IO, COME AL SOLITO, MI DOMANDO

Dice che suo marito soffre di turbe psichiche. Cioè, voglio, dire, non è che si possa invocare un raptus che nessuno poteva prevedere o immaginare: quest’uomo è matto e tu lo sai. E sapendo che è matto lo sposi. Non solo: sapendo che è matto ci fai un figlio. Non solo: sapendo che è matto – e che contro il parere dello psichiatra ha interrotto la terapia farmacologica – ti allontani lasciandolo solo col figlio neonato. Non solo: dopo aver constatato che se n’è andato in macchina col figlio e che si nega al cellulare, aspetti OTTO ORE prima di denunciare la sua fuga. La mia domanda è: donna, ma quanto baldracca sei?

barbara

 

Una risposta

  1. La povera signora soffriva di depressione postparto, con la testa in ordine non lo lasci un neonato in mano ad una persona con quel tipo di problemi, seppure si tratti del padre.
    Mia madre mi racconta che, dopo che sono nata, per i primi mesi ogni tanto veniva a casa una persona incaricata dall’ospedale per controllare come venivo allevata. Le dava consigli, una mano per i primi tempi che possono essere difficili.
    Era in Israele.
    Non ho idea se funzioni ancora così ma me lo auguro.

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  2. Qui mi sembra che la signora si sia comportata in maniera molto leggera.Sapendo che l’ uomo che poi ha sposato soffriva di importanti
    turbe psichiche e nonostante questo mette al mondo un figlio con lui.
    Dall’ articolo si deduce che già prima del matrimonio conoscesse queste
    importanti problematiche, pertanto prima di attuare i due grandi eventi
    normali in una coppia che si ama, un pò di curiosità per conoscere un pò
    questa patologia.Il PC contiene molte informazioni oppure interpellando
    un medico sarebbe venuta a conoscenza di tante problematiche future.
    Si è comportata in maniera leggera ed incosciente mettendo al mondo un figlio che potrebbe anche ereditare le tare paterne e non solo in quanto deve vivere,crescere in clima non certo favorevole con tutto quello che comporta.Il padre se ben curato può vivere in discreto equilibrio ma il riacutizzarsi della patologia può essere sempre in agguato.Ma…io non lo vorrei come padre di mio figlio…e neppure sposarlo, la mia vita ne sarebbe segnata e condizionata e certamente non felice.
    Ora…speriamo che tutto vada bene per il piccolo, lei è costretta a tirare
    certe amare somme.

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    • “si è comportata in maniera leggera ed incosciente mettendo al mondo un figlio che potrebbe anche ereditare le tare paterne”…occhio, anche Hitler ragionava allo stesso modo…

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      • Non proprio esattamente: Hitler faceva sterilizzare i casi leggeri e gassare quelli più seri. Non mi sembra che sia questo che sta invocando Marco. La tendenza all’ereditarietà delle psicopatie è un fatto comprovato, e mettere al mondo un figlio che ha buone probabilità di essere psichicamente disturbato è incoscienza allo stato puro.

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  3. Si era innamorata di quest’uomo, credo, faccio delle supposizioni poiché non conosco il loro vissuto. A volte l’amore, oltre che cieco, è anche incosciente ed irresponsabile. Al momento, se le cose sono andate come racconta, mi fa tanta pena.

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    • Io all’amore cieco non credo: io non mi sono mai innamorata di un uomo violento, non mi sono mai innamorata dell’uomo di un’amica, non mi sono mai innamorata di un drogato, non mi sono mai innamorata di un delinquente. E NON ritengo che ciò sia un caso. L’amore ci vede benissimo e sceglie esattamente quello che fa per te. Quella che si innamora di uno che un giorno sì e uno no la fa nera di botte e continua a tenerselo per anni fino a quando quello non l’ammazza, non è una povera donna sfortunata che si è innamorata dell’uomo sbagliato: è semplicemente una che si è innamorata esattamente dell’uomo che va bene per lei. E finché c’è solo lei, cazzi suoi; se in questa situazione mette al mondo dei figli e poi continua a restare lì, è una criminale esattamente come il suo uomo.

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      • Scusate, ma mi tocca da vicino, per conoscenza diretta. Capita, perchè capita anche questo, che una giovane sposa, dopo che il marito manifesta una strana gelosia morbosa di cui prima non c’era segno (era un bel ragazzo sportivo, colto, benestante, di buona famiglia), lo lasci. E capita che venga controllata, aspettata, ammazzata, fatta a pezzi ed il cadavere occultato. Di certo non andava bene per lei…E’ sempre colpevole chi ammazza, non chi viene ammazzato. E non sempre chi viene ammazzato è complice. Per la memoria di questa amica…solo per questo, grazie.

