IO STO CON LA PALESTINA PERCHÉ…

Ehm… uhm… cioè…

In Italia invece

E poi abbiamo i docenti dell’Alma Mater Studiorum, la gloriosa università di Bologna: 143 di loro hanno firmato un manifesto a favore di hamas e pesantemente anti israeliano. Sorprendente? Assolutamente no: guardate che cosa scrivevano vent’anni esatti fa.

LETTERA APERTA DEI DOCENTI DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

Piccola premessa: se pensiamo che il CITTADINO ITALIANO Claudio Morpurgo, per avere espresso qualche riserva nei confronti di un individuo che ha parlato di razza ebraica, è stato accusato di INDEBITA INGERENZA negli affari INTERNI ITALIANI, che dire di chi invita alla diserzione i soldati di un esercito di un altro stato? Questa lettera aperta – nella quale inserirò in corsivo qualche commento – è stata pubblicata nel febbraio 2003.

Noi sottoscritti docenti dell’Università più antica d’Europa, l’Università di Bologna, di varie ideologie filosofiche e politiche e di vari credi religiosi, consapevoli che il conflitto israelo-palestinese rappresenti
[e qui il mio povero stomaco di prof di italiano si contrae]
oggi uno dei fattori più pericolosi di instabilità e di guerra nella situazione internazionale, firmiamo questa lettera aperta ai militari dell’esercito israeliano quale monito e quale auspicabile contributo alla pacificazione del suddetto conflitto.
Abbiamo sempre considerato il popolo ebreo
[ehm, signori docenti … “ebreo” è sostantivo: non si può apporre a un altro sostantivo in funzione aggettivale]
come un popolo intelligente, sensibile
[non è un po’ razzista attribuire delle specifiche caratteristiche a un intero popolo?],
forte forse più di tanti altri perché selezionato nella sofferenza, nelle persecuzioni, nelle umiliazioni subite per secoli, nei pogrom e, per ultimo, nei campi di sterminio nazisti
[forse i signori docenti dell’Università più antica d’Europa avrebbero bisogno di qualche lezioncina di storia: nei campi di sterminio gli ebrei non sono stati resi più intelligenti e sensibili: sono stati sterminati. È per quello che si chiamano “campi di sterminio”: non lo sapevate, signori docenti?].
Abbiamo avuto compagni di scuola ed amici ebrei, colleghi di lavoro da noi stimati
[sì, “ho un sacco di amici ebrei”: la conosciamo]
ed anche allievi israeliani a cui abbiamo trasmesso i nostri insegnamenti portandoli alla laurea e che oggi esercitano la loro professione in Israele. Molti di noi sono stati in Israele, a Gaza e in Cis-Giordania nel quadro di missioni culturali o per programmi dell’Unione Europea e conoscono perciò direttamente la situazione. Ed è per questo che oggi, di fronte a ciò che sta succedendo nel territorio israelo-palestinese, siamo spinti a scrivervi perché sentiamo purtroppo che la nostra stima e il nostro affetto per voi, per il popolo ebreo, si sta trasformando in dolorosa rabbia
[rabbia nei confronti di UN POPOLO?]
per quello che state facendo al popolo palestinese
[“state facendo” CHI? Il “popolo ebreo”? Poi si incazzano perché saremmo noi a confondere antisionisti e antisemiti!].
E credeteci, tante altre persone dentro e fuori dalla nostra Università che hanno stima per il vostro popolo, oggi provano i nostri stessi sentimenti
[cioè siamo sicuri di avere ragione perché siamo tanti? Anche i nazisti erano tanti, se è per quello …].
È necessario che vi rendiate conto che oggi voi state facendo ai palestinesi quello che a voi è stato fatto nei secoli passati
[cioè il popolo ebraico nella sua totalità: non è certo degli israeliani che si sta parlando qui, visto che NON C’ERANO ISRAELIANI al tempo delle camere a gas].
Le tragiche vostre esperienze non possono essere state da voi già così dimenticate! Voi li state umiliando, distruggete le loro case, i loro campi, tagliate i loro alberi da frutta, murate i loro pozzi, bloccate le loro ambulanze, li imprigionate, li affamate, li torturate, spadroneggiate nelle loro città, li chiudete in ghetti, traumatizzate gravissimamente i loro bambini, li uccidete
