C’È APARTHEID IN ISRAELE?

Quello che segue è il testo della conferenza da me tenuta a Udine, su invito dell’associazione amicizia Italia-Israele e patrocinata dall’Università degli Studi di Udine. La conferenza, su mia richiesta, è stata preceduta da un minuto di silenzio in onore degli ebrei vittime della mattanza messa in atto da due terroristi arabi israeliani nella sinagoga HarNof a Gerusalemme OVEST.
(NOTA: alcuni dei testi qui presenti sono presi da precedenti post pubblicati in questo blog, che i lettori abituali conoscono già).

Il termine “apartheid”, da qualche tempo a questa parte, è uno dei mantra più gettonati quando si parla di Israele e, come tutti i mantra, succede piuttosto spesso che venga usato senza sapere esattamente che cosa significhi. È dunque per cercare di fare un po’ di chiarezza che ci troviamo qui oggi.

La parola, con la relativa politica, nasce in Sudafrica dove i bianchi, che costituiscono il 20% della popolazione, impongono al restante 80% di popolazione nera e mista un regime di totale separazione – questo è il significato del termine in lingua afrikaans. Tale politica, già almeno parzialmente in atto, viene codificata e istituzionalizzata nel 1948. Non intendo ripercorrere ora tutta la storia del Sudafrica: mi limiterò a ricordare che questa terra fu colonizzata a partire dal XVII secolo da varie popolazioni europee, fra cui predominavano gli olandesi (i boeri, ossia contadini, in lingua olandese) e gli inglesi. E vediamo in che cosa, esattamente, consisteva questa politica.

– Proibizione dei matrimoni interrazziali
– Proibizione di rapporti sessuali con una persona di razza diversa, che diventano un reato penalmente perseguibile
– Obbligo per tutti i cittadini di registrarsi come bianchi o neri
– Divieto ai non bianchi di entrare in alcune aree urbane
– Divieto di utilizzare le strutture pubbliche, come fontane, sale d’attesa, marciapiedi, ecc. Anche le cabine telefoniche erano separate, non sia mai che un bianco avesse a contaminarsi toccando una cornetta toccata prima da un negro
– Severe limitazioni all’istruzione
– Legge che sanzionava la discriminazione razziale in ambito lavorativo (per lo stesso lavoro un bianco poteva guadagnare anche 14 volte più di un nero)
– Istituzione dei bantustan – veri e propri ghetti – per la popolazione nera nominalmente indipendente ma sottoposta al controllo del governo sudafricano per mezzo di governi fantoccio
– Privazione della cittadinanza sudafricana e dei diritti a essa connessi per gli abitanti dei bantustan
– I neri che vivevano nei centri urbani erano costretti ad abitare in quartieri periferici, spesso formati da sole baracche, dai quali potevano uscire per lavorare solo con speciali lasciapassare
– I neri non hanno diritto di sciopero
– Pur essendo l’80% della popolazione, non possono possedere più del 7,3% del totale delle terre

Nel 1950 entra in vigore il Population Registration act, con il quale la registrazione della popolazione richiede che i sudafricani vengano classificati in una delle tre categorie: bianco, nero (africani), o di colore (categoria che comprendeva le razze miste e i sottogruppi di origine indiana e asiatica). Vi era anche un apposito Dipartimento responsabile della classificazione dei cittadini che puniva severamente il mancato rispetto delle leggi razziali.
Nel 1956 la politica di apartheid viene estesa anche ai cittadini asiatici.
Negli anni sessanta tre milioni e mezzo di neri, etichettati come Bantu, furono sfrattati con la forza dalle loro case e reinseriti nei bantustan. I neri erano privati di ogni diritto civile e politico; potevano frequentare solo l’istituzione di scuole agricole e commerciali speciali; i negozi dovevano servire tutti i clienti bianchi prima dei neri; dovevano avere speciali passaporti interni per muoversi nelle zone bianche, pena l’arresto o peggio.
Nel 1975 un ulteriore giro di vite: si decide di far rispettare una legge a lungo dimenticata: ogni norma doveva essere scritta esclusivamente in lingua afrikaans; la legge viene estesa anche alle scuole in cui sia insegnanti che alunni devono tenere le lezioni in tale lingua. Chi si oppone viene espulso dalle scuole.

