BACHMUT 2 LA VENDETTA

Renato Miele

L’ARCHIVIO DI TRAVAGLIO È IMPRESSIONANTE

Bakhmut

Il Fatto Quotidiano23 May 2023Marco Travaglio
Inuovi Leonardo. “Da Vinci e il soldato fumatore Bakhmut. Come nell’atene di Pericle, nella Roma di Plutarco e nella Rivoluzione francese dopo Valmy, l’ucraina celebra i suoi eroi” (Bernard-henri Lévy, Instagram, 10.9.2022)
Suicidio. “Il suicidio di massa imposto dalla Wagner per frenare gli ucraini. I russi non sfondano a Bakhmut” (Repubblica, 30.12).
Non se ne vanno. “Bakhmut non la abbandoneremo, è la nostra fortezza” (Volodymyr Zelensky, 4.2.2023).
Se ne vanno. “Ucraini pronti a lasciare Bakhmut. Ritirata strategica nelle campagne” (Lorenzo Cremonesi, Corriere, 13.2).
Sacco e Vanzetti. “L’assalto russo a Bakhmut si arena nel villaggio di Sacco e Vanzetti… Il numero di militari è insufficiente a scardinare le linee di difesa ucraine” (Gianluca Di Feo, Rep, 14.2).
Muro vivente. “Bakhmut resiste all’assalto dei russi, Zelensky: ‘È il nostro muro vivente’” (Messaggero, 16.2).
Muoiono solo russi. “A Bakhmut si lotta strada per strada: ‘I russi hanno perso 200 mila uomini’” (Stampa, 5.3).
Un trionfo. “Podolyak (consigliere di Zelensky, ndr) anticipa le prossime mosse per sconfiggere il nemico: ‘Bakhmut è un successo strategico. Fra due mesi la controffensiva’” (Stampa, 10.3).
Non può cadere. “Bakhmut, adrenalina e fango. ‘Si spara, poi via veloci prima che arrivino i russi. La porta del Donbass non può cadere’” (Cremonesi, Corriere, 11.3).
Lo sbarco di Ferrara. “Salvare Bakhmut… inviare dal cielo gli angeli sterminatori. Bisogna che un’apocalisse sacrosanta di fuoco costringa le ributtanti milizie dello stupro e dell’eccidio a fare retromarcia” (Giuliano Ferrara, Foglio, 15.3).
Frenata. “‘Bakhmut, frenata russa’. Zelensky arriva al fronte” (Messaggero, 23.3). “I russi perdono slancio” (Libero, 23.3).
Controffensiva/1. “La controffensiva ucraina può arrivare a Belgorod (Russia, ndr). Kiev ammassa 80 militari vicino a Bakhmut” (Giornale, 24.3).
Senza appeal. “Bakhmut perde appeal” (manifesto, 31.3).
Strategica. “Bakhmut, il centro strategico del Donetsk” (Corriere, 4.4).
Non è tempo. “Bakhmut: lotta all’ultimo uomo. Non è ancora tempo per una ritirata strategica” (Cremonesi, che aveva annunciato la ritirata strategica il 13.2, Corriere, 9.4).
Controffensiva/2. “Arrivati i Patriot in Ucraina. Controffensiva dal 9 maggio” (Giornale, 20.4).
Controffensiva/3. “Prove di controffensiva” (Stampa, 24.4). Controffensiva/4. “Controffensiva (Foglio, 29.4).
Controffensiva/5. “La controffensiva fa paura e i soldati russi scappano” (Messaggero, 1.5).
Ecatombe. “Ecatombe russa: 20mila morti in 5 mesi a Bakhmut e a Est” (Stampa, 3.5).
La resa. “La resa di Prigozhin” (Stampa, 6.5).
Città decisiva. “Gianluca Di Feo: il conflitto di Bakhmut sarà decisivo per la controffensiva ucraina, ma non solo… ‘La battaglia riguarda anche i giochi di potere tra Prigozhin, leader della Wagner, e Kadyrov, leader dei ceceni. Il futuro del Cremlino passa da queste città e da questi leader” (Rep, 8.5).
Lo sbarco di Mieli. “La crepa russa a Bakhmut, parzialmente in mano ucraina, danneggia in modo irrimediabile la parata di Putin” (Paolo Mieli, Corriere, 8.5).
Controffensiva/6. “Kiev ha iniziato la fase uno della controffensiva” (Di Feo, Rep, 11.5).
Contrattacco. “Bakhmut, il contrattacco. L’esercito di Kiev avanza: liberati 2 km. Zelensky: ‘Riprenderemo tutto’” (Stampa, 11.5). “Kiev, contrattacco a Bakhmut. E Prigozhin ammette: rischiamo” (Corriere, 11.5).
“Bakhmut, avanzata di Azov” (Messaggero, 11.5).
Avanzata. “Kiev avanza nel fumo di Bakhmut. I soldati ucraini parlano di ‘controffensiva difensiva’” (Corriere, 14.5).
La riprendiamo. “Il comandante Aibolit guida l’assalto ucraino alla città: ‘L’ordine di contrattaccare è arrivato il 6 maggio. Ora riprendiamo Bakhmut’” (Rep, 15.5).
Ripresi. “A Bakhmut ripresi 20 kmq” (Giornale, 17.5). “I russi perdono terreno a Bakhmut” (Domani, 17.5).
Progressi. “Bakhmut, altri progressi gialloblu” (Giornale, 18.5).
Riavanzata. “Gli ucraini avanzano a Bakhmut” (Corriere, 19.5). “Gli ucraini avanzano a Bakhmut” (manifesto, 19.5).
Perde. “Bakhmut, l’armata rossa perde altre posizioni. L’arma segreta è del 1986. Guadagnati 2 km grazie a un obice datato” (Giornale, 19.5).
La fine. “Bakhmut è soltanto nei nostri cuori” (Zelensky si arrende all’evidenza: Bakhmut conquistata dai russi, 21.5).
Ma è inutile. “Bakhmut, la città ormai è caduta, ma rischia di rivelarsi un inutile trofeo di Putin” (Daniele Raineri, Repubblica, 21.5). “Bakhmut ai russi, ma non possono spostarsi (e Zelensky dice che sono soltanto macerie)” (Corriere, 21.5).
Anzi dannosa. “La conquista delle macerie”, “Bakhmut è una trappola? Perché per i russi la conquista della città può essere uno svantaggio” (Corriere, 22.5). “Bakhmut, gli ucraini circondano i russi per la controffensiva” (Raineri, Rep, 22.5). Ah ecco: li hanno lasciati vincere per metterli in trappola. E poi l’uva era acerba.

Travaglio è quel tizio che quando decide di fare lo stronzo, non sono in molti a batterlo. Però anche quando si ricorda di essere un genio e decide di dimostrarlo, non è facile togliergli il podio.

Renato Miele

Però manca questo

Che si abbina bene con quest’altro attento resoconto

Andrea Zhok

Di sconfitta in sconfitta, perdendo secondo il Corriere una brigata al giorno, combattendo senza calzini e a colpi di vanga, esauriti da tempo di missili, travolti ogni mese da una delle nuove Zauberwaffen della Nato, guidati da generali alcolisti e da un presidente pazzo e malato, i Russi ieri hanno completato la conquista della roccaforte di Bakhmut (Artemovsk).
Esattamente ad un anno di distanza dalla conquista dell’altra roccaforte inespugnabile di “Azovstal” a Mariupol.
Ora rimane solo la terza e ultima linea difensiva.
Questo nonostante l’Ucraina si sia giovata di armamenti e addestramento Nato dal 2016, e nonostante dopo lo scoppio della guerra la Nato abbia sostenuto l’esercito ucraino svuotando i propri arsenali convenzionali, addestrando le truppe, fornendo e pagando mercenari stranieri, e nonostante il budget ucraino sia oramai sostenuto soltanto dai finanziamenti a perdere occidentali.
Confesso di essere stupito, perché per quanto bassa potesse essere la stima nei confronti della lungimiranza del blocco occidentale, di fronte ad uno sforzo pazzesco e concorde del genere, con sanzioni economiche durissime, mi sarei aspettato almeno qualche rovesciamento del fronte. (Prospettiva peraltro assai preoccupante, perché sappiamo tutti che una Russia davvero in difficoltà, che temesse per la propria esistenza, rappresenterebbe la più pericolosa delle prospettive.)
Invece si sta prospettando lo scenario più catastrofico tra quelli immaginabili per l’Occidente (meglio, per l’Europa, gli USA se la caveranno come sempre).
Uno sforzo economico-bellico del genere, con una situazione aggravata dalla distruzione delle linee di approvvigionamento energetico russo, non poteva che rappresentare nel medio-lungo periodo un quadro drammatico, a meno che non si fosse realizzato uno scenario particolarissimo.
L’unico scenario su cui l’Europa poteva scommettere, scenario fantapolitico, ma almeno inizialmente fantasticabile, era la prospettiva di una Russia che si scioglieva come neve al sole, dove un cambiamento di regime avrebbe rimesso un orsetto gommoso tipo Eltsin al Kremlino, dando il via ad un nuovo saccheggio occidentale, come quello degli anni ’90.
Oggi possiamo affermare con tutta la certezza che la storia consente, che questa non è una prospettiva realizzabile.
Ogni altro scenario oscilla tra due opzioni, ad un estremo abbiamo un’escalation illimitata della partecipazione Nato fino all’Olocausto nucleare, all’estremo opposto abbiamo uno sfondamento russo che pone fine all’esistenza dell’Ucraina arrivando ai confini Nato di Polonia e Romania.
In mezzo tra questi estremi abbiamo vari stadi intermedi di congelamento del fronte su linee mediane (il Dnepr?), con il perdurare di un conflitto a bassa intensità, come guerriglia o terrorismo, capace di andare avanti per decenni.
Dunque in tutti gli scenari disponibili l’errore di valutazione fatto dalle oligarchie europee rimarrà nei libri di storia.
Esso apre a cascata una fase di drammatico ridimensionamento del ruolo economico e culturale dell’Europa, ponendo fine a quella fase dominante avviata tra XVI e XVII secolo, arrestatasi sì con le due guerre mondiali, ma poi proseguita in alleanza con gli USA negli ultimi settant’anni.
L’impoverimento delle popolazioni europee, iniziato dopo la crisi subprime – anch’essa originatasi per decisioni americane – subirà un’accelerazione progressiva dovuta alla convergenza dell’aumento dei costi di produzione (energia e materie prime), della riduzione dei mercati di esportazione (fine della globalizzazione), e della necessità di un aumento stabile delle spese militari.
Non mi illudo che a questa catastrofe indotta da scelte politiche scellerate le popolazioni europee – stordite, depoliticizzate, ipnotizzate in modo terminale – saranno in grado di reagire.
Ma è certo che in altre epoche, intere dinastie regnanti hanno perso la testa per molto meno.

E poi c’è questa chicca

Bakhmut, quindi, non sarebbe una conquista essenziale in quanto territorio strategico, piuttosto come il simbolo della battuta d’arresto degli ucraini, associato al continuo rinvio della controffensiva di questo mese (qui).

Stendendo un triplice velo pietoso sull’italiano da terza elementare del solito ineffabile Matteo Milanesi, giovane protégé di Nicola Porro, c’è questa cosa bizzarra di un territorio per mantenere il quale vale la pena di farsi massacrare per 224 giorni, e una volta perduto si trasforma all’istante in un’entità dal valore puramente simbolico, del tutto priva di importanza pratica (mi sa che dev’essere questa la famosa teoria della relatività sulla questione dello spazio e del tempo).
Aggiungo un paio di aggiornamenti in immagini

e un video, per comprendere il quale è obbligatorio attivare l’audio

Giuseppe Ganci

Iniziato anche l’addestramento su portaerei con gli ultimi modelli di caccia consegnati all’Ucraina…

Attento però, ragazzo: quel giocattolino è assolutamente delizioso,

ma a giocarci in maniera maldestra…

E infine il solito sboicottamento, e per portare un po’ di freschezza in mezzo a tanto marciume, vi offro l’undicenne Elena Kostileva

barbara

COMUNQUE NON VEDO IL MOTIVO DI TANTO STUPORE

Non è andato anche lui dal papa in tenuta militare?

Se uno fa di mestiere il terrorista, mica smonta di servizio e si cambia come il dottore che a fine turno si toglie il camice o la commessa il grembiule, no? Se sei terrorista lo sei 24 ore su 24, e 24 ore su 24 resti vestito da terrorista.

Detto questo, passo al consueto sboicottamento

(attenzione, che quando è finito poi ricomincia)

barbara

À LA GUERRE COMME À LA GUERRE

Federico Palmaroli 

Pure Zelensky è tiratore scelto

(oggi non ho voglia di parlare di cose serie. Per un buon motivo: ce ne sono troppe. Domani magari ci provo, ok?)

