SE PER ESEMPIO

Se per esempio sostituissimo davvero tutte le auto vere con le auto elettriche. Prima una riflessione di puro buon senso.

Fabrizio Santorsola

L’auto elettrica – la più grande truffa che il mondo abbia mai visto?
Qualcuno ci ha pensato?
“Se tutte le auto fossero elettriche… e dovessero restare bloccate in un ingorgo di tre ore nel freddo di una nevicata, le batterie si scaricherebbero tutte, completamente.
Perché nell’auto elettrica praticamente non c’è riscaldamento.
Ed essere bloccato in strada tutta la notte, senza batteria, senza riscaldamento, senza tergicristalli, senza radio, senza GPS per la batteria tutta scarica, non deve essere bello.
Puoi provare a chiamare il 911 e proteggere le donne e i bambini, ma non potranno venire ad aiutarti perché tutte le strade sono bloccate e probabilmente tutte le auto della polizia saranno elettriche.
E quando le strade sono bloccate da migliaia di auto scariche, nessuno potrà muoversi. Le batterie come potranno essere ricaricate in loco?
Lo stesso problema durante le vacanze estive con blocchi chilometrici.
Non ci sarebbe in coda la possibilità di tenere accesa l’aria condizionata in un’auto elettrica. Le tue batterie si scaricherebbero in un attimo.
Naturalmente nessun politico o giornalista ne parla, ma è questo che accadrà.
Testo da me liberamente tradotto, ripreso da Marian Alaksin (Repubblica Ceca)

Poi un articolo con un po’ di calcoli.

