E CONTINUO, DUNQUE

Nel post precedente avevo nominato l’amministratore. Quella che segue è una lettera che ho inviato al padrone di casa, a proposito del personaggio in questione.

Buon giorno.
Mi permetto di disturbarla per lettera perché la questione di cui desidero parlarle è piuttosto complessa, e parlandone a voce potrei rischiare di lasciar fuori qualche pezzo importante.
E comincio con una domanda: a Lei risulta che G. sia una persona onesta? E ora passo ai fatti.

All’inizio del 2016 mi è arrivato, oltre al conteggio delle spese del 2015 che ho naturalmente provveduto a saldare, il preventivo delle spese per l’anno in corso, calcolato in € 760, da pagare in quattro rate di € 190 ciascuna, che ho regolarmente pagato. All’inizio di quest’anno è arrivata la tabella consuntiva, in cui risultava un totale di spesa effettiva di € 761,79, e pagamenti effettuati per un totale di € 298,82 con un debito residuo di € 462,97. È evidente che non siamo di fronte a un errore di calcolo (una o più rate sfuggite all’attenzione avrebbero comportato una differenza, rispetto a quanto effettivamente pagato, di € 190, o di un multiplo di tale cifra), bensì di cifre inventate di sana pianta, senza alcuna relazione con alcunché di reale.
Chiamo G. (mi ci è voluta una intera settimana prima che riuscissi a beccarlo), e mi imbastisce su una storiella a base di computer non funzionante per cui al momento non può verificare, ma appena glielo riparano, tempo un giorno o due, mi richiama e vediamo tutto per bene. Dopo cinque settimane richiamo, e lì mi imbastisce un’altra storiella: gli è capitata una grana dal ministero delle finanze, deve compilare schede di persone di cui non ha i recapiti, deve cercare indirizzi che non ha sottomano, non ha neanche il tempo di respirare… Lo interrompo: da quanto le è capitata questa grana? Due giorni? Tre giorni? Si era impegnato a richiamarmi subito cinque settimane fa. Mi interrompe: ah no, guardi, io non sono quel tipo di amministratore che lei pensa, che anche altri inquilini pensano [anche altri inquilini? Quindi è un’abitudine, la sua, di tentare di rapinare gli inquilini a suon di mezze migliaia di euro al colpo!], io non sono né un dittatore né un profittatore, mi dia due giorni per finire questa cosa e il giorno 9 [marzo] la richiamo. Il 14, bontà sua, finalmente mi chiama, e mi racconta una favola che i fratelli Grimm al confronto sono dei dilettanti. Ho chiamato P., dice, abbiamo chiarito tutto. È per via dei mesi in cui l’appartamento è rimasto sfitto (sic!). Le avevo messo in conto le spese di quei mesi ma poi si è chiarito che le aveva già pagate P. quindi lei non ha debiti bensì un accredito di € 83,01.
In quel momento avevo (ho tuttora, per la verità) troppi problemi per avere voglia di mettermi a discutere, e quindi ho preso atto del nuovo conteggio e ho chiuso la conversazione; restano tuttavia insolute le seguenti questioni:

  1. La tabella è relativa ai conteggi del 2016: che cosa c’entra il periodo in cui l’appartamento è rimasto sfitto, nel 2015?
  2. Da quando in qua se un appartamento rimane sfitto, le spese vengono addebitate all’inquilino che entra successivamente?
  3. Se quelle spese le aveva già pagate Lei, lui dopo due anni ancora non se n’era ancora accorto?
  4. Ma soprattutto: la cifra contestata è quella dei pagamenti da me effettuati, ammontanti a €190×4=760, come documentato dalle ricevute bancarie, e non a €298,82 come scritto nella tabella: perché invece di darmi spiegazioni su quella cifra assurda uscita da non si sa quale fantasia, mi viene a raccontare favolette di spese e altre stupidaggini?

Purtroppo, come detto, avendo problemi fin sopra la testa, ho lasciato perdere ogni discussione e contestazione, e mi sono accontentata della rettifica a voce; resta però che, oltre al fatto che non ho alcuna documentazione di quali sarebbero le mie spese effettive, nessunissima trasparenza ma solo cifre buttate lì, pescate da chissà dove, del nuovo conteggio ho solo la sua parola, a fronte di una tabella timbrata e firmata, ossia un documento ufficiale, con le cifre menzognere. La parola di un individuo che ha giocato sporco che più sporco non si può, e di cui non mi fido minimamente, per cui non so quali altre sorprese potrebbero arrivarmi da lui. E a questo punto mi chiedo anche quanto siano affidabili i suoi conteggi sulle spese che ci vengono poi addebitate.

Fin qui la lettera al padrone di casa, il quale, tanto per cominciare, smentisce di avere parlato con l’amministratore (non che avessi qualche dubbio), e mi dice che andrà da lui a chiedergli spiegazioni. Dopodiché mi viene a trovare e, tutto sorridente, dice: mi ha spiegato tutto, tutto chiarito, mi sono anche fatto scrivere per non rischiare di dimenticarmi o confondermi, adesso lo spiego a lei come lui lo ha spiegato a me, e vedrà che resterà sorpresa. E comincia a ritirarmi fuori la storia dei 92 euro di condominio di quando l’appartamento era sfitto che quello aveva addebitato a me e invece lo aveva già pagato lui (92 euro di cui non c’è traccia nella tabella, e non si vede come, anche se fosse reale e non inventata, potrebbe esserci dal momento che riguarda l’anno prima). Già parecchio su di giri, gli faccio notare che questo riguarderebbe, caso mai, le spese, mentre la cosa contestata sono i pagamenti. Ma sì, dice sempre sorridendo radioso, mi ha spiegato che nell’amministrazione pubblica (amministrazione pubblica?! Questo è un condominio!) lei per esempio paga mille ma ottocento vengono accreditati subito e duecento l’anno prossimo. E poi – con un sorriso ancora più radioso – ha mai sentito parlare di ritenuta d’acconto? Eh? È stato lì che ho completamente perso il controllo e, in un vero e proprio attacco isterico, ho attaccato a urlare come duecento Erinni scatenate tutte insieme,
erinni
dando oltretutto libera uscita a tutto il mio più intenso turpiloquio. L’unica cosa che sono riuscita a tenere sotto controllo è stata la tentazione di dire “ha approfittato del fatto che sei un vecchio rincoglionito e ti ha preso per il culo dritto e rovescio”. Ma è stata proprio l’unica.

barbara