In compenso ripesco fuori un articoletto di un po’ più di un anno fa:

Prima vittima israeliana in Ucraina 

Padre di due figli è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si recava al confine con la Moldavia 

Roman Brodsky, 42 anni, è il primo israeliano a morire nei combattimenti in Ucraina. Il ministero degli Esteri israeliano ha riferito ieri che lui, sua moglie e due figli facevano parte di un convoglio in viaggio da Kiev al confine con la Moldavia dopo che la sua famiglia in Israele lo aveva convinto a lasciare l’Ucraina. 
Roman Brodsky è stato ucciso a colpi di arma da fuoco a un posto di blocco a circa 84 chilometri a sud della capitale ucraina dalla milizia ucraina che lo ha scambiato per un militante russo. Anche sua moglie è stata ferita dagli spari ed è ancora in Ucraina con i suoi figli. 
Roman è emigrato in Israele all’età di 13 anni ma ha vissuto in Ucraina negli ultimi due anni e mezzo, dove ha lavorato come disc jockey. I suoi genitori vivono in Israele e sono stati informati del tragico incidente. 
Il ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato: “Il ministero degli Esteri desidera porgere le sue più sincere condoglianze alla famiglia in questo momento difficile e continuerà a sostenerla nel miglior modo possibile”. 
(israel heute, 1 marzo 2022 – trad. www.ilvangelo-israele.it) 

E vediamo un po’ che cosa non torna, cominciando dallo stile di comunicazione “morire nei combattimenti in Ucraina”. Ecco, no, Roman non è morto “nei combattimenti”, non è morto mentre stava combattendo, non è morto perché si fosse trovato in mezzo a un fuoco incrociato, non è morto per un accidentale errore: Roman è stato intenzionalmente assassinato. “Scambiato per un militante russo”: forse – lo ipotizzo giusto per amore di conversazione, in realtà non ne so niente, e probabilmente non lo sapevano neanche quelli che lo hanno assassinato – forse, dicevo, aveva simpatia per la Russia, ma non stava combattendo per la Russia, era un civile, ripeto, un CIVILE in viaggio con la moglie e due figli per lasciare l’Ucraina e rientrare in Israele. Non che avessimo bisogno di prove ulteriori, però abbiamo di fatto una prova ulteriore: i nazisti ucraini assassinano i civili, a sangue freddo, in situazioni non di guerra né di combattimento.  Perché è esattamente questo che fanno i nazisti.

Quelli che combattono i nazisti invece fanno altro

già a cinque anni.

barbara

9 MAGGIO 1945

Fine della guerra per l’Unione Sovietica e data in cui si festeggia la vittoria, ossia la definitiva sconfitta del nazismo. Un po’ più di un anno fa qualcuno, le prossime celebrazioni con la consueta parata militare, le prevedeva così: 

A un po’ più di un anno di distanza abbiamo il dittatore nazista aka marionetta della cricca bideniana che ci informa che è praticamente a un passo dalla vittoria totale, dalla disfatta del nemico, dalla riconquista completa di tutti i territori perduti, però bisogna che gli diamo 10 volte le armi che gli stiamo dando ora – da un anno, in aggiunta a tutte quelle mandate da USA e NATO negli otto anni precedenti, oltre a quelli spesi per il colpo di stato e a tutte le altre cose che sappiamo. Per rinfrescare la memoria vi invito a riguardare questo vecchio post, e poi ad ammirare il nostro nelle sue vesti di artista

E dopo il pagliaccio che si spaccia per artista, un artista vero che si finge pagliaccio (con una bella musica klezmer)

barbara

CRIMINI UCRAINI, RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

25 ottobre alle ore 17:18

Donbass, missile esploso vicino alla pizzeria “Celentano” di Donetsk, vittime tra i civili.

Oggi sono stati colpiti diversi distretti della città, facendo registrare nuove vittime tra la popolazione civile (almeno un morto e nove feriti). Pochi minuti fa ho raggiunto la pizzeria “Celentano” di via Panfilova, dove un uomo ha perso la vita e diverse persone sono rimaste ferite.
Video su Telegram: https://t.me/vn_rangeloni/1230

31 ottobre alle ore 15:58

Donbass, nel pomeriggio il centro di Donetsk è stato colpito da diversi colpi di artiglieria. Diversi appartamenti di una palazzina sono stati distrutti dalle fiamme. Miracolosamente, in seguito ai primi aggiornamenti, non risultano vittime.
Video dai luoghi colpiti: https://t.me/vn_rangeloni/1247

1 novembre alle ore 15:00

Donetsk, come ogni giorno la mattinata comincia dal caffè e dalla ricerca di notizie riguardanti le novità sui campi di battaglia, nelle retrovie e nel mondo.
Nel bollettino di guerra mattutino figura ripetutamente Gorlovka dove ieri, a causa dei bombardamenti, è rimasto ucciso un ennesimo civile, mentre altri due, tra cui una ragazzina, sono rimasti feriti. Gorlovka è una città martire abituata a questa routine, tanto che tutto ciò fa poca notizia anche a Donetsk, alle prese con altrettanti problemi. Oggi l’artiglieria ucraina ha iniziato a colpire Gorlovka verso le 8:10 impiegando mortai e obici. Dopo due ore, alle 10:40, sempre in quella zona, sono esplosi 5 proiettili da 155mm, calibro NATO. Anche qui, nulla di nuovo.
Continuo a scorrere tra le notizie e, a proposito di calibri NATO, mi imbatto in un articolo (di un paio di giorni fa) sul nuovo lotto di armi diretto dall’Italia verso l’Ucraina.
Gli ucraini combattono con armi italiane da diverso tempo, eppure tanti hanno minimizzato questi aiuti affermando che si tratta di “ferrivecchi”, roba poco efficiente, simbolica, giusto per accontentare la NATO e Zelensky. Oggi, come rivelato da Repubblica, il nostro Paese ha provveduto a donare armi “hi-tech” e si può constatare come molti giornalisti e politici, nascondendo temporaneamente nel cassetto il proprio spirito (falso)pacifista, si spendono per elencare le qualità dei sistemi d’arma più potenti e brillanti al mondo con cui l’Italia sostiene la “resistenza” ucraina.
Con le nuove armi verranno spediti a Kiev anche diverse decine di obici semoventi M109 da 155mm, già in viaggio lungo le strade italiane. Le foto degli spostamenti di questi cannoni sono apparse anche su diversi quotidiani italiani tra cui Rep, che ha posto attenzione al tridente ucraino sulla fiancata dei mezzi, “che in realtà è lo stemma del reggimento Torino, ricordo della campagna nel Dnepr durante la seconda guerra mondiale”.
Tra il 1941 ed il 1942 il reggimento Torino prese parte al forzamento del Dnepr e alla conquista di Gorlovka (un anno dopo arrivò la disfatta: su circa 2300 artiglieri solo un centinaio tornarono in Patria).
Interessante il corso della storia che, dopo 81 anni, porta nuovamente l’artiglieria del Torino nelle steppe del Donbass. Nel frattempo, mentre qualcuno si ostina a continuare a dar lezioni sul concetto di “aggredito/aggressore”, sia a Gorlovka che non lontano da me i boati dei colpi di artiglieria continuano a imporsi nella quotidianità.
seguimi su Telegram: https://t.me/vn_rangeloni/1248

3 novembre alle ore 10:37

Donetsk, ancora sangue e bombe sui civili
Questa mattina i colpi dell’artiglieria ucraina sono caduti sulla via Universitetskaya, a pochi metri da un ospedale. È stata centrata una palazzina ma le schegge hanno colpito anche il viale antistante e le auto che transitavano. Tre passeggeri di un autobus sono rimasti feriti e prontamente trasportati in ospedale.

Video su telegram: https://t.me/vn_rangeloni/1253

6 novembre alle ore 12:56

Mariupol, nuove case e nuove speranze
Un paio di giorni fa sono tornato nella città dei contrasti. A distanza dalla mia ultima visita di un mese e mezzo fa sono cambiate molte cose. I cantieri si sono moltiplicati, molte palazzine pericolanti e semi-distrutte non ci sono più, laddove c’erano ancora operai ed impalcature ora ci vivono centinaia di famiglie.
Nel cuore di uno dei quartieri più impressionanti a causa degli intensi combattimenti è spuntato un nuovo complesso residenziale e il 4 novembre le prime 15 famiglie hanno ricevuto le chiavi dei loro nuovi appartamenti. Si tratta di persone che erano rimaste senza un tetto sopra la testa. Questi nuovi appartamenti si aggiungono alle centinaia già consegnati. Il percorso per riportare la città ad una totale normalità è ancora lungo e difficile, ma la volontà non manca.
Per più notizie ed altri approfondimenti seguimi su telegram: https://t.me/vn_rangeloni

7 novembre alle ore 09:31

Donetsk, centro città nuovamente colpito dai razzi americani sparati dai sistemi HIMARS
Questa notte diversi razzi sparati dai militari ucraini hanno colpito e parzialmente distrutto il palazzo della Direzione della Ferroviaria di Donetsk, nel cuore della città.
https://t.me/vn_rangeloni/1263

9 novembre alle ore 19:49

Donetsk, negli ultimi mesi a causa dei bombardamenti ucraini sulla città numerosissimi autobus sono rimasti colpiti.
Altrettanto numerosi sono gli autisti ed i passeggeri che sono rimasti uccisi o feriti. Anche questa mattina sulla via Artyoma, non lontano dalla stazione ferroviaria, due colpi di artiglieria sono esplosi a poca distanza di un autobus. L’autista ha riportato gravi ferite.
Mi sono diretto al vicinissimo capolinea per raccogliere qualche opinione tra gli autisti, questi eroi silenziosi che ogni giorno rischiano la propria vita sul posto di lavoro, in una città dove non esistono strade sicure.
Video su YouTube:

https://t.me/vn_rangeloni/1268

10 novembre alle ore 15:15

Donetsk, il parco della Donbass Arena in questi giorni.
Non lontano dal centro, era considerato uno dei luoghi preferiti degli abitanti della città, dove passeggiare, fare una corsetta, portare i bambini a giocare. Ora è raro incontrare qualcuno da queste parti. Pochi mesi fa, oltre ad essere stato colpito da diversi bombardamenti, su questo parco sono state disseminate numerosissime mine antiuomo PFM-1 (contenute nei razzi ucraini sparati sulla città). L’area è stata bonificata, ma molti cartelli ricordano di fare attenzione, perché è possibile che non tutte siano state individuate e neutralizzate.
A partire da luglio (quando Kiev ha cominciato a impiegare massicciamente queste armi) nella sola Repubblica Popolare di Donetsk a causa di queste mine sono rimasti feriti più di 80 civili.
https://t.me/vn_rangeloni/1271

14 novembre alle ore 08:25

Kherson, l’esercito ucraino torna in città ed iniziano le repressioni
Anche qui i “liberatori” – come avvenuto negli altri luoghi dai quali si è ritirato l’esercito russo – hanno da subito dato il via alla caccia ai “collaborazionisti”.
https://t.me/vn_rangeloni/1275

Qui, con tutte le immagini.
Sì, ogni tanto usano le nostre armi anche contro l’esercito russo, ma soprattutto per assassinare gli ucraini del Donbass, siano stramaledetti tutti i nazisti discendenti dei nazisti che stanno continuando a fare quello che facevano i loro nonni e bisnonni. Poi suggerirei di leggere questo