Queste leggi, come possiamo vedere, differiscono molto poco dalle leggi di Norimberga in vigore nella Germania nazista. Aggiungo qualche annotazione di carattere sociale. Negli anni Ottanta la spesa totale pro-capite per l’educazione è di 780 $ per i bianchi e di 110 $ per i neri. L’87% del territorio (con oro e diamanti) è assegnato alla minoranza bianca. C’è un medico ogni 330 bianchi e uno ogni 91.000 neri (nel bantustan KwaZulu ce n’è uno ogni 150.000 ab.: è la proporzione più bassa di tutto il Terzo mondo). Un medico bianco non può soccorrere un nero. I bambini neri in carcere sono sempre privi di assistenza legale e i genitori non sanno dove vengono rinchiusi né di cosa sono accusati. Le condanne per loro variano da un minimo di 6 a un massimo di 9 anni di reclusione. Nei ghetti le scuole possono anche avere classi di 70 ragazzi. Nessuno può parlare agli studenti, nell’ambito della scuola, di argomenti che esulano dal programma ufficiale, alla cui base vi è il Manifesto dell’educazione nazionale cristiana, che afferma: “il compito del sudafricano bianco nei confronti dell’indigeno è quello di cristianizzarlo e aiutarlo a progredire culturalmente. L’istruzione degli indigeni deve essere basata sui principi di custodia, non-uguaglianza e segregazione. Lo scopo di questa educazione è quello di far capire qual è lo stile di vita dell’uomo bianco, specialmente quello della nazione boera”. A scuola non ci si può andare se non si ha un nome “cristiano”, che i bianchi sappiano pronunciare. Negli anni Settanta la media delle condanne a morte è stata di 79 all’anno; negli anni Ottanta, 119. A queste vanno aggiunte le numerosissime morti in carcere fra le decine di migliaia di detenuti (11.000 bambini e ragazzi alla fine degli anni Ottanta), e tutti morivano o di infarto, o per avere battuto la testa dopo essere scivolati su un pezzo di sapone mentre facevano la doccia, come documentato da Donald Woods nel suo libro dedicato a Stephen Biko, assassinato in carcere il 12 settembre 1977, all’età di trent’anni.
A conclusione di questo rapido quadro dell’apartheid in Sudafrica voglio aggiungere un ricordo personale, ossia un servizio pubblicato all’epoca su un giornale italiano, L’Europeo, se ricordo bene: vi si mostravano, tra l’altro, i minatori che a fine turno, prima di lasciare le miniere, venivano fatti spogliare e minuziosamente perquisiti, con tanto di ispezione anale, per assicurarsi che non trafugassero qualche diamante. Parecchi lettori, in seguito a questo servizio, hanno vigorosamente protestato per via della foto, qualificata come oscena, dei minatori nudi: non l’umiliazione imposta a questi uomini, oltre al lavoro massacrante e tutto il resto, scandalizzava queste brave persone, bensì la vista di un paio di peni.
Alcune immagini potranno dare un’idea ulteriore dell’apartheid in Sudafrica.
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E passiamo a Israele, secondo termine del confronto, di cui vorrei inquadrare brevemente la situazione statuale, che forse per qualcuno potrebbe non essere del tutto chiara e nota.
Lo stato di Israele occupa un pezzetto di terra (per oltre la metà desertico) che è il 60% del 22%, ossia circa il 13% della terra che era stata promessa nel 1917 con la Dichiarazione Balfour, impegno ripreso dalla Società delle Nazioni alla Conferenza di Sanremo il 24 aprile 1920, confermato dal Consiglio della Lega delle Nazioni il 24 luglio 1922 e diventato operativo nel settembre 1923. Qualcuno chiede: con quale diritto? Risposta: con quello che da che mondo è mondo compete a chi vince le guerre (tranne quando il vincitore si chiama “Israele” e lo sconfitto “Paese arabo a scelta” o “palestinesi”): l’impero ottomano e l’impero asburgico, dopo avere voluto la guerra e non essere stati in grado di vincerla, si sono dissolti, e le potenze vincitrici se ne sono spartite le spoglie e ne hanno fatto ciò che hanno voluto. Dite che è ingiusto? Può darsi, però in questo caso, per coerenza bisognerà contestare la legittimità dell’esistenza o dei confini di tutti o quasi gli stati del pianeta, a cominciare dalla Giordania, inventata dal nulla e fabbricata a tavolino per far piacere a un amico degli inglesi (estraneo al territorio), su terra rubata agli ebrei (il 78% di quella assegnata loro, per la precisione) – e diventata istantaneamente judenrein, perché tutti gli ebrei che vi risiedevano ne sono stati immediatamente cacciati.
Qualcuno dice: sì, ma quella era terra araba, ci stavano gli arabi. Momento. Lo sapete perché si chiamano arabi? Esatto: perché vengono dall’Arabia. Di tutto ciò che oggi chiamiamo il mondo arabo, gli stati arabi, le popolazioni arabe, ogni centimetro fuori della penisola araba è stato aggredito, invaso, occupato, arabizzato e islamizzato a suon di massacri, deportazioni, stupri etnici e conversioni forzate, con annientamento delle culture e quasi sempre cancellazione delle lingue originarie.
Qualcuno obietta: sì, ma in ogni caso quando hanno cominciato ad arrivare i primi pionieri ebrei lì c’erano gli arabi, e loro li hanno cacciati. Falso: è vero l’esatto contrario. Nei racconti di viaggio e nelle foto dell’epoca pre-sionistica troviamo paesaggi desolati e semidesertici, i dati dei documenti ottomani danno una densità abitativa di pochissime unità per chilometro quadrato, e nel 1939, Winston Churchill osservò che “lungi dall’essere perseguitati, gli arabi si sono ammassati nel paese e si sono moltiplicati… ” Già. La leggenda narra che sono arrivati gli ebrei e hanno cacciato gli arabi, ma la Storia e i dati demografici dicono l’esatto contrario: dopo che sono arrivati i pionieri ebrei, grazie alle condizioni di vita che questi ultimi avevano cominciato a creare, sono arrivati gli arabi dagli stati circostanti, come dimostra questa tabella.
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Immagino poi che vi sarà capitato di vedere quella serie di quattro cartine che mostrano il progressivo “furto di terra” da parte di Israele ai danni dei palestinesi cominciando, nella prima, con alcuni puntini bianchi in un mare verde che rappresentano le terre di proprietà ebraica, e il bianco che, nelle carte successive, si estende fino a eliminare il verde.
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Ebbene, quelle cartine sono delle colossali patacche: i puntini bianchi sono sì proprietà ebraica privata (interamente acquistata e pagata, per lo più da latifondisti ottomani residenti all’estero), ma il resto non è, come si vorrebbe far credere, proprietà privata palestinese, bensì, in grandissima parte, demanio: prima ottomano, poi del mandato britannico, e infine dello stato di Israele. Per la precisione, in base ai dati forniti dal governo britannico, nel 1946 l’8,6% del territorio corrispondente all’attuale stato di Israele era di proprietà di ebrei, il 3,3% di arabi rimasti nel Paese e il 16,5% di arabi che lo hanno successivamente abbandonato. Il terreno demaniale copriva quindi oltre il 70% del territorio. Per concludere il discorso sulla terra, può essere utile dare un’occhiata alle variazioni occorse nelle varie epoche.
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Quanto al “dramma dei profughi palestinesi”, vale forse la pena di rileggere un paio di notizie riportate all’epoca.
Il quotidiano del Cairo AKHBAR EL-YOM, il 12 Ottobre 1963 ricordava: “Venne il 15 Maggio 1948… quello stesso giorno il Mùfti di Gerusalemme fece appello agli Arabi di Palestina affinché abbandonassero il Paese, in quanto gli eserciti Arabi stavano per entrare al loro posto…”
Il 6 Settembre 1948, il “Beirut Telegraph” intervistava Emile Ghoury, segretario del Supremo Comitato Arabo: “Se esistono questi profughi, è conseguenza diretta dell’azione degli Stati Arabi contro la partizione, e contro lo stato Ebraico”.
Il 19 Febbraio 1949, il quotidiano Giordano FALASTIN scriveva. “Gli Stati Arabi che avevano incoraggiato gli Arabi di Palestina a lasciare le proprie case temporaneamente per essere fuori tiro degli eserciti d’invasione Arabi, non hanno mantenuta la promessa di aiutare questi profughi…”.
Interessante, per inciso, notare che fino al 1963 i giornali arabi non parlano di palestinesi, bensì di “Arabi di Palestina”: fino a quel momento, infatti, il nome di palestinesi designava unicamente gli ebrei: il Times of Palestine era il giornale ebraico, la Palestine Philharmonic Orchestra fondata nel 1929 era l’orchestra ebraica, questa era la bandiera della Palestina
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e magari ricordiamo anche che sui muri di mezza Europa, quegli stessi muri su cui oggi leggiamo “Ebrei, fuori dalla Palestina!”, gli antisemiti dell’epoca scrivevano “Ebrei fuori dai piedi! Tornatevene in Palestina!” L’espressione “popolo palestinese” nasce con l’OLP, ossia l’organizzazione per la liberazione della Palestina, fondata nel 1964 quando, sarà bene ricordarlo, NON c’erano territori occupati da Israele: l’unico territorio occupato da Israele era lo stato di Israele.
E non dimentichiamo, a proposito di profughi, il milione circa di ebrei che, in quello stesso periodo, furono costretti a lasciare i Paesi arabi in cui risiedevano da secoli, e in alcuni casi addirittura da millenni, abbandonandovi case, terreni, negozi, fabbriche e ogni altra proprietà, senza che nessuno abbia mai pensato a pretendere per loro il benché minimo risarcimento.
Quindi, ricapitolando, lo stato di Israele si trova in quel pezzetto di terra in cui scavando si trovano tombe ebraiche antiche di migliaia di anni, in cui nel corso dei due millenni seguiti alla deportazione operata dai romani non è mai venuta meno una presenza ebraica, i cui terreni sono stati acquistati e pagati, la cui legittimità è stata sancita da un organismo internazionale, la cui integrità è stata difesa in molte guerre subite, al costo di molti morti: quanti altri stati al mondo possono vantare una tale quantità di fattori a sostegno del proprio diritto a esistere?
E passiamo alla famosa apartheid. In Israele la legge sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini. Tutti i cittadini hanno libero accesso all’università (alla Hebrew University gli studenti arabi sono circa il 10% del totale, a Haifa il 20%), diritto a essere curati negli ospedali, (dove operano medici e infermieri arabi, sia cristiani che musulmani) perfino quando si tratta di terroristi,
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diritto ad accedere alla magistratura (ricordo che è stato un giudice arabo a condannare alla prigione per molestie sessuali il presidente dello stato – il quale presidente non si è messo a strillare alla persecuzione o al complotto: è andato in galera e basta), al parlamento, dove più di qualcuno usa il proprio ruolo per invocare la distruzione di Israele, e anche alle più alte cariche dello stato.
