ANCORA DACIA VALENT

Ancora sugli ebrei

[And the winner is…| 06/03/2006 | 11:26 ]

Ci sono momenti nei quali si sente che qualcosa è definitivamente cambiato. Certo, c’è la novità dei fratelli di Hamas al governo della Palestina liberanda, e la loro testarda difesa del diritto di dire di no al trito e ritrito ricatto della Shoah e del riconoscimento di quell’OGM coloniale innestato nella terra dei loro padri e delle loro madri, dei loro figli e delle loro figlie.
Come si fa a chiedere – a chi sta vivendo quotidianamente sulla propria pelle e su quella del proprio popolo il tentativo di distruzione, di annientamento di intere generazioni con le deportazioni, con le uccisioni, con l’isolamento – di riconoscere l’umanità dei propri aguzzini? È inconcepibile, inaccettabile. Sono disumani, sono dei mostri, brutti e cattivi. Le madri, imprigionate dalle catene del terrore imposto dalla pseudodemocrazia ebraica, sussurrano ai figli – mentre nelle notti lunghe dei coprifuoco l’unico rumore che sentono sono le pale degli elicotteri che guatano la preda palestinese, lo scoppio assordante del Mach 4 che annichilisce i feti nei grembi e ammutolisce i bambini nelle culle e il rumore crudele degli anfibi sull’acciottolato delle strade che furono di Gesù e dei profeti – che devono tacere, sennò l’ebreo cattivo li verrà a prendere.
Si, l’ebreo cattivo.
Perché non tutti gli israeliani sono ebrei. Sempre meno israeliani lo sono. Gli israeliani musulmani condividono la discriminazione ed il razzismo ebraico con il loro fratello palestinese, così come lo fanno gli israeliani cristiani, così come le fanno i milioni di ebrei contro l’occupazione. Perché in sono milioni a rinnegare la catena dell’odio che attanaglia l’intelligenza, rendendole piccoli sospiri abortiti nel vuoto lasciato dalla compassione uccisa dalle dite febbrili di chi sa di non avere ragione.
In quella terra, la terra più amata del mondo, amata anche da chi non ci è nato e da chi non ci morirà, esiste un unico aguzzino che per meglio guardare l’orrore che sta seminando, accende un candelabro a sette braccia e il suo cielo ha solo stelle a sei punte.
Dicono che dal deserto l’infame boia ha ricavato dei giardini. Non è vero, ma anche se fosse, ma le sue piante sarebbero marcite prima ancora di crescere, i suoi fiori appesterebbero l’aria ed i suoi frutti sarebbero avvelenati dall’odio di chi ha imparato a bere dalle acque sapide della negazione dell’altro. Queste bestie crudeli, capaci solo di odiare, senza cuore e senza pietà, che strappano gli occhi delle madri e si abbeverano delle lacrime dei bambini, mi fanno orrore, mi fanno pietà.
Hanno costruito un muro di odio che li circonda, e circondando loro circonda anche quelli di loro che provano il nostro medesimo orrore quando li vediamo e quando li pensiamo e quando il brivido di paura e disgusto ci graffia la pelle, quella vicina al cuore.
Volete che riconosciamo un vostro presunto diritto all’esistenza dello staterello sintetico che vi hanno regalato sulla nostra terra?
Ne parleremo quando avrete dato corso alle centinaia di risoluzioni delle Nazioni Unite che avete disatteso fino ad oggi, quando smetterete con le vostre incursioni omicide sulla nostra terra, quando i nostri figli potranno camminare senza temere di essere uccisi “per sbaglio” da qualche “bastardo eletto”, quando le nostre case non verranno demolite, quando non ruberete più i nostri soldi dalle nostre banche o quelli delle tasse e dei dazi che riscuotete in nostro nome, quando non profanerete più le Chiese cristiane e le Moschee musulmane, quando i nostri fratelli palestinesi – cristiani e musulmani – di cittadinanza israeliana avranno gli stessi diritti degli ebrei, quando i nostri figli potranno fare ritorno sulla terra che è la loro, quando smantellerete il vostro esercito e disarmerete i silos nucleari, quando chiederete perdono per questi anni di orrore che avete inflitto al mondo intero..
Il giorno in cui mostrerete rispetto lo otterrete, quando darete pace, l’avrete, quando smetterete di essere delle bestie assetate di morte e distruzione, vi tratteremo da persone umane, quando chiederete perdono, ci penseremo.
Solo allora, forse, potrete chiederci di vivere con noi, in pace. E forse, ma solo forse, vi diremo di si. E quando avremo guardato negli occhi dei vostri bambini, che sono come i nostri, allora diremo che è arrivato il momento di perdonare, perché è negli occhi dei nostri figli che si leggono le parola non ancora scritte ed è dalle loro mani che la musica che vorremmo ascoltare viene suonata.
Ma non era questo ciò di cui volevo parlare. Come al solito divago. Era un’altra cosa. Volevo parlare della scenografia che è cambiata e che vi svela per ciò che siete: non più povere vittime ma orrendi carnefici, e le vostre false lacrime, la vostre fasulle grida di allarme, giungono fievoli e fastidiose alle orecchie di un mondo che si è stancato di sentire le vostre puttanate e che ormai ha capito cosa siete e cosa volete. Questa notte, il Red Carpet del Kodak Theatre era un sentiero di Nablus, era una piazzola di Jenin, era un piccolo parco di Qibya e, contro ogni velleità di far valere la Shoah come cartellino rosso per espellere la Palestina dalla notte degli Oscar, malgrado le vostre raccolte di firme e la vostra presunzione di riuscire, noi eravamo li, in tasca un biglietto per l’Oscar già obliterato da un Golden Globe.
Il premio – quello più dolce – è stato sentire quel nome amato, caro nome amato, Palestina, sussurrato al microfono, ed urlato negli incubi di chi la Palestina vorrebbe vederla annientata e scordata.
Ed invece stanno dimenticando voi. E so che di quello che siete diventati non sentiremo affatto nostalgia.
Dacia Valent

