GUERRA ALLA CLOACA POLITICAMENTE CORRETTA

richiesta di rimuovere Kant o Hegel dalle biblioteche perché razzisti
il termine ‘ebrei’ dovrebbe essere sostituito con ‘persone di fede ebraica’, cosa oltretutto sbagliata nella sostanza, poiché i nazisti non si occupavano della fede, ma della “razza”. (qui)

La patata è sessista. (qui)
“E grazie al pisello!” direte voi. No, non avete capito: non la patata nel senso di passera, no no, la patata nel senso di patata.

Marieke Lucas Rijneveld, la traduttrice olandese di Amanda Gorman, ha dovuto rinunciare al lavoro perché, da bianca, è stata giudicata indegna di tradurre un’autrice di colore. 
Lo scrittore francese Timothée de Fombelle è l’autore di “Alma”, la storia di una ragazza africana durante il periodo della schiavitù e ne evoca la lotta per l’abolizione. Ma a differenza di tutti i suoi lavori precedenti, questo non sarà pubblicato in Inghilterra o negli Stati Uniti. Sarà anche un grande scrittore, ma de Fombelle è bianco e in quanto tale non può affrontare il tema della schiavitù. (qui)
Da “il colore non è un crimine” scandito in onore del criminale ucciso da un poliziotto, siamo rapidissimamente passati a “il colore è il peggiore dei crimini”. Se sei del colore sbagliato, ovviamente, ossia uno sporco bianco, un bianco di merda e via dicendo. Quanto ad Amanda Gorman, è la ragazzina che ha letto quella ciofechina all’insediamento di Biden. Ho provato a leggerla sia in italiano che in inglese, ma mi sono dovuta fermare dopo una manciata di righe (mi rifiuto di usare il termine “versi”) perché di un’insulsaggine molto superiore a quella che il mio stomaco è in grado di reggere.

La matematica bianca è razzista, capitalista, imperialista. Quindi bisogna eliminare questa vergognosa supremazia bianca, rivoluzionando totalmente lo studio della matematica, partendo dal fatto che gli errori non esistono (ma quella che gli errori non esistono devono averla insegnata già ad Arcuri tanti anni fa) e lasciando spazio alla libera interpretazione (qui)

Potrei continuare per altre centinaia di fogli, ma penso che come esempi della follia che sta crescendo intorno a noi possa bastare. Ribellarsi non è facile, perché  il rifiuto del pensiero unico comporta automaticamente l’ostracismo, l’esclusione, non di rado anche la perdita del lavoro. Ma qualcuno il coraggio lo trova.

John McWhorter, intellettuale afroamericano: “Si può dividere l’antirazzismo in tre ondate. […] Questa terza ondata di antirazzisti è una religione e ha riorganizzato la definizione di razzismo dall’essere un’accusa onesta e utile a un randello retorico […] sfrutta la paura degli americani di essere ritenuti razzisti per promulgare […] un tipo ossessivo, totalitario e assolutamente inutile di riprogrammazione culturale […] al punto che stiamo iniziando ad accettare come normali i tipi di linguaggio, politiche e azioni di cui George Orwell aveva scritto come finzione”. (qui)

Beatrice Venezi: “Io sono direttore d’orchestra”, ha detto la Venezi sul palco del teatro Ariston ad Amadeus, che la stava presentando come direttrice. “La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra, non di direttrice“, “è importante quello che sai fare”.
Poi arriva la testa di cazzo che nei commenti scrive:
Finalmente una con i doppi attributi
No caro, una donna in gamba non è una donna coi coglioni: i coglioni, nel senso di pendagli, non sono un simbolo di superiorità e non danno superiorità. A te per esempio ti hanno fatto diventare una testa di cazzo.

Ma anche, nel loro piccolo

Maria Teresa:
– Lei è la segretaria del sindaco?
– NO! Io sono IL SEGRETARIO COMUNALE!

Giulia:
– Pronto.
– Pronto buona sera. Sono Giulia B., l’architetto.

Poi c’è la nostra oca preferita che si lancia in questa appassionata requisitoria

Quindi, ricapitolando: se sei un uomo e ti laurei ti chiamano dottore. Se non lo fanno tu dici: “Sono dottore.” E tutti ti chiamano subito dottore, scusandosi per l’equivoco.
Se sei una donna e ti laurei ti chiamano per nome, o al massimo “Signora”.
Se fai notare che sei dottoressa le reazioni sono: ”Eh ma il titolo non è importante.” “le discriminazioni vere sono altre dovresti occuparti di quelle.” “Ma non è maschilismo, è che siamo abituati così.” “Tanto anche se ti chiamassero dottoressa non cambierebbe niente.” “Eh però sei un po’ stronza a far notare il titolo di studio.” “Te la tiri troppo, ragazza.”
Ma non è maschilismo, no.

