NON PIOVE GOVERNO LADRO!

Sì? Cioè voglio dire: no? Cioè insomma: ma davvero davvero?

Siccità, ecco quanto ha piovuto (davvero): i dati che non vi dicono [veramente l’ausiliare di piovere sarebbe essere…]

Continua l’allarme siccità, ma i dati (quelli veri) sembrano rappresentare un’altra realtà, non così allarmistica

Dalla pandemia alla guerra, dal gas alla siccità: i nostri media mainstream vivono in un continuo stato di emergenza, in una costante sfera di cristallo allarmistica, catastrofista, cacofonica, dove qualsiasi problematica viene ricondotta alle conseguenze più nefaste possibili.
Iniziando dal dualismo non vaccinato uguale morte, ora è il turno dell’impatto della produzione industriale sul pianeta. Il messaggio è molto chiaro: se l’essere umano non inverte la rotta, la Terra sarà destinata a morire. E subito, quasi in modo scontato, trova il suo ritorno la propaganda ambientalista gretina, imputando la responsabilità all’uomo bianco per l’enorme pezzo di ghiaccio caduto dalla Marmolada e che ha causato sette vittime. Oppure, qualche mese fa, per l’alluvione estivo in Germania, causa della morte di oltre centocinquanta persone. Ad ogni disastro naturale, la responsabilità è una ed unica: l’uomo, in grado di influenzare, in soli due secoli, un pianeta da più di quattro miliardi e mezzo di anni.

Siccità, i dati che nessuno riporta

Anche la siccità è ascrivibile a questa narrazione ecologista. A livello di piovosità, il corrente 2022 è presentato come un anno senza precedenti, che segna in modo ineluttabile il cambiamento climatico che la nostra generazione ha sul groppone. In realtà, in un’esamina più approfondita e cauta, possiamo notare come fenomeni di questo tipo sono già successi nella storia del nostro pianeta. In alcuni casi, anche ben prima dello sviluppo tecnologico ed industriale delle popolazioni.
A tal riguardo, un lavoro prezioso è stato svolto da Luigi Mariani e Franco Zavatti, sulle colonne del sito Climatemonitor, capaci di sbugiardare le tesi catastrofiste, semplicemente allegando i veri dati della siccità 2022, paragonandola a quelle degli anni precedenti.
Prendendo in esame ventuno stazioni italiane, Mariani e Zavatti mostrano come la città meno soggetta a precipitazioni in questi primi sette mesi, Torino, conobbe il suo record negativo esattamente un secolo fa, quando il minimo registrato fu di 177 mm di pioggia contro i 208 mm di quest’anno.
Da tutte le stazioni, si deduce un elemento di fondamentale importanza: in nessun caso, il 2022 è stato l’anno storico meno piovoso. A Bologna, per esempio, nell’ultimo secolo sono stati riportati 42 anni meno piovosi rispetto a quello in corso; mentre a Pesaro e Cagliari, dati peggiori sono stati registrati rispettivamente per 56 e 66 anni dell’ultimo secolo. Caso particolare rimane ancora il capoluogo dell’Emilia Romagna, dove il record negativo è quello del 1825, appena prima dello sviluppo industriale umano. In allegato, riproponiamo l’ottima tabella riassuntiva di Climatemonitor.

Nel corso dell’analisi, Mariani e Zavatti prendono in considerazione anche il valore delle precipitazioni nell’anno idrologico 2022. Se ne deduce una chiara anomalia solamente nell’estremo Nord-Ovest, comprendendo la Valle d’Aosta e la zona settentrionale del Piemonte. Al contrario, nel resto d’Italia, le precipitazioni rientrano in valori di media-alta frequenza. Nella figura di sotto, i puntini neri rappresentano la localizzazione delle stazioni: come si nota, le Alpi ne sono sprovviste, rendendo “il dato ad esse riferito poco rappresentativo”.

Ma il dato più importante dell’approfondimento riguarda l’ultima cartina, quella che raffigura “il numero di anni idrologici per secolo che hanno presentato precipitazioni inferiori a quelle dell’anno idrologico in corso”. Se ne deduce, ovviamente, che il 2022 rimane un anno non particolarmente piovoso, ma l’anomalia riguarda solo il Nord Italia. Al contrario, dati nella media sono stati registrati lungo la riviera romagnola e nel centro, mentre sono stati ottimi per la zona meridionale della nostra Penisola, a partire da Roma in giù, comprese le due isole.

