LETTERA DI VALTER VECELLIO A GIORGIO NAPOLITANO E ANNA MARIA CANCELLIERI

Signor Presidente della Repubblica,
Signora Ministro di Giustizia,

giorni fa ho ricevuto una busta, da “Equitalia”; non reca data, o timbri. È una perentoria ingiunzione. Si intima di versare entro sessanta giorni – non si capisce a decorrere dal quale – di pagare la somma di circa trecento euro. Non è per una tassa non pagata, o per un errore commesso dal mio commercialista. Ho dovuto leggere e rileggere alcune volte i cinque o sei fogli, in carattere lillipuziano e gergo da iniziati, per capire di cosa si tratta: sono spese processuali; e non vi nascondo che sono stato preso da un senso di inquietudine e apprensione: quale processo? Se devo pagare spese significa che sono stato condannato… Quando? Perché? Denunciato o querelato da chi? Non ne so nulla. Condannato a mia insaputa?
L’attenzione viene attirata da due nomi: Erich Priebke e Riccardo Pacifici. Il primo è l’ex ufficiale delle SS che sconta un ergastolo ai domiciliari a Roma, dopo la condanna per i fatti alle Ardeatine. L’altro è il mio amico Presidente della Comunità Israelitica di Roma. Vado così indietro nel tempo: a quando, Priebke aveva presentato querela nei confronti di Pacifici e miei.
I fatti, brevemente: quando il tribunale militare di Roma, il 1 agosto del 1996 pronuncia l’intervenuta prescrizione per l’ex SS, una folla indignata manifesta per ore; fino a quando l’allora ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick non interviene, il processo rifatto, e si giunge alla condanna che ora Priebke sconta. Su quei fatti si può avere l’opinione che si crede, non è questo il punto, le ritengo tutte legittime. Il punto è che Priebke si era sentito in qualche modo leso da quanto ho scritto in un mio articolo, e dal comportamento di Pacifici. Entrambi siamo stati assolti in primo e secondo grado; la Cassazione infine ha dichiarato improcedibile il ricorso contro le sentenze che rigettavano la richiesta di risarcimento avanzata dall’ex SS.
Ci siamo pagati di tasca nostra gli avvocati; abbiamo perso un po’ di tempo, non abbiamo chiesto un centesimo di risarcimento (personalmente avrei avuto problemi anche a darlo in beneficenza, quel denaro); la storia, pensavo, fosse finita lì. Invece arriva la cartella di Equitalia, “Servizio notificazioni atti fiscali”.
Accade questo: l’Agenzia delle Entrate vuole che da Riccardo e da me il pagamento delle spese processuali. L’avvocato, mortificato, mi spiega che dal momento che Priebke non paga, lo Stato si rivale, per le spese sostenute, su di noi; e questo indipendentemente dal fatto che la causa la si sia vinta, non si siamo stati noi ad accenderla e la si sia subita… Insomma, un signore che non ha nulla da perdere, querela chi gli pare. Perde la causa, è condannato a risarcire le spese, non lo fa, perché risulta nullatenente. Lo Stato allora chiede che le spese siano pagate da chi è stato tirato in ballo e di nulla è responsabile. Non manca la beffa finale: mi viene detto che posso sempre rivalermi nei confronti di Priebke, evidentemente si pensa che io possa ottenere quella soddisfazione che lo Stato non riesce ad avere. Che si fa, si ride o si piange?
In paesi di consolidata civiltà giuridica come gli anglosassoni se si fa causa chiedendo risarcimenti, e si fa perdere tempo e denaro alle persone, e si viene trascinati in tribunale per nulla esiste un qualcosa che si chiama “lite temeraria”; chi la intenta viene condannato a pagare svariati multipli rispetto a quello che si chiede per risarcimento, e soprattutto nessuno si sogna di chiedere a chi ha vinto di pagare le spese processuali.
Ora vorrei che sia chiaro: non sono così pezzente da non avere i trecento euro circa che mi chiedono Equitalia e l’Agenzia delle Entrate. Ne faccio, come si dice, una questione di principio.
Signor Presidente Giorgio Napolitano, Signora Ministro Anna Maria Cancellieri: è giusto che due cittadini di questa Repubblica, denunciati un ex ufficiale nazista per reati che tre gradi di giudizio ritengono non sussistere, debbano pagare le spese per processi che non hanno intentato ma hanno subito, perché lo Stato italiano non sa, non vuole, non può farsele pagare da chi è stato condannato?
Signor Presidente, Signora Ministro: se me lo dite voi, pago senza fiatare. Però vorrei sentirmelo dire da Lei, Signor Presidente, da Lei Signora Ministro della Giustizia.
Un saluto cordiale, Valter Vecellio

(il Fatto, 8 maggio 2013)

Non credo ci sia altro da aggiungere.

barbara

Una risposta

  1. Che schifo! Mi dispiace solo che Valter Vecelio abbia scritto ” se me lo dite voi, pago senza fiatare”.

    Io, in una circostanza del genere, continuerei a fiatare tutta la vita, e me lo farei pure scolpire sulla lapide dell’ignobile ingiustizia subita.