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        • Quello che REGOLARMENTE si vede succedere è che una sposa uno che sembra normale, poi lui cambia, lei alle prime avvisaglie lo lascia e vive a lungo felice e contenta. Oppure che alle prime avvisaglie pensa sarà un momento difficile, devo essere comprensiva, e sopporta di tutto e di più e alla fine, quando decide di ribellarsi lui la ammazza, perché lei, col proprio comportamento, gli ha fatto ritenere inconcepibile l’idea di un andamento diverso. Naturalmente esistono anche le eccezioni, da una parte come dall’altra, ma sono casi estremamente rari.
          Che il colpevole sia SEMPRE chi perseguita e/o ammazza è fuori discussione, ma è anche vero che troppo spesso – non sempre, certo, ma spesso sì – il compito gli viene notevolmente facilitato.

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  4. Sindrome dell’infermierina.

    Comunque è perchè certe persone pensano anche:
    “If it’s something I strongly clash with them (like say they’re a bigot, or thinks bombing schools during war is justifiable), then No, I would not. But if it’s their belief in god, satan (as long as it’s not pro animal sacrifice) or whatever, I couldn’t care less. Even if they were psychotic serial murderers, I’d be ok with it as long as their art is good since them being psychotic is just a physical brain problem, not them themselves as a human being in my opinion.”

    Un bigotto sarebbe peggio di un serial killer?

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    • Visto. C’è da dire che l’uomo, a quanto già avevano testimoniato quelli che lo avevano avvistato in precedenza, aveva con sé un borsone con generi di prima necessità, oltre alle carte di credito. Vale a dire che non è stato un raptus improvviso bensì un’azione programmata e preparata.

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  5. In certe situazioni, secondo me, c’è una forma di masochismo, e quindi un rapporto patologico che non si può certamente definire di amore.

    E’ comune ai due sessi, anche se è prevalente nelle donne.

    C’è poi differenza se i “guasti mentali” sono pregressi e noti o intervengono in seguito, ma, comunque, di fronte a certe patologie la convivenza diviene insostenibile. A maggior ragione in presenza di bambini piccoli.

    Il ricorso all’assistenza sanitaria per il partner ammalatosi è doveroso da parte di chi ha salute mentale. Nei casi di violenze indotte da stato alterato abituale da droghe e/o alcol, o, anche, da “educazione” religiosa e sociale distorta, non resta che la denuncia alle autorità e la separazione PRIMA che avvengano delitti.

    In particolare, anche in Italia esistono norme a protezione delle donne, soprattutto con figli piccoli, contro i loro mariti o compagni “pericolosi” (con possibilità di accedere a residenze protette).

    Se però si continuano a tollerare certe situazioni, non ci si può poi lamentare degli esiti

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  6. Una donna che decide di vivere e procreare con un uomo psicologicamente malato è malata per definizione. Appartiene a quel genere di donne affette da sindrome della crocerossina. Donne votate alla missione del recupero di uomini ” difficili”, come i drogati, i delinquenti recidivi, i violenti e i fanatici. Sono convinte della loro miracolosa opera redentrice e salvifica. Pronte anche a sacrificare la loro vita. Pronte a sopportare indicibili sofferenze psicologiche e fisiche. Se non è patologia questa!…
    E per aggravare il tutto, mettono al mondo figli. Da paura.

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    • Credo dipenda dal fatto che fino all’avvento di Erdogan la Turchia era l’unico fra gli stati circostanti – a parte Egitto e Giordania con cui è stato concluso un trattato di pace – ad avere rapporti non ostili con Israele, che quindi non si può permettere di inimicarsi anche quella. Ragioni politiche, insomma. Ciniche, se vogliamo, ma per Israele è una questione di sopravvivenza.

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      • Credevo che google non fosse aggiornato sul riconoscimento ufficiale che io istintivamente davo per certo. Beh, in effetti credo che Israele possa accontentarsi dei nemici che ha già.

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        • Israele ospita, a Gerusalemme, le commemorazioni del genocidio armeno che si svolgono ogni anno, quindi a livello di “sentimenti” lo riconosce pienamente, ma sul piano politico è un lusso che, oggettivamente, non si può permettere.

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  7. Ah, beh! La mamma del piccolo ha dichiarato dopo :- L’ ho già perdonato… sta attraversando un momento di difficoltà…

    Ecco, se mai avessimo avuto il dubbio…: è matta anche lei!

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    • Quando ho letto che lo perdona ho fatto un salto, però contemporaneamente ho anche pensato “tipico”. Sconvolgente l’argomentazione: “E’ un buon padre”. Cioè, uno programma a freddo di rapire un neonato di due settimane, allattato al seno, tenendolo lontano dalla madre, e lo definisci un buon padre?! Un amico comunque stamattina mi ha scritto: “visto che ora lo ha anche perdonato, credo che la verità vada ricercata sotto le lenzuola e debba essere una di queste due: o lui è un drago, o lei non la vuole proprio nessuno”. In realtà lei è tutt’altro che una cozza, e lui, sinceramente – per carità, le apparenze possono anche ingannare – l’aria del drago proprio non ce l’ha, quindi resta più plausibile l’ipotesi di Carla, anche se più che matta io direi che è scema dalla testa ai piedi.

