QUEL NONNO GIOVANILE DI CUI AVEVA BISOGNO L’AMERICA

Come l’ha definito Beppe Severgnini, l’intelligente, l’acuto, il perspicace, il fine osservatore politico, quello che capisce tutto: guardatelo e ascoltatelo in tutta la sua brillantezza! Biden. Il demente. Il pedofilo. Quello della corruzione in grado di fare concorrenza a quella di Hillary Clinton. Quello degli affari sporchi (molto sporchi) con l’Ucraina. Quello che si addormenta e russa mentre l’interlocutore parla. Quello che scorreggia negli incontri ufficiali. Quello che ha distrutto il confine meridionale e fatto invadere gli Stati Uniti da clandestini, spesso affetti da covid. Quello che ha fatto affondare l’economia provocando un’inflazione da record e un picco di disoccupazione. Quello del disastro afghano. E se la maggior parte delle cose che ho ricordato sono venute dopo, la demenza, caro Severgnini, c’era anche prima. La pedofilia, caro Severgnini, c’era anche prima. La corruzione, caro Severgnini, c’era anche prima. Gli affari sporchi in Ucraina, caro Severgnini, c’erano anche prima.
E ora vediamo un altro paio di cosette.

Svelati i legami della famiglia Biden con la Cina.

Sean Hannity ha elogiato l’ultimo libro di Peter Schweizer, “Red-Handed: How American Elites Get Rich Helping China Win” come “fenomenale” e “da leggere assolutamente” durante un’intervista con l’autore nell’edizione di martedì del suo omonimo show radiofonico.
Hannity ha detto che avrebbe fatto una “serie di interviste” con Peter Schweizer, presidente del  Government Accountability Institute ed ospite del Drill Down oltre ad essere un collaboratore  senior  di  Breitbart News, “per arrivare in fondo a tutta” la documentazione del libro che espone la corruzione delle élite americane rispetto al Partito Comunista Cinese (PCC).
Red-Handed esamina come la strategia del governo cinese della “cattura dell’élite” prenda di mira figure di spicco degli Stati Uniti nel mondo degli affari, dello spettacolo, della politica e della tecnologia. Il PCC si procura influenza e complicità con tali figure attraverso lo sviluppo di relazioni finanziarie.
Il libro di Schweizer documenta un caso di un membro dell’élite del PCC che “se la ride” per il compromesso del governo cinese con Joe Biden.
Hannity ha dichiarato: “Tu parli di una scena. Tu fornisci anche una data. Era il 28 novembre 2020, solo poche settimane dopo le elezioni presidenziali americane, e di come apertamente parlino dell’accesso che ora hanno ai più alti livelli del governo degli Stati Uniti, e letteralmente, i membri del politburo [e] gli ambasciatori stanno quasi ridendo del fatto che – fondamentalmente – hanno compromesso il più alto funzionario eletto degli Stati Uniti d’America“.
Schweizer ha risposto:
“Questo è stato in un incontro a Pechino che si è tenuto poco dopo le elezioni. Un accademico, che è stato anche coinvolto in alcune operazioni di influenza straniera negli Stati Uniti a Washington, D.C., si è alzato di fronte a questo gruppo [di élite cinesi] ed ha parlato di tutti gli amici che Pechino ha ora negli Stati Uniti, ed ha parlato di Wall Street – e naturalmente ho un capitolo nel libro sui titani di Wall Street che sono intimi amici di Pechino – ma a due terzi del discorso dice: “Oh, e abbiamo il figlio del nuovo presidenteHunter Biden, che ha avviato tutte queste imprese. Chi lo ha aiutato ad avviare tutte queste attività?”
“È una scena incredibile, perché questa grande folla di centinaia di alti dirigenti cinesi e funzionari governativi inizia a ridere. Sanno la risposta, ed è davvero straordinario.”
“Questo non è un libro [potremmo] arrivare in fondo [se gli] dessimo tutte le tre ore del nostro show”, ha detto Hannity del nuovo libro di Peter Schweizer Red-Handed.