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Troviamo arabi fianco a fianco con gli israeliani ebrei nei negozi, nelle spiagge, nei posti di lavoro, nei luoghi di divertimento, e anche un paio di miss Israele: non avete bisogno di credermi sulla parola, potete andare a verificare coi vostri occhi. Un discorso a parte va fatto per l’esercito: gli arabi, per ragioni facilmente comprensibili, non sono obbligati a prestare servizio militare, però possono farlo se lo desiderano, e alcuni raggiungono anche gradi elevati, donne comprese, e ultimamente il numero di arabi che chiedono di entrare nell’esercito o nella polizia sembra in deciso aumento. Niente apartheid, dunque, da quelle parti? Beh, no: di apartheid in realtà ce n’è: dall’altra parte della barricata: gli israeliani non hanno diritto di entrare nei territori amministrati dall’Autorità Palestinese,
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sono passibili di morte se vendono proprietà agli ebrei,
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e in un eventuale futuro stato palestinese non sarà consentita la residenza a nessun israeliano.
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In pratica abbiamo quel fenomeno che in psicanalisi si chiama proiezione: tutto ciò che una parte fa e desidera, viene sistematicamente imputato all’altra.
Ancora due parole, prima di concludere il discorso sull’apartheid, su quello che viene universalmente chiamato “il muro dell’odio”, “il muro della vergogna”, “il muro dell’apartheid”. Una precisazione, innanzitutto: la barriera di difesa è muro per circa il 10% del suo tracciato, ossia nei tratti che costeggiano le strade su cui i cecchini palestinesi facevano il tiro al bersaglio contro le auto in transito; tutto il resto è barriera metallica dotata di sensori elettronici:
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NON una barriera elettrificata, come qualcuno ama dire, forse perché così assomiglia di più al filo spinato elettrificato di Auschwitz, ma sensori elettronici che segnalano eventuali tentativi di intrusione. La seconda cosa è un’immagine, che non credo necessiti commenti.
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Un altro mantra molto gettonato è quello dell’acqua: gli israeliani rubano l’acqua ai palestinesi appropriandosi delle fonti, e per giunta interrano i pozzi. Lo leggiamo in continuazione, lo sentiamo in continuazione, fa parte di quelle cose che “tutti sanno”: lo sanno talmente bene che non si sente neppure il bisogno di andare a verificare. E noi invece ci andremo, a verificare, partendo da alcune recenti accuse “firmate”, come per esempio l’interrogazione parlamentare grillina: «A seguito delle politiche israeliane di gestione dell’acqua i palestinesi che vivono in Cisgiordania possono disporre di meno di 60 litri al giorno (rispetto ai 100 litri minimi secondo gli standard internazionali), mentre i coloni dispongono di almeno 300». Poi è stata la volta di Martin Schultz, Presidente del Parlamento Europeo che alla Knesset ha detto: “Perché un Israeliano può usare 70 litri d’acqua al giorno e un Palestinese solo 17?” [interessante, noto io, la concordanza dei dati, evidentemente accertati con rigorosissimi metodi scientifici]
Nel 2011 l’agenzia Ma’an riportava: “Il capo della Palestinian Water Authority ha condannato la distruzione di Israele di tre pozzi d’acqua vicino a Nablus, invitando la comunità internazionale ad intervenire. Shaddad Atilli ha detto che i pozzi di Beit Hassan sono stati usati per irrigare 2.000 ettari di terra.” Non ottenne la stessa copertura mediatica delle accuse una lettera del 2012 da parte del capo delle infrastrutture per COGAT, che cercava di spiegare la verità. “Pochi giorni fa il dottor Atilli ha inviato una lettera, denunciando la distruzione di Israele di un certo numero di pozzi illegali situati in Beit Hassan, usando questo per spiegare la sua scelta di recedere dal programma di desalinizzazione. È un peccato che il dottor Atilli abbia scelto di intraprendere tale azione, soprattutto, in quanto è solo il popolo palestinese che soffrirà a causa della sua decisione. In risposta alla sua accusa, penso che sia essenziale informarvi di una serie di punti cruciali che il dottor Atilli ha omesso e che mettono in evidenza non solo le difficoltà che dobbiamo affrontare per quanto riguarda la cooperazione nel settore idrico, ma anche nell’esporre le consuete, noiose tattiche di pubbliche relazioni palestinesi, che siamo costretti ad affrontare in maniera regolare. La decisione di chiudere i tre pozzi illegali a Beit Hassan è stata concordata da entrambe le parti, Israeliani e Palestinesi, presso il Comitato Congiunto per l’Acqua nell’incontro tenutosi il 2.12.2007. Diversi pro-memoria di questa decisione sono stati inviati al Palestinian Water Authority che ha ribadito l’intenzione di proseguire nella decisione sopra indicata e ha anche promesso di presentare una relazione sulla sua attuazione. In diverse occasioni la parte palestinese ha sottolineato il suo impegno per combattere il fenomeno delle trivellazioni illegali , affermando che è nel migliore interesse di entrambe le parti. Nel marzo del 2011, quattro anni dopo la decisione iniziale congiunta di chiudere i pozzi , abbiamo chiesto ancora una volta che la decisione del Comitato Congiunto per l’Acqua fosse attuata. La decisione di chiudere i pozzi in Beit Hassan non è una questione politica – è sopravvivenza – poiché volta a proteggere la nostra risorsa naturale vitale collettiva più grande e più importante . Un esempio inquietante dei rischi connessi alle trivellazioni non monitorate è la distruzione della falda acquifera di Gaza , conseguenza della grande quantità di perforazioni non autorizzate . Questo non può e non deve essere ripetuto con la falda acquifera montana, ed è un mistero per noi il perché la parte Palestinese non abbia a cuore la propria sopravvivenza. È anche importante sottolineare che le perforazioni non autorizzate sono in contraddizione con l’articolo 40 dell’allegato III dell’accordo interinale, che Israele attua pienamente, superando anche i suoi obblighi derivanti dal contratto, ad esempio fornendo ai Palestinesi quantità di acqua ben oltre l’obbligo.”
Lt.Col Grisha Yakubovich, Responsabile della Branch Infrastructure COGAT, Ministero della Difesa
In un’altra accusa Atilli afferma che “Israele assegna solo il 10% delle fonti idriche comuni ai palestinesi”. La verità è che la quota di acqua per la Cisgiordania è stata concordata negli accordi di Oslo: il 33% delle acque nelle falde acquifere sotto la West Bank è assegnato ai Palestinesi. Nel 1993 i Palestinesi avrebbero potuto pompare 117 milioni di metri cubi e Israele ne avrebbe forniti ancora 31 milioni. Nel 2007 sono stati assegnati alla PA, 200 milioni di metri cubi, 51,8 milioni dei quali forniti da Israele. Tuttavia, di questi 200 milioni di metri cubi, solo 180 milioni sono stati effettivamente utilizzati.
La ragione principale di ciò è che la Palestinian Water Authority non ha attuato progetti per la falda acquifera orientale che avrebbe risolto gran parte della crisi idrica palestinese. Più della metà dei pozzi autorizzati per lo sfruttamento della falda orientale non sono ancora stati perforati. I permessi sono stati rilasciati nel 2000. In una lettera scritta il 4 aprile 2001, l’amministrazione civile ha invitato la Palestinian Water Authority ad eseguire questi progetti. Una lettera dell’8 Giugno 2009 ha ribadito la richiesta. Atilli ha anche mentito sul consumo idrico palestinese. Nell’articolo al JPost ha affermato che i palestinesi sono “costretti a una media di soli 60 litri.” Tuttavia, nel 2009 proprio la Palestinian Water Authority ha pubblicato un rapporto che menzionava una fornitura media di 110 litri pro capite al giorno.
Un’altra ragione per la perdita di acqua è la scarsa manutenzione delle infrastrutture idriche palestinesi. Un incredibile 33% della fornitura d’acqua dolce si perde a causa di perdite, furti e scarsa manutenzione. Altri documenti hanno fornito prove solide che la chiusura di 250 pozzi illegali è stata concordata nelle riunioni del Comitato Congiunto per l’acqua. Ad esempio, il verbale della riunione del 13 novembre 2007 mostra una decisione consensuale di distruggere ‘forature e connessioni illegali.’ Tuttavia, Atilli ha agito come se non avesse mai partecipato a queste riunioni o cofirmato le decisioni comuni. Sono centinaia, i punti di deviazione dell’acqua abusivi, utilizzati dai Palestinesi.
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I tubi che i Palestinesi collegano ai condotti principali dell’acqua alimentano vasche di irrigazione, serbatoi improvvisati di acqua rubata. I Palestinesi usano questi serbatoi per le esigenze agricole. Episodi di questo genere sono stati segnalati nelle condutture Shiloh-Migdalim così come in altri settori. Ogni anno 3,5 milioni di metri cubi di acqua in Giudea e Samaria vengono rubati in questo modo. Un nuovo studio condotto dal professor Haim Gvirtzman, che dirige l’Hebrew University’s Hydrology Studies Program e la cui relazione è stata pubblicata dal Centro Begin-Sadat per gli Studi Strategici presso la Bar-Ilan University, rivela che Israele perde circa 10 milioni di metri cubi di acqua all’anno in questo modo. In pieno giorno, i palestinesi trapanano illegalmente senza ricevere le necessarie autorizzazioni da parte della commissione dell’Autorità israelo-palestinese che gestisce le questioni idriche congiuntamente. Ramallah ignora volontariamente questi incidenti o tacitamente li approva. Il prof. Gvirtzman, che ora lavora per l’Autorità delle Acque, rivela che “il comitato congiunto israelo-palestinese ha concesso quasi 80 permessi di trivellazione ai Palestinesi, la maggior parte dei quali per attingere l’acqua dalla falda orientale. Eppure, i Palestinesi utilizzano meno della metà di questi permessi”, preferendo invece perforare senza permesso nella falda acquifera di montagna, soprattutto nel settore settentrionale nella zona di Jenin, e nel quartiere occidentale circostante Qalqilyah e Tul Karem. “Come risultato, Israele è stato costretto a ridurre la portata di acqua alle pompe di questa falda, al fine di evitarne la salinizzazione.” Gvirtzman ha anche scoperto che dei 52 milioni di metri cubi di acque reflue che i Palestinesi producono ogni anno, solo due milioni sono trattati nell’impianto di depurazione che hanno costruito in Al-Bireh. “Il resto del liquame scorre negli affluenti e inquina l’ambiente e il terreno”, scrive. È un allarme conosciuto da tempo e finora ignorato dall’Autorità palestinese. Diciassette milioni di metri cubi di acque reflue attraversano la linea verde. La maggior parte di questa acqua viene assorbita e trattata in Israele, ma solo dopo che ha danneggiato l’ambiente e inquinato le falde acquifere. Questo stato di cose si trova in totale contraddizione con gli accordi che i Palestinesi hanno firmato con Israele. Ci sono piani (rimasti sulla carta) per la costruzione di decine di impianti di depurazione in città come Nablus, Hebron, Betlemme e Tul Karem. Tutti questi progetti sono sovvenzionati dai paesi donatori, ma ora i Palestinesi hanno deciso che non vogliono costruire nelle aree A e B, ma nell’Area C (che è sotto il pieno controllo militare e amministrativo israeliano).
A conclusione di questo lungo discorso sull’acqua, vediamo ora alcune immagini, tutte rigorosamente di fonte palestinese, che illustreranno adeguatamente la drammatica carenza di acqua di cui soffrono i palestinesi – qui, dove ho trovato anche le informazioni qui riportate).