[mai sentito parlare di terrorismo? No, eh? E provare a distinguere i fatti dalle leggende, tipo i pozzi murati? No, eh?].
Possibile che non vi accorgiate che state fomentando contro voi stessi un odio immenso, sempre più profondo, carico del desiderio di vendetta?
[mai sentito dire che il terrorismo è cominciato molto prima dell’occupazione e di tutto il resto? No, eh?]
Non è difficile capire che solo gente esasperata, nell’impossibilità di difendersi altrimenti, possa immolarsi
[mai sentito parlare di tibetani – giusto così per dirne una – cari docenti dell’Università più antica d’Europa? No, eh?]
per uccidere qualcuno di voi, del vostro popolo che è ormai considerato complice delle repressioni
[cioè un appartenente alla “razza ebraica” che vive in Australia e che non ha mai visto un palestinese da vicino è logico considerarlo complice delle “repressioni” ed è logico che qualcuno lo ammazzi? Figo!].
Noi siamo contro il terrorismo, ma
[MA!]
diteci, quale altro modo essi hanno per difendersi?
[Accettare la creazione dello stato di Palestina, per esempio? Potrebbe essere un modo accettabile di difendersi, invece di rifiutarla nel 1936, nel 1939, nel 1947, nel 1948, nel 1967, nel 1973, nel 2000 per scegliere, tutte le volte, di continuare a scannare ebrei?]
Quali altre armi essi hanno se non le pietre o gli agguati o il proprio corpo? E non avreste voi stessi, nella loro identica situazione, reagito nello stesso modo?
[giusta domanda, visto che gli ebrei non sono mai, in tutta la loro storia millenaria, stati offesi, umiliati, discriminati, perseguitati, privati di tutto, deportati, assassinati, e dunque non possono neppure immaginare come potrebbero reagire se capitasse loro qualcosa del genere!]
Militari israeliani! Rifiutatevi di continuare ad opprimere il popolo palestinese. Abbassate le armi. Chiedete a gran voce, con il coraggio che vi dà la vostra fede religiosa, di smettere le violenze. E vedrete che le violenze cesseranno anche dall’altra parte
[Ehm, scusate, signori docenti dell’Università più antica d’Europa, ma ve l’hanno detto che quando è iniziata quest’ultima guerra terroristica impropriamente chiamata intifada, oltre il 90% dei palestinesi viveva sotto amministrazione palestinese e non sotto occupazione israeliana? No, eh?].
Se continuerete nella repressione, aumenterà sempre più contro voi stessi la riprovazione del mondo intero
[perché, c’è stato un qualche momento nella storia, qualunque governo abbia avuto Israele, qualunque tipo di scelta abbia fatto, in cui non ci sia stata la riprovazione del mondo intero?],
non del solo mondo arabo e non ci sarà un futuro di pace per il vostro popolo
[di nuovo stiamo parlando di popolo ebraico, non di Israele, si prega di notare].
Pensate con la vostra testa, con il vostro cuore soprattutto. Non potete vivere sempre circondati dall’odio e col fucile in mano. Ricordatevi che non state difendendo la vostra Patria ma gli insediamenti dei coloni nei territori palestinesi, il che non è la stessa cosa
[territori che Israele NON HA POTUTO restituire perché coloro con i quali avrebbe dovuto discuterne la restituzione si sono rifiutati – con i “tre no di Khartoum”, di trattare con Israele: lo sapevate, signori docenti dell’Università più antica d’Europa?].
Ricordate quanti bambini ed adolescenti sia palestinesi che israeliani sono stati uccisi in questo conflitto. Abbiate il coraggio di rifiutarvi di usare le armi contro i Palestinesi e siamo certi che anche i Palestinesi fermeranno le loro azioni disperate. Qualcuno deve pur muoversi per primo. Ve lo chiediamo per il bene del popolo ebraico, in nome della civiltà e della cultura. Questa scelta potrebbe procurarvi difficoltà, punizioni, pressioni, anche persecuzioni e forse il carcere.
[Vero: i disertori israeliani si beccano ben due mesi di galera. I palestinesi che scelgono di pensare con la propria testa invece in galera non ci vanno, no. Loro finiscono così]

