HO LETTO CHE HA FINALMENTE TIRATO LE CUOIA

quel pezzo di merda di Alberto Asor Rosa (perché io la memoria ce l’ho ancora buona, e le infamie non le dimentico e non le perdono). Ho raccattato su un po’ di vecchie cose.

L´antisemitismo di sinistra: Alberto Asor Rosa

Alberto Asor Rosa, indicato da Oliviero Diliberto come futuro Ministro dell´Università : “Gli ebrei, da razza deprivata, perseguitata e decisamente diversa è diventata una razza guerriera, persecutrice e perfettamente omologata alla parte più consapevole e spregiudicata del sistema occidentale. La colpa dell´occidente verso l´ebraismo è stata risarcita, assumendosi il carico di una colpa altrettanto grande verso l´islam. Da un popolo di religiosi e di pensatori è nato un popolo di zeloti“.
Questi stralci sono tratti dal libro di Alberto Asor Rosa intitolato La Guerra.
Se costui arriva al Governo c´è da preoccuparsi.
Anche perché potrebbero sentirsi legittimati e incoraggiati, quelli che nei cortei bruciano le bandiere d´Israele. (Qui)

Risposta ad Alberto Asor Rosa

Lettera inviata al Corriere della Sera e non pubblicata

La lettera di Alberto Asor Rosa al Corriere della Sera (16 maggio 2006) è basata sul seguente ragionamento: “la causa ebraica non coincide con quella dello Stato d’Israele”; quindi egli ha diritto di criticare il secondo senza essere accusato di ledere la prima; invece, i suoi critici non fanno che confondere le due cause e così lo fanno oggetto di una forma acuta di intolleranza. Così messa sembrerebbe ineccepibile. Se non fosse che colui che ha fatto confusione è proprio Asor Rosa quando, nel suo libro, ha dedotto dalla critica allo Stato d’Israele conclusioni pesantissime nientemeno che nei confronti della “razza ebraica” – espressione che non dovrebbe uscire dalla penna di un intellettuale contemporaneo, tenuto a sapere che il concetto di razza non ha basi scientifiche ed è soltanto un aggregato di pregiudizi dalle tragiche conseguenze -, una “razza” che da perseguitata sarebbe diventata persecutrice, e altre consimili deduzioni riguardanti gli ebrei nel loro complesso che è soltanto triste ricordare. Ad Asor Rosa è stato chiesto ripetutamente di rivedere questa infelice uscita. Al contrario, qui, con un gioco dialettico, per nasconderla egli ne scarica la colpa sui suoi critici. In tal modo, egli ha dato soltanto prova della fondatezza della tesi secondo cui la manifestazione attuale dell’antisemitismo è l’antisionismo. Sta a lui, se e quando vorrà finalmente farlo, correggersi e dimostrare di essere soltanto vittima di questa manifestazione, e combattere ora e qui l’antisemitismo nel modo che serve.
Tralascio per brevità di entrare su altri aspetti di merito, come il richiamo all'”ingiustizia della fondazione dello Stato d’Israele” cui – per sua grazia – non si deve porre rimedio con la sua distruzione. E’ davvero curioso che si debba parlare di ingiustizia soltanto nel caso della fondazione dello Stato d’Israele e non di innumerevoli altri casi analoghi di cui è intessuta la storia. Per esempio, la fondazione della Grecia è stata pagata al prezzo di ingiustizie, come quella della famiglia di chi scrive, deprivata di case e averi. Eppure viviamo qui tranquilli senza rivendicare diritti al ritorno, come non li rivendicano il milione e passa di ebrei deprivati di case e averi nei paesi arabi. Se dovessimo rifare le bucce alla storia trasformeremmo la terra in uno scannatoio.
Infine, se il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche non ha il diritto di esprimere perplessità di fronte a chi parla (e in termini così negativi) di razza ebraica, tanto vale sciogliere l’Unione e mandarne a casa organi e presidenza. In tal caso, sarà stato Asor Rosa ad aver esercitato una pressione indebita e intimidatoria volta a inibirne la libertà di espressione.
Giorgio Israel, qui.

