Sì, lo so, perculare la Schlein è peggio che sparare sulla Croce Rossa per rubare le caramelle al bambino che ci sta sopra, ma non per questo si può sempre rinunciare a percularla, no?
Poi c’è la faccenda della Madonna Pellegrina, che a me resta da capire se sia la Madonna Pellegrina che quando va in processione arriva a piedi, o se sia la Schlein che si fa portare a spalla sul baldacchino.
Poi c’è quell’altra storia del personal shopper e dell’armocromo, che a differenza dell’emocromo che è la cromatura del sangue, è invece la cromatura delle armi, che mi sembra una cosa decisamente utile visto lo stato rugginoso assai di quelle della suddetta signorina Schlein, nome tra l’altro molto simile alla parola Schleim, che significa mucillagine, sostanza viscida, muco (sgnaròci dalle mie parti).
A quanto pare Elly Schlein ha un ”personal shopper” – con tariffa tra i 140 e i 300 euro l’ora. Pensavo ad una fake news, ma invece è stato autorevolmente confermato. Nello stesso spirito avevo già intravisto le foto della sua prima intervista a “Vogue”, foto che erano invero l’apoteosi di ogni cliché elitista, ma avevo pensato tra me e me che in politica si devono fare dei sacrifici, e che magari il partito le aveva chiesto di coprire anche la fascia “upper class”.
Ma il “personal shopper” – figura di cui fino ad oggi ignoravo l’esistenza – questo no, non riuscivo a crederci.
E invece oggi la satira va a ripetizioni dalla realtà.
Ora, si dirà – come oggi si dice sempre di fronte all’indifendibile – che male ci sarà? Sarai mica contro i ricchi? Sarai mica pauperista? E che preferiresti fosse vestita di stracci? E via scempieggiando.
Ecco, chiedo venia, ma il punto qui è molto semplice.
Se qualcuno si è guadagnato un po’ di soldi sgobbando e poi vuole trattarsi bene acquistando belle cose, bene per me, chi sono io per criticarlo, anzi buon pro gli faccia.
Se qualcuno non ha lavorato un giorno in vita propria come Fräulein Schlein (risulta in tutto un micro incarico come segretaria di produzione di un documentario sui migranti), e tuttavia naviga del lusso, beh, mica è una colpa essere ricchi di famiglia. Occasionalmente ci sono esempi di persone nate in condizioni di favore e che tuttavia hanno maturato una profonda consapevolezza del peso delle diseguaglianze sociali (dopo tutto lo stesso Karl Marx era figlio di un avvocato di medio-alta borghesia, non proprio ricco, ma insomma, benestante).
Ma appunto, la differenza la fa la consapevolezza, e la sua espressione in comportamenti.
E qui in curriculum, parole, atti e costumi, Fräulein Schlein sembra la caricatura di una schiatta iperborea, di un’elite iperurania.
È talmente caricaturale nella sua impermeabilità alla vita umana media da sembrare fabbricata in un laboratorio populista per sputtanare ciò che oggi si fa passare per “sinistra”.
Ci si aspetta che da un momento all’altro chieda alla plebe perché non mangino brioches.
Va da sé che qualcuno con il “personal shopper” sia in sintonia con la gravidanza surrogata: se manco lo shopping vuole farsi da sé, figuriamoci nove mesi di gravidanza e un parto.
E dato per scontato che il “personal trainer” e il “dog sitter” saranno già ad aspettare in anticamera, siamo in trepida attesa del “personal smiler” che sorride al tuo posto a chi ti sta sul tubero, del “personal scratcher” che ti gratta i pruriti con localizzazioni scomode, e del “personal chewer”, che ti premastica la bistecca (sintetica).
Il problema qui è che purtroppo Fräulein Schlein fa parte di quel ricorrente fenomeno sociale per cui ad un certo punto un ceto economicamente superiore è talmente iperbolicamente lontano dalla vita comune e dalla quotidianità dei più da fantasticare, nella propria bolla autoreferenziale, di “capire i poveri” e di “rappresentare il popolo”.
E potendosi comprare tutto, si può comprare anche un biglietto premio come rappresentante del popolo e dei poveri.
E dall’interno del suo castello-loft dorato, una volta tirato su il ponte levatoio sul mondo, può costruirsi col pongo personaggi fantastici, storie affascinanti dove l’imperante fascismo viene abbattuto, dove migranti plaudenti la incoronano regina, dove il progresso vince sulla superstizione, le liberaldemocrazie occidentali impongono nell’entusiasmo generale la propria superiore pacifica civiltà ai popoli arretrati, dove la luce vince finalmente sulle tenebre e tutti i primat* superior* vivono in pace ed armonia con il vivente tutto, nutrendosi di proteine sintetiche e respirando, ma poco.
