E TRE

E uno

E due

E adesso anche il tre

E anche qui, nel post col video di Conte, c’è stato un bello scambio da Porro: uno ha scritto che – riferito all’inglese – “il Berlusca lo parla egregiamente così come il francese col quale canta come un canarino”, io gli ho postato questo video, e lui, piccato: “brava: mettilo su una USB e ascoltalo in macchina quando vai a lavorare, se ci vai. Tu parli inglese Oxfordiano per caso ?” E io: “Io non faccio il presidente del consiglio, io non rappresento ufficialmente l’Italia all’estero e comunque sì, molto molto molto meglio di così lo parlo (meraviglioso il nosonli e il bas). Ma come mai tanta aggressività? Ti ho sporcato il tuo orsacchiotto preferito?” Sono passate sei ore e per il momento non ha risposto.

barbara

Una risposta

  1. Non so, io ritengo che questa cosa di esprimersi più o meno correttamente in lingue straniere sia un tantino sopravvalutata. Siamo italiani, cerchiamo di parlare bene in italiano. Tutto il resto è un “di più”, spesso nemmeno necessario (gli interpreti ed i traduttori simultanei esistono per quello). Poi si dà adito alle solite partigianerie, e si arriva a quei paradossi per cui se Benigni agli Academy Awards distrugge la lingua inglese è un genio mentre se Rutelli, o Berlusconi, o Conte (per citare i video riportati) infilano uno strafalcione dietro l’altro sono dei minus habentes.
    Ripeto, a me interessa – quando si tratta di personaggi rappresentativi del mio Stato – che sappiano esprimersi correttamente e chiaramente in italiano. Tutto il resto mi fa l’effetto “scimmia ammaestrata”, o bimbo che sale sulla sedia per recitare la poesiola di Natale.
    Per dire, Mario Draghi l’inglese lo mastica molto ma molto bene, però questo non è che me ne faccia salire la considerazione.

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