Israele e lo strabismo di Asor Rosa

Victor Magiar – L’Unità 17 maggio 2006

NOTA: Victor Magiar è sinistrassimo e molto critico nei confronti di Israele. Tuttavia l’abisso delle affermazioni di Asor Rosa è tale che perfino lui sente la necessità di ribellarsi e prendere posizione.

In quasi tutti i paesi democratici del mondo, gran parte del voto ebraico si esprime a «sinistra» o, meglio, per quelle formazioni politiche che potremmo definire di progresso, sensibili ai temi dei diritti civili e della giustizia sociale: in Italia non è più così.
Certo è vero che, in tutto il mondo, abbiamo assistito negli anni ad un progressivo spostamento a destra del voto ebraico, ma sempre in misure ragionevoli: nella scorsa competizione presidenziale americana la percentuale degli ebrei statunitensi che ha votato per i Democratici è passata dall’85 all’81% .
Tornando in Italia, comprendere le ragioni di questo spostamento a destra è semplice: basta aprire certa stampa collocata a sinistra, ascoltare politici o intellettuali di sinistra, per assistere a una costante demonizzazione di Israele, compiuta con gli strumenti del revisionismo storico di stampo negazionista e/o terzomondista.
Un campione di questa tendenza è il professor Asor Rosa che proprio ieri, dalle pagine del Corriere della Sera, ha compiuto l’ennesimo transfer revisionista.
Fra i tanti cammei colpisce quello con cui, quasi con un candore, sostiene che se è una vergogna essere antisemiti non lo è essere anti-israeliani: «La solidarietà assoluta alla causa ebraica non cancella il laico diritto di critica alle scelte politiche e ideologico-culturali di Israele».
Buffo no? La metà degli israeliani critica laicamente il proprio governo, così come fa buona parte della diaspora ebraica, senza però divenire anti-israeliani. Del resto anche qui nel nostro Paese, metà degli elettori critica laicamente il governo di turno, senza però divenire anti-italiani.
Perché allora essere anti-israeliani?
Cosa vuol dire essere anti-israeliani?
Significa criticare un governo, una politica, o significa (unico caso al mondo) contestare l’esistenza di uno Stato? Negare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico così come sancito dall’Onu?
La risposta la dà sempre il Professore con un secondo cammeo quando, con il solito candore e citando se stesso, ci spiega che la nascita di Israele sarebbe un’ingiustizia.
Per fortuna, bontà sua, si perita anche di dirci che non si può «pretendere che all’ingiustizia della fondazione dello Stato d’Israele faccia seguito l’ingiustizia della sua eventuale distruzione e cancellazione».
Chiunque conosca la Storia sa che la nascita dello Stato per gli ebrei, Israele, è stato un atto di giustizia.
Una giustizia tardiva e mal compiuta.
Tardiva e mal compiuta per responsabilità delle potenze coloniali e delle forze arabe nazionaliste che, oltre ad eliminare i leader arabi dialoganti, hanno oppresso il popolo arabo della Palestina Mandataria.
La tragedia della mancata nascita di uno stato per gli arabi nella Palestina Mandataria è totale responsabilità dei regimi arabi.
La tragedia dei profughi è totale responsabilità dei regimi arabi che hanno dichiarato innumerevoli guerre al neonato Stato ebraico e alle minoranze ebraiche interne ai loro Paesi, causando lutti ed esodi: oltre ai 650 mila profughi palestinesi va aggiunto quel milione di ebrei cacciati dalle terre arabe (la cui tragedia sembra invisibile a tanti nobili cuori).
Se il Professore si limitasse a filosofeggiare e sostenere che essere anti-israeliani sia un diritto, ovviamente laico e di sinistra, la nostra rimarrebbe una disquisizione intellettuale, sebbene stravagante e preoccupante.
Ma la sorpresa di oggi è stata un po’ più amara, quasi scioccante:
abbiamo infatti appreso che le dichiarazioni di Claudio Morpurgo, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sarebbero «un’indebita pressione sugli affari interni e sulla politica dello Stato italiano, e un pericoloso precedente»… come se Morpurgo fosse un capo di stato straniero.
No, Claudio è un cittadino italiano, contribuente ed elettore…
Riassumendo l’Asor-pensiero:
1) come Stato, Israele è l’unico ad esistere ingiustamente;
2) nel mondo tutti possono, laicamente e liberamente, criticare lo Stato di Israele e i rappresentanti delle autoctone e millenarie comunità ebraiche;
3) per contro gli ebrei non possono criticare, obiettare, osservare… sarebbe ovviamente «un’indebita pressione sugli affari interni e sulla politica dello Stato italiano, e un pericoloso precedente».
Complimenti.
Victor Magiar, qui.