Quelli che seguono sono alcuni passi salienti del sopra riportato geniale pezzo della signora Valent, commentati da un amico.

Chi sono gli ebrei?
Ce lo spiega Dacia Valent
– Gulp! Ritiro tutto quello che ho detto della Valent nella nostra ultima  telefonata… e aggiungo: minkia!

di quell’OGM coloniale innestato nella terra dei loro padri e delle loro  madri, dei loro figli e delle loro figlie.
–  Parlando da biologo, è noto che gli OGM servono a migliore le colture e il  terreno, checché ne dicano gli scemi verdi. Quindi questo è un complimento.

Sono disumani, sono dei mostri, brutti e cattivi.
– E fanno la bua ai palestinesi, oserei dire.

lo scoppio assordante del Mach 4
–  Non si capisce bene cosa sia, ma se è (come penso) il bang di chi infrange  il muro del suono, allora non è che Mach 4 sia più rumoroso di Mach 1, 2 e 3.

che […] ammutolisce i bambini nelle culle
–  Comunque: potrei avere una registrazione, grazie?

e il rumore crudele degli anfibi sull’acciottolato delle strade che furono di Gesù e dei profeti – che devono tacere, sennò l’ebreo cattivo li verrà a prendere.
– Si, l’ebreo cattivo. Sempre quello della bua?

Dicono che dal deserto l’infame boia ha ricavato dei giardini. Non è vero, ma anche se fosse, ma le sue piante sarebbero marcite
–  Non so se si capisce di più dai contenuti o dalla forma, cos’ha in testa la ragazza…

quando li pensiamo e quando il brivido di paura e disgusto ci graffia la pelle, quella vicina al cuore.
–  Se ha la pelle vicino al cuore vuol dire che ha poche tette e QUESTA è la  cosa più imperdonabile di tutte.

Il giorno in cui mostrerete rispetto lo otterrete, quando darete pace, l’avrete, quando smetterete di essere delle bestie assetate di morte e distruzione, vi tratteremo da persone umane, quando chiederete perdono, ci penseremo.
–  “ci penseremo” è f-a-n-t-a-s-t-i-c-o!

Solo allora, forse, potrete chiederci di vivere con noi, in pace. E forse, ma solo forse, vi diremo di si.
–  Appunto, dicevo 🙂

E quando avremo guardato negli occhi dei vostri bambini, che sono come i nostri,
– Bontà sua.

Ma non era questo ciò di cui volevo parlare. Come al solito divago. Era un’altra cosa.
– Ah, ecco. Meno male, va là.

Volevo parlare della scenografia che è cambiata e che vi svela per ciò che siete: non più povere vittime ma orrendi carnefici, e le vostre false lacrime, la vostre fasulle grida di allarme, giungono fievoli e fastidiose alle orecchie di un mondo che si è stancato di sentire le vostre puttanate e che ormai ha capito cosa siete e cosa volete.
– Ah sì, bene bene… tutto diverso, vedo 🙂

Il premio – quello più dolce – è stato sentire quel nome amato, caro nome amato, Palestina, sussurrato al microfono, ed urlato negli incubi di chi la Palestina vorrebbe vederla annientata e scordata.
–  Questa però non è normale, seriamente.

Ed invece stanno dimenticando voi. E so che di quello che siete diventati non sentiremo affatto nostalgia.
Dacia Valent
– Amen. Ma dove scrive? La pagano per questi sproloqui (che sarebbero tali anche se tifasse per gli israeliani, sia chiaro).
Bello, comunque, grazie. Molto divertente 🙂
marco

Di mio aggiungo una sola annotazione: non è comico sentire una signora italo-somala, nata in Somalia da padre italiano e madre somala, residente in Italia, di religione cattolica fino a quando non si è convertita all’islam tre anni prima, parlare di “nostra terra”, “nostri figli”, nostre case”, “nostri soldi”, “nostre banche”?
[segue]

barbara