GEORGES LOINGER

Georges Loinger è un ebreo alsaziano. Quando Emanuel Segre Amar lo ha casualmente scoperto, lo ha contattato a Parigi, dove oggi vive, e nel corso del colloquio intrattenuto con lui, ad un certo momento ha chiesto: “Sarebbe disposto a venire a Torino per una conferenza, per raccontare anche ad altri tutte queste cose straordinarie che sta raccontando a me?”, e Georges ha risposto: “Ho già la valigia pronta”.
Georges Loinger ha 105 anni. Usa il bastone, ma non vi si appoggia più di tanto, sale e scende le scale con incredibile sicurezza, ha voce ferma e, soprattutto, una cristallina lucidità mentale e una memoria priva di ombre. E un sorriso di quelli che ti scaldano dentro. Gli oltre 1000 chilometri che ho percorso, fra andata e ritorno, per andarlo ad ascoltare, sono sicuramente stati fra i meglio spesi della mia vita (con un sentito grazie al Gruppo Sionistico Piemontese e alla Comunità Ebraica di Torino, che hanno organizzato questo straordinario evento).
La prima parte della conferenza è stata dedicata agli anni della guerra, con un non superficiale accenno a quelli che l’hanno preceduta, con i comizi di Hitler, i suoi roboanti proclami, la dichiarata intenzione di sterminio totale nei confronti degli ebrei; gli ebrei alsaziani, residenti in una zona di confine (soggetta a vari passaggi da uno stato all’altro nel corso della storia) e perfettamente bilingui, li ascoltavano, li capivano, e si rendevano conto che non si trattava di sparate a scopo propagandistico, ma di un preciso programma politico, e hanno deciso di non subire passivamente lo sterminio, ma di scegliere la resistenza armata: la prima resistenza del periodo hitleriano. Arruolatosi poi con gli alleati, viene fatto prigioniero e portato in Germania, dove svolge lavoro d’ufficio come interprete; lì viene a sapere, tramite la Croce Rossa, che sua moglie ha organizzato un rifugio in cui dà riparo a 123 bambini ebrei. Decide dunque che deve aiutare la moglie e fugge, attraversando a nuoto il fiume di confine e a piedi tutto il resto, mezza Germania e mezza Francia, insieme al cugino Marcel Mangel (meglio noto come Marcel Marceau) e inizia così la sua opera di salvataggio, che lo porterà a mettere in salvo oltre 1000 bambini, cercando anche, attraverso la Spagna (neutrale), finanziamenti negli Stati Uniti. Nell’ambito della rievocazione delle vicende belliche, ha trovato il giusto spazio anche il riconoscente ricordo dell’occupazione del sud della Francia da parte dell’Italia, fino all’8 settembre 1943; da parte dei carabinieri italiani, per la precisione, che non solo si sono sempre fermamente rifiutati di consegnare i “loro” ebrei ai tedeschi, ma hanno anche consentito loro il massimo possibile di libertà di movimento e di culto. Poiché era previsto che Georges Loinger avrebbe rievocato questa vicenda, era stato invitato alla conferenza il generale Gino Micale, comandante della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta, accolto, in memoria di quanto fatto dall’Arma che egli rappresenta, da uno scrosciante applauso di (quasi) tutto il pubblico presente.
Finita la guerra, si dedica, nell’ambito della sua opera volta a contribuire all’immigrazione clandestina nella Palestina sotto mandato britannico, a un’impresa altrettanto grandiosa del salvataggio dei bambini: la vicenda di Exodus. Pochi, probabilmente, sanno che dietro a quella vicenda, in un ruolo di primo piano, c’è ancora lui, Georges Loinger: è lui, infatti, ad occuparsi delle modifiche necessarie a riadattare una nave costruita per trasportare 5-600 persone in modo che ne possa contenere 4500. Ed è sempre lui a organizzare il trasporto di tutte queste migliaia di sopravvissuti alla Shoah dalla stazione di arrivo al porto d’imbarco con 200 camion. Ora, proviamo a ricordare cos’era l’Europa poco dopo la fine della guerra, strade bombardate, ponti distrutti, passaggi ostruiti; e proviamo a immaginare che cosa significasse reperire anche solo un paio di mezzi di trasporto, per non parlare di centinaia. E lui niente, lo racconta così, con nonchalance, come uno che dicesse “poi siamo andati a comprare il pane” – ossia con quella totale inconsapevolezza della propria grandezza che hanno i veri grandi. Le vicende legate all’Exodus sono note: si trattava di una provocazione costruita da Ben Gurion allo scopo preciso di creare un caso mondiale che attirasse l’attenzione sulla drammatica situazione dei sopravvissuti alla Shoah cui la Gran Bretagna impediva l’ingresso in Eretz Israel, e spesso accampati in campi di raccolta che troppo ricordavano i campi nazisti. E quanto avvenuto all’arrivo della nave al porto di Haifa, con le forze armate britanniche che sparano sui sopravvissuti e li costringono a tornare indietro, in quell’Europa che li aveva sterminati, in quell’Europa ancora maleodorante delle decine di migliaia di tonnellate di carne umana bruciata, in quell’Europa in cui a nessun costo volevano mai più rimettere piede, riuscì effettivamente a scuotere le coscienze.
Terminata la seconda parte, si erano fatte le otto di sera, e Georges Loinger, che era uscito di casa la mattina per atterrare a Torino nel primo pomeriggio e, a parte un’oretta di riposo in albergo, non si era mai fermato e in quel momento stava parlando da un’ora e mezza, ha dichiarato di essere un po’ stanco e di non sentirsi di affrontare la terza parte programmata. Di questa ha perciò brevemente parlato Emanuel Segre Amar, ma quando ha terminato la sua esposizione, il nostro incredibile Georges ha ripreso la parola per aggiungere ancora qualche dettaglio, per precisare, per chiarire, per completare. Si tratta di un episodio pressoché sconosciuto, avvenuto nel 1959. Il gesuita Michel Riquet, amico di Loinger, decide di dare vita a un atto simbolico di grande impatto di riconciliazione fra tedeschi e francesi, e organizza il primo congresso eucaristico, riunendo appunto cattolici francesi e tedeschi; e affinché questa simbologia sia davvero potente, vuole che questo incontro tra francesi e tedeschi avvenga su una nave israeliana. A questo provvederà appunto Georges Loinger, all’epoca direttore della compagnia di navigazione israeliana ZIM, procurando una nave capace di ospitare 350 persone. Ultima tappa del percorso – per rendere ancora più luminosa questa simbologia di riconciliazione – sarà la città di Barcellona: la prima presenza ebraica ufficiale in terra di Spagna dopo la cacciata del 1492. Al viaggio prese parte anche Georges Loinger, che consegnò al sindaco di Barcellona una Bibbia donata dal vice sindaco di Gerusalemme.
Aggiungo ancora qualche nota di colore, diciamo così, a margine. Tra il pubblico, accorso numeroso ed entusiasta ad ascoltare questo straordinario personaggio, attore e testimone allo stesso tempo, brillavano alcune consistenti assenze, che non specificherò, per carità di patria, come si suol dire; dirò solo che qualcuno ha ritenuto l’ideologia più importante della conoscenza (Georges Loinger è fortemente filoisraeliano) e qualcun altro è rimasto schiavo delle proprie personali antipatie nei confronti di chi ha voluto e organizzato l’evento e ha scelto, pertanto, di boicottarlo.
Ancora un’ultima cosa: questa di Torino è stata la prima conferenza in Italia di Georges Loinger; a quanto pare ci ha preso gusto, e ha accolto con piacere la proposta avanzata da Emanuel Segre Amar di organizzare, finita l’estate, altre tre conferenze: a Roma, a Venezia e a La Spezia. E magari per allora avrà portato a termine il quinto libro, in cui ci insegnerà come restare giovani e brillanti a cent’anni suonati.
George Loinger
barbara

