LO “STATO DI PALESTINA”

Quello che l’Onu (che è, tra le innumerevoli cose dello stesso calibro, anche questa cosa qui: ONU ovvero TE LA DO IO LA PACE ) ha “riconosciuto” – e di virgolette ne occorrerebbero almeno una dozzina – lo “stato di Palestina” (a proposito del quale può essere il caso di rileggere qui e qui) e magari anche questa breve considerazione che non posso linkare per cessata esistenza della piattaforma sulla quale l’avevo pubblicata

TRE PAROLE

“Si tratta con chi c’è”. “Non sempre gli interlocutori si possono scegliere”. “Se abbiamo di fronte Hamas bisogna trattare con Hamas. Dopotutto è il governo democraticamente scelto dai palestinesi in democratiche elezioni”. Già sentite – vero? – queste belle frasi. Miliardi di volte. Ecco, ora io vorrei chiedere ai sostenitori della trattativa: voi avete letto lo statuto di Hamas? Letto tutto? Letto bene? Io l’ho fatto, e vorrei scambiare con voi due chiacchiere su questa faccenda. Probabilmente avete intenzione di dirmi che non mi dovrei impuntare sulla questione pregiudiziale della distruzione di Israele, perché su quella magari si potrebbe anche indurre Hamas a venire a patti. Se è questo che volete dirmi, risparmiatevi la fatica: non intendo parlare di questo. La questione della distruzione di Israele non mi interessa. Non in questo momento. Non in questo contesto. Non intendo occuparmi neanche del rifiuto pregiudiziale da parte di Hamas di qualunque trattativa nei confronti di Israele: anche questo, dopotutto, è secondario. Ciò di cui voglio parlare è altro. Ciò di cui mi voglio occupare sono tre parole. Tre parole che nello statuto di Hamas non ci sono. Tre parole che rappresentano il mantra di tutti i fautori del dialogo ad oltranza: “Stato di Palestina”. Non ci sono. Lo statuto di Hamas non parla di stato di Palestina. Non c’è un articolo, non c’è un comma, non c’è un paragrafo, non c’è una frase in cui compaiano le parole “Stato di Palestina”. Lo stato di Palestina non fa parte dei programmi di Hamas. Lo stato di Palestina non è nei progetti di Hamas. Lo stato di Palestina non rientra negli obiettivi di Hamas. Se Hamas vincerà la guerra e distruggerà Israele, dalle ceneri di Israele non nascerà lo stato di Palestina. La domanda, alla quale i dialoghisti senza se e senza ma sicuramente avranno una miriade di risposte da proporre, è: su che cosa trattiamo, con Hamas? [E l’ineffabile Gabrielita ha risposto: “Si tratta sui confini”. E no, non era una battuta, era proprio una risposta seria]

E può valere la pena di ricordare che quando nel 1939 con il famigerato Libro Bianco fu proposta la creazione di un stato arabo su tutta l’area (tutta quella, per la precisione, rimasta dopo che la Gran Bretagna ne aveva sottratto il 78% per regalarla all’amico emiro Abdallah detronizzato dall’Arabia ad opera dei predoni Ibn Saud), cancellando ogni ipotesi di stato ebraico

anche questa proposta fu rifiutata dal Gran Muftì e dal «Consiglio Palestinese (Carlo Panella, Il libro nero dei regimi islamici, pag. 109)

Quanto sopra l’ho messo affinché sia chiaro di che cosa stiamo parlando. E dunque ecco, il “riconoscimento” di un bello stato di Palestina è la trovata che l’Organizzazione Neurolesi Ubriachi ha escogitato per portare la pace in quella martoriata regione. E ora lascio i commenti a chi ha provveduto a elaborarli prima di me.

Giovanni Bernardini

PALESTINA ?