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      • Penso che abbia voluto togliersi dal “cono di luce” mediatico e non alimentare discussioni che, presumibilmente, continueranno in privato.

        Pubblicamente è “Tutto è bene quel che finisce bene”…….

        In effetti, conta solo il bambino: il resto non mi interessa.

        Per il “temporaneamente scemo” è un altro discorso: per evitare “ricadute”.

        Speriamo che adesso i due non si buttino a scrivere un libro a testa con “La mia verità”……..

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        • Appunto, il bambino: all’età di quindici giorni è stato staccato per tre giorni dal seno materno, privato di quello che fino a quel momento era stato un contatto quotidiano, spostato in un ambiente estraneo… Se questo a te sembra poco in termini di danni a quella creatura! Discussioni in privato? Con uno squilibrato che può dar fuori di matto in qualunque momento?

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        • So (per certo e conoscenze personali) di bambini che hanno avuto traumi pre e post natali anche maggiori, ma non hanno riportati danni psicofisici (altri, invece, sì).
          Se non rimangono tracce (perché il piccolo è stato nutrito ed accudito quanto basta alle SUE esigenze), è andata bene.
          In privato, ovviamente, interverranno anche psichiatri e magistrati: dopo se ne saprà di più. Adesso rischiamo solo di fare discorsi di principio.
          Degnissimi ma inutili.

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        • Le SUE esigenze?! Tu sai quali siano le esigenze specifiche di quel bambino?! Scusami, ma non ho parole. Quanto ai danni riportati, nessuno di noi è dentro la testa di quei bambini, quindi nessuno di noi può dire se quei danni ci siano o no. Ogni tanto lo leggiamo sui giornali: fino a quel giorno Tizio era stato un uomo assolutamente normale, nessuno aveva mai notato niente di strano in lui, poi un bel giorno improvvisamente prende una pistola e ammazza moglie figli cognata suocera quattro passanti e due poliziotti. E quando gli viene chiesto perché lo abbia fatto ti risponde che non ne ha la minima idea. Ed è assolutamente sincero: sicuro che non ci sia niente dietro?

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  8. Barbara, è ovvio che non sappiamo cosa c’è nella testa di un neonato e quali sono le sue PERSONALI esigenze, dato che non siamo tutti uguali, e i risultati si vedranno solo “ex post”.
    Possiamo solo dire che OVVIAMENTE è meglio che i bambini non subiscano traumi.
    Su questa base confermo quanto ho scritto, e cioè che a parità di situazioni, alcuni bambini non hanno mostrato in seguito (nemmeno da adulti) di avere subito danni, ed altri invece sì.
    Forse, in seguito, ci sarà dato di sapere qualcosa di più su questa storia, e intanto continuiamo a sperare che il bambino ne esca bene.
    Però il fatto oramai è avvenuto.
    E quindi, nel frattempo, ogni altro discorso in merito sembra inutile.

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    • Cosa significa? E’ bene tutto ciò che finisce bene? E siccome non possiamo, al momento, sapere, né prevedere le conseguenze di tale gesto incosciente, ogni discorso è inutile? Certo che i nostri discorsi sono inutili e allora? Bisognerebbe allora pensare al dopo e cioè a quali pericoli ancora potrà correre questo piccolo con un tale padre e una tale madre. Sai cosa ti dico? Se la madre di quel bambino fosse responsabile ed equilibrata, da oggi in avanti non dovrebbe lasciare il figlio nemmeno un secondo con quel padre, nemmeno per il tempo che le serve per portare la spazzatura fuori dal cancello!

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      • Messa in questi termini, in effetti, ossia nei termini proposti da Silvio, di discorsi “utili” non ne esistono. E allora cosa facciamo? Ci chiudiamo in casa e rinunciamo a parlare fino alla fine dei nostri giorni? Quanto al fatto che tutto sia “finito bene”, il fatto che il bambino sia vivo e sia stato in qualche modo (NON il suo) nutrito e non abbia segni di ferite o altro, a me sinceramente sembra un po’ pochino per dire che tutto è finito bene, ma immagino che anche questo sia un discorso inutile.
        A proposito, Silvio, se sono tutti discorsi inutili, com’è che continui a replicare per dimostrare che hai ragione tu?
        PS: il fatto che quella donna abbia ritenuto giusto “perdonare” l’autore del rapimento, a me sinceramente, per il futuro di quel povero bambino, fa prevedere il peggio.

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        • Infatti. Il bambino è in balia di due genitori ” pericolosi”. I presupposti per temere il peggio ci sono. O no? Non credo si possa star tranquilli… forse perché il padre si definisce un ” bravo mammo”? Forse perché la famigliola è tornata riunita a casetta? Ora mi chiedo se qualche istituzione si prenderà l’ impegno di seguire questi inetti genitori. Discorsi inutili anche questi, immagino…

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