Si badi bene: con ciò non intendiamo asserire che il cambiamento climatico non esista, o che il riscaldamento globale sia frutto della finzione dei media [ecco, io invece sì che intendo, eccome se intendo]. Ci permettiamo, sempre con estrema umiltà, di offrire un suggerimento: approcciamoci ai dati, quelli veri, presi nella loro generalità, paragonandoli con quelli dei decenni, dei secoli e dei millenni anteriori. Ricordiamoci, per esempio, come l’aumento delle temperature che sta investendo il nostro pianeta nasce 20mila anni fa, direi ben prima della rivoluzione industriale inglese e poi del resto del mondo, entrando in una nuova fase interglaciale circa 12mila anni fa.
Ricordiamo anche come i dati più vecchi, a disposizione delle comunità scientifiche per lo studio della Terra, risalgono a circa 540 milioni di anni fa. Un’enormità se approcciati dal punto di vista umano, ma un dato irrisorio se ragioniamo geologicamente, a fronte di un pianeta da oltre quattro miliardi e mezzo di anni.
In un’analisi a tutto campo, questi dati non possono essere trascurati: se omessi, rischiano di creare un effetto allarmistico eccessivo, superfluo, quasi incontrollabile. L’ecologismo estremo si sta apprestando a diventare la nuova religione globale. E ogni anno diventa sempre peggio.
Matteo Milanesi, 5 luglio 2022, qui.

Ma non c’è niente da fare: terrorismo a manetta è l’unica cosa che sanno fare, prima il rischio glaciazione, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi il riscaldamento globale, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi i cambiamenti climatici, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi la pandemia, poi la guerra, poi il diavolo che se li porti, che vi venisse un bel coccolone a tutti quanti e ci lasciaste finalmente vivere! Poi magari volendo ci sarebbe anche questa cosa qui:

E poi c’è anche chi vuole politicizzare la tragedia della Marmolada, agganciandola alla fantomatica gretesca emergenza climatica e tutti i soliti orpelli che conosciamo fin troppo bene spacciati come causa del disastro. A questo proposito propongo prima un articolo “cattolico” che analizza questa tipologia di disastri nel corso degli anni.

Marmolada, sulle vittime la danza degli ecologisti

Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Invece, come al solito, si scatena la propaganda cambioclimatista, smentita dalla storia e vero pericolo per gli uomini.

Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Più ancora sulla reale dimensione dell’uomo davanti al Creato e quindi al Creatore. Don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, propose fin da subito ai suoi ragazzi vacanze comunitarie in montagna perché, diceva, «la sanità dell’ambiente umano, l’imponente bellezza della natura, favoriscono ogni volta il rinnovarsi della domanda sull’essere, sull’ordine, sulla bontà del reale – il reale è la prima provocazione attraverso cui viene destato in noi il senso religioso».
Ma incidenti come quelli del 3 luglio ci fanno anche toccare con mano quanto la natura possa essere matrigna, contrariamente alla concezione idealizzata che da decenni ci viene inculcata. E quanto l’uomo sia piccolo davanti alla grandezza dell’universo e nulla davanti all’eternità.
Invece, come ormai da copione, ancora una volta una catastrofe naturale viene usata strumentalmente per fare propaganda ecologista, per dare la colpa al riscaldamento globale ovviamente causato dall’uomo cattivo, che inquina, brucia le risorse naturali, sfrutta selvaggiamente l’ambiente. Su giornali e tv è un coro unanime, talmente scontato, che non vale più la pena nemmeno guardarli.
Eppure il distacco di un pezzo di ghiacciaio, per quanto non sia un evento che accade in continuazione, è un fatto ricorrente. E se in questo periodo anche sulle nostre montagne si registra un caldo anomalo, tanti altri eventi del genere sono accaduti in pieno inverno. Come accadde, ad esempio, il 21 dicembre 1952 sul ghiacciaio delle Grandes Jorasses, sul Monte Bianco, al confine tra Francia e Italia: «Un’enorme valanga – scriveva la Rivista del Cai (Centro Alpino Italiano) – simile nelle proporzioni a quelle che si staccano dagli immensi ghiacciai dell’Himalaya, si staccò dall’estrema cresta delle Grandes Jorasses e giunse fino al fondovalle: l’ampiezza delle sue fonti era complessivamente di circa due chilometri e il dislivello superato nella discesa di quasi tremila metri». Fortunatamente si salvò il villaggio di Planpincieux. La stessa valle fu teatro di un altro evento del genere il 1° agosto 1993 e in questo caso furono travolti otto alpinisti, tutti morti.
Ma va ricordata anche la catastrofe di Mattmark, in Svizzera, il 30 agosto 1965: una parte del ghiacciaio dell’Allalin si staccò e due milioni di metri cubi di ghiaccio seppellirono 88 lavoratori impegnati nella costruzione della diga di Mattmark, a 2120 metri di altezza. Tra le vittime, ben 56 erano italiani, la tragedia più grave dell’emigrazione italiana dopo Marcinelle.. Da notare però che il 1952 e il 1965 sono anni che fanno parte di un periodo di raffreddamento globale del clima (che è durato all’incirca tra il 1940 e il 1975) e che spinse all’inizio degli anni ’70 a lanciare allarmi sul pericolo di una prossima nuova glaciazione, ovviamente a causa delle attività umane.
Il distacco di pezzi di ghiacciaio è perciò un fenomeno naturale cui concorrono diversi fattori. Certamente il can can della propaganda anti-umana che ancora una volta si è scatenato non ha niente a che vedere con la scienza e con la cura per l’ambiente. Il riscaldamento e il raffreddamento globali sono parti di un ciclo naturale, così come la crescita e il ritiro dei ghiacciai.
E in effetti, tale propaganda ecologista diseduca alla comprensione della natura. Presentando il distacco di un ghiacciaio come evento eccezionale legato all’emergenza climatica attuale e senza precedenti, si dà l’idea che la natura sia di per sé statica: in equilibrio perenne se non fosse che siamo intervenuti noi uomini negli ultimi decenni a turbare questo equilibrio e mandare tutto in tilt, da cui tutta questa serie di catastrofi.
È una grande menzogna: in realtà la normalità della natura è quella di essere dinamica, in continuo movimento, per il clima un succedersi di periodi di riscaldamento a periodi di raffreddamento, e bisogna conoscerla per adeguarsi da una parte e difendersi dall’altra. Perché certe catastrofi naturali – non solo ghiacciai che si staccano – non si possono evitare, ma si possono evitare o minimizzare vittime e danni.
Se c’è una responsabilità umana grave è quella di chi, per interessi ideologici, economici o politici, genera nelle persone un ingiustificato terrore o, al contrario, una falsa sicurezza. Proprio quest’ultima potrebbe aver avuto un ruolo nel pesante bilancio della tragedia della Marmolada.
Riccardo Cascioli, qui.

E poi voglio proporre un’altra cosa, particolarmente interessante perché dopo avere trattato il tema in questione, allarga il campo ad altri scenari, purtroppo di grande attualità. Precisando che l’autore è un attivo frequentatore e conoscitore della montagna.