PRIMA TREMATE E POI STRILLATE

16 NOVEMBRE 2022

Tremate tremate ecc. ecc. Ieri, dopo nove mesi della guerra crudele seguita all’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio, sono successe le seguenti cose. 1. La Russia ha lanciato il più massiccio attacco missilistico del conflitto, sparando un centinaio di missili su decine di obiettivi (in larga parte infrastrutture energetiche) in quasi tutte le regioni dell’Ucraina, da Khar’kiv a Kiev a L’viv  2. Nel tentativo di intercettare i missili, la contraerea ucraina ha ottenuto qualche buon risultato ma anche pesanti effetti collaterali: a Kiev, un missile russo danneggiato dai colpi si è abbattuto su un condominio, facendo morti; un altro missile ucraino, invece, è caduto in territorio polacco uccidendo due civili [ma che sia stato un incidente non ci credo neanche morta. E non solo io] 3. Essendo la Polonia un Paese Nato, e prima che la realtà dei fatti saltasse fuori, mentre tutti davano per scontato che si fosse trattato di un errore o di un atto deliberato di Mosca (tutte le prime pagine dei giornali inglesi, tutte, nessuna esclusa, oggi riportano questa tesi), il mondo ha vissuto ore di panico: i meccanismi della Nato sono entrati in azione, le guarnigioni sono state messe in stato di allerta, l’allargamento del conflitto Russia-Ucraina a una vera guerra mondiale è sembrato ormai prossimo.   4. Tutto questo è finito, la tensione è calata. Ma la guerra prosegue feroce come prima.
Tremate, tremate. Dopo una giornata così, una persona di normale buon senso che cosa si aspetterebbe dalla politica? Come minimo, la presa d’atto che non si può andare avanti così. Che il rischio di un disastro ancora più ampio è grandissimo e imprevedibile. Perché le guerre si sa come cominciano ma non come finiscono. E i missili si sa da dove partono ma non sempre dove arrivano. Le conseguenze del conflitto sono ormai drammatiche, anche se cerchiamo di mettere la testa sotto la sabbia. Per la Russia, che è ormai diventata il secondo Paese al mondo, dopo la Corea del Nord, per dipendenza dalle relazioni economiche con la Cina. Per l’Europa, ridotta a pietire gas liquido presso gli Stati Uniti che intanto ce lo fanno pagare quattro volte il prezzo del loro mercato interno. Per l’Ucraina che, come ha detto il generale Mark Milley (capo degli stati maggiori riuniti delle forze armate Usa), ha tra 15 e 30 milioni di profughi e rifugiati, danni strutturali enormi e ha perso, tra morti e feriti, almeno 100 mila uomini. In più, come l’attacco missilistico ha dimostrato, la Russia non ha intenzione di cedere e ha ancora molti strumenti per prolungare la guerra e far del male all’Ucraina.
E invece? In Italia,  ci sono politici che ancora si fanno beffe della necessità di immaginare una proposta per fermare il conflitto. Che propugnano la guerra come unico strumento, e parlano di una vittoria che, come il generale Milley ha spiegato dopo che lo avevano già spiegato molti “pacifisti”, è impossibile per l’Ucraina come per la Russia. Che sottovalutano la torsione cui è sottoposto il continente Europa, tra un’Europa dell’Ovest sempre più succube degli Usa e una Russia che va alla deriva verso un Oriente solo fintamente accogliente. Stiamo vivendo un dramma epocale e questi giocano ai soldatini. E sono gli stessi che un giorno sì e uno no sottolineano il “pericolo Russia”, un Paese a loro dire capace di affamare l’Africa con il blocco dei prodotti agricoli, opprimere i popoli più diversi con la dittatura e la guerra, minacciare l’Europa con il ricatto energetico e il mondo con l’incubo di un conflitto nucleare. Tremano, ma appena hanno finito di tremare strillano che bisogna impugnare le armi. Come ieri: per una notte hanno tremato all’idea che si potesse scatenare una guerra tra Russia e Nato per interposta Polonia, poi hanno ricominciato a fare i gradassi.
L’unica cosa chiara, invece, è che l’Occidente e la Cina dovrebbero mettere tutto il loro peso non scommettendo su una vittoria che per chiunque, nella migliore delle ipotesi, sarebbe una vittoria di Pirro ma puntando a un cessate il fuoco. Per poi cominciare a discutere di un’ipotesi di pace, ben sapendo che si dovrà comunque partire da questa base: Crimea, Dinetsk e Lugansk alla Russia, tutto il resto all’Ucraina. Partire da lì per finire chissà dove, ma intanto smettendo di sparare.
Lettera da Mosca, qui.

E poi volendo ci sarebbe anche questa cosetta qui:

ESECUZIONI – Faran Haq, portavoce del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, commentando il video dell’esecuzione di soldati russi disarmati da parte di soldati ucraini ha detto che “l’ONU esorta a indagare sulle denunce di violazioni dei diritti umani e ad assicurare i responsabili alla giustizia”. (Qui)

E meno male che qualcuno finalmente comincia ad accorgersene.

E visto che stiamo parlando di tragedie, sboicottiamo con una bella tragedia artistica

barbara

FALSI REFERENDUM, REFERENDUM FARSA

Intanto guardiamoci questo

Ma come, non si erano tenuti sotto la minaccia delle armi dell’esercito russo? Senza nessun tipo di controllo? Tutto allo stato brado? Ma pensa un po’.
Ho poi sentito ripetutamente puntare il dito sulle urne trasparenti: beh, lì le urne sono fatte così: qualcuno ha avuto da ridire in occasione di precedenti elezioni o referendum considerati ultramegasupervalidissimi? Soprattutto viene considerato ultramegasupervalidissimo quello del ’91 sull’indipendenza  dell’Ucraina, al momento del dissolvimento dell’Unione Sovietica, per la quale, ci viene continuamente ricordato, anche gli abitanti del Donbass avevano votato a maggioranza; vero: ma in quel momento non potevano immaginare che 23 anni più tardi sarebbero stati bombardati e bruciati vivi e massacrati e ridotti alla fame dai propri compatrioti. Ho anche sentito dire che le persone erano obbligate a inserire i fogli aperti: niente di più falso, e facilmente confutabile semplicemente guardando i numerosi video disponibili: chi voleva inserirlo aperto lo lasciva aperto, chi voleva piegarlo lo piegava, e non pochi prima di inserirlo lo mostravano orgogliosamente alla videocamera, magari anche indicando col dito il proprio “SÌ” per farlo meglio vedere. Quanto alla legittimità di tutta la faccenda:

La Corte Internazionale di Giustizia (ONU), col parere del 22 luglio 2010 relativo alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, ha stabilito che “la prassi degli Stati (di riconoscere o meno un altro Stato autoproclamatosi indipendente) non permette di stabilire la formazione in diritto internazionale di una nuova regola proibitiva delle dichiarazioni unilaterali di indipendenza”.
In altre parole, prevale il principio di autodeterminazione dei popoli, che non dipende dal riconoscimento esterno di altri Stati.
(Qui)

Di conseguenza erano legittimi i referendum precedenti e lo sono questi, in nome del diritto all’autodeterminazione dei popoli, fine del discorso.
Nel frattempo le armi NATO continuano a seminare morte e distruzione nelle aree civili del Donbass – quello che l’Ucraina insiste a dire che sarebbe roba sua e che il mondo cosiddetto civile riconosce come roba sua: questo per esempio è – pardon, era – il municipio di Donetsk

e a colpire in particolar modo i bambini

Effe Diddì

Guerra con i bambini del Donbass
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 20 novembre 1989 è stata ratificata dalla Verkhovna Rada dell’Ucraina il 27 febbraio 1991. Ai sensi dell’articolo 6 della Convenzione, gli Stati parti riconoscono che ogni bambino ha il diritto inalienabile alla vita e garantiscono nella massima misura possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del bambino. Nonostante questo le formazioni armate ucraine continuano a violare i diritti dei bambini. Vengono bombardate scuole nel Donbass, mentre negli altri territori l’esercito si dispone dentro le scuole e negli asili nido. Particolarmente preoccupante è il fatto che gli attacchi mirati che colpiscono i bambini vengono effettuati utilizzando i precisissimi sistemi d’arma occidentali, in particolare l’Himars MLRS, generosamente forniti da Washington a Kiev. Non è un segreto per nessuno che sia il Pentagono, attraverso il satellite, a dirigere i sistemi americani Himars verso l’obiettivo. Pertanto, è ridicolo dire che gli Stati Uniti stanno cercando di evitare l’escalation del conflitto. La Casa Bianca è pienamente responsabile della morte di bambini nel Donbass. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e i loro alleati europei stanno cercando di fornire il maggior numero di armi all’Ucraina e l’establishment europeo dichiara direttamente il suo desiderio di infliggere il massimo danno alla Russia. Ma sono gli attacchi alle istituzioni scolastiche l’incarnazione dei valori e dei sogni europei? Il 14 settembre, le forze armate ucraine con missili Himars MLRS hanno sparato contro un college di Perevalsk. Un adolescente di 15 anni è morto, sei studenti sono rimasti feriti. Il commissario per i diritti umani della repubblica popolare di Lugansk, Victoria Serdyukova, lo ha definito un atto di genocidio. “Ancora una volta, la leadership politico-militare ucraina ha dimostrato un atto di genocidio contro il popolo del Donbass. Questa volta non si tratta solo di una violazione delle note Convenzioni di Ginevra del 1949, che regolano le regole di guerra e di comportamento in ogni conflitto militare, ma è anche una violazione della Dichiarazione Universale sulla Protezione dei Bambini, che obbliga rigorosamente ogni stato a impegnarsi a garantire la sicurezza dei bambini durante la guerra o i conflitti armati”, ha osservato Viktoriya Serdyukova.”
È sorprendente la riluttanza dei paesi europei a denunciare le violazioni del diritto internazionale da parte dell’Ucraina. L’UE non ha notato la violenza ucraina e le violazioni dei diritti umani dal 2014. Non se ne accorge nemmeno adesso. Il regime ucraino segue volentieri gli ordini di Washington e commette crimini efferati degni del regime nazista. Convinti della loro impunità, continuano a uccidere di proposito i bambini. I paesi dell’UE, aiutando l’Ucraina,di fatto tollerano questi crimini”. L’Italia è pronta a fornire assistenza finanziaria a Kiev per un importo di 600 milioni di euro (https://www.ilgiorno.it/mondo/italia-aiuti-ucraina-armi-1.7797627 ). Non c’è dubbio che questi soldi saranno spesi per nuove sanguinose atrocità da parte di militanti nazionalisti ucraini,anche contro i piccoli abitanti del Donbass.
In molti credono che l’Italia e le “democrazie occidentali” siano vaccinate contro il nazismo. A quanto pare, le élite al potere non sono d’accordo. Dal 13 settembre nella repubblica di Lugansk sono stati effettuati regolari bombardamenti mirati degli edifici scolastici dalle forze armate ucraine, con l’uso di HIMARS MLRS.
13 settembre – le scuole di Bryanka, Lisichansk e Stakhanov; 14 settembre – le scuole di Perevalsk e Stakhanov; 15 settembre – le scuole di Stakhanov e Lisichansk.
Un totale di 40 missili sono stati lanciati. Oltre alle infrastrutture civili e agli edifici residenziali, sono stati distrutti l’edificio del college a Perevalsk, i dormitori delle scuole mediche e pedagogiche ela scuola secondaria n. 2 a Stakhanov.
Non ci possono essere giustificazione per crimini così selvaggi.
https://t.me/terzaroma

E poi c’è lui, il buffone di corte

che spero venga al più presto processato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità – anche se prima di lui andrebbero processati i suoi padroni, che invece sappiamo che non lo saranno purtroppo mai.
E ora due artisti veri:

barbara

QUALCUNO SI PONE DELLE DOMANDE

Che è una cosa che non fa mai male.

PERCHÉ I SOLDATI UCRAINI SI FANNO MASSACRARE DA ZELENSKY CHE A SUA VOLTA PRENDE ORDINI DA WASHINGTON E LONDRA?

Chi mi legge abitualmente s’informa tramite i media indipendenti nel web e quindi presumo sia al corrente dell’offensiva che Zelensky ha lanciato a fine agosto contro l’oblast di Cherson nel sud dell’Ucraina.
Ha voluto essere di parola, anche se ha scelto l’ultimo giorno dopo numerosi rinvii, aveva ripetutamente promesso da mesi una controffensiva entro agosto che avrebbe spazzato via i russi dai territori conquistati, almeno quelle erano le intenzioni.
Tutti gli analisti militari e geopolitici seri e indipendenti lo deridevano, pensando a un bluff, invece anche i comici e buffoni, seppur criminali, corrotti e incapaci, possono essere di parola, soprattutto quando la vita la fanno rischiare ad altri.
Appena sono riusciti a raccogliere il maggior numero possibile di mezzi corazzati (soprattutto polacchi) e concentrare circa 40mila soldati nell’area, Zelensky nonostante la netta contrarietà dello Stato Maggiore Militare che poneva scarsa o nulla fiducia nella riuscita del piano, ha ordinato l’offensiva, commettendo il classico errore dello stratega da salotto, addestrato a giocare a Risiko (forse manco a quello).
Anziché concentrare tutte le forze in un solo punto per avere maggior impatto e possibilità di sfondamento, li ha divisi in cinque aree e quindi cinque direzioni di attacco diverse, disperdendo le forze che già non sarebbero state sufficienti per un solo attacco in un unico punto, considerando la potenza di fuoco dell’artiglieria e aviazione russa. Così ha disperso la forza d’attacco su un fronte di poco meno di 200 km. Considerando che di solito ad attaccare sono il 50% delle forze, l’altra metà rimane di riserva nelle retrovie per compensare le perdite o rinforzare i punti deboli, se dividete per cinque 20mila soldati su 200 km, vi renderete conto che l’impatto non poteva che essere lieve per i russi, i quali applicano la stessa tattica da mesi, a ogni offensiva ucraina.
Arretrano e li lasciano avanzare e poi man mano che si trovano sempre più allo scoperto in un territorio pianeggiante, senza riuscire ad arrivare a centri abitati (l’unico modo che hanno per trovare riparo e trincerarsi), i russi iniziano a bombardarli senza tregua arrecando loro gravissime perdite.

