini in testa. In Italia, del resto, oltre alla sinistra estrema e “moderata” all’opposizione, l’Iran gode del sostegno personale di Grillo e del suo movimento, anche per legami personali (la moglie di Grillo è iraniana).

Ma questo è folklore. Pericoloso ma grottesco, come il comico e il suo movimento. Il problema è perché leader politici importanti di molti paesi, neanche degli estremisti di sinistra come Corbyn, che è stato a lungo collaboratore dei media largamente sponsorizzati dall’Iran, antepongano l’accordo con una dei regimi più inumani e aggressivi del mondo alla sicurezza dei loro cittadini e anche alla loro salute fisica. Obama, Cameron, May, fra qualche mese anche Mogherini sono finiti per fortuna nella spazzatura della storia e così si spera accada a Corbyn e ai loro pari. La domanda è perché hanno fatto tutti la scelta di appoggiare i peggiori nemici dei loro popoli, di nascondere ai loro popoli i pericoli cui andavano incontro, di aiutare lo smantellamento dell’Europa con l’immigrazione (come è il caso di Merkel e Bergoglio), ma anche proteggendo i terroristi, come hanno fatto spesso i servizi segreti francesi, come è accaduto anche in Italia col lodo Moro, come veniamo a sapere che hanno fatto anche i governanti britannici. Probabilmente tutti hanno pensato di fare delle scelte astute e insieme di coltivare i valori della pace del multiculturalismo, della pace. E magari di dare una lezione agli ebrei e ai loro amici. Fatto sta che probabilmente la storia chiamerà il nostro tempo, non quello del declino dell’Occidente, come alcuni dicono, ma del tradimento delle élites.

Ugo Volli, 11 giugno 2019, qui

Mi verrebbe da concludere che l’uccisione del tiranno è pura e semplice legittima difesa, se non fosse che i tiranni sono talmente tanti, e organizzati in modo tale da poter essere prontamente sostituiti, che il tentare l’impresa sarebbe fatica di Sisifo. E a questo punto l’unica speranza di salvezza è in una sollevazione generale. Il che, visto che ormai stiamo diventando maggioranza dappertutto, potrebbe anche essere fattibile.

barbara

A PROPOSITO DI GRETA E DEL NOBEL PER LA PACE

che qualcuno ha proposto di assegnarle: pur con tutta la disistima che provo nei confronti di quella ragazzina invasata e ignorante e di quell’oscena pagliacciata mediatica, equipararla al terrorista Arafat, o a Obama che ha sulle coscienza (vabbè, si fa per dire) le centinaia di migliaia di morti di quell’immenso macello che ha attivamente contribuito a creare in tutto il Medio Oriente, mi sembra decisamente esagerato. Comunque per riempire almeno un pochino uno dei centomila abissi di ignoranza della bimba (ma avrà davvero 16 anni? L’aspetto è quello di una bambina di otto anni!) che chiama Trump pazzo pericoloso, considerandolo evidentemente l’unico responsabile dell’imminente morte del pianeta, potrebbe essere utile mostrarle questo
inquinamento nel mondo
sempre che non risponda che è una bufala fabbricata da Trump.
Poi suggerisco di leggere anche questa ragionata riflessione. E concludo con una domanda, che mi sembra pertinente.
controllo clima
barbara

SALVATI DA ISRAELE 4

L’ultima, naturalmente, è la strepitosa missione del Mossad in Iran, con il trafugamento dei documenti più segreti nel posto più segreto sorvegliati dai sorveglianti più attenti e professionali, da affiancare all’incredibile missione di Entebbe (uno, due, tre, quattro), alla cattura di Eichmann in Argentina, all’eliminazione degli autori della strage di Monaco. Più tutte quelle di cui non sappiamo niente, e chissà quante ce ne sono.

Il blitz perfetto del Mossad in Iran. In una notte rubati i segreti nucleari

Svelatala la missione con cui gli 007 israeliani hanno messo le mani sull’archivio di Teheran.