Sento stamattina in TV che l’ONU dovrebbe riconoscere la “Palestina” quale stato suo membro a pieno titolo.
Benissimo, però… val la pena di farsi alcune domande.
Quali sono i confini di questo nuovo stato? Quale la capitale? Quale il suo governo?
Questo nuovo stato ha una sua moneta? Una sua Banca centrale, sue forze di polizia, un suo esercito regolare, con tanto di gradi e divise che rendano i suoi soldati riconoscibili e distinguibili da masse di civili fanatici e armati sino ai denti?
Questo stato ha una sua economia? Che tipo di beni e servizi questa produce, a parte le gallerie sotterranee cariche di armi acquistate coi fondi degli “aiuti umanitari”?
Questo stato ha una sua storia? Sue tradizioni, una sua lingua?
Soprattutto, chi governa o governerà questo stato ne accetta i confini? Accetta di vivere accanto e non al posto di Israele? Chi lo governa intende operare per il benessere della sua popolazione o trasformarlo in base militare da cui lanciare continui attacchi allo stato ebraico?
Hamas NON vuole uno stato palestinese, meno che mai lo vuole accanto ad Israele, vuole un grande califfato islamico. Cosa vuole la ANP nessuno lo sa, di certo non vuole convivere con Israele. E allora? Chi governerà la fantomatica “Palestina”?
Se non si risponde a queste domande ogni discorso sulla “Palestina” altro non è che una infame manovra propagandistica ai danni delle stato di Israele.
Del resto, lo sa chi conosce anche molto superficialmente la storia, uno stato arabo palestinese esisterebbe dal 1948 se gli arabi avessero accettato la risoluzione ONU sulla divisione della Palestina.
Sappiamo tutti (quasi tutti) come sono andate le cose.

Per contro, vale la pena di ricordare che quando è stato rifondato lo stato di Israele in base alla risoluzione 181, lo stato esisteva già di fatto, con le sue leggi, la sua università (la cui prima facoltà era stata quella di giurisprudenza, perché non è concepibile un consorzio umano senza leggi) e tutte le strutture e infrastrutture su cui uno stato si basa. E che, appena diventato ufficialmente uno stato riconosciuto, ha saputo incorporare nel proprio esercito le bande armate che avevano precedentemente combattuto per la liberazione dalla Gran Bretagna e per la difesa dalle aggressioni arabe, e disarmare e rendere illegali quelle non disposte a essere integrate e a rispettare le norme statali. Quanto alla delirante decisione dell’Assemblea Generale dell’Onu, è forse il caso di ricordare che il riconoscimento di uno stato spetta al Consiglio di Sicurezza, non all’Assemblea Generale, che su questo tema non ha maggiore voce in capitolo di quanta ne avrebbe il mio consiglio di condominio che dichiarasse stato sovrano la vicina frazione dell’entroterra.

Meravigliosa la reazione dell’ambasciatore israeliano all’Onu a questa grottesca iniziativa.

Fabrizio Piola

SHREDDING TIME

L’Ambasciatore di Israele all'”ONU” prende atto che pur di approvare in un lampo e a tradimento – per puro supporto ad Hamas e contro Israele – lo status di “stato riconosciuto” alla sedicente Palestina, senza l’intervento del Consiglio di Sicurezza COME IMPONE IL REGOLAMENTO DELLA CARTA COSTITUTIVA DELLE NAZIONI UNITE, che è stata ieri clamorosamente violata, una volta salito al podio, davanti a tutti, ha preso la carta dell’Onu e l’ha distrutta dentro ad un mini shredder per documenti.
Forse per noi è venuto il tempo di uscire da questa cloMark Levin,Joeaca putrescente e di unirci alla Svizzera, finora unico paese fuori dall’ONU.
E quindi, rivoltosi all’Assemblea il nostro ambasciatore ha detto: “Questo è quello che avete fatto voi oggi”.
Kol ha Kavod, Ambasciatore.

Poi c’è questo signor Mark Levin che ha due parole da dire al signor Biden

Poi c’è questo signore, col quale mi trovo in perfetta sintonia

E poi c’è la famiglia Kedem-Siman di Nir Oz. No, mi correggo, e poi c’era una volta la famiglia Kedem-Siman di Nir Oz (e anche Nir Oz c’era una volta)

barbara