CHE IO POI MI CHIEDO

Provate a immaginare che una fabbrica si metta a produrre magliette da uomo con la scritta “Io parlo maschilista”. Immaginate uomini che sempre più numerosi se ne vadano in giro proclamando, con le loro magliette, che loro parlano maschilista. Immaginate un uomo politico di spicco che, con addosso la maglietta fallofona, si faccia fotografare con strafottente aria di sfida accanto al simbolo del suo partito. Ecco… No: non ho bisogno di formulare la domanda, vero? E meno che mai la risposta.

Aggiungo, restando sostanzialmente in tema, quella cosa del cambiamento semantico di certi sostantivi passando dal maschile al femminile, che abbiamo sentito tutti mille volte: un passeggiatore è uno che pratica attività fisica, una passeggiatrice è una puttana; un uomo facile è uno alla mano, che non crea problemi, una donna facile è una puttana; un peripatetico è un filosofo, una peripatetica è una puttana. Eccetera. L’abbiamo sempre sentito e raccontato come una cosa buffa, quasi una barzelletta. Recentemente l’ho ritrovato in un video come denuncia del vergognoso maschilismo della lingua (in quel caso francese, che per questi termini combacia esattamente con l’italiano). Ok, diciamo che questo sviluppo linguistico denota maschilismo – magari, per dirla con il linguaggio femminista dei tempi di mia gioventù, becero veteromaschilismo fallocratico. Ma che dire allora di coglione? Di testa di cazzo? Di fancazzista? Di rompicoglioni? Di cacacazzi? Si è mai accorto qualcuno che tutti questi insulti, tra l’altro estremamente volgari, sono tutti declinati al maschile? Io credo che sia ora di dare vita a una insurrezione popolare in piena regola, perché io sono veramente stufa (= mi sono rotta i coglioni) di tutte queste stronzate linguistiche. Sono stufa di avere il mio linguaggio limitato e deformato da un branco di dementi (“passere fuori di senno”, le ha una volta genialmente definite il nostro Marco) che storpia in modo osceno la più bella lingua del mondo e pretende di imporre le proprie deliranti storpiature a tutti. Ci avete fatto caso? In tutti i giornali ormai non si legge altro che ministra avvocata sindaca. La prima donna sindaco in Italia è stata eletta nel 1946: durante i settant’anni successivi abbiamo avuto migliaia di donne sindaco, senza che nessuno sentisse la mancanza dell’orrendo sindaca. Le lingue si evolvono? Certo: si evolvono per necessità, per comodità, per naturale decadenza di un termine e naturale sviluppo di un altro, non per dittatoriale imposizione di una banda di deficienti. È arrivato il momento di dire basta.

barbara