Cliccare l’immagine per ingrandire (c’è anche il video, ma non è scaricabile)

E’ la tecnica militare del “tritacarne”, una tattica di logoramento lenta e inesorabile che riduce gradatamente il numero dei soldati e dei mezzi degli ucraini fino a che saranno costretti alla resa o a far intervenire le forze di altri paesi della NATO, che in questo caso non potrebbero invocare l’articolo 5 del Trattato Atlantico, perché non sono loro a essere attaccati ma ad attaccare.
Com’è possibile che Zelensky ripeta sempre gli stessi errori? E soprattutto come mai gli ucraini si prestano a farsi massacrare, anziché fuggire, per non essere arruolati oppure finire in prigione per essersi rifiutati di indossare la divisa? Cercherò di rispondere a entrambe le domande essenziali per capire l’esito e lo sviluppo di questo conflitto.
Zelensky non ha alcuna capacità strategica, gli unici ordini che sa impartire sono quelli di attaccare e resistere senza cedere un metro, combattere fino all’ultimo uomo. Vi ricorda qualcuno? Un certo Hitler, quando ormai era impazzito e drogato fino al midollo (altra analogia con Zelensky) e psichicamente alterato perché l’esito della guerra non corrispondeva alle sue attese e tutti i suoi comandanti lo deludevano e li sostituiva in continuazione.
Zelensky prende decisioni a scopo politico, per influenzare i suoi sponsor angloamericani e UE, che ultimamente lo stanno sostenendo sempre meno.
Ha assolutamente bisogno di una vittoria, seppur minima, per continuare a mungere i suoi finanziatori, ben sapendo che una cospicua parte di questi finanziamenti non finisce al fronte ma nelle tasche dei numerosi oligarchi e comandanti corrotti, a tutti i livelli, che vendono le armi ricevute facendo finta siano andate distrutte dai bombardamenti russi.
E questo in parte spiega anche la seconda domanda, come vedremo meglio in seguito.
Inoltre una cospicua parte di questi lauti finanziamenti sono utilizzati per pagare tutto l’apparato militare, con stipendi che per i canoni ucraini sono piuttosto elevati.
Zelensky compie scelte ciniche e spietate esclusivamente per motivi economici, personali e del suo entourage di sostenitori interni, neonazisti e nazionalisti in primis. Della vita dei suoi soldati non gliene frega nulla, per cui non esita a mandarli a morte certa.
Ora veniamo al perché i soldati si prestano a farsi massacrare.
L’Ucraina è da parecchio tempo in miseria, in particolare dall’inizio del conflitto che dura ormai da sei mesi, il paese vive prevalentemente di un’economia di guerra, gli unici soldi che arrivano e circolano sono quelli che alimentano la guerra. E per convincere la gente a combattere, occorre prima averli ridotti nella miseria, privi di scelte di lavoro, ai limiti della sopravvivenza, dopo di ché gli fornisci degli incentivi convincenti perché si arruolino, oltre all’obbligo, che però funziona poco, perché molti si sottraggono emigrando e nascondendosi o rifugiandosi all’Estero, Russia compresa (ne ospita circa due milioni).
Quelli rimasti in patria che scelta hanno per sopravvivere economicamente se non arruolandosi?
Per comprendere perché sono disposti a rischiare la vita, facciamo un paragone con la situazione italiana, così vi sarà più chiaro.
Un Carabiniere appena assunto in Italia percepisce uno stipendio netto di circa 1200 euro mensili, un maresciallo maggiore anziano poco meno di 2000 euro mensili e un capitano poco più di 2000, gli scatti di grado non sono particolarmente rilevanti in termini salariali, poche centinaia di euro l’anno.
Nell’esercito ucraino in seguito allo stato di guerra gli stipendi sono tutta un’altra cosa, proporzionalmente al potere di acquisto che si ha nel loro paese. Utilizzando l’esempio italiano sarebbe come se un soldato ucraino prendesse in Italia 2800 euro al mese, un maresciallo maggiore anziano circa 10mila, e un capitano 15mila. A queste somme erogate diciamo legittimamente dalle istituzioni governative, aggiungiamo la corruzione diffusa capillarmente, cioè le rendite che provengono dai saccheggi, dalle estorsioni ai civili, dalla vendita di armi, ecc., e ci rendiamo meglio conto di quanto possano accumulare i combattenti, soprattutto sottufficiali e ufficiali, che riescono a sopravvivere (magari ricorrendo a cinismo, furberie e sotterfugi), facendo perlopiù rischiare la vita ai loro sottoposti.
In due o tre mesi di guerra, se sopravvivono, possono accumulare una piccola fortuna che gli consentirà di vivere agiatamente per tutto il resto della loro vita (inflazione permettendo).
Quindi la motivazione primaria è l’avidità e la mancanza di alternative. Ecco perché gli ucraini combattono una guerra per procura, è l’unico lavoro di cui dispongono, l’Occidente li foraggia per questo scopo, combattere e morire al posto degli occidentali.
Ma c’è un problema che si sta facendo sempre più grave, diventa sempre più difficile sopravvivere alla guerra.
Prendiamo l’esempio degli ultimi due giorni, tra fine agosto e inizio settembre.
Zelensky ha appunto ordinato l’attacco in cinque aree diverse, e inoltre ha ordinato l’incursione notturna alla centrale nucleare di Zaporižžja, da parte delle forze speciali ucraine, per cercare di riprenderla prima che arrivasse la delegazione dell’AIEA dell’ONU che doveva ispezionare la centrale, probabilmente per poi utilizzare la delegazione come scudo umano contro i russi, come fanno abitualmente gli ucraini, che di crimini di guerra ne hanno commessi a iosa.
L’incursione è finita malissimo, nonostante pensassero che il piano fosse ottimo, utilizzando imbarcazioni silenziose con motori elettrici e poi delle chiatte che trasportavano il grosso delle forze e dei mezzi da sbarco.
Tutte le imbarcazioni e le chiatte sono state distrutte e affondate dalle forze aeree russe, la maggioranza degli incursori sono morti o fatti prigionieri. Si stima fossero circa 500, il minimo necessario per compiere un’operazione di questa portata, considerando che la centrale nucleare di Zaporižžja è la più grande d’Europa, estendendosi su una superficie gigantesca.
Anche le forze attaccanti nel resto del fronte non hanno subito una sorte migliore. Si stima che le perdite in vite umane subìte dall’esercito ucraino siano di oltre mille al giorno. Molto probabilmente fra qualche giorno saranno costretti a ritirarsi, lasciando sul campo quasi tutti i mezzi corazzati impiegati.
A Zelensky non rimarrà altro da giocare che la carta della commiserazione: “Avete visto con quale coraggio combattono gli ucraini?” “Come si sacrificano per il bene dell’Occidente?” “Meritano di essere sostenuti di più, dovete aumentare le risorse e i finanziamenti!”
Una carta cinica e ignobile ma l’unica che gli rimane, possibilmente prima che i comandi militari si stanchino di lui e lo facciano fuori con un colpo di stato. Magari con il beneplacito degli anglosassoni. Altrimenti non rimarrà che far combattere anche i polacchi e i baltici, i più fanatici russofobi che ci siano in Europa. I polacchi e i baltici saranno fanatici ma non sono stupidi, sono consapevoli che se non ci sono riusciti gli ucraini a sconfiggere i russi, che dopo otto anni di addestramento e armati fino ai denti erano diventati l’esercito più potente d’Europa, come potrebbero riuscirci loro che sono anche inferiori di numero (militarmente) rispetto agli ucraini? Perché mai dovrebbero seguirne la sorte? Solo per fanatismo? No. Per farlo prima dovrebbero essere ridotti alla fame anche loro, e sono sulla buona strada per riuscirci, dopo le ultime demenziali mosse politiche ed economiche che hanno compiuto contro la Russia e contro la Cina, le cui ritorsioni si stanno facendo sentire pesantemente.
I porti baltici ad esempio non lavorano più. Tra non molto anche loro potranno sopravvivere solo tramite l’economia di guerra. Una tale situazione diverrà insostenibile da mantenere per l’Occidente, diventerà peggiore di un “buco nero” per le finanze già travagliate dei paesi occidentali.
Ormai i paesi occidentali hanno oltrepassato il precipizio e come riferisce l’aneddoto “ se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te …”. E probabilmente stiamo già precipitando nell’abisso, dobbiamo solo toccare il fondo.
CLAUDIO MARTINOTTI DORIA, 11/09/22, qui.

In realtà non è da sei mesi, come detto nell’articolo, che la Russia usa quella tattica, bensì da 320 anni, avendo cominciato esattamente nel 1700 con Carlo XII di Svezia, per proseguire poi con Napoleone e in seguito con Hitler, ma la storia, evidentemente, è maestra di vita solo per chi ha la voglia di studiarla e l’intelligenza di capirla. Mancano soprattutto, la voglia e l’intelligenza, a chi ora sta esultando per i grandi successi della controffensiva ucraina che “sta riconquistando i territori invasi dalla Russia” e magari arriva addirittura a citare “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.” Fenomenale poi Lorenzo Cremonesi – che non a caso è stato per anni uno dei peggiori disinformatori e demonizzatori di Israele – che scrive impavido: “Gli esperti del Pentagono cominciarono a parlare delle difficoltà russe attorno a Kiev già a fine febbraio”. Poi è passato marzo poi è passato aprile poi è passato maggio poi è passato giugno poi è passato luglio poi è passato agosto poi è passato quasi metà settembre…
E quanto la fatidica
reconquista ucraina sia una buffonesca messinscena – la miliardesima messinscena da parte del buffone di corte -, c’è chi per fortuna ha provveduto a documentarlo: il nostro Vittorio Rangeloni

e Graham Phillips, quello a cui ha dichiarato guerra la primiera (carte denari e settebello) Liz Truss a causa delle sue documentazioni sulla guerra in Donbass

Entrambi i video sono di oggi

Nel frattempo in giro per l’Europa

GERMANIA – Centinaia di cittadini tedeschi sono scesi in strada per protestare contro la fornitura di armi all’Ucraina. A Kassel, hanno bloccato l’ingresso della fabbrica di armi Rheinmetall AG. La polizia ha usato manganelli e gas lacrimogeni contro i manifestanti. L’autunno non e’ ancora iniziato ma le proteste contro i governi che stanno conducendo l’Europa al suicidio si fanno gia’ sentire. Dalla Moldavia alla Repubblica Ceca, dalla Germania alla Francia, dall’Inghilterra all’Italia, l’onda del malcontento e della protesta cresce e potrebbe travolgere una classe politica inetta e asservita. Anche se chiamarla “classe politica” e’ improprio, trattandosi in realta’ di imbonitori e propagandisti manovrati da un’elite sovranazionale. @LauraRuHK

https://t.me/contrinform/605

Mentre nella democraticissima Ucraina, per la cui democrazia ci stiamo svenando e per giunta annientando il futuro dei nostri figli e nipoti

Una cosa è certa: ci faremo tutti molto molto male, ma qualcuno se ne farà di più. Molto di più. Quando il  Terzo Reich è ignominiosamente crollato, parecchi di quelli che con fede religiosa avevano creduto nella sua incrollabilità e nella sua possibilità di vincere, si sono suicidati: non mi dispiacerebbe se un po’ dei nazisti di casa nostra ne seguissero l’esempio (è noto che le situazioni eccezionali tirano fuori da qualcuno il meglio e da qualcuno il peggio: io per oggi ho deciso di lasciar sgorgare il peggio: è una questione di salutare equilibrio psicofisico).

POST SCRIPTUM molto OT, ma lo devo mettere: in almeno una cosa gli inglesi sono di sicuro infinitamente superiori a noi: non applaudono i cadaveri

barbara

QUEL TIRO AL BERSAGLIO SULLA CENTRALE NUCLEARE

Zelensky ha bisogno di una catastrofe nucleare a Zaporozhye?