Ma solo così potrete ritrovare voi stessi e non vivere più in una continua contraddizione con la vostra coscienza, per il crimine ingiustificabile che state commettendo. Alcuni di voi hanno avuto il coraggio di denunciarlo. A loro va tutta la nostra solidarietà e stima (seguono 130 firme).

Brava gente, eh? E la faccenda del mai più? Beh, quella…

Fulvio Diddì

Israele

Shani Luk, la 22enne rapita durante il concerto per la Pace conclusosi con un massacro di giovani, stuprata, torturata ed esibita alla folla festante come un trofeo, è morta. [Per la precisione è stata trovata la sua testa]
Lo ha annunciato la famiglia.
Mi domando che vita sarebbe stata ripensando agli orrori subiti e che non l’avrebbero mai più abbandonata.
Che Dio l’abbia in gloria.
Questo non vuol dire chiedere vendetta, che porta e porterà altro sangue, ma almeno prendere atto della barbarie che ci attende.
Perché è esattamente questo che ci attende.
Udite i lugubri e gioiosi Allahu Akbar?

IL MAI PIÙ ERA UNA BALLA GLI. EBREI SONO DI NUOVO IL BERSAGLIO
Testata Huffpost
Di Simona Bonfante

Immagino i nostri avi di era fascista guardare dalla finestra i loro vicini di casa ebrei perdere il lavoro, venire spossessati delle loro case, espulsi dalle università, rastrellati, poi caricati su dei treni merci. Famiglie intere, bambini, donne, anziani. Immagino che, seppur non si poteva avere certezza che la destinazione del viaggio fosse una camera a gas, si potesse però sospettare che a quei concittadini dei nostri avi, colpevoli solo di essere di religione ebraica, non sarebbe capitato nulla di buono.
“Never Again” promise il mondo intero quando i campi di sterminio divennero noti – e da allora monito imperituro al male, in tutta la sua ordinaria, diffusa, ipocrita banalità.
Lo Stato di Israele nacque perché mai più gli ebrei si trovassero inermi davanti a una furia genocida. Nacque per dare una terra a tutti gli ebrei del mondo e un esercito di ebrei capace di difendere ogni singolo ebreo – nella consapevolezza che forse un giorno la storia si sarebbe potuta ripetere. Avevano ragione.
Il Never Again era una balla. Gli ebrei sono di nuovo bersaglio di una furia sanguinaria e di nuovo non hanno dalla loro parte se non sé stessi e una sparuta, quasi irrilevante, manciata di non-ebrei che ripudiano la persecuzione, non solo fisica. Che ripudiano l’indifferenza, l’ipocrisia del mondo civile che sostiene il diritto di Israele a difendersi ma con “moderazione”. Non è la moderazione che serve a Israele, è tutta l’immensa intelligenza, civiltà, consapevolezza storica degli ebrei.
Cinque secondi dopo aver provato – davvero o solo simulato – pena per i bambini seviziati nei loro lettini, i bambini uccisi davanti alle loro madri, i bambini stuprati, intere famiglie bruciate vive dai terroristi fondamentalisti di Hamas, la “brava gente” in tutto il mondo è scesa nella piazza fisica o digitale, per sostenere la campagna di criminalizzazione dell’ebreo – il trend del momento.
La “brava gente” tra i miei conoscenti ripete che gli israeliani se la sono cercata. Dicono che “Gaza è occupata” anche se non lo è più dal 2007 [dal 2005, ma la sostanza non cambia]. Dicono che Israele fa deliberatamente una carneficina di quei poveretti palestinesi, che Israele colpisce scuole, ospedali…
Non vale nulla ribattere con le evidenze, la storia, la geografia. Non valgono i fatti acclarati.
L’hanno visto sui social, ma anche in tv. Qualcuno lo ha letto sui giornali, qualcun altro cita libri. Nessuno ha dubbi. Nessuno sente l’eco dell’Olocausto. Nessuno avverte la responsabilità che quell’orrore non si ripeta.
Nessuno vede in Hamas nulla di più di un gruppo di persone esasperate dalla cattiveria di Israele – compagni che sbagliano, al più.
La sorte degli ebrei, l’ingiustizia subita dagli ebrei non li riguarda.
Se fossi credente, mi impegnerei oggi a convertirmi all’ebraismo. Ma sono laica e quello che posso fare è rifiutarmi di essere complice della “brava gente” che si girà di là.
Furono dodici i professori universitari su oltre mille e duecento che rifiutarono di giurare fedeltà al Fascismo. Che il loro esempio ci sia da guida.

