SE QUESTO È UN GIUDICE

La vicenda, allucinante, credo sia ormai nota a tutti.

Islam e violenza: l’incredibile decisione del pm di Perugia

IL CASO Se un marito violento picchia la moglie, se la sequestra in casa, le impedisce di uscire anche per lavorare, la sottomette psicologicamente e arriva pure a privarla dei documenti d’identità, rischia una denuncia o il carcere. Se però quel marito è di fede musulmana, allora i reati passano in secondo piano: perché queste condotte rientrano “nel quadro culturale dei soggetti interessati”. A sostenere il principio non è un tribunale islamico, ma un magistrato italiano. Un pubblico ministero di Perugia: lo stesso che ha firmato la richiesta di archiviazione del fascicolo a carico di Abdelilah El Ghoufairi, 39 anni, marocchino e marito della connazionale Salsabila Mouhib, di 33 anni. Dopo anni di vessazioni subìte tra le mura domestiche la donna aveva trovato forza e coraggio di denunciare tutto alla polizia. Ma lunedì scorso il sostituto procuratore Franco Bettini ha firmato una richiesta di archiviazione al gip affermando che «il rapporto di coppia è stato influenzato da forti influenze religiose-culturali alla quale la donna non sembra avere la forza o la volontà di ribellarsi». [Quindi la denuncia nei confronti del marito con annessa fuga da casa non è da considerare una ribellione attestante il fatto che la moglie non era tanto d’accordo col comportamento del marito? Cioè, concretamente, che cosa avrebbe dovuto fare perché Sua Altezza Reale il Signor Giudice Franco Bettini vi configurasse una ribellione? Prenderlo a martellate in testa durante il sonno? Mettergli il veleno per i topi nella minestra? E in questo caso le avrebbe imputato ottomila aggravanti perché ribellarsi al marito è contrario alla loro cultura?]

LA MOTIVAZIONE Una decisione, quella del magistrato inquirente, che ora è destinata a far discutere. Soprattutto alla luce di un passaggio della richiesta di archiviazione stessa, nella quale si legge testualmente: «Le evidenze emerse a seguito delle attività d’indagine non consentono di ritenere configurabile o sostenibile in termini probatori il reato rubricato (maltrattamenti in famiglia, ndr). Dalle dichiarazioni rese, la donna non sarebbe mai stata minacciata di morte, [quindi se io minacciassi il giudice soltanto di fargli saltare tutti i denti non sarei imputabile, giusto?] né avrebbe subìto aggressioni fisiche tali da costringerla alle cure sanitarie». [Interessante criterio per valutare la gravità delle aggressioni fisiche] Poi, la considerazione finale: «La condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati». [A me sembrerebbe che uno dei “soggetti interessati” non sia molto d’accordo con le elucubrazioni del Signor Giudice]

LE INDAGINI E dire che prima di arrivare a questa determinazione la vittima degli abusi psicologici e fisici aveva trovato il coraggio di ribellarsi a quel marito-padrone presentandosi al commissariato per denunciare presunte condotte illecite. Accuse ribadite anche a Napoli, dove Salsabila è fuggita trovando rifugio ed ospitalità presso una casa-famiglia, sempre alla Polizia di Stato. Dal suo racconto emerge l’inferno vissuto per oltre cinque anni da lei e dai due figli nella convivenza con il marito, quando vivevano a Tuoro sul Trasimeno, in Umbria. «Da quando siamo arrivati in Italia – ha dichiarato in una nuova denuncia presentata a Napoli, dove è assistita dall’avvocato Gennaro De Falco – oltre ad impormi il velo integrale, quando usciva mio marito mi chiudeva in casa portando con sé le chiavi. Potevo uscire solo se mi sentivo male, per andare in ospedale. Solo in un’occasione mi ha aggredito fisicamente, colpendomi al volto con uno schiaffo. Fu poche ore dopo aver partorito mia figlia, appena rientrata dall’ospedale: pretese alle 4,30 del mattino che gli preparassi la colazione; non lo feci e lui mi diede uno schiaffone, in seguito al quale io svenni».