Come vedete dalla foto, la centrale nucleare Zaporozhye è in mano russa. In realtà lo è da mesi. Quindi i media che ripetutamente hanno scritto che la Russia bombarda il suddetto impianto, mentono.
A bombardare gli impianti, con grave pericolo di contaminazione radioattiva delle aree circostanti, è l’esercito ucraino (vedi qui e qui)
Ma a cosa mira Kiev mettendo in atto una azione così irresponsabile? Beh, è semplice: Zaporozhye è in procinto di fare un referendum per passare alla Russia e l’esito della consultazione è abbastanza scontato, visto che la popolazione che è rimasta in loco è russofona (e la restante in gran parte è fuggita).
È per questo che l’Ucraina sta prendendo di mira la centrale nucleare di Zaporozhye.
Ci sono specifiche minacce di distruggere i seggi elettorali e di far fuori tutti coloro che saranno inseriti nell’organizzazione del referendum.
Queste sono cose note e riscontrabili, ad esempio Fedorov, vice primo ministro dell’Ucraina, ha detto:
«…  le forze di resistenza locali hanno detto che identificheranno chiunque accetti di collaborare con gli invasori. Il quartier generale della Russia Unita è stato distrutto, e chiunque accetterà di lavorare con i nemici sarà perseguitato ed eliminato… » (https://www.ukrinform.ru/rubric-regions/3548314-zahvatciki-ne-mogut-najti-agitatorov-za-psevdoreferendum-v-melitopole.html)
Dietro istruzione di Londra, Kiev sta mettendo in atto la tattica della terra bruciata: i grossi insediamenti che non riesce a tenere ritirandosi li distrugge. Ed ora con i lanciatori HIMARS MLRS offerti dagli americani, le forze ucraine possono distruggere qualsiasi insediamento o installazione anche dopo che si sono ritirate.
Di questo modus operandi ne è esempio l’ultimo bombardamento di Donetsk, ove è stato preso di mira e distrutta una azienda che produce birra. In questo caso l’annesso deposito di ammoniaca è esploso con grave pericolo tossico per la popolazione nel raggio di alcuni chilometri.
Allarmata dai ripetuti attacchi sulla centrale nucleare, la Russia ha portato la cosa al Consiglio di Sicurezza dell’Onu  l’11 agosto. E i paesi del G7 (Gran Bretagna, Usa, Francia, Germania, Italia, Canada e Giappone) hanno chiesto alla Russia di trasferire immediatamente la centrale nucleare sotto il controllo di Kiev.
Allo stesso modo, il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha invitato la Federazione Russa a trasferire la centrale nucleare di Zaporozhye all’ Ucraina; sostiene inoltre la smilitarizzazione dell’impianto. Ha pubblicato la dichiarazione sul suo account Twitter: “La centrale nucleare di Zaporozhye NPP non dovrebbe essere utilizzata in nessuna delle operazioni militari. Appoggio la smilitarizzazione del suo territorio, che dovrebbe iniziare con il ritiro completo dell’equipaggiamento russo”.
Ciò significa che sarebbe da considerare non solo come zona demilitarizzata l’area della centrale, ma che dovrebbe tornare di proprietà di Kiev. Non si capisce bene se anche l’omonima città resterebbe all’Ucraina, ma tutto potrebbe andare bene, visto che incombe la prospettiva di una seconda Fukushima [ritengo doveroso precisare che a Fukushima, a dispetto del vero e proprio terrorismo mediatico che ne è stato fatto, non c’è stato un solo morto provocato dalle radiazioni]. Tuttavia, è evidente che prevalgono in buona misura interessi di parte occidentali più che la sana preoccupazione per la possibilità di una catastrofe nucleare.
Altra ipotesi è che giacché il responso referendario decreterà il passaggio dell’intera provincia alla Russia, Kiev voglia punire la popolazione con ultimo atto disperato. Il ragionamento sarebbe ‘se non posso conservare la centrale per me non l’avrà nessuno”. Una piccola contaminazione sarebbe sufficiente per far sgomberare tutta l’area, rendendo inabitabile la zona per decine di anni.
E infine, le sanzioni a Rosatom. L’azienda russa attualmente gestisce la centrale. Se la Russia non ottemperasse ai dettami delle Nazioni Unite o degli Stati Unit, potrebbe incorrere in ulteriori sanzioni a causa delle quali la corporation statale russa perderebbe l’accesso ai mercati mondiali dell’energia nucleare. Nello stesso tempo, gli Stati Uniti vieterebbero a tutti i paesi di collaborare con Rosatom e questo interromperebbe i progetti di costruzione che la parte russa sta già realizzando all’estero.
In definitiva, il progetto è di far tornare la centrale alla proprietà ucraina o renderla in tutti i casi inutilizzabile. L’aggredito punirebbe così la popolazione per il ‘tradimento’ e, nella peggiore delle ipotesi, contaminerebbe l’intera Europa, la Turchia e metà della Russia.  

***

nota: alla centrale nucleare di Zaporozhye è in funzione solo la quarta unità di potenza. Su sei. Tutte le unità di potenza sono dello stesso tipo: il reattore VVER-1000 prodotto da Izhora Plants, la turbina K-1000-60 / 1500-2 Turboatom e il generatore TVV-1000-4 dell’associazione Elektrosila.
L’unità di potenza della centrale nucleare è una struttura super protetta, progettata per i colpi diretti delle bombe. E progettata in modo che al minimo pericolo, il reattore si spenga automaticamente (può anche essere spento manualmente). Secondo Wikipedia ci vogliono 6 ore per lo spegnimento, di emergenza pochi secondi, ma è pericoloso.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Ma sembra che il burattino stia tirando un po’ troppo la corda e che i burattinai non ne siano molto contenti

Ci sono serie evidenze che gli USA stanno scaricando Zelensky

Gli USA lentamente si riposizionano, mentre le azioni del presidente ucraino si fanno sempre più spregiudicate, fino a minacciare l’Europa di una contaminazione nucleare

Zelensky continua ad accusare la Russia di bombardare la centrale nucleare che occupa a Zaporizhe. Chiunque abbia un cervello funzionante si renderà conto che la prospettiva che la Russia si bombardi da sola o causi una contaminazione nucleare alle sue porte, va oltre l’assurdo.
Eppure la minaccia nucleare viene correntemente divulgata con la sua evidente contraddizione e nei media globalisti ed addirittura sono settimane che si gioca, mentre l’eventualità che l’Ucraina causi una contaminazione nucleare ‘sporca’ è sempre più reale. A questo punto la responsabilità proviene dalla Nato e dal Pentagono, se non la impedisce.
Da parte sua, il ministero della Difesa russa continua ad avvisare di attacchi alla centrale nucleare di Zaporizhe:“#Russia: #Kiev sta preparando provocazioni su larga scala intorno alla centrale nucleare di #Zaporizhzhia. Un reggimento separato di truppe di protezione dalle radiazioni, chimica e biologica è arrivato nella città di #Nikopol, con un massimo di 1.000 militari e attrezzature. “> https://t.me/mod_russia/186”
I missili ucraini provengono dalla vicina città ancora in mano ucraina di Nikopol, oltre il fiume Dniepr. Ma questo non è l’unico luogo da cui provengono i missili poiché un attacco missilistico è stato geolocalizzato su aree residenziali più a est.
A quando si può capire, Zelensky dopo aver ordinato di colpire la centrale di Zaporizhe, ora finge che l’esercito ucraino risponderà alle provocazioni russe:
The Guardian: “L’Ucraina prenderà di mira le forze russe alla centrale nucleare di Zaporize, dice Zelensky
Il video di questo avvertimento è anche su youtubehttps://youtu.be/paUpw5Rznpw
Alla luce di questi fatti, si comprende che la leadership ucraina è totalmente inaffidabile, in modo molto più evidente della condanna di Amnesty International,
L’impressione è che ultimamente lo stesso Zelensky sta fornendo abbondantemente agli USA una scusa per rimuoverlo, o almeno di non consentire affermazioni fatte a posteriori, sulla falsariga di questa: “… come avremmo potuto sapere che avrebbe fatto esplodere una centrale nucleare?“. Quando Amnesty International inizia a suggerire che Zelensky potrebbe essere tutt’altro che perfettamente pulito, è inevitabile che si formino crepe rilevanti nell’edificio della propaganda USA.
Siamo evidentemente in una fase molto delicata, in cui Zelensky minaccia i suoi stessi fornitori di armi che sicuramente farà gesti inconsulti. Per questo ci sono segnali che sia in corso un serio ripensamento da parte di coloro che finora hanno dato istruzioni al presidente ucraino.
L’articolo di Neewsweek: “….il presidente ucraino ha goduto di un’adulazione incessante da parte della stampa americana”
La prova – dopo il recente articolo sul New York Times di Friedman – ci è stata data da un altro articolo , questa volta dalla pubblicazione americana ‘Newsweek’ a firma di Steve Cortes (un ex consulente di Trump), ne riporto qui alcuni passaggi:
Volodymyr Zelensky rivela sempre più la sua vera natura. Per mesi, il presidente ucraino ha goduto di un’adulazione incessante da parte della stampa americana e del pubblico con celebrità glitterate. Ma ora, la realtà del suo governo in Ucraina sta diventando innegabile, anche per i suoi più ferventi sostenitori in America, molti dei quali sono repubblicani .
Solo negli ultimi giorni, la narrazione è palpabilmente cambiata. In primo luogo, Thomas Friedman del New York Times ha inviato un pallone di prova, un chiaro segnale direttamente da uno degli stenografi più affidabili della Casa Bianca:
Caro lettore: la guerra in Ucraina non è finita. E in privato, i funzionari statunitensi sono molto più preoccupati per la leadership ucraina di quanto non facciano intendere. C’è una profonda sfiducia tra la Casa Bianca e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky , molto più di quanto riportato.
L’amministrazione Biden era stata in precedenza profondamente impegnata nell’escalation in Ucraina come lo erano il senatore Lindsey Graham o l’attore Ben Stiller, ma improvvisamente anche l’ala ovest sta iniziando a riconoscere l’inutilità di sostenere senza riserve Zelensky. A quanto pare, ci sono dei limiti, anche per la Washington War Machine.
Quali sono questi limiti per quanto riguarda l’Ucraina? Ebbene, per cominciare, Zelensky governa proprio come fa il suo avversario, l’universalmente denunciato Putin. Zelensky ha chiuso tutti i media dell’opposizione in Ucraina, quindi ha bandito i partiti politici dell’opposizione. Ha dichiarato che la Russia avrebbe dovuto uccidere ogni singolo cittadino di Kiev per raggiungerlo, ma ha anche trovato il tempo per posare per un ritratto melodrammatico di Annie Leibovitz diffuso per la rivista di moda americana Vogue . Zelensky ha anche licenziato l’equivalente ucraino del procuratore generale degli Stati Uniti e il capo della CIA , lo stesso giorno, forse durante le pause del suo grandioso servizio fotografico.
Come Friedman, a quanto pare anche CBS News ha ricevuto un promemoria per iniziare a offuscare l’alone di Zelensky. Questo network televisivo ha sottolineato  la  follia di inviare una montagna di denaro dei contribuenti statunitensi in uno dei paesi più corrotti della Terra, anche se in seguito ha cancellato il suo tweet sull’argomento. La CBS ha ammesso che enormi quantità di materiale bellico frutto della generosità americana sono state derubati, ammettendo che “gran parte dei miliardi di dollari di aiuti militari che gli Stati Uniti stanno inviando all’Ucraina non arrivano in prima linea”. La CBS ha anche citato un agente sul campo che ha rivelato la realtà della generosità dell’America: “circa il 30 percento raggiunge la sua destinazione finale”.
Quindi, i contribuenti americani prendono in prestito decine di miliardi di dollari che il loro paese non ha, per inviare fortune ad un leader irresponsabile di un paese corrotto, il tutto per intensificare una guerra in cui l’America non ha alcun interesse nazionale vitale. Oh, senza dimenticare che siamo proprio in mezzo ad una recessione con un’inflazione incontrollata. Questa realtà sarebbe già abbastanza importante, tale da indurre a cambiamenti; ma Zelensky ha appena alzato ancor più la posta, rendendo l’escalation americana ancora più sbagliata.
Zelensky – in un’intervista al South China Morning Post con sede a Hong Kong – ha appena fatto appello alla CinaHa chiesto colloqui diretti con il presidente cinese Xi Jinping per aiutare l’Ucraina nei suoi sforzi bellici e per aiutare a “ricostruire l’Ucraina”. (…)
Quindi, forse temendo che la cabala di Kiev avrà presto bisogno di un nuovo papà di zucchero, Zelensky sollecita apertamente l’avversario più pericoloso degli Stati Uniti, il Partito Comunista Cinese. Con questo patetico appello col cappello in mano al tirannico e violento politburo di Pechino, Zelensky rinuncia fermamente a qualsiasi pretesa di essere un esempio per i diritti umani, non importa quante bandiere dell’Ucraina adornano i resoconti sui social media di ricchi americani di mentalità elevata.
Inoltre, rivolgendosi a Pechino, Zelensky fa appello alla carità da un paese che finanzia direttamente la guerra in Ucraina attraverso massicci acquisti di petrolio da Putin. A questo proposito, Zelensky svela inconsapevolmente la follia delle nazioni più potenti del mondo che finanziano simultaneamente entrambe le parti della guerra. Ad esempio, poiché l’America invia più di 54 miliardi di dollari dai nostri cittadini all’Ucraina, i nostri presunti alleati nella NATO hanno inviato fino a 1 miliardo di dollari al giorno a Putin per l’energia russa. (…) fine citazione – (https://www.newsweek.com/zelensky-narrative-shifting-opinion-1731875).

Considerazioni

Purtroppo il ripensamento potrà trovare ostacoli o procedere troppo lentamente, mentre le decisioni precedentemente prese procedono in modo inerziale.
Tuttavia, gli eventi non aspettano, e un serio freno all’attivismo dell’establishment ucraino è urgente. Basterebbe semplicemente minacciare il blocco del sostentamento all’economia ucraina ed allo sforzo bellico, se le forze ucraine continuano a bombardare una centrale nucleare.
Naturalmente, l’Unione Europea se decidesse di attuare finalmente una politica pienamente sovrana, dovrebbe procedere in questo modo:

1- L’Europa occidentale dovrebbe smettere di finanziare l’Europa orientale se continuano le loro folli provocazioni contro la Russia;
2- La Leyen/Borrel dovrebbe essere deposta e sostituita da veri diplomatici, che salvino il possibile delle relazioni Europa-Russia;
3- L’Europa occidentale dovrebbe smettere di consegnare armi alle parti in conflitto;
4 – L’Europa occidentale dovrebbe giudicare obiettivamente la leadership ucraina, indire seri negoziati e operare per un cessate il fuoco, offrendo come controparte bloccare le consegne di armi da parte degli anglosassoni attraverso i propri territori;
5- Porre fine alle sanzioni e indire una commissione di inchiesta indipendente sui fatti del Donbass e Crimea;
6- Aprire Nordstream 2;
7- Per la propria sicurezza ed indipendenza creare un esercito europeo, senza l’interferenza degli USA;
8- Impedire a Svezia e Finlandia di entrare nella NATO;
9- Annullare il processo UE dell’Ucraina se non avvia i negoziati di pace con la Russia;
10- Riconoscere il referendum di autodeterminazione della Crimea, riconoscere le Repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk;
11- Minacciare il blocco completo dell’Ucraina se continuano a bombardare una centrale nucleare;
12- Minacciare di espellere la Polonia e i Paesi baltici dall’UE se continuano a intensificare il conflitto (Kaliningrad, visti Schengen, ecc.) solo per compiacere il loro imperatore all’estero.