A questo punto è stata letta questa mia riflessione di qualche anno fa DI ACQUA E DI SANGUE.

E per concludere, visto che stiamo andando per mantra, ne vorrei prendere in considerazione ancora uno: il genocidio palestinese, accompagnato dall’altro mantra tanto amato dai demonizzatori di Israele ossia che “i numeri parlano da soli”. E per farlo riporterò un brano di un mio articolo di circa sei anni fa in cui ho fatto, appunto, parlare i numeri (uno dei quali, proprio perché sono passati sei anni, è un po’ cambiato, ma non ho ritenuto necessario aggiornarlo). Gli armeni della Turchia hanno subito un genocidio: prima erano tre milioni, dopo breve tempo erano uno e mezzo. Gli ebrei d’Europa hanno subito un genocidio: prima erano 12 milioni, pochi anni dopo erano diventati 6. I cambogiani hanno subito un genocidio: prima erano quattro milioni e mezzo, dopo erano tre. I tutsi hanno subito un genocidio: erano un milione e mezzo e in brevissimo tempo si sono ridotti a mezzo milione. I palestinesi da sessant’anni stanno subendo un genocidio: nel 1947 erano un milione e duecentomila, oggi, dopo sessant’anni di ininterrotto genocidio, sono, a quanto pare, un po’ più di dieci milioni: due e mezzo in Cisgiordania, uno e mezzo a Gaza, uno e tre in Israele, e circa cinque milioni di cosiddetti profughi. Qualcuno, un giorno, ce la dovrà spiegare questa cosa.

barbara

Una risposta

  1. una curiosità, se lo sai: sul cartello dove si regola l’accesso ai territori amministrati da Abu Mazen c’è scritto “No passage for israeli citizen “. ora, a parte l’esplicito riconoscimento dell’entità sionista con il suo nome, mi chiedevo se la proibizione includesse o meno gli israeliani non ebrei. per esempiol la bella Rula Jebreal può o no andare a Ramallah a passare il ramadan con i suoi amici, o è privata di questa gioia in quanto israeliana? e lo stesso vale per gli svariati terroristi arabi israeliani, come gli ultimi due barbaramente massacrati dalla polizia giudea mentre manifestavano la loro critica alla politica del governo Nethanyau: sendo residenti a Gerusalemme e cittadini israeliani potevano o non andare a studiare alla fonte le tecniche di comunicazione così magistralmente applicate, o ne erano impediti dalla prudente politica di separazione di sicurezza messa in atto dalla sagace autorità palestina?

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  2. Mi immaginavo che tu avessi qualcosa di simile in programma quando ci
    hai comunicato…sarò assente..
    Ottimo l’ articolo a cominciare dall’ inizio. Tutto molto descrittivo,chiaro e
    come dico sempre..con dati riscontrabili.
    Il popolo arabo usava termini piu’ consoni alla realtà nel lontano passato
    pur manifestando una forte avversità verso gli ebrei.Attualmente, ormai da oltre 50 aa la verità è stata inventata riscrevendo la storia del popolo
    arabo della palestina con il modus operandi che con i loro capi continua.
    L’ avversità,l’ odio verso gli ebrei è stato sempre presente, ora” dopo
    la rinascita..” verso Israele si può dire ancora piu’ forte ..Antisemitismo.
    Questi rafforzato dalla propaganda, da politici che con vari passaggi sono arrivati al termine democratici ma lontani da un sano senso liberale.
    Perlomeno due generazioni sono comprese in questo tempo, sia cittadini
    comuni che classe dirigente che si sono nutriti delle loro verità altamente
    annacquate rielaborandole fin ad arrivare ad uno strano senso di democrazia
    che offende chi crede in questo termine, in prima linea Israele.
    Ed il frutto si vede nel riconoscere anche la Palestina come Stato …insieme alla sua politica con netta matrice terroristica, che poi viene finanziata anche in dollari..che dovrebbero servire per altri scopi..
    E…qui ci ricorda quanto tempo ci ha messo il Vaticano nei confronti di
    Israele insieme a tanti altri stati !!!
    Grazie per l’ articolo.Dice molto.ogni aggiunta oltre è superflua, se non
    per un senso di rabbia ed indignazione.

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  4. Verità scottanti.. e tali devono rimanere: non per contraddire “Il neige.. “, ma per sottolineare quanto siano di bruciante attualità e pertanto da diffondere a largo raggio, con ogni mezzo possibile. Come fa Barbara.. brava, grazie, tieni duro!

