POSSO MANDARVI TUTTI QUANTI A CAGARE?

Allora, c’è una tizia – giornalista, dicono – che alla fine di una partita si piazza lì per intervistare i tifosi della squadra sconfitta. Leggo che l’uscita da lei scelta non è quella delle famiglie, bensì quella degli ultrà – ok, avrà le sue ragioni – e, curiosamente non si mette con la faccia rivolta all’uscita per vedere la gente che sta uscendo e fermarne qualcuno per intervistarlo, bensì volta loro le spalle: quale sarebbe il criterio? Quale il senso? Quale la logica? Quale giornalista si pone così? A sentirla poi parlare i dubbi sulla sua professionalità diventano pressoché certezze. Insomma, mentre è lì che volta le spalle ai tifosi incazzati neri per la sconfitta arriva uno che le molla una pacca sul culo. Gesto sgradevole, maleducato, fastidioso, punto. E lì si scatena il finimondo, dalla pacca si passa, nei resoconti e nei commenti, a una palpata, anzi un palpeggiamento, cose entrambe abissalmente diverse, alla molestia sessuale, all’aggressione sessuale, alla violenza sessuale, in una sorta di crescendo rossiniano, compresa la botta talmente forte che si è sentito il botto (no, noi non l’abbiamo sentito) e le ha addirittura fatto male. E poi arriva la fiera delle dichiarazioni: è stata una cosa inaccettabile perché “sono stata molestata mentre stavo facendo il mio lavoro di cronista”: cioè, se una viene molestata mentre non sta facendo il suo lavoro è accettabile? “Sono rimasta sconvolta”: ragazza, se ti lascia sconvolta una pacca sul sedere vuol dire che nella vita hai avuto una fortuna stratosferica, perché finora evidentemente non hai mai subito molestie vere (quell’uomo sull’autobus, quando andavo alle elementari, l’incubo di tutte noi, alla prima bambina in piedi che beccava si appiccicava dietro, la mano destra ad artigliare la natica, l’uccello flaccido schifosamente schiacciato contro la schiena, l’incapacità di reagire, l’impossibilità di sfuggire nell’autobus affollatissimo dell’ora di punta senza un centimetro libero, mattina dopo mattina dopo mattina) (E tutti gli altri) (E tutto il  resto), non hai mai conosciuto violenze vere, e il tuo dichiararti sconvolta è uno sputo in faccia a tutte le donne (vogliamo fare il 90%?) che hanno subito questo e altro. “Mi sono ritrovata senza parole”: falso: ha reagito istantaneamente, e proprio con le parole. “Il fatto che non posso andare a lavorare tranquillamente solo perché sono una giovane donna” e no, eh! Basta con questo piagnisteo, davvero non se ne può più. Poi in televisione si lamenta dell’indifferenza di tutti gli altri, c’erano anche donne e niente, indifferenti anche loro: ma veramente questa si immagina che tutti quelli che erano lì, incazzati neri per la sconfitta, fossero tutti lì con gli occhi puntati su di lei nel mezzo secondo in cui è durata la faccenda? Poi si lamenta delle cose “poco carine” che le ha detto quello che ha “intervistato”, cioè fermi uno e gli chiedi: “Allora che sconfitta è stata?” e la risposta è interamente coperta dal bip – comprensibilmente, direi. Ma questa davvero ci vengono raccontare che sarebbe una giornalista? Poi vedi come si presenta in studio e ti si conferma che evidentemente ha bisogno di rinforzare le doti giornalistiche con qualche supporto.

Qui rischia addirittura di cadere dalla sedia per riuscire a mostrare un centimetro di coscia in più

Vabbè. Comunque è lì, seccata – e ci mancherebbe – ma ben salda, e due giorni dopo la vedi nel servizio televisivo a lei dedicato con l’aria mesta, col filo di voce, affranta, esangue, sconvolta, traumatizzata, a raccontare di questa terribile violenza che ha subito e che le ha addirittura fatto perdere il sonno (ma dove è vissuta questa finora?), e non puoi impedirti di pensare: vuoi vedere che, in mancanza di altre doti, le è capitato il colpo di culo che può far decollare la sua carriera? E poi arriva anche la “dottoressa Bruzzone”, personaggio televisivo, opinionista, criminologa e psicologa forense italiana, dice wikipedia, che si sofferma a lungo sull’esegesi dello sputo sulla mano, che io non so, nonostante le infinite ripetizioni della sequenza io la mano la vedo giusto sfiorare la bocca, difficile immaginare che abbia avuto il tempo di sputare. Potrebbe bastare? Potrebbe, ma non basta: uno che dà una pacca sul sedere più uno che risponde un malo modo a una domanda cretina più uno, dice lei, che l’ha toccata sulle parti intime a telecamere spente, quindi non immediatamente a ridosso dei primi due episodi, che non sono tra loro in sequenza immediata, diventano, tenetevi forte, un’aggressione con la dinamica di branco.
Dai commenti al video propongo questa ridottissima – rispetto alla massa – selezione, la maggior parte di uomini:

Da uomo,non dico maschio,da essere umano mi vergogno di tali gesti.Solidarietà alla conduttrice e a tutte le donne.Cerchiamo di diventare adulti.
Hai incontrato cio che fa vergonare noi maschi ..gli uomini fortunatamente non sono tutti cosi forza e corraggio
Non un uomo, un omuncolo!
Una ragazza che sta lavorando,che per questo uomo non sa neanche chi sia,ha coraggio di taccare il sedere, proprio non ho parole,una vergogna,uno schifo.
Mi vergogno come uomo.
Pensa solo per un attimo se questa cosa l’avessero fatta a tua mamma. Come avresti reagito?
Deve pagare per questo gesto! Pagare per quello che ha fatto ad esempio per tutti. Devono stare attenti perché non tolleriamo più certe cose! È ora di dire basta!
Pacchianeria, grossolanità, volgarità e violenza sono le insegne della persona che non ha avuto altra educazione se non la prepotenza. Questa “scuola” è rintracciabile nei films, nei videogame ma soprattutto, nella società primaria, la “famiglia”. Quando una madre mette al mondo una creatura e non inculca ad essa il rispetto per il vicino prossimo, magari con esempi in casa, dove c’è molta “disinibizione”, il “virgulto” non avrà riferimento a “cose che non sono da fare” mai, verso chiunque, NON IMPORTA IL GENERE, perché UNO è il senso del RISPETTO!
il problema principe è “io posso fare di te quello che voglio”…. si pensa di possedere non so che tipo di potere sul corpo altrui, su una persona, dare fastidio, ma anche prendere in giro o sminuire e via dicendo per tutti i tipi di molestia e verso tutte le persone: le donne, i gay, portatori di handicap… se è necessario perfezionare la legge zan fatelo, ma sbrigatevi e poi fatela passare perché serve a proteggere la gente.
Non è un tifoso ma uno schifoso
Questo gesto umilia tutte noi donne, mi dispiace che molte di noi non lo comprendano. Questo schifo va punito
Agli inizi degli anni Duemila , una sentenza della Cassazione ha affermato che una pacca sul sedere e’ una violenza carnale. Questa donna deve far punire questo mascalzone. Piena solidarieta’ a lei.
da uomo e da Fiorentino…. mi vergogno!
Spero che due anni di galera non glieli tolga nessuno. Dopo voglio vedere se lo rifà.
È una giornalista che faceva il proprio lavoro io gli darei una punizione esemplare gli metterei un cartello dietro la schiena con la scritta faccio schifo e fare un giro in campo prima della partita ..Uomini ma cosa dico quelli che si comportano così sono il nulla ,ascoltate attentamente una canzone di Mina (anche un uomo)di parecchi anni fa ,ma molto attuale,e vi renderete conto di quanto siete piccoli,cervello zero
Da Uomo, mi Vergogno e chiedo Scusa per un atto così increscioso !!!
Non ho parole. Mi vergogno di essere uomo
Daspo anche a chi ha visto e non ha difeso minimamente la giornalista. Arretratezza culturale di questo paese

Certo che quando gli uomini decidono di essere più femministi delle femministe, ci surclassano alla grande.

E poi arrivano i titoli spettacolari:

Choc fuori lo stadio, tifoso dà una pacca sul sedere ad una giornalista. (Che quel “fuori lo stadio”, oltretutto, almeno una dozzina di randellate sulle gengive le meriterebbe)

Orribile, rozzo, volgare, abominevole

Poi, finalmente, in mezzo a tanto delirio, si scopre che qualcuno ancora in grado di ragionare si trova:

Follia, tifoso rischia 12 anni per una pacca nel sedere. Ma hanno lasciato libero lo stalker assassinio di Elisa Mulas

E ora godetevi lo spettacolo della santa vergine e martire dopo il massacro

Ma andassero un po’ tutti a cagare.

barbara