Questi sono i passi che sicuramente porrebbero immediatamente fine alla guerra in Ucraina. Nello stesso tempo, si salverebbe l’economia europea e si reinstaurerebbe effettivamente la democrazia.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Nel frattempo, giusto per non farsi mancare niente

EMERGENZA A KAKHOVKA – Tre delle sei turbine della centrale idroelettrica di Kakhovka sono state fermate a seguito dei bombardamenti ucraini. Al momento, la opera in modalità pre-emergenza, che potrebbe successivamente comportare rischi di interruzione del funzionamento del sistema energetico unificato, che è coinvolto, tra l’altro, nel raffreddamento della centrale nucleare di Zaporozhye. (Qui)

Mentre in Germania

Qui.

Evidentemente anche alla Germania, come all’Italia, le batoste prese l’altra volta che hanno fatto guerra alla Russia, non sono bastate, e ne vogliono un’altra razione. Tranquilli: l’avranno, anzi, la stanno già avendo. E mentre loro dalla Russia si prendono le batoste, noi ce ne prendiamo il meglio

barbara

HAI DETTO 24 FEBBRAIO?

Ti sbagli, c’è un errore. O meglio: c’è un gigantesco imbroglio.

UCRAINA – Ecco (dai rapporti OSCE) cosa è successo al 16 febbraio 2022 (una settimana prima dell’invasione russa)

Fonte: Missione speciale di monitoraggio dell’OSCE in Ucraina

Riporto di seguito dalla pubblicazione di geopolitica Kanekoa, un interessante articolo corredato dalla documentazione OSCE in Donbass, che testimonia come “l’Ucraina ha iniziato a bombardare il popolo di lingua russa del Donbas il 16 febbraio 2022, mentre Joe Biden è andato in televisione e ha detto al popolo americano che la Russia stava per invadere l’Ucraina”.

A mio avviso, è impossibile non ravvisare in tutto questo se non una deliberata intenzione di innalzare il livello di confronto e far precipitare una situazione già deteriorata.
Ma ecco l’articolo in questiono tradotto in italiano, nelle sue parti più significative:
La missione di osservatore dell’OSCE fornisce mappe nei rapporti giornalieri che documentano l’ubicazione delle violazioni del cessate il fuoco e delle esplosioni lungo la linea di contatto tra l’esercito ucraino e le repubbliche del Donbas.
Queste mappe mostrano chiaramente che l’Ucraina ha iniziato attacchi di artiglieria contro le repubbliche del Donbas il 16 febbraio 2022.
In altre parole, l’Ucraina ha iniziato a bombardare le repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk nove giorni prima che la Russia annunciasse la sua “operazione militare speciale” in Ucraina.
Mentre i media corporativi occidentali sono rimasti completamente in silenzio, le esplosioni documentate dall’OSCE sono aumentate da 76 il 15 febbraio, a 316 il 16 febbraio, a 654 il 17 febbraio ea 1.413 il 18 febbraio.
Se si osservano attentamente le mappe quotidiane di queste esplosioni [cliccare sull’immagine per ingrandire], è chiaro che la stragrande maggioranza delle esplosioni si è verificata sul lato separatista russo della linea del cessate il fuoco.

14 febbraio : 174 violazioni del cessate il fuoco, 41 esplosioni
15 febbraio : 153 violazioni del cessate il fuoco, 76 esplosioni
16 febbraio : 509 violazioni del cessate il fuoco, 316 esplosioni
17 febbraio : 870 violazioni del cessate il fuoco, 654 esplosioni
18 febbraio : 1.566 violazioni del cessate il fuoco, 1.413 esplosioni
19-20 febbraio : 3.231 violazioni del cessate il fuoco, 2.026 esplosioni
21 febbraio : 1.927 violazioni del cessate il fuoco, 1.481 esplosioni
21 febbraio : la Russia riconosce l’indipendenza di Donetsk e Luhansk
22 febbraio : 1.710 violazioni del cessate il fuoco, 1.420 esplosioni
24 febbraio: la Russia lancia “operazione militare speciale” [o invasione che dir si voglia].

Jacques Baud, un ex analista dell’intelligence della NATO, ha scritto sui rapporti dell’OSCE: “Il 17 febbraio, il presidente Joe Biden  ha annunciato  che la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina nei prossimi giorni. Come ha fatto a saperlo? È un mistero. Ma dal 16, i bombardamenti di artiglieria contro la popolazione del Donbas sono aumentati drammaticamente, come mostrano i rapporti quotidiani degli osservatori dell’OSCE”.
Mentre i media occidentali hanno trascorso l’ultimo anno a riferire sull’accumulo di truppe russe al confine ucraino, non hanno informato il pubblico sul fatto che l’Ucraina ha accumulato “metà del suo esercito o 125.000 soldati ” lungo la zona di conflitto del Donbas durante lo stesso periodo di tempo.
L’Ucraina ha iniziato a riposizionare le sue forze lungo il Donbas già il 24 marzo 2021, quando Volodymyr Zelensky  ha emesso un decreto  per la  riconquista della Crimea e ha iniziato a dispiegare le sue forze nel sud del paese.
È improbabile che Zelensky faccia un decreto così aggressivo senza prima aver ricevuto l’approvazione degli Stati Uniti e della NATO.
Nell’aprile 2021, il governo ucraino ha annunciato pubblicamente che avrebbe cercato armi nucleari se non avesse ottenuto l’adesione alla NATO.
Ciò significava inoltre che l’Ucraina intendeva attraversare la linea di Vladimir Putin nella sabbia unendosi alla NATO o piazzando armi nucleari alle porte della Russia.
Nello stesso mese, il ministro della Difesa russo Sergey Shoygu ha accusato gli Stati Uniti e la NATO di spostare truppe ai confini della Russia.
“In Polonia e negli stati baltici, le forze statunitensi vengono rafforzate … l’intensità della ricognizione aerea è stata raddoppiata rispetto allo scorso anno e l’intensità della ricognizione navale è aumentata di una volta e mezza”, ha affermato.
Il ministro ha accusato gli Usa ei suoi alleati di svolgere attività militari attive “con un chiaro orientamento anti-russo”.
“Nella primavera di quest’anno, le forze armate congiunte della NATO hanno iniziato la più grande esercitazione degli ultimi 30 anni, Defender Europe 2021”, ha affermato.
Mentre entrambe le parti accusano l’altra parte di essere l’aggressore, le mappe dell’OSCE mostrano chiaramente che la parte ucraina, sostenuta dagli Stati Uniti e dalle forze della NATO, ha iniziato a bombardare la parte russa il 16 febbraio 2022.
Questo bombardamento è corroborato dal videogiornalismo sul campo di un giornalista indipendente di nome Patrick Lancaster (vedi qui: https://youtu.be/icgYDrUfpmQ ) che ha intervistato i civili nella zona di guerra dell’Ucraina orientale negli ultimi otto anni. (…)
L’Ucraina ha iniziato a bombardare il popolo di lingua russa del Donbas il 16 febbraio 2022, mentre Joe Biden è andato in televisione e ha detto al popolo americano che la Russia stava per invadere l’Ucraina.

(Tutto l’articolo è reperibile per intero qui: https://kanekoa.substack.com/p/osce-reports-reveal-ukraine-started )

Altri video:

https://youtu.be/cFl2IDsHsYk
https://youtu.be/aSimLXmcmWw

Patrizio Ricci, qui, con mappe e grafici.

E, come infinite volte documentato in questo blog, continuano, continuano, continuano…

“Proteggete la vita dei bambini del Donbass”: giornalista tedesca esorta gli europei a protestare contro l’invio di armi all’Ucraina
La giornalista freelance tedesca Alina Lipp, che vive nella città di Donetsk da oltre un anno e mezzo, ha esortato gli europei a opporsi all’invio di armi all’Ucraina da parte dell’Occidente, con le quali i civili del Donbass vengono uccisi “ogni giorno”.
“Perché l’Occidente invia armi qui? Perché finanzia queste uccisioni di civili?”, ha chiesto Lipp. “Popoli d’Europa! Per favore, esprimetevi contro l’invio di queste armi. Proteggete le vite dei bambini nel Donbass”, ha esortato.
Lipp, che sta affrontando un’indagine penale nel suo Paese per il suo “sostegno” alla “guerra aggressiva illegale” di Mosca contro Kiev, ha anche denunciato che i bombardamenti ucraini colpiscono i civili. “Qui siamo sotto tiro ogni giorno. I civili vengono uccisi ogni giorno”, ha detto. “E i bombardamenti non sono affatto diretti verso obiettivi militari”. 

L’appello della giornalista tedesca dal Donbass arriva proprio nella giornata in cui il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha nuovamente ripetuto la colossale bugia che le armi inviate al regime di Kiev servono all’Ucraina per difendersi dall’aggressione russa. 
Le armi inviate a Kiev provocano ulteriori morti, spargimento di sangue, distruzioni, vittime civili. L’Ucraina continua a bombardare, come da otto anni a questa parte, le popolazioni civili residenti nel Donbass. 
La Redazione de l’AntiDiplomatico, 20 Luglio 2022 12:32, qui.

Poi ci sono i coglioni di casa nostra in grande festa perché “l’Ucraina è in grande riscossa ed è riuscita a fermare i russi”: ecco, no, non è esattamente questo che sta succedendo. E lo sapreste anche voi se non foste così coglioni da castrarvi tutto ciò che viene dalla Russia, dalle informazioni alle dichiarazioni perché siete troppo vigliacchi per avere il coraggio di guardare in faccia la realtà.

La guerra per procura ha trasformato l’Ucraina in uno Stato fantoccio

Le forze della Nato sono ben presenti in Ucraina e stanno supportando attivamente, anche se nel segreto, l’esercito di Kiev. Così un articolo del New York Times, che dettaglia come nel territorio ucraino vi siano “soldati delle forze speciali e personale dell’intelligence” anche se lavorano “non in uniforme e molti di essi operano sotto varie coperture, tra le quali affiliazioni, a volte vaghe, con ambasciate straniere e ONG”.
Questa la sintesi dell’articolo del NYT commentato da Philip Giraldi in una nota per il Ron Paul Institute (titolo: “La guerra segreta di Biden in Ucraina“), nella quale si legga: “Sempre secondo il Times, anche se gli Usa e altri Stati della Nato non ammettono la presenza dei loro soldati paramilitari in ruoli operativi in ​​Ucraina, la Russia e altri servizi di intelligence nel mondo ne sono consapevoli”.
Insomma, il segreto di Pulcinella, che Giraldi commenta con le parole del tenente colonnello in pensione Karen Kwiatkowski, ex analista del Dipartimento della Difesa Usa: il dispiegamento di agenti e soldati non in uniforme, che possono essere disconosciuti in qualsiasi momento, “indica che siamo nelle fasi iniziali di una lunga guerra sostenuta dagli Stati Uniti, inoltre [tale presenza straniera, ndr] è utile per manipolare la politica a lungo termine del paese bersaglio”, cioè a fare dell’Ucraina uno Stato fantoccio.
“Questo è il futuro che gli ‘strateghi’ neoconservatori di Washington e i loro alleati britannici ed europei immaginano per l’Ucraina. Piuttosto che lavorare per una conclusione negoziata, con un nuovo ruolo per l’Ucraina come paese neutrale e produttivo, indipendente dalle influenze politiche, russe e statunitensi, il governo degli Stati Uniti e la CIA [e la Gran Bretagna, ndrvedono l’Ucraina come una satrapia tanto sacrificabile quanto utile per la loro sfida contro la Federazione Russa“.
“L’ex analista della CIA Larry Johnson – continua Giraldi – parla di tale attività in termini duri, aggiungendo che la CIA non ha vinto una guerra semi-clandestina contro forze ribelli in quarant’anni. Inoltre, osserva che l’Ucraina è diventato il terminale di una guerra per procura [cioè non è più uno Stato indipendente, particolare sul quale c’è molto da riflettere… ndr]. L’Occidente sta cercando di distruggere la Russia… è così semplice. E un conto è se la Russia fosse il regime più malvagio, oppressivo e autoritario del mondo. Ciò non è nemmeno vicino alla realtà, anche se l’Occidente continua a cercare di descrivere la Russia in questo modo. Il fatto è che l’Occidente vuole le risorse della Russia e intende controllarla”. Ma non accadrà, conclude l’analista CIA.