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  13. Pingback: ANCORA UN PAIO DI COSE SULLA COMMISSIONE ORWELLIANA PER GLI PSICOREATI 4 | ilblogdibarbara

  14. @Barbara, Buongiorno. Sono paolospicchidi@ ricorderà che abbiamo discusso dell’argomento Israele+Palestina sulla Zuppa di Porro e che lei mi aveva invitato a documentarmi sul suo Blog… eccomi.
    Da ragazzo lessi Antologia di Spoon River… l’autore immaginava che gli abitanti di questo immaginario paese una volta morti scrivessero il loro epitaffio e finalmente liberi “dall’identità”, il ruolo ecc che la vita gli aveva assegnato o che in qualche modo avevano scelto, finalmente liberi da queste vesti… i morti scrivevono da anime libere, senza più alcuna bandiera nel cuore da difendere e/o sventolare perché è la propria. (e a me che non sono ebreo ne` israeliano, la bandiera ebrea/israeliana/sionista) non dispiace… ma….
    Ricordo anche “A Livella” di Totò che se non conosce, la invito a leggere… è breve…
    Ma dicevo ma…
    Ma così come per la mia bandiera italiana/cattolica/di sinistra/ecologica/radicale che non mi spiace e a cui “qualche” critica muovo, e ben vengano da altri o dai miei simili (sono cresciuto con le critiche accettate)… così mi permetto di invitare lei a fare altrettanto e comincio con invitarla a leggere queste parole di Moni Ovadia… se poi vorrà, glie ne proporrò altre… – Viki diceva restiamo umani e quindi significa anche vivi – cmq… eccole Moni Ovadia.

    Su Gaza, l’“occupazione” è esercitata sempre da parte dell’autorità civile e militare di Israele con un ininterrotto assedio e comporta il totale controllo dell’entrata e uscita delle merci e delle persone, dello spazio aereo, marittimo, delle risorse idriche, energetiche e persino dell’anagrafe. I tunnel, in qualche misura, sono una risposta a questo stato di cose. I missili lanciati contro la popolazione civile di Israele sono atto di guerra illegale secondo le convenzioni internazionali, ma non si può far finta di dimenticare che un assedio è esso stesso atto di guerra. MONI OVADIA

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    • Ho conosciuto personalmente Moni Ovadia, che un tempo si vantava pubblicamente di godere del privilegio della mia amicizia (aveva una sconfinata ammirazione per la mia intelligenza, la mia cultura e le mie gambe). E posso dire, con piena cognizione di causa, che è uno degli esseri più immondi che abbia incontrato nella mia ormai lunga vita. Fino al 2000 diceva: “Fanno presto a parlare in Italia, dove è già tanto se sanno l’italiano, ma in Israele l’arabo lo conoscono tutti, e le sentono le radio arabe che giorno e notte invocano la distruzione di Israele e l’eliminazione di tutti gli ebrei”. Poi è arrivato il 2000 e la guerra terroristica impropriamente chiamata seconda intifada, accuratamente programmata e preparata da anni (tutto documentato) e lui, per un ingaggio in più, per un applauso in più, si è prostituito ai terroristi. Ricordo quando mi è capitato di parlare dei miei eterni problemi economici e lui, in tutta serietà e in tutta amicizia, mi ha suggerito di trovarmi un amante ricco. Temo di non avere l’attitudine a fare la prostituta, ho risposto. E lui: no, quale prostituta, intendo dire un amante fisso. Il fatto è che per me darla in cambio di qualcosa che non sia amore o piacere reciproco, è prostituzione, che sia a dieci per sera su un marciapiede o a uno, sempre lo stesso, due volte la settimana in un appartamento, non vedo differenze. Sia ben chiaro, non mi permetto di giudicare chi fa scelte diverse dalle mie, ma io quell’attitudine non ce l’ho. E comunque a questo punto è diventato chiaro: se non è prostituzione farmi scopare in cambio di soldi da un vecchio bavoso – non sono certo i quarantenni aitanti che hanno bisogno di pagare per avere una donna – non lo è neanche svendere il proprio popolo e la propria cultura. Ho sentito antisemiti duri e puri uscire dai suoi spettacoli dicendo a chi li criticava: “Visto? Dice esattamente le stesse cose che dico io”. E il fatto che veneri Arrigoni, quello che invocava i cani lupo da aizzare contro gli ebrei, non credo meriti commenti. Quanto alla famigerata “occupazione” di Gaza, forse le sfugge che al momento dell’assassinio di Arrigoni da parte dei suoi amatissimi sgherri di Hamas, Israele si era ritirato da Gaza da cinque anni (l’unico israeliano presente a Gaza in quegli anni era Gilad Shalit, rapito in territorio israeliano e tenuto prigioniero per cinque anni in condizioni bestiali e alla fine scambiato con oltre 1000 terroristi assassini, che appena liberati sono immediatamente tornati a fare i terroristi), con l’unico risultato di un aumento esponenziale del terrorismo. Quanto al restare umani, all’epoca ho scritto questo post:

      RESTIAMO UMANI
      Era lo slogan della sua banda. Quando l’ho visto per la prima volta mi è venuto freddo. Quando l’ho visto per la prima volta mi è venuta prepotentemente alla memoria la frase di quel pezzo grosso nazista – non ricordo quale – che aveva detto (cito a memoria): “Il miracolo è che abbiamo potuto fare questo e restare umani”. Il “questo” erano gli stermini di massa, uomini e donne, vecchi e bambini strappati a migliaia dalle loro case, portati sul bordo di una fossa comune, fatti spogliare e ammazzati a colpi di mitra, fila dopo fila, ogni fila a cadere sui cadaveri della fila precedente, continuando a sparare col sangue alle ginocchia, e ricoprendo poi tutto di terra, quelli completamente morti con quelli ancora vivi da far morire poi soffocati. Restiamo umani. Chi conosce Arrigoni e la sua banda SA che il suo concetto di umanità era esattamente lo stesso: odio antiebraico senza limiti, desiderio di sterminio, complicità attiva coi prosecutori dell’opera di Hitler. Pietà perché è stato ammazzato dai suoi stessi complici? Non siamo ridicoli, per favore.

      Le dirò una cosa: anch’io, abbeverandomi unicamente alle veline di regime, sono stata filopalestinese. Finché ad un certo momento ho cominciato a notare cose che non mi tornavano, solo piccole sbavature all’inizio, modeste crepe, ma che mi hanno indotta ad approfondire, a cercare di capire di più, e un po’ alla volta ho dovuto prendere atto di quanto fossi stata disinformata, di quali mostruose menzogne mi fossero state propinate per decenni, e a quel punto ho sentito il dovere di dedicarmi anima e corpo a combattere la terribile disinformazione su Israele, che copre a 360° tutta la storia e tutta la cronaca che riguarda quella Terra. Da Porro lei mi ha ripetutamente scritto tutta una serie di (cito a memoria) “è forse falso che…?” o “vuole forse negare che…?” Ebbene sì, le cose che ha proposto in quelle domande le nego tutte, perché sono false, dalla prima all’ultima. Trentacinque anni fa le credevo anch’io; oggi trentacinque anni di studio di documenti mi permettono di dire con cognizione di causa che sono false. E che leggendo il testo di MO che mi ha riportato devo fare notevoli sforzi per non vomitare, letteralmente: in questo caso non perché sono false, ma perché so con certezza che la verità lui la conosce, e queste menzogne sono pienamente consapevoli.
      Di Spoon River mi piace ricordare due poesie collegate: il pastore che dice se c’è una cosa di cui posso essere fiero è di avere salvato il matrimonio degli X; e la signora X che dice se c’è un errore che vorrei tanto non avere commesso è quello di avere dato retta al pastore e a tutti quelli che ci scongiuravano di non divorziare, dicendoci di pensare almeno ai bambini. E i bambini sono stati quelli che hanno pagato il prezzo più alto dell’essere cresciuti in una famiglia senza amore. Non è da “bandiere” che si staccano i morti, bensì dalle menzogne e dall’ipocrisia. (Poi ricordo anche quell’autentico gioiello che è “Un giudice”, che l’immondo De Andrè ha trasformato, da par suo, in una cosa sordida e volgare, ma lasciamo perdere)
      Noto con interesse che sul post e su tutti i documenti in esso contenuti non ha avuto una sola parola da dire.