Naturalmente nella sinistra estrema è tutto un insorgere a difesa del povero Asor Rosa incompreso e diffamato; lo fa per esempio l’infame Rossana Rossanda, qui se avete voglia di dare un’occhiata: io sono riuscita a procedere per poco, perché la malafede e la perfidia sono a un livello tale da dare il vomito. E poi ovviamente non può mancare il saltimbanco sedicente ebreo, con una faccia di bronzo di uno spessore tale da non temere il rischio della vergogna.

Moni Ovadia, saltinbanco di successo

Per Moni Ovadia, cantore yiddish, il passato buono è Asor Rosa, il futuro possibile Gino Strada. Un saltimbanco di successo che sull’unità censura i mala tempora e a Milano riempie i teatri (anche con Cofferati). Come Benigni, stia attento al suo Pinocchio
MGM – Il Foglio
Roma. Il grande saltimbanco si dice certo che la sinistra in cui lui si riconosce si dissocia dalla kefiah, però resta convinto che l’attuale politica porterà Israele in un cul de sac, per lui il premier, appena rieletto secondo le regole del voto democratico, è un uomo ottuso, imbevuto di odio.
Per lui gli ebrei di Roma, che gli scrivono qualche lettera di critica, hanno una radice “popolare e bottegaia”, sic, poco esercitata al pensiero critico, i rigurgiti di fondamentalismo essendo purtroppo sempre più evidenti, come dimostra anche la brutta storia capitata ad Asor Rosa. Citiamo da recentissima intervista sull’Espresso, nella quale par di cogliere alle intemperanti certezze del grande saltimbanco un qualche imbarazzo nella più accorta intervistatrice, perfino un cedimento quando lui per forza le propina il sogno di fine terapia psicanalitica.
Che sarà mai successo ad Asor Rosa, forse qualcosa di criticabile c’è nell’ultimo libro del pensatore insigne? Il grande saltimbanco il libro non lo ha letto, ahi ahi, però ha capito dalla lettura dei giornali che hanno fatto una cosa indegna, gli hanno dato dell’antisemita a un uomo come lui, anziché aiutarlo a capire, rispettando la sua specchiata storia di democratico.
“Nei lager nazisti, a fianco degli ebrei, sono morti proprio gli Asor Rosa dell’epoca. E quando ricapiterà saranno gli Asor Rosa i primi ad aiutare gli ebrei”. Infatti, per il grande saltimbanco le latenze antisemite sono molto più forti di quanto non si creda.
Ha ragione, si pubblicano impunemente scritti di questo tenore, “Gli ebrei, da razza deprivata, perseguitata e decisamente diversa sono diventati una razza guerriera, persecutrice e perfettamente omologata alla parte più consapevole e spregiudicata del sistema occidentale… gli ebrei hanno rinunciato ai valori della propria tradizione e alla memoria delle proprie sofferenze… hanno perso il carattere di vittime che li ha contraddistinti nella storia”[bello quando gli ebrei erano vittime, eh? Belli i tempi delle pecore al macello, eh? Ah, che nostalgia!]. Firmato Alberto Asor Rosa, è il famoso libro criticato, lui è il famoso democratico di storia specchiata che correrebbe in soccorso, immediato, ieri come oggi.
Il grande saltimbanco pubblica con Mondadori e con Einaudi, case editrici che fanno capo alla famiglia Berlusconi.
Dev’essere con questo peso sulla coscienza, non è proprio lui a dire che l’essere nato ebreo in Bulgaria, dove gli ebrei vennero salvati da deportazione e genocidio, gli ha procurato un senso di colpa incurabile, e dunque continuiamo così, facciamoci del male; con questo peso sulla coscienza va a congressi, convention, riunioni provinciali e nazionali, ovunque insomma la sinistra si riunisca, e dice “sono qui perché voglio essere un uomo libero e non un dipendente di un’impresa”, “contro questa destra non ci si può chiamare fuori”, e ancora “se dall’altra parte c’è un padrone che dice silenzio, qui decido io, allora la vostra litigiosità e le vostre differenze sono un valore aggiunto”.