Questa la conclusione dell’articolo di Giraldi, che poi si interpella sul perché il NYT abbia pubblicato un articolo tanto sorprendente e perché l’abbia fatto in questo momento: “Finora i media mainstream hanno avuto il ruolo di cheerleader del sostegno aggressivo degli Stati Uniti all’Ucraina e a Zelensky, ma adesso iniziano a fare un passo indietro, così come è avvenuto anche per il Washington Post e altri mezzi di comunicazione. Forse si stanno convincendo che il gioco di Washington e dai suoi alleati europei difficilmente avrà successo senza che le loro economie paghino un caro prezzo”.
Larry Johnson la mette così: “Penso che lo scopo di questo articolo […] sia solo quello di gettare le basi per spiegare perché non possiamo né dobbiamo inviare personale militare statunitense o agenti della CIA in Ucraina; perché […] sta diventando troppo rischioso a causa del successo della Russia sul campo di battaglia”. Si potrebbe anche aggiungere che è anche molto pericoloso. Un passo falso o una false flag intenzionale di una delle parti potrebbe facilmente trasformare il conflitto in guerra nucleare”.
Concludiamo con due osservazioni ironiche, ché l’ironia aiuta a stemperare la tragedia della guerra. La prima riguarda un articolo del Wall Street Journal che lamenta come gli ucraini abbiano scoperto che maneggiare le armi Nato è più complicato di quanto immaginavano e il loro utilizzo presenta tante criticità, a iniziare dalla mancanza di pezzi di ricambio e di munizioni.
Insomma, sono davvero tanti i problemi logistici, che i più interessati al tema possono leggere nell’articolo citato, il cui titolo appare più che significativo:  “L’Ucraina affronta diverse difficoltà nel portare le armi occidentali in prima linea“.
L’altra osservazione riguarda le dichiarazioni rese ieri da Zelensky, il quale, nonostante la perdita di territori e le tante difficoltà, ha rilanciato con forza la magia delle armi Nato. Tali armamenti, ha detto, stanno iniziando a fare la “differenza” sul campo di battaglia, aggiungendo soddisfatto: “Siamo riusciti a stabilizzare la situazione” (Ansa).
Ripresa con enfasi da tutti i media d’Occidente, la versione di Zelensky serve a rilanciare la propaganda e, ovviamente, ad allontanare la diplomazia, non necessaria dal momento che è arrivato il momento della riscossa.
Peccato che solo pochi giorni fa, dopo aver annunciato il successo della campagna russa nella regione di Lugansk, ormai sotto il controllo russo, Putin abbia dichiarato una pausa delle operazioni per i militari impegnati in tale regione, per ripristinare la macchina bellica e concedere loro un po’ di riposo (BBC). Essendo le forze russe concentrate in tale regione, è ovvio che ciò determina un forte rallentamento della campagna anche altrove.
Insomma, Zelensky si è rivenduto questa pausa come un successo del suo esercito e delle magiche armi Nato.
La propaganda è parte essenziale della guerra, e ci sta che il presidente ucraino ne usi e abusi. Ma se la propaganda prende il posto della realtà e diventa la base sulla quale prendere decisioni cruciali, come aprire un negoziato o meno, il disastro è assicurato. Purtroppo, è il caso ucraino.

E c’è chi si scandalizza e inorridisce per le dichiarazioni di Putin che “non ci fermeremo al Donbass”. Ma veramente vi sempre così strano? Veramente vi sembra così scandaloso? Se l’obiettivo del comico e dei suoi pupari fosse quello di riprendersi il Donbass sarebbe perfettamente ovvio che quello della Russia fosse di tenerlo, come era all’inizio, ma essendo l’obiettivo dichiarato della controparte quello di sconfiggere e disintegrare la Russia, mi pare perfettamente logico che la Russia provveda a ricalibrare il tiro: solo dei ritardati in malafede possono non vederne la logica. E, soprattutto, i responsabili.
E a questo punto direi che ci sta più che bene un bell’inno sulla Piazza Rossa (Krasnaja Plosciad: quella che mi sono distratta e sono scesa dalla metropolitana una fermata prima e mi sono persa, che avventura ragazzi!)

barbara

ORA CHE IL GIOCO SI FA SEMPRE PIÙ DURO

l’unica speranza di sopravvivenza della specie umana sul pianeta Terra è che Putin cominci a giocare duro sul serio, e sbaragli in una botta sola Ucraina, NATO e UE: dopodiché vivremo sicuramente in un mondo migliore.

Il sostegno incondizionato all’Ucraina semina dubbi

La Nato mostra i muscoli e al vertice di Madrid ridisegna la sua strategia volta al confronto con la Russia, mentre gli Stati Uniti inviano più forze in Europa. L’Ucraina “sarà sostenuta per tutto il tempo necessario“, è lo slogan che rimbalza sui giornali, che se, da una parte, appare una nuova dichiarazione di supporto senza limiti, dall’altra interpella.

Necessario a cosa? A raggiungere gli obiettivi della Nato, ovviamente, cioè degli Stati Uniti che ne sono i dominus, obiettivi che potrebbero essere diversi da quelli di Kiev, anche in maniera drammatica, come si sta vedendo sui campo di battaglia, dove gli ucraini sono mandati al macello – mille soldati spazzati via dal campo di battaglia al giorno – per erodere le forze della Russia.
Tale impegno “necessario” è stato deciso dai governi d’Occidente, meglio: dall’apparato militar-industriale americano e dai suoi attaché nell’amministrazione e nel Congresso Usa, contro le necessità dei popoli che essi governano e delle moltitudini del mondo, costrette a sopportare le sempre più gravi conseguenze economiche del conflitto e delle sanzioni annesse.
Così Jordan Schachtel in un articolo di The Dossier rilanciato dal Ron Paul Institute: “Le prospettive della guerra in Ucraina, finanziata dagli Stati Uniti e dalla UE, sono del tutto insostenibili, e il sostegno dato a una fazione di questa guerra tra popoli slavi sta bruciando denaro a una velocità tale da far sembrare l’avventura in Afghanistan una cosa di bassa lega”.
“L’amministrazione guidata da Volodymr Zelensky – prosegue Schachtel  – ha chiesto adesso oltre 5 miliardi di dollari al mese solo per coprire i costi del suo governo, nel quale lavorano molti burocrati, e gli stipendi dei dipendenti del governo. Si tratta di oltre 60 miliardi di dollari all’anno solo per finanziare i costi operativi del governo di Kiev, che è stato classificato negli anni passati come il più corrotto di tutta Europa” (lo scriveva anche Thomas Friedman sul New York Times del 6 maggio scorso: “L’Ucraina era, ed è ancora, un paese affondato nella corruzione”).
“Quest’ultima richiesta si aggiunge ai 100 miliardi di dollari  […] già stanziati per sostenere il suo esercito al collasso”. Tutto ciò, continua Schachtel , va considerato nell’ottica fotografata da una stupenda osservazione di Ron Paul, “gli aiuti esteri si concretizzano nel prendere soldi dai poveri del nostro paese per darli ai ricchi dei paesi poveri” (vale non solo per l’America).
“L’Ucraina sta diventando l’Afghanistan 2.0 e il suo governo dovrà affrontare la stessa sorte del governo appoggiato dagli Stati Uniti a Kabul se continuerà su questa strada costellata di spese irrecuperabili. Tutti i soldi e le forniture di armi non sembra che possano  compensare gli squilibri di un esercito scarsamente addestrato e di un paese mal governato che, ogni giorno che passa, vede approssimarsi la prospettiva di una resa incondizionata invero umiliante”.
Forse tale conclusione è troppo tranchant, ma iniziano a essere tanti a reputare che il conflitto non riservi prospettive rosee per l’Ucraina, vittima sacrificale di questa guerra per procura della Nato contro la Russia.
Tra questi, David Ignatius, che ha dato questo titolo a un articolo pubblicato sul Washington Post di oggi: “La NATO è unita sull’Ucraina. Bene, ma tante cose potrebbero ancora andare storte”.
Nella nota riprende temi consueti, cioè come il mondo stia subendo la stretta delle conseguenze economiche della guerra e come tale situazione potrebbe incrinare l’unità della Nato (peraltro garantita dalla coercizione di Washington e non da una sincera adesione a tale linea, che per l’Europa è semplicemente suicida… a proposito dello slogan in voga sulla lotta tra Paesi liberi contro Paesi autoritari).
E spiega come la Nato difetti in strategia, tanto che tutto questo sforzo potrebbe non avere un esito positivo. Infatti, “gli alleati dell’Ucraina potrebbero concludere di aver sperperato i loro attuali vantaggi e finire per perdere questo conflitto”.
Nella nota, in ogni caso consegnata alla necessità di fare di questo conflitto una guerra infinita, dettaglia problemi logistici e strategici da risolvere per evitare la disfatta. Ma non è detto che possano essere risolti.
Ancora più importante quanto scrive sulla recente crisi di Kaliningrad: “Un modo per perdere le guerre è quello di prodursi in provocazioni poco sagge. La recente decisione della Lituania di bloccare il transito verso la vicina enclave russa di Kaliningrad aveva lo scopo di far rispettare le sanzioni dell’UE, ma era ragionevole? Diversi funzionari europei e statunitensi mi hanno confidato dubbi al riguardo, dal momento che la mossa potrebbe provocare un contrattacco russo e poi un’invocazione della Lituania del patto di mutua difesa proprio dell’articolo 5 della NATO” (sul punto vedi anche American Conservative: “La Lituania Vuole Iniziare Una Guerra Con La Russia?”).
Più che probabile, se non certo, che la Lituania ha agito su suggerimento altrui, ché da sola non poteva neanche immaginare una simile boutade.
Ma al di là dello specifico, resta che il blocco di Kaliningrad non è la prima né sarà l’ultima provocazione “poco saggia” di questa guerra, che offre agli ambiti consegnati alla follia delle guerre infinite – che stanno gestendo quasi tutto il potere d’Occidente – grandi spazi di manovra, a tutti i livelli e a tutto campo. Anche per questo urge chiudere questa pazzia intraprendendo quanto prima la via del negoziato, come chiesto più volte da Kissinger. (Qui)

Tenendo però presente che Kissinger, come ha precisato il giorno successivo a quell’intervento, intende che il completo ritiro della Russia sia condizione preliminare al negoziato.
Quanto al merito della questione, è chiaro che non ci sono alternative alla resa incondizionata dell’Ucraina. E, conseguentemente di NATO e UE, che dopo la disfatta e la totale sconfessione dei loro infami progetti, dovrebbero ragionevolmente scomparire.
A proposito di Lituania e Kaliningrad, propongo un altro pezzo lucido e interessante.

Lituania e Zelensky decidono tutto? Anche no

Nel frenetico scambio di lettere tra la Commissione Europea e il Governo della Lituania, l’ultima proposta pare sia questa: la Ue farebbe un’eccezione alle sanzioni e permetterebbe alla Russia di continuare a rifornire l’exclave di Kaliningrad attraverso i 90 chilometri di territorio lituano tra la Bielorussia e, appunto, Kaliningrad, a patto che la Russia non aumenti il volume delle merci attualmente trasportate verso l’exclave. L’idea è di evitare, in questo modo, che il porto di Kaliningrad diventi lo strumento del Cremlino per importare ed esportare e alleviare il peso della guerra economica decretata da Usa e Ue. Il timore è invece che la Russia a un certo punto si stufi e, d’accordo con la Bielorussia, occupi il cosiddetto “corridoio di Suwalki”, interrompendo il confine di terra dei Paesi Baltici con il resto d’Europa e mettendo la Nato, nell’ipotesi più estrema, nella condizione di scegliere (per dirla brutalmente) se affrontare una guerra mondiale per difendere la Lituania (6 milioni di abitanti).
Al di là delle soluzioni ipotizzate di quelle che verranno eventualmente adottate per risolvere questa crisi, una cosa è chiara: piaccia o no ai saputelli dei neo-atlantismo estremo, è chiaro che l’iniziativa della Lituania di bloccare il 50% delle merci dirette verso Kaliningrad NON era stata concordata con i vertici Ue. Josep Borrell, alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa dell’Unione, la “coprì” subito, com’era politicamente giusto fare dal punto di vista della Ue (soprattutto di questa Ue sempre più succursale della Nato). Ma le trattative e le lettere tra Ue e Lituania (per non parlare dei borbottii della Germania, che ha registrato il suo primo deficit commerciale trimestrale degli ultimi trent’anni) dimostrano che a Bruxelles non hanno gradito, e sono preoccupati.
La domanda quindi è: la Lituania ha deciso da sola? Se così fosse, dovremmo davvero cominciare a tremare: vorrebbe dire che una minuscola porzione umana e politica dell’Unione Europea si sente in diritto di intervenire a piedi uniti (e per me in maniera sconsiderata) in una crisi che già minaccia di far saltare in aria l’Europa. Se non è così, invece, cioè se la Lituania ha agito in base a qualche “suggerimento” (per esempio degli Usa, che sono in crisi per ragioni interne, non certo perché quanto avviene in Europa li preoccupi più di tanto, o del Regno Unito, che accarezza l’idea di minare la Ue e sostituirla con altre alleanze), peggio ancora: vuol dire che nella Ue ci sono Paesi che rispondono a politiche e influenze che non sono quelle di Bruxelles. Per la verità lo sapevamo già, ma quando si gioca alla terza guerra mondiale le cose cambiano un po’.
Tutto questo sta dentro una retorica di finta umanità ma di vera dismissione delle responsabilità che nella Ue impera, anche a proposito dell’invasione russa e della guerra in Ucraina. Ogni giorno ci sentiamo dire che l’Ucraina è Europa e che questa guerra maledetta si svolge in Europa. Giusto. Ma allora perché per otto anni (dal Maidan al Donbass, dal 2014 al 2022) l’Europa non ha saputo far nulla per disinnescare un problema che col tempo poteva solo incancrenire? Perché Francia e Germania, allora spina dorsale della Ue e garanti degli Accordi di Minsk, hanno concluso così poco? Davvero ci raccontiamo che in tutto questo c’entrano solo la cattiva volontà e la perfidia di Vladimir Putin?
Ma non basta. Da mesi, di nuovo con cadenza quotidiana, sentiamo dire che devono essere gli ucraini a decidere se e quando dire basta, che dev’essere il presidente Zelensky a stabilire la condizioni della pace. Vien da chiedersi se i vari leader politici parlino sul serio. Ci diciamo che la guerra in Ucraina sta provocando una crisi mondiale, che rischia di mandare in tilt i Paesi sviluppati e ridurre alla fame quelli in via di sviluppo, parliamo spessissimo di allargamento possibile del conflitto e di bombe atomiche, e davvero pensiamo di affidare le sorti del pianeta a Zelensky e i suoi? L’Ucraina è vittima, d’accordo, ma stiamo pur sempre parlando di un Presidente che, nel caso qualcuno l’avesse dimenticato, prima della guerra aveva in patria un indice di gradimento del 20%? Se noi europei non siamo capaci di prendere in mano il nostro destino, almeno cerchiamo di smetterla con una retorica che sta diventando uno dei più insidiosi fattori di rischio di questo dramma epocale.
Fulvio Scaglione, 4 luglio 2022, qui.

