ISRAELE NOVE (4)

Safed (Zfat) e i cabalisti
Zfat 1

Zfat 2
Zfat 3
Ero già stata in un viaggio precedente, a Zfat, e vi avevamo incontrato un cabalista logorroico e squinternato. Supponendo che quello incaricato di incontrarci fosse un tipico esemplare di cabalista, ne ho dedotto – forse un po’ pregiudizialmente ma senza sentirmene minimamente in colpa – che i cabalisti in genere sono logorroici e squinternati. E per questo nuovo incontro mi aspettavo qualcosa di analogo all’incontro precedente, e invece no: stavolta è stato peggio. Molto peggio. Infinitamente peggio. Incommensurabilmente peggio. Inimmaginabilmente peggio. Perché oltre a una logorrea molto peggiore del precedente, oltre al saltare di palo in frasca, oltre a partire per tangenti che poi non rientravano più, oltre a perdere il filo del discorso senza neppure tentare poi di recuperarlo – probabilmente senza neppure ricordare che quel filo ci fosse mai stato – è toccato sentire autentici deliri. Come quello sulla Shoah, che è stata una cosa giusta e buona perché gli uomini si erano allontanati dalla Torah e quindi era necessario che D.o li punisse, ed era necessario che fosse eliminata tutta quella gente per poi ricominciare con gente migliore. Si fa notare che in realtà i 5/6 degli ebrei spazzati via erano quelli dell’Europa orientale, i più religiosi, i più devoti, i più scrupolosamente osservanti… Risponde no, non è vero, erano osservanti solo nella forma, ma nei loro cuori non c’era alcuna spiritualità. Che a questo punto la domanda ovvia sarebbe: ma tu cosa diavolo ne sai di cosa c’era nei loro cuori?! Ma la risposta, perfettamente adeguata al delirio di questa gente, è altrettanto ovvia: lo sappiamo per il fatto che c’è stata la Shoah. Se i loro cuori fossero stati puri, la Shoah non ci sarebbe stata. La Shoah come prova documentale del fatto che quegli uomini erano peccatori. E gli innocenti colpiti insieme ai reprobi? Qui la risposta è esattamente identica a quella degli stalinisti per le vittime innocenti di purghe e repressioni: quando si abbattono le foreste, le schegge volano. Senza nessuno che abbia un quarto di grammo di buon senso da chiedere ma scusate, qualcuno mi potrebbe spiegare perché diavolo si devono abbattere le foreste? Poi, se fosse gente con cui abbia senso discutere, si potrebbe anche chiedere come mai si sono salvati proprio quelli, come gli ebrei americani, che spesso non erano religiosi neanche formalmente, o quelli che si sono comprati la salvezza con soldi magari non sempre pulitissimi, ma poiché i deliri non sono esattamente il mio forte e il masochismo non compare fra le mie doti più spiccate, non mi è neanche passato per la testa di provare a interloquire. Certo è, si discuteva poi con una compagna di viaggio, che se la logica è quella di distruggere per ricostruire meglio, allora è molto più logico il diluvio: distruggo tutto, ma proprio tutto senza eccezioni, salvo un unico seme, il meno peggio disponibile, e riparto da zero.
Qualcuno ha anche chiesto come la mettiamo con gli arabi, con quel loro etereo vivere di studio e di amore e di armonia eccetera eccetera – intendendo beninteso quegli arabi che hanno come unico scopo nella vita di ammazzarli tutti. E lui è partito con un bellissimo luminoso discorso sull’amore che è contagioso, il bene che è contagioso, se tu fai così poi succede cosà ed elevandosi sempre più sulle vette eteree della sua vaporosa spiritualità fino a quando qualcuno, non ricordo se lo stesso di prima o un altro, ha detto: sì, va bene, ma se gli arabi vi attaccano? Seminare il bene perché fra duecento anni germogli va benissimo, ma se vi attaccano adesso? E lui è ripartito con un bellissimo luminoso discorso sull’amore che è contagioso, il bene che è contagioso, se tu fai così poi succede cosà ed elevandosi sempre più sulle vette eteree della sua vaporosa spiritualità e, ovviamente, senza dare alcuna risposta al cosa fare se un arabo ti aggredisce con un coltello per farti fuori.
Insomma, un altro articolo della serie “se lo conosci lo eviti”.
Detto questo, la cittadina di Zfat è un autentico gioiello, e se state attenti a non fare brutti incontri, vale davvero la pena di visitarla.

barbara

Una risposta

  1. Siamo usciti da quella casa tutti sgomenti e increduli di fronte a tanta accecata convinzione. E non era nemmeno abile ad arrampicarsi sugli specchi. Ribattere sarebbe stato inutile: risposte non ne dava, e avremmo rischiato di sentire come un disco rotto cose stomachevoli… Però di buono – come osservava un nostro compagno di viaggio- aveva un invidiabile impianto stereo in soggiorno, quello sì.