Schweizer: “Pechino ha potere” sulla famiglia Biden – “Questo richiede un’indagine.
Il collaboratore senior di Breitbart News Peter Schweizer ha detto martedì ad “Hannity” della Fox News che la Cina, la Russia e l’Ucraina hanno anche “assolutamente” informazioni compromettenti  sulla  famiglia  di Joe Biden.
Schweizer ha detto: “Quello che abbiamo scoperto è che circa 31 milioni di dollari sono stati dati alla famiglia Biden da cinque individui provenienti dalla Cina“.
Ha continuato: “Questi individui hanno tutti legami con i più alti livelli dell’intelligence cinese. Così quella che è stata una storia di corruzione e clientelismo è sempre più una storia di spionaggio, spionaggio e di sicurezza nazionale”.
Schweizer ha aggiunto: “Questo richiede un’indagine. Non si tratta solo di politici che ricevono denaro dal loro ufficio”.
Sean Hannity ha chiesto: “Questo dossier su Hunter, e sapevano essere un tossicodipendente. Gli piaceva assumere donne lavoratrici della notte – Lo diremo in questo modo. Lei crede che con tutta probabilità, e che le possibilità siano molto alte, per cui la Cina, la Russia, l’Ucraina, e molti di questi paesi abbiano  compromesso la famiglia Biden?
Schweizer ha detto: “Ohassolutamentenon c’è dubbio. Guarda, se il ministero cinese per la sicurezza dello stato sta cercando di impegnarsi nella ‘cattura dell’élite‘, come la chiamano loro, con i Biden e sono stati forniti 31 milioni di dollari, lo vedrebbero come un fallimento catastrofico dell’intelligence se non avessero ottenuto almeno una leva sulla famiglia Biden. Questo è ciò che rende questo così preoccupante e che richiede un’indagine, perché se non lo facciamo, il presidente sta per basare le decisioni sui suoi interessi finanziari familiari, e sul fatto che Pechino abbia una leva sulla sua famiglia“.
Il collaboratore senior di Breitbart News Peter Schweizer ha poi detto, sempre martedì a “Stinchfield“, un programma di Newsmax TV, che “ogni singolo accordo” che la famiglia di Joe Biden ha ottenuto in Cina è stato fatto con funzionari che erano collegati ai più alti livelli dell’intelligence cinese.
Il conduttore Grant Stinchfield ha chiesto: “Una domanda per te, se puoi, molto veloce. Ci sono accuse impressionanti e fatti realmente accaduti in questo libro. Ce n’è uno che ti colpisce che non potevi credere quando l’hai scoperto?
Schweizer ha detto: “La cosa che mi ha colpito di più sono state le informazioni sui Biden. Ho trovato questa storia sul loro coinvolgimento commerciale con la Cina nel 2018.”
E ha continuato: “Quello che abbiamo fatto in questo libro è stato usare il portatile di Hunter Biden, usando le email che abbiamo ottenuto da uno dei partner commerciali di Hunter Biden. Siamo risaliti a come sono avvenuti quegli affari. E quello che abbiamo scoperto è che ogni singolo affare che i Biden hanno condotto– ed il totale è di circa 31 milioni di dollari – ogni singolo affare che hanno condotto è venuto da un funzionario in Cina che era collegato ai più alti livelli dell’intelligence cinese. Ciò che voglio dire è che erano partner di persone come il viceministro della sicurezza dello stato, le cui responsabilità includono il reclutamento di stranieri, quindi questa è stata la più grande rivelazione per me”.
Schweizer ha aggiunto: “Ecco perché credo che dobbiamo fare la domanda e indagare se i Biden sono compromessi“.
BreitbartNews.comBreitbartNews.comBreitbartNews.com
L’elefantino, qui.

E dopo la distruzione della sicurezza statunitense, passiamo alla distruzione dell’approvvigionamento energetico.

Joe Biden è entrato in carica e, un anno dopo, abbiamo visto un 4% di surplus di produzione interna di petrolio e gas passare a ad un 4% di deficit.

Tratto e tradotto da un articolo di Stephen Moore per Fox Business.