Premesso che io mi rifiuto categoricamente di chiamare dottore chi non è medico, uomo o donna che sia, e premesso che non solo non mi sono mai presentata come dottoressa Mella, ma mi dà fastidio essere appellata in questo modo, e non mi piace essere chiamata professoressa tranne che dagli alunni e dai loro genitori, che mi hanno conosciuta unicamente in questa veste, e premesso che se dottore è l’equivalente di laureato è esattamente come dire buon giorno laureato Bianchi, buona sera laureato Rossi, ma a questo punto sarebbe doveroso dire anche buon giorno diplomato Verdi, buona sera diplomato Neri (e perché non buon giorno licenziato Viola a chi ha la licenza media per distinguerlo da chi ha solo la quinta elementare, come moltissimi della mia età, quando la scuola dell’obbligo finiva lì?); premesso tutto questo, ma voi li avete mai sentiti discorsi di questo genere? Che poi l’oca in questione è la stessa che nel chiedersi “Ma che problemi ha la gente?” riferendosi a chi ha obiezioni a dire avvocata sindaca ministra ingegnera, nel rispondere a chi obietta che certi nomi sono una sorta di neutro che vale per entrambi i sessi ribatte seccata che “il neutro c’è in latino ma non in italiano”, poi due righe più in là, a chi fa notare che avvocata non esiste, replica altrettanto seccata “in latino c’è!” E non c’è niente da fare: come canta l’immortale maestro, “Quand on est con, on est con”.
E concludiamo con una nota amena e molto politicamente scorretta:

barbara

Una risposta

  1. Chi non è particolarmente talentuoso e vuole andare avanti nello studio della musica, di solito abbandona le altre materie. Non mi sorprende che la direttrice ignori l’esistenza di un vocabolario della lingua italiana.
    La parola avvocata in italiano esiste. Si trova da secoli nella traduzione italiana de Salve Regina. La declinazione di altre parole al femminile, tipo sindaca…. qualifica al volo i soggetti che fanno uso. Non a caso la Raggi ne fa amplissimo uso.

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    • La direttrice della scuola, la direttrice della biblioteca, la direttrice del museo, il direttore d’orchestra. Il ruolo della persona che dirige l’orchestra si chiama direttore d’orchestra.
      Nelle traduzioni delle preghiere c’è anche il “frutto del seno tuo Gesù”: troveresti normale che una donna dicesse “ho un figlio che mi cresce nel seno”? Ed è “italiano” anche spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui.: tu vai in giro a parlare così?
      Ah, la Raggi, giusto, come ho fatto a non pensarci! E chi non vorrebbe prenderla a esempio!

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      • “Avvocata” si trova sia sul Devoto Oli che sul Di Mauro; nonché su Il Piccolo Palazzi (ad uso studenti scuole primarie e secondarie di primo grado). Qui mi fermo perchè in casa altri dizionari/vocabolari non ho. Sui medesimi dizionari/vocabolari “spetialmente messor et allumini” non si trovano perchè sono lemmi desueti. L’italiano è dato dall’uso e dalla consuetudine. La parola “avvocata” viene pronunciata da secoli dalle beghine di tutta la penisola e, quindi, fa parte della lingua italiana. Non mi appello alla Crusca, perché dopo “petaloso”, lemma inventato da una maestra elementare renziana ed ultracinquantenne con capelli verdi, l’ accademia ha perso ogni autorevolezza.

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        • Zingarelli. Avvocata: Patrona, titolo della Madonna.
          Appunto, quello che dicevo io. E che dici anche tu: “pronunciata dalle beghine”. Nel Salve Regina, non parlando di donne che praticano l’attività forense.

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  2. Per incentivare la matematica antirazzista, ispirandomi a questo: https://www.youtube.com/watch?v=Zh3Yz3PiXZw propongo di pagare i docenti di matematica antirazzista ventiduemila euro (o dollari se amerrigani) a semestre. I pagamenti verranno fatti in due rate all’anno di duemila.

    ***
    Sul dottore; neanche io uso il titolo di studio presentandomi o altro, un “signor” va benissimo invece di rperdere tempo con il più prolisso “Clamoroso Dott. Ing. Mascalzon. Di Gran roc. Lup. Mann. Gran Figl. di Putt.”. Per il resto ho notato che spesso chi la mena tantissimo con il titolo di studio spesso è un ignorante che usa il pezzo di carta (molto di frequente ottenuto con la raccolta dei bollini del supermercato dietro casa) per darsi un tono e cercare di apparire meno incompetente di quello che è.
    ***
    Sull’inclusività, ma se io mi sento non binario o Schrödingeriano (ovvero esisto in una sovrapposizione quantistica dei due autostati maschile e femminile) dovrò essere chiamato avvocatum? (avvocatu è il plurale).