  1. Con i lucciconi e con gli occhi a poca distanza dallo schermo, ho letto
    questi concentrati di vita,di esperienze legate a quegli anni dove una disumana ed inaudita insensata ferocia si è accanita nei confronti di un
    popolo disperso fra altri. Trascinante la lettura, come tutto quello che ha
    fatto il Sig Loinger supportato da altri per poter raggiungere lo scopo di salvare piu’ vite possibili di persone scampate alla Shoah. Un grande da ricordare insieme ad altri.

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  2. – Di discorsi di Hitler non ne ho letti o sentiti molti, per lo più erano discorsi analoghi a quelli grillini.

    Ma lui ha dischiarato davvero di volere lo sterminio degli ebrei PRIMA di essere votato?
    Chi lo ha votato allora era 100% complice.

    Quando un politico fa propaganda, mi aspetto che le sue intenzioni siano quelle di fare tutto ciò che dice, e se nei comizi dice ‘ammazzero tutti gli ebrei’, mi aspetto che queste siano proprio le sue intenzioni, perciò non lo voto.

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    • Mah, noi abbiamo avuto uno che ha raccolto voti al grido di “fora i teroni dal veneto” – non è chiaro se dietro gentile invito o spingarde alla mano. Il punto è che ad agitare gli animi (specie in periodi difficili) indicando un bersaglio per le disgrazie più o meno comuni si ha gioco facile – 100% di complici? No, più facilmente 100% di affamati e percentuali elevate di babbei che non vedevano oltre il proprio naso. Un po’ come ai giorni nostri, a ben guardare, con la differenza che noialtri ancora un po’ di scelta l’abbiamo.
      (Oh, non fraintendetemi: salvo una parte del popolo, figlia anche della cultura dei tempi, non certo i vertici e le squadre speciali)

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    • E’ scritto anche nel Mein Kampf, che è del ’25. Il fatto è che quando uno promette abbasseremo le tasse e aumenteremo i servizi tutti gli credono, quando dicono imporremo la sharia in tutto il mondo e ammazzeremo tutti gli infedeli, la prendono per una goliardata.

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  3. Il guaio, Barbara, è che solo noi, addetti ai lavori, sappiamo cosa dicono circa la sharia, mentre i vari opinionisti, ai quali bisognerebbe affibbiare un altro nome, le parole di questi maledetti si guardano bene dal dirle o dal lasciarle dire (tu non sei mai invitata nelle loro trasmissioni, infatti)

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    • Infatti solo noi pubblichiamo le foto dei barbuti coi cartelli che dicono “Gesù era musulmano” e “preparatevi al VERO olocausto” e “fuck democracy” e “decapitate chi insulta il profeta” eccetera eccetera. Sui mass media politicamente corretti non ce li trovi di sicuro.

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      • Quella del ‘Gesù era musulmano’, l’altro giorno mi è capitato di discutere proprio con un musulmano (sostenitore dell’isis), e gli ho fatto notare che Gesù non poteva essere musulmano, essendo nato 400 anni prima.
        La sua risposta: ‘If I told you Moses and Jesus are Muslims, we understand it well, so Muslims understand it well. If you don’t then you have little knowledge of Islam with Oness of God..’
        Cioè, lui sa ciò che ha detto solo perchè è musulmano?

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