Mezza tonnellata di documenti e fotografie, una montagna di materiale cartaceo da trasportare dall’Iran a Israele, due Paesi a un passo dalla guerra, con i Guardiani della rivoluzione che avevano fiutato l’operazione ed erano alle calcagna degli agenti del Mossad. È questo l’aspetto più spettacolare, da film di spionaggio della Guerra fredda, del colpo che ha permesso ai servizi israeliani di mettere le mani sull’archivio segreto del programma nucleare iraniano. Una mole di dati che dimostrano, secondo il premier Benjamin Netanyahu, come l’Iran abbia mentito alla comunità internazionale e quindi non possa essere creduto neppure ora.
Fin dal 2015, dalla firma dell’accordo sul nucleare che ha portato alla fine della maggior parte delle sanzioni occidentali, il Mossad era in azione a Teheran per trovare qualcosa che gli ispettori dell’Aiea non avevano mai trovato. La «pistola fumante» delle ambizioni atomiche degli ayatollah. Netanyahu l’ha mostrata al pubblico lunedì, in una presentazione ad alto impatto mediatico. Ma le decine di slide che scorrevano sui teleschermi di tutto il mondo erano il frutto di una missione al limite che si è conclusa in una notte ad altissima tensione.
Nel febbraio del 2016 le spie israeliane individuano un magazzino nel sobborgo di Shorabad, a Sud di Teheran, una zona industriale. Il magazzino è dimesso, sembra abbandonato, ma dentro c’è un tesoro. I «55 mila file» che documentano la storia del programma nucleare iraniano. L’edificio viene posto sotto sorveglianza continua e il Mossad deve chiedere rinforzi ed espandere la sua rete di agenti. Gli iraniani hanno già spostato l’archivio più volte, possono farlo di nuovo, non lo si deve perdere d’occhio neppure un minuto.
Nel gennaio di quest’anno un fonte interna rivela che nel magazzino ci sono alcune «casseforti speciali». È il momento di agire. La squadra del Mossad fa irruzione, in piena notte, prende tutti i documenti dalle casseforti e li trasferisce in un edificio sicuro. Sono decine di migliaia di file cartacei che pesano «più di mezza tonnellata», molto ingombranti. Bisogna farli uscire dall’Iran senza dare nell’occhio e già questa è un’operazione complessa. Nei piani doveva svolgersi in più fasi, ma appena arrivati nell’edificio sicuro gli 007 si rendono conto che i Servizi dei Pasdaran, un corpo d’élite fondato da Ali Khamenei nel 2009, si sono insospettiti e li stanno seguendo.
Si tratta di scappare portandosi via una carico che occupa almeno un furgoncino, a giudicare dai file mostrati da Netanyahu in tv, con gli agenti segreti braccati dalle Guardie rivoluzionarie come nel film «Argo». «Li avevamo alle calcagna», ha rivelato una delle spie alla tv Hadashot. Non ha spiegato come sono riusciti a seminarli, ma il ministro dell’Intelligence Israel Katz ha precisato che si è trattato di un’operazione «senza precedenti nella storia di Israele», un Paese che, a cominciare da Entebbe, ha vissuto molti momenti di questo tipo: «Quando ho conosciuto i dettagli non potevo credere che avessero potuto farcela», ha commentato.
A non poterci credere sono anche gli iraniani. Tutto il corpo dei Servizi dei Pasdaran è sotto inchiesta. Secondo media del Golfo, come Channel 10, è già scattata un’ondata di arresti e i responsabili delle sorveglianza del magazzino «rischiano la fucilazione». I documenti rubati e lo show di Netanyahu hanno convinto in maniera definitiva, salvo sorprese, il presidente americano Trump a ritirarsi dall’accordo sul nucleare. Ma l’Intelligence israeliana punta ora a convincere un altro attore fondamentale, l’Aiea. Se anche l’Onu concluderà che l’Iran ha barato allora l’intesa sarà seppellita del tutto. E lo scontro fra Israele e la Repubblica islamica andrà al calor bianco.
(Giordano Stabile, La Stampa, 3 maggio 2018)

E con questo colpo magistrale si spera che almeno uno dei criminali disastri con impatto sull’intero pianeta perpetrati da Obama possa essere disinnescato. Se poi qualcuno si chiedesse come mai l’AIEA non abbia trovato quelle prove, la risposta è molto semplice:
not us
A questo va aggiunto che anche in un’altra delle imprese recenti a quanto pare c’è lo zampino del Mossad. Come si suol dire, se Israele non esistesse, bisognerebbe inventarla, ma per fortuna hanno già provveduto gli ebrei. Più o meno tremilacinquecento anni fa. 
E ora la difendono e ci difendono.