Giancarlo Lehner

A proposito della moda del green, qui e subito, una delle più strampalate mistificazioni della storia, cito i seguenti inoppugnabili dati dall’articolo di Dario Rivolta, uno studioso che ragiona e non vende fumo:
«Un parco eolico da 100 megawatt richiede trentamila tonnellate di minerali ferrosi, cinquantamila tonnellate di cemento e almeno novecento tonnellate di plastica e resina.
In un impianto solare della stessa potenza, il ferro e l’acciaio necessari sono tre volte tanto e solo il cemento sarà impiegato in quantità minore che nell’eolico.
Nel progetto lanciato dall’Ue la produzione di energia elettrica derivante da questi impianti dovrebbe passare dai 1500 gigawatt di oggi ad 8000 GW entro il 2030. Il calcolo dei materiali necessari che bisognerà estrarre dalla terra è presto fatto. E lo si dovrà fare con i vecchi metodi industriali.
Inoltre, molti dei componenti che dovranno essere utilizzati appartengono al gruppo di quei minerali che vanno sotto il nome di “terre rare”.
Alcune di loro portano nomi sconosciuti come i lantanidi, lo scambio, l’ittrio, l’eurobio, il lutezio ecc.
Di altri minerali abbiamo forse già sentito parlare:
niobio
tantalio
tungsteno
litio
tellurio
selenio
indio
gallio
Oltre a queste, per creare l’elettricità e stoccarla nelle batterie occorrono anche grandi quantità di cobalto, manganese, nickel, stagno, grafite, rame ecc.
Nella maggior parte dei casi, nonostante l’aggettivo (rare) attribuito ad alcune di queste materie, non si tratta di presenze scarse sul nostro pianeta ma sono minerali dispersi all’interno di rocce che devono essere estratte e lavorate.
Per ottenere un chilo di vanadio bisogna lavorare otto tonnellate di rocce; per un chilo di gallio ne occorrono cinquanta, mentre per ottenere il lutezio in eguale quantità bisogna raffinarne ben duecento tonnellate.
Tutte queste lavorazioni si fanno con l’impiego di grandi quantità di acqua e solventi.
La lavorazione necessaria è così deleteria per l’ambiente circostante che si spiega perché la maggior parte dei Paesi del mondo ha rinunciato ad estrarli, lasciando che sia la Cina ad occuparsi della produzione (e relativa fornitura) di almeno due terzi della domanda mondiale.
Un altro esempio: in una macchina a propulsione elettrica circa duecento chili di quanto pesa in totale sono indispensabili per il funzionamento della batteria e per la sua protezione.
Si tratta di un quantitativo corrispondente a sei volte quello presente nelle auto tradizionali.
Bisogna aggiungere che per la trasmissione dell’elettricità derivante dagli impianti solari, eolici e dall’idrogeno, le reti di distribuzione oggi esistenti saranno riutilizzabili solo in parte.
Serviranno enormi quantità extra di rame per gli elettrodotti e migliaia di tonnellate di acciaio per le nuove tubature necessarie al trasporto dell’idrogeno.
I prezzi schizzeranno alle stelle, causando una nuova e lunga inflazione anche su tutti i prodotti a valle.
Al nuovo ingente sfruttamento delle risorse naturali per procedere verso la “transizione verde” vanno aggiunte le conseguenze socio-economiche all’interno delle nostre società. L’Europa (così come- forse- gli Stati Uniti) si è data l’obiettivo di passare ai nuovi sistemi entro il 2030 e completare il processo entro il 2050, mentre la Cina ha dichiarato che raggiungerà il picco delle proprie emissioni di CO2 solo nel 2030 e raggiungerà l’obiettivo finale non prima del 2060. Per l’India il passaggio richiederà ancora più tempo.
È allora evidente che, negli anni che faranno la differenza, si creerà un divario crescente nei costi di produzione industriali tra i due mondi e certo non a vantaggio delle imprese europee. Con conseguenti crisi che colpiranno molti lavoratori e molte aziende.
Sotto l’aspetto politico va anche aggiunto che, pur riuscendo a liberarci dall’oligopolio dei produttori di gas e petrolio, ci metteremmo, noi europei, totalmente nelle mani dei nostri nuovi fornitori di minerali rari e materie prime.
Va aggiunto che gli utenti dovranno sostituire le loro caldaie per il riscaldamento, tuttora a gas o gasolio, con pompe di calore azionate dall’ energia elettrica da fonti rinnovabili.
Gli automobilisti dovranno rottamare i loro veicoli a benzina, a gasolio o ibridi per sostituirli con autovetture solo elettriche che però, con la tecnologia attuale, non consentiranno loro di andare da Milano a Roma senza fermarsi qualche ora per ricaricare le batterie».
L’imperialismo del regime comunista cinese evidentemente ha pagato e strapagato politici, scienziati (quelli non mercenari non vengono ascoltati) e addetti all’informazione, per montare la mitologia del green.

E tutto questo bordello sarebbe per fermare i “cambiamenti climatici” per via del fatto che ci sarebbe in atto una “emergenza climatica”. Siccome so che purtroppo c’è ancora in giro gente che crede a questa ridicola favola, ricordo che le cose che strilla istericamente la piccola analfabeta ritardata psicopatica mitomane allo scopo preciso di terrorizzare le masse (“voglio che siate terrorizzati” – e riuscendoci perfettamente), ossia che abbiamo ancora dieci anni prima che sia troppo tardi, come già è stato ripetutamente documentato in questo blog, venivano strillate anche dieci anni fa, e venti anni fa, e trenta anni fa, e quaranta anni fa, e cinquanta anni fa. E se i signori della dittatura del terrore climatico avessero ragione, ciò significherebbe che da quarant’anni il pianeta non esiste più  e noi siamo zombie vaganti nello spazio. Fermo restando che, se anche un’emergenza climatica ci fosse – ma non c’è – il solo pensare di poter intervenire sul clima sarebbe puro delirio di onnipotenza. E qualcuno farà bene a cominciare a ridimensionarsi.

barbara

Una risposta

  1. L’altro giorno sono inciampato e caduto, procurandomi un’escoriazione. Mentre imprecavo, ho avuto una folgorazione: la colpa della mia caduta è della legge di gravità. Altruista come sono, ho provato a pensare a tutti i guai causati ai miei simili dalla gravità terrestre: gente sfracellata al suolo, tegole che cadono in testa, impossibilità di volare se non a mezzo di macchine inquinanti, fatica nel fare le scale: anzi, esistenza delle scale. Ho notato anche che la gravità sta pericolosamente aumentando: ricordo bene che da giovane facevo le scale con meno sforzo.
    Pertanto, ho deciso di essere la Greta della gravità. Dedicherò la mia vita a ottenere che gli stati cessino il bla bla bla, e destinino qualche trilione di dollari alla riduzione della gravità terrestre. Sono disponibile a gestire il primo trilione.

