NON SOLO IO, PER FORTUNA

imagine
Per fortuna non sono solo io a trovare, da sempre, allucinante, simile a un incubo dei peggiori, il mondo “paradisiaco” prospettato dal testo di questa canzone. In particolare trovo sconvolgente il verso nothing to […] die for: un mondo in cui non ci sia niente per cui morire, nessun valore per cui valga la pena di battersi, niente che meriti di essere difeso fino – se necessario – alla morte. Si riesce a immaginare, in un mondo simile, qualcosa per cui possa valere la pena di vivere?
Per inciso. Uno degli argomenti più gettonati dei crociati anti-religione è che “non c’è religione che non imponga limitazioni” (mentre quelli più fighi optano per “le religioni monoteiste sono limitanti”, come il mio cugino vegano, irretito dagli arancioni, di professione guaritore, che se sua madre novantenne ha bisogno di aiuto per togliere le erbacce dal giardino deve prima chiedere l’autorizzazione al suo guru, il quale, tra l’altro, gli telefona tutte le sere alle dieci per comunicargli il programma di lavoro del giorno dopo, e fino a quel momento non può dire a sua madre se il giorno dopo potrà o no accompagnarla da qualche parte. A cinquant’anni suonati). Ecco, io chiedo: esiste una qualsiasi convinzione, o scelta di vita, di qualunque genere, in qualunque campo, che non imponga limitazioni? Se amate una persona che odia il fumo, non rinunciate a fumare almeno in casa? Dite che quella è una vostra libera scelta? Anche quella dell’ebreo che non mangia gamberetti o del cristiano che rinuncia a scopare prima del matrimonio è una libera scelta (quella del musulmano no: se lo beccano a mangiare a ramadan viene sprangato di santa ragione. Ma, come detto ripetutamente in altre sedi, considerare l’islam semplicemente una religione come il cristianesimo o come il buddismo, è il più tragico – e gravido di catastrofiche conseguenze – degli errori).

OK: ora aprite pure i cancelli e fate entrare i leoni

barbara