CRIMINI DI GUERRA

Sottotitolo: QUELLO CHE TUTTI DOVREBBERO SAPERE

Il libro espone ed esamina le norme che regolano, o dovrebbero regolare, i conflitti sia internazionali che interni, stabilite dalle convenzioni di Ginevra e dell’Aia, e mostra numerosi esempi di gravi violazioni di tali norme, ossia di crimini di guerra o di crimini contro l’umanità. Alla voce “Conflitto arabo-israeliano” apprendiamo che fra gli stati della terra non ce n’è uno infame quanto Israele: termini come orrori, massacri, atrocità ricorrono con una frequenza che non si riscontra per nessun altro stato, Cambogia e Ruanda compresi. Scopriamo che l’uso della tortura è “pratica sistematica” negli interrogatori; impariamo che nella guerra del ‘48 anche gli arabi si sono macchiati di atrocità, ma solo tre volte in tutto, e due su tre sono state in risposta alle atrocità commesse dagli ebrei (notare, non israeliani: ebrei!). Alla voce “Esecuzioni extragiudiziarie” due esempi: il massacro di circa 2800 vietnamiti ad opera dei vietcong nell’offensiva del Tet, in gran parte civili innocenti, donne e bambini, e l’eliminazione, ad opera dei servizi segreti israeliani, di un terrorista palestinese, fatta poi passare per uccisione in un conflitto a fuoco (ci sono le prove che dal conflitto a fuoco in realtà il terrorista era uscito vivo). I due episodi sono presentati in modo tale da apparire della stessa gravità (una differenza però, fra i due episodi c’è: la dichiarata simpatia che ispira il terrorista che, sconfitto e divenuto vittima, viene percepito in tutta la sua dolente umanità; simpatia che i duemilaottocento civili vietnamiti non sembrano invece suscitare affatto. O almeno non così tanta da far sentire il bisogno di esternarla). E non c’è praticamente capitolo in cui Israele non compaia: dagli attacchi indiscriminati contro obiettivi civili (le postazioni degli hezbollah – e il fatto che Israele avverta sempre prima di colpire, naturalmente, è un’aggravante: dimostra infatti che non si tratta di errori o incidenti ma di attacchi premeditati) alla deportazione; dalla distruzione alle punizioni collettive, al bombardamento a tappeto, alla detenzione illegale (ai detenuti amministrativi non viene MAI notificata l’imputazione, non viene MAI concesso il diritto alla difesa, NESSUNO ha mai avuto un processo con i presupposti minimi per poter essere definito anche solo vagamente equo, spesso il processo non c’è affatto e loro restano in carcere per anni e anni senza sapere perché), alla violazione degli ospedali… e potrei continuare fino a domani. A parte lo stupro etnico*, mi pare proprio che non ci sia un solo crimine di cui Israele non venga accusato. Viene spiegato che Israele invoca le eccezioni ammesse dalle stesse convenzioni nei casi di emergenza, ma naturalmente le invoca a sproposito: quando mai Israele si è trovato in una situazione di emergenza? C’è anche un paragrafo dedicato a un episodio di terrorismo palestinese: mezza pagina, su quattrocento. Credo che ogni commento sia superfluo.

* Come qualcuno ha saggiamente spiegato, i soldati israeliani non si dedicano allo stupro etnico perché, nel loro sconfinato razzismo, gli fa schifo scopare le donne di altre razze in generale, e le palestinesi in particolare.

Il libro non è recente. Ne posto adesso la recensione perché non l’avevo conservata, e solo adesso ne ho ripescata la pubblicazione.

Roy Gutman – David Rieff, Crimini di guerra, Contrasto internazionale

barbara