Leggo che gli stati baltici sono convinti che se l’Ucraina dovesse cadere, il prossimo obiettivo saranno loro, dato che hanno anch’essi minoranze russofone; a questo rispondo con una domanda: anche loro stanno da anni opprimendo massacrando bombardando affamando e assetando le minoranze russofone? Se la risposta è sì, hanno sicuramente ragione di temere un’invasione russa, e Putin avrà dieci volte ragione a farla; se la risposta è no, evidentemente si nutrono di seghe mentali, che quasi sempre sono molto ma molto più pericolose di quelle carnali (e accecano almeno altrettanto). In ogni caso c’è da ricordare che ucraini e lituani sono sempre stati in prima fila nel fare per i tedeschi la maggior parte del lavoro sporco con gli ebrei: non stupisce che anche in quest’altra guerra si sentano così uniti.
Aggiungo questa riflessione, che mi sento di condividere in toto.

Andrea Zhok

Quando l’Ucraina sarà un deserto di rovine, smembrato tra Russia e Polonia, con milioni di profughi, mentre la recessione distruggerà quel che resta del welfare europeo e la nuova cortina di ferro sul mar Baltico ci costringerà a tempo indefinito a spendere le ultime risorse in armamenti, quel giorno e in tutti gli anni a venire, per piacere, ricordatevi di tutta la compagine di politici, opinionisti e giornalisti che nel febbraio scorso vi spiegavano come fosse un affronto inaccettabile per l’Ucraina sovrana rinunciare all’adesione alla Nato e accettare gli accordi di Minsk, che aveva sottoscritto.
Ricordatevi di quelli che hanno lavorato indefessamente giorno dopo giorno per rendere ogni trattativa impossibile, che hanno nutrito ad arte un’ondata russofobica, che vi hanno descritto con tinte lugubri la pazzia / malattia di Putin, che vi hanno spiegato come l’Europa ne sarebbe uscita più forte di prima, che vi hanno raccontato che la via della pace passava attraverso la consegna di tutte le armi disponibili, che hanno incensato un servo di scena costruito in studio come un prode condottiero del suo popolo.
Se 5 mesi fa non avessero avuto la meglio queste voci miserabili, se l’Ucraina non fosse stata incoraggiata in ogni modo a “tenere il punto” con la Russia (che tanto garantivamo noi, l’Occidente democratico), l’Ucraina oggi sarebbe un paese cuscinetto, neutrale, tra Nato e Russia – con tutti i vantaggi dei paesi neutrali che sono contesi commercialmente da tutte le direzioni – un paese pacifico dove si starebbe raccogliendo il grano, e che non piangerebbe decine di migliaia di morti (né piangerebbero i loro morti le madri russe).
Ma, mosso dal consueto amore per un bene superiore, dai propri celebri principi non negoziabili e incorruttibili, il blocco politico-mediatico occidentale ha condotto la popolazione ucraina al macello e i popoli europei all’immiserimento e ad una subordinazione terminale.
Non si pretende che reagiate, figuriamoci, ma almeno, per piacere, non dimenticate.

Assolutamente da leggere, e meditare, e magari imparare a memoria, questo articolo.

Guido Guastalla

Io non ho certezze e non esprimo giudizi morali che inevitabilmente sarebbero moralistici.
Sottopongo però questa analisi a tutti coloro che vogliono cercare di capire e non avere la verità in tasca, senza nulla concedere a chi la pensa diversamente o ha comunque dubbi!

Putin: “l’inizio della transizione verso un mondo multipolare”

L’ex comandante della NATO Philip Breedlove ha esortato l’Ucraina a far saltare in aria il ponte di Crimea. Secondo il generale, il ponte sarebbe un obiettivo legittimo per l’Ucraina. E forse non è un caso che il periodico tedesco Stern dia notizia che due soldati tedeschi avrebbero rubato armi ed equipaggiamento da alcune caserme per pianificare di far saltare in aria proprio il ponte di Crimea.
Nel frattempo le ostilità nei confronti di Mosca proseguono anche in ambito diplomatico. A Bali i ministri degli Esteri dei paesi del G20 non avrebbero scattato la tradizionale foto congiunta a causa del rifiuto di alcuni diplomatici, tra cui lo statunitense Blinken, di ritrarsi con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che dal canto suo ha fatto sapere di non essere interessato a correre dietro agli Stati Uniti per chiedere incontri: “Se non vogliono parlare, sono affari loro e se l’Occidente non vuole negoziati, ma la vittoria dell’Ucraina sulla Russia sul campo di battaglia, allora non c’è nulla di cui parlare”, ha detto secco Lavrov affermando invece che la Russia sarebbe pronta per i negoziati con Kiev e Ankara sulla questione del grano. “Se l’Occidente desidera davvero fare uscire dall’Ucraina il grano, tutto ciò che serve è costringere gli ucraini a liberare i porti del Mar Nero dalle mine e consentire alle navi di attraversare le acque territoriali dell’Ucraina. Nelle acque internazionali la Russia, con l’aiuto della Turchia, è pronta a garantire la sicurezza di tali convogli verso il Bosforo”. Il capo della diplomazia russa ha poi abbandonato la sezione del G20 senza attendere il discorso del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock.
Nel frattempo l’Euro per la prima volta in 20 anni scende al di sotto di $ 1,01 [nel 2008 era arrivato a 1,6038, ndb]. Il che significa che se anche le materie prime perdono valore sul mercato, con il crollo dell’euro il prezzo pagato per gli europei continua ad essere alto e l’Unione rischia di importare inflazione in una possibile situazione di recessione globale.
Per Putin anche questo è l’inizio della transizione verso un mondo multipolare. Queste le parole del capo del Cremlino: ”Se l’Occidente voleva provocare il conflitto per passare a una nuova tappa della guerra contro la Russia, allora si può dire che c’è riuscito, la guerra è stata scatenata e le sanzioni sono state introdotte. In condizioni normali sarebbe stato difficile farlo. Ma ciò su cui vorrei porre l’attenzione è che l’Occidente doveva capire che avrebbe perso sin dall’inizio della nostra operazione militare speciale, perché l’inizio dell’operazione significa anche l’inizio della rottura cardinale dell’ordine mondiale impostato all’americana. Questo è l’inizio del passaggio dall’egocentrismo liberale globalista americano al mondo davvero multipolare, un mondo fondato non sulle regole egoistiche, inventate da qualcuno per se stesso e dietro le quali non c’è niente, tranne l’aspirazione all’egemonia, un mondo fondato non sugli ipocriti doppi standard, ma sul diritto internazionale, sulla vera sovranità dei popoli e delle civiltà, sulla loro volontà di vivere secondo i propri valori e tradizioni, di costruire una collaborazione sulla base della democrazia, sulla giustizia e sull’uguaglianza. A causa della politica occidentale è avvenuta la demolizione dell’ordine mondiale e bisogna capire che fermare adesso questo processo non è più possibile. Il corso della storia è spietato e i tentativi dell’Occidente collettivo di imporre al mondo il suo nuovo ordine mondiale sono tentativi condannati al fallimento. Perciò voglio dire e sottolineare: noi abbiamo tanti sostenitori, negli stessi Stati Uniti, in Europa e a maggior ragione in altri continenti e paesi, e ce ne saranno sempre di più, su questo non c’è alcun dubbio. Ripeto, anche nei paesi che sono ancora satelliti degli Stati Uniti, cresce la comprensione del fatto che la cieca obbedienza delle élite governanti al “signore supremo” non corrisponde agli interessi nazionali, anzi, molto spesso li contraddice radicalmente. Alla fine tutti dovranno fare i conti con la crescita di questi umori nella società di questi paesi satelliti degli USA. L’Occidente, che un tempo proclamava i principi di democrazia, quali la libertà di parola, il pluralismo, il rispetto delle altre opinioni, oggi sta degenerando nell’esatto opposto: nel totalitarismo. Ha messo in moto la censura, ha chiuso i mezzi di informazione di massa, usa il sopruso e la prepotenza verso i giornalisti, i personaggi pubblici. Nonostante tutto ciò, noi non rifiutiamo le trattative pacifiche, ma coloro che le rifiutano devono sapere che più avanti si va, più difficile sarà mettersi d’accordo con noi”.

Che non posso commentare che con un convinto: Grande Putin!
E, connesso con le considerazioni di questo articolo, vorrei riproporre un brano che avevo già postato tre mesi e mezzo fa, e che mi sembra diventare sempre più attuale.

VIETNAM
di Max Hastings. È un malloppone di oltre 1000 pagine ma vale la pena di leggerlo, e comunque scorre via bene. E vale anche la pena di ricordare un paio di cose. La prima è che in quella che è passata alla storia come la sporca guerra del Vietnam di Nixon boia, l’escalation è stata iniziata da John Kennedy, democratico, e portata poi avanti dal suo vice, diventato poi presidente, Lyndon Johnson, democratico. Richard Nixon, repubblicano, quello rozzo, quello antipatico, quello col mascellone da duro, quello da cui nessuno avrebbe comprato un’auto usata, è stato quello che la guerra l’ha fatta finire. Il bilancio finale è stato di oltre 58.000 soldati statunitensi uccisi e più di 153.000 feriti. Il calcolo dei morti vietnamiti va da almeno mezzo milione fino a 4 milioni. La guerra è costata quasi 150 miliardi di dollari. I termini del trattato che ha posto fine a dieci anni di guerra sanguinosissima e alla carneficina da entrambe le parti sono gli stessi abbozzati da La Pira e Ho Chi Minh già otto anni prima. La seconda è che tutto è cominciato con l’invio di soldi, tanti tanti soldi, per sostenere governi amici, non importa quanto corrotti, poi anche armi, poi colpi di stato, anche cruenti, per sostituire i governi quando non erano più utili (il burattino Zelensky, socio e complice di Hunter Biden nei suoi sporchissimi affari e a conoscenza di tanti segreti che potrebbero renderlo scomodo, farebbe bene a ricordarsene. Sempre che lo abbia mai saputo. E sicuramente a ricordarglielo non sarà che gli scrive quei bellissimi e tanto commoventi copioni da recitare di fronte ai parlamenti mondiali). Meditate gente, meditate.

Qui, in realtà, quattro mesi e mezzo fa sarebbe potuta finire allo stesso modo, ma oggi no: prima che tutto questo cominciasse, la Russia si sarebbe accontentata del rispetto degli accordi di Minsk, che l’Ucraina ha firmato e mai rispettato; alla vigilia della guerra o a guerra appena iniziata si sarebbe potuta accontentare del riconoscimento della Crimea come appartenente alla Russia e dell’autonomia del Donbass: ma oggi? Dopo che NATO e Ucraina l’hanno costretta a mesi di guerra? A migliaia di morti? A enormi spese? Dopo che a questo prezzo ha conquistato il 20% dell’Ucraina dovrebbe accontentarsi dello stesso pezzo di pane che prima sarebbe stato gratis? Oltre a raccontarvi che è pazzo, adesso pretendete che sia anche scemo? E a proposito di chi è scemo, guardate un po’ questa:

E dopo tanto nerume, risolleviamoci un po’ lo spirito con un po’ di biancore (e con una piccola magia)

Fantasia d’inverno, Balletto Igor Moiseiev,

barbara