LE VESSAZIONI Una vita impossibile. E nelle condotte denunciate dalla vittima ci sarebbero dunque anche altri reati: lesioni, violenza privata, sequestro di persona. «Lui non mi ha mai minacciata di morte», ha ammesso la marocchina rispondendo alle domande degli investigatori, aggiungendo però che le pressioni psicologiche erano come morire lentamente ogni giorno. E c’è anche un altro particolare inquietante: il marito ha sequestrato sia i documenti della donna che dei suoi figli. Marito e padre padrone: per capire chi è Abdelilah El Ghoufairi bisogna anche spiegare che l’uomo con un tranello indusse la 33enne a seguirlo in Marocco, dove ottenne il divorzio nel 2020, accollandosi il mantenimento della famiglia senza però mai aver corrisposto gli alimenti dovuti per legge. Ora l’avvocato De Falco ha presentato ricorso contro la richiesta di archiviazione. «Ovviamente – dichiara al Mattino – sono molto fiducioso che il gip ribalti la decisione del pm. Le donne straniere devono avere gli stessi diritti e le stesse tutele di cui godono quelle italiane, al di là delle convinzioni religiose dei loro mariti. Questa storia impone il riconoscimento di diritti e libertà sanciti dalla Costituzione italiana. E gli stranieri che vengono a vivere qui devono imparare a rispettare le leggi ed i princìpi».
Giuseppe Crimaldi, qui.

Il tema è stato ripreso anche da Nicola Porro, e nella discussione fra  i lettori è intercorso questo interessante scambio.

Paolo Zanardo
Le donne islamiche sono tra le più belle al mondo. La loro cultura esalta la femminilità, anche con un burka. La loro vita é dedicata alla famiglia e al piacere del marito sotto tutti i punti di vista. In cambio, il marito si impegna a non farle mai mancare nulla.

barbara
Vero: non le fa mancare le botte, non le fa mancare la clausura, non le fa mancare le umiliazioni, non le fa mancare gli stupri, non le fa mancare la cancellazione della propria identità, non le fa mancare l’imposizione della volontà maritale, non le fa mancare l’aggiunta di una seconda, terza, quarta moglie, ovviamente più giovani di lei che la relegano al ruolo di straccio per pavimenti… Niente le fa mancare.

Paolo Zanardo
Signora Barbara, le consiglio di evitare i luoghi comuni. Non facciamo confusione tra tradizione e religione. La clausura esiste solo nella nostra società religiosa. La donna islamica è libera di andare dove vuole purché accompagnata dal marito, un parente, oppure una persona di fiducia. Le umiliazioni esistono solo nella nostra società. Nell islam, la donna è considerata sacra perché portatrice di vita e in quanto tale rispettata è protetta. Tuttavia essa deve essere conforme alla vergine Maria, per questo deve prediligere vesti e veli in cui identificarsi. L’imposizione maritale non esiste. Esistono diritti e doveri da ambo le parti. Nel Corano si parla anche del divorzio nel caso vengano meno. La poligamia è praticata, ma la prima moglie decide chi, quando e se necessario. Ella ad ogni modo, essendo la prima moglie, avrà diritto sempre di ultima parola sulle altre che dovranno sempre rispettare ed accudirla in ogni sua necessità. L’infibulazione è vietata nel Corano. Tuttavia per alcuni, soprattutto nelle culture tribali africane viene praticata e nei racconti del profeta vengono descritti. Il problema è che alcuni, interpretano come legge anche i racconti del profeta. Tale pratica è di origine egizia.
La religione cattolica e le politiche occidentali non sono esenti cmq da violenze sulle donne, in nome del Altissimo ne abbiamo bruciate un bel po’. Come in ogni cultura e religione (tutte) il problema resta puramente interpretativo di alcuni nella applicazione delle leggi e delle sacre scritture. Le consiglio di evitare i giornali e TV, dove viene alterata la realtà e verità e di informarsi bene prima di emettere sentenze.

