E poi in Svizzera
E poi a Parigi
E poi in California
E poi sempre in California
E oltre a quanto scritto nel commento all’articolo citato, c’è da dire che da anni gli studenti ebrei nei campus statunitensi sono sempre più bullizzati, ostracizzati, minacciati. Ora si sta avendo un picco, ma la loro persecuzione non è nata il 7 ottobre, esattamente come la Shoah non è nata il 20 gennaio del ’42.
E poi c’è tutto il resto.
Signori dei mass media: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signori dell’Onu: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signori della Croce Rossa: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signori di Amnesty International: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signori di Medici senza frontiere: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signori dell’Unicef: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signori di Save the Children: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signori governanti europei: voi non avete niente a che fare con tutto questo?
Signor Biden (e tutta la cricca che ne tira i fili): lei non ha niente a che fare con tutto questo?
C’è poi questo articolo di Ugo Volli relativo a un tema trattato nei commenti al post precedente, ossia la questione della comunicazione. Volli propone molte spiegazioni, tutte assolutamente valide, ma manca LA spiegazione, che è in realtà molto semplice: quando mi si mette davanti una foto, io mi accorgo immediatamente se ci sono due ombre che vanno in direzioni diverse, e che quindi quella non è una foto bensì un fotomontaggio e che il fatto che la foto mostra non è mai avvenuto: perché i responsabili dei mass media fingono di non accorgersene? Se vedo questa foto
mi appare del tutto evidente che è stata tagliata, salta proprio agli occhi, e infatti la scena reale è questa:
perché i responsabili dei mass media prendono per buona la prima e pubblicano quella senza porsi domande? E che dire dell’arte delle moltiplicazioni che quella dei pani e dei pesci al confronto diventa roba da dilettanti? Che dire delle deprecazioni ripetute ogni volta di fronte alla stessa immagine? Tutti senza memoria? Adesso è diventata virale la foto di questo ragazzo fortemente iponutrito, del quale però non viene raccontata la causa, gettandone la responsabilità su “Israele che affama Gaza”. Oppure queste immagini, la cui assurdità dovrebbe saltare agli occhi e invece no, vengono sciorinate come “prove” dei “crimini” di Israele.
Verissimo che le disponibilità palestinesi, economiche e di personale, oltre alla propensione all’imbroglio e alla fabbricazione di notizie false, sono infinitamente superiori a quelle israeliane, ma le notizie vere ci sono, escono, sono disponibili; il punto è che i titolari dell’informazione preferiscono le altre. Ricordate il video che ho mostrato tempo fa di Carmen Lasorella che negava pervicacemente l’esistenza di prove delle decapitazioni e tutto il resto? E l’ambasciatore e Paolo Mieli a ripetere ci sono i video, deve solo guardarli, e lei imperterrita: “No, non esistono prove, non c’è alcuna prova”, guardandosi bene dall’andare a guardare i video che le avrebbero irrefutabilmente dimostrato che quei fatti sono avvenuti. Se ho deciso che il mio dio è più bello del tuo, è inutile che mi portiate davanti tutte le prove di questo mondo: non accetterò mai di guardarle perché “la verità la conosco già”. E quindi no, la causa delle informazioni distorte, parziali, manipolate o addirittura capovolte che arrivano dai nostri massa media non sta nella maggiore abilità palestinese, qui non si tratta di un “votate per me perché le mie promesse sono più belle di quelle di Gianfederico” e loro si lasciano convincere a votarmi perché sono più brava a parlare del mio avversario, qui si tratta di una precisa scelta aprioristica: ho di fronte le affermazioni – spesso illogiche, incoerenti, contraddittorie, assurde (cade il missile e tre secondi dopo ho il numero esatto di morti, magari anche già suddiviso in donne vecchi bambini) – di una parte e le informazioni documentate dell’altra, e scelgo di accogliere e rendere note le prime, scegliendo, oltretutto, accuratamente il lessico per renderle ancora più criminalizzanti nei confronti della controparte. Quanto a quelli che scendono in piazza, loro le notizie non le ascoltano proprio, né da una parte né dall’altra, lo abbiamo visto in diversi video che ho pubblicato, non sanno neppure di che cosa parlano e non sono minimamente interessati a saperlo: l’unica cosa che sanno e che gli interessa è che ci sono di mezzo gli ebrei, e quindi stanno dall’altra parte, tutto qui.
Per avere poi la misura dell’entità delle menzogne che vengono diffuse, basti pensare a quello che è ormai diventato un mantra, ossia che quella che sta perpetrando Israele è la più grande strage di musulmani mai vista:
E infine vi faccio spiegare da questo signore, che lo sa fare molto meglio di me, tutto quello che abbiamo capito in questi cinque mesi da quel fatidico 7 ottobre.