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  2. .. ma non mi è piaciuto per niente che V.V. abbia scritto: “Non sono così pezzente da non avere i trecento euro circa che mi chiedono.. “.
    Lo trovo offensivo per chi abbia effettivi problemi economici ( non io, per fortuna ), non perciò tacciabile di essere “pezzente”: uno scivolone, una caduta di stile, non trovate?
    .. che peraltro potrebbe essere emblematica e denunciare un pensiero nascosto pochissimo condivisibile.
    Per tutto il resto, niente da obiettare, anzi.. !!!
    Mi scuso per la pignoleria, ma non mi sembra un dettaglio trascurabile 😦

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  3. A me spiace di dire agli altri cosa dovrebbero fare, ma in questo caso non si deve pagare. Prima di tutto è una caso emblematico: voglio dire, non è come se il mio salumaio mi avesse fatto causa perché ho detto che il prosciutto era cattivo. Qui, volenti o nolenti, i due rapppresentano -nel caso più restrittivo- la comunità ebraica, e -nel caso più ragionevole- la comunità civile, mentre quell’altro non occorre specificare cosa rappresenta. Ancora, spiace dirlo, ma si devono assumere le loro responsabilità.
    Pertanto, non dovrebbero pagare, e andare avanti fino al pignoramento. Non essendo “pezzenti” (espressione che, sono d’accordo, avrebbero dovuto evitare perché è una parola che di solito sta in bocca ai miserabili) se la caverebbero con il sequestro di qualche banconota che potrebbero lasciare in bella vista sul tavolo di cucina.
    Ma intanto terrebbero vivo il caso, e ci farebbero inevitabilmente giungere al cambiamento di una norma oscena e anticostituzionale.

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    • Hai detto bene, norma oscena, anche in tutti gli altri casi in cui ne è prevista l’applicazione, ma in questo caso, consentire che un torturatore omicida sia a carico delle vittime è abominevole.

      Ecco, diciamo che ci sono casi in cui “Queste sono le regole” non me lo faccio dire. Poi, probabile che una debba soccombere, ma è d’obbligo vendere cara la pelle.

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    • Che una norma del genere – se davvero esiste – sia roba da manicomio, è fuori discussione. Quella di Vecellio penso sia stata una reazione immediata, di pancia, scritta senza troppo riflettere, come si può evincere anche da alcune sgrammaticature che sicuramente non rispecchiano il suo livello di scrittura, e questo può spiegare alcune sbavature che con qualche riflessione in più magari avrebbe evitato. Fuori discussione anche il fatto di non pagare, perché non c’è una sola ragione al mondo per cui i soldi li debbano tirare fuori le vittime anziché il colpevole che, non contento di essere colpevole, ha anche scelto di fare causa alle vittime e l’ha persa – e oltretutto, se non sbaglio, c’è chi, per ragioni ideologiche, si è fatto carico di tutte le sue necessità. Resto dell’idea che lo scopo di questa lettera sia di rendere Napolitano e Cancellieri, in quanto responsabili rispettivamente dello stato e della giustizia, responsabili della situazione. Quanto al pezzente, termine indubbiamente di cattivo gusto, mi viene da pensare a certe discussioni: se io dico al mio interlocutore “Guarda che io non sono così ritardata da non arrivare a capirlo”, sto implicitamente suggerendo che ritardato è lui. E forse è proprio questo che intendeva Vecellio, rivolgendosi a quello stato che ha bisogno di estorcere quei soldi alle vittime.

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    • Reder, se non ricordo male, dopo la liberazione è stato accolto a Vienna con tutti gli onori – e non è che ci sia granché da meravigliarsi, dal momento che l’Austria è sempre stata peggio della Germania da tutti i punti di vista.

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      • Ne “I giorni dell’odio” pag. XXIV Alberto Giovannini attesta: . Mancano, purtroppo, più approfondite prove su questa interessante testimonianza. Infatti, se quanto riferito da Giovannini rispondesse a verità, si vorrebbe far passare per assassini, secondo la tesi di Petacco, coloro che, in effetti, sarebbero dei martiri. Reder ammazzava anche i suoi camerati fascisi che osavano contraddirlo cosa che Priebke non mi risulta abbia mai fatto,poco per farlo santo ma sufficiente per la legge Bacchelli

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      • Ne “I giorni dell’odio” pag. XXIV Alberto Giovannini attesta: . Mancano, purtroppo, più approfondite prove su questa interessante testimonianza. Infatti, se quanto riferito da Giovannini rispondesse a verità, si vorrebbe far passare per assassini, secondo la tesi di Petacco, coloro che, in effetti, sarebbero dei martiri.Secondo questo stralcio da http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=58108 Walter Reder era talmente feroce da uccidere i camerati fascisti che si opponevano alla sua volontà.Così è avvenuto anche a Matera dove fù fatta saltare in aria la caserma della milizia fascista che forse non voleva dare ai tedeschi i suoi prigionieri.Partigiani e fascisti morirono insieme e nella targa commemorativa sono elencati indistintamente .Oblio anche per il comandante della strage morto in combattimento e con un fratello eroe ucciso per la partecipazione all’attentato ad Hitler.

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  4. Hai ragione ma non mi fraintendere lontano da me pensieri del genere (scusami ho problemi con il computer a causa di un aggiornamento di software e non riesco a fare il testo che vorrei )volevo solo rimarcare che lo Stato Italiano presidente del consiglio Bettino Craxi e con una sentenza farsa del Tribunale militare di Bari ha dato la libertà ad una delle belve peggiori capace di far fucilare il cappellano delle Brigate Nere se è vero ciò che assemblò Arrigo Petacco.

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  5. Invece suggerirei di pagare, se non altro perchè Equitalia va avanti e 300 Euro diventano 3000 con una facilità ed una rapidità sorprendenti. Bisogna agire in altro modo, a mezzo stampa, blog, youtube e quant’altro. Fino a farselo scrivere sulla lapide, come più sopra suggerito.

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