Ma più di qualcuno ha scelto come guida gli altri. In America poi

E ho l’idea che non cambierebbero posizione neanche se gli si mostrasse questa roba,

che qualche settimana fa erano bambini Propaganda sionista, sbufferebbero.

Aggiungo un breve confronto fra un padre palestinese

e una madre israeliana

E chiudo con una domanda. Non è una domanda retorica: non lo so, vorrei saperlo e chiedo se qualcuno di voi lo sa: conoscete il caso di qualche nazista di quelli vecchi, quelli con la svastica, che abbia preso un neonato ebreo di tre mesi, lo abbia infilato nel forno di cucina, abbia poi acceso il forno, per ingannare il tempo mentre il bambino si cucinava abbia stuprato la madre, abbia poi ucciso entrambi i genitori e infine dato fuoco alla casa?

barbara

FRANCESCO E GIORGIO

Non so se sia stata una visita da capo di stato a capo di stato o da comunista a comunista; dato che era già papa quando è morto Ciampi e da lui non è andato, propenderei per la seconda ipotesi. Comunque, sulla sua visita mi capita di leggere questo.

Qualcosa di strano c’è. La visita di Papa Francesco al feretro di Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica Italiana, morto il 22 settembre scorso, è di sicuro un evento inedito. “È la prima volta che un Santo Padre ha varcato la soglia del Senato, lo ha fatto per rendere omaggio al presidente emerito e, come mi ha detto, a tutta l’Italia”, ha spiegato Ignazio La Russa. Sette minuti in cui il pontefice, arrivato in carrozzina, si è alzato in piedi, si è intrattenuto in silenzio, si è messo la mano sul cuore, ma non ha fatto né segni della croce né ha benedetto la salma. Una scelta che sta facendo discutere e che Camillo Langone oggi definisce “un fatto straordinario”. Ma nel senso negativo del termine. (Qui)