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    • Quando ho cominciato a insegnare avevo un collega di matematica che dagli alunni pretendeva di essere chiamato dottore perché “la laurea non l’ho mica rubata”. Era di quelli che alla fine della guerra andavano a fare gli esami posando la pistola sul tavolo. Per la precisione era laureato in veterinaria ed era veterinario comunale; il suo compito, come tale, era di controllare gli animali dei contadini, e lui li controllava dalla porta della stalla perché aveva paura degli animali. Gli scolari, sapendo che ero laureata (eravamo in quattro in tutta la scuola a esserlo. Aggiungo, se no non si capisce il resto, che insegnavo in una scuola tedesca in Alto Adige; in tedesco il termine Professor è solo per i professori universitari, tutti gli altri, dalle elementari alle superiori, sono Lehrer; siccome la prima parola che imparano in italiano per questo ruolo è maestro, tendono a continuare a usarlo anche dopo) e che stavo facendo una seconda laurea, si erano messi a chiamarmi signorina maestra dottora dottora professora.
      Sì, quelli che hanno la smania del titolo e lo pretendono sono tipicamente le mezze calzette. Ho conosciuto – forse l’ho già raccontata – un colonnello medico; quando si è laureato ha fatto fare i biglietti da visita con su scritto “Dottor Giuliano Maniero, medico chirurgo”. Quando ha completato la specializzazione li ha fatti rifare con su scritto “Dottor Giuliano Maniero, medico chirurgo, specializzato in a”. Poi ha fatto una seconda specializzazione e li ha fatti rifare con su scritto “Dottor Giuliano Maniero, medico chirurgo, specializzato in a e b”. Poi ha fatto una terza specializzazione e li ha fatti rifare con su scritto “Dottor Giuliano Maniero, medico chirurgo, specializzato in a, b, c”. Quando ha fatto l’ottava li ha fatti rifare con su scritto “Dottor Giuliano Maniero, medico chirurgo”.

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  3. No, vabbé, si fa presto a dire censura.
    L’altro giorno commentavo da Sheva sul fatto che nel tritacarne è finito il Dr. Seuss, autore di popolarissimi libri illustrati per bambini morto trent’anni fa; qualche giorno prima era il turno dei Muppet.
    Ora, e sempre per merito della Signora in Grigio, è la volta di… Pepé le Pew.
    E chi è, dirai tu che fai finta di non conoscere i cartoni animati? E’ la puzzola dei Looney Tunes, quella che cerca inutilmente di sedurre una gatta che ha scambiato per puzzola.
    Vabbé, dirai, finalmente i francesi si sono risentiti, è da settant’anni che la Warner li tratta da puzzoni sfigati, che non scopano neanche a Natale.
    Sbagliato: il motivo della censura è che, tieniti forte: il cartone perpetua la cultura dello stupro!
    https://thepostmillennial.com/nyt-columnist-pepe-le-pew-added-to-rape-culture/
    Parlando d’altro, noto che ormai Biden non solo non tiene conferenze stampa e non risponde alle domande: sono già due volte che, quando si offre (ad un uditorio compiacente) di rispondere a qualche domanda, dalla Casa Bianca gli tagliano il collegamento! E sono anche già due volte che, a rispondere alle telefonate dei Capi di Stato, ci pensa Kamala Harris, il che è fuori da ogni protocollo (i Presidenti parlano con i Presidenti, i Vice con i Vice, i Ministri con gli omologhi, eccetera). Questa volta era Nethaniahu. E quando parla in pubblico, sempre leggendo dal teleprompter, non c’è una volta che non faccia qualche casino.
    Te lo posto qui sotto per non incorrere nel doppio link.

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    • I pietosi commentatori dicono che è perché balbetta, come ha sempre fatto.
      Balle. Quello non è “stuttering”, che consiste nel ripetere le sillabe e nell’incepparsi, è anomia (afasia nominum), non si ricorda il nome di Deputati famosissimi (Sheila, non Shirley o Shelly Jackson-Lee; “Panelli, no, scusate, Pinell”, d’altra parte non si ricordava il nome di Barack Obama), seguita da disorientamento spazio-temporale (“cosa ci faccio qui?”) e da deficit frontale (pensare a voce alta), seguito da richiesta d’aiuto (“Qui sto perdendo il filo”). Non sorprende che non abbiano alcuna intenzione di fargli tenere il discorso sullo Stato dell’Unione, che avrebbe già dovuto fare il mese scorso.
      Siamo in buone mani. Di chi, non lo so. Certo non le sue.

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    • Sì, ho sentito del povero dottor Seuss, criminale di guerra che neanche i nazisti, e dei Muppet, anche se non so di preciso che cosa siano (quando sono arrivati alla televisione in America – sono andata a googlare – ero già laureata; in Italia immagino che siano arrivati ancora più tardi, e comunque non guardavo la televisione). Quegli altri è la prima volta che li sento nominare, ma se mi garantisci la loro esistenza mi fido. Dobbiamo in ogni caso constatare che ai deliri che certe menti umane riescono a sviluppare proprio non c’è limite.

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  4. Ultima considerazione su Sanremo. Io non ricordo di avere mai guardato il Festival neppure da bambino, quando c’era solo un canale, ma dato che era praticamente la notizia principale di tutti i TG, non ho potuto non notare la tristezza del teatro vuoto: tanto valeva farla in studio a Saxa Rubra.
    Ma poi, scusa, è da un anno che ce la menano con gli Eroici Operatori Sanitari (grazie, non c’è di che), non potevano assegnare 2000 biglietti in premio a medici, infermieri, portantini, biologi del Laboratorio Analisi già vaccinati? Sarebbe stata anche una bella pubblicità per il vaccino.

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