Nel rispetto delle differenze il grande saltimbanco prima stava sempre con D’Alema, ora con Cofferati ci fa pure serate teatrali a Milano.
Il grande saltimbanco scrive sull’Unità tutte le settimane, una bella rubrica di pace, lui è uomo di pace, crede fermamente che l’uomo sia un progetto etico, per questo la rubrica si chiama “Mala Tempora”.
In quella dell’8 febbraio scorso, con il consueto stile scoppiettante scriveva: “La questione ebraica particolarmente in Italia si sta rimpicciolendo sempre di più, si sta appiattendo sul conflitto israelo-palestinese, non misurandosi responsabilmente con la complessa tragicità di quello scontro doloroso e apparentemente senza via d’uscita… Di questo approfitta surrettiziamente la destra post fascista, ergendosi a nuovo difensore degli ebrei per il tramite di un rapporto acritico e strumentale con l’attuale dirigenza israeliana… La destra, una volta sdoganata dalla sua posizione filoisraeliana, avrà facile gioco a mettere in sinergia il revisionismo con il suo nuovo maquillage filosemita, per confinare l’antifascismo nel quadro angusto di una ideologia vetero comunista, mentre qualsiasi democratico di buon senso sa quanto proprio in questo momento nel nostro paese ci sia vitale urgenza di una profonda consapevolezza dei valori espressi dall’antifascismo” [lo stile dei volantini delle brigate rosse, preciso sputato. Questo lo ha senz’altro scritto lui: gli articoli che gli scrive sua moglie sono decisamente migliori]. Proprio in questo momento.
Il grande saltimbanco sente così forte l’urgenza civile che a ogni suo spettacolo in teatro ci sono i banchetti, gli striscioni, i volontari di Emergency. Al gallerista Guido Guastalla, che gliene aveva finanziato uno, a Livorno, capitò di entrare al teatro “La Gran Guardia” e trovarsi circondato da gadget e volantini. Nessuno lo aveva informato, ci restò male [questa me la ricordo, me l’ha raccontata la figlia di Guido Guastalla, ancora sbalordita da quanto accaduto], ma il grande saltimbanco con il chirurgo di guerra e fondatore di Emergency, Gino Strada, ha un’intesa antica e un sodalizio profondo, che niente può spezzare, figuriamoci il vile denaro di un finanziamento, ci sono altre fonti disponibili. Per il libro di Strada dal titolo “Pappagalli verdi”, il grande saltimbanco fece una prefazione. “Gino Strada arriva quando tutti scappano, quando la guerra esplode nella sua lucida follia… In questo libro mette a nudo le immagini più vivide, talvolta i ricordi più strazianti, le amarezze continue della sua esperienza, profondamente etica, in una fase storica che alcuni definiscono senza più valori… In questi luoghi umani violati e negati, i Gino Strada costruiscono l’umanità possibile del futuro, l’unica possibile”.
E’ vero, basta leggere queste frasi, “Il terrorismo islamico non fa mistero sulle ragioni dei suoi attentati: questione israelo-palestinese, embargo contro l’Iraq, occupazione militare dei luoghi sacri dell’Islam… E’ un fatto che Israele abbia violato sistematicamente le risoluzioni delle Nazioni Unite e abbia trasformato Gaza in un campo di concentramento… Quelli che mettono le bombe nelle discoteche di Tel Aviv sono terroristi, ma lo sono come i soldati di Sharon che lanciano missili su Gaza. C’è anche un terrorismo di Stato. Ed è quello di Israele e degli Stati Uniti”. Parole di Gino Strada, alla Repubblica, sabato 8 febbraio.
Il grande saltimbanco è Moni Ovadia, 57 anni, milanese di adozione e a Milano non più giovane diventato popolare e ricco, cantore e teatrante, regista e attore della cultura ebraica orientale, praticamente un’icona.
Forse tanta fatica dà alla testa, forse la sua vera dimensione resta quella originale, l’umorismo, le grandi barzellette sugli ebrei. Come il Benigni di Beautiful, stia attento a Pinocchio.
20/02/2003, qui.