Giovanni Bernardini

SERACCHI

Torno dalla montagna, dò per la prima volta da molti giorni una occhiata ai TG e devo ascoltare la terribile notizia della sventura sulla Marmolada, la splendida “regina delle Dolomiti” su cui ho avuto la grande emozione di scarpinare, non fino alla cima, in più di una occasione.
Che il gran caldo anomalo di questi giorni abbia avuto la sua influenza nel distacco del seracco è molto probabile, ma da questo ad imputare la disgrazia all’onnipresente “riscaldamento globale” ce ne passa.
Il distacco di seracchi nel corso della stagione estiva è un fatto abbastanza frequente, presentarlo come una sconvolgente novità è completamente fuorviante.
Ho ascoltato al solito TG5, stamattina che in cima alla Marmolada la temperatura sarebbe di 10 gradi. Per pura curiosità sono andato a controllare in Internet. Oggi la temperatura in cima alla Marmolada varia da un massimo di 6 ad un minimo di 0,5 gradi. Probabilmente sopra la media ma non in maniera mostruosa. Quando, il 20 giugno, ho fatto la bellissima traversata del Bianco la temperatura alla Aiguille du Midì (quota 3854) era, se ricordo bene, di un paio di gradi, più o meno alle 13; al sole aumentava un pò, specie quella percepita, perché a quelle altitudini il sole letteralmente brucia.
Senza voler polemizzare, ma solo per mettere in chiaro le cose, il 3 Luglio 2021 due esperte alpiniste italiane sono morte assiderate sul Rosa, a quota 4.150, sulla Piramide Vincent.
Amo i ghiacciai e sono preoccupato per il loro ritirarsi, ma penso che trasformare ogni disgrazia in montagna in un’arma propagandistica in difesa del finto ambientalismo alla Greta sia una colossale idiozia.

A questo post ne è seguito un altro, che merita di essere letto perché mette il dito su una piaga particolarmente diffusa di questi tempi.

Giovanni Bernardini

Ieri una persona (MOLTO) diversamente intelligente mi ha definito “putiniano” e “novax”.
Ho fatto 4 (QUATTRO) dosi di vaccino ed ho rotto i rapporti con almeno 300 (TRECENTO) contatti a causa delle divergenze sulla brutale aggressione messa in atto dalla Russia di Putin contro l’Ucraina [posso dire senza tema di smentita che fra le persone che seguo, lui è in assoluto uno dei più fanaticamente scatenati contro Putin].
Come mai allora questa persona (che ho immediatamente bannato) mi ha definito “novax“ e “putiniano”?
Semplice. La mia “colpa” è stata quella di affermare che il distacco di seracchi dai ghiacciai è un fenomeno non troppo raro nei periodi estivi. E, ulteriore “colpa”, ho polemizzato con chi usa a fini di propaganda politica ed ideologica ogni sventura, ogni evento naturale tragico o anche solo fastidioso, attribuendo sempre TUTTO all’onnipresente riscaldamento globale. Un atteggiamento ideologico che NULLA ha a che fare con la sacrosanta difesa dell’ambiente che ritengo da sempre un obiettivo che ogni persona ragionevole ha il diritto, e forse anche il dovere, di perseguire.
Nel 1916 sulla Marmolada una enorme valanga uccise circa 300 militari austriaci.
Il video che posto mostra lo stacco un pezzo del ghiacciaio del Miage nel 1996. L’enorme blocco di ghiaccio precipitò nel lago e causò un’onda che travolse decine di turisti. Non ci furono morti solo perché il ghiaccio precipitò in acqua e non direttamente sui turisti che si godevano lo spettacolo della natura. Da notare nel video l’equilibrio del commentatore, molto lontano da certi deliri ideologici oggi di moda e dallo stesso commento scritto, molti anni dopo l’incidente, su You tube.
Non intendo riaprire il vecchio dibattito sulle cause e le dimensioni dei mutamenti climatici, né sul modo di cercare di affrontarli. Vorrei solo invitare le persone di buon senso ad evitare atteggiamenti propagandistici ed ideologici.

Cioè, una persona la pensa diversamente da me su un determinato tema, quindi la accuso di pensarla diversamente da me (crimine immane) anche in tutti gli altri ambiti, anche se so perfettamente, essendo documentato in centinaia di articoli e decise prese di posizione (in qualche caso anche violenti anatemi), che la pensa esattamente come me. E niente, la gente ha il baco nel cervello, ed è per questo, esattamente per questo che sta andando tutto a rotoli.

Prima di chiudere devo assolutamente mettere questa cosa che non c’entra niente, ma amo follemente questa donna, e voglio che la amiate anche voi:

L’avevo presentata già tre mesi fa in un altro mirabile intervento, ma quel video ora non c’è più, per cui l’ho cercato su YT, e lo rimetto qui di seguito

(e al primo che mi viene a parlare di “donna con le palle”, giuro che spappolo le sue con una raffica di calci come non ne ha mai visti neanche a “Italia-Germania” del Settanta)

E per chiudere, una bella ammucchiata di artisti:

barbara