barbara

A DAMASCO C’È UN HITLER DA DESTITUIRE

Il Giornale, 05 aprile 2017

Ha una data di nascita il seme della sofferenza disumana dei bambini che ieri sono morti strangolati dal gas Sarin, alla mercé del gas nervino che procura un’agonia fra indicibili sofferenze. Ha una data quella sicumera hitleriana per cui Assad ha deciso di bombardare Khan Sheikun, nella provincia di Idlib nelle ore del mattino di ieri, e poi di inseguire i feriti con altre bombe negli ospedali dove i medici cercavano, in molti casi invano, di affrontare il gas, invincibile nemico dell’organismo umano. Ma per Assad che ha fatto il 70 per cento dei morti nel conflitto siriano, questa è routine. E lo sta diventando per tutti; che immensa vergogna.
Fu quando nel settembre 2013 Obama annunciò con la sua consueta assertività di toni e di principi che l’accordo stretto con Assad di Siria avrebbe consentito di «rimuovere la minaccia senza usare le armi», che il rais siriano si accomodò sulla sua poltrona a Damasco sicuro che avrebbe potuto fare quel che voleva col sostegno di Putin il grande; degli iraniani, icona della mano tesa degli Usa all’islam; degli Hezbollah milizia la cui ferocia si diparte dal Libano per colpire tutto il mondo.
Obama con quel discorso rinnegò la promessa da lui fatta di intervenire militarmente se il rais siriano avesse di nuovo superato «la linea rossa» ovvero l’uso delle armi chimiche con cui aveva ucciso mille persone a Damasco. Kerry aveva spiegato come si sapesse benissimo che l’uso del gas sarin e di altre porcherie chimiche usate dall’esercito di Assad avesse ucciso quei civili atrocemente perché erano contro il regime.
Fu allora, nel 2013, che la vicenda siriana acquistò sempre più dimensioni bibliche, che furono incrementate le stragi, che l’abbandono di Obama ha spinto Putin a una decisa politica mediorientale, ha gonfiato l’ondata di profughi terrorizzati che ha travolto l’Europa, ha reso l’Iran una potenza militare in cinque Paesi con un’estensione terroristica negli Hezbollah. Assad si approfittò bene della tregua, prese tutto il tempo a disposizione e ancora di più per consegnare parte delle armi chimiche, si calcola tuttavia che da quell’agosto del 2013 con quello che era riuscito a conservare abbia compiuto un’altra quarantina di attacchi con i suoi Sukoi 22.
Da quando la tregua è in atto, ieri è stata una giornata un po’ più pesante del solito: i morti sono un centinaio, mentre in genere Assad ha conservato una sua media di 35 morti al giorno, sempre alla ricerca di bersagli come quello di ieri in seno alle quali individua organizzazioni nemiche come Hayat Tahrir al Sham, che ha sede a Idlib, ma sempre allargando l’obiettivo ai civili e anche ai bambini. L’attacco di ieri è un segnale molto pesante di quanto Assad, da quando Obama decise di non fermarlo, si senta sicuro.
Non teme di riempire il mondo di disgusto e di rabbia. Se ne infischia. Anche Trump, avendo condannato l’attacco, non ha tuttavia annunciato nessun cambiamento di rotta politica. L’ipotesi più probabile è che specialmente dopo l’attacco terrorista di lunedì alla Russia di Putin, forse una reazione islamista al suo impegno militare contro l’Isis in Siria, Assad abbia agito, se non con il permesso, almeno certamente senza ricevere nessun divieto dai suoi alleati russi. E non ha nemmeno temuto di avvicinarsi al confine della Siria con la Turchia: tanto gli è favorevole la geopolitica del momento.
Ma questo è orribile, come si fa a non conservarne la coscienza e a desiderare una reazione? Come si può intenerirsi per quel povero bambino, figlio di tutti noi, affogato e gettato dai flutti sulla spiaggia, e non per le creature uccise dal gas? I bambini di Idlib sono soli di fronte al mondo, nessuno segnerà una linea rossa dopo il fallimento del 2013, se non muoiono in un attacco chimico o in un bombardamento verranno avvolti, su acque in tempesta, dalla coperta della fuga sunnita che investe l’Europa.

Fiamma Nirenstein

Analisi corretta (a parte l’attribuzione dell’ondata di “profughi” che ci stanno invadendo, alla Siria e alle sue vicende), profezia sbagliata: a differenza del suo predecessore, tutto chiacchiere sorrisi ammiccamenti e niente fatti, Trump mi ha immediatamente ricordato il motto di uno stemma che devo ancora avere da qualche parte:
aerob1
veloce, deciso, preciso, centrando perfettamente il bersaglio. Senza proclami urbi et orbi. Come ha detto qualcuno, c’è un nuovo sceriffo in città, ed è bene che tutti se ne accorgano. La stessa Fiamma ne ha dato atto nell’articolo successivo. Personalmente approvo incondizionatamente l’intervento di Trump; come ho già scritto altrove: come qualunque genitore e qualunque insegnante sa perfettamente, non c’è cosa più disastrosa del minacciare e poi non mettere in atto la minaccia. È quello che Obama ha fatto per due interi mandati, stabilendo linee rosse e restando inerte ogni volta che queste venivano superate, dando così un’esplicita autorizzazione ad andare oltre, e il risultato è la macelleria in cui si è trasformato l’intero Medio Oriente, la cui fine è difficile in questo momento ipotizzare. L’intervento di Trump, al di là di ogni considerazione (giusto/sbagliato, efficace/inefficace, buono/cattivo) è, molto semplicemente, LA COSA CHE ANDAVA FATTA, e lui l’ha fatta (e comunque la ritengo una cosa buona, efficace e giusta). Altre opinioni, con qualche sfumatura di differenza nei dettagli, ma pienamente concordi nel merito, sono quelle di Ugo Volli, di Paolo Mieli e di “Parsifal”, tutte e tre meritevoli di essere lette.