Una volta, durante un incontro con l’allora candidato alla presidenza Donald Trump all’interno della Trump Tower sulla Fifth Avenue a New York, abbiamo discusso di politica energetica. Dissi a Trump che se ci fossimo dati da fare per produrre delle abbondanti riserve di petrolio, gas e carbone per l’America, gli Stati Uniti avrebbero potuto essere indipendenti dal punto di vista energetico in quattro anni.
Trump mi guardò da dietro la sua scrivania e scosse la testa: “Non voglio che l’America sia solo indipendente dal punto di vista energetico. Voglio che l’America sia dominante dal punto di vista energetico”.
Ci sono poche questioni in cui il presidente Donald Trump e Joe Biden abbiano differito più profondamente nelle proprie rispettive politiche come sulla produzione di energia.
Donald Trump è andato a tutta velocità sulla produzione di combustibili fossili. Ha eliminato le restrizioni alle trivellazioni, specialmente in stati come l’Alaska e sulle terre federali negli stati continentali. Ha dato il via libera ad oleodotti di vitale importanza. Ha bloccato nuovi regolamenti ambientali estremisti che avevano solamente lo scopo di soffocare le nostre forniture di petrolio e di gas. Ha riconosciuto la rivoluzione del petrolio e del gas di scisto come un’opportunità senza precedenti per ridurre la dipendenza dal petrolio straniero.
La politica energetica di Trump è stata una sorprendente storia di successo economico. Nel gennaio del 2021, esattamente un anno fa e l’ultimo mese di Trump in carica, per la prima volta da quasi 50 anni, gli Stati Uniti producevano più petrolio di quanto ne consumassero. Non eravamo più un importatore netto di petrolio dall’Arabia Saudita e dalle nazioni del cartello OPEC. Stavamo anche producendo più petrolio e gas dei russi e degli arabi.
Da quando Joe Biden è entrato in carica, un anno dopo, abbiamo visto un 4% di surplus di produzione interna di petrolio e gas scendere ad un 4% di deficit di petrolio e gas. Siamo passati dall’indipendenza energetica alla dipendenza energetica. Questo perché Biden ha dichiarato guerra all’energia americana.
Ha chiuso gli oleodotti ed ha invertito quasi tutte le politiche pro-trivellazioni di Trump. All’inizio di gennaio, Biden ha fermato le trivellazioni in centinaia di migliaia di siti petroliferi potenzialmente eccellenti in Alaska. È ossessionato dal cambiamento climatico, quindi ama l’energia eolica e solare e le auto elettriche che non consumano la benzina. Ma anche nelle ipotesi più ottimistiche, otterremo comunque la maggior parte della nostra energia elettrica, del carburante per i riscaldamenti e del carburante per i trasporti dai combustibili fossili per almeno i prossimi 25-30 anni.
L’unica domanda è se utilizzeremo i nostri combustibili fossili per tenere le luci accese e le auto in funzione da stati come Texas, Oklahoma, Nord Dakota, Wyoming, Pennsylvania, West Virginia e Ohio, oppure se li otterremo dagli arabi, dai russi, dagli iraniani e dai messicani. Dato che gli Stati Uniti hanno degli standard ambientali molto più severi di queste altre nazioni produttrici di petrolio, qualsiasi mossa per abbassare la produzione statunitense ed importare i combustibili dall’estero andrebbe ad aumentare le emissioni di gas serra. È una pessima politica economica, un pericolo per la nostra sicurezza nazionale e non è nemmeno “verde”.
Il costo economico dell’allontanamento dall’indipendenza energetica è già stimato in circa 1 miliardo di dollari di perdita di produzione economica ogni settimana e di circa 50 miliardi di dollari all’anno in meno.
La cosa peggiore di tutte (e una pietosa ed imbarazzante svolta degli eventi) ora che la produzione di petrolio è scesa a causa degli editti di Joe Biden, questo presidente va dai sauditi e dalle nazioni dell’OPEC e li prega di aumentare la loro produzione. È un occhio nero per l’America. Ci fa sembrare deboli, e ci ha reso più deboli.
I due maggiori vincitori della guerra di Biden all’energia americana sono stati il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin. Questi leader di nazioni che sono chiaramente nemiche degli Stati Uniti non possono credere alla loro fortuna di essersi trovati Joe Biden come presidente. Ha reso l’Europa occidentale e settentrionale dipendente da Putin per le forniture costanti di energia. Nel frattempo, in Cina, Xi dà una pacca sulla testa a Biden e promette che ridurrà i livelli di inquinamento cinese nel mentre costruisce decine di nuove centrali a carbone che bruciano carbone sporco, non pulito.
C’è qualcosa di tutto questo che abbia anche solo un briciolo di senso? Questa strategia mette l’America al primo posto? E a proposito, i numeri dell’indice dei prezzi al consumo sono appena stati rilasciati per il primo anno di mandato di Biden. I prezzi della benzina alla pompa sono aumentati del 52% in 12 mesi.
GrazieJoe.
FoxBusiness.com
Luca Maragna, qui.