Cullà
Ha ragione. Sicuramente le lapidazioni di adultere, gli stupri coniugali sanciti per legge e le punizioni corporali sono fantasie.
Vorrei sentirla spiegare in che modo non poter uscire di casa senza un carceriere al seguito e senza il permesso di un’altra persona non sia clausura ma libertà di movimento. Prego, mi piace il rumore delle unghie sui vetri.

barbara
Io nel mondo islamico ho vissuto e lavorato per un anno. Lei? Non c’è bisogno che risponda: ha già più che a sufficienza risposto il suo commento. Oltre a dimostrare senza la minima ombra di dubbio che il corano non l’ha neanche mai aperto.

Paolo Zanardo
13 anni.

barbara
E in 13 anni è riuscito a non vedere niente?! Più o meno come quell’inviato della Croce Rossa che è riuscito a visitare Auschwitz senza vedere le camere a gas, senza vedere i forni crematori, senza vedere gli scheletri ambulanti, senza sentire la puzza di tonnellate di carne umana bruciata… Identico. Invece di sparare cifre a vanvera, avrebbe fatto molto migliore figura ad ammettere che non ha neanche mai visto un musulmano da vicino.

Paolo Zanardo
Un po’ di confusione signora. Faccia un po’ d’ordine.

Chiara M
“Un po’ di confusione signora”
Sessismo?
Quando non si sa più cosa dire?

barbara
Vede, caro, se lei non fosse così ricco di ignoranza saprebbe, per esempio, che nell’islam la donna non può chiedere il divorzio, e che quello dell’uomo non è esattamente quello che noi chiamiamo divorzio, bensì un puro e semplice ripudio: pronuncia per tre volte la formula “io ti ripudio, io ti ripudio, io ti ripudio” e la moglie, ormai ex, deve immediatamente lasciare la casa con nient’altro che quello che ha addosso. Saprebbe che la vergine Maria vestiva esattamente come vestivano tutte le donne duemila anni fa e che da allora sono passati, per l’appunto, duemila anni. Saprebbe che il Corano, lungi dal condannare le mutilazioni genitali, si limita a invitare a non andarci troppo pesante – e poche cose al mondo sono soggettive e interpretabili quanto il concetto di “troppo”. Saprebbe – evitando così di sbeffeggiare quelli che “confondono Corano e Sharia” – che la Sharia è rigorosamente basata su Corano e Hadith, e non a caso nell’islam è considerata giusta per il matrimonio delle “donne” l’età di nove anni, quella in cui il noto pedofilo ha stuprato la moglie Aisha, sposata quando lei aveva sei anni e lui cinquanta. E magari si chiederebbe a quale tribunale si dovrebbe rivolgere una moglie per denunciare il marito che viene meno ai propri doveri, dal momento che in tribunale la sua testimonianza vale la metà di quella di un uomo – tanto perché sia chiaro quanto è sacra la donna nell’islam. E saprebbe che nella guerra alla stregoneria sono stati bruciati streghe e stregoni, e che si è smesso un bel po’ di secoli fa: quanto tempo è passato dall’ultima lapidazione nel mondo islamico? E saprebbe che nell’islam non esiste alcun problema interpretativo, dato che il Corano è considerato “increato”, ossia l’equivalente di Allah, e pretendere di interpretare Allah è pura eresia, ossia crimine da punire con la pena capitale.
Molto carina, infine, l’idea che le caratteristiche fisiche delle persone dipendano dalla religione (“le donne islamiche sono tra le più belle al mondo”): e mi dica, se una cozza si converte all’islam diventa automaticamente una seconda Rita Hayworth?

PS: sarebbe interessante, dato che oltre che esperto di islam si dichiara anche buddista, vedere un confronto fra lei e un buddista vero in tema di buddismo.

Quest’ultimo commento però nel sito non lo potete leggere perché è finito, chissà perché, in moderazione, e da ore se ne sta lì, invisibile al pubblico. Fra i commentatori poi è comparso anche un italiano convertito all’islam, e una volta di più si constata che quando uno si converte la prima cosa che impara è, a quanto pare, il frignamento  sull’islamofobia.  E mentre il governo sembra stia meditando di rinchiuderci un’altra volta perché se uno va a fare il sub a trecento metri dalla riva rischia di scatenare un nuovo focolaio e mandare in tilt l’intero sistema sanitario italiano, questi qua continua a lasciarli sbarcare a centinaia e a migliaia.

barbara