barbara

E PER CHIUDERE L’ANNO IN BELLEZZA

Questa mi sembra la cosa più adatta

People of the Year: Israele

Nessuno lo potrà ammettere fino in fondo ma anche per i campioni del politicamente corretto e dell’islamicamente corretto il 2016 è stato l’anno in cui l’Europa ha cominciato a poco a poco ad aprire gli occhi e a capire che non sono lupi solitari, che non sono pazzi omicidi, che non sono depressi, che non sono folli, che non sono squilibrati, che non sono poveri, che non sgozzano preti per caso, che non finiscono per caso al volante di un tir nel centro di una città, che non uccidono infedeli per capriccio, che non massacrano omosessuali per diletto e che non scelgono per sbaglio di uccidere solo chi non conosce a memoria alcuni passi del Corano. Nessuno lo potrà ammettere fino in fondo, anche se ormai lo abbiamo capito tutti, ma il 2016 è stato l’anno in cui tutti i paesi d’Europa — chi vedendo scorrere sangue sul proprio territorio. chi vedendo scorrere il sangue dei propri cari in un paese amico — hanno sperimentato sulla propria pelle cosa significa vivere a contatto con il terrorismo di matrice islamista. Cosa significa vivere sotto assedio. Cosa significa combattere contro un nemico invisibile che uccide mosso non solo dall’odio ma da un unico e totalizzante progetto omicida: eliminare gli infedeli. Nessuno lo potrà ammettere fino in fondo, anche se ormai lo abbiamo capito tutti, ma il 2016 è stato l’anno in cui i cittadini europei, e anche quelli italiani, hanno capito per la prima volta che cosa significa essere Israele. Hanno capito — loro, noi, meno le cancellerie, meno le burocrazie europee che scelgono di marchiare i prodotti israeliani, meno i paesi che triangolando con l’Unesco provano a cancellare la storia di Israele, e stendiamo un velo pietoso su Obama — che la guerra dalla quale l’Europa e l’occidente devono difendersi è la stessa guerra dalla quale deve difendersi Israele ogni giorno della sua vita. La guerra che l’Europa combatte con scarsa convinzione e poca consapevolezza contro lo Stato islamico è la stessa guerra mortale combattuta da Israele sui suoi confini. Contro Hezbollah. Contro Hamas. Contro l’Isis. Contro tutti coloro che ogni giorno minacciando la vita di un israeliano mettono in discussione la libertà dell’occidente. Nessuno lo potrà ammettere fino in fondo ma la violenza islamista contro la quale Israele combatte da anni è la stessa che negli ultimi mesi ha attraversato Parigi e Nizza, Berlino e Istanbul, Bruxelles e Baghdad, Tel Aviv e Gerusalemme, Minnesota e New York, Sydney e San Bernardino, la stessa che ha colpito cristiani, ebrei, donne, omosessuali, yazidi, curdi e musulmani innocenti, la stessa che ha costretto alla fuga dalle loro terre milioni di profughi fuggiti per non essere macellati. Nessuno lo potrà ammettere fino in fondo, ma il 2016 ci ha dimostrato, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che nonostante Obama, nonostante l’Onu, nonostante l’Unesco, Israele siamo noi. Lo abbiamo capito dopo una lunga striscia di sangue. Lo abbiamo capito dopo aver messo insieme i tasselli del mosaico dell’orrore. Con gli attentati riusciti e quelli non riusciti, di cui oggi il Foglio vi dà conto. “La sconfitta dell’islam militante — ha detto a settembre Benjamin Netanyahu di fronte alle stesse Nazioni Unite che provano ogni giorno a rosicchiare via un pezzo di storia di Israele — sarà una vittoria per tutta l’umanità, ma sarebbe soprattutto una vittoria per quei tanti musulmani che cercano una vita senza paura, una vita di pace, una vita di speranza. Ma per sconfiggere le forze dell’islam militante, dobbiamo lottare senza tregua. Dobbiamo combattere nel mondo reale. Dobbiamo combattere nel mondo virtuale. Dobbiamo smantellare le loro reti, interrompere i loro finanziamenti, screditare la loro ideologia. Possiamo sconfiggerli e noi li sconfiggeremo. Il medievalismo non può competere con la modernità. La speranza è più forte dell’odio, la libertà più forte della paura. Possiamo farcela”. Israele siamo noi. E il paese dell’anno, il paese modello, non solo per questo 2016, non può che essere questo. Buon Capodanno a tutti. E mai come oggi viva Israele.
Claudio Cerasa, Il Foglio, 31/12/2016

Poi, visto che sei in vacanza e non hai niente da fare, vai a leggere anche questo.
E buon anno a tutti.

barbara