E infine ci sarebbe quella piccola faccenda dell’Ucraina, che il demente e la serva Europa di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello vogliono attirare nella NATO, ossia imporre alla Russia una potenza nemica sui suoi confini, provocando l’inevitabile – e comprensibile – reazione russa, e offrendosi poi di proteggere l’Ucraina dall’aggressore russo, e a quanto pare sta già inviando forze militari in loco. E se continua così, riuscirà davvero a far scoppiare la guerra. E i primi ad allarmarsi sono proprio gli ucraini.

Giovanni Bernardini

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha invitato Joe Biden a smetterla di seminare panico strillando che la guerra è alle porte.
E’ un particolare che la dice lunga sulla natura del presidente americano, la cui elezione, alquanto, diciamo così… sospetta, venne salutata come “il 25 aprile del mondo” da alcuni “giornalisti”, si fa per dire, di casa nostra…

Fulvio Del Deo

UCRAINA – Lo “scoop” di ieri della Reuters (la Russia sta ammassando rifornimenti di sangue e medicinali in vista dell’invasione) è stato smentito dalla vice ministra ucraina della Difesa Anna Malyar che ha detto che “il proposito di simili notizie è seminare il panico nella nostra società”. (Notizia completa qui, attivare traduttore automatico)

E anche qualcun altro comincia a preoccuparsi e mobilitarsi.

Fulvio Del Deo

CROAZIA – Il presidente Milanovic insiste: “Per l’Ucraina non c’è posto nella Nato. La situazione al confine russo-ucraino è grave e risponde principalmente agli interessi della politica interna americana e di Joe Biden. In materia di sicurezza internazionale, Washington si comporta in modo contraddittorio e incoerente”.

E d’altra parte l’abbiamo sempre saputo che Biden alla presidenza avrebbe significato guerra; e così, dopo i quattro anni dell’unico fra l’ultima mezza dozzina di presidenti che non solo non ha cominciato nessuna guerra, ma è riuscito a portare al tavolo della pace stati che erano in guerra da sempre, abbiamo quello che riuscirà a far fare la guerra a due stati che, pur fra varie tensioni e conflitti passati, ad entrare in guerra in questo momento non ci pensavano proprio.

barbara

Una risposta

  1. Sulla guerra: un nemicissimo esterno è utile a rinsaldare l’opinione pubblica interna, un esempio si può vedere in italia con il PD, quando per un motivo o per un altro sparisce il nemicissimo esterno il partito implode finquando non trova un nuovo “goldstein pro tempore” cui indirizzare i due minuti d’odio.
    E una guerra dove gli americani fanno la parte dei buoni e le botte le prendono gli europei per Biden può essere vantaggiosa ma per gli altri, soprattutto quelli più vicini al confine o che con la russia hanno grosse relazioni commerciali (Germania e Italia) non è una prospettiva molto piacevole.

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  2. A parte che la storia di questi giorni ci sta insegnando che, per gerontocrazia, non siamo secondi a nessuno (solo forse l’URSS dei tempi di Cernenko, altro cognome ucraino, ci batteva, ma sono passati decenni), è perfino difficile dire in quanti modi diversi questa amministrazione USA sta distruggendo sé stessa e quello che volta ci piaceva chiamare il Mondo Libero; nella crisi ucraina Biden non sa che pesci prendere, perché la famiglia ha preso soldi sporchi da entrambe le fazioni, e d’altra parte sta facendo alla Russia regali immensi, soprattutto sul fronte energetico che poi è l’unica cosa che i Russi riescono ad esportare. Già sai che gli USA hanno preso ad importare ingenti quantità di idrocarburi da lì, dopo avere azzoppato la propria Industria, mentre ai Russi hanno sbloccato il gasdotto Nord Stream 2, tanto caro ai tedeschi; l’ultima è che hanno ritirato l’appoggio al gasdotto che dovrebbe poratre in Europa il gas israeliano, che dispiace ai Turchi perché ly bypassa. Tu ti starai chiedendo: che diavolo c’entrano gli Stati Uniti con un accordo commerciale e tecnoilogico fra UE ed Israele? C’entrano sempre; in questo caso, credo di aver capito, ritirando le garanzie sui prestiti. E già, poi non credevo che avrei mai visto un Governo americano spendersi alacremente contro Israele ed a favore dell’Iran degli Ayatollah. Nemmeno Carter. Nè credevo possibile che il Presidente dell’Ucraina potesse in pratica appendere il telefono in faccia a Biden, ma è successo anche questo.
    Nel corsivo che introduce il post, ti sei dimenticata di quando si è cagato addosso dal Papa.