Nei commenti tutto un fiorire di indignazione stupore sconcerto riprovazione indignazione condanna. Ora, premesso che nei confronti di questo signore, che ho grosse difficoltà a chiamare papa, che ha portato i riti pagani in vaticano, che fa 100% politica e 0% opera pastorale, che ignora sistematicamente le stragi di cristiani nel mondo islamico (anche quello installato, con la sua benedizione, in casa nostra), che sta distruggendo il cristianesimo come forse neanche l’Anticristo saprebbe fare, premesso, dicevo, che nei confronti di questo signore nutro il più grande disprezzo, mi chiedo: di fronte a un ateo convinto e dichiarato, che ha scelto un funerale laico senza alcun tipo di intromissione religiosa, cosa diavolo avrebbe dovuto fare? Se l’illustre estinto fosse stato ebreo, musulmano, buddista avrebbe dovuto impartirgli (imporgli) una benedizione cristiana? Sarebbe stato corretto farlo? E perché mai dovrebbe essere non solo corretto, ma addirittura doveroso imporre una benedizione cristiana a un ateo? E qualcuno strepita: ma ALMENO un segno di croce, in segno di rispetto, DOVEVA farlo! Scusate, Signori della Corte, il segno della croce quand’è che si fa? Quando si entra in chiesa, di fronte all’altare. Quando si esce di chiesa, di fronte all’altare. Quando passa davanti a una chiesa o a una cappella votiva. Quando si inizia a pregare. Quando si finisce di pregare. Cioè ci si segna di fronte a Dio: mai sentito che lo si faccia, in segno di rispetto, di fronte a una persona. E mentre ci si segna si dice “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”: siamo sicuri che siano le parole giuste da dire, in segno di rispetto, di fronte  a un ateo?
Poi qualcuno (più di qualcuno) ha detto: se non ci è andato come capo dei cristiani ma come privato cittadino, allora ci doveva andare in giacca e cravatta. Ecco, no: in giacca e cravatta il papa non va neanche a fare la cacca, non esistono situazioni in cui gira in giacca e cravatta, quindi questa è l’ennesima puttanata.
Insomma, in dieci anni e mezzo di attività come presunto papa (ci sono grosse discussioni sulla questione se dopo la rinuncia di Benedetto la sede fosse da considerare vacante o sospesa) si è reso responsabile di una tale quantità di nefandezze che lo si potrebbe tranquillamente criticare 24 ore su 24 7 giorni su 7 senza mai trovarsi a corto di argomenti, e vi perdete a criticarlo l’unica volta che ha fatto una cosa giusta? Si fa davvero fatica a capirla, la gente.

barbara

POSSO DIRE FACCE COME IL CULO?

L’anno scorso – ero qui da poco – un giorno sento suonare alla porta dell’appartamento. Chiedo chi è, non capisco la risposta ma la voce mi sembra rassicurante, così apro. È il prete, “Sono qui per la benedizione – dice – se vuole”. Mi soffermo a riflettere che prima, quando in Italia c’erano solo – tutti con rappresentanze modeste e modestissime, per carità – ebrei anglicani luterani avventisti del settimo giorno testimoni di Geova mormoni arancioni hare krishna scientology scintoisti induisti buddisti e forse qualcos’altro che al momento mi sfugge, a nessuno veniva in mente se lo si voleva; adesso c’è una religione in più e si chiede. Vabbè. Il tipo comunque è educato e garbato; educatamente gli dico che no, non voglio, educatamente alza le mani come per scusarsi di avermi disturbata inutilmente e si gira per suonare il campanello della porta di fronte.
Oggi sto parlando in cuffia su skype quando mi sembra di sentire il campanello di giù. Vado al citofono, chiedo tre volte chi è, non risponde nessuno e torno qui a riprendere la conversazione. Dopo un paio di minuti, scampanellata da qui. Capisco allora che la persona, per non rischiare di dover perdere dieci o magari anche quindici secondi suonando un campanello alla volta e rischiando che nell’appartamento scelto non ci fosse nessuno in casa, li aveva suonati tutti insieme; al primo arrivato ha risposto, tutti gli altri sono stati lì a chiedere chi è a vuoto come tanti imbecilli. Vabbè, vado alla porta e prima di aprire chiedo chi è. “Il prete!” strepita. “Aspetta!” ? Aspetta?! No, fammi capire, mi vieni a rompere le palle in casa mia, mi fai alzare due volte, e hai anche la faccia come il culo di venirmi a intimare di aspettare?!?! Apro la porta e lo vedo che sta infatti entrando nell’appartamento di fronte: anche nei pianerottoli evidentemente usa lo stesso sistema: suona tutti i campanelli, entra dal primo che apre e gli altri si fottano (posso dire che era vistosamente africano o passo per razzista? Posso dire che tra preti crucchi in Alto Adige e preti italiani dalle altre parti, cioè in entrambi i casi europei, non mi era mai capitato di incontrare una simile sfacciataggine, una simile cafoneria?).