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      • Signora Barbara io non sono una persona colta, ho frequentato solo l’IPSIA e… ma questo e altro glielo già detto… ho frequentato a MANCA e a “dx”, lavorando da quando avevo 19 anni… Non ho mai avuto tessere di o frequentato partiti.
        Di Arrigoni “ricordo” quello che leggevo su il Manifesto all’epoca… giornale sicuramente pro Palestina ma non sicuramente antiebraico o antisionista o almeno questa era/è la mia percezione… credo come me in buonafede dalla parte delle vittime identificate (sbagliando?) con i palestinesi… esiste in dialetto napoletano un termine che tradotto in italiano è “piangi e frega” ovvero se non sei forte abbastanza o se anche lo sei ma pensi di poter avere dei vantaggi…nel camuffarti da vittima (riscuoti consensi) e poi freghi… (Amas ecc). Da meridionale è un detto che mi accompagna.
        Ma è tutto così bianco/nero come dice lei o i suoi avversari… o si può esplorare/ipotizzare una zona grigia per entrambi… essendo entrambi uomini… avendo una terra/TERRA in comune e se non un DIO sicuramente dei profeti un po in comune… si può ipotizzare una zona grigia in comune? Io credo di si.
        Il Manifesto, come credo sappia fu fondato da fuoriusciti del PCI, che fuoriuscirono a seguito dei fatti del 68 (invasione dell’URSS ai danni della Cecoslovacchia)… elogio chi ebbe il coraggio di fuoriuscire e protestare e criticare anche tutto il resto del PCI e dintorni e dell’URSS che di libertà aihmè poche/zero ne concedeva.
        E la cosa che mi ricordo per l’appunto di Arrigoni è “restiamo umani”… lei invece dice…
        Mi spiace e mi annichilisce molto il sapere quanto mi ha detto di Moni Ovada ma cmq la mia conoscenza di lui è puramente da spettatore teatrale… idem (canoro) per De André… che personalmente non ho conosciuto, ma ne apprezzo molto le opere e le testimonianze che ricordo date di lui, che sono state tutte di una bella persona… invece lei ha da ridire anche su di lui… ma è anche vero che il Diavolo veste Prada… e quindi supponiamo che anche De Andrè vestisse Prada.
        Di Ilan Pappè ho letto il libro “La pulizia Etnica della Palestina”, ho letto che è ebreo/comunista figlio di vittime dell’olocausto… domanda: per lei essere l’essere comunista fa decadere dall’essere un ebreo degno di rispetto? O è quello che lui ha scritto nel suo libro che lo fa decadere? A me da ignorante è sembrato molto ben documentato e veritiero quanto da lui scritto. Lei lo ha letto? La pregherei di rispondermi a questa domanda, grazie.
        Perché ho scelto Ilan Pappè per documentarmi sulla storia israelopalestinese?
        Ho seguito +o- la stessa logica per cui per sapere qualcosa in più e di affidabile, su quanto era accaduto agli ebrei in Italia durante il fascismo, straconvinto che le Leggi Razziali ecc ecc deportazioni, Risiera di San Saba (che sono andato a visitare) c’erano state/i; dovevo andare, non a documentarmi dagli storici comunisti, socialisti ecc che avrebbero potuto aggiungere il peggio al male, ma da uno affidabile e connotato a DX… scelsi Renzo De Felice e infatti a conferma delle mie convinzioni… De Felice… confermava… tutte le mie ipotesi e conoscenze… il fascismo e una parte o gran parte degli italiani si erano comportati in maniera orrenda con gli ebrei, di cui bisogna ricordarlo alcuni hanno contribuito alla nascita dell’Italia, ricordo ve ne fossero anche tra i Garibaldini… e aihmè anche tra i fascisti… amante del Duce compresa. E che sono/siete/siamo? (magari un mio avo era ebreo) italiani da centinaia d’anni.
        Dal libro di De Felice ricordo… E siccome allo schifo non c’è mai fine dopo averlo “””pensionato””” i fascisti ebbero lo schifo di richiamare in servizio un ufficiale/ingegnere ebreo di cui adesso non ricordo il nome, per far riaffiorare le navi affondate nel porto di Taranto dagli inglesi… e lo schifo è ovviamente riferito ai fascisti che non ebbero l’onore di RITIRARE LE LEGGI RAZZZIALI… per ringraziarlo della sua opera e prova d’italianita’.