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  2. ‘Azz, Barbara, ma ce l’hai proprio di brutto con queste auto elettriche… che ti hanno fatto ? 😉
    Scherzo, anche perchè sono d’accordo. Soprattutto se guardo dove si va a parare: piano piano, dolcemente, fra un obbligo e un divieto, fra un consiglio ed una proposta, la mira è quella di cassare totalmente i veicoli a combustione. E questo non potrebbe che portare allo scenario descritto nel post.
    Il problema, come sempre, è l’ assurdità di essere “portati” verso qualcosa. Anzi, “spinti”, “costretti”.
    Ovviamente lo si fa sempre in nome di un interesse collettivo più grande e più importante: si comincia “perchè fa figo”, poi “perchè conviene”, poi si finisce che “è obbilgatorio”, il tutto facendoci sentire santi perchè collaboriamo ad un mondo migliore.
    Mi ricorda un po’ la campagna vaccinale, ma la butto solo lì, rientro sul tema.
    L’ auto elettrica ha senso solo nelle grandi città, solo per chi si muove in un ambito ristretto (centri storici), solo se è minuscola, solo se è facile da caricare con una normale presa di casa, magari buttando giù una prolunga dalla finestra (atteso che si riesca a parcheggiare sotto casa). Tutte circostanze che alla fine suggeriscono che si fa prima a spostarsi a piedi, o con una bicicletta (unico mezzo veramente “ecologico”).
    Per il resto non solo non serve a un cazzo, ma può rivelarsi un’ esperienza frustrante: a partire da quando la si compera, terminando quando si cerca di rivenderla. Per non parlare di quando ti si ferma a un chilometro da casa perchè ha cappellato il calcolo dell’ autonomia residua.
    Simpatica, ma resta uno sfizio: imporla come mezzo di trasporto globale mi sembra un tornare indietro. Tipo “decrescita felice”. So che quando cominciarono a diffondersi le automobili a motore c’era gente che faceva lo stesso discorso sostenendo che mai avrebbero potuto sostituire le carrozze a cavalli (e forse i primi esemplari erano peggio di una carrozza, glielo concedo), ma quello era progresso. Questo è regresso. In più, imposto. E non ci piace neanche un po’.

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    • Ce l’ho con chiunque stia programmando di far morire di fame e di freddo 3-4 miliardi di esseri umani e vivere nella miseria tutti gli altri (ed è esattamente quello che stanno facendo), tranne qualche milione (o probabilmente meno) di persone: quelli che stanno facendo tutto questo per ricavarne miliardi di miliardi di dollari.

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  3. Come sai non sono minimamemnte d’accordo con te sulle questioni dei cambiamenti climatici. Tu hai certezze, io non le ho. Ma è inutile parlarne.
    Il resto del post sulle auto elettriche, invece, è molto condivisibile.
    Sopratutto la questione delle dipendenze. Come ho già scritto altre volte, il tema non è più da tempo la contrapposizione tra localismo e globalismo, ma la contrapposizione tra dipendenza e autosufficienza.
    Se alla guida dell’Europa avessimo gente assennata (e non l’abbiamo) faremmo di tutto per assicurarci una indipendenza totale dal resto del mondo (Stati Uniti inclusi), ma stiamo tristemente andando nella direzione opposta.
    Il mondo che si prospetta per mia figlia (che oggi compie dieci anni) non ha nulla di desiderabile per chi vive nel vecchio continente, futura colonia di Russia e Cina.
    Morirò prima, giusto in tempo per non vedere questo fosco epilogo.

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