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    • Mica tutti, sai. Qualcuno convinto che ci fosse, come minimo, qualche utile spunto diriflessione, che il ragionamento avesse una sua logica, c’era. A quanto pare la cabala è come il fumo: provoca danni anche quella passiva.
      Lo stereo no, non l’ho visto. In compenso ho comprato quei quattro profumatissimi saponi così adesso ne ho 14 in bagno, uno diverso dall’altro, oltre a una mezza dozzina in attesa nel cassetto.

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      • Sì, adesso che ci penso c’è stato chi ha suggerito una metafora per spiegare il cabalo-pensiero. Accolta con entusiasmo dal cabalista come esempio illuminante da utilizzare in futuro… era quella della foresta?
        A Safed hai comprato i saponi? Beh, io ho dovuto rinunciarci dovendo pagare ben 17 euro per cinque espressi! Sai quando dici: pago io. ( Avevo in mente il prezzo italiano).

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        • Sì, lì si era parlato di albero, non di foresta, ma il concetto era quello, frutto evidentemente di reminiscenze di letture sul terrore staliniano. E mi ha colpita proprio l’entusiasmo del cabalista, che mi ha indotta a pensare che fra cabalisti e agenti del terrore staliniano ci sono evidentemente notevoli affinità. Ma, a parte questo, alla fine del vaniloquio del Nostro, Roni, se ricordi, ci ha invitati a prendere in considerazione il pensiero cabalistico come valido strumento di indagine, e anche Eyal, pur precisando che non lo condivideva, ha cercato di convincermi che una logica, in quel modo di ragionare, c’è. Quasi quasi lo prendo in parola: la prossima volta che lo vedo gli tiro una martellata su un alluce e poi dico: Dio mi ha usata come strumento per punirti dei tuoi peccati, e non venirmi a dire che non hai fatto niente, perché se tu fossi innocente Dio non avrebbe deciso di punirti. La prova della tua colpevolezza sta, appunto, nella mia martellata, e adesso zitto e mosca. Poi, ovviamente, si apre il discorso della responsabilità dei carnefici, che se sono strumento della volontà divina in quanto era stato decretato che quella gente doveva essere sterminata e qualcuno doveva pur provvedere, fino a che punto possono essere considerati colpevoli? E lì i contorsionismi mentali sono veramente da delirio: qualcosa tipo sì, è vero che sono strumento della volontà divina di punire, ma dal momento che hanno scelto loro di farsi carnefici sono anche pienamente colpevoli. E se nessuno si fosse presentato a fare da carnefice? Toccava rinunciare a punirli? O scendeva lui a farli fuori personalmente uno per uno?
          (mai fare i conti coi prezzi italiani!)

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  2. Beh, ogni nazione (e religione) ha i fuffari che si merita 🙂
    E’ facile quando hai una ferrea convinzione, e pieghi la realta’ finche’ questa coincida con la tua ferrea convinzione. Che poi tu debba usare martellate date con magli da 30 chili, non lo noti neanche, cosi’ come non noti come la logica se ne e’ andata a donnine allegre da mo’.

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  3. Ricevo privatamente e pubblico

    Ciao,
    ho letto il report sul cabalista e, dico la verità, non ho capito bene che razza di cabalista fosse.
    Sicuramente non luriano, Luria parla di excursus di purificazione personale-individuale e mai si sarebbe sognato di individuare un evento come “necessario” a livello allargato . Le correnti sviluppatesi dopo la cacciata dalla Spagna, che cercavano una spiegazione all’evento catastrofico, mediante la cabalà hanno si dato una visione che coinvolgeva tutta la comunità, ma con una lettura a suo modo consolatoria e “ottimista”: la dispersione degli ebrei tra i gentili aveva il fine di facilitare ed accelerare il risollevamento delle scintille divine dal mondo delle kepilot ..e da lì è nata poi la corrente del “santo peccatore”, di colui che immergergendosi scientemente nel male, lo faceva implodere dall’interno ..ma non ricordo d’aver mai letto che pogrom, autodafè, roghi et similia fossero giuste e sante punizioni
    Il discorso del tizio in questione mi ricorda tanto la setta di spiritisti (cristiani) che ho intervistato secoli fa ..sostenevano che anche la caduta di un aereo era opera divina per il bene delle vittime.
    Che qualcuno nell’ebraismo abbia sostenuto che il rinvio dell’era messianica fosse dovuto all’aver abbandonato il cammino retto è vero, affermavano che la distruzione del II tempio era stata una sorta di punizione ….ma si è trattato più di una scelta di opportunismo politico che di visione religiosa (tipo Giuseppe Flavio che, tra l’altro, non era, ne’ poteva, essere cabalista) .
    Come ti ho già manifestato più volte, il mio interesse verso la cabalà, influenzato forse da Sholem, è dovuta sia alle attinenze che vi trovo con le teorie scientifiche che poco hanno di religioso, che alla sua tendenza anarchica e anti autoritaria ..non è forse un caso che Marx e Trotskj fossero ebrei
    lor

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