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  3. L’eterna lotta USA tra il partito del fare (repubblicani) ed il partito dello speculare (democratici).
    Lincoln era repubblicano, ma -suo malgrado- ha fatto abolire la schiavitù.
    Wilson. Delano Rooswelt e Kennedy erano democratici, ma hanno pompato l’economia USA grazie alle guerre.
    Sono poi arrivati i rep Bush padre e figlio, che hanno imitato i democratici per dopare l’economia grazie a delle guerre altrimenti inutili.
    Trump, da imprenditore, era in grado di redigere una tabella costi-benefici per concludere che la guerra faceva male all’economia USA. Biden deve rispondere alla finanza speculativa che ha organizzato la sua elezione. Sleepy Joe deve favorire le company green (prive di tecnologia green) e le company appaltatrici del pentagono. Il tutto per consentire speculazioni di borsa. Il vecchietto probabilmente non saprebbe neanche individuare l’ Ucraina sulla carta geografica.

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    • Lincoln era repubblicano, ma -suo malgrado- ha fatto abolire la schiavitù.
      Lincoln ha fatto abolire la schiavitù per il fatto che era repubblicano: il partito repubblicano era per l’abolizione, il partito democratico contro. Il partito democratico ha creato il KuKluxKlan. I repubblicani si sono battuti per la fine della segregazione razziale mentre i democratici si sono opposti con tutte le loro forze organizzando anche assalti armati contro le manifestazioni organizzate da Martin Luther King e da altri attivisti, provocando non di rado vere e proprie carneficine. Kennedy era contrario alla segregazione razziale ma, essendo democratico, stava attento a non esporsi eccessivamente e a dosare anche le sue apparizioni, nelle foto ufficiali, accanto a persone di colore, per non rischiare di perdere il suo elettorato.

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      • In realtà Lincoln fu costretto a dichiarare guerra ai confederati, perche quelli avevano preso possesso dei porti strategici degli USA e non trasmettevano più a Whashington le imposte doganali, che costituivano gran parte delle entrate dell’unione. L’abolizione della schiavitù, a guerra praticamente vinta, fu una cautela economica, per indebolire l’economia degli stati del sud ed evitare che quegli stati si rifinanziassero e tornassero a proporre una seccessione.

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        • Ma questo non ha niente a che fare con l’assunto di partenza: Lincoln era repubblicano e i repubblicani (sostanzialmente il nord) volevano l’abolizione della schiavitù mentre i democratici (sostanzialmente il sud) non la volevano.

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        • I repubblicani non erano propriamente abolizionisti prima della guerra e Lincoln stesso non parlò mai di abolire la schiavitù prima della guerra. Anzi, disse chiaramente che l’idea era francamente assurda, lontana dal suo sentire personale e incompatibile con la sua politica.

          Furono i confederati a farlo convergere sulle posizioni degli abolizionisti quando minacciarono la supremazia del governo federale.

          Quanto ai porti strategici, l’unico porto serio in mano alla confederazione a me risulta fosse New Orleans. New York, Boston, erano a Nord (e la sola NYC faceva già i volumi di 10 New Orleans).

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        • Grazie per la precisazione sui porti, su cui non sono intervenuta perché non ne ero sicura. Sul resto va precisato che nella guerra, che tradizionalmente viene presentata come motivata dalla questione della schiavitù, quella era in realtà del tutto marginale. Quello che volevo sottolineare era l’incongruenza del presentare Lincoln come colui che ha abolito la schiavitù benché fosse repubblicano, quando in realtà a voler conservare prima la schiavitù e in seguito almeno la segregazione razziale, sono sempre stati i democratici.