E per i meno acculturati aggiungo questo (ma mi sarete riconoscenti per tutto il lavoro che faccio per acculturarvi?):
Fa anche la personal shopper, per Schlein?
“Sì. Puntiamo su un look istituzionale, ma senza stravolgerla. Col nuovo incarico ha poco tempo e ha bisogno d’aiuto, per queste cose”.
Ma chi ricorre oggi all’armocromia?
“È una pratica nata per le dive di Hollywood, ai tempi del Technicolor. In Italia ha preso piede da dieci anni, anche se solo negli ultimi due si è alzata davvero l’onda. E io ora la cavalco”.
E Schlein, professionalmente parlando, come la definirebbe?
“Acqua e sapone. Nelle categorie dell’armocromia è un ‘inverno’”.
Cioè?
“Per lei vanno bene i colori freddi, contrastanti, saturi. Così guarda al suo target di riferimento, cioè a sinistra, ai giovani. E alla sostenibilità”.
L’inverno nucleare. (Qui)
E chi potrebbe mai prendere le difese di una cozza senza testa se non una (ex, ma probabilmente il fatto di essere ex non è ancora stato registrato dai suoi circuiti mentali) gnocca senza testa?
E ritengo utile aggiungere ancora questo
Guido Guastalla
Copio dall’amico Alessandro Bertonelli questa interessante riflessione.
La sottovalutazione della Schlein, l’armocromista i Maneskin e Israele
La Schlein ha rilasciato la sua prima intervista a Vogue Italia ( Vogue americano invece ha intervistato H. Clinton, M. Obama, J. Biden ).
Durante la sua intervista in cui (non a caso) è stata paragonata ai Maneskin, la Schlein ha parlato dei temi che sono il cuore della sua agenda (diritti LGBTQIA+, femminismo, ambiente) dei suoi interessi culturali, cinematografici, musicali, della sua adesione alla politica attraverso il passaggio dal rifiuto di essa all’accettazione come missione per aiutare gli altri (iniziando come volontaria nella campagna elettorale 2008 di Obama ) aggiungendo un tocco “glam” con il voluto riferimento all’armocromista.
Il tutto completato con l’elenco dei punti di riferimento politici: tutte donne sue coetanee o più giovani, femministe, appartenenti a minoranze etniche, principalmente americane critiche del sistema e/ o del partito di cui fanno parte (il Pd americano).
Sono piovute critiche senza limiti che partono da un presupposto del tutto erroneo: il Pd vuole i voti delle classi popolari, dei lavoratori, di coloro che sono in difficoltà economica a causa della globalizzazione e questi non sono interessati a questi temi.
La realtà dice che alle ultime elezioni come a quelle prima e a quelle ancora prima, il Pd è il partito di chi ha ottenuto vantaggi dalla globalizzazione, è internazionalista, è colto, ha stipendi medio alti/molto alti. Esattamente la tipologia di persone che ritengono prioritarie e s’identificano nelle battaglie LGBTQIA+, nell’ambientalismo, nel femminismo mentre non hanno come prioritario la messa in discussione del sistema economico.
La Schlein al massimo, come ha già fatto il Pd americano, vuole aumentare il consenso tra giovanissimi (il riferimento alla play station e ai gruppi musicali non mi sembra casuale) già ipersensibilizzati tramite mass media e star alle questioni gender, ambiente, diritti civili, “giustizia ambientale”.
L’unico aspetto interessante che però in Italia quasi sicuramente non verrà discusso perché si parlerà solo dell’armocromista, è la posizione di Ely Schlein su Israele .
Dico questo perché avendo indicato come modelli Alexandria Ocasio Cortez, Ayanna Presley, Ilhan Omar, Ragida Tlahib, ossia tutte deputate democratiche che sostengono il boicottaggio dei prodotti israeliani, parlano di Israele come di uno stato che applica l’apartheid, denunciano l’esistenza di una lobby ebraica che condiziona la politica americana, sarebbe interessante sapere se lei pensa le stesse cose.
Domanda indubbiamente legittima, ma del tutto superflua, dato che la risposta la conosciamo fin troppo bene.
Concludo con due signore in trench
e con una intensa immagine della presidente Elly Schlein colta nell’esercizio delle sue funzioni

barbara