D’altra parte, come stupirsi, da parte dell’individuo che alla domanda Arafat, secondo lei, è un terrorista?
 risponde Arafat non è un terrorista e chi dice questo è un pazzo. Arafat è il democratico e legittimo rappresentante del suo popolo e che a me ha detto, anzi gridato, testualmente (oltre a vagonate di altre mostruosità) del Monte del Tempio non me ne frega un cazzo! Asor Rosa, Rossanda, Moni Ovadia, Gino Strada culo e camicia coi terroristi ai quali dava sempre la precedenza per cure e interventi chirurgici: come si suol dire, Dio li fa e poi li accoppia. Ma non sarebbe meglio se invece di accoppiarli li accoppasse?
Chiudo con un bel canto ebraico preso dal Salmo 133:
Ecco, com’è bello e soave che i fratelli siedano insieme! Ve lo presento in due diverse versioni: quella di uno degli uomini più belli del mondo

e quella dei soldati israeliani in uno dei film sulla missione Entebbe: tanti fratelli seduti insieme per andare a salvare altri fratelli.

barbara

UFFA

Di cani ne ho visti tanti nella mia ormai lunga vita, ma una come quella che mi ha messo la flebo per il contrasto, ancora mi mancava. Partiamo dal fatto che l’avverto che con me le vene piccole è meglio lasciarle stare, ma lei evidentemente è del genere “so il mio mestiere e non devo farmelo insegnare da te”, e ne imbocca, decisa, una piccolissima. Dove l’ago si infila ma non penetra. Ora, se tu infili una vena e la trovi non pervia, cosa fai? Le ritiene che la cosa migliore da fare sia insistere, e quindi spinge, inclina l’ago, rispinge di nuovo… Alla fine si arrende, e prende quella grossa del polso. Anche con vene come le mie, che una foglia di cristallo spessa un miliardesimo di micron, al confronto, è un carro armato, con quella lì nessuno è mai riuscito a combinare casini: è un’autostrada, ci entri e ci fai quello che ti pare. È il bersaglio fisso, usata un miliardo di volte, per prelievi, per flebo, per spararmi un’intera siringa di cortisone dopo la puntura di un’ape (sì, sono allergica anche a quelle), sempre senza problemi, senza complicazioni. Lei invece ci riesce: infila l’ago ma, non so come e non so perché, lo infila male, e quindi lo sposta, lo spinge, cambia direzione, lo ruota cambiando angolatura… Risultato: un impressionante ematoma, che dopo quattro giorni continua ad estendersi (ora è arrivato a circondare più di mezzo polso, scende sulla mano e risale sul braccio) e una dolorosissima flebite. Che sicuramente non durerà due mesi come la precedente, perché è più leggera, (ma quella era il risultato di oltre due ore di flebo a velocità normale, perché mi era stata messa dopo l’anestesia: da sveglia a una media di una goccia ogni due secondi il dolore è già intenso, e a una velocità maggiore è assolutamente insopportabile. Questa l’ho tenuta per meno di mezz’ora e lentissima, solo per mantenere la vena pervia e poter intervenire immediatamente nel caso che, nonostante la terapia preventiva, si fosse manifestata una reazione allergica, ossia una cosa che in condizioni normali NON mi provoca una flebite), ma ci vorrà comunque il suo tempo. Intanto sono qui, con tonnellate di Reparil gel, ghiaccio e dose massima di Daflon. E, almeno per ora, non mi arrischio ad andare in spiaggia per non rischiare che il sole mi peggiori la situazione.
Per l’infermiera suggerirei una pannocchia gigante arroventata nel culo.
Vabbè, consoliamoci con David Kaminski e con l’uomo più bello di tutti i tempi e di tutti i mondi.

barbara