        Comunque tornando al libro di Pappè… La mia ipotesi sul fatto che i palestinesi non se ne fossero andati dalle loro case, cose e terre se non con la violenza o se vuole a seguito di una violenza “delicata” veniva confermata da quanto ho letto nel libro di Ilan Pappè e visto la sua identità gli ho dato credito come ho dato credito a De Felice per come si erano comportati gli italiani cioè male malissimo e non pochi, ma tutti o quasi vs gli ebrei… come sicuramente sa, siamo i maggiori responsabili delle disgrazie del popolo ebraico in quanto discendenti di Roma, forse e dico forse visto i secoli e gli incontri che si sono susseguiti in questi secoli… quindi non posso escludere nemmeno che io possa avere degli avi ebrei e quindi di essere “ebreo”… La libertà è il bene più prezioso… infatti nonostante le tante cose positive portate dalla civiltà romana (strade, acquedotti, fognature, terme ecc) gli ebrei di allora o meglio una parte o la maggior parte tento di liberarsi dal giogo romano… qualcuno finì crocifisso… anche a Roma e a testa in giù per poi diventare… e poi nel 70 DC… Ripeto gli ebrei di allora nonostante le fognature, le strade, gli acquedotti ecc portate dai romani… gli ebrei o la maggior parte di loro cercò di liberarsi di Roma e finì come sappiamo… purtroppo.
        Ora gli ebrei cosa raccontano di quando sono arrivati in Palestina/Israele… che hanno trovato/ritrovato una terra/la loro terra da cui non se ne sono mai andati del tutto o anche se sene sono andati è stato per poco e comunque quella è la terra di Abramo, Mosè ecc… dicono di aver trovato una terra, quella in cui vivevano/vivono i palestinesi, povera, triste e sconsolata che non è proprio quello che dice Pappè ma andiamo avanti e quindi…avendo portato loro ricchezza, bellezza ecc è nel loro “diritto “occuparne” riprendersene il più possibile. Quello che dicono gli ebrei mi sembra molto simile a quello che credo dicevano i romani quando arrivarono nella terra abitata dagli ebrei… certo i tempi sono cambiati, la schiavitù non esiste più, siamo nel 20 secolo… civiltà e umanità si sono fatti strada un pò ovunque e agli ebrei io gli riconosco (negli autori che ho letto molta umanità) e dei primati in questo campo cioe’ quello dell’umanità… ma rimangono/rimaniamo pur sempre degli uomini e anche loro/noi come gli altri hanno/avete/abbiamo i loro/nostri (NOSTRI DI TUTTI GLI UOMINI) difetti… difetto di volersi affermare/prevalere/estendere sugli “altri”… vedi politica dell’estensione delle colonie in territori palestinesi (lei immagino mi dirà che non sono territori palestinesi ma sono LA TERRA PROMESSA… ).
        E io allora così come direi agli islamisti, ai cristiani a cui “appartengo” dico agli ebrei e quindi anche a lei, ma è mai possibile che un DIO creatore del Cielo e della Terra ecc ecc e insomma di tutto l’Universo e di tutti gli esseri visibili e invisibili e degli esseri viventi e no, poi si metta a parlare, apparire, farsi crocifiggere E si metta a PARTEGGIARE (tra l’altro dopo solo miliardi di anni dalla creazione) e a promettere a questi e non a quelli, a dire a qualcuno di essere dalla loro parte e ad altri dalla loro e a distanza di tempo… c’è qualcosa che nella mia logica umana e sono anch’io suo figlio, figlio di Dio, mi sfugge… e concludere ognuno pensando per se, di essere i soli detentori della verità o del vero Dio e quindi gli altri sono falsi e bugiardi e quindi di conseguenza di essere nel giusto ad essere sordi agli altri, mi sembra veramente stupido e da superbi… con questa logica (il mio è il vero Dio) perché non dovrei ipotizzare possano avere ragione quelli che credono in ODINO o MANITU’ ecc.
        Altra domanda di cui le chiedo conferma, è vero che ci sono gli abbattimento delle case dei terroristi (tali secondo l’autorità israeliana)/partigiani (credo tali secondo l’autorità palestinese) che hanno ucciso/attentato alla vita di qualche israeliano, abbattimento della casa in cui vivono anche i loro famigliari magari inconsapevoli e innocenti e che vengono su quelle rovine costruite case per gli israeliani, le chiedo è vera questo fatto? E le chiedo cosa accade a un israeliano se uccide/attenta alla vita di un palestinese? Come viene denominato dalle autorità israeliane? Gli viene abbattuta la casa ecc?
        Altra domanda, è vero o no che i pescherecci della Striscia non possono spingersi oltre un certo limite per andare a pescare? E se si, perché?
        Lei ha “attaccato” anche una persona per cui io ho una stima un amore direi sconfinato pur senza conoscerla personalmente, si tratta di Liliana Segre… PERCHE? PERCHE? Perché ha sposato un cristiano e si è convertita?
        E per finire nella mia libreria ci sono anche, in gran parte non letti: soprattutto il Corano, un libro sul Buddismo, la Bibbia, i Vangeli, la Torah, il libro dei Morti Tibetano, i Vangeli Apocrifi, il Codice di Hammurabi, qualcosa sulla religione Egizia e degli dei classici, Alce Nero parla, Eneide, Odissea ecc… E c’è L’Iiliade che comincia così “Cantami, o Diva del Pelide Achille l’ira funesta che…”
        Noi (io e lei) non crediamo vero? Che una qualche dea abbia dettato l’opera a Omero, non crediamo che una qualche divinità abbia dettato ad Hammurabi il famoso codice, non crediamo che ballando intorno a un Totem il dio Manitù guardasse in giù ed esaudisse il bisogno dei danzatori che spesso era la pioggia, non crediamo che Allah abbia dettato alcunché a Maometto né che fosse analfabeta ecc
        Ma invece crediamo che Dio ci abbia scelto come il suo popolo eletto e che ci abbia assegnato una terra promessa o che suo figlio da lui stesso mandato si sia fatto crocifiggere per noi… cristiani…
        Mi scusi ma la mia logica mi dice che sia il mio credo che il suo non sia possibile siano veri, sono uguali a quelli sopra descritti, se poi (perché ci fa stare meglio) (o perché non riusciamo a darci un’altra spiegazione razionale) vogliamo credere che Qualcuno/Qualcuna lassù possa aver creato l’Universo tutto, o noi stessi siamo creati e creatori al contempo e quindi eterni… va bene… e l’unica conseguenza logica che mi viene da fare è un solo Universo un’unica Umanità.
        Chiudo con una sola cosa che credo di conoscere del Corano a parte i versetti letti qua e là, in cui invita ad ammazzare gli infedeli… di tutto cerco di conservare il meglio… fosse anche una sola cosa.
        Del Corano so che degli uomini si recarono da Maometto per chiedergli se potevano picchiare le proprie donne e Maometto gli rispose (si stava stuzzicando i denti) che potevano farlo ma solo con lo stuzzicadente e non sul viso o qualcosa di simile… della Bibbia VT che conosco meglio mi piace ricordare così come lo ricordo una frase di Isaia… che dice piu’ o meno così – e trasformeremo le nostre spade in aratri e le nostre lance in falci… per costruire un Regno di PACE! Bellissimo… ma forse da qualche parte c’e’ una Barbara che dice ma no… guarda che Isaia mi ha detto, fatto, è così ecc è cattivissimo.
        I cristiani recitano il Rosario, i buddisti (tra cui una mia amica di gioventù) una preghiera che per certi aspetti gli somiglia come anche quella ebraica mi viene in mente quella dei giovani con i “dreadlocks” e perché no quella degli islamici…
        Un ultima cosa, negli anni 70 (ero piccolo) mi ricordo di avere pensato che Israele era “avanti” perché era l’unico Paese ad aver a capo una donna… Gold Meir… e uno che doveva essere cattivissimo… aveva una benda su un occhio… e per i bimbi… quelli sono pirati…. Il ricordo del volto della Meir si confonde con quello di Alda Merini che mi è stata molto simpatica… della Meir nulla so.
        C’era un libro di teatro che avevo che raccontava in centinaia di modi diversi una breve e semplice storia.
        Di un giovane che con un cappello bizzarro correva, saliva su un tram e ne discendeva poco dopo… centinaia di modi e punti di vista per raccontare una storia banale… la verità di una storia molto più complessa non puo’ essere detenuta da un’unica persona o parte, non crede?
        Dopo questo mio lungo post le auguro Buon sabato, Buona Domenica,

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        • Vedo che ancora una volta interviene senza avere letto una sola riga del post, e continua a raccontare – e raccontarsi – la leggenda degli ebrei che un bel giorno sono arrivati lì e hanno cacciato gli “abitanti autoctoni”, e sinceramente mi riesce piuttosto difficile, oltre che privo di senso, tentare di dialogare con qualcuno che pratica invece unicamente il monologo. Risponderò tuttavia ancora una volta su alcune questioni.
          Il manifesto: se ha l’impressione che non sia antisemita, e addirittura neanche antisionista, significa una cosa sola: che con le vagonate di menzogne e di fango e di merda e di odio che il manifesto rovescia quotidianamente su Israele lei si trova in perfetta sintonia. Potrei fornirgliene amplissima documentazione, ma avendo constatato che tanto lei non legge preferisco risparmiarmi la fatica.
          De Andrè: lei dice che ha fatto cose molto belle; falso: De Andrè ha firmato alcune cose molto belle. Sono due cose molto diverse. I suoi furti di opere altrui sono ampiamente documentati.
          Liliana Segre: che sia cattolica sono affari suoi, che da cattolica si esibisca come rappresentante dell’ebraismo non sono affari suoi ed è una cosa vergognosa (così come è cosa vergognosa che si esibisca come rappresentante dell’ebraismo l’ateo e bestemmiatore – ogni tanto anche a microfono aperto – e antisemita a pagamento moni ovadia). Ed è oscena una cosa come la “commissione contro l’odio” che pretende di sanzionare penalmente i sentimenti e che, come se non bastasse, sanziona unicamente ciò che viene da destra, mentre su aggressioni verbali e fisiche di sinistra chiude occhi e orecchie.
          Arrigoni: non “io dico”: lo dice lui, nei suoi comunicati sbavanti odio isterico.
          Ilan Pappè: lei lo sa che per scrivere quello che scrive è pagato da istituzioni antisemite? Un semplice infame venduto, come moni ovadia.
          Abbattimento case: lei chiama partigiani, ha la spudoratezza di chiamare partigiani persone che sgozzano neonati nella culla? Che sventrano donne incinte? Che prendono per i piedi una bambina di quattro anni e le sfracellano la testa su una roccia dopo avere prima torturato e poi ammazzato suo padre davanti ai suoi occhi? Che entrano nelle case e ammazzano la madre che sta raccontando la fiaba della buona notte ai bambini, ma prima ammazzano i bambini davanti ai suoi occhi? Che sparano prendendo bene la mira alla testa di una neonata in braccio al padre nel cortile della propria casa? Che fanno saltare in aria autobus pizzerie ristoranti discoteche mercati facendo migliaia di morti e decine di migliaia di mutilati e invalidi permanenti, tutti civili? E dopo ognuna di queste imprese i loro vicini vanno in giro a distribuire dolci per festeggiare la felice riuscita dell’impresa? E gli “ignari” genitori si dichiarano orgogliosi dei loro eroici figli che hanno fatto fuori un sacco di ebrei? Sì, Israele ha confermato nel suo ordinamento una legge inglese dell’epoca del mandato britannico e abbatte le loro case. Vuole sapere che cosa succede agli israeliani che fanno altrettanto? Le riporto un passo di un post che ho fatto all’epoca dei fatti.