Odio sistemico. La pretesa futile che le democrazie occidentali sappiano difendersi dall’antisemitismo
Iuri Maria Prado
Antisemitismo: ricapitoliamo? Premesso che l’antisemitismo è bbrutto bbrutto bbrutto, specie alla luce della Costituzione antifascista della Repubblica democratica fondata sulla Resistenza antifascista, sul reddito da 25 aprile e sul vitalizio da Bella Ciao, sull’Anpi, sull’Atac, sulla pace, su Sanremo, sulle leggi democratiche contro l’odio e contro il ritiro dei ghiacciai, sulla magistratura democratica, sul sindacato democratico, sulla Rai democratica, sulla Prima della Scala democratica, sul cinema democratico, sul teatro democratico, sui fumetti democratici, sul giornalismo democratico e sui comitati di redazione democratici, sulla scuola democratica, sull’università democratica, sui vigili urbani democratici, sui forestali democratici e sul taglio democratico delle ciocche democratiche dei capelli democratici, ecco, premesso tutto questo, ma dove sta l’antisemitismo?
Abbiamo capito che non sta nel 7 ottobre, che non viene dal nulla, come ha spiegato il Senhor Guterres e come ha raddoppiato la sua consulente, l’avvocata farlocca dei diritti umani – sì sì, quella lì, quella che gli Stati Uniti sono soggiogati dalla lobby giudaica – che l’altro giorno gliel’ha spiegato da par suo al sionista, a Emmanuel Macron, che il 7 ottobre non ne hanno sgozzati milleduecento e rapiti qualche centinaio perché sono antisemiti. Macché lo hanno fatto perché Israele è genocida.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nei proclami dei terroristi secondo cui bisogna rifarlo, il 7 ottobre, dal fiume al mare, e ammazzare gli ebrei ovunque si trovino: è resistenza. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta negli aeroporti e negli alberghi in cui si esercita la caccia all’ebreo: è protesta.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel corteo capeggiato dalla stronza che grida «Fuori i sionisti da Roma»: so’ ragazzi. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nell’assalto alle fiere che ospitano gli stand degli usurai: è critica anticapitalista. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel bastardo che in un liceo romano invita gli studenti a mettersi nei panni del compagno israelita, affinché provino ad assumere il suo punto di vista di appartenente alla schiatta genocidiaria: è educazione pluralista. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel malvissuto stalinista secondo cui “Israele ha perso il diritto a essere Stato, se mai lo ha avuto”: è geopolitica coi controcazzi.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nelle stelle disegnate sulle case degli ebrei, nelle sassate ai bambini con la kippah, nelle bastonate ai rabbini, nelle squadracce pacifiste adunate davanti ai negozi e ai ristoranti degli ebrei: è confronto sociale. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta, da Londra a Parigi a Berlino a New York a Madrid, nello strappo dei volantini con le immagini degli ostaggi: è tutela del decoro urbano.
Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta, qui da noi, nella Repubblica democratica fondata sulla Costituzione antifascista fondata sulla Resistenza eccetera, non sta nella rimozione e deposizione nella monnezza dei volantini con le immagini degli ostaggi: è par condicio, dice Amnesty Italia, perché se fossero stati ostaggi valdostani, o liguri, o del Principato di Monaco, o di Berna, o maltesi, o di San Marino, e pure di Frascati o di Abbiategrasso, cari i miei critici, avremmo fatto lo stesso nonostante le proteste dei discendenti delle vittime del genocidio dei valdostani, dei liguri e dei sudditi del Principato di Monaco, nonostante il disappunto dei bernesi, dei maltesi e dei sanmarinesi sopravvissuti ai campi di concentramento e nonostante la rabbia dei superstiti dei pogrom inflitti alla razza frascatese o ai fedeli della religione abbiategrassina.
Schiena dritta, perdio: non sono forse tutti uguali, gli ostaggi? Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel boicottaggio delle imprese esercitate dagli ebrei: è che fanno concorrenza sleale alle produzioni democratiche yemenite e nordcoreane. Poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nel boicottaggio delle istituzioni scolastiche ebraiche: è che l’alfabeto è diverso. Ah, poi dimenticavamo che poi abbiamo capito che l’antisemitismo non sta nelle rettoresse democratiche secondo cui mica puoi farla semplice nel giudicare l’inno al genocidio degli ebrei, perché dipende dal contesto, e il giorno dopo il pacifista dell’Italia pacifista a spiegare che guarda un po’ cosa ti combina l’Entità Sionista, che vuole cacciare quelle coraggiose donne di pace.
Quindi, no: niente antisemitismo in tutta quella roba. Ma allora ’ndo sta questo antisemitismo? Non c’è, perché se poco poco fa capolino, la Repubblica democratica eccetera eccetera je mena forte. (Qui)
(Amo quest’uomo)
Inutile cercare spiegazioni complesse, magari trascendentali, la spiegazione a quanto sta accadendo è una sola: ANTISEMITISMO. Perché Hitler ce l’ha insegnato: l’unico ebreo buono è l’ebreo morto, e se è un ebreo sionista non è buono neanche da morto e dopo morto va squartato decapitato smembrato bruciato e poi portato in corteo per essere sputato, che si divertano un po’ anche i poveri civili rimasti a casa.
barbara