barbara

E NOI ALLA MORTE RISPONDIAMO CON LA VITA

Planting-Trees-on-the-Golan
Finita la guerra in Israele, le persone uscite dai rifugi erano alla ricerca di una risposta forte a Hamas, e hanno trovato quello che cercavano: Hamas voleva la morte, così hanno deciso di rispondere con la VITA!
È iniziato un interessante progetto – ed è immediatamente partito in quarta, poiché il tempo è fondamentale.
Esattamente nelle aree in cui sono caduti oltre 1.000 razzi e missili, i contadini israeliani pianteranno 100.000 nuovi alberi da frutto! Cioè un rapporto di 100 a 1.
Molti di questi nuovi alberi di frutta saranno piantati proprio nelle buche fatte dai razzi!
Questa è una risposta positiva all’odio e alla distruzione!
Alberi da frutto significano nuova vita, sostentamento, cibo, bevande e benedizioni. Una coppa di vino per Shabbat, olio di oliva per accendere la Menorah e molto altro ancora.
Molte aziende agricole e vivai hanno dato a Zo Artzeinu alberi da piantare a credito, e gli agricoltori hanno fatto del lavoro straordinario per riuscire a piantare in tempo tutti gli alberi. Shmitta (l’anno sabbatico) inizia in Israele il capodanno ebraico Rosh Ha’Shanah (24 settembre), e per allora TUTTI gli alberi devono essere pagati.
La Torah lo dice molto chiaramente: “per sei anni puoi coltivare i tuoi campi… ma il settimo anno è uno Sabbath di Sabbath per la terra. È lo Sabbath di Hashem durante il quale non puoi coltivare tuoi campi…” (Vayikya / Levitico 25:3-4)
La più grande organizzazione in Israele per piantare alberi da frutto, “Zo Artzeinu” (ebraico per “Questa è la nostra terra”) condurrà questo progetto e assicurerà che tutto venga fatto correttamente.
I contadini israeliani hanno preparato il terreno e stanno facendo tutto il faticoso lavoro. Stanno facendo tutto il lavoro fisico, ma chiedono aiuto a tutto il mondo per l’acquisto degli alberi e del sofisticato sistema di irrigazione a goccia. Questo sistema è completamente computerizzato e utilizza una quantità di acqua minima per irrigare i campi.
Allora… fino a Rosh Ha’Shanah, è ANCORA possibile associarsi a un contadino, acquistare un albero da frutto e condividere il precetto e la benedizione di Shmitta, che avrà inizio a Rosh Hashana. Tutte le informazioni necessarie si possono trovare sul sito di Zo Artzeinu.
Oltre al precetto di Shmitta e all’aiuto agli agricoltori israeliani, questo progetto è anche un ottimo modo per portare benedizioni nella vostra vita!
Hashem promette di benedire chiunque aiuta ad osservare Shmitta, come si dice: Vitzivisi Et Birchasi, “destinerò la mia benedizione a voi” (Vayikra / Levitico 25: 20)
Infine, questo progetto non è solo una grande risposta ai nemici di Israele: è veramente il modo migliore per assicurare una pace duratura!
“Osservate i miei decreti e salvaguardate le Mie leggi. Se li osserverete, vivrete nella terra in modo sicuro. La terra produrrà il suo frutto, e voi mangerete a sazietà, vivendo così nella terra in sicurezza… Io dirigerò su di voi la mia benedizione…” (Vayikra / Levitico 25:18-21).
Auguriamo loro ogni bene per questo progetto di ricostruire la terra, piantare prima di Shmitta e portare una pace vera e duratura.

Per informazioni su questo progetto e su come piantare alberi, partecipare a Shmitta e condividere questa benedizione, andate al sito di Zo Artzeinu. (qui, traduzione mia)

barbara