          Tre ragazzi israeliani vengono rapiti mentre fanno autostop per tornare a casa da scuola. Diciotto giorni più tardi verranno trovati i loro cadaveri.
          Un ragazzo palestinese viene rapito, assassinato e il suo corpo bruciato.
          Per tutti i diciotto giorni da moltissime parti – mass media, politici, Onu – si parla di ragazzi “scomparsi”, “allegedly kidnapped”, all’Onu si dichiara che “non vi sono prove che i ragazzi siano stati rapiti.
          Nonostante l’esistenza di altre possibilità (una faida in atto fra la famiglia del ragazzo e un’altra famiglia; la notoria omosessualità del ragazzo, a causa della quale era stato precedentemente minacciato di morte all’interno della propria famiglia; l’esistenza di un video che sembrerebbe mostrare cose diverse da quelle raccontate dai presunti testimoni), immediatamente tutti, mass media, politici, opinione pubblica, gridano alla vendetta dei “coloni” israeliani, etichettati in massa come “ebrei fanatici”. Tutti sanno come sono andate le cose, tutti sanno chi è stato, nessun dubbio, nessun bisogno di aspettare indagini e prove.
          I tre ragazzi israeliani vengono regolarmente chiamati “coloni”, se non addirittura “coloni nazisti”.
          Il ragazzo palestinese viene chiamato unicamente “ragazzo” o “ragazzino”, o addirittura “bambino”.
          L’intera “Palestina” è in festa per il rapimento dei tre ragazzi israeliani, si distribuiscono dolci per le strade, si inventa il gesto delle tre dita a imitazione di quello delle due dita con la V di vittoria, si disegnano festose e spiritose vignette come quella dei tre topolini con la stella di David sulla schiena presi all’amo, e si festeggia anche in molti siti e blog e forum stranieri.
          L’intera Israele inorridisce per l’efferato delitto. Siti, blog e forum filoisraeliani condannano l’assassinio senza mezzi termini.
          L’autorità palestinese invita la popolazione a fare tutto il possibile per ostacolare le ricerche.
          Il governo israeliano chiede di mettere in atto ogni mezzo per scoprire gli autori del crimine, da qualunque parte si trovino, e la popolazione israeliana chiede giustizia.
          La madre di uno dei presunti assassini dichiara che, se il figlio fosse realmente responsabile del rapimento e dell’assassinio, ne sarebbe orgogliosa.
          Quando la polizia israeliana arresta alcuni ragazzi ebrei che sembrerebbero essere effettivamente gli autori del rapimento e dell’assassinio del ragazzo palestinese, gli israeliani dichiarano la propria vergogna ad avere tra di loro simili mostri e chiedono che vengano puniti nel modo più severo possibile.

          Poi i tre sono stati effettivamente riconosciuti come autori dell’assassinio e sbattuti in galera. Molte autorità israeliane e privati cittadini hanno fatto visite di condoglianza alla famiglia del ragazzo e partecipato ai funerali. Questo è l’unico caso che io conosco. Se lei conosce qualche altro caso – me ne basta uno solo – autentico, documentato, di un israeliano che abbia ammazzato a sangue freddo un palestinese innocente, me lo faccia sapere e poi ne riparliamo.
          Detto questo, se ha voglia di parlare di fatti sono sempre disponibile al dialogo, ma se lei preferisce ignorare tutti i fatti che disturbano la sua ideologia e continuare a monologare sulle leggende fabbricate dalla propaganda filoterrorista, la lascerò monologare da solo.

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  15. @Barbara L’ho letta e l’ho letta attentamente e tutti i suoi post e l’ho trovata molto interessante, nella mia testa durante la mia vita sono entrate le cose che ho incontrato e ho tentato di guardare a 360° forse non riuscendoci o non riuscendoci per nulla… certo ho la mia storia e qualche traballante convinzione e se sono qui a confrontarmi con lei e’ perche` penso che dica cose interessanti che possono allargare la mia mente… Non puo` chiedermi di buttare via quelli che ho raccolto nella mia testa in circa 50 anni con i suoi post. Le ho detto che non sono una persona colta e ho letto 2 libri in croce forse tutti sbagliati… O tutti inyerpetrati male… per i partigiani ho sbagliato termine o dimenticato le virgolette…
    Mi documentero potrò così dirle lei ha perfettamente ragione su tutto e i suoi giudizi sono tutti veri e giusti…
    Oppure contestarle questo o quello… E continuare come adesso e da sempre a pensare che gli ebrei i sionisti gli israeliani hanno le loro ragioni ma essendo uomini come gli altri mi permetto di pensare che non possano averle tutte e che qualcuna l’abbiano anche gli altri… mi sbaglio?mi scusi adesso non posso dedicarle altro tempo… preparo il pranzo buonagiornata.

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    • La cosa che mi sconcerta è che nei suoi lunghissimi commenti ha parlato letteralmente di tutto, tranne che del post che l’ho invitata a leggere: non una parola per commentare, per puntualizzare, per contestare, zero. Mi lasci dire che lei ha un ben bizzarro concetto di dialogo. Comunque. Chiede se a Israele capita di sbagliare? Sì, certo. Ha clamorosamente sbagliato a ritirarsi dal Libano senza che Hezbollah ottemperasse alla sua parte di risoluzione Onu, ossia la cessazione del terrorismo. Qualunque imbecille con una minima conoscenza delle questioni in gioco sapeva che era un errore micidiale, perché quello che per noi è un gesto di buona volontà, per la cultura arabo-islamica è un segno di debolezza, che indica che quello è il momento giusto di attaccare più duro, come ha insegnato il cammelliere analfabeta assassino pedofilo Maometto. Risultato: aumento esponenziale degli attacchi terroristici sulla Galilea e l’intero Libano in mano alla Siria ossia dell’Iran. Ancora più micidiale l’errore del ritiro da Gaza che ha avuto il prevedibile risultato di dare la striscia in mano a hamas, con la duplice conseguenza della guerra civile fra hamas e alfatah e aumento esponenziale del terrorismo, un centinaio di migliaia di missili, terrorismo a tappeto, i tunnel – che non servono a portare cibo, come lei buffamente ritiene: quello arriva ogni giorno a tonnellate da Israele, insieme a medicinali e ogni genere di beni di prima necessità. I tunnel, che costano milioni di dollari ciascuno, quelli verso l’Egitto servono per importare armi droga e prostitute, quelli verso Israele per andare a uccidere. Perché l’obiettivo di hamas non è solo quello di cancellare Israele, bensì di sterminare tutti gli ebrei, mentre quello dell’OLP è solo quello di distruggere Israele (obiettivo presente in ben otto articoli della sua costituzione) e di uccidere o cacciare tutti gli ebrei. Ma questo lo sa già, dato che ha letto il post. Così come sa che i palestinesi hanno già uno stato, la Giordania, che occupa il 78% dello stato destinato agli ebrei, su terra rubata agli ebrei. Potrebbero averne un secondo, su Gaza e su Giudea e Samaria, se non lo avessero pervicacemente rifiutato nel 1936, nel 1947, nel 1967, nel 1973, nel 2000 2 nel 2002.
      Cambiare idea su tutto ciò che si è creduto? Perché no? Chi è intellettualmente onesto lo fa, quando si rende conto che tutto ciò che aveva creduto era falso. L’ho fatto io, l’ha fatto Magdi Allam, l’ha fatto Maria Giovanna Maglie, l’hanno fatto un sacco di altre persone. Ma naturalmente ognuno è libero di preferire le leggende ai fatti.

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