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        • Però: io non voglio fare il maestrino, ma guardate che di porti il Sud ne aveva parecchi, ivi inclusa la rada di Charleston, dove iniziò la guerra con la capitolazione di Fort Sumter, e Norfolk,VA, dove c’erano i cantieri di navi da guerra più progrediti del mondo (e dove ancora oggi c’è la base navale più grande del mondo). La marina confederata era più forte di quella degli Stati Uniti. Chiaro che il traffico mercantile era più corposo al nord, ma qui ci colleghiamo al punto nodale, ossia le ragioni della guerra, che solo in parte riguardavano lo schiavismo, e, dove lo riguardavano, non era per ragioni umanitarie, ma economiche. Si trattò in realtà di una guerra fra due sistemi economici, quello agricolo e tradizionale del Sud e quello industriale del Nord, là dove la materia più calda del contendere era il protezionismo, desiderato dal Nord e osteggiato dal Sud.

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        • Quanto ai partiti Repubblicano e Democratico, è vero ciò che dice Barbara sulla tradizionale prevalenza al Sud dei democratici, però nell’arco di un secolo le connotazioni dei due partiti sono cambiate, rendendoli irriconoscibili, e, se parliamo in termini di “destra e sinistra”, invertendone la collocazione.

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        • Io non la vedrei così: più che un’inversione di collocazione vedo un cambiamento di circostanze, in cui si è mantenuta costante, nelle due parti, l’attitudine fondamentale: pragmatismo a destra, idealismo – sostanzialmente indifferente, quando non addirittura cieco – ai fatti a sinistra. All’epoca di cui stiamo discutendo, i repubblicani cercavano il progresso, che stava nell’industrializzazione e nel lavoro duro da parte di tutti, i democratici (i proprietari, ovviamente: erano loro quelli che decidevano) restavano legati alla vita rurale, in cui loro facevano vita di società e servi e schiavi lavoravano. Portiamolo oggi in Italia: la destra vuole, pragmaticamente, una società con regole precise, perché senza regole si va a catafascio, la sinistra ha i suoi meravigliosi ideali di uguaglianza, accoglienza, inclusività, che ti porta dritto all’invasione (con annessi stupri di massa), alle decine di migliaia di clandestini spesso positivi al covid che vanno dove gli pare mentre tu prendevi una multa se ti beccavano a nuotare a largo, a masse di disoccupati in mano a bande criminali o sfruttati a sangue da imprenditori non meno criminali, ad “atlete” col cazzo che gareggiano con le donne e ovviamente polverizzano i record delle “colleghe” e, dove arrivano al potere, miseria fame oppressione e terrore. E in Israele: tutti ovviamene vogliono la pace. La destra dice pragmaticamente: vogliamo la pace, e per arrivarci intendiamo fare a+b+c+d, e dalla controparte esigiamo che faccia e+f+g+h. La sinistra dice, idealisticamente: vogliamo la pace, a qualunque costo.

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        • Parlando di rovesciamento delle posizioni, da che parte stanno oggi i Kennedy? John è un deputato, o forse senatore repubblicano, che mi diverte ascoltare perché parla con un pesantissimo e buffissimo accento del sud (tipo Longhorn Foghorn, se avete mai visto i Looney Tunes in originale); Robert (Jr) è il figlio di Bob, ed ha effettivamente dirazzato, potremmo dire. Oggi si batte contro i mandati vaccinali, anche con qualche eccesso.

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        • Del John Kennedy di turno girava un video in occasione di un suo viaggio in Europa forse un anno fa o giù di lì, in cui non ho resistito più di una decina di secondi all’intollerabile sgradevolezza della voce che mi segava letteralmente i nervi. Adesso ho appreso che ha detto, non so in quale occasione, che durante l’Olocausto qualcuno è riuscito a scappare in Svizzera, oppure a nascondersi come Anna Frank, mentre adesso col 5G non si può nascondere nessuno e quindi siamo messi molto peggio che durante l’olocausto. Più che rovesciamento lo chiamerei rincoglionimento.

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